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Con il mio papà…

By 26 Dicembre 2008Febbraio 9th, 2020No Comments

La prima volta accadde andò così: ero a fare la doccia, uscita dal bagno andai in camera di mio padre a cercare altri asciugamani e levandoli dall’ultimo ripiano dell’armadio mi cadde una rivista, non ci misi molto a capire che si trattava di materiale hard sfogliai tutta la rivista e nel ripiano superiore ne trovai tante altre.
Mi ero eccitata alla vista di tutti quei cazzi enormi che penetravano le fiche bagnate e cominciai a sditalinarmi di brutto.
Più tardi tornò mio padre, mi chiusi nella mia stanza ma non riuscivo a pensare ad altro che a lui che si masturbava su quel giornale e mi prese una gran voglia di vedere il suo cazzo per sditalinarmi ancora.
Aspettai che andasse in bagno e mi misi a spiarlo dal buco della serratura: si spogliò, ma invece di andare subito nella doccia lo vidi sedersi nudo in terra accanto alla cesta della biancheria: la aprì e prese le mie mutandine smesse, cominciò ad odorarle e a leccare la parte centrale. Intanto il cazzo gli si era rizzato e fatto enorme, non ci stavo capendo più niente.
Corsi nella mia stanza e mi spogliai completamente lasciandomi addosso solo il lenzuolo: lo chiamai e appena entrò mi levai di colpo il lenzuolo rimanendo completamente nuda a cosce larghe rimase ammutolito e cercò di fare finta di essere scandalizzato ma guardava con voglia la mia fica bagnata che grondava di umori. Si sedette nella sedia accanto al letto e mi chiese di coprirmi ma gli dissi che non intendevo farlo se prima non avesse ammesso che gli piaceva vedermi nuda e pronta a prenderlo. Lui esitò e mi disse di smetterla, ma era eccitatissimo, il cazzo gli spuntava fuori dall’asciugamano. Gli presi una mano e mi pizzicai i capezzoli lui cominciò a palparmi le tette, poi non resistendo mi prese a succhiare i capezzoli con una voracità inaudita. Lo pregai di toccarmi sotto ma mi disse che era un confine che non voleva varcare, gli presi di nuovo la mano e mi sfiorai i peli pubici già intrisi del mio succo, lui ebbe un sussulto a sentire il lago che avevo tra le cosce, mi fece scivolare il dito medio nella fica bagnatissima e poi anche l’indice, mentre con il pollice mi titillava il clitoride io ansimavo mentre lui mi scopava la fica con le dita e gli dicevo che stavo godendo tantissimo. Lui si chinò e ci passò la lingua, passandola dalla fica al culo senza sosta, mi ci infilò la lingua e il naso bevendo tutto quello che usciva dalla mia fica eccitata.
Intanto io gli levai l’asciugamano e cominciai a leccarglielo, poi scesi a leccargli le palle e il buco del culo, lui stava impazzendo e mi venne in bocca, io bevvi tutto.
Poi lo continuai a stuzzicare strusciandogli i capezzoli duri come chiodi dopo essermeli leccati sulla cappella e appena gli si rizzò di nuovo gli salii sopra e lo cavalcai a lungo, poi mi girò e mi mise a pecora strizzandomi le tette con le mani, aggrappandosi solo ai capezzoli. Sentivo il cazzo che mi entrava tutto e le palle che sbattevano sulla fica furono orgasmi senza precedenti. Una volta finito decidemmo di non parlarne a nessuno, ma di continuare a darci piacere.
***
Da quando avevamo fatto l’amore la prima volta mio padre era diventato insostenibile.
Mi continuava a tormentare ogni ora per avere la mia fica.
Spesso lo raggiungevo allo sport center dove lavorava e quando i clienti erano a lezione mi faceva cenno di seguirlo nello spogliatoio dove mi scopava nelle docce mettendomi a novanta gradi.
Altre volte faceva solo il gesto posandosi la mano sulla patta, allora capivo che dovevo andare sotto la scrivania, si tirava fuori il cazzo, sempre gonfio e durissimo e me lo ficcava in bocca fino a venire. Mi diceva si Valentina, figlia mia, scopami il cazzo con la bocca… Fai sborrare papà. E io andavo sempre via esausta e eccitatissima…
Altre volte lavorava la domenica e apriva il circolo per affari suoi. Mi portava nel capanno degli attrezzi e mi faceva stendere sul tavolo dove faceva i lavori di bricolage. Lì mi illuminava con una lampada alogena fortissima e mi metteva davanti a uno specchio, poi mi cominciava a toccare da fuori le mutandine finché non appariva la macchia e lì si fingeva arrabbiato: mi diceva, guardati Vale sei una bambina cattiva,una porcellina, ti sei eccitata perché papino ti faceva le carezzine e hai bagnato tutte le mutandine ora papi te le deve levare! A quel punto me le levava e ci infilava secche due dita, le sue enormi dita tutte rovinate e screpolate e pelose e mi faceva godere, poi mi di infilava il manico del martello, dei cacciaviti, di qualsiasi attrezzo e ogni tanto raccoglieva i miei umori con le dita. Diceva che lo eccitava lavorare con gli attrezzi che sapevano della fica di sua figlia. Poi mi faceva mettere a quattro zampe mi tirava fuori le tettone e faceva finta di mungermi, poi era il suo turno: mi montava da dietro come un forsennato finché non avevo la fica piena di sborra. Altre volte gli piaceva scoparmi in aperta campagna, mi ci portava apposta perché diceva che gli sembrava piu animalesco.
Poi all’improvviso questo non bastò più. Aveva raccontato ai suoi due fratelli di quello che facevamo e loro che erano più grandi si erano eccitati da morire allora un giorno mi fece mettere sul tavolo del salotto nuda a gambe divaricate e mentre mi sditalinavo e lui mi filmava entrarono gli zii… Io rimasi a bocca aperta. Loro erano eccitatissimi coi cazzi già di fuori… Allora mio padre gli disse, mettetele le dita nella fica, sentite che buona, mio zio ernesto cominciò con un dito, poi si chinò per sentre il sapore e io gli venni subito in bocca a quel punto l’altro zio disse eh no mica te la cavi così facile e mi ficco il cazzo in bocca, quasi soffocavo a quel punto zio ernesto mi mise il cazzo in figa e intanto mio padre riprendeva tutto mentre gli zii sborravano nei miei buchetti.

