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DISCESA ALL’INFERNO

By 17 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Il Sig Marco Ragaglini non è una persona di aspetto gradevole, anzi ormai con i suoi sessantacinque anni e il suo soprappeso molliccio, sempre sudato e con una calvizia abbondante da un senso di disgusto e ribrezzo. Questo a lui non lo tocca, perché non gli interessa piacere alle donna ma a lui piace poterle dominare umiliandole nel più profondo. Per fare questo si è costruito un capitale non indifferente, lavorando sodo, senza guardare in faccia nessuno. E’ diventato una persona che conta a cui spesso le persone in difficoltà chiedevano aiuto ed è proprio in questi casi che lui profitta del suo potere e i poveretti che capitano sotto le sue mani li distrugge moralmente come se fosse una rivalsa. Ora si trova davanti una coppia, i coniugi Morini, che fanno proprio al caso suo . Lei tipica donna di famiglia ancora molto piacente ,lui l’esempio di uomo che Marco ha sempre detestato perché senza carattere e nerbo cioè la tipica persona che negli affari avrebbe schiacciato senza riguardo. Ugo Morini è un suo dipendente, anzi ex dipendente ormai. Dopo la decisione di un’ anno fa, di chiudere la sua ditta di prodotti farmaceutici il problema del personale non lo riguardava più. Ora era tutto concentrato sul futuro della sua nuova attività, trasformare la struttura in un’ albergo. Il progetto è in fase di ultimazione, mancano ormai soltanto alcune rifinitura prima dell’inaugurazione. Quindi queste richieste penose di aiuto gli danno solo fastidio, anche se in questo caso vista la presenza femminile della copia la cosa lo intrigava. La moglie Elena Calandri l’aveva già incontrata alcune volte nelle cene aziendali, le piaceva farsi notare, sapeva che malgrado i suoi quasi 48 anni era ancora una bella donna, alta 1,70 manteneva una linea ancora invidiabile per la sue età, con un folta chioma riccioluta che la rendeva ancora più affascinante. Una terza abbondante di seno, anche se un po’ cadente dall’età e dalle maternità, era sempre un bel vedere e lei non mancava farlo notare. Però la parte più forte era il culo, che ancora non si lasciava andare e lei conscia di questo non perdeva occasione per farlo notare inguainandolo in stretti Jeans oppure gonne attillate. Questo la faceva ancora desiderabile agli occhi degli uomini . Lei che lo sapeva benissimo,mentre curava l’aspetto dei suoi abiti e della sua biancheria intima in maniera da incoraggiare gli sguardi, era però ben attenta a scoraggiare le iniziative lasciando tutti a bocca asciutta . Ragaglini non mette la mano sul fuoco, per quanto riguarda la sua fedeltà, dato l’uomo che si trova a fianco, ma sicuramente non è avvezza ad una sessualità perversa come la intende lui.
Anche lui una volta ci casco in questo gioco, ed era nota la figuraccia che gli aveva fatto fare davanti a tutti apostrofandolo come maniaco sessuale gridandoli ‘ Come ti permetti vecchio grassone bavoso mi fai schifo’! ‘
Ora però non facevo più schifo, cara sig.ra Elena , sei qui con gli occhi bassi,la voce tremante chiedendo, con il marito , aiuto al vecchio bavoso, la guarda con aria sorniona, vedrai che sorpresa che ti farò aspetta solo di cadere nelle mie mani e poi ti farò passare quel aria di brava mogliettina.
Nel frattempo la coppia sta spiegando le loro difficoltà economiche, dovute ad un prestito di centomila euro preso in banca, per pagare alcune spese straordinarie. Ora con uno stipendio solo non sono più in grado di assolvere l’impegno con la banca , chiedevano se il Sig Ragaglini con le sue innumerevoli conoscenze poteva presentarli a qualcuno che potesse offrire un lavoro a Ugo. La cosa era diventata ormai insostenibile perché la banca era intenzionata a pignorare la loro casa lasciandoli per strada.
‘ Vedrò cosa posso fare.! ‘ dice ‘ Telefonatemi domattina, credo di essere in grado di darvi una risposta, anzi meglio se venite di persona vi fisso un appuntamento per le diciassette di domani.’
Appena usciti Ragaglini chiama il ragioniere e la segretaria al telefono ha l’aria di chi ha appena saputo di aver vinto un grosso premio.
Il ragioniere Fausto Marconi , insieme alla segretaria Olga, sono gli unici dipendenti rimasti della vecchia azienda che continuano a lavorare. Si conoscevano da quando Ragaglini incominciò le sue attività e lo hanno seguito in tutti questi anni, diventato complici in tutto per tutto, sia nelle attività che nelle sue passioni oscure. Li fa entrare e spiego loro la situazione. A tutti e due si illuminano gli occhi, conoscono anche loro Elena Calandri , la donna che si permise di insultare il loro capo. Sia il ragioniere che la segretaria non credono a questa occasione che si era parata d’avanti. Poter umiliare la donna.
Studiano insieme il programma, ogni aspetto viene analizzato e discusso. Alla fine decidono una linea di condotta che trovo tutti e tre consenzienti.
Per prima cosa era necessario cercare informazioni esatte sul debito e sulle finanze della coppia. Per poterli condizionare era necessario ottenere quanto più notizie era possibile. Il ragioniere inizia subito a fare un giro di telefonate chiamando i colleghi di vari istituti bancari e dopo aver raccolto più notizie possibili si ritrovarono insieme ad analizzarle .I risultati cui erano giunti erano proprio quelli che speravano di ottenere e per quanto scrutassero con cura le notizie che avevano in mano, non vedevano altra soluzioni. E i fatti davano ragione alle loro speranze. Ce n’era in abbondanza per irretire una donna matura e farne carne da macello. Era proprio questo che desideravano, rendere quella donna così schiava che non avrebbe potuto sottrarsi a nessuna richiesta, per quanto depravata. Le conclusioni del gruppetto concordavano . Sarebbe bastato fare qualche telefonata giusta e i coniugi Morini si trovavano all’angolo senza via di uscita. Attesero con trepidazione l’appuntamento di domani.
Elena e Ugo arrivano in anticipo sull’ora stabilita , entrano nel cortile dello stabile dove sono rimasti soltanto alcuni operai di colore per le ultime rifiniture. Vedono dalle finestre degli uffici che il titolare era già presente. La coppia decide quindi di scendere dalla vettura. Gli operai stavano scaricando del materiale da un furgone notano la chioma folta di Elena uscire dalla vettura si mettono ad osservare le gambe e parlare nella loro lingua ridendo . Lei infastidita da quegli sguardi si incammina veloce verso le scale che portano agli uffici. Questo non fa altro che accentuare l’ondeggiare di quel suo bel culo opulento provocando altre risate sfrontate. Oggi poi indossa un tailleur rosso molto elegante, composto da una gonna che arriva fino sopra al ginocchio con ampio spacco posteriore. Nel salire valorizza le sue gambe avvolte nelle calze nere che terminano con delle scarpe in tinta con il vestito e tacco molto alto. Inoltre conoscendo l’influenza che ha sul Sig. Ragaglini ha pensato di accompagnare il sopra con una camicetta bianca sapientemente sbottonata per fare risaltare il suo seno sorretto da un reggiseno di pizzo a balconcino bianco il tutto avvolto da una giacca anche questa rossa . Un minuscolo perizoma bianco completava la sua mise che nascondendosi tra il solco delle chiappa la faceva sembrare ancora più nuda. L’abito lo aveva scelto appositamente, perché remore delle avance ricevute in passato e sapendo che la sua figura non passava inosservata , anche se quel uomo gli faceva schifo, voleva in qualche modo influenzarlo con la sua presenza, sperando così di ottenere un’ interessamento maggiore alla loro pessima situazione . Salita la rampa di scale aprono una porta a vetri entrando direttamente negli uffici. Questi, vista la provvisorietà dovuta ai lavori di ristrutturazione dello stabile adiacente, erano stati ricavati da una struttura prefabbricata in alluminio con ampie vetrate all’esterno. L’interno era formato da una grande stanza unica divisa soltanto da alcune pareti che formavano gli uffici del titolare Sig. Ragaglini e del ragioniere Fausto Marconi.. la segretaria Olga si trova in un spazio adiacente alla porta d’ingresso. Sta parlando con un individuo a dir poco disgustoso, è grasso e flaccido. Indossa una salopette, sporchissime che forse un tempo doveva essere bianca e emana un puzzo incredibile di sudore . Tanto è grasso che il suo sedere trasborda dalla sedia, non riesce a chiudere le gambe e quando si allunga sulla scrivania per raccogliere i fogli che le passa la segretaria, da dietro si intravede il solco peloso e sudato del seder. Elena rimane in piedi cercando di vincere il disgusto nell’osservarlo. La signora Olga li prega di accomodare. Dato l’odore nauseante che emana l’uomo, si appartano nelle poltrone di pelle che stanno in un’ angolo vicino alla porta dell’ufficio di Ragaglini.
‘ Sono subito da voi ,faccio delle fotocopie per Arturo il responsabile degli operai e poi vi accompagno dal Dottor Ragaglini’
La seduta delle poltrone è così bassa che Elena sprofonda talmente da far risalire la sua gonna fino a scoprire gran parte delle cosce. L’obeso gira il suo grosso collo a fatica e lei si irrigidisce, quando alza lo sguardo e scopre il volto madido di sudore dell’ omaccione che le fissa l’interno delle cosce fino al bianco delle mutandine. Rossa in viso si raddrizza e prendendo una rivista dal tavolino adiacente alla poltrona cerca di darsi un contegno sfogliandola. Sbircia l’ omaccione di fronte a lei che continua a fissarla leccandosi le labbra e toccandosi la patta dei lerci pantaloni. L’imbarazzo aumenta quanto più l’attesa si prolunga, il suo sollievo è grande, quando nell’interfono risuona la voce di Ragaglini che ordina di fare entrare la copia Morini.
I coniugi entrano accolti dal Titolare, seduto dietro una grande scrivania di mogano sulla quale sono disposti, in perfetto ordine, una cartella di cuoio rosso, un posacenere di cristallo, e un contenitore per sigari. Li fa accomodare sulle sedie davanti alla scrivania. L’ufficio è uno stanzone con grandi vetrate che davano sul cortile . Elena si sente a disaggio perché tutto quello che succede dentro l’ufficio si vede molto bene all’esterno e prima di sedersi vede anche quel grassone di capo mastro che la guarda indicandola agli altri colleghi all’esterno ridendo e facendo vedere la lingua saettare come quella di un serpente . Si vergogna, può intuire quale è il loro argomento. Ragaglini apprezza con un sorriso malsano l’abbigliamento di Elena. Bene , bene pensa ti sei preparata a dovere per far arrapare tutti, magari pensi così di portare la situazione a tuo favore, come da tua abitudine ? Non ti preoccupare cara signora Morini siamo tutti qui per te. Elena scorge in quello sguardo qualcosa di diabolico e ambiguo che le fa correre dei brividi lungo la schiena, quasi si pente della scelta del abbigliamento. Se fosse stato per lei non sarebbe mai arrivata fino a questo punto ma il marito non aveva altre soluzioni e il tempo ormai era tiranno. Dopo i primi convenevoli Ragaglini va subito al sodo.
‘ Ho esposto il vostro problema al mio ragioniere !’
Indicando la persona seduta su un divanetto al lato della stanza.E’ un uomo di età matura semicalvo ,molto alto, e di una magrezza inusitata che lo fa sembrare quasi uno scheletro. Con uno sguardo sornione e un cenno li saluta .’ Insieme siamo venuti alla conclusione, vogliamo aiutarvi a risolvere il problema. Abbiamo una proposta da farvi, il vostro debito lo rileviamo noi e poi voi lo ripagate mensilmente quando potete’
Elena ormai disperata non credeva alle sue orecchie, tutti conoscono l’ avidità di chi le sta di fronte. Come era possibile che si offriva senza contropartita a pagare tutti questi soldi. Poi c’era comunque il problema di come restituirli se Ugo non lavorava.
‘ La ringraziamo’ dice ‘ Ma non credo che sia possibile visto che
comunque lavorando da sola non riusciamo ad estinguere il debito’
Ragaglini la squadra sornione , ci siamo la rete è stata buttata, adesso bisogna tirarle e chiuderla con cautela. Con un sorriso diabolico risponde.
‘ Cara signora Elena, abbiamo pensato anche a questo, sarei intenzionato ad assumere suo marito nella nuova società’
La donna strabuzza gli occhi, non ci credeva, non era possibile tutto questo senza contropartita. ‘ Come ? a fare cosa ? ‘ disse.
‘ Come ben saprà tra pochi giorni inauguro il nuovo albergo. Quindi pensavamo di proporlo come custode dello stabile oppure portiere ‘ ‘
I coniugi Morini si guardano, e accettano senza ulteriori domande,anche perché ormai con le banche che premono non avevano altro tempo
per decidere. Questo Ragaglini lo sapeva, perché è stato il suo ragioniere a chiamare dei contatti nelle banche, per spiegare loro la volontà di rilevare il debito dei coniugi Morini. Naturalmente soddisfatti per questa soluzione e per velocizzare il transito, questa mattina hanno chiamato i coniugi ,facendo pressione e dando loro solo ancora una settimana di tempo prima di inoltrare le pratiche di pignoramento.
‘ Allora va bene ? ‘ dice Ragaglini schiacciando un tasto sul interfono e chiamando la segretaria. ‘ Olga ‘ mi porti la pratica di Morini’
La porta si apre subito dopo ed entra la segretaria con un fascicolo. L’uomo prende la pratica e allunga dei fogli sulla scrivania
‘ Questi sono i documenti da firmare per la transazione del debito. Con queste firme che poi noi andremo a depositare in banca, la vostra posizione di inadempienza si sarà risolta e le banche non vi daranno più fastidio. Inoltre per pari importo abbiamo emesso delle cambiali che sono da firmare ‘
Elena e ad Ugo, firmano subito non pareva loro vero, da domani non dovranno più temere i richiami e le minacce delle banche.
Intanto Elena nota che la segretaria rimasta in piedi sul fianco della scrivania con sguardo severo la squadrava da capo a piedi, soffermandosi sulla scollatura della camicette che sapientemente aperta da lei precedentemente dava la possibilità di scrutare all’interno e vedere i suoi seni sospesi dal reggiseno. Elena arrossisce e abbassa la testa, non era certo per lei che aveva fatto questo gioco. Si sente a disaggio, essere scrutata con tanta sfrontatezza da quella donna che gli ha fatto sempre un po’ ribrezzo. Era una donna sui sessant’ anni robusta e soprapeso dall’età , con dei modi volgari. Terminate le firme, la Sig.ra Olga riprende la cartella abbassandosi e scrutando un’ultima volta il solco dei seni e poi esce.
‘ Bene ‘.’ dice Ragaglini ‘ La prima parte è stata fatta ‘ ora pensiamo al contratto di assunzione di Ugo. ! ‘
Prende la cartella di cuoio sulla scrivania ed estrae un’ altro fascicolo, rilassandosi sulla poltrona sorridendo dice ‘ Come potete ben capire, con questa doppia operazione la mia azienda si espone di centomila euro senza avere delle garanzie sicure ‘
I coniugi Morini si guardarono non comprendendo bene cosa intendesse.
‘ Ma lei può benissimo contare sul mio lavoro’ disse Ugo. ‘ Vedrà le assicuro ”. ‘
‘ Cari miei ” lo interrompe Ragaglini. ‘ Sono sicuro dell’ impegno di Ugo ma dovete anche mettervi nei miei panni’ La mia società ha dei soci e devo loro rendere conto come vengono spesi i soldi .. e che garanzie ho ottenuto ‘
‘ Ma lei ha il nostro appartamento come garanzia ‘.’ dice Elena.
‘ Certo ‘ dice il direttore, ‘ Ma anche voi mi darete ragione se dico che sono delle garanzie troppo deboli, mentre io avevo pensato a qualcosa di più vincolante a tutto campo ‘..qualcosa che comprenda anche lei’.’
Elena era disorientata, non capiva bene dove voleva andare a parare.’ Mi dica’ non capisco’ che genere di accordo possiamo fare ? Come posso essere utile ? ‘
‘ Vedete, quello che voglio è un accordo, che mi assicuri eventuali vostri ripensamenti futuri . Dato che Ugo non ha nessuna garanzia valida da propormi ho pensato di chiedergli di darmi la completa disponibilità di
sua moglie ‘..,cioè io gli do la possibilità di continuare ad essere l’uomo di famiglia e in cambio lui mi da completo accesso alla moglie. ‘
Un impeto di rabbia scuote la copia. Elena scatta ‘ Brutto serpente, cosa crede che io sia ? Sono forse la sua segretaria, alla quale lei si ritiene
autorizzato a fare delle proposte ? Come si permette a trattarmi come una puttana ? ‘ Si alzata in piedi e lo fronteggia come una furia. Era splendida nella sua indignazione, gli occhi fiammeggianti.
Ugo afferra i braccioli della sedia stringendoli fino a fare diventare bianche le nocche delle mani, alzandosi anche lui con occhi che parevano volessero trapassare il proprio avversario, prende per braccio Elena e si avviano verso la porta. Ragaglini li guarda divertito senza scomporsi , ‘ Non so se vi conviene’. Ricordatevi del prestito e ora anche delle cambiali appena firmate, anche se le banche si fanno impietosire i centomila euro in cambiali sono le mie e quello le pretendo subito’ I due si fermano alla porta.
‘ Ma quelle erano per il vostro pagamento del debito con la banca ‘.’
Certo ma questo lo sappiamo solo noi non c’è scritto da nessuna parte ! ‘
I due si guardano valutando la posizione in cui si sono messi, un senso
di angoscia cominciò a impadronirsi in loro, non si sentivano più sicuri si stavano accorgendo del tranello a loro teso , mesti tornano verso la scrivania cercando di capire cosa voleva da loro.
‘ Ci dica’ che genere di accordo possiamo fare ? ‘
L’uomo dietro la scrivania guarda Elena con cupidigia. Pensava a quando l’avrebbe mostrata, quando l’avrebbe costretta a spogliarsi alla presenza di altre persone, ad aprire le gambe, a imporle atteggiamenti vergognosi. Era questo che voleva, assai più che godere personalmente delle sue prestazioni.
Con calma li affronta: La preda era entrata nella gabbia e ora doveva solo riuscire a chiudere la porta intrappolandola.
‘Sta a voi decidere. Vedo che siete sul piede di guerra. Ma avete capito che non vi conviene. Invece io vi propongo un’ accordo molto vantaggioso e chiaro, Io vi pago i debiti e mantengo al lavoro Ugo e lei signora Elena sarà completamente sottomessa alla mia volontà. senza limiti. Lo ribadisco :senza alcuna limitazione’ ! qualunque disobbedienza verrà considerata come una rottura del contratto e quindi mi riterrò autorizzato a prendere le necessarie misure. ‘
Elena tremava per la tensione e per la vergogna , Sottomettersi a questo uomo disgustoso, si sentiva presa all’amo. No , non era possibile che queste cose capitassero a lei . Il silenzio grava sulla stanza come una cappa di piombo. Il Sig. Ragaglini si rilassa sulla poltrona e li guarda con i suoi occhi di ghiaccio, un sorrisetto indefinibile sulle labbra. Sapeva di aver tutte le carte in mano. Prende dei fogli dalla cartella sulla scrivania e li porge ad Elena.
‘Questo è un contratto per lei Sig.ra Morini’.Lo legga attentamente a voce alta in modo che lo senta anche suo marito, poi lo firmate tutti e due ,
questo per togliere ogni eventuale futuro equivoco . ‘
Mentre attende, con sadica soddisfazione apre la scatola dei sigari sulla scrivania, preleva un tubo in alluminio, svita con calma il tappo ed estrae un sigaro. Elena inizio a leggere a bassa voce :

In data 06/02/2009 la sottoscritta Elena Calandri , nata il 10/07/1961, con l’autorizzazione del marito Ugo Morini e nelle sue piene facoltà di intendere e volere, si offre come garanzia fino all’estinzione del prestito ricevuto
Dal Sig. Marco Ragaglini. Durante questo periodi il Sig. Marco Ragaglini
avrà la piena disponibilità della mia persona e consapevole accetto senza condizioni quanto segue :

1.Sono pronta ad accettare tutte le umiliazioni e le depravazioni che il Sig. Ragaglini o chi per lui saprà inventare.
2. Potrò essere offerta e prestata senza condizioni temporali a chiunque il Sig. Ragaglini vorrà offrirmi, per qualunque desiderio o piacere che si possa ricevere dal mio corpo al fine di essere trasformata in un puro Oggetto .
3.Il Sig. Ragaglini potrà esibirmi dovunque e a chiunque come vorrà che io venga esibita, nell’abbigliamento che lui riterrà più opportuno e nella maniera più volgare che lui riterrà.
4.Mi lascerò fotografare e filmare in qualsiasi situazione richiesta dal Sig. Ragaglini , il quale potrà utilizzare il materiale a suo piacimento.
5.Accetterò qualunque pratica sessuale il Sig. Ragaglini mi possa richiedere ed io darò piacere in qualunque modo e a chiunque lui
desideri senza rifiutare nessuna depravazione possibile.

Qualunque disobbedienza, da parte dei coniugi Morini verrà considerata come una rottura del contratto con l’annullamento del prestito stabilito e il contratto di lavoro stipulato a favore di Ugo Morini .

Per accettazione

Elena Calandri

Ugo Morini
Ragaglini prende il grosso accendino dalla scrivania, riscalda il sigaro, prima di accenderlo, aspira una lunga boccata di fumo, poi, atteggiando le labbra a cerchio, lo espira tentando di fare qualche anello. Intanto osserva la coppia, dopo la lettura del contratto, entrambi stanno guardando il foglio atterriti , sembra un’ incubo, come poteva essere vero . Visto il loro tentennamento la voce dell’ uomo si alza come un’ urlo ‘ Allora, decidete! Altrimenti vi caccio via io. Le conseguenze le conoscete. ‘
Vinta, Elena scoppia a piangere. Sta appoggiata coi gomiti sulla scrivania , col corpo squassato dai singhiozzi, le lacrime che scendono copiose sulle guance. Entrambi si sentono sconfitti, sapevano di non poter chiedere aiuto a nessuno. Capivano che erano in balia di quell’uomo e che per Elena sarebbe iniziata una strada senza ritorno. Devono solo sperare nella generosità del loro persecutore. Ragaglini li guarda soddisfatto. Comprende che questo era il segnale della resa completa. Prova piacere nel sentire il suo potere su quelle due persone. Ne sarebbero usciti solo a prezzo di grandi umiliazioni. Avrebbe avuta nelle sue mani la moglie facendola la sua schiava e il tutto con l’approvazione del marito era il massimo dell’ eccitazione .Ugo pose per primo la sua firma, poi ancora singhiozzante firma Elena chiedendosi cosa succedeva ora. La risposta non si fece attendere
‘ Bene vedo che alla fine siete diventati
giudiziosi’ ‘
e ridendo in modo sarcastico guardando il ragioniere ‘ Vedrete che alla fine per voi si tratta di un’ ottimo accordo, vi divertirete, soprattutto la signora e Ugo ci ringrazierà per come trasformeremo la sua dolce metà ‘
L’uomo non si ferma, ma continua, ‘ Ed ora dobbiamo controllare se l’accordo è buono anche per noi, cara signora Morini ci faccia vedere un po’ che preda abbiamo catturato. Io e il mio amico Fausto Marconi ci stiamo domandando se valeva la pena perdere tutto il tempo che abbiamo impiegato. Su, si spogli! Vogliamo vedere le primizie di una madre di famiglia”sempre se il nostro Ugo non ha niente in contrario ‘..? ‘
I due ridono divertiti dell’imbarazzo della copia. La poverina rimane attonita a quell’espressione brutale. Non pensa che sarebbe accaduto così, subito, anche se ha capito che la strada che ha imboccato portava in quella direzione.
Ugo con un’ ultimo scatto di orgoglio maschile prova a controbattere
‘ State scherzando ‘?. Come vi permettete io vi denuncio per ricatto ‘
‘Sentite il signor Ugo si è svegliato’ ! Ora se non iniziate a fare quello che vi chiediamo ti giuro che per recuperare i soldi mando a battere lei e le tue figlie’
La copia sbianca, sanno chi hanno davanti, conoscono la determinazione e la malvagità della persona. Elena in lacrime inizia a togliersi la giacca.
‘ Cosa sta facendo ? ‘ Dice il suo persecutore con uno sguardo beffardo.
La poveretta rimane attonita a quella domanda, non capisce cosa vuole.
Ragaglini indica il centro della stanza . Un gelo mortale invade Elena. La faccia contratta, il cuore che le scoppia, si alza dalla sedia e si dirige al centro dell’ufficio. Era fatta! Rossa di vergogna, disperata, Elena sta al centro , fronteggiando il suo ricattatore. Sente lo sguardo dell’uomo su di sé, si sente scrutata in ogni dettaglio, valutata, soppesata. Senza alcun ritegno Ragaglini la ammira sfacciatamente, pregustando lo spettacolo che di lì a poco verrà rappresentato. Ma ad un certo punto perde la pazienza e sibilla: “Adesso basta. Obbedisci o uscite dalla stanza! ”
Elena sentiva la testa che le girava, e non connette. Sente il cerchio stringersi attorno a lei e non ha più la forza di combattere . Si vergogna da morire. Non si è mai spogliata davanti a uno sconosciuto. Ora doveva fare uno spettacolo davanti ad un pubblico di estranei dato che era tutto visibile anche dall’esterno. Ragaglini pregustava l’umiliazione sapeva che fra poco gli operai finivano di lavorare e quindi per uscire passavano davanti agli uffici. Basta poco per capire che lo spettacolo diventava pubblico.
Quando, la donna comincia ad aprire i bottoni del giacca, viene ferma con un gesto.’ Se Ugo permette vorremmo che la sua signora inizi per il momento con la gonna ‘
Elena abbassa, senza capire, la cerniera lampo sul lato sinistro della sottana e la fa scivolare in basso, poi se ne sbarazza con un movimento del piede . Aspetta un altro ordine che tarda ad arrivare. I due si guardano e sorridono
‘che peccato! Signora Morini mi delude come dei collant…? ‘
I due la scherniscono e il ragioniere aggiunge
‘ Come, fa tanto la provocante e poi si mette le calze da educanda senza un minimo gusto, mi sembra una massaia! ‘
Il rossore che colora le guance della bella Elena si estende a tutto il suo volto i due ridono forte
‘ Su cosa aspetta si tolga quelle calze ‘
Gli occhi bassi, la donna comincia a far scendere i collant, l’emozione la tradisce, e questi si impigliano nel tacco della scarpa . Ciò la costringe a piegare il ginocchio per districarsi offrendo, così, la visione fuggitiva del suo posteriore carnoso con il filo sottile delle mutandine che affonda fra le natiche. Ragaglini e il ragioniere intanto, non l’abbandonano un istante con gli occhi. Quando si gira di fronte ai due questi notano il rigonfiamento del pube, dovuto al triangolo di pelo folto .Istintivamente stringe le cosce. Si pente di avere indossato quell’ indumento così piccolo e trasparente , che non impedisce ai suoi aguzzini di intravedere le sue intimità. Il ragioniere la fissa viziosamente e poi fa schioccare le dita.
‘Prego ora le tette’
dice con tono severo.Con le guance i fiamme, si toglie la giacca dei tailleur e se la fa scivolare di dosso. Poi si sbottona la camicetta bianca inciampando con le dita sui bottoni tanto le tremano le mani ed suoi seni abbondanti , appaiono stretti nel reggipetto di pizzo. Troppo emozionata fa fatica a sganciarlo, quando Ragaglini la fermo
‘ Non ancora, per ora estrai i seni dal reggipetto..e resta così ‘
Con le mani a coppa solleva i due globi di carne, dalle areole increspate di color scuro, e li lascia cadere. Le mammelle sballottano dì qua e di là oscenamente, sono solcate da leggere vene azzurre sottopelle e i due capezzoli ben risaltanti puntano eretti verso di loro . Questo dettaglio non sfugge ai due e un ghigno di lussuria deforma il loro volto. Per prolungare lo spettacolo e umiliare ulteriormente la bella signora, le chiedono di camminare avanti e indietro per la stanza.
‘Adesso cammina per la stanza, fai un pò di passerella.’
In questa foggia è ancora più oscena che se fosse completamente nuda e lei lo sa, Elena si muove per il grande ufficio, i seni e le natiche che ondeggiano ad ogni passo. I tacchi alti le fanno sporgere le natiche decise in maniera indecente. La prova a cui viene sottoposta è dura da subire, tanto più che movendosi avanti e indietro nota che era visibile da tutti anche dall’esterno. Gli occhi le si riempiono di lacrime e la vista le si offusca. Si muove come una sonnambula, mentre sente pesare su dì sé gli sguardi eccitati. Implacabile, i suoi movimenti vengono accompagna con commenti pesanti sul suo corpo. Sulle sue tette, il suo culo e… altrettanti insulti sulla sua bocca.
‘Per una signora che usa i collant non le sembrano un po’ troppo piccole queste mutandine? Le stringono la fica in maniera veramente indecente.’
Ormai scatenati, non tardano a trattarla da puttana. Le ricordano che è venuto il suo turno. Elena si guarda bene dal rispondere. Continua a camminare avanti e indietro morta di vergogna e piena di apprensione reggendosi le mammelle con le mani a coppa, come ad offrirle ai suoi spettatori. Le ordinano di fermarsi davanti a loro, e di fare scorrere avanti e indietro le mutandine. Poiché lei li guarda senza capire il ragioniere si alza dal divano e le fa il gesto volgare di come doveva muoversi..
Umiliata, Elena obbedisce. Il cavallo dello slip, manipolato in questo modo, penetra nella fessura del suo sesso, lo allarga, lo separa, lo riscalda. Le labbra della sua fighetta e i peli neri del pube debordano da una parte e dall’altra del tessuto. è troppo, per Elena. Il sudore comincia ad impregnare la fronte. Malgrado la repulsione per quello che la obbligano a fare sente con orrore che l’interno delle cosce si sta bagnando sempre di più. Ben presto, le mutandine che lei muove nell’incavo delle cosce, non sono altro che uno straccetto inzuppato di umori. Sente la seta che strofina e schiaccia la sua clitoride indurita e un misto di dolore e eccitazione la pervade.
L’occhio attento di Ragaglini non perde nulla del supplizio della donna.Ride volgarmente con il ragioniere ‘guarda si sta bagnando tutta’..ha la bernarda fradicia ‘
Il ragioniere si avvicina e si ginocchia davanti, guardando quel lembo di stoffa entrare e uscire dalla vulva ‘ bello spettacolo. Confessa che ti stai bagnando tutta, sporca puttana… confessa altrimenti ti faccio continuare fino a quando ti strappi tutti i peli da quella grossa fica.’
Poi rivolto a Ugo ‘ tua moglie ha una figa affamata non vedi che si è mangiato le mutandine! ‘I due ridono beffardi.
‘ Allora stiamo ancora aspettando ‘ incalza Ragaglini.Sconvolta per l’oscenità di ciò che stava per confessare , chiude gli occhi cercando di guadagnare un po’ di fiato prima di decidersi a parlare.
‘Io… io mi sto bagnando tutta sotto’ mormora alla fine
‘ Come non si sente niente’
‘Mi sto bagnando tutta sotto,’ ripete lei docilmente a voce alta. Il ragioniere si avvicina con il naso che quasi le tocca i peli del pube
‘Non c’è che dire, si sente odore di sesso… questo massaggio le ha fatto un certo effetto, cara signora Elena… Non arrossisca, non c’è nulla di male ed io mi congratulo con lei per aver reagito così in fretta. Credo proprio che farà parecchie conquiste ‘
Elena tace, ormai completamente succube. Ragaglini dalla scrivania la fissa viziosamente e poi fa schioccare le dita. ‘Mutandine a mezza coscia. Non più in basso…!’
Lei ubbidisce e la stoffa del minuscolo indumento si scolla pieno di umori dalla fenditura che rimane aperta rivelando la carne rosata. I peli bagnati sottolineano l’oscenità di quella lunga fessura di carne rossa.
‘Apra bene le gambe, in modo che si possa vedere ‘ dice il ragioniere sotto di lei.
‘Su via un po’ di buona volontà.., invece di fissarmi come una stupida. Apriti bene la vulva.., sì, così, con le dita! Hai forse paura di sporcarti?’
Elena allunga timidamente una mano e, afferrati i bordi delle grandi labbra, le apre mostrando l’interno del suo calice.
‘Ancora di più, fammi vedere tutto… così! Non si distingue ancora bene in mezzo a tutti quei peli!’
La donna si morde le labbra ma non ha il coraggio di protestare. Con il palmo della mano si appiattisce il pube ai due lati della fenditura tirando in maniera da spalancare l’ingresso della sua vagina in mezzo alla quale emergeva la clitoride rossa e dura. Più sotto, si indovinava la nascita del solco del sedere ombreggiato dai peli neri. Uno spettacolo osceno ma anche molto eccitante. Mortificata, Elena teneva la testa abbassata per non incrociare lo sguardo dei suoi aguzzini .
‘Bene… Bene! Ecco il nostro tesoro a portata di mano. Mi sembra piuttosto bello, anche se usato . Fammi vedere quanto sei stretta. ‘
il vecchio ragioniere vizioso, con il naso quasi sepolto nei peli del suo pube, posa le dita nodose sui bordi della fessura per esaminare le pieghe di quella carne umida e con lentezza calcolata inizia ad esplorarle il sesso dal quale un odore pungente sale alle sue narici. Penetra con un dito completamente nella fessura bollente e riesce con un leggero risucchio. Sentendo che il canale si prestava alla penetrazione, prova con due dita affiancate, lentamente, provocando solo un leggero inarcamento della vittima. Entrano a fatica, ma alla fine sono completamente dentro ed egli sente il pelo del pube sfiorargli le altre dita contratte. Resta lì a guardare la donna violata, che ha girato la testa dall’altra parte e tiene gli occhi chiusi. La bella signora Elena era a loro disposizione. Incredibile.
Un pizzicotto, interno coscia , la costringe ad aprire gli occhi, rabbrividendo. Vede il suo sorriso di scherno, mentre fa ruotare le due dita ancora inserite nella fica, scavandola e provocandone le lacrime.
‘Accidenti, che meraviglia!’ esclama guardando la clitoride che si stava ingrossando a vista d’occhio. ‘Parola mia, è enorme! Una vera clitoride da sporcacciona ! ‘
Con il pollice, il ragioniere risale fino alla clitoride cominciando a premerla con il polpastrello per farla gonfiare. Elena è rossa come un papavero ed il sudore le cola lungo le gote. E’ come in un sogno assurdo, sente che i capezzoli le si induriscono. Eccitata da questo contatto ripugnante, la sua vulva ha preso a pulsare oscenamente .L’uomo continua a stuzzicarla avvicinando il pollice e l’indice e le stringe con forza il bottone di carne. Elena sussulta poi, automaticamente, spinge il pube in avanti. Le sue cosce tremano. Il suo ventre pulsa ferocemente. Dopo un poco il ragioniere allontana il volto dalle sue cosce e la fissa con aria divertita. Era l’immagine stessa della vergogna e dell’umiliazione.
‘Adesso girati! Il culo,’. voglio vedertelo bene. ‘
‘No!’
‘L’altro orifizio.., per favore, cara!’
Rossa di vergogna, Elena si gira lentamente offrendo all’uomo la visione del suo posteriore carnoso. Con una leggera pressione sulle reni il ragioniere le fa capire che cosa si aspetta da lei che, sempre più confusa, si piega in avanti, le gambe leggermente divaricate a causa delle mutandine attorcigliate alle cosce lasciando sporgere il sedere .e le mammelle pendenti all’ in giù. Il fiato tiepido del ragioniere le carezza la pelle. Da dietro lo spettacolo si fa incredibilmente osceno. All’ inforcatura delle gambe, spalancate, l’albicocca del sesso sporge, in rilievo, circondata da un boschetto: i peli umidi orlano i contorni della vulva dalle pliche rosee e umide. I peli scuri prosegue nello spacco delle natiche, abbondanti, fino a scomparire nei pressi dell’ano. Sente le mani che si impadroniscono delle sue chiappe e le divaricano, fino a scoprire la lucida giunzione tra i glutei, e scoprire la bruna pasticca. Un dito vi si appoggia con forza. Ma non c’è lubrificazione e stenta a entrare. Il suo culo è serrato spasmodicamente.
‘Sembra ancora stretto deve essere preparato per bene, non è mai stata sodomizzata…?’ Chiede a Ugo ridacchiando, senza aspettare risposta .
‘Così non và. Ci vuole collaborazione. Spinga in fuori il buco del culo,signora Morini. Si dia da fare, perché devo fargli una visita. Se non collabora le faccio male. ‘ Ignobilmente docile, esegue. Poggia le mani sulle cosce, per sorreggersi meglio, piega leggermente le gambe e sforza il foro anale. In questa posizione degradante sente che l’orifizio si spalanca come una piccola bocca, lasciando intravedere tutto l’interno: una scura galleria, pronta a essere invasa.
‘Lei permette?’
Allargandole ancora di più le natiche, le immerge il volto nel solco del sedere e poi si mette, voracemente, a leccare il cerchietto plissettato dell’ano. La sua lingua saetta sul caldo buchetto come quella di una lucertola viziosa. Malgrado ogni sforzo, Elena sente che il suo orifizio si dischiude sempre di più . La voce del ragioniere le giunge attraverso una nebbia di vergogna:
‘Le piace alla porca… eccome se le piace di farsi leccare il culo! ‘ L’istante dopo, la lingua rasposa dell’uomo si infila nel retto della signora Morini .
‘Lei è pazzo!’ protesta la poveretta, molto debolmente.
