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Come i cavoli a merenda

By 26 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Il cellulare sulla mia scrivania si illumina e vibra. Distolgo lo sguardo dal monitor del PC per poter leggere la notifica. Un messaggio di mia moglie su WhatsApp, con tanto di foto allegata.
– ‘Sarà anche bello da vedere, ma &egrave un po’ scomodo da tenere tutto il giorno’.
La foto, evidentemente scattata con l’aiuto dello specchio, ritrae il fondoschiena tondo e pieno di mia moglie fasciato da un perizoma di pizzo nero.
Intuisco che &egrave appena rientrata a casa. E intuisco anche che ha tutte le intenzioni di compromettere la mia concentrazione durante la mia ultima ora in ufficio.
Ammiro la foto per qualche secondo sorridendo fra me e me, dopo di ch&egrave rispondo.
– ‘Lo sai che adesso non riuscirò a pensare ad altro fino a quando non sarò riuscito a metterti le mani addosso, vero?’
– ‘Lo so”
L’ultimo messaggio &egrave corredato dall’immancabile faccina ammiccante. Rifletto qualche secondo e rispondo nuovamente:
– ‘Bene, allora soffri un po’ anche tu, tienilo fino a quando non arrivo. Giusto il tempo di ammirarlo, poi non servirà più”
Sorrido soddisfatto e mi rimetto al lavoro, cercando di ritrovare la concentrazione persa. Immancabilmente, però, la mia mente continua a vagare, ripensando a quella foto e a tante altre immagini, chiare nei miei ricordi, di lei nuda e sudata tra le mie braccia.
Entrambi trentenni, stiamo insieme da quasi 8 anni, sposati da poco più di due; nonostante i tanti anni insieme non riesco ancora a stancarmi di lei. Mi reputo un uomo fortunato e spero che lei possa dire altrettanto.
Qualche minuto dopo le 18:00 raccolgo le mie cose dalla scrivania, invio un telegrafico ‘Arrivo, preparati!’ ed esco dal mio ufficio, pregustando una seratina che si prospetta molto interessante.
Quindici minuti dopo sono sotto casa, parcheggio l’auto, afferro la giacca dal sedile posteriore, chiudo la portiera e mi dirigo verso il portone, quasi correndo.
Non ho la pazienza di aspettare l’ascensore, sono troppo ansioso di entrare in casa, per cui salgo le scale di corsa.
Arrivo davanti alla porta di ingresso del nostro appartamento con un po’ di fiatone. Faccio due respiri profondi per tentare di riprendermi, e mi costringo ad aspettare ancora qualche momento prima di entrare. Assaporo la lieve tortura che questa piccolissima attesa mi provoca.
Entro finalmente in casa, mi chiudo la porta alle spalle e la cerco con lo sguardo. La trovo subito, poggiata con studiata nonchalance sul bancone della cucina. Indossa solo un paio di scarpe col tacco e il famoso perizoma della foto.
Restiamo a fissarci per qualche secondo, lei con un sorriso malizioso disegnato sulle labbra, io probabilmente con uno sguardo da ebete. &egrave semplicemente bellissima.
– ‘Ciao amore’ – quasi sussurra. – ‘L’hai ammirato abbastanza? Posso toglierlo, finalmente?’
Questo suo fare da finta innocente non fa altro che aumentare la mia eccitazione, ormai evidente sotto i pantaloni. Degludisco a vuoto, la gola ormai secca. Cammino lentamente verso di lei, controllando ogni movimento. Giro attorno al divano, poggiando la giacca su un bracciolo. Mi allento un po’ la cravatta e finalmente arrivo davanti a lei. Le metto delicatamente le mani sui fianchi, la avvicino a me e la bacio appena sulle labbra.
– ‘Ciao amore.’ – sussurro anche io. – ‘Direi che l’ho ammirato abbastanza, tu che dici?’ – le dico indicando con lo sguardo la mia erezione.
Le scappa una mezza risata e mi getta le braccia al collo. A quel punto i miei freni cedono: la lingua cerca la sua bocca e al contempo afferro a piene mani i suoi glutei per prenderla in braccio. Mi si aggrappa con le gambe attorno alla vita e comincia a strusciarsi avidamente. Un suono gutturale esce dalla mia bocca, mentre le nostre lingue si aggrovigliano.