***

Lo step successivo fu tremendo. Eravamo in spiaggia lui mi fece indossare un costume intero. Lo trovava eccitante. Era tanto che non mi faceva scopare dagli zii perché si era ingelosito, quindi ero tranquilla. Ogni tanto andava a riva a cercare telline e mi chiedeva sempre di infilarmi il costume nella fica perché potesse guardarmi. 
Un giorno si avvicinò un uomo di colore di mezza età, vendeva cavigliere e parei. Mi comprò una cavigliera e gli chiese di mettermela: ero sdraiata e quando questo signore si piegò mi guardò in mezzo alle gambe. Mio padre mi spostò il costume con un dito ed espose la mia fica a pochi cm dall’uomo che non smetteva di fissarmi. Mio padre ci fece scivolare dentro un dito e comincio a fare su e giù finché il dito non uscì bagnatissimo. Gli fece il gesto di provare e lui eccitatissimo ci infilo tutto il dito medio. Gli venni sul dito che l’uomo si odorava e leccava. Gli disse di tornare più tardi al bungalow. L’uomo tornò e scoprii che su indicazione di mio padre aveva portato tre amici. Io ero lì sul letto oscenamente esposta e questi quattro africani cominciarono a tirarsi fuori i cazzi. Mio padre in un angolo della stanza si toccava furiosamente. Due mi sbattevano il pisello in faccia ritmicamente, uno mi succhiava le tette e si masturbava e quello più anziano mi leccava la fica. A turno mi penetrarono tutti. Ero piena di cazzi, di dita, di lingue. Ero spossata. Finii con il cazzo di mio padre in bocca, soddisfatto come non mai.

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