Ma poi piega ubbidiente i fianchi protendendo il culo all’indietro ed offrendosi all’infame carezza. L’uomo le lecca l’ano introducendole sempre di più la lingua nel retto. Dalla posizione, a testa in giù, umiliante e oscena nella quale si trova. Elena può vedere il collo pieno di grinze dell’uomo e il mento umido degli umori che le colano dalla vagina, muoversi fra le sue cosce. Lui le stà succhiando il buco con grandi rumori di risucchio l’enorme pomo di adamo proteso oltre il collo lercio della camicia. Trafitta dalla vergogna rialza il capo, sforzandosi di concentrarsi ad altro .
L’uomo le presenta l’indice davanti alla bocca, invitandola a succhiarlo. La saliva di lei lo inumidisce, per facilitare la penetrazione.
A questo punto lo pone sullo sfintere, poi con decisione lo affonda tutto nel retto di Elena, che sobbalza per l’intrusione. Alla poveretta pare che qualcuno le avesse infilato un tizzone ardente nel retto tanto quella penetrazione le fa male . Le sembra di impazzire per la vergogna. Ma non c’è nulla da fare e docilmente ritorna alla posizione comandata, restando ferma, mentre il dito la incula e si muove dentro di lei. è completamente soggiogata. Si sente come una cavalla alla quale sia stata messa la cavezza. Lei spalanca la bocca come un pesce fuor d’acqua. Emette alcuni gemiti, senza però osare ribellarsi. Alla fine sente le sue viscere completamente conquistate. Il lento movimento del dito assume il ritmo di un dolce cullare. Il dolore era scomparso, sostituito da un leggero bruciore e da un ancor maggiore senso di rilassamento, quasi di torpore. Visibilmente compiaciuto, il ragioniere si ritrae.
‘Può rimettersi dritta, mia cara. Inutile restare con la faccia in giù….., si volti verso di me…’
Sempre più sconvolta, Elena ubbidisce ma non senza proteggersi la fica con le mani per cercare di salvare ciò che poteva del suo pudore. Il volto dei due si illumina di un sorriso vizioso.
‘Ah, che ne è stato della signora per bene piena di superbia che è entrata in questa stanza non più di un’ora fa? Se lei potesse guardarsi in faccia, mia cara.., per non parlare del resto. Via subito le mani da lì voglio la figa all’aria .’ dice Ragaglini
‘Lei mi disgusta!’ dice Elena. L’uomo le risponde con una risata di disprezzo.
In quel momento gracchia l’interfono, era la segretaria che informava Ragaglini che c’era il capo mastro Arturo che voleva parlargli.
Elena saluta con piacere questa interruzione finalmente il terribile supplizio era finito! Finalmente poteva lasciare quel sordido luogo… Si stava già piegando per raccogliere la gonna e riassumere un aspetto decente prima che qualcuno entrasse, quando la voce di Ragaglini la gela.
‘Ma che sta facendo? Chi le ha dato l’autorizzazione di rivestirsi !’
‘Pensavo… ‘ balbetta la poveretta immobilizzandosi. Ragaglini balza su dalla sua poltrona come il diavolo dall’ inferno. Il viso rosso di collera.
‘Nessuno le ha permesso di prendere questa iniziativa!’
‘ Forse non mi sono spiegato bene,’.. tu ora appartieni a me ‘.e non farai niente senza la mia autorizzazione’. chiaro ? ‘
Tremante, e in lacrime . Elena abbasso la testa . Sapeva già di trovarsi davanti ad un maniaco sessuale. Ora, però, aveva veramente paura… quest’uomo era un forsennato pericoloso.
Intanto, Ragaglini sembrava aver ritrovato una certa calma. Risponde all’interfono
‘ Olga faccia attendere Arturo ‘.. gli devo presentare dei nuovi collaboratori ‘. ‘
Poi rivolgendosi ad Elena ‘ Su sia educata e vada a salutare il signor Arturo ‘. Mi raccomando di essere gentile è un nostro amico e in futuro
anche vostro ‘!’
Elena sente che il sangue le si gelava nelle vene. Con le labbra tremanti, scuotendo disperata la testa, supplica con lo sguardo Ragaglini che, per tutta risposta, ‘E’ un ordine.’
‘No!’ geme Elena nascondendo il volto fra le mani.
‘Noooo!. Non posso farlo. Qualunque cosa ma… ma non questo. Quel uomo mi fa schifo ‘
il corpo squassato dal pianto. Una mano le afferra i capelli e le solleva il volto, per farle guardare in faccia il suo dominatore.
‘ E l’ultima volta che succede! Sei qui a mia disposizione. Non puoi sottrarti. ‘
Elena , consapevole di non avere scelta ora stava in piedi con le mani lungo i fianchi in esposizione come una bestia al mercato. Non pensava a nulla, era rassegnata. Ragaglini si godeva questa situazione, che aveva creato a bella posta, pregustando il momento di assaporare boccone dopo boccone la degradazione della donna. Sapeva il disgusto che Arturo faceva alle donne . Spesso lo faceva partecipare ai suoi giochi perversi per umiliarle ancora di più le poverette. La prende per mano guidandola verso la porta. Sulla soglia della porta Elena cerca una piccola resistenza, senza convinzione.
Lui sarcastico ‘ Prego signora Morini si metta dritta’ prenda in mani i seni per offrili ad Arturo ” ecco così brava. Mi raccomando si presenti ‘ come la mia nuova schiava pronta a esaudire tutti desideri ‘
I due uomini si misero a ridere. Ragaglini apre la porta e con un pacca sulle natiche la spinge fuori.
Si trova nel corridoio ed ha un sussulto, quando vede a pochi metri la segretaria con l’omaccione peloso che la stanno aspettando. Si avvia verso il patibolo con passo insicuro indossando il fradicio perizoma e tenendo i seni offerti sopra il reggiseno di pizzo. Con voce tremante e gli occhi pieni di lacrime dice.
‘ Sono Elena Morini ‘..La nuova schiava del signor Ragaglini ‘..Sono a sua disposizione! ‘
A questo non le pare vero, allunga le mani sporche e pelose tirandola verso se e inizia a carezzarle i seni, le sfrega i capezzoli con il palmo delle mani stringendoli poi fra il pollice e l’indice, li schiaccia, li carezza, ne titilla le punte dure e turgide con le dita. Elena sente salire la nausea, accanto ad un uomo così lercio ma non tenta di sfuggirgli. Arturo abbassa la testa e la sua bocca aspira alternativamente l’una e poi l’altra fragola che ornano le poppe, succhiandole e mordicchiandole. La sua mano destra scende verso l’inguine, mentre con la lingua ora lecca il solco tra i seni lasciando una scia di bava salendo poi verso il collo. Ora il grassone avvicina il suo volto a quello di Elena che avverte il fiato carico di alcol .Trasale e cerca di allontanare un poco il viso da quello porcino di Arturo. Lui le strizza con la sinistra il capezzolo. Per la donna è come essere percorsa dalla corrente elettrica apre la bocca in un urlo di dolore . Arturo approfitta. Elena sente subito la sua lingua oltrepassare le labbra e volteggiare nella sua bocca. Si sente quasi mancare, quando sente la saliva mischiarsi alla sua con un sapore a dir poco disgustoso. Ma deve farsi forza e cominciare a muovere anche lei la lingua perché molli la presa sul capezzolo.
Le dita della mano destra proseguono nella loro indagine scostando le mutandine raggiungono la sua fessura. Si fermano un istante alla connessione delle grandi labbra, vicino alla clitoride intorno alla quale cominciano a girare e a rigirare poi la scappella e comincia masturbarla con lentezza calcolata. Con la lingua continua ad esplorare il viso lasciando una scia di saliva fino ad arrivare al lobo dell’orecchio che succhiandolo le sussurra con voce roca.
‘Apri bene le gambe perché possa toccarti dentro’.’ grugnisce. ‘ Ti faccio schifo’ ? Vedrai che anche tu ti piegherai’.! Ti sottometterai ai piaceri perversi, accetterai qualsiasi richiesta anche la più umiliante . ‘
Il suo faccione arrossato dall’eccitazione era contorto in una smorfia viziosa. L’uomo continua a stuzzicarle il bottone tirandoglielo con abilità e lei non può impedirsi di gemere. Il cuore le batte l’impazzata e le gambe la reggono a stento. Deve appoggiarsi con le mani alla scrivania, facendo questo si gira esponendo il suo superbo posteriore mentre nella sua visuale appare il volto della segretaria che la guarda in modo beffardo . Pudicamente, la povera Elena si protegge i seni con un braccio. Arturo si blocca a contemplare quella meraviglia di sedere, tondo , sodo e ornato da due invitanti fossette. La fessura delle natiche si incrocia con la piega orizzontale delle cosce, e il sedere ne viene fuori, sporgente e invitante.
L’uomo vizioso allunga avidamente una mano e accarezzo i glutei poi , afferrato l’elastico delle sue mutandine, lo tira con violenza verso l’alto in modo che la stoffa del cavallo si attorciglia come uno spago penetrando nella fessura del sesso.
‘Si mostri alla signora Olga,’
le ordina con tono secco. Pallida, Elena togli la mano. I suoi seni tremano lievemente a causa del respiro affannoso e questo provoca un sorriso perverso della segretaria. Questa si alza dalla sedia avvicina le mani alle mammelle che assomigliano a grosse pere, con le loro spesse punte turgide. Con uno sguardo di disprezzo se ne impossessa, sorreggendole con le mani a coppa,soppesandole e palpandole indecentemente.
‘No!’ Geme Elena fissando il soffitto e mordendosi le labbra. ‘No! Vi prego… è disgustoso quello che mi state facendo,’
Protesta con le lacrime agli occhi. Il ciccione rosso in viso e con la fronte sudata si diverte invece continuando a lapparla, come un cane fa con la sua cagna, partendo dalla nuca scende lungo la spina dorsale fino alla fenditura delle chiappe. Con le mani, l’uomo le contorna le anche scende sulle sue natiche inizia a far scivolare in basso lo slip. Lo sguardo della segretaria si posa più in basso, sulla foresta di peli del pube che contornano, umidi di umore, il solco della vulva. Poi rivolgendosi ad Arturo,
‘Questa si sta bagnando, il suo buco è tutto brillante!’
Dice con un tono di disprezzo. Con una smorfia viziosa, la segretaria introduce l’indice nella vulva
di Elena , poi lo tira di nuovo fuori con un rumore di bagnato.
‘Sarebbe un vero delitto lasciare questo tesoro soltanto a disposizione di suo marito. Sono certa, tra l’altro, che lui non ne approfitta neppure pienamente. ‘
Elena apre la bocca per protestare, ma viene riempita dall’indice pieno di succhi che la segretaria le infila dentro, andando avanti e indietro mimando un pompino
‘Su da brava succhia con queste labbra da pompinara che hai.. ‘
Intanto il grassone le sfila completamente il perizoma e se lo avvicino alle narici. Sorride, felice di poter umiliare ancora la sua vittima, poi sogghigna,
‘Non c’è che dire, si sente odore di sesso” e rivolgendosi alla segretaria
‘ Cara Olga.. questa fa tanto la schizzinosa ma poi si eccita come le più laide delle puttane ‘.
Per Elena quei commenti sono come delle frustate scoppia a piangere. I due la guardano piangere, soddisfatti e provano eccitazione.
Nel frattempo Elena si stava calmando. Sottomessa, guarda i due. Ha smesso di singhiozzare e solo dei leggeri singulti scuotono di tanto in tanto il suo seno. L’uomo con un gesto,le indica di prende posto sulla poltrona di fronte , le cosce appoggiate sui braccioli, le gambe che pendono dai due lati. Mortificata, Elena ubbidisce meccanicamente. Si vergogna in modo orribile , ma ormai si era già troppo esposta per ripensarci. In quella posizione le labbra del suo sesso si scollano con un rumore vischioso.
‘Molto bene.., culo e figa in primo piano.., perfettamente osceno.’ dice la segretaria. Affascinati, i due fissano il folto cespuglio di peli scuri che copre il pube della donna ed in mezzo ai quali brilla la fessura della fica rosa e oscena. La donna si sente morire . L’effetto per i due persecutori, che la divorano con lo sguardo, è irresistibile.Quando il grassone glielo ordina, lei comincia a masturbarsi. La sua passera si apre ancora di più e, mentre lacrime roventi le scendono lungo le gote, il suo sesso cola abbondantemente di umori. La testa gettata all’indietro, le poppe proiettate in avanti, il ventre contratto per lo sforzo, la donna si masturba con rabbia a stento contenuta, come se il piacere fisico potesse cancellare l’umiliazione. La segretaria si avvicinava lentamente, allunga le mani e tocca le soffici colline, che trasbordano, libere, dal reggiseno. Elena ha il volto contratto, gli occhi semichiusi e la bocca spalancata.
‘Adesso basta! Smetta di masturbarsi, signora Morini.’
Di malavoglia, Elena obbedisce frustrata per non aver goduto respira affannosamente, ma appena allontanato le sue mani dal proprio sesso quelle di Alfonso le rimpiazzano. Il corpo della donna si irrigidisce di disgusto al pensiero di quelle mani odiose che si stanno per posare di nuovo sul suo corpo. Chiude gli occhi, ma li deve riaprire subito a un ordine di Alfonso. Con le dita grassocce, massaggia l’ingresso vaginale, carezza le ninfe vischiose di umori, si impossessa della clitoride e la masturba pigiandola ritmicamente per farle indurire . Sotto quella oscena carezza, Elena reagisce senza riuscire ad impedire che il suo bottone si indurisca fra le dita del grassone . Il corpo la stava tradendo e lei sente il sangue affluirle alla vulva.
Sconvolta, la donna fissa il soffitto e si morde le labbra sforzandosi per non essere costretta a godere sotto quei palpeggiamenti indecenti. L’indice di Arturo entra ed esce dalla sua figa con un rumore di bagnato, simile ad una grossa salsiccia, mentre avvicina la bocca all’inguine della donna e comincia a leccarle la clitoride. Elena , ben presto, prende ad agitare i fianchi. La donna protesta, si lamenta balbettando, ma non può impedire che il piacere cominci a gonfiarle il ventre. Dopo un po’ il grassone le aspira tutto il grilletto succhiandolo con vigore, mentre l’altra si contorce sulla poltrona ormai senza controllo, piena di vergogna per l’orgasmo che stava per travolgerla. Sente, una mano scendere da dietro, fra le sue natiche, per toccare con la punta del dito, l’ano che si contrae. Era la mano di Olga,che con l’indice preme sulla rosetta plissettata e il suo dito entra di colpo,tutto intero, nel culo di Elena.
Perduta nella nebbia di sensazioni contraddittorie, la donna guarda il volto congestionato dell’ignobile individuo che ride, mentre la masturba, triturando la sua clitoride gonfia. Si lascia sfuggire un gemito, poi supplica i due di risparmiarla. La sua voce è rauca, rotta dai singhiozzi. L’uomo la costringe a restare in quella posizione, le cosce ben aperte, il suo grosso dito sempre saldamente piantato nella fica e quello della segretaria nel suo culo. Lei si rende conto che si sta aprendo perché il dito della segretaria le sta scivolando dentro più a fondo. Ora Olga comincia a far andare il dito avanti e indietro nel condotto dilatato, contempla, per qualche istante, con aria compiaciuta, quel corpo di donna umiliato, poi avvicina la sua bocca ai capezzoli e li carezza con la lingua. I due persecutori ora hanno trovato il ritmo. La segretaria , estrae completamente il dito dall’ano della donna poi ve lo rimette di nuovo con movimenti secchi e brutali che fanno sussultare Elena. Arturo continua masturbarla andando su e giù con il dito peloso nella fica. Contemporaneamente le lecca avidamente la clitoride. La lingua dell’uomo è calda e rasposa. La bestialità di quel corpaccione, le fa sembrare di essere lappata da un maiale. ‘ Sono sicuro che tuo marito non ti lecca così bene come me ‘ le dice con fare cinico. Portano avanti questo gioco guardandola in faccia giubilando, commentando ad alta voce ciò che stanno facendo, insistendo sui dettagli scabrosi. Elena, si copre il volto con un braccio. Sapevano che il suo resistere non poteva durare più oltre. Elena sì sforza di svuotarsi di ogni sensazione, di non pensare a nulla, ma non è facile sotto quei continui toccamenti. Sente con disgusto il grasso del doppio mento di Arturo pesare sulle cosce. Si bagna malgrado se stessa il piacere è più forte della vergogna .
I due sorridono soddisfatti e si danno ancora più da fare muovendo rumorosamente le dita sempre più veloce . A questo punto, il piacere travolge Elena, un orgasmo violento che spazza via una tensione erotica divenuta insostenibile. Un gemito sordo le esce dalle labbra mentre , contraendo le cosce dal piacere un fiotto erompe dalla sua fighetta. Mai… mai aveva provato delle sensazioni così bestiali, vorrebbe morire dalla vergogna.
Quando, dopo alcuni minuti, si riprende i due la guardano con un misto di ironia e di disprezzo. Riacquistando un pò di lucidità, si rende conto che era con quei due odiosi e repellenti che aveva goduto, il suo cuore non regge alla vergogna e all’umiliazione e calde lacrime di rabbia le riempiono di nuovo gli occhi. Il grassone stava sganciando le bretelle della salopette si abbassa i pantaloni ed il suo ventre deborda da sopra le lunghe mutande macchiate di giallo. Si toglie anche quelle rivelando l’enorme deretano tremolante di grasso mentre sotto la pancia prominente ondeggia una verga eretta solo a metà . Elena ha una smorfia di disgusto. Il fallo assomiglia ad una corta salsiccia rossa e grassa. Sotto, i grossi testicoli sono carnosi, con la pelle molto rugosa e quasi privi di peli anche loro ondeggiano penduli come mammelle di vacca.
Sedendosi sulla sedia dice
‘ Ed ora a noi due, carina. Ti offro l’occasione di contraccambiare il piacere ricevuto’..! Sono alcuni giorni che mi manca il tempo per fare una pulizia accurata. Su, vieni a farmi un bel bidet con la tua linguetta’..’
Elena in preda ad una crisi di nervi si mette a gridare . ‘ Voi siete pazzi ”.con chi credete di avere a che fare ‘? Non lo farò mai .. .’
Il ceffone la colpisce all’improvviso, violento. La testa viene proiettata all’indietro. Una mano le afferra i capelli e le solleva il volto, di fronte trova il ghigno di Olga che le grida.
‘E’ l’ultima volta che succede! Sei qui a disposizione. Non puoi sottrarti’
Elena scoppia di nuovo in lacrime e si abbandona sulla poltrona, singhiozzando, incurante di disobbedire ai suoi persecutori, sta lì, raggomitolata in posizione fetale, le ginocchia vicino al mento, le mani a protezione del volto, il corpo squassato dal pianto. Olga la solleva per i capelli e la trascina davanti all’omaccione.
‘Finiscila!’ dice la segretaria pizzicandole crudelmente una tetta, ‘e mettiti in ginocchio.., così ti riuscirà meglio…’
Elena ubbidisce sconfitta mentre rompe in singhiozzi ancora più forti .Il grassone allunga le gambe con le cosce simili a rami di quercia disposte ai due lati del suo volto. La donna alza gli occhi e vede avvicinarsi la verga semieretta nel suo campo visivo.
‘ Mettici molta saliva, poi ti dedicherai alle palle e per ultimo al culo. Mi raccomando! Soprattutto dentro il sedere. Voglio sentire la tua lingua entrare all’interno! ‘
Elena sente il cilindro di carne, tiepido e moscio, schiacciarsi sulla sua gota e poi anche i testicoli pelosi premere contro la sua bocca. Lacrime di amara vergogna le riempiono gli occhi.
Si accinge a fare ciò che le viene richiesto: con due dita solleva il prepuzio umido di sudore, mettendo in luce la punta del glande, L’odore acre le aggredisce le narici. e comincia a leccare. Porta via una gocciolina del sapore di urina che compare sul meato e prosegue leccando a lingua larga tutta la superficie. Pian piano entra nella parte della schiava e mette sempre più impegno a leccargli le palle, giù, giù, fino al sedere. Arturo allarga ancora di più le cosce e solleva leggermente il ventre. Elena capisce subito ciò che lui desidera. Esita con disgusto . La sua lingua scende verso il basso, fra le natiche dell’uomo, a stimolare con movimenti saettanti, la pastiglia del l’ano grinzoso e pieno di peli umidi di un sapore acre . Il grassone inizia a reagire con dei grugniti animaleschi . La sua verga si gonfia fino a diventare un’asta ritta e pulsante, spessa quasi, quanto un tappo di una damigiana.
‘Ha visto che articolo di primo ordine?’
‘Coraggio signora Morini si dia un pò da fare, sia brava! Lo masturbi quest’uccello.., lo masturbi come si deve!’
‘Avanti… masturbalo,’ le ordina Olga stringendole il polso obbligandola
a mettere le dita intorno a quel pene pulsante. Elena credete di svenire. Senza riuscire a celare il proprio disgusto, inizia a muovere le dita in su ed in giù . Si concentra sul movimento cercando di ubbidire agli ordini di Olga. Lasciando, che la segretaria guida l’altra sua mano anche sui testicoli che ondeggiano sotto il pene del grassone. Senza cessare il movimento di masturbazione, Elena comincia a palparli . Il contatto con la mano delicata lo fa fremere di soddisfazione.
‘ E’ bello da vedere, signora Morini ? ‘ le domanda con voce ironica.
‘Scommetto che muori dalla voglia di assaggiano? ‘
Elena non poteva staccare gli occhi da quel grande glande purpureo che avanza contro di lei ogni volta che la sua mano si muove in su ed in giù facendo scivolare la pelle del prepuzio lungo l’asta. Olga le spinge in basso la testa, ‘verso quel fallo minaccioso ed Elena, istintivamente, cerca di girare il volto di lato abbozzando un movimento di ripulsa non ama affatto quella pratica .
‘Avanti, … non fare la commedia. Apri la tua bella boccuccia e succhia.. !’ gli grugnisce Arturo . ‘ Mettici il massimo impegno’ ‘.
La segretaria le infligge un pizzicotto su un seno. Elena grida di dolore e Arturo ne approfitta per obbligarla, afferrandola per la nuca ad inghiottire la punta del suo pene. La donna sente il suo sapore acidulo invadergli la bocca, e già quel sapore estraneo la nausea. In preda ad una frenesia incontrollabile il grassone glielo spinge poi tutto dentro. Elena lo riceve in fondo alla gola ed ha un conato di vomito…
‘Aaah ! ”.’ sospira soddisfatto.
L’uomo glielo ha forzato in bocca fino ai testicoli ed ora lo sta facendo andare avanti ed indietro fra le sue labbra umide gorgogliando di piacere. Le tiene la testa tra le mani pelose e le fa scorrere il bastone sulla lingua, soffermandosi, quando arriva in gola, il tempo necessario a contemplare l’espressione stravolta di lei, sull’orlo del soffocamento. Sta usando la sua bocca come una vagina e gode nel vedere le smorfie di lei, gli occhi strabuzzati e gonfi di lacrime quando spinge giù fino in gola fino a farle mancare il respiro per alcuni, interminabili secondi. Va avanti così per alcuni minuti era quasi sul punto di venirle direttamente in bocca, ma trova la forza di rinunciare a quel gioco. Ora il suo glande umido di saliva dondola davanti agli occhi di Elena.
Olga le porge un bicchiere di spumante vuoto dicendo
‘masturbalo fino a farlo venire in questo bicchiere ‘non perdere una goccia mi raccomando.’
Elena non capisce, ma grata di non dover più tenerlo in bocca, continuo con ambo le mani a masturbarlo accelerando . Con gli occhi fissi su quel grande glande purpureo che avanza contro di lei ogni volta che la sua mano si muove in su ed in giù facendo scivolare la pelle del prepuzio lungo l’asta. L’uomo si irrigidisce cercando di ritardare l’eiaculazione. La donna capisce, da come il fallo pulsa, che il grassone non ci avrebbe messo molto a venire. ‘
Guardami! Sto per godere’. ‘Le ordina l’uomo
D’un tratto, con un muggito di foia , Alfonso si immobilizza scuotendo tutto il suo grasso. Una crema vischiosa comincia a riversarsi dentro il bicchiere ,Il getto è copioso e prolungato come se l’uomo non avesse eiaculato da molto tempo. Gli schizzi vanno man mano scemando, mentre sente che la grossa verga si andava ammosciando. Il porco una volta finito si diverte a carezzarle le gote rosse come il fuoco con la punta umida del glande. La donna si sente terribilmente umiliata. La segretaria prende il bicchiere pieno dalle mani di Elena e lo posa su un vassoio dicendo con un sorriso sarcastico
‘ su da brava ora puliscilo bene’. Non vorrai che il signor Alfonso si sporchi’.’
‘Scappuccialo e puliscimi le ultime gocce ‘ ribatte il grassone.
Una richiesta alla quale Elena si piega senza discutere, ormai completamente sottomessa.., vinta . Con una smorfia di disgusto, raccoglie tra indice e pollice la verga ormai molle che pendeva appoggiata al sacco dello scroto la porta all’altezza della sua bocca e comincia a leccarla, prima sul prepuzio e poi attorno al glande raccogliendo alcune gocce di sperma che ancora fuoriescono. Cerca di consolarsi pensando che almeno non era stata costretta a prendere tutto il liquido in bocca. Sente lo sguardo vizioso dei due sulla sua pelle nuda. Olga le fa cenno di alzarsi e lei si mette in piedi cercando pudicamente, di proteggersi i seni con un braccio mentre torna a mettersi una mano davanti al pube per coprirlo. La segretaria prende altri quattro bicchieri un secchiello con ghiaccio e una bottiglia di spumante. Il tutto lo appoggia sul vassoio insieme al bicchiere pieno di sperma.
‘ Cara Elena ora andiamo di là che dobbiamo festeggiare’..su da brava cameriera prendi il vassoio ‘..’
Elena si invia con il vassoio in mano verso l’ufficio di Ragaglini .Mentre Arturo rivestitosi , prima di andare alla porta per uscire, si avvicina alla donna e le infila la lingua in bocca palpandole i seni per un’ultima volta. Elena resta dì ghiaccio: dopo ciò che aveva subito queste erano bazzecole.

Olga apre la porta e la invita ad entrare nel ufficio e lei la segue. Il ragioniere e Ragaglini stanno parlando tranquillamente con l’imbarazzato marito di Elena gli stanno illustrato cosa avevano in menta di fare con lei.
Ovviamente non sarebbe più stata in condizione di rifiutare nulla, anzi sarebbe stata pronta ad allargare sempre più i confini della sua sottomissione.Toccarla,scoparla,punirla,umiliarla,esibirla insomma disporre di lei a loro piacimento. La educheranno alle più sottili perversioni cui si possa sottoporre una persona fino al punto di annullarla nelle loro mani trasformandola in oggetto di piacere.Elena entra tenendo tra le mani il vassoio con i calici e la bottiglia. Vede
Ugo, il marito che tiene lo sguardo fisso sul pavimento e sembra completamente assente con un’espressione da cane bastonato.
‘Che piacere che mi fa, rivederla, cara signora Morini !.. stavamo appunto spiegando a suo marito cosa avevamo in programma per lei’. Perché non appoggia il vassoio sul tavolino e ci raggiunge ‘?’
Non fa in tempo ad appoggiare il vassoio che sente delle risate e dei fischi, Sollevandosi di scatto ha la sorpresa di essere esposta come in una vetrina. Infatti, all’esterno si trova un furgone parcheggiato con sopra seduti gli operai d colore e anche Arturo. Questi si stanno passando le sue mutandine ad uno ad uno annusandole e ridendo sguaiatamente. Lei ha un soprasalto di vergogna e si copre le tette e il suo sesso. Ragaglini le va incontro le prende un braccio e lo scosta dalle tette senza trovare opposizione. Fa lo stesso con la mano con cui si copre il sesso. Tra i fischi ora si lasciava interamente esibire poi la prende per la vita e la spinge verso la sua scrivania. ‘Salga là sopra, in modo che i nostri ospiti possano vedere bene.’ Rassegnata, si arrampica sul mobile cercando di non pensare a nulla mentre all’esterno la fissano con gli occhi che brillano di desiderio. Evidentemente turbati da quello spettacolo, alcuni sollevano il bacino portando volgarmente la mano sulla patta indicando l’uccello che deformava il davanti dei pantaloni.
‘In posizione’
Elena rivolge uno sguardo supplichevole a Ragaglini che, intanto, aveva ripreso possesso della sua poltrona facendo un sorrisetto cattivo.
‘A quattro zampe prima di tutto… così, come una cagna…. inarchi meglio la schiena.., metta in mostra il sedere… deve fare in modo che il solco delle natiche sia altrettanto accessibile alla vista che la fenditura della sua vagina.’
Elena, ubbidisce meccanicamente il culo rivolto verso gli spettatori in maniera da mostrare completamente l’ano e la fica. La donna cerca di mantenersi calma. Sente l’impulso di fuggire e si sforza di controllarsi. Tanto sapeva bene di non avere scampo. L’uomo pizzicandola sulle cosce la obbligo ad allargare ancora di più le ginocchia tremanti.
‘Molto bene.., culo e figa in primo piano.., perfettamente osceno, ecco la nostra altera signora Morini ‘. ‘
Elena ha le lacrime agli occhi i suoi seni ballonzolano dal suo torace come due pere mature. Sente che i peli della figa le si scollano e un soffio di aria tiepida le carezza la carne interna e sensibile della vulva.
La donna può vedere, alla rovescia, mentre guarda, a capo in giù, attraverso le proprie cosce divaricate che quelli all’esterno dalla posizione in cui si trovano hanno piena visuale, fra i peli scuri del suo pube, della spaccatura rosa della sua vulva, perfettamente oscena. Spostando la poltrona il vecchio vizioso si alza piazzandosi a fianco carezzandole la schiena dicendo con la sua voce odiosa.
‘Guardate che deretano meraviglioso, liscio, pieno. E guardate adesso che le apro le natiche come la nostra Elena subisce senza protestare…’
Si diverte a metterle oscenamente l’ano allo scoperto ordinandole di spingere fuori il buchetto del sedere. Per eseguire è costretta ad appoggiarsi con la gota al ripiano della scrivania. In questa posizione degradante sente che il suo orifizio anale si spalanca. All’improvviso Elena sobbalza. Ragaglini le sta posizionando l’involucro in alluminio di un sigaro al centro dell’orifizio anale, proprio nel piccolo cratere violaceo.
‘No! La prego… è disgustoso quello che mi sta facendo,’ protesta lei con le lacrime agli occhi. Ha la sensazione che l’oggetto non sarebbe mai riuscito a penetrarla. Ma quando l’uomo spinge con forza il cilindro comincio, implacabile, a scivolare dentro. Lei si sforza a rilasciare i muscoli dello sfintere mentre l’oggetto trova la sua strada nel retto che si apre. All’inizio non sembra doloroso mo dopo alcuni centimetri , tuttavia,
questa sensazione si muta in supplizio come se la stessero impalando. Spalanca la bocca dal dolore e dallo stupore e in quell’istante con crudeltà
calcolata Ragaglini le infila di colpo ciò che restava del fallo posticcio in fondo al culo e velo lascia. Elena lancia un grido acuto.
‘La signora è ancora un po’ stretta di culo,’ dice ironico rivolto al marito.
‘Si capisce subito che non ha l’abitudine di farsi sodomizzare.. …non ti preoccupare Ugo ci penseremo noi ad aprirla ‘.. ‘
L’uomo, si allontana un po’ dalla scrivania , come per permetter di osservare meglio l’oscenità dello spettacolo che stava offrendo .Chiappe divaricate con figa e ano esposti come mai e il cilindro piantato in culo . In lontananza le pare di sentire delle risa e degli applausi di sicuro erano gli operai all’esterno. Ad Elena incominciano a scendere grosse lacrime di rabbia e impotenza. Lei è ferma nella medesima posizione, tutto il corpo trema scosso dai singhiozzi. Come per consolarla, Ragaglini le posa una mano sulla spalla sotto lo sguardo divertito del ragioniere, che fino ora rimasto in disparte, si sta avvicinando. Giunto di fronte con mani eccitate l’uomo comincia a palparle i seni con una , mentre con l’atra intanto le carezza la testa arruffandole i capelli amichevolmente, come a una cagnetta obbediente. La vista di quella donna madre di famiglia, nuda in ginocchio davanti a lui, lo faceva fremere. Afferra la mano affusolata dalle dita delicate ornate dalla fede nuziale e la costringe a spostarla fino all’apertura dei pantaloni . La donna non poteva non comprendere cosa si esigeva da lei.
‘No.. non voglio.., io…’
La mano sul seno, distrattamente, va a cercare un capezzolo, pizzicandolo. Con la morte nel cuore, la donna tocca il sesso dell’uomo attraverso la stoffa, prima il grosso sacco de testicoli, poi la verga dura che gonfia il tessuto all’altezza della tasca dei pantaloni. Elena crede di svenire. Senza riuscire a celare il proprio disgusto, apre con le mani la patta dei pantaloni e insinua la punta delle dita sotto le mutande del ragioniere che si lascia sfuggire un sospiro di impazienza. Il contatto con quel membro tiepido e rigido le fa l’effetto di una scarica elettrica. Ritratta la mano ma poi, spaventata dalla reazione che potrebbe avere il ragioniere dal suo stesso gesto, la infila di nuovo dentro la patta per liberare, dalle mutande, la grossa verga di carne pallida dalla punta rosata. Lei stava osservando ipnotizzata il bastone di carne nodoso e grosso . Era di notevoli dimensioni, maggiori di quelle del marito. Stava ancora esitando e lui le fa cingere lo stelo con le dita ‘Guarda quello che stringi in mano! ‘ le sussurra all’orecchio. ‘E bello da vedere, signora Morini? ‘ Le domanda con voce ironica. La chiama col cognome per ricordarle che era passata dal rango di moglie irraggiungibile a quello di puttana, e per ricordarle che stava tradendo il marito seduto li vicino. ‘Sono sicuro che la tua fica si sta bagnando alla vista di questo bastone ! ‘replica con un pizzico di cattiveria. ‘ Se le dessimo un’occhiata, tanto per sincerarcene? ‘
Ragaglini che le sta dietro con i due pollici divarica le grandi labbra e le mucose si distendono aprendosi come una ferita violacea nel mezzo del pube ricciuto. Elena si lascia sfuggire un accorato singhiozzo. La sua carne si spalanca vergognosamente davanti agli occhi sgranati dell’uomo. Con la punta delle dita sfiora le mucose per verificarne l’umidità. ‘Ma signora Morini , lei è bagnata fradicia’! Caspita… Ugo se sapessi come è bagnata! Sembra proprio che anche lei ci provi gusto .’ I due aguzzini ridono sguaiatamente. Elena , stringe i denti cercando di resistere per non dare soddisfazione a quei due depravati . Si rende conto che dopo tutte le manipolazioni subite nelle ultime ore non avrebbe potuto resistere molto prima che l’orgasmo le esplodesse nel ventre. Ragaglini le sta ora palpando la bernarda con una mano , andando ad individuare il grosso bottone della clitoride che si erge insolente in mezzo alle ninfe umide. Delicatamente e con una finta aria scandalizzata, lo stringe fra il pollice e l’indice.
‘Un bel pezzettino di carne,’ ridacchia. ‘Non c’è da stupirsi che sia così viziosa. Se è questo che vuoi non aver paura, ci penserò io a farti godere.’
Le scappuccia il piccolo dardo. Nel mentre con l’altra mano riprende il tubo in alluminio piantato nelle viscere e inizia a muoverlo avanti ed indietro come se fosse un vero fallo . A questo punto, Elena cerca di sfuggire a quelle mani che la precipitavano nella vergogna più abietta. Il ragioniere però interviene immediatamente ‘Su, fai la brava. Con tutto l’impegno che ci mettiamo per soddisfarti… E poi non stare con la testa bassa. Guarda tuo marito voglio che lo guardi negli occhi soprattutto quando cominci a godere.’
Ragaglini si mette a masturbare con lentezza il piccolo bottone scarlatto. Elena non ha mai conosciuto niente di più umiliante. Lo sguardo ironico dei due uomini quando il cappuccio della clitoride scivola con un sottile rumore osceno, è un supplizio insopportabile. Ragaglini accelera i due movimenti, sempre fissando trionfante la donna le cui gambe hanno preso a tremare.
Sommersa da una vergogna indicibile, Elena sente il cuore batterIe in petto come impazzito mentre qualcosa di tiepido ha preso a colarle dalla vagina lungo l’interno delle cosce. L’orgasmo la coglie all’improvviso, come un’onda immensa e schiumosa, sommergendola completamente e lei grida il suo piacere con tutto il fiato che aveva in gola afflosciandosi sulla scrivania. Il suo corpo è scosso da fremiti e i suoi occhi pieni di lacrime di umiliazione. Intanto, i due uomini ridono con aria cattiva. Per un po’ rimane così, piegata sulle ginocchia, le natiche oscenamente esposte. Teneva il volto chino dalla vergogna, timorosa di incontrare lo sguardo di suo marito. Subito dopo le mani di Ragaglini l’afferrano per le anche tirandola indietro fino a farla sporgere un poco oltre il bordo della scrivania.
‘Questo ti rinfrescherà un poco mia bella, visto che hai la figa in fiamme.’
Elena è colta dal panico quando la punta del fallo le tocca l’apertura della vulva. Con le gambe tremanti, cerca istintivamente di ritardare il momento fatidico della penetrazione ma lui la tira a sé con tale forza che non può resistere. Con un movimento secco la impala in un solo colpo. Lei vacilla dalla sorpresa, spaventata dalla grossezza di quel fallo. Il mostro si stava impossessando di lei, entrava ed usciva dalla sua figa con grandi rumori osceni.
