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Con lui non si gioca

By 12 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Saranno le 6 di mattina’ qualche raggio di sole sbuca dalla finestra e irradia il pavimento.
Sento il suo respiro e mi volto dall’altro lato del letto.
Dorme profondamente ad occhi serrati, le labbra leggermente dischiuse.
Sento un leggero prurito in basso’ non fa altro che scoparmi da animale e i risultati sono questi: ho la figa in fiamme. Con mio immenso piacere.
Mi alzo per darle una sciacquata per poi tornare a dormire un’altra oretta, scendo dal letto in punta di piedi’ pochi passi più in la i vestiti buttati a terra nella foga e due passi oltre il mio foulard nero a striature argento’ disgraziato, me lo avrà rovinato strappandomelo di dosso!
Lo raccolgo con delicatezza e lo osservo sperando di trovarlo integro.
Mi volto verso il letto dopo aver sentito un suo respiro più intenso e lo vedo girarsi a pancia in su.
Non posso fare a meno di pensare al modo in cui mi possiede’ mi diventa inevitabile’ il pensiero corre sempre alle fantasie che alimenta in me e al suo modo di essere, il suo non piegarsi ma la voglia di piegare me, quasi plagiarmi.
Ed io ne godo, si, però’ vorrei per una volta che fosse il mio giocattolo, vorrei che non fosse lui a decidere ma io.
Fisso il foulard tra le mie mani e guardo lui’ addormentato abbastanza profondamente da permettermi di osare.
Mi avvicino e lo prendo per un polso, glielo sollevo e lo lego alla testata del letto’ ora devo solo immobilizzare il resto degli arti prima che si svegli.
Apro l’armadio e tiro fuori alcune sciarpe, più spesse, più sottili’ mi avvicino delicatissima e lego l’altro braccio e poi le gambe, l’una dopo l’altra’ lego in fretta l’ultima accorgendomi che si sta svegliando.
Apre gli occhi, focalizza la vista e mi chiede perché ho quella faccia.
Basta poco per capire il perché: tira a se le braccia e non riesce, si volta, si accorge di essere legato’ mi dice di non fare strani scherzi.
Io? Scherzi? No no! Mica scherzo’.
Prendo uno dei suoi giochi, un bellissimo cazzo di lattice, lungo 24 cm’ non avevamo avuto tempo di provarlo quindi’ perché non ora?
Salgo sul letto in piedi davanti a lui mentre mi dice che sono una stronza oltre che puttana’ mi intima di slegarlo, dice che con lui non si gioca mai, che appena sarà libero mi punirà a modo suo.
Io? Mica lo slego!
Ora è il mio bambolotto di carne’ gli farò ciò che voglio.
E prendo il grosso cazzo di lattice’ bello davvero, sembra vivo quasi, roseo e un po’ venato… scanso gli slip e lo infilo in punta’ scivola poco e allora lo stronfino ben bene sulla mia figa per ungerlo ma non è abbastanza e allora lo allungo verso la sua bocca.
Lui ne sente l’odore forte, quello della mia eccitazione che riveste il morbido glande ma è incazzato nero e non si presta a leccarlo e allora lo faccio io’ lo insalivo ben bene a pochi centimetri dalla sua faccia mentre minaccia ancora di scoparmi a sangue, da farmi piangere!
Mi alzo in piedi sul letto e inizio a spingere il giocattolo dentro’ è così grosso che entra con fatica ma non mollo e continuo a spingerlo dentro tra i miei lamenti di piacere e le sue mille imprecazioni.
Si amore, grida dai’ lamentati’ io intanto mi scopo col cazzo finto.
Metterlo dentro tutto è davvero faticoso’ sento la fighetta stretta e corta che cede pian piano e con fatica’ lo sento toccarmi il fondo e premere per farsi spazio.
Non resisto molto nel precario equilibrio che ho in piedi sul letto e allora mi inginocchio continuando ad impalarmi e a gridare. Lo strisciare di quel cazzo e lui legato che non può opporsi’ sento un enorme piacere mentale’ immenso’ che mi fa bagnare ancora di più, sento il miele scorrere fino a metà coscia agevolandomi nella discesa su quel meraviglioso palo.
Nel frattempo vedo il suo di cazzo dirittissimo e fremente che cerca pace, cerca le attenzioni che io non gli do.
Continuo a scoparmi salendo e scendendo lentamente e con colpi secchi.
Sento un orgasmo che si avvicina lento e da lontano… accellero i colpi mentre il godimento prende impeto e si approssima veloce a cogliermi fulmineo.
Breve e intensissimo.
Mi fermo un attimo per riprendere fiato.
Col fallo finto piantato in figa mi avvicino alla sua bocca e lo bacio’ è l’unico piacere che gli do.
Mi chiede gentilmente di slegarlo per potersi dare pace e lo faccio.