Mi dirigo verso il più grande dei due divani in soggiorno e, una volta lì, mi abbasso leggermente, mollo la presa e la lascio quasi cadere. Distesa lì, i miei occhi continuano a vagare sul suo corpo, mai sazi di quella vista.
La fretta si impadronisce di me, comincio a sciogliere la cravatta più velocemente che posso, ma faccio fatica per via dell’agitazione che ho in corpo.
– ‘Che stronza che sei, guarda come mi hai ridotto” – le dico, continuando a mangiarmela con gli occhi.
Lei, per tutta risposta, allarga lentamente una gamba fino a poggiarla sulla spalliera del divano e sorride con un dito tra i denti. Sa perfettamente come farmi andare su di giri, e lo sta facendo molto bene.
Finalmente riesco a liberarmi della cravatta e passo a sbottonare la camicia.
– ‘Togli quelle mutande, ti voglio vedere tutta nuda’
Senza alcuna fretta, continuando a sorridere, si solleva sui talloni e si sfila lentamente il perizoma. Me lo lancia in faccia e scoppia a ridere.
– ‘Mi piace vederti così in affanno’ – e così dicendo allarga nuovamente le gambe per farsi ammirare.
La sua passerina, molto curata, &egrave un’opera d’arte.
Quando finalmente riesco a togliere, non senza qualche difficoltà, anche pantaloni, mutande e mocassini, mi siedo sul divano. Poggio le spalle alla spalliera e faccio un bel respiro per tentare di allentare la pressione accumulata.
Finalmente mi volto verso di lei e le dico – ‘Vieni su’.
Il suo sguardo si fa serio, si mette prima a sedere, poi in ginocchio sul divano, fino a posizionarsi a cavalcioni su di me. I suoi seni sono esattamente di fronte al mio viso, posso finalmente ammirarli da vicino. Rimane ritta così davanti a me, consapevole dell’effetto che fa. Strofino il mio naso contro uno dei suoi capezzoli, ormai turgidi. La sento sospirare. Si abbassa fino a farmi sentire la sua passerina bagnata sulla punta della mia erezione. Le succhio un capezzolo, lo mordicchio. Con una mano afferro l’altro seno, lo accarezzo, lo palpo fino a stringere il capezzolo fra le mie dita. Si lascia sfuggire un piccolo gemito.
Siamo entrambi tesi al massimo. Finalmente lei decide che abbiamo giocato abbastanza e, poggiandomi le mani sul petto, si lascia scivolare lentamente su di me fino a lasciarsi penetrare completamente. &egrave la sensazione appagante, mi sento completamente intrappolato da lei.
Con gli occhi chiusi, tenendo le mani sul mio petto e facendo leva sulle sue ginocchia inizia ad andare su e giù, dapprima lentamente, poi sempre più rapida. Socchiude la bocca ed emette un piccolo gemito. La visione del suo seno che mi balla davanti &egrave splendida. Sento che sto per perdere il controllo e le do una sculacciata sulla natica.
– ‘Ah!’ – un urletto esce dalla sua bocca.
– ‘Vai piano, non abbiamo nessuna fretta’
Mi guarda un po’ indispettita ma rallenta. La afferro per i fianchi e le impongo un ritmo più lento. Continua a mugolare, incapace di trattenersi.
Dopo qualche secondo di questa lenta danza la interrompo.
– ‘Voglio prenderti da dietro’
Mi sorride e si fa da parte. Ci alziamo entrambi e ci portiamo dietro il divano. Si piega lentamente in avanti, poggia le mani sul divano e divarica leggermente le gambe. Ogni suo movimento &egrave lento e studiato. Poggio la punta del mio membro all’ingresso della sua vagina e rimango in attesa. Lei si inarca verso di me, quel tanto che basta per sentirmi appena dentro di lei.