‘No… non così forte.., non così! E disgustoso… lei mi sta violentando! ‘
grida più per l’umiliazione che per il dolore. L’uomo è troppo eccitato per prestarle attenzione. Tirandola per i fianchi la scopa furiosamente. Il pene di Ragaglini è lunghissimo e lei se lo sente urtare contro il collo dell’utero. A grandi colpi, rapidissimi, l’enorme uccello la spinge verso l’orgasmo. Mentre la chiava, l’uomo le afferra i seni e glieli strizza rudemente. Contro la sua volontà, il suo corpo rispondeva di istinto a quei movimenti. Nella stanza si udiva il rumore della respirazione affannosa della donna . Ragaglini rivolto al ragioniere ‘Che cosa aspetti? Mettiglielo in bocca fatti fare un pompino” Con una mano,il ragioniere , le prende i capelli ricci ed abbassa la testa in maniera che la sua bocca si trova davanti al suo cazzo ritto e pulsante . ‘Penso che sia inutile darti delle spiegazioni’ Su, mia bella, fammi vedere che cosa sai fare” le dice spingendole il glande rubizzo fra le labbra frementi. Elena ormai senza più reazione, chiude gli occhi ed apre la bocca. Con una risataccia, l’uomo le infila dentro l’uccello fremendo dal piacere, esaltato dal contatto della lingua umida e calda le forza la verga in fondo alla gola, togliendole il respiro. L’odore acre del suo glande le aggredisce le narici.
‘Ah! Che delizia! ‘ L’esclamazione esce dalla bocca del ragioniere . Aveva avuto molte occasioni di essere succhiato, e da molte donne, di ogni tipo, ma mai da una come questa, sposata, e piegata fino all’abiezione. Le da una voluttà insolita pensare alla umiliazione che era sottoposta la donna davanti al marito. Lui incomincia ad andare avanti ed indietro facendo scivolare l’uccello fra le labbra e sbattendone la punta contro il palato. Osserva , l’eccitante spettacolo del suo sesso che scompare e ricomparire fra quelle labbra , ‘succhi bene, signora Morini, forse dopo farò le mie congratulazioni a tuo marito, ma attenta a non spelarmi con quei bei dentini. ‘
Elena non sente le parole di incitamento: respira affannosamente. E’ schiacciata tra i due, riempita in tutti i suoi buchi. Nel culo piantato in fondo
l’involucro di alluminio, nella figa il cazzo di Ragaglini che lo affonda con furia e poi lo ritira per immergerlo di nuovo nella sua fessura bavosa che si è enormemente allargata. Accordando i loro movimenti, i due cominciano a scoparla nella bocca e nella passera mentre un forte odore di sesso e di succhi femminili invade l’ufficio.
‘ Lo senti tutto, eh, puttana? La tua grossa sorca non aspettava altro… non è vero porcona? Ploc… ploc… non lo senti che rumore osceno fa il mio uccello mentre ti fotto…? Ti sta entrando nella figa come nel burro!’ Lacrime amare sgorgano dagli occhi di Elena. Le pareva di essere diventata solo un oggetto, un ricettacolo di sperma, un buco da fottere . I gemiti sordi che sente sono i suoi, gemiti di vergognoso piacere che non riusce a soffocare , mentre sente nel suo ventre quel grosso arnese che la scanala. Ragaglini e il ragioniere accelerano il loro ritmo ormai eccitati fino al delirio
‘ adesso non fai più tanto l’orgogliosa. Se tu potessi vederti come sei oscena ‘. non cercare di trattenerti, non ti servirebbe a niente. Avanti, vieni, godi! Godi davanti a tuo marito..’
Elena lancia un grido acuto, mentre gli occhi le si rivoltano nelle orbite. L’orgasmo si sta abbattendo su di lei come una bufera. In quello stesso istante, il ragioniere ha un sussulto e le spinge con forza l’intero uccello in fondo alla bocca fino ai testicoli . Subito dopo avverte il getto poderoso di sperma schizzarle in gola. Teme quasi dì soffocare dato che quello continua a tenerla per i capelli in mondo che lei non potesse sputare lo sperma. Disgustata, è costretta a deglutire più di una volta per ingoiarlo tutto. Piantato nella sua gola, quel bastone di carne pulsante non la smette più di emettere getti di sborra provocandole dei violenti conati di vomito. Elena è stanca, psicologicamente stremata, succhia ancora un poco la grossa verga che si andava ammosciando prima di espellerla con una smorfia di disgusto. Nel frattempo come in trance dimena la passera come in una danza su quell’ uccello che ancora le pistonava. Ragaglini continua a chiavarla simultaneamente nei due buchi con il cazzo e con il dildo sincronizzandosi con il movimento delle due penetrazioni mentre, dalla gola di lei , uscivano dei rantoli sordi . Li a poco, nonostante la volontà di essere indifferente, Elena sente di nuovo montare dentro di sé le onde del piacere. Il suo respiro si fa affannoso.
All’ improvviso si immobilizza, con la bocca spalancata e, in quello stesso istante, Ragaglini riversa tutto il suo sperma. La donna sente una serie di schizzi inondarle la vagina . Elena ha l’impressione che un fiotto di vergogna la sommerge. Come folgorata gode anche lei in una specie di delirio sconvolta da un ennesimo orgasmo osceno. A quel piacere incredibile segue subito un senso di grande vergogna. Si detesta, si disprezza. Non riesce a spiegarsi come ha potuto abbandonarsi in quel modo fra le braccia di quei due bruti. Sporcata ed umiliata, si affloscia sul ripiano della scrivania colta da contrazioni terribili. Cade in uno stato comatoso in una sorte di trans, quando riprende conoscenza i due uomini si stanno riaggiustando i pantaloni.
‘ Si alzi pure, cara signora Morini.., la mia scrivania non è un letto!’
A queste parole Elena si sente invadere da un odio terribile, ma stringe i denti per controllarsi e non far vedere a quel porco quanto fosse ferita. Con un movimento contratto, data la posizione a cui era stata costretta nel coito, si alza dalla scrivania. La parte bassa del corpo le doleva.
Ingoiando lacrime di vergogna, scende dal ripiano. Il fallo artificiale la disturba. Ad ogni movimento il dildo piantato nel culo le risale sempre più all’interno come se venisse aspirato. Cerca di camminare a gambe larghe muovendosi in maniera meno goffa e ridicola possibile per evitare di essere derisa. ‘ le proibisco, mi sente bene, le proibisco tassativamente di estrarlo prima di arrivare a casa. Voglio che lei assapori ancora un po’ il piacere di avere il culo riempito ‘ dice Ragaglini .
Le lacrime le rigano ancora le guance mentre si riveste. Ignorando lo sguardo dei due che la fissano mentre lei si infila la gonna. Si rimette addosso quello che vede per terra, confusa e desiderosa di levarsi da quella stanza al più presto. Mentre si infila la gonna dal suo sesso dischiuso cola un misto di sperma e di succhi vaginali che le scende a rivoli lungo le cosce. Si sente sfinita, sporca e piena di vergogna.
Dopo essersi rimessa la giacca del tailleur finisce di sistemarsi alla bella e meglio.
‘Non così in fretta, signora Morini.. .! Dobbiamo ancora brindare alla nostra nuova amicizia ‘.’
Lei gli lancia uno sguardo diffidente e l’odioso ragioniere le risponde con una risatina ironica sollevando la bottiglia di spumante dal vassoio. Capisce che non era finita che quel vecchio scheletrico e sadico le sta tendendo una trappola anche se non sa quale. Intanto, con il solito sorriso odioso, Ragaglini solleva dal tavolino il vassoio con i bicchieri appoggiandolo sulla scrivania.
Con disgusto nota ancora la presenza del bicchiere pieno di seme del capocantiere . Questo le ricorda tutte le umiliazioni subite da quando era entrata in questo ufficio. Ora il ragioniere versa lo spumante nei bicchieri
compreso in quello con il seme di Arturo. Poi li distribuisce ad uno ad uno ai presenti. Quando arriva il turno di Elena questa vede passare nelle sue mani il bicchiere pieno di liquido biancastro e viscido. Capisce subito cosa le viene richiesto.
‘No… ‘ fa lei incredula cercando di ribellarsi. ‘ Ma voi siete pazzi! ‘
‘Avanti brinda con noi ‘.! Non ci vorrai essere irriconoscente dopo che abbiamo dato un lavoro a tuo marito’? ‘ Poi rivolto a Ugo ‘ Anche tu.. Su un bel brindisi al nostro futuro in famiglia ..! ‘
I due uomini avvicinano i loro bicchieri a quello di Elena aspettando con un sorriso sarcastico l’ultimo bicchiere . Ugo ancora intontito dagli avvenimenti successi avvicina stralunato anche il suo bicchiere unendo così tutti e quattro per il fatidico brindisi. Poi Ragaglini stringendo la mano tremante di Elena, le fa portare il bicchiere pieno di semenza alle bocca. Ormai incapace di ogni resistenza accettando con le lacrime agli occhi il suo infame destino si piega, alla fine, per posare le labbra sul bicchiere apre la bocca e inizia ad ingoiare il liquido. Una nausea brutale le torge lo stomaco. Riesce a stento a controllare il desiderio di vomitare .
‘ Su da brava finisci tutto ‘.non sprecare anche una goccia, non vorrai offendere Arturo’..? ‘ Così dicendo la forza ad inclinare l’orlo del calice fra le sue labbra. Con disgusto continuando a reprimere i conati di vomito Elena viene obbligata a inghiottire fino all’ultima goccia.
‘ Visto che poi non è stato così difficile ‘.’ Le dice sorridendo Ragaglini.
Elena ha ancora la bocca sporca di sperma che questo porge loro la mano e li saluta in modo sbrigativo quasi seccato della loro presenza.
‘Mi scuserete se non vi riaccompagno alla porta ma è già molto tardi e mi resta parecchio lavoro da fare.’
Ferita nel profondo, Elena getta ai due uno sguardo di disprezzo. Senza più guardarli, i due si mettono a discutere su un problema del cantiere . Dopo tutto ciò che era accaduto, li congedavano come gli l’ultimi . Comunque fosse ora potevano finalmente andarsene. Si avviano verso la porta, ma prima di varcare la soglia, la voce di Ragaglini li ferma.
‘ Signora Morini domani si tenga libera perché verrà contattata dalla mia segretaria per istruirla meglio su cosa ci aspettiamo da lei’Mi raccomando si ricordi i patti’. faccia tutto quello che le ordina Olga .Mentre tu Ugo domani mattina puoi presentarti ad Alfonso ti darà informazioni sul tuo nuovo lavoro” Poi alza la testa dalla pratica sulla scrivania ‘Non vi dimenticate qualcosa? Grazie… mi aspetto almeno che mi diciate grazie, visto il nostro impegno nell’ aiutarvi .’ Questo è per i due la più umiliante delle punizioni dopo quello che quei due pervertiti hanno costretta a fare ad Elena. Ferita nel profondo, Elena getta uno sguardo di disprezzo.
‘Certo, perché no . Grazie… grazie signor Ragaglini !’ Dice e poi si gira uscendo dalla porta. Nonostante la dolorosa sensazione di bruciore che il cilindro, infilato nel retto , le procura, Elena cerca di camminare il più diritta possibile , per non dare adito ad ulteriore scherno da parte della segretaria che la guardava uscire. Dalle sue cosce saliva un acre odore di sesso, dovuto agli umori che si stavano asciugando macchiando anche il tessuto della gonna. La segretaria Olga la fermo con un sorriso ‘Non si sente bene, signora Morini’..? ‘ Elena era pallida , i capelli disfatti le ricadono, in grumi umidicci, sugli occhi.
‘ Si ricordi del numero di cellulare in modo che la posso sempre
rintracciare ‘..! ‘
Elena si ferma appoggiandosi alla scrivania per il fastidio che gli da il cilindro piantato nel culo e gli detta il nr.. Esce , superando il portone di ingresso e divorando le scale di corsa, attraverso il cortile per raggiungere la vettura.
‘ Allora ci vediamo domani mattina” ‘
Riconoscendo la voce lei sussulta. Con il cuore in tumulto, Elena alza gli occhi vedendo Arturo che si avvicina con la sua andatura da orso con a fianco un cane lupo . Con le gambe molli e l’angoscia che le divora il ventre, si appoggia alla macchina. Più i minuti passavano e più il suo sfintere martirizzato la faceva soffrire. Bisogna che se ne liberi il prima possibile. L’ omaccione la raggiunge rivolgendosi a Ugo ‘ Domani mattina alle 7”’!’ Nel mentre il cane si avvicina alle gambe di Elena strusciandosi contro come fanno spesso, in maniera disgustosa e viziosa. Sembra che sente anche lui l’odore che il suo corpo emana, un odore di femmina che si è appena fatta scopare.
Il cane alza la testa e Elena avverte sulle sue cosce il respiro del cane mentre il suo muso umido la fruga facendola trasalire.
‘ Si direbbe che lei ha appena fatto una nuova conquista.. ! A Black piacciono le belle signore profumate. Sono certa che diverrete amici. Forse addirittura degli amici intimi…’
Elena si sente impallidire e, con un gesto brusco, lo spinge via da sé entrando velocemente in macchina. Poi rivolgendosi a Ugo ‘ Spero tu non sia geloso… ‘
Con una risata volgare si gira e torno sui suoi passi , seguito dal cane che guaisce scodinzolando. Ugo sale in macchina e velocemente si allontanano per ritornare a casa.
L’uomo guarda fisso la strada cercando di non pensare a quello che era successo. Il silenzio avvolgeva l’abitacolo con i coniugi Morini
Ciascuno immerso nei suoi pensieri. Elena continua a sentire l’odore che il suo corpo emana . Mentre la macchina corre, la donna non riesce a scollarsi di dosso una sensazione di sporcizia che pareva essersi attaccato alla sua pelle. Allora, disperata, scoppia in singhiozzi. Nei fatti, sarebbe stata lei a dover pagare, con il proprio corpo, gli errori di suo marito. Era da anni che lo spronava a trovare un’ altro lavoro più sicuro, ancora quando i sentori della chiusura dell’azienda di Ragaglini erano all’inizio. Lui per pigrizia oppure per mancanza di coraggio non l’ha mai ascoltata. Elena si volta verso il marito in preda ad una rabbia a stento trattenuta ‘ Sei rimasto li senza fare niente’. Senza reagire mentre venivo violentata da quei bruti ‘Cade fra loro di nuovo un lungo silenzio. Ugo evita di guardare la moglie fissando il traffico davanti a se.
Anche lui pieno di rabbia e rimorso perchè costretto ad assistere , senza poter far nulla. ‘ Cosa potevo fare’.. Sai anche tu che persona è Ragalgini ‘Con il potere che ha in città ci avrebbe distrutti pensa anche a nostre figlie ‘.!’
Con gli occhi chiusi , la donna vede ripassare, nella mente sconvolta, tutte le orribili angherie che aveva dovuto subire. Certo pensa la famiglia, la sua vita. Aveva cercato di rendersi indipendente dai genitori per poter rimanere in città, mentre loro, dopo la pensione, si ritirarono nel paese in campagna. Per questo aveva voluto con tutte le forze il suo matrimonio con Ugo, e poi le figlie, per crearsi qualcosa di suo, di rispettabile. Ora tutto le stava crollando sotto i piedi come un castello di sabbia travolto dalla marea. Un profondo senso di nausea e di vergogna la stava invadendo soprattutto ripensando all’orribile piacere che era stata costretta a provare . Di tutto ciò che le era accaduto quella era la cosa peggiore, il fatto che il suo corpo aveva ceduto contro la sua volontà costringendola ad umiliarsi davanti a quei maiali che l’hanno usata e derisa a loro piacimento. Ne era così angustiata che, arrivata a casa va subito in bagno, apre i rubinetti della vasca e si spoglia. Vuole subito farsi un bagno per cercare di cancellare dal suo corpo i segni della sua resa.
Aspettando che la vasca si riempie di acqua, si accuccia sul bidet. Con le mani allarga le chiappe e poi si contorce cercando di spingere sperando di espellere fuori il cilindro che le era rimasto nell’ano. Non ottenendo alcun risultato comincia allora a spingere con i muscoli addominali. Con i polpastrelli poteva ora sfiorare il finto fallo inserito nella sua cavità anale orribilmente dilatata.., ma senza poterlo afferrare . Scoraggiata, si mette a maledire Ragaglini ad alta voce. Si asciuga il sudore che le imperla la fronte con il dorso della mano e poi, con una smorfia, ricomincia da capo. Questa volta, le sue unghie arrivano ad uncinare meglio la parte posteriore del contenitore in alluminio , con precauzione, facendo bene attenzione a non lacerarsi inserisce due dita nello sfintere cercando di agganciarlo . Soffre un vero martirio ogni volta che ritira le dita perché le pareti sono irritate. Il sudore le inonda il viso e si sente soffocare. E’ un lavoro lungo e penoso e dopo ripetuti tentativi riesce alla fine ad afferralo meglio e tirarlo fuori con un sospiro di sollievo. Man mano che esce si sente svuotare. Resta un istante immobile a contemplare, con aria inebetita, quel grosso cilindro di alluminio . Non riesce a capacitarsi come una fessura così stretta come l’ ano di una donna possa contenere un ingombro così massiccio. Poi entra nella vasca lasciandosi avvolgere dall’ acqua, bruciante e profumata, che deterge il suo corpo dalle tracce immonde dello sperma. A lungo lei si insapona la vulva e l’interno delle cosce doloranti. Ma la sensazione di sporcizia non svanisce le resta attaccata sotto la pelle sorniona e disgustosa. Uscita dalla vasca, avvolta in un accappatoio rosa si siede sul bordo del letto, si mette a piangere, ma le lacrime non mutano la situazione. Comprende, allora, che per lei le cose non sarebbero più state come prima ed a confermare a se stessa questa sensazione, si scosta i bordi della vestaglia di seta e si tocca i peli umidi del pube. La vulva le faceva ancora male e lei passa e ripassa leggermente il dito fra le labbra arrossate, trattenendo il respiro. Ogni volta, uno spasmo doloroso la costringono a contrarre le reni . Ogni volta, i suoi grossi seni oscillavano sul busto. Era la sua maniera di punirsi per ciò che aveva fatto. Chiude gli occhi e le immagini oscene appena vissute le tornano alla mente. Come in una grande onda viene invasa dal ricordo lancinante delle carezze, dei palpeggiamenti, delle umiliazioni, del sordido stupro che aveva subito. Quello che più detestava era la reazione incontrollata del suo corpo, il piacere ignobile che aveva provato… Come aveva potuto accettare di sottomettersi alle sadiche richieste di quelle persone così perverse ? Mentre si fa questi rimproveri, continua a toccarsi la vulva. Ha preso un tubo di crema ammorbidente dal cassetto del comodino e se ne spalma un poco sulla carne congestionata. Fisicamente e moralmente a pezzi Elena si butta sul letto e comincio a piangere disperatamente. Quella notte fece una grande fatica ad addormentarsi mentre continuava a pensare alle umiliazioni che Ragaglini le aveva inflitto. Aveva pianto talmente che le sue palpebre erano gonfie ed arrossate chiedendosi che cos’altro quel depravato possa avere architettato.. Al mattino presto del giorno seguente sente chiaramente Ugo alzarsi farsi la doccia e dopo essersi vestito uscire per l’appuntamento con il suo nuovo lavoro. Sepolta sotto le coperte, ancora sfinita e dolorante per quanto accaduto, non ha alcuna voglia di alzarsi per andarlo a salutare e decide di cercare di dormire ancora un pò. Verso le nove, si alza e chiama al lavoro comunicando che si prenderà dei giorni di ferie almeno fino a fine settimana. Nelle condizioni psichiche in cui si trova non si sente proprio di andare al lavoro. Mette giù la cornetta del telefono e sente suonare alla porta. Chiedendosi chi può essere a quest’ora del mattino va a rispondere al citofono.
‘ Buon giorno sono Olga la segretaria del dottor Ragaglini ‘.’
Elena trasale, si era completamente dimenticata dell’appuntamento che aveva con quella megera. Cosa vorrà adesso? Perché non la lasciano in pace? Fa scattare il cancello d’ingresso e si precipita in bagno per sistemarsi un po’ alla meno peggio. Poi si infila la vestaglia e va ad aprire la porta trovando davanti la segretaria che senza aspettare un cenno entra nel soggiorno e liberatasi dell’ impermeabile, lo lancia con indifferenza sul bracciolo di una delle poltrone di alcantara verdi che arredano il salottino.
Lasciandosi cadere sul divano sorride con il suo volto pesantemente truccato. ‘
Eccoci qua ‘. . Oggi iniziamo il tuo addestramento ‘..Il dottor Ragaglini mi ha chiesto espressamente di occuparmi di te. Dobbiamo andare in città a fare alcune commissioni”Con un sorriso di scherno sulle labbra continua ‘ su vatti a sistemare.. mentre ti aspetto ,vedo cosa puoi indossare .. ‘
Elena entra nel bagno e si infila sotto la doccia in preda a pensieri inquietanti, cosa avrà escogitato la megera per avvilirla ed umiliarla , poi indossa il suo accappatoio e si dirige verso la camera da letto, dove trova la segretaria che sta passando in rassegna i suoi abiti ordinatamente allineati nell’armadio,ne prende uno a caso ma lo rimette subito al suo posto con una smorfia di disgusto dicendo:’Decisamente non hai nulla che valga, nel tuo guarda roba, solo abiti da educanda e pizzi della nonna! Il dottore mi ha chiesto di porre rimedio anche a questo. ‘Poi con un tono perentorio le ordina ‘Levati gli slip e aspettami qui che ho qualcosa per te, un regalino da parte del dottore Ragaglini ‘ Elena non pensa neppure di potere disubbidire e si fa scivolare le mutandine giù per le gambe, si sente morire di vergogna e non può fare a meno di arrossire. Poco dopo Olga ritorna e, con la borsa .Vedendo, Elena nuda seduta sul letto disfatto con le guance in fiamme per la vergogna commenta soddisfatta:’Bene, mi fa piacere che impari in fretta. Guarda che cosa ho qui per te.’ Elena sussulta di orrore. Con uno sguardo di sfida la segretaria le mostra un fallo artificiale enorme con il glande perfettamente disegnato e dalla cui base partono quattro strisce di cuoio nere. Poi, sempre con lo stesso sguardo di sfida, si siede sul letto accanto e lei e infila il dildo fra le cosce indirizzandone la punta dell’oggetto sulla vulva. . Lacrime di umiliazione stanno salendo agli occhi di Elena, mentre le carni si aprono con difficoltà. Vista la resistenza alla penetrazione dello strumento la segretaria toglie il dildo dalla vulva e glielo ficca di forza in bocca facendocelo entrare ed uscire togliendole quasi il respiro. ‘Non sei ancora molto brava a succhiare,’ ha osservato magnanima, ‘ma col tempo imparerai.’ con uno sguardo sarcastico aggiunge’ Su mia cara succhialo e bagnalo bene altrimenti sarà peggio per te ‘.’ Così dicendo glielo ficca ancora più dentro lasciandola con la bocca spalancata e il fallo ben piantato fino in gola.
‘ Dati da fare con la lingua e’ apri bene le cosce ‘..Che fighetta meravigliosa, così bombata!’ esclama Olga afferrandole il triangolo delicato fra le dita divertendosi ad aprire e a chiudere la fessura della sua vulva. ‘Devi essere una femmina molto sensuale, si vede bene. Le donne che hanno un pube così sporgente come il tuo vogliono solo una cosa e sai quale?’
”..No’.!’ Fa cenno con il capo Elena.
‘Che le si chiavi, mia cara! Che le si infili! Che le si inculi, che le si penetri in mille modi…!’ Ride di gusto: ‘Ed è quello che faremo con te, stai tranquilla. ‘ La segretaria inizia a masturbarla infilando con forza tre dita sempre più in fondo e poi, apre le pareti della vagina, torna indietro mentre gioca con l’elasticità delle mucose. Ora le sta infilando dentro anche un quarto dito e solo il suo pollice è rimasto fuori a premere sulla sua clitoride. La donna prova dolore perché lei, invece di stringere le dita a mazzetto, le tiene allineate come a formare la lama di un coltello. Le grandi labbra sono tese allo stremo sembra che, da un momento all’altro, si spaccano in due.
Elena con terrore si accorge che tuttavia, progressivamente, il dolore si trasforma in piacere, di nuovo come già successo in ufficio da Ragaglini, non riesce a controllare il suo corpo. La stava portando costante mente sull’orlo dell’orgasmo, ma quella sadica faceva in modo che all’ultimo istante non potesse godere, giocava come il gatto con il topo guardandola dimenarsi
con la bocca piena del cazzo finto , sull’orlo di una crisi di nervi Elena sente ridere Olga in modo volgare. ‘ Sei proprio una porcellona ti stai bagnando come una fontana’ Poi le strappa dalla bocca il dildo e lo riporta tra le cosce di Elena che a testa bassa, con gli occhi pieni di lacrime, vede entrare lo strumento dentro di se, questa volta senza alcuna resistenza. La plastica è fredda ma ben più dura di un sesso vero. Con spinta una forte lei lo introduce fino in fondo, poi le dice di piegarsi in avanti e fa passare due delle strisce di cuoio che pendono dalla base del dildo sul ventre e due sulle natiche, poi le chiude intorno alla vita con una fibbia dorata all’altezza dell’ombelico. Quando ha finito le ordina:
‘Adesso alzati e vai a metterti un paio di scarpe con i tacchi a spillo.’
La poveretta ubbidisce dirigendosi titubante verso l’armadio dove tiene le scarpe. Il fallo artificiale la disturba. Le corregge di cuoio impediscono all’oggetto di scivolare fuori, ma la costringono a camminare con le gambe larghe, le natiche proiettate all’indietro. Quando si inginocchia per allacciare le fibbie delle scarpe, il dildo risale nelle carni come aspirato dalla vagina. Quando si rialza la segretaria, le dice con un sorriso di scherno:
‘Bene, adesso cammina fino al soggiorno.’
Lei esegue incamminandosi lungo il corridoio, ma ad ogni passo prova dolore ed è costretta ad appoggiarsi alla pareti per non cadere. Senza pietà viene rimproverata.
‘Non fare la martire, il dildo che ti ho messo nella fica non è dei più grossi. Ragaglini mi ha raccomandato di allargati per bene quella figa che hai ! Su, cammina!’ Mortificata e come una sonnambula, Elena riprende a muoversi a gambe larghe, mentre una grossa lacrima di umiliazione le scivola sulla gota. Percorre tutto l’appartamento, mentre Olga la segue da vicino. Poco a poco, tuttavia, il dolore che la lacera lascia il posto ad un calore inquietante che le conquista il basso ventre. Con sua grande sorpresa e vergogna, il fallo artificiale sta provocando in lei una reazione fisica inattesa. Sentiva che, suo mal grado, la sua vagina si inumidiva. Era come se il corpo la tradisse ed una febbre malsana si stesse impossessando di lei…. Sconvolta, si sta rendendo conto che qualcosa di odioso, di inconcepibile per una donna come lei, stava trasformando il suo corpo, anche se lottava con tutte le sue forze per evitarlo. Le umiliazioni inflitte dai suoi carnefici l’avrebbero portata piano , piano ad una totale sottomissione fisica. In poche ore l’avevano costretta a fare cose che fino ad oggi non avrebbe mai pensato potesse accettare, provocando nel suo corpo dalle reazioni incontrollabili. La voce della segretaria la riporta alla realtà ‘Vai a vestirti che dobbiamo uscire. Abbiamo un appuntamento con l’estetista.’
‘Ma il dildo? Bisognerà pure che me lo tolga!’
‘No, il dildo lo devi tenere,’ risponde lei brusca. Andando al guardaroba, sceglie un vestitino di stoffa leggera abbottonato sul davanti e le dice di indossarlo.. ‘Tieni, con questo sarai perfetta.’
Anche questa volta Elena non si ribella limitandomi ad indossarlo ed abbottonarlo completamente sia sotto che sopra . Olga però la guarda con un sorriso beffardo e si avvicina aprendole tutti i bottoni lasciando chiuso solo quello centrale in vita.
‘Pensavi di cavartela a buon mercato, non è vero? E non provare a richiuderti i bottoni o saranno guai!’ la minaccia. La poveretta nota che qualsiasi minimo movimento fa uscire i seni dalla scollatura e inoltre ad ogni passo, gli orli si aprano sulle cosce molto in alto. Elena cerca di protestare.
‘Non posso uscire così se incontriamo un vicino’?’ Con la morte nel cuore continua ‘ Perché mi volete umiliare in questo modo ‘? Cosa vi ho fatto ‘?’
La segretaria si rivolge con gli occhi in fiamme piena di odio. ‘Alcuni anni fa durante una cena aziendale ti ricordi’? Hai offeso e deriso il dottore in pubblico davanti a tutti i suoi dipendenti ‘
Elena capisce che si trattava di quella cena di fine anno dove Ragaglini aveva provato a farle delle avance, lei per tutta la sera lo tenne sulle spine e poi lo sputtanò davanti a tutti. Si ricorda bene del fatto perché si divertì molto
ad umiliare quel porco. e della cosa se ne parlo per molti mesi.
‘ Vedo che ti ricordi.. La cosa venne riportata in tutti gli ambienti che contano della città e Ragaglini venne deriso per molto tempo. ‘
Anche di questo Elena si ricorda bene, di tutte le chiacchiere e barzellette che uscirono, compreso la sua soddisfazione per aver messo in riga quel uomo che le faceva così ribrezzo.
‘ La cosa Ragaglini non la dimenticò mai più. Quando vi ha visti in ufficio con la testa bassa a chiedere il suo aiuto, non gli pareva vero, poterti rendere con gli interessi tutte le umiliazioni subite ‘. Ora puoi immaginare cosa ti aspetta. Ragaglini non sarà contento fino a quando non ti avrà distrutta moralmente. Trasformandoti da una moglie rispettata in un animale da sesso, portandoti al massimo degrado possibile, per poi esporti a tutti quelli che lo hanno deriso , dovranno sapere che con il dottore non si scherza ‘ Il terrore stringe la gola di Elena , ormai consapevole del suo destino capiva che non c’era via di fuga .
‘ Ora muoviti che abbiamo perso già troppo tempo”
Con la gola secca, china la testa in segno di assenso. ‘Su, cammina!’ Le ordina Olga dandole uno sculaccione. ‘Passa davanti!’
Si ritrova spinta in piena luce, sul pianerottolo , prendono l’ascensore, scendono al piano terra e nel mentre escono all’aperto incrociano tre uomini che stanno entrando. Sono extracomunitari dalle facce poco raccomandabile che vivono in affitto nell’appartamento al piano terra. Lei ha sempre cercato di evitarli perché il loro aspetto e i loro sguardi malsani le incutono paura. Il terrore stringe ora la gola di Elena, si sforza il più possibile di camminare normalmente ma questo ha come risultato di rendere il dildo, infilato nella sua passera, ancora più doloroso. Il suo ventre è scosso da incontenibili spasmi di piacere e si chiede se non avrà un orgasmo proprio, mentre i tre la stanno osservando con curiosità . Elena arrossisce perché si accorge che in controluce se la guardano con attenzione possono accorgersi che il vestito è trasparente e sotto è nuda . Avanza angosciata evitando gli sguardi degli uomini che puntando sulle sue tette che fuoriescono fino quasi ai capezzoli dai bordi del vestito e poi scendono sulle sue cosce, che ad ogni passo, appaiono nude fino all’inguine. Elena sente che la testa le gira e la vista si appanna. Traballa, ma Olga l’ afferra per la vita evitando che cade così facendo solleva ancora di più il vestito scoprendo una gran parte delle cosce e allargando la scollatura in modo da non lasciare più nessuna immaginazione. I tre la osservano con degli occhi affamati di lussuria . Elena si sente paralizzata dalla vergogna, mentre Olga la spinge verso l’uscita.
Saliti in macchina e avviati verso la città la segretaria chiede diabolicamente.
‘ Chi erano quei tre ‘.’
Elena si sente ancora imbarazzata di quello che è successo, dice senza pensare ‘Sono due albanesi e un africano che vivono in affitto al piano terra’ Hanno una brutta fama ‘Sembra che gestiscono un locale in periferia. Sono persone violente e pericolose ‘.Ci sono spesso movimenti strani, nel loro appartamento ‘.. ‘
La segretaria con uno sguardo carico di minaccia ribatte ‘ Molto interessante! Sembra che non gli sei indifferente’ti stavano mangiando con gli occhi” Elena rabbrividisce pensando alle volte che li ha incontrati nel corridoio o sul viale ‘ Mi fanno paura come mi guardano’Ogni volta che li incontro mi spogliano con gli occhi ‘.penso che se potessero mi violenterebbero nel corridoio. ‘
Olga sorride ‘ Lo devo riferire al Dottore forse ci possono venire utili . ‘
Alla poveretta l’angoscia le torceva lo stomaco , quella frase detta da Olga non prometteva niente di buono non voleva nemmeno pensare a ciò che
quella strega voleva dire. Dopo circa una buona mezzora di macchina dove Elena se ne sta immobile, lo sguardo fisso davanti a sé, mentre grosse lacrime le rigano le guance arrivano in città . Scendono in un parcheggio sotterraneo . Sistemata la vettura la donna le ordina di uscire. Lei ubbidisce e subito dopo scende anche Olga dall’auto, la prende sotto braccio e la conduce fuori dal parcheggio. Elena , subisce imbarazzata gli sguardi dei passanti che, attratti in un primo momento dalla sua figura elegante, scoprono subito dopo come, sotto il vestito trasparente, lei è praticamente nuda, i seni liberi ed il pube a stento dissimulato dalle pieghe del l’abito. Da dietro Olga si gode le sue rotondità ed il movimento ondulante del culo. Attorno a lei sente le voci ‘Hai visto quella! Ma che scandalo, ha il vestito completamente trasparente! ‘
‘Sì, è una cosa vergognosa!’
Due ragazzi che stanno parcheggiando la loro moto sono ancora più espliciti.
‘Accidenti, le si vede tutto il culo a quella troia!’
‘Per forza, è senza mutande!’ commenta l’altro.
Finalmente arrivano a destinazione Olga la spinge verso l’entrata di un negozio dove campeggia un’ insegna: ‘Erika, salone di estetica. Abbronzatura e depilazioni’ Il negozio respira di lusso. Una donna di colore le accoglie con un buongiorno professionale. E’ altissima, almeno un metro e ottanta, con i capelli tagliati corti e pettinati a caschetto. La donna indossa una camice bianco, stretta alla vita da una larga cintura di pelle che mette in rilievo l’arroganza dei suoi seni. Ai piedi porta delle scarpette con dei tacchi a spillo che la fanno sembrare ancora più alta. Olga le dice indicando Elena:
‘Questa è Elena Morini è lei la persona di cui ti parlavo che si deve depilare..’Con un movimento del capo, la nera invita Elena a seguirla e la fa entrare in una cabina ammobiliata con una grande poltrona di skai rosso dai lunghi braccioli ed una tavola di acciaio inossidabile sul cui ripiano sono posati vari strumenti. Uno sgabello cromato completa l’arredamento. L’illuminazione è diffusa e una musica in sordina esce da qualche microfono invisibile. In piedi, addossata alla porta, Olga la fissa con sguardo enigmatico. La loro evidente complicità non promette nulla di buono. Ad un altro cenno della nera, la donna si toglie il vestito e rimane nuda. L’estetista esamina il suo ventre stretto nelle strisce di cuoio, mentre Elena si sente morire di vergogna. Erika si avvicina e appoggia una mano sul basso ventre e con le sue dita sottili e nervose sfiora la clitoride per poi scendere fra le cosce aperte. Queste carezze danno una scossa elettrica e la donna sente che i capezzoli si gonfiano. Con un sorriso divertito la nera commenta rivolta alla segretaria:
‘Ma è bagnata mezza, perfino lungo le cosce!’
la poveretta arrossisce fino ai capelli ed abbassa gli occhi. La vergogna le stringe la gola. Erika le fa cenno di sedersi sulla poltrona, mentre Olga osserva con aria impenetrabile. Sempre più stordita Elena ubbidisce. La nera abbassa lo schienale della poltrona facendolo scendere quasi in posizione orizzontale, e infila un cuscino sotto la nuca e, delicatamente, solleva una caviglia e poi l’altra facendole appoggiare sui braccioli. Adesso i piedi di Elena pendono nel vuoto e le sue cosce sono completamente spalancate. Al colmo dell’umiliazione, la donna , sapendo per esperienza che era inutile protestare, piegò la testa di lato chiudendo gli occhi . Le sembrava, come nei sogni, di essere spettatrice di ciò che accade a se stessa. Come se non esistessi, Erica si rivolge alla segretaria per dire:
‘Bene, adesso le sciolgo le corde se no non posso lavorare come si deve. Il dildo, però, glielo lascio dentro tanto le fa uscire le labbra della fica e questo faciliterà la depilazione. ‘
Con le dita agili rialza sul ventre le corregge anteriori del fallo artificiale, mentre quelle posteriori le infila nel solco del sedere. Imbrigliata come un mulo da soma mentre il suo corpo ha preso a traspirare abbondantemente.
Si chiedeva se la sua umiliazione non finirà mai?
Con un minuscolo paio di forbici, Erika taglia i peli del pube tirando in fuori le grandi labbra e sfiorando la clitoride con il polpastrello del pollice mentre le lame delle forbici battono con un rumore metallico ed il loro freddo contatto sulla pelle particolarmente sensibile in questo punto fa sussultare Elena che incava il ventre per la paura di essere ferita. Morta di vergogna, subisce questo trattamento senza riuscire a contenere le lacrime che le colavano abbondantemente lungo le gote . Quando sarebbe finito il suo supplizio? La nera avvicina alla poltrona il tavolo sul quale è deposto un pentolino di cera da depilazione fumante e, con una bacchetta di legno appiattita, inizia a spargere la cera calda sul sesso, fino a quando la vulva è completamente incerata attorno al dildo, poi le solleva le natiche e sparge di cera anche la spaccatura fino al cratere plissettato . Alla fine, posa le bacchette e dice:
‘Adesso bisogna far raffreddare il tutto almeno per cinque minuti.’