Pochi minuti dopo mi ritrovo faccia a muro’ mi volto a fissarlo, me lo aveva detto che con lui non si gioca e quello sguardo’ sta pensando a come punirmi’.
Il suo sguardo si illumina per un breve istante e fulmineo mi cala i pantaloncini.
Non faccio in tempo a chiedergli cosa vuol fare che inizia a sculacciarmi forte, a mano larga. Sento le dita impresse sulla pelle’ grido e mi divincolo ma lui mi tiene fissa al muro e continua.
I colpi si fanno più mirati e il sedere mi si arrossa. Imperterrito non si ferma ma vien giù sempre più pesante con la mano facendomi sussultare e gridare di dolore!
La sua bocca mi sussurra all’orecchio ‘non dovevi puttanella’ non dovevi legarmi’ non si gioca con me, sai?’ e giù di nuovo un altro ceffone.
Davvero non resisto più e mezza dolorante mi costringo a scusarmi con lui sperando che smetta ma le mie false discolpe servono a ben poco e neanche la voce da gattina lo persuade’ sarà lui ora a giocare con me e io non potrò impedirglielo.
Le dita che prima mi hanno punito adesso si intrufolano violente nel buchino tra le natiche e iniziano a scoparmi con foga. Mi sento violata d’un tratto, le spinte sono prive di ogni cura e delicatezza che si dovrebbero riservare allo sfintere. Infila direttamente due dita e si fa spazio spingendo come un forsennato e minacciando di infilarci dentro tutta la mano. Sento la forza che ci mette, ne impiega più che può e gode di vedermi scossa dal piacere ma anche tesa e agitata e, non contento, si spinge più a fondo che può accertandosi che la carne abbia ceduto abbastanza da infilarci un terzo dito.
‘No, dai’ sii buono, dai’ no’ noooh!’ noncurante delle mie suppliche spinge il terzo dito dentro. Stavolta mi fotte piano, svantaggiato dallo spazio ristretto, ma non si arrende continuando a sforzare la sempre più cedevole apertura.
‘Questo culetto è mio’ e ora me lo prendo’ mi dice e nel mentre sfila piano le dita. Appena tolte riprendo d’un tratto fiato come fossi emersa da uno stato di apnea che ricomincia nell’istante in cui lo sento armeggiare coi pantaloni. Li sposta meglio e, tirato fuori del tutto il cazzo, lo punta al buco ormai sgualcito e aperto.
‘Fai piano’ non fare come con le dita’ piano!’ sento il glande affondare dentro, superare lo stretto anello dello sfintere e iniziare a scivolare nel retto’ poi vi fa scorrere il resto dell’asta fino a che percepisco il pelo ispido che si strofina contro di me.
Con le mani sui miei fianchi, mi pressa contro il muro e con movimenti bruschi del bacino inizia a spingersi dentro più che può. Pian piano emerge per poi immergersi ancora tra i miei lamenti sempre più concitati. I movimenti lenti e meccanici si fanno più fluidi e inizia a scoparmi sempre più veloce e a fondo sfogando su di me l’eccitazione che gli ho fatto provare legato al letto.
‘Non godrai’ prima hai goduto tu e ora godo io’ la mano che ero riuscita a poggiare sul clitoride viene da lui afferrata e spostata dietro, sulla schiena. Mi tira indietro entrambe le braccia, mi regge dai polsi e mi scopa con veemenza iniziando a gemere di piacere. Il suo cazzo si ingrossa sempre più strisciando contro le pareti del retto e causandomi strani spasmi di un diverso piacere.
Si trattiene dal godere per scoparmi più a lungo che può’ lo sento che non vuole venire subito ed alterna movimenti più dolci ad altri più violenti fino a che non inizio a scoparlo io a mia volta.
Mi sento davvero aperta e dolorante di sforzo e quell’eccitazione forte che provo induce la mia figa a reclamare attenzioni.
Sembra non venire mai e allora inizio a spingere con ritmo e regolarità incastrandolo nel mio movimento’ lui non si trattiene più, non pensa a durare ma solo a scoparmi e lo fa sempre più forte. I colpi potenti si traducono in schiocchi del suo ventre contro le mie natiche. La sua eccitazione arriva al culmine quando inizia a fottermi da animale e, mentre ormai è artigliato del tutto a me, sento sulle strette pareti interne l’eiaculazione che si approssima.
Resisto dolorante finchè non lo sento venire’ più getti bollenti mi si riversano dentro in lunghi schizzi. Esce piano da me godendo della visione del suo sperma che cola tra le mie gambe.
E’ venuto in un orgasmo potente’ lo avverto dal suo fiatone che non accenna ancora a calare.
Appena si scosta da me mi accascio al pavimento e riprendo fiato a mia volta. Non sono venuta, lui non me lo ha permesso.
Tutto soddisfatto va in bagno a risciacquarsi lasciandomi con un laconico ‘Che ti sia da lezione”.
Da lezione? Certo’ intanto io tramo vendetta.

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