Le afferro i fianchi e comincio a dare delle spinte poderose alternate da pause molto lunghe. Non appena intuisce qual &egrave il ritmo che ho intenzione di dare la sento sussurrare – ‘Oh Dio”
Un suono gutturale esce dalla mia gola a ogni spinta che do. Il suono delle mie cosce che sbattono sui suoi glutei mi rimbomba nelle orecchie. Sento qualche goccia di sudore lungo una tempia. Sono consapevole che non riuscirò a resistere ancora tanto, stringo ancora di più le mani sui suoi fianchi e inizio a intensificare il ritmo delle mie spinte, deciso a non fermarmi fino a quando non avremo raggiunto entrambi l’apice.
Proprio in quel momento lo squillo del citofono ci coglie di sorpresa. Restiamo entrambi immobili, con lo sguardo verso l’apparecchio.
– ‘Aspettiamo qualcuno?’ – le chiedo.
– ‘No, nessuno’
– ‘Sarà qualche venditore porta a porta, ignoriamolo’ – le dico ricominciando a muovermi molto lentamente.
– ‘Mmm” – la sento mugolare.
D’improvviso si sfila da me, si rimette in posizione eretta e si avvia verso il citofono.
– ‘Rispondiamo, non si sa mai’.
Sbuffo alzando le braccia al cielo, la mia erezione ancora in bella vista. Lei si volta a guardarmi e notando l’espressione di disappunto sul mio volto cerca di rassicurarmi.
– ‘Vedrai che hai ragione tu, solo qualche secondo di pazienza e ti salto di nuovo addosso’.
Prende la cornetta del citofono in mano e la accosta all’orecchio.
– ‘Chi &egrave?’
Subito dopo la vedo sgranare gli occhi e spalancare la bocca.
– ‘…Ma certo, salite!’ – la sento esclamare.
Rimette a posto la cornetta del citofono e mi dice:
– ‘Sono Mara e Luciano, stanno salendo! Sbrigati a rivestirti!’
– ‘Che palle’ Ma perché diavolo sono venuti senza avvisarci?!’
Mia moglie scappa verso la camera da letto, resto qualche momento ad ammirare il suo culetto che si agita sopra i tacchi e poi mi fiondo sul divano per rivestirmi più in fretta possibile. Con un calcio butto i boxer sotto il divano, afferro i pantaloni e inizio a saltellare per poterli indossare più velocemente. Infilo la camicia e comincio ad abbottonarla velocemente. Nel frattempo cerco di indossare i mocassini di cui mi ero liberato pochi secondi dopo aver lanciato mia moglie sul divano.
Mi rendo conto che la scena, vista da fuori, deve essere piuttosto comica, ma al momento non riesco a pensare ad altro che insulti e qualche bestemmia a beneficio di Mara e Luciano. Carissimi amici, per carità’ ma inopportuni come i cavoli a merenda.
Faccio appena in tempo a veder rispuntare mia moglie, che &egrave riuscita a infilarsi un vestitino azzurro di cotone, che sento il campanello.
Lei si prende qualche secondo per riprendere fiato e mi guarda per assicurarsi che anche io sia quantomeno presentabile. Si stampa in viso il più cordiale dei sorrisi e apre la porta.
– ‘Ragazzi, che bella sorpresa! Accomodatevi’
Si sussegue un rapido scambio di saluti durante i quali giustifico la mia mise un po’ trasandata usando come scusa una dura giornata di lavoro. Ci accomodiamo sui divani e iniziamo a chiacchierare. Ci raccontano di aver passato il tardo pomeriggio in un mobilificio vicino casa nostra, e che quindi hanno pensato di passare a trovarci.
Che carini’
Tra una chiacchiera e l’altra osservo mia moglie e mi rendo conto che non ha fatto in tempo a indossare un reggiseno e che tiene le gambe incrociate in una posizione non del tutto naturale. Quasi sicuramente non ha fatto in tempo nemmeno a infilare un paio di mutandine.
I nostri sguardi si incrociano e rimaniamo a fissarci per qualche secondo. Mi sorride appena mentre scavalla e riaccavalla le gambe. Presta molta attenzione a non lasciar intravedere nulla, ma da questo gesto capisco che effettivamente non indossa altro che quel vestitino azzurro.
Dopo qualche minuto di convenevoli mia moglie si alza e si dirige verso la penisola della cucina.