L’estetista si alza prende un flacone e le sparge dell’olio sui seni e poi incomincia a massaggiarne uno dicendo ‘La cosa più importante è il piacere della cliente. ‘ Elena sente la risata volgare di Olga. Mentre si sente afferrare le punte dei seni dall’estetista che le fa rotolare fra le dita e subito queste sì induriscono. Confusa ed a disagio Elena sente, suo malgrado, che si stava eccitando e, che le due donne se ne accorgessero, non le faceva per nulla piacere. Sperava che avrebbe smesso ben presto di toccarla in questo modo, ma si sbaglia perché l’estetista insiste nello stringerle i capezzoli continuando con i suoi commenti sempre più imbarazzanti.
‘Bisogna farlo con una certa dolcezza ma anche con fermezza. Avanti, prova anche tu Olga, occupati del seno sinistro.’
Questa impossessata del suo seno, prende anche lei a stringerle i capezzoli fra la punta delle dita. ”a tutto bene, signora Morini ?’ chiede a questo punto Erika con un tono che, questa volta, sembra come percorso da una sottile vena ipocrita. ‘Non è che la cosa le dispiaccia, vero?’
Il calore della pasta che avvolge il suo sesso si mescola al fuoco che inizia ad ardere all’interno con voce strangolata, sempre più sconvolta questa protesta debolmente. Trema di vergogna anche perché sente che i palpeggiamenti delle due le danno dei fremiti di eccitazione che corrono dalla testa ai piedi , stringe le labbra per non lasciare vergognosamente sfuggire un gemito di piacere mentre la vulva si contrae intorno al dildo . Poi con raffinata crudeltà come avevano iniziato le due smettono e l’estetista si dedica nuovamente alla depilazione. Elena si sente al colmo della mortificazione, ferita nel più profondo del suo orgoglio, di nuovo non era riuscita a controllare le reazioni del suo corpo. Si disprezza per essersi eccitata in quel modo e si sforza di ritrovare il controllo, cerca di sollevarsi,
accorgendosi che le due aguzzine mentre era avvolta dalla nebbia del piacere, Le hanno legate le due caviglie con due corregge di cuoio. La donna si contorge cercando di liberarsi, nel mentre Olga la finisce di ancorare al sedile imprigionandole il corpo con una larga cintura, saldamente fissata ai due lati della poltrona , che chiude sull’ultimo foro. Elena in preda al panico, ha la sensazione di soffocare.
‘Ha il fuoco addosso, la signora,’ sente che la nera dice ad Olga con una voce rauca e profonda . ‘Basta un nulla per farla partire! Dopo ci sarà da divertirsi”. Adesso preparati, perché ti farò un po’ male!’
Senza concedere un istante di respiro le strappa di colpo, una, due, tre strisce di cera. La donna grida cercando di chiudere le cosce ma i legacci le bloccano le gambe contro i braccioli della poltrona impedendole di muoverle. Il dolore è stato folgorante tanto che i suoi occhi si sono riempiti di lacrime.
‘Adesso le si può anche levare il dildo, se lo è meritato,’ dice Erika con una risatina. Le dita della nera afferrano la radice del fallo artificiale e lo tirano fuori dalla vagina con un osceno rumore di risucchio.
‘Guarda come si è bagnata la tua bella mogliettina ! ‘ Rivolta alla segretaria.
Di colpo Elena si sente come vuota ma il dolore si attenua. La vulva è completamente esposta, morbida, bombata, le due metà formano un monticello grazioso ed eccitante. Erika le percorre con i polpastrelli, rilevando qualche peletto che si è salvato. Prende una pinzetta e li toglie rapidamente. La poveretta emette piccoli lamenti di dolore ad ogni strappo. Poi le alza nuovamente le natiche , mettendo allo scoperto la parte più segreta e oscena. Esaminando accuratamente la striscia lucida nello spacco estirpa qualche altro pelo residuo, e con l’unghia le stuzzica leggermente il bottone plissettato. Lei ha un sussulto, ma non protesta.
‘Vedrai che ti piacerà.’
Cosi dicendo, Erika piazza uno specchietto fra le cosce divaricate . Il cinismo di quelle due donne le fa rabbrividire. Tuttavia, si sforzò di ingoiare la sua rabbia e si alzo per verificare. Il suo sesso ed il suo pube sono perfettamente lisci sembrano quelli di una bambina, vulnerabili e perversi nello stesso tempo. Senza più lo schermo del cespuglietto, le labbra dischiuse lasciano scorgere l’interno del calice tutto umido di succhi. La fessura sembra più ampia e più lunga dando l’impressione, con le gambe divaricate, di essere ancora più nuda.
Erika immerge le dita in un recipiente dicendo: ‘Un pò di crema ti calmerà l’irritazione e ti raffredda quella fornace che ti trovi.’ Con un sorriso ambiguo prende a massaggiarle il pube in maniera circolare. Quel contatto le procura una scossa elettrica. L’assenza di peli sul pube amplifica le sensazioni! L’ estetista continua imperterrita a massaggiarle la passera con la crema ammorbidente. Il piacere che prova Elena è fortissimo e di nuovo sente che il suo corpo si distacca dalla sua volontà si morde le labbra per non gridare. La vulva, liberata dal dildo, si contrae e si dilata ritmicamente. In preda ad un’eccitazione senza ritorno si contorce sulla poltrona mentre la nera la massaggia la vulva con il palmo passando dal pube al perineo e viceversa. Ad un tratto, attraverso la nebbia del piacere che vela gli occhi, Elena vede Olga, in piedi lì accanto, aprirsi la cintura lampo della gonna e farla scivolare giù per terra. ‘Mia cara,’ dichiara quest’ ultima, ‘ora ci occuperemo dite. Ti piacerà, vedrai.’ Nel mentre si toglie la camicetta rimanendo in sottoveste di pizzo nero. Con un sorriso pieno di lussuria stampato sulle labbra Olga si toglie anche la sottoveste. Sotto, oltre ad un paio di calze nere, porta un reggicalze, uno slip, ed un reggiseno, tutti di pizzo rosso di gusto estremamente volgare.
Intanto la nera continuava a palparle la figa con lo stesso distacco che avesse voluto osservare le reazioni di uno strano animale. Le preme le grandi labbra una contro l’altra, dall’alto in basso, guardandole poi ritirarsi e riassumere la loro forma normale. Oppure, le scappuccia la clitoride con la punta dell’unghia, strappando alla poveretta, sospiri di voluttà. Elena si vergogna di vedere trattare la sua vulva come un oggetto di curiosità ma, nonostante tutte le lacrime di confusione che le rigano le guance, si sente liquefarsi sotto quei palpeggiamenti osceni. La segretaria si porta davanti a Elena ha la pelle bianchissima e il corpo paffutello, si sta levando anche il reggipetto rivelando dei seni peduli dall’età che si massaggia per qualche secondo con fare lubrico, poi si abbassa le mutandine. Ha un ventre lievemente bombato, con un pube foltissimo. Le grandi labbra, però, pendono flaccide. Rivolgendosi a Erika
‘ Fatti da parte che qui ci penso io ‘ ‘.
Appena l’estetista si sposta su lato per dedicarsi ai seni , Olga le mette una mano sulla figa già tutta bagnata dai palpeggiamenti precedenti e inizia ad accarezzare l’interno delle grandi labbra procurandole un nuovo fremito di piacere. Elena non si riconosceva più . Alla minima sollecitazione il suo corpo vibra come la corda di un violino troppo tesa. La stava portando costantemente sull’orlo dell’orgasmo ma quella sadica faceva in modo che all’ultimo istante non potesse godere. Poi di colpo sente l’irruzione di due dita nella sua vagina, poi di tre ed infine di tutte e cinque.
‘Apri la tua fica! Aprila tutta per la tua padrona…’ le grida di colpo la segretaria. Con le cinque dita riunite, la donna sprofonda, come uno stantuffo, nella vagina della vittima, masturbandola senza pietà, mentre Elena geme, le cosce che tremano.
‘Pietà, pietà, pietà…’ si lamenta la bella vittima, mentre affonda le unghie nella imbottitura della poltrona. Il volto deformato da un misto di vergogna e di terrore. Stringendo i denti Elena emette un balbettio di supplica: ‘Oooh… non così forte… non così in fondo, pietà… non posso più…’
‘Ma certo che puoi!’ Rimbecca la sua carnefice mentre continua a pistonarle il sesso. Alla segretaria non pare ancora vero avere per le mani una donna come Elena da poter sottomettere .
‘ Che meraviglia! Che meraviglia che io possa, con il solo schioccare delle dita, trasformare questa donna di famiglia in una troia! ‘
Con rumore osceno ma eccitante quelle cinque dita continuano ad affondano nella sua vulva dilatata. Elena per facilitare l’ingresso ed alleviare il dolore alza il bacino mostrando l’ano palpitante come un fiore che si dischiude ai raggi del primo sole. Questo eccita ancora di più la sua carnefice che fa uscire la mano, l’atroce ma abile mano che ha saputo portare in ebollizione il corpo di Elena, dalla vulva e si trasforma in un doppio rampone, due dita che sprofonda nel retto mentre altre due dita allineate a formare una lama le punzonano la vulva. Elena mugola, rantola e grida sotto quei due uncini di carne che le lavorano i fori più intimi, mentre la sua aguzzina la pistona senza rispetto ripetendo: ‘Ancora! Ancora! Ancora! Ancora!’
Elena grida, piange, si lamenta. Da parte sua, la nera , si pone davanti e le rialza il capo tappandoli la bocca con un bacio vizioso sulla bocca. Schifata, la donna cerca invano di strapparsi a quella lingua che si è intrufolata nel suo palato non c’era nulla da fare. Sottomessa a quel duo perverso, deve, bere l’amaro calice fino in fondo sprofondando senza limiti nella sua umiliazione. Olga non smettere di affondare con la sua mano crudele nei suoi orifizi. ‘Voglio il tuo culo! Tutto il tuo culo!’ le dice. Poi c’è un breve istante di pausa dove i sensi olfattivi delle due aguzzine si concentrano nell’odore che emana il corpo della poveretta, un misto di traspirazione, di profumo e di umori intimi. Lei trema e mormora parole incomprensibili, i capelli fradici di sudore incollati al cranio. Dalla sua figa colano fiumi di umori andando poi a cadere sul sedile di cuoio. Elena, ormai in uno stato di mezzo deliquio, Olga si allontana nell’ombra della stanza, ma ritorna dopo pochi attimi prendendo posizione fra le gambe aperte della sua preda: ‘E adesso ti inculerò,’ annuncia trionfante.
A queste parole, Elena si lascia sfuggire un lungo gemito di pianto. E la sua anima che parla, la sua anima che è ancora capace di vergogna perché il suo corpo si è ormai, da tempo, abbandonato e non resiste più.
‘Ho preso quello più grosso,’ precisa intanto la segretaria mentre divarica i glutei della vittima. Elena si accorge che si è stretta intorno ai fianchi una cintura dalla quale sbuca un enorme fallo artificiale di cuoio.
‘ Quando avremo finito con te sarai talmente dilatata che ti potrai far montare da un asino…’ Poi si gira verso Erika con una risata ‘ dai fagli vedere la sorpresa che hai in riserbo per lei’..’
La donna si sbottona e si abbassa il camice scoprendo le larghe spalle e il seno magnifico duro come il marmo. Quando il camice arrivo sotto il pube, Elena resta di sasso e lancia un grido misto di stupore e spavento. Un membro enorme dai riflessi di rame pendeva fra le cosce accuratamente depilate.
‘Ah, la nostra signora Morini è proprio fortunata, oggi!’ ha esclamato Olga. ‘Guarda un po’ che cosa le stiamo offrendo… Ora diamoci da fare” .’ Così dicendo Olga marca le reni e inizia a forzare le mucose della poveretta con il dildo, questa ha un violento sussulto.
‘Vi prego …’ piagnucola lei. La dominatrice imperterrita spinge in avanti i fianchi con maggior forza per approfondire la penetrazione. Quando raggiunge il fondo del retto, Elena emette un urlo che tuttavia il travestito le ricaccia in gola con il suo grosso fallo nodoso.
‘Là… là… là…’ ritma la segretaria mentre il suo corpo lucente di sudore si abbatte sul sedere spalancato della poveretta . ‘Ci siamo… ora ci siamo…’ Intanto, immerso in un piacere senza nome, Erika scivola con l’uccello nella bocca liquida di Elena. Fra uno sbattere e l’altro dei corpi si ode il rumore del dildo che sprofonda nella corolla umida dell’ano .
‘Ti chiaveremo fino allo sfinimento,’ sussurra Olga, ‘ti chiaveremo e ti inculeremo fino a romperti il sedere e la fica. Hai capito? Dentro fuori, dentro fuori. Davanti e dietro, dietro e davanti.’ La segretaria ora la pistona nel culo ma questa volta con tutte le sue forze, come per violentarla e con le sue unghie affilate ha afferrato la clitoride della vittima e la stringe in una morsa dolorosa. Allora , rassegnata ormai alla propria sorte, la poveretta si abbandona completamente accettando di non essere più che una bambola di carne. Trema e si contorce, mentre dalla sua fessura cola un liquido di piacere, un nettare opalescente che le scende lungo l’interno delle cosce, talmente abbondante che Olga si deve asciugarsi le mani alle sue natiche più di una volta. Il travestito, comincia ad eccitarsi, la costrinse ad inghiottire il suo sesso fino alla radice, sente che sotto l’azione
della sua lingua il fallo si gonfia fra i suoi denti pesando sul palato fino a soffocarla.’E’ calda la troietta e lecca come una dea,’ dice rivolto ad Olga con un sorriso cattivo , tenendola per le orecchie, le impedisce di scostarsi dal suo pube e si mette a scoparla nella bocca, ormai la verga è al massimo della sua lunghezza. Con orrore Elena nota che l’arnese è ancora più grosso e lungo del fallo artificiale che le scanala l’ano, gli arriva infondo alla gola e rimane ancora oltre la metà fuori dalla bocca.
‘Prendi! Prendilo tutto!’
Ora Olga si diverte a far uscire il pene posticcio completamente dall’ano infilandolo, alternandosi tra la figa grondante e il buco del culo slabbrato aperto come un cratere. Ogni uscita dall’ano viene accompagnata da un lungo peto che suscita la risata di scherno dei suoi aguzzini.
La vittima grida in preda ad un’esaltazione incontrollabile. ‘Sì, ”
Ansima come una cagna in calore, ubriaca di mille sensazioni che quella verga scatenata procura ai due fori dilatati, si torceva come una folle urlando di piacere . Le grida aumentano sempre di più fino a trasformarsi in un suono stridulo. ‘Sì. Sì. Sìììì… !’
Elena ormai in uno stato comatoso ha perduto il conto degli orgasmi che si susseguono senza sosta . Olga felice di aver completamente sottomessa la sua vittima alla propria legge, pianta un’ultima volta la verga posticcia nella figa della donna che lancia un grido e si marca sotto la violenza di un orgasmo folgorante poi si slaccia la cintura e se la toglie badando però che il dildo rimanga conficcato nella vulva. Rivolgendosi al travestito
‘ Vieni Erika è tutta tua ‘.cotta a puntino ! ‘
Elena riprende vagamente conoscenza nel momento in cui la nera la incula con un unico colpo di reni e lei ha l’impressione che una lama di acciaio la sventra. Il dolore si mischia agli spasmi dell’orgasmo che ancora la scuotono nel basso ventre. Sì abbandona come annientata. Erika le si pianta nel retto fino ai testicoli. Incollato a lei schiaccia i suoi seni al silicone contro le sue cosce aperte.
‘Ti piace, porca, non è vero? Vedrai come ti allargherò il culo.., ti scoperò molto forte… e per molto tempo. Godrai nel sedere, mia bella, come mi piace che facciano godere anche me.’
Questa volta, Elena ha la certezza di avere toccato il fondo. Con gli occhi chiusi dalla vergogna vede l’ altera signora Morini , con le gambe aperte, pistonata da un travestito, era proprio una bella scena!. Ogni colpo di verga la fa vibrare, gemere, supplicare sente le borse pendule che battono contro le chiappe. La nera la scopa con rabbia, la penetra fino in fondo al retto . Il suo corpo vibra sotto quella enorme verga che la spacca in due la perfora, la impala, la lima fino in fondo allo sfintere. L’accoppiamento bestiale dura un tempo infinito . Continua a ondeggiare sotto il corpo del travestito, ad agitarsi e contorcersi. Il terribile dolore che ha provato, quando è stata penetrata si stava mutando in un godimento assoluto. Sente una mano che si infila tra le cosce . Tre dita, le massaggiano la clitoride, mentre il travestito continua a perforarla implacabilmente nel retto. Le sue narici vengono assalite dall’odore forte di sesso che le da alla nausea. Apre gli occhi e si trova davanti un sesso, dal pube lussureggiante e riccio. Era Olga che è salita sulla poltrona a cavalcioni sul suo viso e mostra una vulva aperta luccicante di umori . Si sente di colpo invadere dal panico. L’eccitazione era sparita. L’idea di dover succhiare la vulva della segretaria la riempie di vergogna e di disgusto. Elena non ha mai toccato sessualmente un’altra donna. Non ha neppure mai sognato di farlo.
‘Avanti, leccala,’ le ordina con tono rauco. ‘Leccala e fammi godere, presto!’
mentre abbassa le sue chiappe grasse fino a fare affondare il naso e la bocca di Elena dentro le sue carni tiepide . Elena freme di disgusto. Un odore acre le invade le narici.
‘Oh, no…’ balbetta sconvolta scuotendo la testa.
‘Allora vuoi ubbidire o no?’ Le grida. E poiché Elena continua ad esitare, le due iniziano a pizzicarla crudelmente i seni e le labbra della figa. Sente così male che finisce per supplicarle. ‘Basta… farò tutto quello che vorrete,’ ha gridato. Allora la segretaria con un ghigno si rimette in posizione sfiorando con il pelo le labbra di Elena. La sue figa ha grandi labbra molto spesse e di una lunghezza abnorme che rendono quella fessura terribilmente oscena. Sono aperte e si può scorgere il fondo rossastro della vulva umida di succhi vaginali. Olga stringe ancora di più le sue cosce intorno alle tempie di Elena obbligando a stare ferma con la testa. Con lo stomaco che le sì rivolta dal disgusto , cercando di prendere coraggio, Elena inizia timidamente, con piccoli colpi furtivi passare la lingua sulla fessura della vulva umida di umori. Intanto il travestito riprende a pomparla, fino in fondo alle viscere. Il suo corpo vibra sotto quella enorme verga che la spacca in due, mentre si fonde in un piacere infame.
‘Oh sì, succhiami bene!’ sente rantolare la segretaria. ‘Più forte,’ le ordina, ‘ti sento appena…’ Elena la sta leccando meglio che può, con gli occhi annebbiati di lacrime di umiliazione, asciugandole le mucose con il piatto della lingua come se volesse lucidargliele. Si bagna talmente che ha l’impressione che le sta facendo la pipì in bocca, il che aumentava la sua ripugnanza.
‘Dall’alto in basso!’ le ordina. ‘E con maggior convinzione!… Anche dietro ‘
Elena, morta di disgusto e di vergogna, le sfiora, con la punta della lingua, il solco fra le natiche. Lacrime di umiliazione le salgono agli occhi.
‘Più forte,’ le grida , ‘ Bene al centro. Voglio sentire la tua lingua sul buco del culo!’ Si allarga le natiche flaccide e piene di smagliature con le due mani. La nausea rivolta lo stomaco di Elena. Ma con la spada di Damocle del ricatto non poteva non ubbidire. Con le lacrime che le rigavano le gote, esplora con la punta della lingua le scanalature del suo ano fino ad introdurla dentro il cratere plissettato .
‘Ti piace, troia, che ti struscio sulla bocca la mia fica bollente ed il mio buco del culo, confessalo? Su, serviti della lingua e leccami bene… Così, proprio così! Voglio sentirla in tutti e due i buchi’mentre ti fai impallare da una bella verga nel culo, puttana’.!’ Non ci vuole molto ad immaginare la vergogna della povera donna, il volto schiacciato dalle natiche della segretaria. Lei dice ormai sì a tutto lasciandosi scivolare, sempre più, in quel piacere umiliante. Il suo ano, scosso dagli spasmi, risucchia voracemente quell’ uccello che la scanala. Mentre sopra di lei Olga si contorce come un serpente, ha cominciato a muovere le anche in modo forsennato e la sua passera che le sfugge di bocca, pulsa colante di umori .Elena inizia ad avere una serie di orgasmi a catena, sempre più ravvicinati.
Non riesce più a coordinare i movimenti della sua lingua andando persino a mordere la clitoride scappucciata della segretaria, questa non si raffredda minimamente, anzi con alcuni sussulti violenti come uno che sta annegando, inizia un orgasmo furioso godendo nella bocca della donna sotto di lei, schizzando dal sesso, quasi come un uomo, un fiotto di liquido acre.
Elena all’improvviso, sente il grosso fallo piantato nel retto irrigidirsi ulteriormente. La nera si conficca fino alla radice nel suo retto e la inonda di sperma. Ad ogni getto bollente lei prova un violento brivido di piacere. Il travestito rimane dentro di lei, impalata nel più profondo della sua carne, fin quando la sua verga, ritornata moscia, non sguscia fuori da sola dall’anello anale. Suo malgrado, anche lei viene scossa da un orgasmo in controllabile, che le da la misura di quanto fosse caduta in basso. La sua definitiva umiliazione sembrava essersi compiuta.La stanchezza che subentra ha comunque ragione anche degli ardori delle due sadiche, mentre Elena ormai completamente spossata, è sull’orlo di una crisi di nervi. Per alcuni minuti, i tre sono rimasti così, uno attaccato all’altro in una piramide oscena senza riuscire a fare un movimento. La prima a riprendersi è Olga che si alzata.
‘Bene, per oggi basta, torniamo a casa,’ annuncia con la sua voce autoritaria. La slegano e si riveste, mentre Elena rimane ancora distesa immobile come un pupazzo disarticolato, immersa nei pensieri delle sensazione provate. Poi le infilano il vestito lasciandolo aperto come all’arrivo. Erika fissa un nuovo appuntamento fra tre settimane e le accompagna alla porta. In strada, libera dal dildo che le gonfiava la vulva, Elena potrebbe ora finalmente camminare con un andatura normale ma è ancora dolorante e intontita dalla violenza subita. L’aria tiepida che le risale sotto il vestito le carezza il ventre e le cosce ricordandole che, dopo la depilazione, è ancora più nuda. Sotto qualche lieve folata di vento il tessuto si appiccica alla pelle, si insinua fra le sue gambe, irrita la clitoride senza più la protezione del cespuglio pubico. Giunte a casa quando entrano nell’ingresso del palazzo la segretaria la fissa e le dice. ‘Mettiti nuda!’ Quelle parole riportano Elena sulla terra. Mentre l’angoscia le opprime il petto mormora disperata: ‘No, la prego! Potremmo incrociare qualcuno.’Con gli occhi che scintillano d’ira, Olga le si avvicina e alza una mano minacciosa. Elena sa che non esiterebbe un istante a schiaffeggiarla se non ubbidisce , tremante di paura, si risolve ad aprirsi l’ultimo bottone del vestito. Lei però non è ancora soddisfatta.
‘Levatelo completamente, ho detto! ‘
Ubbidisce di nuovo. L’abito le scivola dalle spalle e cade per terra e Olga lo raccoglie facendole cenno di proseguire. Ora Elena si trova completamente nuda, nell’ ingresso dello stabile. Chiunque potrebbe arrivare e l’angoscia le torce il ventre. In preda ad un terrore incontrollabile cerca di fare meno rumore possibile. Passando davanti alla porta dove abitano i tre incontrati questa mattina, per un istante sembra che il suo cuore cessi di battere . Spera che almeno decida di salire sull’ascensore ma si tratta dì una speranza vana.
‘Montiamo per le scale,’ dice. ‘Sarà più divertente.’ SaIe i gradini sulla punta dei piedi. ‘Mi piace vedere il tuo bel culo che ondeggia davanti al mio naso,’ le fa lei palpandole le natiche e infilando una mano tra la spaccatura ficcando un dito nel culo ed un altro nella fessura. Elena continuato a salire le scale contorcendosi, le guance in fiamme per la vergogna pregando di non essere vista da nessuno . Di colpo si ode una porta sbattere e poi il ronzio dell’ascensore che si è messo in moto. Ha un unico pensiero. Rientrare nel appartamento senza che il peggio accada. Finalmente arrivano al terzo piano dove abita, senza aver incontrato nessuno. Sollevata apre la porta dell’appartamento e si precipita dentro. Sono salva! Pensa e stremata dalla tensione va in camera sua e lascia cadere sul letto mentre Olga le grida alle spalle con una risata di scherno: ‘Su, non fare tante scene. Tanto lo sai che prima o poi lo verranno a sapere tutti che sei una gran troia!’
Elena in preda ad una crisi di nervi si mette a gridare
‘Basta, adesso…Vattene ‘. Vattene’Vatteneeee..!’
‘Andarmene? Certo. Ma prima.., prima vorrei bere un buon caffè…’
‘Un caffè?’ ‘Non capisci, mia cara,’ fa Olga prendendola per il mento per obbligarla ad alzare la testa. ‘Ho voglia di un caffè e tu mi servirai… nuda si intende. E dato che mi piacciono le cose formali avrai il permesso di indossare il grembiulino come una cameriera. C’è l’hai un grembiule no?’
‘S… si,’ balbetta la poveretta sconvolta.
‘ Brava’. e vista la bella giornata mi servirai sul balcone ” così dicendo
la segretaria esce all’esterno sedendosi su una sedia.Quando finirà questo incubo orribile Elena era ormai a limite, rischiava di distruggere tutta la sua vita. Quello che quei pervertiti la costringono a fare la sta degradando non solo moralmente, ma anche pubblicamente, cosa che le resterà come un marchio indelebile per il futuro.Dopo aver servito il caffè, praticamente nuda sul balcone . ha infatti dovuto masturbarsi rischiando di esporsi alla vista di chi abitava nelle palazzine di fronte. ‘Con tutte e due le mani ‘ ha precisato la segretaria. Una richiesta, alla quelle Elena si è piegata senza discutere, ormai completamente sottomessa.., vinta. Si è spalancata la vulva, ha esibito la clitoride, infilato due dita nella fenditura bagnata. Ha anche provato a barare, mimando l’orgasmo con le labbra, come sapeva fare così bene con suo marito, ma la sua commedia non era sfuggita allo sguardo acuto di Olga.
‘ Ti è stato ordinato di masturbarti, troia, non di esibirti in uno spettacolo dì sesso! Avanti, viziosa.., toccati la clitoride… e mettiti anche un dito nel culo.., se non le dispiace, signora Morini ! ‘
Con le cosce che le tramano, lei ha ubbidito infilandosi il dito nel buchetto del sedere, mentre si sentiva morire dalla vergogna, ma anche sommergere da un orgasmo inatteso, violentissimo e incontrollabile…Quando torna se stessa vide che la segretaria era andata via, in lontananza dal palazzo di fronte c’erano due persone che la osservavano .
Si sentiva sfinita, sporca e piena di vergogna. Entra in casa dove si getta sul divano scoppiando in singhiozzi di rabbia. Per quanto tempo ancora avrebbe dovuto subire tutto ciò ? In vita sua non si era mai sentita così depressa.Rimase a lungo in un dormiveglia poi si decide e fa un bagno cercando di rilassarsi. Alla sera, a tavola la cena viene consumata quasi del tutto in silenzio. Elena cerca di distogliere la mente dai fatti giornalieri e prova ad avviare un discorso chiedendo del nuovo lavoro di Ugo, questo risponde con monosillabi con uno sguardo bastonato fisso sul piatto. L’atteggiamento di suo marito certo non l’aiuta . Poteva ben capire che lui si sentisse ferito nel suo orgoglio di marito ma in fin dei conti è lei che è stata violentata, non lui! Non era stata lei a chiedere di essere fottuta da quei energumeni. Elena, divisa fra una enorme infelicità ed una collera sorda, per il comportamento di suo marito terminata la cena esce dalla cucina e va in camera dove si corica cercando di dormire. Non riuscendo ad addormentarsi. Tremando al pensiero di ciò che potrebbe succedere l’indomani, inghiotte un paio di calmanti e cerca di trovare un pò di riposo. Durante la notte rivive le scene del giorno prima sotto forma di incubo. Il mattino dopo, , si sveglia tutta intontita per il poco sonno e ancora in preda ai pensieri inquietanti , nota un messaggio sul cellulare ‘Esegui sempre quello che Olga ti chiede .’ Firmato Ragaglini.
Si infila sotto la doccia, poi indossa il suo accappatoio e va in cucina dove si prepara la colazione cercando di mangiare qualcosa distogliendo così la mente, mentre attende l’arrivo della sua aguzzina, perché di questo si tratta. Alle nove come il giorno precedente suonano alla porta. Elena ancora in accappatoio apre facendo entrare la segretaria.
‘ Spero che tu abbia letto il messaggio che il signore Regaglini ti ha lasciato sul cellulare ?’ La donna fa un cenno affermativo e lei riprende
‘Te lo dico perché non sopporterò disubbidienze. Oggi abbiamo in programma una giornata difficile e tutto deve filare liscio. ‘
Come Elena si aspettava, le annuncia che usciranno anche questa mattina.
‘Come mi devo vestire?’ chiede con un filo di voce. Olga la fissa come se fosse un oggetto le porge un paio di calze autoreggenti
‘Su, metti queste !’
Ubbidiente Elena si infila le calze facendole risalire lungo le gambe.
‘ Mi sei piaciuta quando ci siamo viste nell’ufficio del Dottore, quel tailleur rosso ti stava bene’. Indossa la giacca del tailleur ma senza gonna e mettiti anche le scarpe rosse , ti aspetto.’
Elena, ritorna poco dopo abbigliata come lei le ha ordinato. La giacca, che si chiude con due bottoni le lascia scoperta una buona parte del suo seno, è abbastanza lunga e le arriva a metà del cerchio ricamato delle giarrettiere.
‘Voltati, adesso, ed alza le braccia’ le ordina la segretaria. Esegue e, nel movimento, la giacca si solleva rivelando il triangolo depilato del suo pube. La giarrettiera elastica le stringe le cosce. Elena si specchia nella vetrina del soggiorno e pensa che non è mai stata così indecente, la fessura della passera attraversa il pube glabro come una rasoiata e inquadrata nella banda nera ricamata delle calze ed il rosso della giacca è come un pugno allo stomaco. Olga sorride sadicamente ‘Questo ti valorizza la fica ‘ commenta lei, asciutta. ‘ Sì, almeno in questo modo appari ciò che sei veramente, una troia! Ora sei pronta per uscire.’
Quando Elena si dirige per prendere il suo impermeabile per coprirsi, Olga glielo impedisce. Lei cerca di protestare:’Ma se incontriamo un vicino?’
‘Hai rischiato molto di più ieri salendo tre piani di scale nuda. Tanto lo sappiamo che ti piace mostrare il culo. ‘
Elena annuisce sia pure con la morte nel cuore. Olga riprende la borsa e escono. Dato l’orario la donna aveva il terrore di incontrare nuovamente i tre inquilini del piano terra. Oggi è vestita, se così si può dire, in maniera ancora più oscena ed evidente. Questa volta scesero con l’ascensore e arrivati al piano terra dovendo uscire Elena si sentiva sull’orlo di un collasso nervoso.
Con le mani che le sudavano cercava di tenere basso l’orlo della giacca in modo da nascondere anche la banda nera delle autoreggenti.
Per fortuna, questa volta non incontra nessun vicino ed escono all’esterno . La vettura si trova proprio davanti al cancello esterno dello stabile sul viale senza uscita che porta alla sua palazzina. Elena è quasi grata alla sua persecutrice, perché così poteva salire subito senza percorrere altre distanze a piedi.
Giunti alla macchina questa le ordina, mentre si siede al volante: ‘ sali dietro!’
Elena obbedisce e prende posto sul sedile posteriore, pensando ancora allo scampato pericolo. Non avrebbe sopportato un altro incontro umiliante con quei tre del aspetto inquietante. Quando in privato parlava di loro, oppure con le amiche al bar li definiva in modo denigrante la famiglia Adams. Niente di più azzeccato . Quei tre sono, il gruppo più eterogeneo mai visto anche cercando di metterli insieme di proposito non ci si sarebbe riusciti a raggiungere un risultato così grottesco. Il più giovane, che dimostra non più di venti anni, potrebbe essere suo figlio. Già dalla prima volta che lo ha visto ha sentito in lui una certa crudeltà sadica. Secco e nervoso, con i capelli rasati alle tempie e tagliati corti sul davanti. L’aspetto del piccolo delinquente, uno di quelli violenti. Con la faccia segnata da una cicatrice sulla guancia. Malgrado i suoi modi di fare da teppista è forse il più normale. Poi c’è il nano, così lo chiama in maniere dispregiativa quando parla di lui Elena. Molto più vecchio dello sfregiato . Intuitivamente poteva avere sui sessanta anni ma ciò che lo rende uno spettacolo quasi mostruoso è la sua altezza che non supera il metro e mezzo dovuta ad una malformazione della schiena che lo rendeva curvo. facendolo sembra un vecchio ragazzino rachitico. Costui è il personaggi più strano che Elena avesse mai visto in vita sua sembrava uno scherzo della natura un essere ripugnante un nano da baraccone. Per ultimo l’africano mastodontico peserà più di cento chili tutti di grasso. Quando cammina ad ogni passo si vede la circonferenza della pancia ondeggiare sotto la maglietta fa ancora più ribrezzo del capocantiere Alfonso .ogni volta che li incontra nell’androne viene osservata insistentemente. Al suo passaggio si voltano lanciandole degli sguardi lubrici spogliandola nuda con gli occhi.
Questo le fa sempre paura e rabbrividire dal disgusto. Negli ultimi tempi poi sono diventati ancora più spavaldi. Infatti qualche mese fa sia lei che il marito avevano chiesto insistentemente una riunione di condomino protestando
contro gli inquilini del piano terra e le loro frequentazioni poco raccomandabili che avvengono in quel appartamento. Cercando anche di raccogliere delle firme per il loro allontanamento il tutto per il decoro del palazzo. Erano poi giunti alla proposta di fare un controllo sulle persone. L’amministratore interpellò le autorità e i tre ricevettero la visita dei vigili che poterono solo costatare la loro regolare posizione. Tutta questa faccenda ebbe solo il risultato di irritare i tre. Il fatto che poi sono usciti puliti dalla faccenda li ha resi ancora più sicuri e sfrontati non lesinando oltre agli sguardi anche apprezzamenti pesanti nei suoi confronti obbligandola spesso ad evitarli uscendo in orari differenti. Olga la riporta alla realtà con un’ ordine secco come una frustata che non ammetteva repliche.
‘Sbottonati la giacca e metti i piedi sul bordo del sedile e allarga le ginocchia in maniera che possa guardarti la fica nello specchietto retrovisore mentre guido.’
Ecco la tortura ricomincia pensa. Elena ha una lieve esitazione sperando che Olga intanto avvia la vettura ed esca dal viale immette così nel traffico cittadino dove forse passa inosservata. Questa invece si volta con rabbia e le grida ‘ Se non fai subito quello che ti ho detto ti faccio uscire nuda a piedi in mezzo alla via’.
Elena con un gemito disperato di vergogna ma senza dire una sola parola di protesta si sbottonata la giacca del tailleur e prende la posa che le è stata indicata. I lembi della giacca ricadono ampiamente di lato scoprendo la fessura rasata come quella di una bambina. Olga mette in motor la vettura. Elena è in ansia si sente vulnerabile . Il fatto di non sapere cosa l’attende la getta nell’angoscia i metri che la separa dall’uscita sulla provinciale sembrano essere interminabili . Sa che una volta immessa almeno è fuori del vicinato è l’unica cosa che ancora la salva dalla completa umiliazione. Ecco finalmente si vede l’incrocio, la vettura si ferma per dare precedenza. Completamente irrigidita dalla vergogna,chiude gli occhi pregando che a nessuno venga in mente di guardare attraverso il finestrino che la segretaria ha lasciato in parte aperto. Poi attraverso gli occhi socchiusi intravede un’ombra sul lato della vettura ha un leggero soprassalto , apre gli occhi e vede quel giovane albanese arrogante con un smorfia viziosa e un sorrisetto ambiguo che la sta divorando con gli occhi. Incapace di emettere un suono, paralizzata dalla sorpresa come ultima patetica difesa cerca di coprirsi con le mani la fica, completamente allargata dalla posizione.
‘Su, non farti pregare, apri le gambe e fatti vedere . Mostrarti e far sbavare gli uomini è una tua specialità, non negarlo. Su andiamo!’
La donna sprofonda il più possibile nel sedile. Annientata, al colmo dell’ umiliazione piagnucola come una bambina ferita nell’orgoglio. Si abbandona, scossa da un tremito nervoso, le braccia che pendono lungo il corpo, gli occhi chiusi, umidi di lacrime di vergogna e di rabbia le rigano le gote sciogliendole il rimmel. Come un automa ubbidisce divaricando le cosce e rivelandosi completamente al giovanotto che ora ha gli occhi fuori dalle orbite. Elena è paralizzata dalla paura, mentre il giovanotto continua a fissarla tra le gambe il suo sesso depilato. Fra le labbra grassocce e bombate aleggia un rossore che spicca sul candore della pelle, ipnotizzato, chiama con un sorriso beffardo e aria strafottente anche gli altri due colleghi. Elena diventa ancora più rossa in volto ed a stento riesce a balbettare alcune parole.
‘La prego’.Per favore andiamo via’..’
Ora si aggiungono anche gli sguardi avidi quanto, increduli dei due nuovi venuti, sguardi che sembrano quasi vogliono trapanarle la fica tanto erano insistenti, mentre si ripete angosciata fra sé e sé ‘Pazza, sono diventata pazza!’ Subito dopo escono sulla strada principale diretti dove Olga ha deciso di condurla. Elena piangeva ormai senza più freni, piena di rimorso e di vergogna per ciò che si era lasciata fare. Se la segretaria voleva compromettere definitivamente la sua reputazione c’era riuscita alla perfezione. Più che paura per quello che poteva succedere in futuro, provava un sentimento di disgusto e disprezzo verso se stessa, per la propria debolezza nel accettare di sottomettersi servilmente.
Arrivati in centro dopo aver attraversato una piazza imboccano una stradina laterale e, finalmente, la sua guardiana si ferma davanti ad un negozio dicendo ‘Il posto è questo.’
Dagli abiti e dalla biancheria intima esposta in vetrina Elena capisce subito che si tratta di una boutique particolare. Entrano, un campanello risuona sopra alla porta e, da dietro un bancone, un essere grasso, calvo e sudaticcio , piegato su un quaderno di numeri, alza la testa per salutarle e poi si immerge di nuovo nei suoi conti. All’interno c’era un’ esposizione di vestiti che andava da capi eleganti e raffinati fino a abiti al limite della decenza. Biancheria intima di classe e altra di una volgarità assoluta riservati più per un sexy shop.La guardiana tira per un gomito Elena ‘Ho intenzione di rinnovare il tuo guardaroba. Così smetterai quegli abiti da piccola da santarellina che ti trovi nell’armadio.’
Parla a voce alta certa che il tipo dietro il banco ha potuto udire ogni parola. Sembra proprio che la segretaria faccia di tutto per umiliarla in pubblico. Arrossisce fino alla punta dei capelli, ma non osa reagire. ‘Vieni, andiamo a provare questi,’ le dice prendendo dei capi di vestiario da un attaccapanni. La cabina di prova è proprio accanto al bancone. Olga tira la tenda ed appende i capi che ha scelto ad un gancio della paratia’Dammi la giacca, non c’è posto per appenderla.’
Elena la toglie e gliela porge. Lei la posa su una sedia, più lontano, e lascia la tenda aperta sulla sua nudità. La donna si vede riflessa nello specchio, il corpo arrampicato sui tacchi aguzzi, le cosce sbarrate dalle calze autoreggenti, il pube liscio tagliato nel mezzo dalla fenditura rosata della fica e pensa che assomiglia proprio ad una puttana.Ad un tratto, nello specchio, incrocia lo sguardo del negoziante che la osserva tranquillamente . Vorrebbe tirare la tenda, ma teme che Olga si arrabbi. Sa che ha fatto a posta a lasciarla aperta e sa che devo subire anche quest’ ultima umiliazione senza protestare. Elena prova un vestito dopo l’altro. Prima una serie di abiti strech di varie lunghezze. Alcuni corti che le coprivano appena le natiche altri lunghi e completamente trasparenti, aperti dilato fino alla vita tutti con delle scollature vertiginose che le lascia i seni quasi nudi. Dopo è la volta di una serie di camicette di seta trasparenti al punto che i seni sono visibili attraverso la stoffa sottile. In fine delle gonne, se così si possono chiamare, così ridotte da sembrare dei straccetti. Arrivano mala pena al bordo delle calze. Ad ogni cambio di abito la fa uscire dalla cabina e camminare in su e in giù davanti al commesso. Elena ancora intontita da quello che era successo sul viale di casa sua obbedisce sentendosi umiliata nel doversi mostrare così ad uno sconosciuto. Ad ogni passaggio l’uomo poteva intravedere in trasparenza le sue intimità, le pupille
s’ illuminano di una luce libidinosa, mentre la fronte s’ imperlava sempre di più. Dopo una mezz’ora di cambi d’abito la segretaria sceglie tra quelli provati i più indecenti e li porto sul banco dove si trova il commesso, estrae dal mucchio una microgonna in pelle nera e una camicia di seta color crema. Rivolgendosi al commesso’ Prendiamo tutti questi la gonna e la camicia la signora Morini le indossa subito ‘! ‘
Poco dopo Olga ritorna con alcuni capi di biancheria, proprio del tipo volgare notata da Elena all’ingresso nel negozio. ‘ Ora pensiamo al sotto soprattutto ricordati basta collant, solo calze con reggicalze” Così dicendo inizia a farle provare alcuni baby-doll di pizzo trasparenti che le arrivano a filo di sesso, poi delle guepière il tutto sempre facendola sfilare davanti al bancone della cassa. Era la posizione più umiliante che si potesse immaginare ad ogni passaggio il commesso la fissa con occhi pieni di desiderio e le labbra tremanti. Avanza con passo insicuro e tremolante con la paura che la segretaria potesse darla in pasto a quell’orrido commesso. Per fortuna, sembra che Olga ora abbia fretta, raccoglie tutto ‘Mentre vedo a pagare tu mettiti questi’ e le porge un reggicalze con merletto nero delle calze e un minislip brasiliano sempre nero. Per cercare di far distogliere lo sguardo rapace di quel grassone sudaticcio sul suo corpo nudo che la rivolta, si mette subito lo slip . Questo però in pratica è un triangolo di tessuto attaccato ad una sottile striscia di stoffa che indossato le penetra nel solco delle natiche, sollevandole e accentuandone di più le curve rendendola ancora più oscena di quando era completamente nuda.Poi passa al reggicalze, lo aggancia, sistema gli elasti’ci lasciandoli cadere ben dritti sulla pelle candida delle co’sce poi le calze di colore scuro. Le model’la con le mani per cercare di raddrizzare la riga sul dietro. Una volta agganciate aggiusta la fascia scura che le con’torna le cosce. Infila veloce la camicetta di seta color crema, che scivola fa’cilmente sulla pelle nuda dando le un senso di fresco. L’ultimo indumento che indossa è la minigonna di pelle nera con due cerniere centrali una davanti e l’altra dietro. Aggancia la chiusura laterale e la sistema sui fianchi. Osservandosi allo specchio della cabina deve ammettere che sembra una donna da strada in attesa di adescare un cliente. I seni erano visibili attraverso la stoffa sottile e i capezzoli, premevano i in maniera evidente sollecitati dalla seta che ne carezzava i contorni. Elena esce dallo spogliatoio e si avvicina alla cassa, mentre Olga stava pagando. Poi escono e Elena vedendo la luce del giorno ha un respiro di sollievo erano di nuovo in strada anche se oscenamente esposta sempre meglio che rischiare di passare sotto le mani dell’orribile commesso. La segretaria le ordina ‘Cammina davanti a me, ti dirò io quando ti dovrai fermare.’ L’abbigliamento di Elena non passa certo inosservato e ben presto la donna comincia ad essere oggetto di sguardi fissi sulle gambe e sul culo appena nascosto dalla gonna che ad ogni passo risale qualche centimetro facendo intravedere prima la fascia di pizzo delle calze sorrette dal reggicalze e poi la carne bianca delle cosce. Quelli che la incrociano non credono ai loro occhi alla vista del suo seno in trasparenza dalla luce del solo con i capezzoli eretti che puntano dritti in avanti. Elena si sente morire dalla vergogna, ma sa di non avere scampo. Quindi continua a camminare, evitando lo sguardo dei passanti, cercando di non sentire i commenti volgari che le giungono da ogni parte. Arrivate, ad un certo punto, davanti ad un negozio per animali, Olga la prende per un braccio e la spinge dentro il locale. La proprietaria, una donna matura dall’aria altera, viene loro incontro chiedendo in cosa poteva servirle.’Vorrei vedere dei collari per cane ,’ le risponde Olga con un sorriso. ‘Per un cane dal collo molto grosso,’ precisa. Il cuore di Elena fa un balzo. La segretaria sceglie un collare in cuoio chiodato, il modello più largo che riesce a trovare e, sotto lo sguardo stupefatto della negoziante, lo allaccia al collo della povera donna stringendolo più che può senza soffocarla. La donna subisce questa ennesima umiliazione davanti alla negoziante, che aggrotta le ciglia stupita non facendo alcun commento limitandosi a fissare gelida Elena con una espressione di disprezzo. Olga lascia che quel momento di estremo imbarazzo duri il più a lungo curiosando tra gli scaffali come alla ricerca di qualcosa . La poveretta si sente le gote in fiamme, si sposta da un piede all’altro, lottando con la tentazione di scappare, dopo qualche minuto la sua aguzzina torna con un guinzaglio e fa fare il conto , paga mette il guinzaglio in borsa ed escono con Elena sempre al collo il collare. Riprendono la vettura
e partono verso il centro città. Olga parcheggia la sua Mercedes famigliare proprio davanti ad un cafè situato nel centro della città. Elena conosce il locale è molto rinomato , anche lei lo frequenta sporadicamente con le amiche. Alcune volte si è data appuntamento con la figlia maggiore Alice, che lo frequenta assiduamente dato che di giorno è un ritrovo per giovani di buona famiglia. Le è sempre piaciuto mettersi in mostra, come se fosse una competizione con la figlia, civettando facendosi guardare dagli amici che la frequentano. Data l’ora di pranzo il luogo è affollato perché il cafè fa anche servizio di tavola calda e molti impiegati degli uffici vicini approfittavano per uscire . Vista la giornata primaverile i tavolini all’aperto sono già occupati dalla clientela. Elena prima di uscire, guarda furtiva dal finestrino della vettura. Sembra che non ci sia nessuno che lei conosca soprattutto si preoccupa della figlia e dei sui amici, sai che figura vestita come una prostituta lei che si è sempre professata una donna integerrima. Quando esce dall’abitacolo la gonna di pelle risale e si trova nuda fino all’alto delle cosce attirando tutti gli sguardi. ‘Precedimi, ti dispiace’? Ci aspettano all’interno. Non toccarti la gonna’ dice la segretaria. La donna , con la morte nel cuore, deve andare avanti affrontando gli sguardi lubrici dei presenti e dei loro commenti cattivi pronunciati a mezza voce, per altro giustificati dal fatto che la gonna in pelle le era rimasta a filo di culo evidenziando così il ricamo del bordo delle autoreggenti. Anche il collare non passa inosservato dando adito ad alcuni di imitare il verso di un cane ululando provocando così delle risate sarcastiche di disprezzo. Elena con la testa bassa attraversa i tavoli della terrazza, spinge la porta del locale ed entra all’interno. Era già passata, in questi ultimi due giorni, attraverso molte situazioni degradanti, ogni nuova superava la precedente d’ immaginazione. Quale altro orrendo progetto covava la mente dei suoi aguzzini . Da dietro il banco del bar si avvicina un’ ometto panciuto che fissa con i suoi occhi scuri le due donne, Elena lo conosce è Piero il titolare del locale padre di un coetaneo della figlia. Il ragazzo si chiama Fabio, e gestisce la palestra di famiglia a fianco al locale, dove sua figlia fa da segretaria. Spesso si frequentano anche fuori dal lavoro ed è stato anche a cena da loro alcune volte. Le ha dato sempre un po’ fastidio, con quella sua aria da macho impunito, non manca mai di guardarla sfacciatamente con degli occhi infoiati sfidandola. Lei del canto suo, si diverte a provocandolo, vestendosi in modo da evidenziare le sue curve, amicando maliziosamente come sa fare una donna matura giocando con lui al gatto e al topo, facendolo arrossire e lasciandolo sempre sulle spine indeciso se provarci. Quando sene va tocca ad Elena sorridere divertita , guardandolo uscire tutto eccitato con l’uccello che gli vibrava tra la patta dei pantaloni . Vai , vai pure spero che arrivi almeno alla macchina prima di venire nei pantaloni.
‘ Buon giorno Olga ‘. Buon giorno signora Morini’ Viene distolta dai pensieri dal proprietario che la scruta dalla testa ai piedi sorridendo il suo sguardo ha qualcosa di lascivo che mette a disagio.
‘Lasciate che vi accompagni il signor Ragaglini è già arrivato ‘
Così dicendo il viscido personaggio cinge con un braccio Elena per la vita e si inviano verso il loro tavolo. La donna ha un fremito, ma non si ritrae. Il locale si sviluppa in lunghezza su un ampio corridoio con al centro il passaggio e a sinistra e a destra i tavoli .Il corridoio poi finisce in una ampia sala circolare con altri tavoli e al centro una piccola pista da ballo. In fondo a completare sollevata dal suolo di una settantina di centimetri si trova una pedana che funge da palco per i spettacoli serali. La pedana è chiusa da una pesante tenda rossa simile a quelle usate nei teatri. Mentre Elena avanza tra i tavoli,sempre stretta da quelle mani sudate del gestore, sente che questa si muove cominciando a scendere sulle sue chiappe fino all’orlo della gonna. La donna si fa rossa come un peperone, incapace di reagire. Questo si incolla ancora più strettamente al corpo della donna, che viene percorso da una serie di brividi, sente un soffio di aria fresca sfiorarle i glutei, tremante di paura e di umiliazione si immobilizza, incapace di credere a quello che le sta succedendo. L’uomo le sta aprendo la cerniera della gonna, la fissa con una smorfia sadica e avvicinandosi all’orecchio sente la voce che le sussurra.
‘ Non ti fermare, fatti guardare da tutti , non è quello che ti piace fare quando viene a prendere l’aperitivo con le amiche’ ? Con quell’ aria da irraggiungibile,mostrarti e far sbavare gli uomini è una tua specialità, non negarlo. Su andiamo! ‘
Il suo cuore si mette a battere forte, mentre un crampo le stringe lo stomaco. Come in trance piega il capo cercando di nascondersi dagli sguardi stupiti dei pochi presenti. La donna si dirige verso il tavolo dove la sta aspettando Ragaglini cercando di controllare il movimento delle anche ma invano perché i tacchi trasmettono, suo malgrado, un ondeggiamento osceno al suo culo generoso, facendo così allargare i due lembi della gonna e scoprendo le natiche nude contornate dalle fettucce nere del reggicalze. Per fortuna la giornata era bella e gran parte degli avventori si trovavano all’esterno. I pochi rimasti girano la testa all’indietro al suo passaggio per vedere l’effetto che fa la sua camminata su quel bel culo nudo che ondeggia qua e là in maniera provocante. Dal loro angolo di visuale la cordicella del perizoma scompare completamente nel solco fra le natiche è come se lei non porta mutandine. Il tutto accompagnato da pesanti commenti al suo indirizzo pronunciati fra risolini e tossicchiamenti. Finalmente raggiunge il fondo della sala dove si trovava il tavolo si sente mancare le forze, le gambe sembrano non volerla reggere più. Per non scivolare a terra è costretta ad abbandonarsi completamente contro il corpo del gestore. Questo per sostenerla le appoggia la mano sul sedere nudo. Ragaglini si alza dal tavolo e saluta i nuovi arrivati facendo cenno a Olga di sedersi mentre intavola un discorso con Piero il proprietario che continua a sostenere Elena palpeggiandole viziosamente le natiche. Parlano degli affari, del nuovo albergo. Elena, rossa come un papavero non riesce a seguire il discorso, spaventata dal baratro nel quale stava cadendo completamente irrigidita dalla vergogna, prega che a nessuno venga in mente di guardare dalla sala. Come se avesse letto nel pensiero il gestore di proposito, in modo che gli altri clienti possono vedere, fa scivolare la mano più in basso e poi sparire sotto la stoffa sottile del tanga progredendo fino ad incunearsi nel solco fra le sue natiche. Un istante dopo, Elena ,sente che il dito medio della mano le esplora l’interno delle chiappe e deve fare uno sforzo per non mettersi a gridare. Di colpo, quando meno se lo aspetta, sembrandole impossibile che potesse giungere a tanto davanti a tutti, il dito si posa sulla rondella del suo ano e poi tenta di penetrarla.
Elena cerca di difendersi stringendo le natiche, ma non può impedire che il dito le entri nel buco del culo mentre , come se nulla fosse, il gestore continuava a conversare con le persone al tavolo.
‘Allora, che cosa volete che il nostro cuoco vi prepari.’ Dice guardando Ragaglini.
‘ Non so’.fai tu ..mi fido! ‘
Intanto, millimetro dopo millimetro, falange dopo falange. il dito le penetra nel sedere completamente fino alla nocca. Ansimando, facendo ogni sforzo per mantenere un minimo di contegno, Elena deve accettare di essere sodomizzata in quel modo osceno e vergognoso in presenza di tutti. L’uomo , comunque, non si limita a tenerle il dito nel retto ma lo muove avanti e indietro masturbandola propriamente e lei non riesce a trattenere un piccolo ansito tutte le volte che glielo forza dentro senza delicatezza.
‘ Ok non ti pentirai’. Ti faccio preparare un’insalata ai tartufi e dei gamberi al vino bianco ‘! Per festeggiare ti porto anche dello champagne’
Finalmente la conversazione sembrava volgesse a termine, con un rumore di bottiglia stappata, l’uomo toglie il dito dal culo e dopo averle dato una pacca sul sedere, la invita a sedere a voce alta. ‘Su siedi non vorrai rimanere con il culo per aria tutto il tempo”
Poi si allontana. In lontananza nella sala si sente sghignazzare. Elena sì fa di fuoco per la vergogna, mentre accoglie l’invito di Ragaglini e prende posto sulla sedia di pelle accanto a lui. Sedendosi i due lembi della gonna sempre aperta cadono di lato facendola appoggiare la pelle nuda sul cuoio. Quel contatto freddo la fa trasalire riportandola alla realtà. Il tavolo è apparecchiato per quattro . Da dove sedeva si poteva vedere tutta la sala sulle cui pareti sono appesi alcuni schermi televisivi che trasmettono il notiziario oppure video musica. Il gestore del locale si è allontanato e parla con una cameriera indicando il loro tavolo. Da lontano le sembra ancora più piccolo, calvo e panciuto I suoi occhietti neri e viziosi la mettono in imbarazzo, costringendola quando lui la guarda, ad abbassare i suoi.
‘Allora come si sta comportando..? Fa tutto quello che le viene chiesto ?’ dice Ragaglini rivolgendosi a Olga che sta seduta di fronte.
‘Per ora si ‘Ma siamo ancora all’inizio ‘.. ha contattato le persone per questo
pomeriggio ‘?’
Lui fissa Elena con uno strano sorriso all’angolo delle labbra, ‘ Tutto organizzato ‘La stanno aspettando. Hai avuto un’ottima idea , penso siano le persone giuste per forzarle un po’ la mano, ho dato loro campo libero ..possono disporre di lei come vogliono .’
Elena ascolta queste parole trattenendo il respiro, come se il suo cuore avesse cessato di battere l’angoscia riprende a contrarre il ventre alla donna che si trova in uno stato di nervosismo estremo. A chi si riferivano ? Che cosa volevano da lei? Che cosa la costringeranno ancora a fare ? Elena gli rivolge uno sguardo di supplica mormorando . ‘Vi prego, ‘..!’
Cosa aveva in serbo quel uomo per lei ? In che modo avrebbe abusato del suo corpo e della sua dignità, giocando con lei il più umiliante e crudele dei giochi? E alla fine, cosa avrebbe ceduto per primo, il suo corpo o la sua anima?
In quel momento Ragaglini si gira verso la porta del ristorante che si apre e Elena impallidisce riconoscendo, nel l’uomo che sta entrando, Arturo, il capocantiere, il viscido personaggio a cui aveva dovuto fare un pompino in ufficio davanti alla segretaria.
Con un’ agilità stupefacente per la sua corporatura, si dirige fra i tavoli verso di loro tenendo al guinzaglio il cane lupo che aveva visto al cantiere. Ragaglini lo accoglie cordialmente.
‘Salve, Arturo, aspettavamo solo te… per incominciare !’
Questo con un cenno si siede a fianco ad Elena che così si ritrova faccia a faccia con la montagna di carne umana. La donna si era quasi dimenticata di quanto l’uomo era disgustoso. Tirando il cane per il guinzaglio lo fa, accucciare ai suoi piedi, sotto il tavolo. Ora era in mezzo ai due e la cosa le dava non poco disaggio. Arturo la guarda con un sorriso di scherno appoggiando la mano su uno dei suoi ginocchi. Al contatto con quelle dita grasse e mollicce la donna si sente rabbrividire di disgusto.La mano si muove afferra la cerniera della gonna e cominciando a risalire aprendo così anche i due lembi anteriori facendo apparire le sue cosce, fino al cavallo delle mutandine che uncina con l’indice e poi strappa con un colpo secco scoprendo così il sesso depilato. Il grassone con voce melliflua si rivolge a Elena ‘Oh, ma è una passerina da giovinetta quella che abbiamo qui..’ Poi le prende con due dita aprendo così il tessuto mollemente e le allunga sotto il tavolo dove si trova il pastore tedesco. Questo le annusa
poi inizia a leccare il triangolo di stoffa.
‘Black adora infilare il naso dove sente un buon odore.’
In quel momento arriva la cameriera con un secchiello pieno di ghiaccio per lo champagne e Elena era sicura che aveva potuto sentire quella frase. Rossa di vergogna abbassa gli occhi, mentre quella riempiva i calici. Poi il proprietario arriva con le insalate , prima di andarsene, batte familiarmente una mano sulla spalla di Ragaglini dicendo ‘Buon appetito, ragazzi!’ L’insalata ai tartufi era deliziosa ma sconvolta da quello che sta accadendo Elena si accorge appena di ciò che stava mangiando. Per farsi coraggio butta giù un bicchiere di champagne dopo l’altro che i due le riempiono appena era vuoto. Durante il pasto il grassone è costretto a togliere la mano dalle sue gambe per poter mangiare. Terminata l’insalata, la cameriera si avvicina per sbarazzare la tavola, nel mentre Arturo finiva lo champagne nella coppa e si lascia sfuggire un rutto. Il suo volto lucido di sudore fa ripugnanza. Elena si sente il morale sotto i piedi, mentre è immersa nei suoi pensieri ,sente nuovamente una mano sotto la tovaglia questa volta è quella di Regaglini che si incunea sotto le cosce fino a raggiungere il solco fra le natiche. La donna sussulta rossa come un peperone e rivolgendo uno sguardo di supplica dice ‘Vi prego smettetela! Non qui nel ristorante. ‘
Ragaglini sorride sarcastico mentre le introduce la punta dell’indice nell’ano. ‘Adesso comincerò ad infilarti un dito nel culo poi si vedrà.. .’
Suo malgrado, per favorire la penetrazione, è costretta a sollevarsi facendo leva sui braccioli della sedia e quando si riabbassa il dito le sprofonda nel retto fino all’ultima nocca.
‘Avanti,’ fa lui di nuovo. ‘Adesso dì: sono una troia che si fa inculare in pubblico…!’
‘No , no la prego, non davanti a tutti…!’ implora Elena dando un’occhiata di sbieco si guarda intorno sperando che nessuno potesse vederla.
‘Dai Arturo, infilale un dito nella fica, a questa troia. Ce la masturbiamo qui, al ristorante, davanti a tutti.’ Elena fa il tentativo di alzarsi in piedi ma Ragaglini, con la mano libera, la blocca sulla sedia. Intanto, manovrando sotto la tovaglia, Arturo le infila nuovamente un mano fra le cosce risalendo e facendosi strada fra le mucose della fica della donna. La donna si sente in trappola si guarda in giro e malgrado l’ennesimo affronto che deve subire è quasi riconoscente ai due che hanno scelto un tavolo appartato, proprio in fondo alla sala, dove i pochi commensali rimasti non possono sospettare nulla dei maneggi a cui deve sottostare. I due intanto masturbano la donna uno nel retto e l’altro nella fica premendo i polpastrelli delle loro dita contro la membrana sottile che separa quei due fori. Elena fissa il fondo della sala con lo sguardo stralunato cercano di essere indifferente.
‘No, vi prego, … la cameriera se ne accorgerà… !’ balbetta angosciata.Sotto quelle dita che la masturbano così oscenamente di colpo, una nuova ondata di vergogna la sommerge. ‘No, basta, … Non voglio più! Lasciatemi andare…!’ grida ritrovando un barlume di dignità. L’uomo la fissa con una smorfia sadica, ‘Lasciarti andare? Altro che lasciarti andare, te ne farò accorgere io!’ l’uomo la fissa con una smorfia sadica.
‘Avanti, continua da sola, !’ Elena esita, ma lui ha lo sguardo duro ed è evidente che non sta scherzando. Di nascosto, porta una mano sulla figa. Arturo, che non ha tolto la propria, interrompe quel gesto. ‘No, niente mani,’ le ordina. Lei li guarda senza capire, ma i loro sguardi eccitati le dicono tutto.
‘No, vi prego, mi vergogno troppo,’ implora Elena disperata ma loro non cedono così deve decidersi ad agitare il bacino in un lento movimento rotatorio, impalandosi ogni volta sempre di più sulle dita dei due sadici,
producendo ora un rumore osceno nella sua figa umida di succhi. La sua vergogna raddoppia, quando vede la cameriera avvicinarsi con i gamberi ‘
I due sono costretti a togliere le mani da sotto la gonna per poter mangiare.
La cameriera appoggia i piatti notando i movimenti sotto il tavolo fissa con gli occhi sgranati lo spacco della gonna aperto. Elena arrossisce fino alla radice dei capelli si sente paralizzare dalla vergogna un odore acre sale alle narici dei presenti, incrociando lo sguardo ironico pieno di disprezzo della cameriera Elena ha la prova che questa ha capito alla perfezione ciò che sta succedendo. Con gli occhi appannati da lacrime d’impotenza cerca di concentrarsi
sul cibo mentre i due aguzzini divorano il pasto parlando tra loro.
Finito di mangiare, la cameriera ripassa a prendere i piatti vuoti e Ragaglini ordina una seconda bottiglia di champagne per accompagnare il dolce.E’ il proprietario a portare la bottiglia . L’uomo , appoggiata una mano sul tavolo, si piega verso Elena ‘Allora, bellezza, si è trovata bene?’
La gonna ormai si era rialzata fino alla vita e questo le guarda apertamente tra le cosce. La poveretta sente che il cuore comincia a batterle più in fretta. Abbassa gli occhi.
‘Sì, è stato tutto perfetto, grazie.’ Risponde di suo Ragaglini.
‘Dimmi un po’ Piero, hai qualche minuto volevo una tua opinione sul nuovo sito del mio albergo’ chiede poi. Questo senza rispondere si siede accanto ad Olga che era rimasta in silenzio fino ad ora . Ragaglini estrae dalla borsa
un portatile. Lo accende e si collega al sito. Appare subito la prima pagina con lo sfondo fotografico dell’albergo. Sul lato ci sono alcune icone con scritto .
PRESENTAZIONE, SERVIZI, DOVE SIAMO, PREZZI, PRENOTAZIONI.
Alla fine appare distaccata e in rosso una voce PRIVATO. I due con il computer al centro del tavolo, con lo schermo visibile da tutti giocano un po’ entrando nei vari menu ricevendo gli apprezzamenti dal proprietario del bar.
‘Molto ben fatto complimenti mi devi lasciare il nome di chi l’ha costruito perché voglio fare delle modifiche al mio ‘ . Poi continuando a cliccare sui
vari argomenti disponibili arriva su PRIVATO. Prova un paio di volte poi si rivolge a Ragaglini con uno sguardo interrogativo.
‘Caro Piero questa è una chicca che mi sono inventato da poco”! Per entrare ci vuole la password’prova con’. ‘ Volgendosi con una smorfia sadica verso Elena ‘ LA MOGLIE SCHIAVA ‘ La donna trasale e ora volge con attenzione lo sguardo sullo schermo. La finestra si apre e quando vede di cosa si tratta le sembra che il mondo le cade addosso. In primo piano, una foto con lei completamente nuda in ginocchio su una scrivania. La foto era ripresa da dietro e si vedevano benissimo il buco plissettato dell’ano e lo spacco della vulva. Elena ha un gemito e con voce strangolata dice.
‘ Cosa ‘cosa significa ?’
Ragaglini non la guarda e si rivolge al proprietario del bar. ‘ Cosa dici ho avuto una buona idea. Ho intenzione di sfruttare al massimo le doti fisiche della signora soprattutto i suoi buchi ‘. Ora ti spiego cosa ho pensato ‘ guardando poi Elena con un sorriso odioso.
‘ Ho intenzione di utilizzare il fascino di brava donna della signora Morini per attirare i clienti facoltosi. Sul sito verranno inseriti foto e spezzoni di filmati che andremo a realizzare’.I clienti particolari avranno l’accesso e potranno visionare l’anteprima che poi vedranno comodamente per intero in albergo su un canale TV a circuito chiuso.’ Pietro sorride e guarda Elena ‘Ma la convenienza dove si trova ‘?’
‘Caro amico la convenienza è che mi lego i clienti facendo loro sottoscriveredei abbonamenti annui di presenza ‘. Potranno anche commentare e richiedere eventuali loro preferenze che poi andremo a realizzare con la nostra attrice dilettante’ Tutti attorno al tavolo si mettono a ridere mentre Elena morta di vergogna piega la testa .
‘ No’. Per favore, no…! Non mi potete fare questo ‘ farfuglia, comincia a singhiozzare nervosamente con le mani davanti al volto.
Ragaglini la prende per un braccio lei Cerca istintivamente di schivare la stretta, ma la presa della mano si fa più dura. La sua voce è un sussurro. ‘Che fai? Non vuoi più? Ti sei dimenticata del nostro patto che hai firmato ?
Eppure è semplice da capire io ti salvo la famiglia’.. In cambio rinunci a te stessa . Nulla di complicato !’
‘ Sì! Ho capito. Per favore.., non voglio”…. La prego! Non sono capace di fare certe cose! ‘
Un ceffone le fa torcere il viso. Lacrime brucianti cominciano a scorrere sul volto. Lo schiaffo è stato così improvviso e fulmineo che non ha avuto la possibilità di scansarlo. Attonita, resta con la mano sulla parte colpita. Lui l’apostrofa infuriato ‘Adesso basta! Queste scenate non le voglio vedere più! Sei qui per obbedire e per fare quello che io ti dico di fare. Basta! ‘
La donna ricattata non discute più. Il suo volto ha preso un’ espressione passiva. Le lacrime seguitano a scorrere dagli occhi, non vuole dare spettacolo più di quello gia offerto al personale del Bar che sta sparecchiando i tavoli in sala.
‘Arturo occupati di questa gallinella, insegnale a vivere…’ Questo non si fa pregare e Elena sente subito una mano che incomincia a frugarla tra le cosce. Le dita pelose trovano le grandi labbra e si soffermano a separarle . Il medio e l’indice si introducono nel calice bagnato e si divertono
A graffiarle la mucosa. Elena ha gemito di dolore, si muove leggermente, cerca di sfuggire, protesta, cercando di impedire l’introduzione.
‘Non vuoi?’ Un accenno a una risata da parte di Arturo che leva la mano e gliela porge: ‘ Lecca’
I presenti la guardano con gli occhi pieni dell’eccitazione. Era troppo per la poveretta, distoglie la testa con disgusto. Ma una mano la prende per l’orecchio, facendole sentire un male terribile. ‘Lecca!’
Deve farlo suo malgrado deve leccare le dita dalle unghie nere impregnate del suo sapore davanti a tutti. Ma lui non è soddisfatto, è solo un anticipo di quello che deve ancora subire. Elena è smarrita, fissa i presenti in cerca di aiuto, ma nei loro occhi vede solo una luce cattiva. La mano comincia di nuovo a frugarla tra le cosce, la donna viene sommersa dalla mortificazione si vergogna ha gli occhi eccitati dei presenti addosso. La pressione psicologica e la brutalità del trattamento la fa sentire una cosa, non un essere umano. Mentre il respiro dei presenti si fa affannoso . Il proprietario del Bar esclama. ‘Veramente è da un po’ che stai maneggiando la bernarnda della bella signora ma da qua non abbiamo visto molto! Perchè non ce la fai vedere come si deve. Siete d’accordo, signori?’
‘Per vedere davvero bisognerebbe…’ interviene Olga ‘ Ora ci penso io’.’ E così dicendo si alza e piazzatasi dietro la sedia di Elena e inclinando lo schienale la tira con studiata lentezza indietro in maniera che lei non è più al riparo dalla tovaglia. Scoprendo piano , piano la fighetta rasata dalla labbra come quelle di una bambina incorniciata dalla striscia scura del bordo delle calze sorrette dal reggicalze. Elena emette un grido cercando di stringere le cosce. Allora la segretaria si china, le infila una mano sotto le gambe e gliele alza allargandole nello stesso tempo le cosce. Con un rumore di bagnato, le mucose della passera della donna si dischiudono ed il sesso si apre simile ad una lunga ferita umida fino al solco delle natiche. Con gli occhi fuori dalle orbite i presenti possono scorgere l’interno della vulva che brilla di secrezioni. ‘Hai visto bene, Piero?’le chiede Olga
‘Alla perfezione,’ risponde quello sbuffando come mantice il volto paonazzo.
‘Perfetto! Allora è così che ti vogliamo con le gambe ben aperte,hai capito ?’
Lascia ricadere le gambe della poveretta e torna a sedersi proseguendo ‘Su, tesoro… non fare la pudica. Siamo fra amici e ci stiamo divertendo. Tu non ti diverti?’ concluse con una risata alla quale gli altri fanno subito eco appoggiandosi allo schienale per gustarsi meglio la sconfitta della giovane donna. Elena come un animale preso in trappola, guarda i presenti con occhi smarriti supplicandoli di mettere fine a quel gioco ma si accorge, se già non lo sapeva, che non poteva aspettarsi alcun aiuto. Allora, tremante, ubbidisce all’ordine e con l’espressione da cane bastonato allarga le cosce fino ai bordi laterale della sedia.’Perfetto! Allora ricominciamo’?’ esclama con una risatina Arturo sfregandosi le mani. Subito dopo, nel più profondo silenzio, con decisione, l’uomo infila la mano sinistra fra le cosce di Elena che si serrano nervosamente.
‘Ah, no!’ dice il grassone ‘non vorrai mica ricominciare, su tesoro fatti vedere…’ Elena ha gli occhi chiusi . Si sente in trappola come in un ingranaggio infernale e si rende conto che qualsiasi tentativo di liberarsi sarebbe stato inutile. Allora lei apre leggermente le gambe e l’indice proteso si incunea nel fessura. Lei stringe i denti quando le prime falangi la penetrano e poi dalle labbra le sfugge un gemito. Artigliando la sua preda lui incrocia lo sguardo smarrito e supplice della sua vittima e ne riceve un violento stimolo erotico. Di colpo, una foia violenta si impossessa di lui spingendolo a forzare sempre di più, ormai tutte le sue dita, ad eccezione dei pollici, sono immerse nella vulva della donna, cercando di afferrare le ninfe e di allargarle.
Respirando a fatica fra i singhiozzi nervosi, viene attraversata da una scossa elettrica, sente che l’uomo, con il pollice, le sta facendo uscire il bottoncino della clitoride dalla sua guaina. Sotto quella pressione il piccolo grumo di carne si fa sempre più grosso. Il polpastrello esercita un lento movimento circolare solleticando la clitoride, poi gli da un colpetto. Elena sobbalza emettendo un fiotto di liquidi sulla mano.
‘Mi pare che te la stia godendo. Vediamo se ti piace anche questo.’
L’uomo le infila il pollice nel culo ed ora la masturba con le dita a forbice contemporaneamente in tutti e due i buchi.
‘Basta, basta! Vì supplico! Mi fate male!’
Intanto, sotto quelle dita che la masturbano così oscenamente, si sente sciogliere sempre di più la vulva gonfia e bagnata le brucia lei continua a lamentarsi dicendo che non vuole. Dalla bocca della donna esce un lungo gemito, mentre i bulbi oculari le si rovesciano nella orbite mostrando il bianco della cornea. Il suo corpo la tradisce di nuovo e le sue difese di donna fedele stanno per cedere. Si morde le labbra sforzandosi per non essere costretta a godere sotto quei palpeggiamenti indecenti. Un odore inebriante di sesso femminile caldo ed eccitato perviene alle narici dei presenti. Le dita della mano continuano ininterrottamente ad andare e venire con un rumore di bagnato. Sempre più forte, sempre più in fretta. ‘Questa ha veramente il fuoco al culo. Sono sicuro che avrà un successo strepitoso con i nostri clienti , soprattutto quelli che apprezzano i frutti stagionati ,’ mentre continua a masturbarla ancora per qualche istante, poi ritira la mano prima che arriva all’orgasmo. La solleva piena dei suoi succhi vaginali ‘guardate anche voi, come si bagna la brava mogliettina’Elena purtroppo deve ammetterlo, non era ormai che un giocattolo nelle mani di questi viziosi. Il grassone allunga la mano verso la sua bocca. Elena ha un’esitazione e poi scuote la testa.
‘Peggio per te ‘. Vorrà dire che mela faccio pulire da Black’poi non lamentarti delle conseguenze ‘ Mentre lo dice allunga la mano sotto il tavolo dove è accucciato il cane. Questo tira su la testa e annusa le mani di Arturo, poi passa la lingua leggermente come per assaggiare. Il cane è distratto e conti’nuava ad annusare in aria sollevando la testa. Le sue narici si allargano per captare meglio gli odori cercando di identi’ficarne la provenienza. L’odore raggiunge i suoi centri nervosi e lo fa agitare, si avvicina alle gambe della donna strusciandosi contro. Il volto di Elena si distorge in una smorfia si sente impallidire e, con un gesto brusco, lo spinge via da sé infastidita e schifata.
‘Non ami gli animali? E’ già la secondo volta che tratti male Black eppure è un cane giocherellone ‘.’ Le dice Arturo con un tono di rimprovero.
Elena gli risponde con un gesto irritato. Per tutta risposta, l’altro si mette a ridere ‘ A lui piace molto la caccia al tesoro”..Vuoi vedere ‘?’
Elena nota una luce viziosa nello sguardo dei presenti con gli occhi che brillano carichi di malizia. Con un’ aria da cospiratore, le dice
‘Devi sapere che a Black piacciono molto le caramelle e c’è un giochino che facciamo spesso. Io le nascondo e poi lui le cerca, riesce a trovarle anche ad un chilometro di distanza’
Mentre le parla con un gesto furtivo, come se non volesse che il cane lo vedesse, si tira fuori qualcosa dalla tasca. Si tratta di una caramella che lui libera dalla carta badando a non far rumore. Le gote in fiamme, Elena, lo guarda. Questo, con un ghigno sadico
‘Voglio vedere se anche questa volta vince lui’!’