– ‘Ragazzi posso offrirvi qualcosa da bere? Un t&egrave freddo, un caff&egrave, un succo”
– ‘Per me va bene un t&egrave freddo’ – risponde Mara.
– ‘Io prenderei un caff&egrave, se non &egrave troppo disturbo’ – aggiunge Luciano.
– ‘Nessun problema, lo facciamo al volo. Amore vuoi un caff&egrave anche tu?’ – mi chiede
– ‘Si, dai, caff&egrave anche per me’ – concludo io
Mia moglie accende la macchinetta del caff&egrave, apre il frigorifero per prendere il t&egrave freddo, torna alla penisola della cucina e si rivolge di nuovo a me:
– ‘Mi dai una mano? Prendi il vassoio qui sotto’
Mi alzo dal divano e mi avvicino anche io alla cucina. Apro lo sportello sotto la penisola e mi accovaccio sui talloni per poter cercare il vassoio. Del vassoio non c’&egrave traccia, ma mi accorgo che mia moglie, che mi sta accanto, ha divaricato leggermente le gambe. Sto al gioco, faccio finta di cercare il vassoio mentre, coperto alla vista dei nostri amici dalla penisola, con una mano risalgo tra le sue gambe fino a sfiorare con i polpastrelli il suo sesso. &egrave ancora umida. Comincio a giocare delicatamente con il suo bottoncino, mentre la pantomima del vassoio continua imperterrita.
– ‘Non lo trovo’ sicura sia qui?’
– ‘Dovrebbe, tira fuori un po’ di roba e controlla meglio’
Continuo la finta ricerca mentre proseguo a stuzzicare mia moglie. Provo a infilare delicatamente un dito all’interno delle labbra e la sento assecondare il movimento. Si agita un po’, ma mantiene un’aria compassata. Vado su e giù con il mio dito per qualche secondo, poi lo tiro fuori e lo metto in bocca, assicurandomi che mia moglie osservi il tutto. Subito dopo mi alzo.
– ‘Qui non c’&egrave, provo qui accanto’
Apro lo sportello accanto e finalmente tiro fuori il vassoio. Lo poggio sul bancone e inizio a sistemarvi dentro t&egrave, qualche biscotto, bicchieri e tovaglioli. Nel frattempo mia moglie ha preparato i caff&egrave, così torniamo entrambi dai nostri ospiti.
La conversazione continua disinvolta, ma per me &egrave evidente che sia io che mia moglie siamo distratti e non vediamo l’ora che la visita si concluda.
Mara e Luciano, però non sembrano avere alcuna fretta, per cui decido di creare un piccolo diversivo, di tenore simile al precedente, per mantenere sempre viva la nostra eccitazione.
La mia giacca &egrave ancora sul bracciolo del divano, infilo una mano nella tasca interna e tiro fuori il cellulare. Guardo il display e corrugo la fronte, come se fossi leggermente scocciato. Dopo di ch&egrave porto il cellulare all’orecchio e faccio partire la mia finta telefonata.
– ‘Pronto? Ciao Filippo, dimmi.’
Aspetto qualche momento, dando il tempo all’immaginario Filippo di farmi la sua richiesta e poi rispondo:
– ‘Si, guarda, dovrei averne una copia nel mio studio qui a casa, controllo e ti faccio sapere’
Termino la finta telefonata, mi alzo e dico agli altri:
– ‘Scusate, devo recuperare un documento per un collega, faccio subito’
Mi dirigo nel mio studio e comincio a spostare qualche foglio a casaccio, giusto per far finta di fare qualcosa. Al pensiero di cosa sto per far succedere una scarica di adrenalina mi percorre e la mia erezione si rifà viva. Dopo un po’ urlo verso il soggiorno:
– ‘Elena, non riesco a trovare il faldone con i documenti di lavoro, puoi venire un secondo?’
Nel frattempo tiro giù i pantaloni e mi poggio alla scrivania, rivolto verso la porta dello studio. Quando mia moglie entra nella stanza mi vede con l’erezione in bella vista e si blocca, alquanto sorpresa.
– ‘Dovrebbe essere da queste parti” – dice, a un volume appena sufficiente per essere udito dal soggiorno
Quindi si avvicina rapidamente, si inginocchia davanti a me, impugna il mio sesso e comincia a leccarlo.