Nel mentre la mano che stringe tra le dita la caramella scartata si abbassa tra le gambe della donna. Elena, presa dal panico cerca di stringere le cosce per impedirgli di farsi strada. Sconvolta, stringe i pugni, cercando di difendersi ma l’uomo le se appoggio addosso gravandola col suo corpo impedendole di respirare e lei è costretta a cedere . Poco a poco la mano pelosa si introduce a forza tra le co’sce contratte e le scosta. Ciò che le stava accadendo era oltre ogni sua possibilità di immaginazione. Di nuovo, per la povera Elena si apriva un baratro di vergogna e di abominio. Era come se ogni infamia che era costretta a subire venisse subito seguita da un’ altra ancora più umiliante e vergognosa. Vinta, resta con le cosce allargate, la mano che si avvi’cinava al sesso ‘La prego… Per piacere! ‘, supplica abbassando la faccia.
Sconvolta, fissa sempre più spaventata il dito impaziente che si introduce tra le ninfe bagnate spingendo all’interno la caramella. Elena sussulta sentendo i spigoli vivi che le grattano le pareti della vulva poi vinta si arrende. Travolta dalla vergogna e dal disgusto si abbandona completamente all’indietro scossa dai singhiozzi, allargando le cosce e lasciando che l’uomo spinga la caramella il più in fondo possibile con la punte del dito medio.
‘Bene, Signora Morini, abbiamo finito. ‘ Poi rivolgendosi alle persone attorno al tavolo ‘Sono aperte le scommesse’..Chi crede che Black riesce a trovare la caramella’. I presenti gli rispondono con una risata sguaiata .Mentre ascolta le parole , lo sente muoversi. Il muso caldo si appoggia alle sue ginocchia e incomincia ad annusare, singhiozzando, disperata le chiude cercando di respingerlo, quando la mano di Ragaglini si pone sul suo braccio.
‘ Perché lo vuoi cacciare? Non vorrai irritarlo ‘potrebbe diventare violento’
Elena divenne pallida, Con un gemito di vergogna, si decide ad allargare le cosce, ma con sollievo nota che il cane sembra abbandonare la ricerca sistemandosi tra i suoi piedi con il muso che si introduceva tra le sue caviglie. Guarda da sotto le ciglia abbassate, il volto dei presenti seduti attorni a lei. Coglie un bagliore divertito negli occhi, uno scintillio ironico. All’improvviso, si irrigidisce, il cane si è drizzato e il muso ha trovato la strada tra le sue cosce. Non poteva credere a quello che stava succedendo, doveva essere addestrato.
‘No… no, ma cosa mi state facendo! Siete pazzi!’ grida Elena impallidendo dalla vergogna. ‘Vi supplico, lasciatemi ‘!’
ll muso dell’animale, in pochi momenti, aveva trovato la strada, sicuro. Il fiato caldo investiva direttamente le labbra gonfie della vulva nuda. Le narici umi’de scorrono sulla pelle a provocando brividi involontari.
In quel momento il cane allunga la lingua calda e ruvida e comincia a lappare la mucosa nuda. La donna ha un sobbalzo, mentre i presenti sorridono apertamente possono scorgere tutti gli sconvolgimenti che ne turbano l’animo della donna. Dura, la lingua si apre un passaggio tra le cosce serrate fino al pube de’pilato rosa sul candore della pelle. Il cane prova gusto nel sentire i sapori femminili mischiati con quelli della caramella che si sta sciogliendo all’interno della vulva . Black non ha fretta, la sua lin’gua saetta, curiosa, saggiando di nuovo la sorgente di quel profumo. AI primo assaggio segue un secondo, un terzo, poi la lingua comincia a scavare arrivando alla fessura umida., Lo stimolo esperto è diretto proprio sul bottone della clitoride. La lingua dell’animale dura e rasposa lo sollecita . L’effetto è devastante. Un piacere immondo si impadronisce di Elena, che spalanca completamente le cosce, per quanto glielo permette la gonna. Le persone attorno al tavolo si alzano in piedi per vedere meglio il cane accucciato per terra con il muso infilato tra le cosce. Era una situazione assurda ed avvilente. Ora la lingua, si è incuneata nel sesso della poveretta, che si sta contorcendo sulla sedia, cercando di non dare a vederlo ai inservienti che sistemavano la sala. Anche se a questi è bastato un’occhiata per rendersi conto di quanto stava accadendo attorno a quel tavolo. La punta sensibile lap’pava, introducendosi all’interno del canale umido e saporito. L’eccitazione si stava impa’dronendo del cane, che cercava di ottenere di più da quella sor’gente sconosciuta. La lingua viola, penetra. Il muso si get’ta ciecamente tra le cosce spalancate, urtando contro il pube, con una testarda ostinazione. Elena ha un piccolo singhiozzo di rivolta, ma si offre in assoluta passività senza sottrarsi all’oltraggio troppo forte è il piacere che sta provando l’assenza di peli sul pube amplifica le sensazioni.!. L’orgasmo stava per sommergerla. Sotto gli occhi dei presenti sta incominciato a venire. Gli occhi chiusi, la testa rovesciata sullo schienale, porge il sesso alla lingua del cane che sa dove scavare per farla venire. Non può farci nulla. L’accumulo di libidine la fa delirare. Da dietro la schiena sente un paio di mani che le tolgono la gonna, e ora sta col ventre nudo offerto alla bestia che seguita a lapparla. Tesa sulle gambe irrigidite inguainate nelle calze scure fino alle cosce roton’de, sente le voci dei spettatori che le gridano frasi insinuanti, che la deridono, ma non riesce a tirarsi fuori dal pozzo nel quale i suoi sensi l’anno gettata. Tutti si sono raccolti attorno a lei per poter vedere meglio lo spettacolo della sua figa , aperta e gocciolante, scavata dalla lingua vigorosa del grosso cane. Le parole sempre più oscene le arrivano da un punto imprecisato.
‘Cerca, Black cerca!…. Forza, forza, scava questa troia. Mettigliela fino all’utero, spingi! Sei proprio una cagna in calore’. Ma sì… guarda come si bagna la nostra madre integerrima’ !’ Si tratta di Olga che dopo aver sfilato la gonna si è messa dietro di lei e la continua ad umiliare incitando l’animale . Questo sempre più eccitato, muove la lingua in tutte le direzioni cercando di afferrare la caramella. La lingua entra profondamente nella vagina intercettandola con la punta, ma l’animale non può in nessun modo tirarla fuori e si limita a lapparla scodinzolando.
Sconvolta, con le cosce spalancate, riversa oscenamente sulla sedia, Elena apre la bocca come se stesse per affogare. Malgrado quella situazione bestiale, sente che sta per godere. Con gli occhi pieni di lacrime per la vergogna indicibile che le fa provare il rumore della lingua sfregando contro le pareti del suo condotto vaginale simili a quelli che gli animali fanno, quando lappano l’acqua non può resistere più e alla fine viene! Non ha potuto evitarlo. L’orgasmo non vuole arrivare al suo massimo , è continuo, un fiume inarrestabile. E’ perduta, abbandonata, completamente in balia dei suoi sensi. Si sta facendo masturbare da un cane! l’orgasmo fluisce forte, prepotente, squassandola si contorce sotto le forti lappate del cane, che non molla e prosegue il lavoro, senza un attimo di debolezza. Si contorce, sobbalza, e le sue gambe, ormai allungate fino sotto il tavolo , hanno cominciato a scalciare.
‘Ohhhhh!… Ohhhh!… Aiuto!… Aiutatemi!…’
‘Gode la troia! Gode! ‘ grida Olga trionfante, che ora le ha posato le mani sulle tette ansimanti, stringendone i capezzoli fra il pollice e l’indice attraverso la seta della camicetta in maniera rude e viziosa, provocandole delle piccole scariche elettriche al corpo.
L’orgasmo sta diventando delirio, dolore. ‘N-n-n-n-n-nooo, n-n-nuhhh, venngooooo ! Si , si ,si, Cristo bastaaa.. p-p-regoooo b-b-bastaaaaa”.! Aaaaaaaahh’..’
Elena si dimena come una pazza, al punto che il Ragaglini decide di intervenire togliendo l’animale con difficoltà. La donna ha ancora dei ultimi sussulti poi rimane ferma immobile ancora sotto l’impressione di quella lingua che è stata capace di scoparla facendola svenire dal piacere. Prova vergogna per quello che ha fatto, per lo spettacolo che è stata costretta a dare davanti a tutti, obbligandola a quell’atto bestiale. Maledice se stessa e la debolezza di suo marito che l’ha costretta fino a questo punto. Resta abbandonata sulla sedia, morta dì vergogna. Cerca di ricomporre tutti i suoi sensi, non vuole vedere né le persone che la circondano né il cane, simboli di vergogna e di umiliazione che avrebbe conservato nel chiuso della sua psiche. Piano , piano si sta riavendo da quell’orgasmo devastante. Con la testa ancora rivolta all’indietro apre gli occhi e trova sopra di se il volto di Olga.
‘Sei proprio una troia, mia cara signora, godere sotto la lingua di un cane! Ammettilo. Una vera cagna in calore!’
In quello stesso istante, a suo maggior scorno, la donna tenendole ferma la testa con un dito agganciato all’anello del collare da cane le fa colare in bocca, dalla sua, un lungo filo di argentea saliva. Rendendosi conto dell’estremo affronto e della totale umiliazione che ha dovuto subire. Elena ancora seminuda seduta sulla sedia si abbandona in un pianto a dirotto con il corpo squassato dei singhiozzi e le lacrime che le colano abbondantemente lungo le gote. Non sarebbe finito mai. Il silenzio che regna nella sala diventa quasi insopportabile…Elena abbassa gli occhi tremando di vergogna con un sussulto di dignità ‘Vi odio!’. Si disprezza per essersi eccitata in quel modo. Si sforza di ritrovare il controllo e cerca con lo sguardo dove era messa la sua gonna incontrando il volto del proprietario del Bar che con un sorriso diabolico sta riponendo nella custodia una cinepresa e si allontana verso il bancone con la cassa all’ingresso del locale. Elena capisce che hanno ripreso tutto.
Rossa di vergogna, resta abbandonata sulla sedia con gli occhi chini ansimante , ancora in preda al piacere intenso e fortissimo provato. Con un sorriso mefistofelico la segretaria indica con gli occhi il cane, che si è accucciato vicino a Ragaglini . Sta con la grossa testa tra le zampe, e agita nervosamente la coda. ‘ Lo vedi come lo hai ridotto? Non ti sei accorta che Black è in calore? Ti sembra giusto lasciarlo in queste condizioni? ‘. Elena resta di sasso non sa rispondere, né capisce dove vuole andare a parare. Olga si avvicina e prende il cane per il collare cercando portarlo lontano da loro , ma questo non ne vuole sapere, dando dei strattoni cerca di resistere. ‘Lo vedi ? Non vuole andare via… Sei tu che lo devi convincere ad obbedirmi. Finché è in calore per te, non mi seguirà ‘. Mentre parla carezzava affettuosamente la testa dell’animale ‘ Stai buono, tesoro, vedrai che adesso la tua nuova amica ti farà contento’ Lo prende per il collare avvicinandolo alle gambe di Elena. Subito il cane ricomincia a uggiolare, agitandosi. Intanto, con orrore, la donna si accorge che il sesso dell’animale si è drizzato facendo spuntare dal suo fodero di pelliccia un paletto di carne cruda. ‘Ha visto signora Morini ? Ha visto come gli piaci ? Gli è venuto duro a questo vizioso… ‘. La segretaria le prende la mano e gliela guida sotto il ventre peloso dell’animale. ‘Lo tocchi.., a lui piace moltissimo.’ Elena con la gola secca ‘No… no…’ Ma le sue proteste sono inutili. Già Olga le preme le dita contro la verga dell’animale. La donna sente sul palmo una escrescenza umida e si accorse che poggia sul piccolo sesso del cane . Sente la mano che preme sulla sua, impedendole di sottrarsi, mentre un’altra le serra attorno al suo collare. ‘Non sente come ce l’ha duro . Su, lo masturbi un poco… Su , brutta troia fagli una sega. Non puoi limitarti a farti leccare la fica.’
Elena crede di svenire. Il contatto con il pene dell’animale la riempie di disgusto. Cerca di ritirare la mano ma la segretaria gliela tiene saldamente imprimendole un odioso va e vieni. La piccola punta rossa, acuminata, scivolata fuori dalla sua guaina ora sta tutta nella sua mano, stillante di umori. Il cane si agita come impazzito e il suo bacino incomincia a vibrare freneticamente, con le zampe rigide cerca di pistonare la mano. Elena si morde le labbra per non gridare, mentre la segretaria continua a farle andare su e giù la mano sulla verga del cane incitandola sussurrando ‘ Brava… cara! Brava… Fai il servizietto al nostro Black’ ‘ ‘Su, masturbalo , puttana… Sì, così. Come se fosse un uomo,tirandoli in basso il prepuzio…’ Elena sente montare la vergogna si sente come la puttana di un animale, e ciò le da il capogiro.
Per fortuna quel va e vieni non dura a lungo. Il cane prende ad uggiolare e con un guaito finale, con pochi tratti convulsi , emette piccole stille di seme riempiendole la mano di un liquido vischioso . Questo la fa riprendere dal torpore immondo in cui è caduta. Ma non smette ormai è sprofondata nella melma della degradazione e seguita ad accarezzargli il ventre, giocherellando col piccolo membro, che si sta ritirando nel suo fodero. Si è fatto un amico pensa . La bestia , ormai soddisfatta, si accuccia brava, brava ai suoi piedi, emettendo, ogni tanto, dei leggeri guaiti. Era sconvolta e la risata dei presenti la colpisce come un’altra frustata.
‘Allora, porca, ti è piaciuto masturbare il signor Black, confessalo!’ Elena abbassa la testa senza rispondere. La sottomissione ormai era entrata a fare parte della sua natura si allunga cercando di pulirsi la mano umida sul bordo della tovaglia ma viene fermata dalla segretaria che le afferra il polso. Girandolo con forza verso di lei gli porta la mano vicino al viso ‘Non vorrai mica lordare il locale di Piero su pulisci come fanno le cagne ”! Perché tu sei una cagna no ‘.? ‘ Elena cerca con orrore di allontanare il viso, ma la segretaria con la mano agganciata al collare di lei la tira con forza . ‘Avanti,
non fare storie’ altrimenti la prossima volta invece di una sega ti faccio fare un bel pompino’.!’ Avvicinando le labbra sigillate di Elena sempre più al palmo della mano fino ad appoggiarle contro. La donna sente ora l’odore acre dello sperma del cane si rifiuta disperata ad aprire la poca. Allora Olga le strofina il viso con forza spalmandole addosso tutti gli umori del cane. Completamente lordata la solleva dalla sedia usando il collare come un cappio.
Elena è costretta, se non vuole soffocare, ad alzarsi ‘ Visto che non hai ancora imparato ad obbedire’. Vai da Piero a pagare ‘ così dicendo le allunga una cartellina di cuoio rettangolare con dentro il conto e la una carta di credito. Elena li guarda implorando ‘ Sono nuda ‘.! Vi prego ‘ mi possono vedere dall’esterno ‘. E poi ci sono le cameriere ‘. mi conoscono ‘.Vi prego ‘.! ”
Mentre parla sente sulla lingua il sapore disgustoso del cane. Olga senza pietà la incalza
‘ Non ti preoccupare le ragazze hanno già visto tutto ‘con lo spettacolo che hai appena offerto’ e poi hai ancora la camicetta ‘.!’ La segretaria esplode in una risata odiosa seguita dai due rimasti al tavolo con lei. Elena serra le mascelle mentre le labbra le si piegavano in una smorfia amara ha capito di non avere scampo. La prospettiva di traversare tutto il locale, anche se ormai deserto, vestita solo della sua camicetta trasparente, calze e reggicalze, angosciava orribilmente la donna. Tutta via, con un’ ultimo gesto di orgoglio si alza in piedi e con stizza le strappa di mano la cartellina di pelle una luce di rabbia brilla nei suoi occhi . Come poteva sopportare di essere trattata in questo modo ? Con una smorfia di disprezzo verso i presenti come di sfida cercando di comportarsi con disinvoltura Elena si avvia lungo la sala verso il banco del bar dove si trova la cassa . Cerca di muoversi con dignità per non dare ulteriori soddisfazioni ai presenti, sente sul viso con fastidio che il liquido dell’animale si stava asciugando emanando un forte odore di selvatico. I suoi tacchi a spillo le rialzavano il culo e la costringono, per mantenere un’andatura equilibrata, ad assumere una posizione piegata leggermente all’indietro la qual cosa le fa sporgere al massimo i seni. Le sue gambe tremavano con un fremito . Per pro’teggersi un poco dallo sguardo delle cameriere , stringeva pateticamente le cosce. Queste erano sedute ad un tavolo lungo il corridoio stretto prima del banco e l’uscita. Stavano preparando il materiale per apparecchiare i tavoli per la cena insieme a Maria la moglie del proprietario. Una donna sciatta sempre sudaticcia dovuto anche al suo abbondante soprapeso . Nervosissima, con le mani che le sudano cerca di non manifestare le sue paure e guarda dritta davanti a lei evitando lo sguardo ironico delle tre donne che la vedono avvicinarsi . Superando il tavolo abbassa gli occhi e cerca di aumentare il passo nel mentre si sente dire ‘ Ciao signora vacca’ seguito dalle risate sarcastiche. Elena si sente som’mergere da una vampata di vergogna è tentata di darsela a gambe e tornare indietro . La moglie del gestore seduta dalla parte del corridoio l’afferra per un polso rivolgendosi con un’espressione crudele e viziosa . ‘ Quanta fretta signora Morini non vuole farci un pò di compagnia ‘? Non essere timida’. forse non ci ritiene alla sua altezza’?’ dice in tono beffardo. Elena divenne di fuoco e chiude gli occhi per non incrociare più il lo sguardo. Cerca istintivamente di schivare la stretta, ma la presa della mano si fa più dura. La donna con aria cattiva si alza dalla sedia l’afferra per i capelli e la tira con forza verso il tavolo ‘eccoti qui, mia cara, fra le mie grinfie,’ fa un cenno alle altre due giovani sedute sul capo opposto del tavolo ‘Questa troia è troppo orgogliosa e con la puzza sotto il naso . Ho bisogno anche di voi per darle un lezione ” Così impara ad andare in giro e tormentare i miei due uomini sculettando ‘. Queste esplodono in una serie di gridolini eccitati spostando gli oggetti dal tavolo .
‘No, la prego, mi lasci ‘ mi fa male ,’ implora Elena disperata contorcendosi disperatamente ma invano. Prendono per i polsi Elena e la distendono sul tavolo con l’addome tirando le braccia ognuna su un lato del tavolo. In questa posizione inclinata a novanta gradi la donna esponeva in evidenza il suo abbondante culo mentre i seni vengono schiacciati dolorosamente sul ripiano del tavolo. Poi, dietro di lei Maria comincia a tirarle una caviglia alla volta fino alla gamba del tavolo e qui le lega con i tovaglioli che prima stavano sistemando. Ora era bloccata non riesce più a muoversi, terrorizzata muove la testa a destra e a sinistra cercando di capire cosa sta succedendo. Sente dei movimenti dietro di lei poi una mano l’afferra per i capelli sollevandole di nuovo il volto verso l’alto, è la responsabile che la fissa trionfante con il suo sguardo vizioso le dice ‘Sei bella, orgogliosa , ti voglio avvilire togliendoti quell’aria da prima donna che hai” Poi le mostra un trita pepe e continuando a tenere gli occhi fissi in quelli spauriti della donna ‘Questo è l’equivalente di un grosso cazzo per signore come te ‘dice in tono beffardo. Elena sente che le solleva la camicetta sulla schiena mettendole le natiche allo scoperto. Una mano inizia a spingere l’enorme attrezzo fra le labbra delle figa. La parte superiore arrotondata penetra subito ma ben presto la cosa divenne più difficile data la superficie irregolare dell’oggetto. Il donnone per farlo entra re tutto, si mette a girare il trita pepe come una vite strappando a Elena un urlo di dolore ‘La prego!…’ implora la donna, ‘mi sta lacerando.’Questa penetrazione umiliante e dolorosa dura a lungo. Con le lacrime agli occhi continua a sopportare quel supplizio stringendo i denti per non urlare.
‘Basta! ‘..Huh, oh, oooooah ! Tr’trooopo grandeeee! Huh, huh, huh, Noaaaaahh! ‘ Intanto le due cameriere giovani che tenevano ferme le braccia incoraggiavano ad insistere. ‘Dai, glielo infili dentro fino in fondo. Le Riempia la fica!’ ‘Stringe la topa, la troia! Ma sono sicuro che fra poco ce l’avrà tutto dentro,’ grida la grassona. La fessura di Elena era smisuratamente spalancata mentre accentua ancora di più la pressione fin quando la punta riesce a vellicare il fondo raggiungendo la cervice . Elena , a questo punto, arcuandosi tutta sul ripiano lanciò un urlo ‘Aaaaaaah”Nooooooo’n-n-no” aaaarrrgggghh!’ Adesso, l’oggetto era quasi sparito dentro alla poveretta piano, piano la vagina si stava adattando all’intrusione . La donna singhiozza con gli occhi e la bocca spalancati mentre Maria raccoglie la cartellina di pelle da terra ‘ Ora bella mia mi diverto un po’ con quel culo che vai sempre ondeggiando orgogliosamente’ Così dicendo inizia a sculacciarla con forza, lentamente, ma con determinazione, usando la cartella. Il contatto dell’oggetto sulla pelle produce uno schiocco sonoro.
‘ Thwuck!……Thwuck!….. Thwuck!”
‘Destra !’. Sinistra ”’ Destra! ”.Sinistra! ”Vedrai che dopo questo trattamento ci penserai due volta a sculettare ancora in questo locale ‘.!’
Metodicamente e sadicamente, continua su tutta la superficie. Ad ogni colpo le natiche della donna si contraggono si contorcono ed il trita pepe schizza via , di colpo,dalla figa con una specie di ‘plop!’ osceno.
‘Vi pregoooo’ nooooo’..Bastaaaaa’ supplica Elena, dopo qualche minuto di quel trattamento crudele, la pelle le brucia orribilmente. ‘Non così forte Uh, uh, nooo aaaaaahhh’.aaaah’ ..aaaaaaahh’.Viii.. pregoooouuuhhhh’ Implora Elena dimenando i fianchi per quanto poteva per evitare i colpi .
‘ Fatela stare zitta sta troia ‘.le sue urla mi danno fastidio ‘..’ Una delle due giovani che le tengono tese le braccia prende un tovagliolo e mentre l’altra le alza la testa sollevandola per i capelli, glielo ficca in bocca per intero. Lei da dei conati di vomito perché la stoffa spinta all’interno le arriva fino in gola. Da questo momento non può più parlare. Le escono dei suoni indistinti, quasi muggiti. Le due ragazze sorridono amicando l’aguzzini a continuare. Questa non si fa pregare e ricomincia con più foga brandendo in mano la cartella in pelle con tutte e due le mani. I muggiti della vittima divengono sempre più acuti. ‘Uh’uh,uh,nuuuuuh’huh, huh’.!’
Ormai i colpi cominciano ad arrivare senza interruzione sui mappamondi floridi lasciando delle scie rosse sempre più scure. Elena giace sul ripiano del tavolo in un bagno di sudore, dimenando i fianchi per quanto può per evitare i colpi è un unico spasimo di dolore che le fa perdere ogni dignità. Incapace di controllarsi schizza così delle gocce di piscio sul pavimento. La cosa continua ancora per qualche minuto fino a quando la Maria deve fermarsi ansimando senza fiato. Una voce da dietro il banco dice. ‘Ora però basta ‘, altrimenti le lascerete dei segni, non rovinate quel culo che ci servirà ancora’!’ Era Piero il marito che le osserva con in mano la telecamera aperta che registra. Elena
capisce che non aveva mancato di videoriprendere anche quell’ennesima sua umiliazione. Le tre donne di mala voglia si fermano e la lasciano. La donna , una volta di nuovo coi piedi e le braccia libere, fa fatica a restare in equilibrio tanto le sue membra sono indolenzite. Con molta difficoltà, si solleva dal tavolo con gli occhi pieni di lacrime toglie dalla bocca il bavaglio e inizia a massaggiarsi il sedere che ancora le brucia. Maria le allunga la cartelle che aveva usato come arma e si siede nuovamente al tavolo riprendendo quello che stava facendo con le altre due cameriere senza degnarle più uno sguardo. Quando si sente finalmente più sicura di riuscire a stare in piedi , fissa con disprezzo Piero il proprietari che dietro il banco le fa cenno di avvicinarsi. Elena si sposta barcollando con passi insicuri ancora indolenzita
dal trattamento ricevuto mentre il proprietario indica l’esterno del locale.
‘Credo stia arrivando qualcuno che conosci’ Elena si volta di scatto e vede in Alice sua figlia in compagnia di Fabio che stanno parcheggiando la vettura . Terrorizzata guarda con occhi imploranti il proprietario che ridacchia con gusto ‘ La prego ‘..mia figlia no” faccio tutto quello che vuole ma non mi faccia vedere in questo stato da mia figlia la prego ‘.!’ Lui la fa aspettare in piedi davanti alla cassa come se stesse decidendo se aiutarla . Elena sta per avere una crisi di nervi si muove in su e in giù davanti al bancone non sapendo dove nascondersi. Implora e piange sperando in un po’ di comprensione da parte del proprietario ‘ Ho fatto tutto quello che mi avete chiesto ‘..! mi sono comportata bene ”.La prego’ Piero con un sorriso ambiguo le fa cenno di venire dietro il banco. Smarrita, si fa guidare, priva di volontà ‘Viene qui, stanno arrivando’ . ‘Grazie”.grazie ..Le sarò riconoscente ”’ fa Elena in lacrime infilandosi dietro il banco. ‘Mettiti in ginocchio, qui sotto così nessuno potrà vederti,’ le dice. La donna si accuccia inserendosi nello spazio vuoto sotto il ripiano che sorregge la cassa. ‘ Dato che mi voi essere riconoscente Ora mi fai un servi’zietto’. Aprimi i pantaloni ed estrai il mio cazzo. Estrailo tut’to, compresi i coglioni. Svelta! ‘ Se l’uomo ha voluto scioccarla c’è riuscito in pieno. Nello sguardo di Elena, l’uomo legge la paura, la vergogna e la repulsione. Con aria canzonatoria, la fissa fin quando lei non abbassa gli occhi. La povera donna osa ribellarsi, facendo un cenno di diniego con la testa. Prova una paura spaventosa. Ha un movimento incontrollato come se volesse fuggire tenta di rialzarsi di nuovo uscendo da sotto il bancone alza la testa ma ormai non c’è più ne spazio ne tempo per decidere qualcosa, i ragazzi sono in arrivo è cosciente di non avere scappatoie, che la battaglia è perduta in partenza deve cedere immediatamente. Finisce per piegare la testa in un gesto di furtiva acquiescenza. ‘Bene, bene, ti sei salvata giusto in tempo ‘ stanno per entrare non c’è tempo da perdere’ mormora il signor Piero che sorride con aria bonaria, nonostante l’eccitazione che prova all’idea di farsi fare un bel pompino lì, dietro il banco, in presenza della figlia.
Folgorata, si da da fare con mani insicure. L’uomo si in’nervosisce, e allora cerca di sbrigarsi. Crede di stare in un incubo. Apre la cerniera della patta dei pantaloni con disgusto tocca il sesso dell’uomo attraverso la stoffa, può vederlo mentre forza l’apertura dei pantaloni. Senza riuscire a celare il proprio di disgusto, insinua la punta delle dita dentro la patta per liberare dalle mutande la verga di carne pallida semieretta. Poi con tutte e due le mani estrae il grosso pacco dei testicoli . Nel farlo, le sue mani tremano di umiliazione e di disgusto mentre lacrime amare le rigano le gote.
‘Bene, adesso prendilo in bocca, e tienilo per tutto il tem’po che i ragazzi stanno qui. Mi eccita sapere che mentre par’lo con la ragazza , sua mamma mi sta succhiando. Ma stai attenta. Non voglio venire. Mi ba’sta che tu lo tenga in bocca, e che mi dia qualche leggera lec’catina. Fai con calma piano perché duri a lungo!’ Le raccomanda posandole una mano sulla testa che attira verso il proprio ventre. Lei si passa la lingua sulle labbra aride per l’angoscia mentre lui preme , ancora più forte, per vincere una sua ultima ripugnanza. Sente le labbra calde dischiudersi per far passare l’uccello che infila dentro quella bocca accogliente. In quel momento si sente aprire
la porta d’ingresso del locale e un vociare riempie l’ambiente. ‘Ciao papà ”’! Buon giorno signor Piero ‘! Insieme i due ragazzi salutano il gestore avvicinandosi al banco . questo protetto dal registratore di cassa,
li saluta a voce alta ‘ciao ragazzi ” come mai da queste parti’?’ ‘ Siamo venuti a prendere un cafè prima di riaprire la palestra’.! ‘ risponde Fabio. Mentre Alice fa ‘Ha per caso visto mia madre ”? Mi aveva detto che oggi pomeriggio veniva in palestra ‘..! ‘ Elena sentendo sua figlia si blocca con il cuore in gola cercando di cambiare posizione nascondendosi il più possibile sotto il ripiano.
‘No ”? Tua madre ‘ qui non si è fatta vedere per ora ‘.!’ Così dicendo mette la mano tra le gambe accarezzando la testa di Elena con un sorrisominaccioso e poi la pressa sul suo sesso, che le conficca fino in gola.
Terrorizzata dall’idea che l’uomo la tradisca in qualche modo, scoprendola in quella posizione oscena, cerca di non irritarlo comportandosi in modo più accondiscendente possibile aumentando l’ardore delle sue carezze seguitando a tenere in bocca il suo pene dando ogni tanto un colpet’tino con la punta della lingua, sentendo la immediata rea’zione e allo stesso tempo con le mani accarezzava lo scroto peloso . Il tutto con le orecchie tese a captare ogni movimento e parola, sudando in tutto il corpo per la pena cercando di rannicchiarsi sempre di più in quello spazio angusto.
‘ Fabio arrangiati ‘.serviti tu io in questo momento ho da fare!’ Dice al figlio strizzandogli l’occhio. Il figlio lo guarda un po’ perplesso non capendo bene il significato del suo gesto.
‘Non ti preoccupare papà mi arrangio io’..!’ Così dicendo, il figlio si sposta verso l’entrata opposta del banco andando verso la macchina del cafè, osservando il padre in modo interrogativo mentre questo con lo sguardo complice le fa segno di guardare sotto il bancone lanciando delle occhiate oblique. Il ragazzo iniziando a preparare le bevande continuando a fissare di sfuggita il padre che attaccato alla cassa fa dei movimenti strani. Una volta pronti i cafè e messi sul bancone con la scusa di aggiungere dei bicchieri d’acqua si abbassa verso lo sportello frigo posto sotto per prendere la bottiglia e a questo punto con stupore vede tutto. Elena sentendo i movimenti dei passi sulla pedana alza gli occhi e incrocia lo sguardo ironico del ragazzo che sta chino sul bancone .Dalla sorpresa le scappa un grido soffocato dal cazzo in bocca, con il volto paonazzo si ferma paralizzata dal panico. Con gli occhi velati dalle lacrime la donna vede il ragazzo sorridere beffardamente. Si sente palpeggiata persino violentata da quello sguardo voglioso, viene colta quasi da un senso di svenimento. Il ragazzo si rialza con la bottiglia in mano e come niente fosse versa l’acqua nei bicchieri e si sposta sul lato anteriore del banco dove prende il vassoio e porta il tutto al tavolo dove si trovano Alice e le cameriere che stanno parlando del più e del meno.
‘Ecco qua servita”!’ sorride il ragazzo guardando la madre . Questa gli rivolge uno sguardo complice chiama il marito ‘Piero perché non ti siedi qui con noi ‘..?’
‘No grazie ”! Devo prima terminare i conteggi della cassa ‘ risponde questo.Mentre questi perversamente continuano a parlare con doppi sensi Elena ascolta tutto e piangendo e continuando a stringere tra le labbra il bastone di carne che ora si era irrigidito completamente dall’eccitazione dovuta alla situazione grottesca. Spronata dal desiderio di farla finita al più presto, nel timore che sua figlia si accorga di qualcosa . Elena, disgustata si mette all’opera. Inghiotte il grosso cilindro fino alla radice, cercando di accelerare le sue carezze perché lui goda il prima possibile. Le sue labbra stringono quel duro bastone e la sua bocca lo aspira profondamente, mentre con la lingua, lei gli titilla il glande scoperto. ‘Papà ti serve una mano ”.?’
‘Magari figliolo così puoi fare un po’ di pratica ”!’ Il ragazzo ,sempre, sorridendo, si alza dal tavolo e rivolgendosi ad Alice’ Mi puoi aprire tu la palestra ‘..? Io ti raggiungo poi ‘..’
‘Certo Fabio ‘. Rimango ancora cinque minuti a parlare con tua madre e poi vado’. Ci vediamo dopo..!’ Sentendo queste parole Elena capisce che la sua umiliazione non è ancora finita e con il volto rigato dalle calde lacrime alza gli occhi e come sospettava vede l’odiato ragazzo che si avvicina dietro il banco. Appena raggiunto il padre, Fabio non ci pensa due volta e si toglie completamente i pantaloni rimanendo con gli slip deformati da un’enorme pozza.
‘Stattene buona, troiona!’ le dice con malvagità eccita’ta. Si piazza davanti a pochi centimetri dal suo viso che intanto diventa paonazzo di vergogna. Con studiata lentezza, comincia a far scendere l’elastico dello slip fino a quando il glande turgido e fradicio non batte propri
contro la guancia. Il ragazzo lo prende in mano e comincia a strusciare la punta su tutto il viso . Prima gli occhi , poi il naso, infine le labbra lasciando abbondanti tracce bagnate lungo il percorso. E qui Elena percepisce nettamente il glande spingere sulla sua bocca per cercare una soddisfazione che, fino a quel momento era solo del padre. Sconvolta ed impaurita Elena capisce che non c’è limite al peggio mentre i due la fissano con disprezzo. Di colpo, si sente afferrata per i capelli e tirata in avanti stordita, e , un attimo dopo, la sua bocca era deformata da due cazzi che affondavano oscenamente nella sua gola forzandole le mandibole fin quasi a slogargliele. Mezza soffocata, la poveretta cerca di fare del suo meglio per succhiare quelle due verghe congiunte mentre, Fabio per colmo di umiliazione, le preme la nuca per guidarla in quel movimenti di andare e venire. Il tutto sotto gli sguardi lubrichi dei due maschi. Elena con le lacrime negli occhi pompa come meglio può rischiando di soffocare ad ogni affondo dei due che si divertono a tormentarla schiacciandole la faccia contro i peli ispidi del pupe. Piero eccitato al massimo dalla situazione non riesce più a trattenersi chiude gli occhi, ansima, il suo volto è contratto. La donna percepisce nettamente il condotto spermatico gonfiarsi aritmicamente e sente lo spenna risalire lungo l’asta turgida.
Cerca di allon’tanarsi per evitare che le venga in bocca, ma non le è possibile i due la trattengono con forza obbligandola a riceve’re di colpo, i fiotti di sperma nella profondità della sua gola. Si scarica a lungo obbligando Elena ad inghiottire il suo seme. Lei lo deglutisce a piccoli sorsi per non soffocare. L’uomo ha dei brividi convulsi, mentre le ordina ‘Non fartelo uscire ! Tienimi in bocca, puliscilo per bene.’
Sottomessa, lei obbedisce sentendo che il cazzo del gestore perde il suo vigore.Mentre il giovane continuando ad andare avanti e indietro le prende la mano destra appoggiandola sui grossi testicoli pelosi facendole capire di continuare ad accarezzarli. Elena è troppo sconvolta dalla situazione in cui si trova per tentare la benché minima rivolta, cerca di accontentare i due evitando il più possibile di fare rumore anche perché Alice, la figlia, si era alza dal tavolo e si stava avvicinando al banco.
‘Ok ‘.. io vado ! Ci vediamo dopo ‘..’ Dice a Fabio, mentre appoggia il vassoio e si allontana prendendo l’uscita. Questo le fa un cenno, non riuscendo a parlare dall’eccitazione. Si sta facendo la madre , la signora Morini. Ricordandosi tutte le volte che si è masturbato pensando a lei, i suoi testicoli si contraggono nello spasmo eiaculatorio. Perversamente il ragazzo estrae dalla bocca di Elena il suo cazzo pulsante e volendo umiliarla in maniera cocente inizia a schizzarle addosso. In pochi secondi la donna percepisce abbondanti getti di semenza spiaccicarsi sul suo viso in diversi punti, era una doccia di sperma. Alcuni schizzi le giungono sui capelli, sulla bocca sul naso, altri sugli occhi costringendola a chiuderli..
‘Tieni troia”! Sei una svuotacoglioni’..!’ Le dice il giovane mentre strusciando il cazzo sul viso le sparpaglia lo strato biancastro tiepido e
traslucido su tutto il viso. Elena è ormai una maschera di sborra che le cola fino alla camicetta trasparente che ancora indossa. Il ragazzo raccoglie della crema biancastra e gliela infila con le dita nella bocca semi chiusa dalla presenza del cazzo del padre mimando un pompino. A questo punto sente: ‘Vedo che ti stai dando da fare anche con i ragazzini ‘..’
Sollevando il volto rosso per lo sforzo, incrocia lo sguardo ironico di Olga che sta china sul bancone. Nooo! Non era possibile! Questo non era possibile, lì davanti a tutti. Impallidendo di vergogna, si alza ancora zuppa del seme dei due, finirà mai di cadere in basso. La segretaria le getta la gonna ‘Su svuotacazzi rimettiti in fretta questa e andiamo ‘..che oggi non hai ancora finito’.!’
Elena con ancora dei rivoli di sperma che scendono sul collo e, da qui, sulla camicetta, lordandola s’infila la gonna, chiude le cerniere e senza poter ripulire il viso viene trascinata da Olga per il braccio fuori dal locale verso la vettura. Dato l’orario, all’esterno non c’e’ più nessuno, questo ha fatto evitare ulteriori umiliazioni alla poveretta. Mentre cerca di salire sulla vettura sente come una frustata ‘Dove vai vacca” ? non vorrai sporcarmi la tappezzeria della macchina’?’ Elena la guarda in modo interrogativo. Cosa ha ancora questa strega ? perche non mi lascia finalmente in pace?
Olga gira intorno alla Mercedes e apre il portellone posteriore ‘Questo è il tuo posto come una cagna in calore ‘.su sali e no farmi perdere altro tempo..!’ Con le lacrime che si mischiano con il sapore dello sperma appiccicato al viso Elena subisce l’ennesimo affronto si accuccia nel vano cercando in qualche modo di evadere con la mente per non subire una crisi di nervi.
Attraversano la città senza che fra le due venga scambiata anche una sola parola. Arrivati a casa la fa scendere dalla vettura di corsa e questa volta senza tanti complimenti, entrano nello stabile e risalgono con l’ascensore fino all’appartamento. Entrando in casa ‘Su presto muoviti che siamo già molto in ritardo”Nono vorrei che mancassi questo appuntamenti ‘!’ le sorride Olga. Con il cuore che batte all’impazzata, la donna si affretta ad entrare sotto la doccia. Si insapona e lava con un guanto di crine, cerca di ripulirsi da quella sensazione di sporco che è però tutta nella sua mente. Senta ancora la lingua dell’animale che la sta frugando nel suo intimo sfrega sempre con più forza sul suo sesso fino a farsi male vuole punire il suo corpo che ha reagito, dandole delle sensazioni animalesche indipendenti dalla sua volontà.
E’ quello che più la terrorizza e la distrugge moralmente. Il fatto che non riesce più a controllarlo. E’ sottomessa a delle persone perverse che giocano con lei come il gatto con il topo. Lo sapeva che dopo essere caduti nella trappola e aver firmato la loro condanna non poteva rifiutare loro più niente. Orgogliosa si era detta ‘Che facciano pure quello che vogliono, anche se mi toccherà scopare con qualcuno resteranno delusi perché da me non riceveranno piacere’ la sua dignità e integrità l’avrebbe comunque salvaguardata. Invece più il tempo passa e più queste persone la stanno massacrando psicologicamente, obbligandola oltre che a sottostare ai loro giochi anche a tradire quel poco di amore proprio rimasto. Cosa avranno ancora in mente per lei. Questa attesa di conoscere il suo destino prova dopo prova, la tiene in continua snervante tensione, stava diventando un gioco al massacro. Quale prossima umiliazione le sarebbe toccata? In che modo avrebbero distrutto la sua volontà. ‘Avrò veramente la forza di sopportare ciò che ancora mi aspetta?’ mormora con un sospiro disperato. Sono passati una decina di minuti. Quando esce dalla doccia e si avvolge nell’accappatoio. Nel frattempo Olga ha aperto le due borse con gli indumenti acquistati questa mattina.
‘Voglio che fai una buona impressione ai nostri amici’ cercando tra le confezioni. ‘Deve essere qualcosa di speciale, qualcosa che sottolinea questo tuo culo che vai sempre mostrando in giro’Ne saranno contenti visto che li fai sbavare ogni volta che esci di casa’. Elena la guarda chiedendosi a chi si sta riferendo. ‘Niente vestiti. Solo qualche indumento intimo’.
Finalmente la decisione cade su un mucchietto trasparente che poteva stare in una mano è un babydoll di pizzo nero molto corto. ‘ Deve essere una sorpresa’ Lo drappeggia su di lei poggiandolo con le mani sul torace. I seni prominenti di Elena lo fanno pendere lontano dal corpo.
‘Mettitelo’ Le ordina .La donna lo infila dalla testa . L’indumento stretto in vita le aderisce come una seconda pelle appoggiandosi sul sedere inarcato senza nascon’derlo e si ferma appena sotto i fianchi, coprendo a ma’lapena il pube glabro . I seni si vedono in trasparenza con un effetto mol’to sensuale. Olga si avvicina e la osserva con attenzione dicendoli di chinarsi in avan’ti la scollatura si allarga, lasciando i seni completamente visibili. La fa girare per poter meglio giudicare sull’effetto prodotto, quando la sottanina si solleva sulle natiche nude evidenziando così il sedere scoperto. Da dove si trova, Olga può vedere due globi rotondi e carnosi, sporgenti e divisi da una profonda fessura invitante che finisce con le labbra della vulva depilata cha appaiono fra le cosce spalancate. Al collare da cane intorno al collo che completa l’abbigliamento viene applicato il guinzaglio di cuoio che le pende fra i seni e terminare all’altezza dell’ombelico. La contempla in silenzio, godendo del l’imbarazzo della sua vittima ‘Manca il tocco finale ‘.un po’ di rossetto per evidenziare le tue bocche .’ Così dicendo estrae dalla borsetta un rossetto indelebile di colore rosso acceso e glielo passa sulle labbra. Poi le ordina di alzare il babydoll e inginocchiandosi davanti a lei le mette il rossetto sulle labbra della vulva. L’assenza dei peli in quel punto del corpo sottolinea in modo ancora più osceno la fenditura della figa. ‘C’è ancora un dettaglio ‘ le dice facendola girare. ‘Avanti signora Morini, prenditi le chiappe con le mani apritele . Anche il tuo ano è una boccuccia e quindi ci voglio passare il rossetto anche nel tuo buchetto plissettato infondo anche questa è da riempire’..!’ Elena obbedisce tremando di vergogna mentre sente la punta del rossetto che corre lungo l’anello plissettato marcando ogni rilievo. Alla fine si tira un po’ indietro per ammirare il suo lavoro. ‘Molto grazioso ‘Sei perfetta così ‘intanto non devi uscire dal palazzo, basta che scendi con l’ascensore al piano terra dove ti aspettano”. Afferma con un sorriso soddisfatto. A queste parole, la donna crede di svenire. Inizia ad intuire quello che le attende, tremando di vergogna, con lo sguardo supplice si precipitò verso Olga in ginocchio aggrappandosi alle gambe. ‘No, la prego! Questo no’. ! Non potete farmi questo.’Elena si mette a piangere. La segretaria diventa minacciosa. ‘Ti ricordo che se non ubbidisci informo immediatamente chi di dovere lo sai cosa ti aspetta a te e alla tua famiglia ”..! Penso che al dottor Ragaglini non gli dispiacerebbe sostituirti con tua figlia ‘. La donna sconfitta rompe in singhiozzi ancora più forti, piegandosi al suo destino. Nel soggiorno ora regna un pesante silenzio, mentre Olga si avvicina alla porta d’ingresso e la apre. Elena lascia la sala in silenzio, a testa bassa e con le lacrime agli occhi, spezzate fisicamente e moralmente. Olga chiama l’ascensore e la spinge dentro ‘vai e fai quello che ti chiedono’. Il fresco e la paura le fanno venire il desiderio di urinare sollecitata anche dagli effetti dello champagne bevuto a pranzo. Adesso è spaventata per quello che deve affrontare. Ora sta andando nuda e sola all’ appuntamento con quei balordi che lei ha sempre detestato paragonandoli alla feccia. Esita guardando la segretaria cercando di intravedere un minimo di pietà. Questa con un sguardo diabolico preme con il dito il bottone del piano terra e la saluta ‘ ciao divertiti’fatti onore ‘..! Mi raccomando fai la brava’.e non farli arrabbiare lo sai potrebbero diventare pericolosi ‘ La porta dell’ascensore si sta chiudendo con impresso il volto odioso della segretaria che sta ridendo volgarmente ad alta voce. Il tragitto in discesa dell’ascensore è troppo breve, anche solo per pensare ad una via di fuga. Elena è in uno stato di tensione totale le gambe le tremano. Non sa cosa le aspetta certamente non le verranno fato degli sconti dato che dopo le denuncie, l’odio è reciproco. E’ come una vit’tima destinata al sacrificio e l’ascensore sembra il carro che la porta alla ghigliottina .Sente che si ferma, è arrivata al piano. La porta si apre con lei terrorizzata all’interno, ferma, Le gambe bloccate non reagiscono, sono indipendenti dalla sua volontà. Dentro di sé trema al pensiero della prova che dovrà superare. Deve decidere più il tempo passa e più è grande il rischio che un inquilino la vede in queste condizioni. Forse riesce ancora a salvare un minimo di dignità, glielo hanno promesso. Il suo cuore si mette a battere forte, mentre un crampo le stringe lo stomaco. Come in trance chiude gli occhi si fa coraggio e si avvia lungo il corridoio avanzando traballante verso il suo destino. Il cammino è breve, troppo breve. Si stava consegnando nelle mani di quei bruti odiosi che ha sempre guardato con disprezzo e superiorità. Ora si trova davanti alla porta paralizzata non riuscendo a prendere una decisione. In quel momento, però, si ode ai piani superiori una porta che si apre. Sente delle voci e i passi di alcune persone, deve essere qualche condomino che sta uscendo. Ormai non può più ritornare sui suoi passi perché l’ascensore è risalito. Non può più traccheggiare pochi minuti e sarebbero apparsi sul pianerottolo e l’avrebbero sorpresa praticamente nuda . Ora doveva scegliere, consegnarsi a chi sta oltre la porta di fronte a lei oppure affrontare la vergogna di essere sputanata da tutto il condominio. Suona. Una voce roca le risponde ‘ Chi è?’
La stanno guardando dallo spioncino. Con voce terrorizzata, contorcendosi dal bisogno di urinare, risponde ‘Sono la signora.., Morini’.
La porta si apre di scatto. Si trova davanti lo sfregiato come lo chiama lei .
Guardandola comincia a ridere e rivolgendosi all’interno ad alta voce ‘ragazzi c’e’ qui fuori la vacca del terzo piano ‘.
Sotto l’effetto della paura, le guance si sono arrossate, il respiro rotto. Le punte dei seni si sollevavano e s’abbassavano col respiro. Lui li guarda con interesse e poi abbassa lo sguardo puntando con attenzione la fessura
Rasata contornata dal rossetto. Adesso, si sente ripartire l’ascensore un’espressione di terrore compare negli occhi di Elena da un istante all’altro sarebbe arrivato al piano terra e le porte si sarebbero aperte. L’albanese fa un breve ghigno di soddisfazione nel vederla così spaventata e tremante… completamente nelle sue mani. ‘la prego mi faccia entrare”.’ Lo supplica ‘Sta arrivando qualcuno’. I pochi secondi che seguono appaiono alla donna un’eternità. Il ragazzo si avventa su di lei schiaffeggiandola con tut’ta la forza che ha. Il colpo fa il rumore di uno sparo, men’tre il suo volto viene sbattuto contro la parete. Un altro schiaffo e un altro ancora .I ceffoni la prendono in pieno viso. La testa viene sbatacchiata da una parte e dall’altra mentre i capelli si sparpagliano disordinati. Incredula, si massaggia le guance, gli occhi sono seminascosti dalla massa scomposta dei capelli. L’ultimo schiaffo le ha fatto sanguinare le labbra, passa la lingua sullo spacco, macchinalmente. Alza le mani al volto cercando di proteggersi, il ragazzo si avvicina e senza alcun preavviso le sferra un pugno allo stomaco. Una fitta di dolore la colpisce al basso ventre. Cade in ginocchio, mentre il fiato le esce dai polmoni con un soffio potente. I suoi occhi sono sbalorditi per la sorpresa. Si sente
afferrare per il guinzaglio e trascinare dentro l’appartamento. Elena, impaurita dalla violenza subita, tenta in tutti i modi di frenare, come avrebbe fatto una cagna, che non vuole ubbidire al padrone. Il ragazzo, con un ghigno sadico, prende a tirare sempre più forte. Il collare a strozzo, le si stringe intorno alla gola impedendole di respirare e lei è costretta a cedere, poco a poco, viene trascinata dentro. Solo dopo aver chiuso la porta lui molla la presa e lei può respirare. Singhiozza, mentre respira affannosamente per il dolore le sembra di inalare aria rovente. Sconvolta con il viso paonazzo, si lascia scivolare distesa sul pavimento priva dì forze. Per la paura le scappano delle gocce di pipì che scivolano lungo le cosce sul pavimento. Lui la guarda dall’ alto osserva le punte dei seni che si sollevano e si abbassano col respiro rotto, si inchina le soleva la testa e mentre le sgancia il guinzaglio le sputa in faccia ‘Eccoti qua finalmente’! Ora ci divertiremo”’. L’ afferra per la punta del seno facendola alzare e attirare a se. La forza delle sue mani pelose è troppo violenta, emette un gemito di dolore. Il desiderio di svuotare la vescica è diventato irresistibile. Sempre tirando per un capezzolo la porta nella stanza vicina. Per farla entrare la sospinge con una mano sul culo. Una spinta forte che le fa fare pochi passi precipitosi, poi si arresta al centro, col petto ansante. Si trovava in cucina. Davanti a lei un tavolo con i rimanenti due del trio che seduti stanno giocando a carte e bevendo del vino.
‘Guardate un po’chi vi ho portato ‘..! ‘ Dice il giovane alle sue spalle .
I due si girano e la guardano con degli occhi penetranti, un sorriso lubrico fa scintillare i loro occhi ‘ Chi non la conosce ‘.La nostra cara signora Morini’..?’ Risponde l’africano pelato. Il nano da baraccone sta fumando una sigaretta. Con la bocca sdentata le sorride e alzandosi dalla sedia si avvicina, con la testa sfiora appena i seni da quanto era curvo. ‘Gia la troia che ci voleva cacciare ”! Come mai qui’è venuta a trovare la famiglia Adams’? ‘
Elena a queste parole trasale frastornata, sente addosso l’odore del suo sudore, un sudore acre, salato, il sudore della paura… Ha la bocca secca ed il cuore le batte come impazzito. In quel momento trovandosi davanti a quelle facce che la squadrano con una luce minacciosa la donna capisce in che terribile situazione si trovi. A quel punto, il panico s’ impossessa di lei trasformandola in un corpo tremante di terrore incapace quasi di respirare.
Anche il grassone disgustoso con il ventre che deborda da sopra la cintura dei pantaloni si alza. ‘Prima le presentazioni dato che diventeremo amici molto intimi ”..!’scoppiano tutti e tre in una sonora risata.
‘Giusto ..’Dice il ragazzo ‘ Lui si chiama signor Amir ‘ indicando il nero.’ Questo è’il signor Arzan mio cugino ‘e io sono il signor Borak’. ! ‘ Poi l’afferra per la chiama e le gira la testa avvicina la sua bocca dalla labbra grigiastre e si incolla su quella della donna e lei avverte una lingua dura penetrare fra i suoi denti e tastare il suo palato con tranquilla impunità. Sentendosi soffocare cerca di sottrarsi a quell’orrendo bacio ma lui la tiene saldamente per i capelli.
‘Ricordati per te siamo i signori ”!’ Commenta il ragazzo staccandosi da Elena.
‘Ora mi sembra giusto che la signora Morini ci faccia vedere cosa è venuta ad offrirci per farsi perdonare’..!’ Cosi dicendo le prende il bordo del babydoll e lo solleva sopra la testa sfilandolo completamente e gettandolo in un’ angolo. Elena si sente come un insetto sotto una lente di ingrandimento. Il silenzio che si accompagna alla sua esibizione è tangibile. I tre rimangono a bocca aperta per lo spettacolo che la donna sta offrendo. Tutti gli sguardi sono puntati sulla sua fica sporgente . L’assenza di peli in quel punto del corpo rende la nudità femminile infinitamente più cruda. Elena si abbandona, scossa da un tremito nervoso, le braccia che pendono lungo il corpo, le gambe strette, gli occhi chiusi, umidi di lacrime di vergogna e di rabbia, la pelle che si copre di macchie rossastre. ‘Allora Arzan ”.che ne pensi ? Su non stare li impallato ‘..’ Le dice il cugino sorridendo. Al gobbo non pare ancora vero. Quante volte aveva sognato una situazione simile? Lui che a causa dello scherzo che gli ha fatto la natura non trova una donna nemmeno a pagandola. Ora si trova davanti l’altera, l’irraggiungibile signora Morini. Quante volte, si è masturbato sognando di avere quella donna orgogliosa a disposizione, piegata, docile alle sue volontà . Non si fa ripeter l’invito e le mette subito le mani addosso passandole bene su tutte le curve e palpandola poi viziosamente. Con i suoi occhi cattivi, dalla cornea pallida la guarda da sotto sopra. ‘E’ ben fornita, la mammina’. ‘ Dice con una voce volgare ed un accento da immigrato . Il suo fiato puzza di alcol. No, non poteva essere! Avverte le loro mani sul suo corpo, due, poi quattro, poi sei . Le sente volare sulla sua carne come dei ragni, soppesare i suoi seni. Un terribile impulso di orinare l’attanaglia la donna che si muove spostandosi da un piede sull’altro cercando di divincolarsi dai tre. Le guance e il basso ventre le dolgono ancora ma non era la cosa che le faceva più male. Molto più insopportabile era il modo con il quale quei bruti parlavano di lei. Le loro voci, le loro risa le sembrano come frustate. Divertiti per le sue contorsioni i tre la guardano con gli occhi che brillano sadicamente la toccano dappertutto. Le loro mani si mettono a manipolare i capezzoli, il culo, questo accentua ancora di più il disagio della donna che sente che fra poco la sua viscere sarebbe scoppiata se non l’avesse fatta. Si morde le labbra deve assolutamente liberarsi dal bisogno di urinare . Affannata, riesce a balbettare che doveva andare in bagno. La faccia spigoloso dello sfregiato, si spalanca in una gran risata e le indica il secchiello del ghiaccio dove c’era la bottiglia del vino ‘Falla là! Voglio vederti in primo piano!’ Elena contrae il volto in una smorfia di dolore. ‘Per favore, vi prego… ditemi… ditemi dov’è il bagno…’
Il gobbo accenna ad un gesto vago in direzione del corridoio. Elena si divincola dalle loro mani e si sta già dirigendo verso il posto indicato, quando la voce del ragazzo la sferza di nuovo . ‘ Troia tu non ti muovi ‘..E’ qui,’ dice indicando il contenitore sul tavolo ‘ Che devi orinare . E’ uno dei miei divertimenti preferiti guardare le altere signore italiane fare la pipì, ‘ Amir !’
‘No… ‘ cerca di protestare debolmente Elena. Il grassone nero si avvicina gettando la donna ancora di più nel panico. La prende per un braccio e la pilota fino alla tavola. Con l’altra mano le attanagliava una natica e la spinge verso l’alto sul tavolo di cucina. Salita sulla tavola e si guarda attorno, è circondata dai tre uomini eccitati . Ormai poco le importa. Sussulti incontrollabili la scuotono in tutto il corpo. Bisogna ad ogni costo che la faccia. Il suo cervello era come paralizzato e non registrava neppure più gli insulti . Febbrilmente si pone con le gambe larghe sul secchiello e si accuccia sopra. In quella posizione la sua vulva carnosa sembra sporgere in fuori ancora di più. Vedendola mettersi in posizione gli uomini si stringono in circolo attorno a lei. Sotto lo sguardo dei suoi carnefici le sembra di essere ridotta alla condizione di un animale. Piegati davanti a lei i tre spiano avidamente le carni umide della sua figa, in attesa dell’istante cruciale. ‘Allora la nostra signora Morini cosa attende per farci vedere come piscia?’ Ridacchia il gobbo. Disturbata, piena di vergogna non riesce a svuotarsi, malgrado la forte voglia. Appoggiato sul ripiano i tre esaminano a loro piacere i minimi particolari: ne vedono il bottone turgido, il luccicore delle mucose. Impazienti ‘Allora’. è per oggi o per domani?….Su signora Morini , la stiamo aspettando ‘. Piena di vergogna Elena mormora ‘Sto facendo del mio meglio’ Non riesco’Devo sedermi ‘..è troppo scomodo’ Lo sfregiato le sorride in maniera sadica ‘ poi accontentare la signora ‘.Falla stare più comoda’.. Amir !’ il grassone calvo prende la bottiglia del vino, la piazza sotto Elena e premendo sulle cosce la obbliga ad abbassarsi fino a quando la donna sente qualcosa di duro forzare contro la rondella del suo ano . Elena è colta dal panico con le gambe tremanti, carca istintivamente di sollevarsi, ma lui la tira in giù per la vita con forza. Disperata tenta all’ultimo momento di puntellarsi con i piedi sul tavolo, ma lui, implacabile, le allarga le cosce e le gambe della donna perdono l’appoggio così che si impala da sola sul collo della bottiglia fino ad appoggiare il sedere sulla parte allargata.. Elena spalanca le mascelle come un pesce preso all’amo, mentre nei suoi occhi compare una luce di follia. Ciò che le stava accadendo era oltre ogni sua possibilità d’ immaginazione. Il grassone sorride di gusto.
‘Allora, che ne dice? L’abbiamo accontentata signora Morini ‘. Ora sta più comoda’?’ Sotto la pressione dell’oggetto piantato nel culo , la figa si stira al massimo dischiudendosi ancora di più lasciando scorgere le mucose umide e arrossate fino al l’orifizio che palpita, senza che ne esce nulla. Il gobbo da un forte tiro alla sigaretta facendo diventare rossa la punta, poi la avvicina al clitoride che occhieggia rosso fuori dal suo cappuccio. Con voce fredda le ordina. ‘Forza! Altrimenti ti brucio quel piccolo bocciolo.’ Spaventata, in lacrime, per la donna è quanto basta perché un nodo si sciolga nel suo ventre e lanciando un grido rauco di disperazione, sommersa da un’ondata di vergogna rilascia i muscoli della vescica e l’urina erompe violenta in brevi schizzi . Il rumore sordo attira lo sguardo di tutti e l’acqua si colora di schiuma gialla.
‘Ah, ma non ha proprio ritegno questa porcona!’ esclama il giovane albanese con tono di disprezzo. La poveretta , umiliata dai commenti si sforza di trattenersi inutilmente , l’urina continua ad uscire a fiotti. Da dietro sente una mano che le apre ancora di più la vulva e un dito che va alla ricerca del buchetto sorgente degli schizzi. Quando lo trova lo schiaccia, divertendosi per gioco a dirigere il getto dell’urina nel secchiello e contro le pareti, facendo dei suoni ritmici. ‘Sentite , che musica ‘.Su porcellona, avanti orina con il mio dito in fondo alla fica’. !’
‘Nooooo”..!’ il grido di rivolta e disgusto di Elena riempie la stanza seguito dalla risa dei suoi aguzzini. ‘Ma cosa mi state facendo ‘.?’ Balbetta la poveretta mentre gli schizzi andavano scemando in modo irregolare.
‘Ti aiutiamo a pisciare’.!’ Le dice l’omaccione di colore. Terminato di urinare
la donna si affloscia singhiozzando, con le braccia a penzoloni lungo il corpo.
Ma non le ci volle più di qualche secondo per tornare alla realtà. si trova lì, nuda come un verme, in quel sordido appartamento, a merci dei tre delinquenti. Non era in grado di fare il più piccolo gesto con ancora la bottiglia infilata nel culo. L’umiliazione è stata troppo forte. Per scendere dal suo palcoscenico improvvisato deve farsi aiutare dalle mani viscide dei presenti che con un flop osceno le tolgono la bottiglia dal culo e poi la fanno appoggiare le gambe tremanti a terra. Nella stanza, l’atmosfera è divenuta pesante, bestiale. I tre uomini fanno cerchio intorno a Elena , completamente nuda. Ora le palpano le cosce, le pizzicano i seni, le danno delle grandi pacche sul culo senza riguardo. Elena si sente soffocare dalla vergogna, le mani si allungano, gli sguardi eccitati mostrano gli effetti dello spettacolo. Dita avide frugano nei suoi orifizi. Di colpo si irrigidisce sente un dito che le sta forzando lo sfintere anale mentre una mano affonda nella sua vagina. Una nuova ondata di vergogna la sommerge. ‘Lasciatemi andare… vi prego.’ Piagnucola lei. Lo sfregiato le sussurra all’orecchio. ‘Non preoccuparti carina, te ne faremo di tutti i colori così impari a sputtanarci in giro ‘.. .’ La risata sardonica la ferisce profondamente. Le sue gote diventano rosse come il fuoco. Si sente terribilmente umiliata. Poi rivolgendosi allo sgorbio ‘ Allora cugino non vuoi approfittare del regalo che ti abbiamo fatto ..? E’ qui tutta per te , basta esprimere un desiderio’. Il nano la guarda con i suoi piccoli occhi che brillano di una luce viziosa, non crede alle sue orecchie, la signora Morini è per tutta per lui . ‘Voglio’.voglio ”.che melo prenda in bocca e melo succhi .Non sono mai riuscito a sborrare in bocca ad una donna’.!’
L’ordine secco, che non ammette repliche, è risuonato come una frustata nella stanza silenziosa. ‘Oh, mio Dio, non questo, non questo, porci, porci !’balbetta Elena le parole le escono a fatica. Il terrore la ha pietrificata scoppiando in un pianto dirotto. Il ragazzo, la preme sulle spalle con forza costringendola ad inginocchiarsi davanti ad Arzan, mentre lei continua a lamentarsi dicendo che non voleva. ‘Per pietà… No, per favore, no …mi fa schifo ‘ Il nano attende in piedi con indosso ancora i pantaloni sudici di una tuta da ginnastica. Impaziente l’afferra per i capelli e la attira il viso verso l’inguine. ‘No non voglio’..non potete farmi questo ‘..!’ Ingoiando le lacrime, grida di nuovo disperata cercando di difendersi e divincolarsi dalla presa.
A questo punto interviene Borak. ‘ Aspetta cugino’.Non puoi trattare così una signora, obbligandola non concludi niente ‘..! Sbagli tutto, sei troppo violento.’ Questo allenta la presa e guarda in modo interrogativo il ragazzo che fa un cenno all’omaccione di colore. Elena sta per voltarsi quando viene afferrata brutalmente per la vita. Si lascia sfuggire un grido di paura , cerca di resistere mentre delle mani dure la sollevano come un fuscello e la sbattono come un sacco sul ripiano del tavolo. Elena trema di paura è sorpresa, urlando di rabbia impotente, cerca di difendersi martellando di pugni il torace del grassone. Si sforza di lottare, nonostante la posizione in cui si trova, con la testa che pendeva oltre il ripiano, le natiche sul bordo e le gambe oscenamente allargate e rialzate in alto dallo sfregiato che le stringeva alle caviglie. ‘ Bloccatela!.. Bloccatele le braccia!’ La voce del ragazzo era fredda, senza emozioni. Le sono addosso. Come una muta di iene che si contende la carcassa di un animale morente, i due uomini si gettano su di lei.
‘ L’ho presa! ‘ Gli risponde il ciccione. Ora era bloccata per le gambe e per le braccia. Un urlo, Elena cerca senza successo di liberarsi’.’No..no..noooooo!’
Urla ancora, un urlo lungo e acuto che fa ac’capponare la pelle . Un urlo disperato. Ormai era bloccata sul tavolo. La vittima si sta sfiancando, lo si capisce dal respiro, che si fa sempre più affannoso, dagli scatti sempre più radi dai movimenti scoordinati. Come ultima reazione cerca di sputare addosso al cerchio che si stava chiudendo attorno a lei. Nella cucina, ora, si sente solo l’ansimare affannoso della donna, mentre il corpo teso sul tavolo è ancora scosso da sussul’ti di ribellione. Lo sguardo di Elena, terrorizzato, si sposta dall’u’no all’altro, mentre osserva il nano che estrae da un cassetto della cucina delle corde e le porge ai due che la bloccano. Il grassone, le lega insieme le mani e poi le blocca sopra la testa ai piedi del tavolo. Poi passa anche lui ad aiutare il ragazzo. Le legano un’estremità di ciascuna corda alle caviglie e poi si spostano dietro la testa della donna. ‘Bloccatela… Bene! Fatele allargare le gambe. Sì, così! Bene! Ancora di più, allargatele bene, che ci faccia vedere tutto…!’ l due tendono la corda che le legano le caviglie sollevando e allargando le gambe fino alla massima divaricazione possibile. Poi legano l’altra estremità sempre ai pedi del tavolo. Elena trema per la paura, e tiene gli occhi chiusi, è completamente allargata dalla posizione e continua a supplicare di essere risparmiata. L’atmosfera è tesa. La tensione nell’aria si sente vibrare come se ci fosse elettricità. I tre uomini la stanno guardando l’effetto è quanto mai eccitante, inghiottono golosi . Il monte di ve’nere prominente attira lo sguardo. Il sesso depilato sporge indifeso. Le grandi labbra crestate, sono in piena vista. Leggermente aperte e lasciano intravede’re una sottile striscia di carne rosso corallino. Subito sotto, il perineo e quei due globi formosi aperti, tesi allo spasimo esposti senza risparmio che evidenziano il solco delle natiche fino alla pasticca brunastra dell’ano che palpitava. Il colore rosso del rossetto della segretaria che delimita i contorni dei due buchetti, li rende ancora più osceni. Sembrano veramente delle piccole boccucce pronte essere riempite. Il senso di potere che hanno su questa donna , la consapevolezza di averla a disposizione per qualsiasi cosa volessero fare, li eccita bestialmente.

P.S. Scusate se ultimamente vi ho trascurato ma ho avuto un Blackout dovevo ridare ossigeno al cervello. Vi mando questo ultimo capitolo
per il 2009 . augurandovi un buon 2010 . Ciao
‘Deve scusare mio cugino Arzan, dato il suo aspetto dovuto ad una malformazione dalla nascita non è stato molto fortunato’ mentre parla lo sfregiato prende la bottiglia di vino e la svuota dentro il cestello.’ Quindi può capire che non è abituato a trattare con le signore come lei’..!’ Svuotata del tutto si riporta tra le gambe aperte di Elena e la guarda con i suoi piccoli occhi che brillano di una luce viziosa.
‘Cara signora deve essere quindi molto gentile con lui ”!’ Così dicendo inizia a spingere il collo della bottiglia dentro il piccolo cratere. La donna ha un sussulto, s’ inarca disperata. Cerca di serrare lo sfintere spasmodicamente per opporre resistenza alla penetrazione del corpo estraneo. La posizione aperta, obbligata dalle corde che la tengono legata le impediscono di opporsi alla violenza. Incurante del dolore che provoca, lo sfregiato insiste, eccitato dai gemiti della vittima. Deve esercitare uno sforzo e alla fine vede che il collo inizia a sparire dentro la donna. Sente nettamente le pareti del condotto anale che cedono all’invasione. La sua vittima , protesta, ma invano il collo ormai era fermamente dentro di lei procurandole un intenso dolore.. ‘ No’.. Nooooo’ vi pregoooo! Farò quello che volete. Smettetela… mi state facendo troppo male!’. Ma si tratta in fondo di poca cosa rispetto a ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco. L’albanese incurante continua ‘ Lo so che farai quello che vogliamo ‘.Ma è meglio chiarire subito come stanno le cose ..!’. Mentre parla prende dalla tasca un’ accendino, accende la fiamma e la posiziona sotto la pancia della bottiglia, continuando a tenere gli occhi fissi in quelli spauriti di Elena. ‘Da oggi sarai il giocattolo di Arzan, sarai la sua bambola erotica con cui potrà soddisfare i suoi desideri rimasti repressi tutti questi anni. Questa sarà la tua punizione e di quel cornuto di tuo marito per averci trattati sempre come degli appestati ‘.!’Elena lancia un urlo disperato subito soffocato da una mano sulla bocca. Cerca di divincolarsi dal’la stretta dei legacci. Il calore della fiamma si sta propagando sulla superficie della bottiglia fino al collo dentro le pareti delicate del retto. La donna sgroppa per svincolarsi, ma invano. Il pervertito criminale ridacchia della sofferenza della sua vittima. E’ un tipo di spettacolo che il giovane apprezza particolarmente . Poi all’improvviso toglie la mano con l’accendino dalla bottiglia e Elena sente piano , piano svanire il dolore acuto. Dopo aver atteso che gli spasmi fossero terminati e che la sua vittima si fosse calmata almeno in parte. Borack fa cenno al negro ti togliere la mano che premeva sulla bocca della poveretta. Le lacrime le sgorgano a fiotti ed un sommesso tremore le pervade tutta mentre approfitta del momento per trarre finalmente un respiro profondo, ma è talmente stremata che non le riesce nemmeno di riempire i polmoni di tutta l’aria di cui ha bisogno. Gli occhi vispi dell’ albanese la scrutano con fredda intensità.’Tu sei qui per ubbidire a tutto. Non lo hai ancora capito?’ Le fa lui implacabile, fissandola con i suoi occhi cattivi, dalla cornea pallida. ‘Per favore, smettete… !’Grida lei disperata, fra le lacrime. ‘Si, lo farò, lo farò,’ sospira lei, ‘ma vi supplico, smettetela ”.’ .
‘Brava , brava,’ mormora quel porco. ‘ Però voglio essere sicuro della tua ubbidienza ‘.. Per questo cara signora Morini sarai così saggia di chiedermi di essere punita come meriti.’ Si mette a singhiozzare mentre le lacrime le riempiono gli occhi ‘Sì… Sì, mi lascerò punire…’ Risponde. ‘Allora… continuiamo’!’ Le dice con il suo fare odioso riaccendendo la fiamma. Elena si passa la lingua sulle labbra. Muore di sete eppure non sarebbe capace di inghiottire anche un solo sorso d’acqua: ‘Pietà,’ mormora. ‘questo no…! Non voglio, non voglio,’ gli grida disperata, fra le lacrime. ‘Per favore, smetta… questo no, questo no!…Per favore no… ‘ implora la donna scuotendo la testa disperata. ‘Non avete il diritto . Perché mi fate questo? Non potete… Sono già stata punita… Per favore… non”’ Il ragazzo la guarda dritta negli occhi con un sorriso cattivo. ‘Fa parte dell’addestramento: devi imparare a sopportare il dolore accettando tutto con gratitudine ‘.. Comportati bene e vedrai che dura poco ‘. Comunque non urlare o sarà peggio per te.’ La carogna avvicina la mano coll’accendino alla bottiglia ‘Sei pronta ? ‘ Elena non ha scelta e poi l’unica cosa che desidera è che quella storia finisca in fretta singhiozza istericamente, si fa coraggio rispondendo con un cenno del capo. All’inizio sopporta tutto digrignando i denti ma il dolore aumenta inesorabile diffondendosi in tutto il corpo. Ormai è un unico spasimo, un solo dolore, lasciandole perdere ogni dignità dopo qualche prima goccia isolata, gli sfinteri non tengono più,
‘ No! No! Per l’amar di Dio!’e piscia a dirotto derisa e umiliata dai suo torturatori. La poveretta prende ad implorare pietà, piangendo e supplicando che quella tortu’ra finisca al più presto, ma accresce, in tal modo, solo la folle esaltazione dei suoi tormentatori. ‘Credo che si stia proprio pentendo di aver disobbedi’to’ sorride Borack togliendo la fiamma dell’accendino dalla bottiglia. Mentre gli altri due iniziano a slegarla lui le toglie il collo della bottiglia dal culo e le allarga le natiche osservando l’ano arrossato.
‘Com’è?’ Chiede il nero. ‘ Sembra che qualcuno ci abbia sfregato sopra un bel po’ di peperoncino piccante’ risponde il ragazzo ridendo sguaiatamente, seguito dai due compari. Elena ancora accucciata sopra il tavolo di legno sul quale è state torturate non ha ancora trovato la forza di scendere. Le pare che le stiano strappando l’anima un pezzo alla volta. Sente che le sevizie sono fatte solo per il piacere di umiliarla, e l’idea che le sue gratuite sofferenze sono motivo di godimento per quei tre bastardi riuscendo ad ottenere da lei ciò che vogliono obbligandola ad una completa ed assoluta sottomissione senza poter reagire le suona come un’ingiustizia davvero insopportabile. Una mano le afferra l’anello sul collare e ci aggancia il guinzaglio tirandola poi verso il bordo. E’ così debole, così stordita che quando la tirano giù dal tavolo cade fra le loro braccia. Il sangue che le rifluisce alle sue estremità le fa così male che non riesce a trattenere un lamento.
‘Ora senza usare le mani, solo con la bocca gli abbassi i pantaloni ‘..!’