– ‘Mettilo in bocca, non abbiamo molto tempo’ – le suggerisco, sussurrando.
Guardandomi fisso negli occhi infila la punta del mio membro in bocca e comincia a farlo sparire lentamente mantenendo il contatto visivo. Quando &egrave ormai quasi tutto in bocca si ferma un momento per poi ripartire con un ritmo forsennato. Dentro e fuori, dentro e fuori. Riesco a sentire qualche rumore indecente, spero non si senta nulla dal soggiorno. La situazione di rischio in cui ci troviamo e l’impegno che mia moglie ci sta mettendo mi stanno portano rapidamente al punto di non ritorno. So che dovrei fermarmi, ma la tentazione di porre fine a questa tortura e arrivare finalmente all’orgasmo &egrave forte.
Facendo appello a tutta la forza di volontà residua che ho a disposizione mi tiro indietro all’ultimo momento, interrompendo bruscamente quella sensazione di estasi.
Guardo mia moglie negli occhi, lei ancora inginocchiata.
– ‘Eccolo!’ – esclamo infine.
Ci riprendiamo un attimo, mi sforzo di contenere l’erezione nei pantaloni e torniamo entrambi in soggiorno, io tenendo in mano un foglio stampato di cui ignoro completamente il contenuto. Ci sediamo nuovamente sul divano e faccio finta di inviare un SMS al mio fanta-collega Filippo.
Dopo circa mezz’ora, finalmente, Mara e Luciano decidono che &egrave ora di andare. Mentre li accompagnamo alla porta, al pensiero di quello che accadrà non appena chiusa quella porta, sento l’eccitazione che mi sale nuovamente addosso.
Gli ultimi secondi davanti alla porta di casa sembrano interminabili. Quando mia moglie comincia ad accostare la porta rivolgendo un ultimo ‘Buona serata!’ ai nostri amici, io ho già messo una mano sul bordo inferiore del suo vestitino.
Non appena la porta si chiude le sue mani vi si poggiano sopra, lei si inarca e si piega in avanti. Io le ho già sollevato il vestitino e i miei pantaloni sono alle caviglie. Sento un’urgenza estrema di rientrare dentro di lei, per cui senza troppe cerimonie le afferro i fianchi e la penetro. Il soffocato gemito di piacere che entrambi emettiamo nello stesso momento suona come una liberazione. Rimango qualche istante completamente dentro di lei ad assaporare quel momento. Subito dopo inizio a sbatterla con un ritmo forsennato, quasi furioso.
– ‘Sei’ una gran’ porca” – farfuglio. – ‘Non ho fatto altro’ che pensare’ a te’ senza mutandine’ tutto il tempo”. – le dico, cercando di tenere il volume al minimo per paura che i nostri amici possano ancora sentirci dalle scale.
Mentre pronuncio queste parole aumento il ritmo delle spinte ad un livello che non pensavo di poter raggiungere. Mia moglie si lascia andare ad un lamento costante e continuo, che aumenta di volume con l’aumentare del ritmo delle mie spinte.
Dopo pochi secondi di questo andamento forsennato la sento dire, fra un lamento e l’altro:
– ‘Oh Dio’ vengo’ non fermarti’
Non riesco a resistere oltre, continuando a sbattere in maniera furiosa contro di lei mi lascio prendere dall’orgasmo, che arriva come una liberazione. Percepisco a malapena mia moglie piegarsi un po’ di più in avanti e urlare il suo godimento a pieni polmoni. Proseguo ancora qualche secondo con le spinte, rallentando gradualmente il ritmo, fino a fermarmi del tutto.
Mi stacco da mia moglie e mi dirigo, notevolmente affannato, verso il divano. Lei si accascia davanti alla porta per riprendere fiato. Mi butto a peso morto sul divano e chiudo gli occhi, in attesa che il respiro torni regolare.
Dopo un po’, con gli occhi ancora chiusi, sento mia moglie accucciarsi accanto a me sul divano. Rimaniamo abbracciati così per qualche minuto, finalmente appagati dopo un’attesa durata fin troppo.

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