Poi il giovane le schiaccia la faccia contro il bassoventre e la guarda con i suoi piccoli occhi che brillano di una luce viziosa. La povera Elena si sente svenire. Sembra veramente che il destino si accanisce contro di lei mettendola davanti a prove sempre più oscene e disgustose. Solo al pensiero di farsi toccare da quella specie si mostro le sarebbe venuto da vomitare ed ora era costretta a fargli un pompino. Trema di umiliazione e di disgusto mentre lacrime amare le rigano le gote. Era mai possibile? Lei Elena Calandri coniugata in Morini fino a quel momento donna onesta e sposa esemplare! Lei, ora, se ne stava completamente nuda, carponi come una cagna. Lo sfregiato le stringe brutalmente la nuca schiacciandole il viso contro linguine del mostro. La forte pressione e l’odore di urina stantia che le sale alle narici le fa mancare il respiro . Pur fremente di sdegno per ciò che era costretta a fare, afferra l’elastico dei pantaloni del gobbo con i denti e inizia ad abbassare l’indumento sulle ginocchia. Man mano che scende vede affiorare tra le cosce pelosissime uno spettacolo ripugnante un pene che sembra un bastone bitorzoluto di taglia fenomenale quasi mostruosa. A riposo l’uccello sotto il quale pendono due testicoli grossi come due arance, gli arriva più o meno a mezza coscia. A Elena le sfugge un grido. ‘Guarda cosa abbiamo qui per te, mia cara, questa mazza ti farà un sacco di bene… ti farà impazzire e due coglioni che aspettando da anni di essere svuotati!’ Gli astanti ridono sguaiatamente. Terrorizzata e disgustata da quello spettacolo Elena abbassa gli occhi, mentre l’enorme uccello le ballonzola davanti al viso. ‘Faglielo rizzare solo con la lingua come una cagnetta!’ La richiesta scatena un’altra ondata di ilarità tra i presenti. Il mostriciattolo impaziente l’afferra brutalmente per i capelli premendole poi la testa verso il basso in maniera che le labbra di lei entrano in contatto con il suo glande già scoperto e sul cui meato brilla già una goccia di sperma. ‘Carezzalo con la lingua !’ Le grida il nano. Elena prende a ubbidire goffamente, quel sesso le pare enorme e continua a gonfiarsi ancora. ‘Non è un biberon!’ le grida il nano.’ Ruotala intorno al glande . Sì, così va bene, ma meglio ancora titilla la piccola membrana sotto! Fai dei progressi, brava! Perfetto. Così, così…’ Sotto gli occhi di tutti il gobbo si sta eccitando e il cazzo si indurisce alzandosi man mano. La sua verga sta diventando sempre più grossa . Arzan si lascia spompinare estasiato, le mani appoggiate sulle spalle di Elena, gli occhi chiusi. Ad un tratto li riapre, si allontana dalla sua bocca e si spoglia togliendosi i calzoni le mutande luride e la camicia poi si gira presentandosi con il culo flaccido dicendole con voce rotta dalla lussuria ‘I coglioni, adesso succhiami i coglioni!’ Poiché lei esita, da dietro qualcuno le rifila un calcio e subito, la donna ubbidisce incolla la bocca fra le sue gambe ed il suo naso si infilato nel suo ano mentre gli succhia le palle che ciottolano nella loro capsula di pelle rugosa. Trema tutta per la vergogna e l’umiliazione. Ma non c’e nulla da fare. Deve succhiare, succhiare e succhiare, rigirandosi quei pendagli nella bocca cercando di inghiottire il più possibile i testicoli pelosi succhiandoli come se fossero dei frutti maturi. ‘Leccami il culo, troia!’ le grida rabbioso . ‘La tua lingua la voglio sentire bene, hai capito!’ tirandola con il guinzaglio verso la fessura maleodorante. La donna sente di soffocare con il naso schiacciato contro i glutei pelosi e pieni di brufoli cerca di sottrarsi girando il viso di lato. ‘Infilamela in fondo, più in fondo! Inculami!’ Mentre lo dice una mano dietro la nuca la schiaccia con forza obbligandola ad infilare il naso, la bocca ed il mento nel solco scuro in mezzo al quale palpita il cerchietto plissettato dell’ano. Con tutto il coraggio che le resta cercando di sopprimere i conati di vomito spinge la lingua dentro le profondità del retto leccandogli le mucose ruvida sporca di residui . Lui muggisce ‘Così, così! Bene… ancora più in fondo, mettimela dentro tutta!’ Grida eccitato con il culo alzato, le cosce divaricate e le braccia che appoggiano sulle ginocchia. I suoi testicoli oscillano sbattendo contro il mento di Elena che con disgusto sente i muscoli dello sfintere aprirsi fra gli spasmi di piacere. La mano con forza continua a premere il suo viso, obbligando la donna a stare sempre più oscenamente schiacciata con il naso e la bocca alla fenditura resa ruvida dai peli ispidi . Allora, per evitare il dolore dello schiacciamento posa le mani sulle sue natiche e, con tutte le sue forze, le allarga il più possibile annaspando in cerca di aria fresca continuando a succhiare e a leccare raddoppiato l’impegno per non irritarli ancora di più era ormai quasi allo svenimento dal dolore quando la mano che la schiaccia si allenta della pressione e con forza la strattona per i capelli sollevandole il viso. Ora vede a pochi millimetri dai suoi occhi il ghigno dello sfregiato che le dice ‘Penso che i preliminari sia sufficienti ‘ indicando con un cenno del mento l’inguine del nano. Completamente nudo e con un vero palo di tortura tra le cosce pelosissime, lo scherzo della natura si gira e avanza fino al centro della stanza con quel terribile bastone di carne, bitorzoluto dalle dimensioni di un braccio , largo e lungo, sul quale spicca un glande viola scuro nettamente più dilatato del resto dell’asta che appare e scompare tra la sua piccola e callosa mano. Lo sgorbio, con movimenti da clown, si sdraia sul pavimento di schiena con la verga eretta che sbuca da sotto il suo largo ventre. Anche se nascosto da quella montagna di lardo il suo uccello è di una lunghezza impressionante. Enorme, mostruoso e si erge dritto come l’asta di una bandiera. Con lo sguardo fisso su quella minacciosa colonna di carne Elena sembra come ipnotizzata, mentre il nano con un orrendo ghigno che parla di tutta la perversione di quel mostro si gode quel momento con soddisfazione. Dopo lo stupore sbalordito a Elena prende la paura che i presenti riescono leggere nei suoi occhi provando un’eccitazione incontrollabile. ‘Su, vieni qui! Mettiamoci al lavoro! ‘ Gli dice mentre il suo enorme cazzo ondeggia di qua e di là. Elena prende subito a gridare, implorando pietà, cercando di sfuggire ai sui aguzzini. Il ragazzo e Amir la bloccano. Ciascuno posto su un fianco della donna la sollevano come un fuscello mettendo una mano sotto le natiche e una sotto le ascelle. ‘ Nooooo.. lasciatemi ! E’ troooppooo’ grandeee.!’ Cercando in tutti modi di opporsi scalciando e divincolandosi per sfuggire a alla tortura che gli aspetta. I due ridendo la sollevano di più spostandosi poi verso il palo e mettendosi sui lati in modo da puntare le labbra della fica della donna in direzione dell’uccello. Da sotto, Arzan brandisce il suo cazzo come una clava e inizia a spennellare le labbra vulvari con il glande che ben poco ha di umano. La cappella del nano ondeggia su e giù per diversi minuti, allargando di un millimetro ad ogni passaggio quell’orifizio che sta preparando.La donna singhiozza con gli occhi e la bocca spalancati cercando adesso di stare più ferma possibile evitando bruschi movimenti aspettando il momento fatidico che sta arrivando. Piano ,piano le mani che la sorreggono si abbassano e lei sente il glande gonfio che costringe la vulva a dilatarsi e con grande difficoltà inizia a superare le grandi labbra, affondando, lentamente nel suo ventre tremante. Piangendo li implora di sospendere la tortura mentre questi continuano divertiti ad abbassarla lentamente su quell’enorme verga. Con le mascelle contratte cerca di puntellarsi con le braccia sudate attorno al collo dei due che la sostengono, come ultimo tentativo per bloccare quello spaventoso impalamento . ‘Vi pregooooo’.lasciatemi ‘.le gambeeeee’!’ Ormai l’eccitazione aveva preso il sopravento da sotto il nano sorrideva mentre sentiva che la punta iniziava a penetrare la guaina calda e stretta. Elena vede da sopra, tra le cosce spalancate, con lentezza esasperante sparire dentro di se il bastone che inizia a slargarle in modo grottesco il ventre fino a rendere visibile all’esterno tale presenza. Per la donna è una delle esperienze più dolorose e sconvolgenti che potesse immaginare. Si sente letteralmente aprire in due come una mela matura, a mano a mano che il glande si fa strada nelle sue carni martoriandole e dilatandole fin quasi al punto di rottura. Nella stanza si è fatto un silenzio pesantissimo, si sente solo la donna che geme piena di sudore. ‘ Nooooggghhh, t-t-roooopoooo gra” ohhhh .Dio è troppo grande,vi prego,prego’..tenetemi, viii”’.pre”TENETEMI!’ Annaspa come soffocata da quell’enorme cazzo che le deforma il ventre. Senza pietà il nano da sotto comincia ad agitare il bacino cercando di andarle incontro con il suo uccello per impalarla fino in fondo. ‘Avanti signora Morini, si sieda’., si sieda e lo cavalchi , cavalchi il mio giocattolo’lo cavalchi per me ‘ Ad un certo punto ha l’ impressione come di venire squarciata in due, un grido inumano echeggia in tutta la stanza ‘Aaaaaarrrggghhhh”!’ Per i tre uomini è il segnale che quel immenso palo di carne ha raggiunto il fondo della vagina spalancata toccando la cervice. Quando i due al suo fianco le abbassano le gambe la donna rimane come sospesa, dinoccolando come un burattino senza fili. Ciò che sta subendo sta fiaccando completamente ogni sua resistenza fisica. Anche se con un ultimo scatto di orgoglio, appena le fanno toccare terra si divincola per sfuggire a quella tortura e puntellandosi contro il ventre enorme del mostriciattolo cercando di sfilarsi da quella trave che la tiene legata. Le mani tozze e pelose del nano raggiungono i seni di Elena strizzandoli con inaudita violenza, lei risponde rompendo quel silenzio con grida disperate . ‘N-n-n-nnaaarrgggggg, aaah .. Ahhh’ Le grida salgono ancora di più quando il nano pianta nei delicati capezzoli della donna le proprieunghie.
“AHHHHH! ‘Iiiiiiiiiiaaaaarrrrggghhhh”’!’ Poi il nano, sempre sogghignando, la tira verso di lui raggiungendo con il volto il viso deforma dal dolore di Elena. ‘ Dove grede di andare signora Morini ‘? Abbiamo appena incominciato ‘.! Non vorrà mica rinunciare al più bello ‘.?’ E appoggia le labbra su quelle di lei, costringendola a ricevere in bocca un fiotto di saliva insieme a quella lingua rasposa. La donna è colta da un tale senso di disgusto che si sente quasi mancare. Ora si trova a cavalcioni, sopra la massa di lardo dello sgorbio, alla pecorina con le ginocchia che poggiano per terra, tenuta bloccata per i capezzoli e con l’enorme cazzo che la riempiva impedendo qualsiasi movimento senza ulteriori spasimi di dolore. Ma la sevizia non è ancora finita il nano continua ad esplorare con la lingua l’interno della sua bocca andando fino in fondo lasciando una scia di saliva marcia maleodorante. Nel mentre sente che inizia a muoversi, ad andare avanti e indietro con il suo membro asinino . Ad ogni movimento seguono
delle lancinanti fitte di dolore che la scuotono tutta facendola sudare freddo. Piange lacrime di disperazione accucciata sulla pancia
di Arzan ‘Nooo ‘.vi prego fa troppo male ‘! Noooo ”.Nooooo’!’ Ormai
il suo lamento è quasi un sussurro interrotto solo dai singhiozzi.
Come in trans Elena accovacciata sul nano non capisce subito cosa sta accadendo, sente solo delle mani forti che le tirano le chiappe in modo da tenerle oltremodo spalancato il buco del culo allargandolo così innaturalmente fino procurarle ulteriori fitte dolorose. Si sente ferita mortalmente nel suo amor proprio, violentata e usata uni’camente per il loro sporco piacere, costretta a dare uno spettacolo degradante . Tut’to ciò le brucia ancor più del suo spossato sfintere. Sente la voce che continua ‘ Ti piace sculettare in giro per far ingrifare tutti quelli che ti circondano, vero, puttana? Adesso vediamo se ti piace anche dare via il culo ad un maschio vero”.!’ L’azione è quasi contemporanea alle parole, e a Elena sembra che il corno di un rinoceronte le si conficca nel didietro, tanto da farle cacciare un urlo ‘ Aaaaaaah’..huh, huh, noooaaaahhhhh’.!’
Allo sfregiato quelle grida suonano come un incoraggiamento a spingere ancora più a fondo, ed infatti comincia a penetrare con forza e senza tregua in quel pertugio reso ancora più stretto dalla pressione esercitata dal cazzo del nano immerso nella fica. Gli piace da impazzire sentire come si allarga sotto i suoi colpi. Percepire lo sforzo degli sfinteri che istintivamente tendono a contrarsi e a chiudere ogni volta che estrae del tutto il suo membro per poi risprofondare il suo grosso arnese tra i muscoli sfiancati del suo retto con esasperata violenza aggiungendo ancora più pati’mento alla donna. Elena ha la sensazione di essere squartata un palo inserito infondo alla sua figa che ricomincia a muoversi senza pietà. Dietro c’è il maledetto delinquente che le scava lo sfintere con violenza inaudita, abrasando la delicata superficie che brucia maledettamente , violentandola nel sedere con tale forza da farle sanguinare l’ano. Elena è un giocattolo tra le loro mani, e loro sono come quei bambini che si divertono veramente solo quando possono romperli, i giocattoli. UrIa disperate le escono dalla gola.
‘Nnnnngggggg!….Aaahhhh’..!BASTA”..!Bbbaaaastaaaaa’.!Eeeeee”.Nooooooo!’ E’ un unico spasimo, un solo dolore si contorce e si arcua. I due non si fanno impressionare. Non c’è niente di più bello per loro che sentire la vittima manifestare tutta la sua sofferenza e la sua totale sottomissione anche se quelle urla iniziano a indispettire soprattutto il ragazzo. Lancia un’occhiata al nero che sta davanti ‘ Amir prendi la museruola ..! Mi sono rotto di sentire questa troia lamentarsi’.! Mi toglie la concentrazione’!’
Questo apre il cassetto del tavolo di cucina e estrae un cerchio in acciaio con due strisce di cuoio laterali. Elena è giunta al massimo della resistenza. Non può sopportare altre torture . Vede il morso e ne prova terrore cieco. Scrolla il capo urlando ‘Nooo’! Noo! Per l’amor di Dio!’ Ma il nero le chiude il naso e dopo un po’, mezza asfissiata, deve aprire la bocca per respirare . Velocemente con destrezza l’uomo le infila in bocca l’anello, posizionandolo in verticale dietro la dentatura, obbligandola così a stare con la bocca aperta, intrecciando poi le due stringhe di cuoio dietro la nuca. Ora non può più parlare, le escono solo dei suoni indistinti come dei muggiti, mentre la bocca forzata alla massima apertura le provoca ulteriore dolore. Senza alcuna remora, senza alcun senso di comprensione o di riguardo i due riprendono a torturare la loro vittima appagando i propri istinti bestiali. Lei caccia un muggito indistinto, come ci si sarebbe aspettati da un animale .Mentre i due schernendola per i rumori che emette continuano a pistonarla con selvaggia violenza. ‘Amir cosa aspetti ‘.? C’è ancora un buco libero ‘.!’ Il bestione nero non si fa ripetere l’invito abbassa i pantaloni facendo sbucare una verga eretta nodosa da sotto il suo ventre prominente tremolante di grasso. Elena capisce ora a cosa serve il morso. Con un muggito disperato cerca di divincolarsi spostando indietro la testa. Amir la prende per il guinzaglio e la tira a se con forza e poi senza difficoltà con sadico piacere infila il suo cazzo infondo alla gola della donna. Ora è posseduta contemporaneamente nei tre buchi e da tre pervertiti criminali che ridacchiavano della sofferenza della loro vittima e si preparano a godere di un corpo che in precedenza si sono divertito a torturare. L’aguzzino inizia a scoparla in bocca, con violenza senza impedimenti perché l’anello tiene ben aperta la bocca di Elena. La donna sente la punta scendere giù fino alle pareti interne della gola scatenando dei conati di vomito, poi si ritrae giusto in tempo per poi tornare a stimolare l’inizio dell’esofago, provocando delle contrazioni allo stomaco della povera donna. L’uomo trova appagante vederla così in balia delle sue manovre, da crudele torturatore che continua a sollecitare il suo corpo con quel odioso gioco. Non pago quando arriva in fondo le tiene chiuse le narici con la conseguenza di portarla quasi a soffocarsi nella sua saliva che cola copiosamente dalla sua fauci spalancate . Anche Borack il ragazzo se la sta spassando un mucchio il buchetto della donna è una guaina stretta, per effetto delle contrazioni degli sfinteri, conseguenza dello sforzo della donna nel dare di stomaco. Questo rende naturalmente ancora più difficile e dolorosa la penetrazione, dando un piacere immenso al ragazzo che si fa strada con il suo duro uccello nel canale arrossato, spanandole il culo fino a sfociare nell’ampolla rettale. Chi fosse arrivato improvvisamente ed avesse assistito a quella scena in quella stanza, con l’odore del sudore e degli altri fluidi corporei che vi aleggiano al’l’interno e i muggiti della vittima sempre più acuti avrebbe avuto la sensazione di trovarsi al co’spetto di un arcaico e barbaro rito pagano. Dove qualsiasi principio, ivi compreso il rispetto della persona, viene sa’crificato al più sfrenato e morboso piacere, dove coloro che si trovano in una posizione di forza ne approfitta’no per appagare i propri istinti più bestiali senza alcuna re’mora, senza alcun senso di comprensione o di riguardo per i sentimenti delle loro vittima. La cosa va avanti in quel modo ancora per un pezzo. La poveretta è schiacciata a sandwich fra i due uomini che la chiavano e la inculano ansimanti con un movimento ritmico e coordinato mentre l’uomo di colore le continua a sospingere con una mano sulla nuca verso il suo ventre, finché non sente di nuovo il glande quasi a contatto con l’epiglottide della donna fuoriu’scendo poi del tutto solo quando il viso di Elena, in lacrime, diventa paonazzo.. Ad ogni affondo dei tre il corpo della donna è spinto all’indietro o proiettato in avanti sobbalzando scompostamente. Intanto, i due cazzi infilati nella sua fica e nel suo culo , sembra che si toccano separati solo da una sottile membrana che separare i due condotti . Muovendoli prima lentamente poi sempre più in fretta danno ai due cugini una sensazione sempre più perversa. I due ventri, da sotto e da sopra, sbattono contro il pube e le natiche della donna risuonando nella stanza con un suono osceno di plop plop, provocandole lancinanti fitte di dolore che la stanno scuotendo tutta. Il respiro dei tre si fa sempre più affannoso finché il grassone prende a grugnire così forte da sembrare che li viene un infarto da un momento all’altro. Poi sente che, quasi nello stesso momento, i due uomini si irrigidiscono, un istante dopo i testicoli dello sgorbio cominciano a contrarsi e a scaricare nella fica una serie interminabile di sborra trattenuta da anni di privazione di rapporti intimi. Erutta violentemente con getti di sperma che riempiono completamente la vagina della donna, seguito quasi immediatamente, dall’ altro che prende a siringarle nel culo una densa pappa bollente. Ambedue la insultano e la chiamano con tutti i nomi. La scena è così eccitante che anche Amir non resiste più. D’un tratto, con un grugnito, più simile a quello che avrebbe potuto emettere un maiale che un uomo, si immobilizza contraendo ritmicamente le grosse cosce sulle quali si tiene in difficile equilibrio e anche Elena percepisce l’orgasmo dell’omone salire. Capisce che è il momento più difficile dato che viene premuta contro la pancia fino a toglierle il respiro. Mentre cerca di annaspare un po’ di aria sente l’inizio chiaro che sta per svuotare le palle in gola deve far ricorso a tutta la sua forza di volontà cercando di deglutire la calda e copiosa sborra evitando di respirare per non far prendere a quel liquidi vischioso un’altra strada. Ci riesce a fatica non evitando alcuni colpi di tosse che vengono soffocati dall’uccello ancora in bocca che si sta ammosciando. Finito di scaricarsi l’uomo di colore la lascia ancora in preda a tremolii . Sconvolta, lei si abbandona sulla pancia di quello che le stava sotto cercando di evitare di sfiorargli il volto con il suo. Rimangono così per un lungo momento, immobili tutti e tre, i due uomini ansimando dopo il piacere provato e lei singhiozzando disperatamente. Nella sua fica e nel suo culo, i due falli si stanno in parte rimpicciolendo e, fra non molto, resi viscidi dallo sperma eruttato, spera che le scivolino fuori dalla carne martoriata. All’improvviso, tuttavia, avverte una strana sensazione di calore, come se un getto di acqua tiepida le sta scorrendo nei due fori. No, non era possibile si dice. Questo no! Sente che i due ridacchiano soddisfatti e capisce che è proprio quello che sta pensato che stanno facendo, le stanno pisciando nel culo e nella fica e lei avverte il liquido scorrerle nel solco fra le chiappe e poi lungo le cosce mentre un forte odore di ammoniaca le colpisce le narici! ‘Sì, è proprio così troia, ti stiamo pisciando dentro, hai indovinato! Sei la nostra cloaca ‘!’ Le dice il nano con un grugnito divertito. A questo punto le incomincia a urlare ‘ Nnnnuuuuuuuhhhhhhhh”’.Nuuooouuuuuhhhh!’ Agitandosi come una forsennata in preda ad una violenta crisi isterica, cerca di sfuggire a quei due corpi osceni che la tengono prigioniera.
Il nano le tiene con le braccia tozze e corte la vita schiacciandola contro il suo ventre mentre Amir per farla tacere si inginocchia, le solleva la testa tenendola per le orecchie come se fossero tue manubri e le infila il cazzo semimoscio in bocca e con estremo affronto dando luogo alla sua totale umiliazione inizia a urinare versandole un liquido caldo in gola. Ormai Elena è caduta in una sorte di deliquio senza più forza per reagire.
I due si accorgono che le hanno spezzato qualsiasi volontà e vogliono approfittare fino in fondo per umiliarla come non mai. Il ragazzo da dietro fa cenno al nero di prendere una tazza per il latte e un cucchiaino. All’omaccione si illuminano gli occhi apre la credenza e prende i due oggetti che gli sono stati richiesti portandoli a Borack. Questo estrae il suo cazzo dal culo appoggia la tazza davanti a quel buco ormai sfiancato e lascia defluire la sua dose di sborra mista al piscio dentro. Infine, armatosi del cucchiaino , va a recu’perare la bianca crema direttamente dalle viscere della donna raschiando le delicate e ormai infiammatissime pareti rettali come si raccoglie il midollo dall’osso buco dando alla donna un dolore acuto che la sveglia dal tepore in cui si trova senza riuscire a divincolarsi perche bloccata da sotto dallo sgorbio.
”AAARRRRRRGGGGGGHHHHHHHHHHHHH!!!
Questo continua imperterrito fino a pulirle tutto i condotto anale, poi prende la tazza e la appoggia per terra vicino alla parete.
‘Ora rimani a quattro zampe sul pavimento e ripulisci la tazza con la lingua come quella cagna che sei .’ Così dicendo le accarezza la testa come se fosse veramente un cagnolino e le toglie la museruola. Sentendosi libera dal morso
la donna cerca con difficoltà e richiudere la bocca sotto evidenti crampi alla mandibola. Tutta tremante scivola da sopra la pancia del nano, sfilandosi a fatica dal suo cazzo ancora spaventoso. Come in trans si sposta a quattro zampe verso la tazza. Si sente sfinita, stenta trovare l’equilibrio. Le gira forte la testa. Davanti alla scodella si ferma osservando con disgusto il contenuto. Questa sua esitazione non fa altro che arrabbiare i tre che ora le stanno attorno. Le sferrano dei violenti calci al culo mandandola a sbattere con la testa contro la parete. la sua mente è pervasa da pensieri colmi di repulsione e di odio e di impotenza nei confronti di quei tre maniaci, e di nuovo gli occhi si colmano di lacrime. China il volto verso il basso appoggiandosi sulle mani. Per poter avvicinare la bocca al contenuto viscido deve piegare i gomiti. Offrendo così uno spettacolo osceno agli spettatori, con il culo nudo rialzato per aria. Inizia con disgusto a lappare il liquido denso cercando di reprimere i conati di vomito che le salgono per non dare anche quella soddisfazione e perché nulla le impedisce di credere che la avrebbero obbligata a rimangiarsi pure quello. L’operazione non è facile perché la tazza si muove sotto i colpi di lingua spostandosi a destra e a sinistra obbligandola a muoversi a sua volta sculettando, dando uno spettacolo eccitante sottolineato dalle risate e dei commenti ironici dei suoi torturatori che si stavano rivestendo. Sente una voce che non riesce distinguere ‘Però per essere una cagnetta vera dovrebbe avere la coda ‘.!’ Segue la risposta in lontananza nella stanza ‘Hai ragione ..,ora ci penso io’..!’Sente una porta aprirsi dei rumori e poi la voce avvicinarsi ‘ Ecco ‘. Penso che questo faccia al caso nostro ‘!’ Delle mani le allargano le natiche cerca contorcendosi di svincolarsi disperatamente per sfuggire ma le vengono afferrati con più forza i glutei costringendola a star ferma.
‘Lasciatemi in pace!’ supplica piagnucolando.
‘Continua a lappare la tua pappa e stai zitta!’ le urlano da dietro. Con le lacrime che le colano lungo le gote riabbassa la testa facendo cadere capelli in avanti che finiscono nel contenuto della scodella .Si rimette a leccare la tazza ricoperta da brividi di terrore. Riprendendo le loro esplorazioni, le riaprono le natiche fino a forzare l’orifizio anale martoriato . Di colpo sente che le cacciano qualcosa di rigido e spigoloso nel culo . Elena lancia un urlo di dolore arcuando le reni offrendosi ancora di più alla penetrazione dando così la possibilità di penetrare con l’oggetto in profondità,strofinando con violenza le pareti irritate . La donna è accucciata sulla tazza piena di sudore ‘Ora direi che assomigli proprio ad una cagnetta ..!’ I tre ridono e le toccavano l’oggetto spostandolo a destra e a sinistra dandole delle scosse di dolore. Lentamente gira la testa e vede che dalle sue natiche escono le setole di una scopetta da water ben impiantata con il manico nel suo martoriato ano. Il nano tutto orgoglioso la prende per il guinzaglio costringendola a camminare a quattro zampe, come una bestia. Si diverte a farle fare due volte il giro della stanza accompagnata dalle risa beffarde mentre, con il capo del guinzaglio la percuote violentemente sulla schiena. Ormai completa mente succube.
‘ E’ l’ora della passeggiata. Non sei contenta? Come ogni bravo cagnolino anche tu hai diritto ad un pò di moto .’Sentendo queste parole, Elena si sente rabbrividire. Dove la vogliono portare questi disgraziati nuda com’era? Non pretenderanno, spera… Invece, è proprio questo che pretendono. Tirandola proprio come se lei fosse una cagna, il nano la costrinse ad uscire
dall’ appartamento nel corridoio del piano. Terrorizzata, Elena trema al pensiero di incontrare qualcuno. Da qualche giorno, ormai, ha rinunciato a tutto. Orgoglio, pudore, dignità. Ma, per una sorta di ultima difesa, vuole mantenere almeno I’anonimato il più possibile. Procedono lungo il corridoio. Prima lei nuda come un verme, che si muove a carponi e dietro di lato lo sgorbio che trotterella divertito tenendola a guinzaglio facendola muovere a comando semplicemente dirigendola con lo spostando della scopetta infilata nel culo. La donna chiude gli occhi cercando di coprire la distanza fino all’ascensore nel più breve tempo possibile. La fa entrare nell’ascensore e poi pigia il bottone del terzo piano. L’angoscia di Elena non ha più limiti. La sta portando su a casa. Sente che il cuore le batte a mille, ora la paura di essere vista a quattro zampe come una cagna e nuda come un verme da qualche persona che la riconosce viene soppiantata dal terrore che in casa sua sia già rientrato qualcuno. Uscita dall’ascensore, percorre carponi una quindicina di metri . Il nano suona alla porta si sente il rumore di chiavi nella serratura il corpo madido di sudore, prega il cielo che non sia una delle figlie. La porta si apre e di fronte si trovano Ugo il marito che rimane sbalordito con gli occhi fissi sulla scena che gli appare davanti mentre Elena lo guarda paonazza per la vergogna mentre lacrime di disgusto e di umiliazione le colano sulle gote. Ci vuole una decina di secondi prima che l’uomo accetta la realtà di ciò che gli sta sotto gli occhi. Il nano gli allunga il guinzaglio ‘ Ti ho riportato la
cagnetta ” !’ con un sorriso beffardo si allontana riprendendo l’ascensore.
Era passato circa un mese da quei drammatici avvenimenti. Nessuno si era più fatta sentire. Elena continuava a vivere nel terrore che i suoi aguzzini la contattassero di nuovo. Nulla di ciò avveniva mentre i giorni passavano.
Sembra come se fosse stata accordata una tregua tra tutti i suoi persecutori. Quello che era successo ha tormentato la donna per molti giorni. Per quanto si sforzasse non riusciva a cancellare il senso di degradazione che aveva provato. Sapeva che erano dei sadici ma non avrebbe mai immaginato che potessero arrivare fino a quel punto nel umiliarla. Le ferite fisiche durarono alcuni giorni soprattutto le infiammazioni della figa e del suo buco del culo che erano stati sottoposti a tormenti fino ad ora sconosciuti. Una volta ristabilita , anche per distogliere il pensiero e quindi la tensione ritornò al lavoro.
Le settimane passavano con l’attesa e l’incertezza degli eventi. Ricevette soltanto un messaggio dalla segretaria Olga dove le ricordava l’appuntamento con l’estetista per la consueta depilazione. Naturalmente ubbidì, anche se con ansia,dovendo rincontrare Erika . Con grande stupore e compiacimento nel negozio trovò solo l’aiutante che si dedicò solo in modo professionale al suo corpo. Poi nuovamente silenzio. Elena provò anche ad informarsi con il marito su cosa stesse succedendo. Forse il
Sig. Ragaglini aveva rinunciato, soprattutto dopo l’esperienza a cui è stata sottoposta da quei tre delinquenti di extracomunitari. Ugo sapeva però quello che sapeva lei. Erano tutti molto
impegnati per l’imminente inaugurazione dell’albergo, dandole perciò da un certo punto di vista, una sorta di sollievo. Forse veramente l’attenzione nei suoi confronto si era allentata. Testimone è anche il fatto che i tre torturatori del piano terra non si vedevano più sembravano volatilizzati . Questo, le diede ulteriore tranquillità facendole superare il periodo di tensione spasmodica. E’ in un momento di rilassamento quando riceve la telefonata in ufficio al lavoro.
‘ Pronto sono Olga la segretaria del Sig. Ragaglini ‘! Il dottore mi ha incaricato di avvertirla che questa sera c’e’ l’inaugurazione del nuovo Albergo. Mi auguro che non abbia preso impegni’..’
Il tono è volutamente neutro, ma una sfumatura di superiorità nella voce lascia intendere che non si sarebbe aspettata un diniego. Elena è presa alla sprovvista’ No… No…’ si affretta a rispondere agitata ‘… Ma vorrei sapere cosa…..’.
‘Mi dispiace, ma non so niente altro… Ci sarà un ricevimento ‘..Ah!… Si! ‘ Mi raccomando”si facci trovare pronta per le otto questa sera ‘ la verranno a prendere..!’
Elena perplessa e preoccupata nota un tono di sarcasmo e minaccia nelle parole della segretaria. Non fa in tempo a ribattere che la segretaria ha già interrotto la comunicazione. Si sente mancare le tremano le gambe, freme dalla testa ai piedi. Presa dall’ansia non riesce più a padroneggiare i suoi pensieri quindi si congeda dal lavoro e torna a casa cercando di trovare un po’ di tranquillità tra le pareti domestiche. Anche qui però la cosa non va meglio rientrando trova Alessia la figlia maggiore affaccendata nella sua camera, vedendola pallida, le da un’occhiata incuriosita e chiede preoccupata
‘Ciao mamma hai una strana faccia,’. ti senti bene ‘?’ commenta. ‘ Tutto bene ‘.! Sono invitata all’inaugurazione dell’albergo dove lavora papà ‘.’
Le risponde senza convinzione. Avrebbe voluto essere sola con i suoi pensieri senza dare atto a sospetti . L’attesa la fa stare in pena. Man mano che l’ora si avvicina sente il cuore battere sempre più forte. Si aggira per casa senza scopo e per non dare ulteriore addito a sospetti si chiude in bagno apre i rubinetti della vasca si spoglia e poi s’immerge in un bagno ristoratore, con l’acqua bruciante e profumata che l’avvolge in un torpore di pensieri. Elena ripensa alla conversazione avuta al telefono con quella strega della segretaria. In un altro momento della sua vita, l’invito le avrebbe fatto piacere, era un’occasione per fare arrapare tutti i maschi presenti. Un gioco che lei conosceva bene e la divertiva molto. Ma ora il gioco lo stavano conducendo altre persone e il divertimento non era il suo. Anzi, il suo ora è solo angoscia, imbarazzo ,terrore, nel affrontare la sua vita giorno per giorno con l’incognita del domani. Di quello che ancora avrebbe dovuto affrontare il suo corpo la sua mente senza averne più il controllo. L’ora di uscire si avvicina, e deve prepararsi. Con il volto rigato dalle lacrime esce dalla vasca e avvoltasi nell’ accappatoio
si dirige malvolentieri in camera per vestirsi. Pensando con tristezza che fino a poco tempo fa la scelta dell’abito era un divertimento, sfilando davanti allo specchio come una modella provando un’ abito dopo l’altro cercando quello che più le addiceva per le sue forme . Quelle volte si preparava per il suo uomo, e tutte le cure che adottava erano per compiacerlo e per renderlo orgoglioso della donna che aveva a fianco. Adesso, invece, non sa per chi sta preparando lo spettacolo. Si sente un manichino addobbato per la clientela. Un lungo sospiro, e pre’nde dall’armadio un vestito il più sobrio possibile e lo appoggia sul letto. Quando, inaspettatamente, si sente squillare il campanello dell’ingresso. Stupita, rimane immobile chiedendosi chi potesse essere.
Il campanello suona una seconda volta Elena si sente invadere dal panico. La segretaria le aveva detto che la venivano a prendere, forse si tratta di quella persona ? E’ ancora nuda non può uscire in quelle condizioni.
‘Mamma ‘vado io ‘!’ Sente la figlia che le corre in aiuto. Già si era dimenticata della presenza di sua figlia, con sollievo ritorna al suo vestito. Dalla camera sente più voci maschili e sua figlia che discute concitata. ‘Fuori di qui immediatamente!’
Ora una delle voci si fa sentire più forte, il terrore le sale alla gola, la riconosce è quella dello sfregiato.’Dobbiamo consegnare di persona questo pacco alla signora Morini ..!’ dice.
‘Come vi permettete ‘..! Fuori da casa ‘..!’ grida Alessia. Elena è rannicchiata sul pavimento dietro la porta della camera trema in preda ad una crisi di nervi. ‘Mamma viene qui ‘svelta , ci sono i del piano terra ‘.! Cercano te e non vogliono uscire di casa ‘..!’ Ormai la discussione stava degenerando Elena facendo appello a tutto il suo coraggio agguanta l’accappatoio e indossandolo alla meno peggio esce di corsa dalla camera, pallida con le mani che serrano i bordi dell’ accappatoio sul seno si affaccia in soggiorno.
Gli occhi della donna fissano, pieni di orrore, quei tre uomini senza pietà.La vogliono distruggere completamente come possono davanti alla figlia.
Le stanno togliendo l’ultima parvenza di dignità che è riuscita a salvare.
‘ Buon giorno signora Morini ‘..Ci tratteremo solo un istante, non si preoccupi’ La saluta lo sfregiato con un sorriso tranquillo. Con lo sguardo, Elena implora silenziosamente la pietà dei tre uomini, ma invano. ‘Le abbiamo portato questo da parte del Sig. Ragaglini”’ porgendo un pacchetto orrnato da un filo dorato . ‘Abbiamo anche avuto l’ordine di accompagnarle alla festa’..! ‘ La figlia guarda interrogativamente la madre . Mentre Elena si avvicina e prendere la confezione che le viene porta. ‘E’ tutto apposto Alessia i signori sono amici di Ragaglini il datore di lavoro di tuo padre” Alessia continua a guardarla incredula . Non capisce l’atteggiamento di sua madre. Fino a qualche giorno fa in casa si parlava solo in modo offensivo e dispregiativo di quei tre stranieri mentre ora sua madre sembrava quasi accoglierli come degli amici.
‘Intanto che aspettano che mi finisco di preparare offri loro un caffè’..’ Così dicendo, sotto gli occhi sgranati di sua figlia, si avvia con passo malfermo lungo corridoio verso la camera.
‘Scusi signora Morini ”..C’e’ mio cugino ”Arzan che deve andare al bagno .’
Il tono di quella voce era senza appello. La donna si ferma, le gambe che le tremano è come paralizzata, scossa da brividi febbrili. Si sente in trappola come in un ingranaggio infernale e si rende conto che qualsiasi tentativo di opporsi è inutile più il tempo passa con quei tre in casa e più sua figlia potrebbe insospettirsi di quella situazione strana, senza escludere che potrebbero irritarsi e prendersela con lei. Non le resta che assecondarli sperando di uscire di casa il prima possibile . L’individuo grottesco muovendosi sulle corte gambette avanza saltellando dietro la donna che con disgusto, cercando di evitare la sua vicinanza, avanza decisa verso la camera indicando la porta di fronte dove si trova la toilette. Appena entra nella sua stanza si gira per chiudere la porta ma il nano mette avanti un piede bloccando il battente e poi, senza una parola, la spinge costringendola ad indietreggiare ed entra nella stanza insieme a lei. Terrorizzata, Elena si addossa al muro. Fermo davanti a lei lo sgorbio la fissa dal basso in alto con un sorriso cinico e con fare brusco le prende la scatola dalle mani appoggiandola sul letto le dice sempre sorridendo: ‘Be ‘.? Non sei curiosa di scoprire il regalo che ti ha fatto il dottore’.?’Con le guance in fiamme e il cuore che batte all’impazzata Elena toglie il nastro e strappa con ansia la carte fantasia che avvolge la scatola di cartone e l’apre. Contiene , delle calze autoreggenti nere un paio di scarpe con i tacchi altissimi. Estraendoli , scopre il fondo della scatola dove giace uno strano oggetto a forma di slip fatto di una cintura di cuoio orizzontale e di una strisce verticale con una conchiglia sempre di cuoio, placcata, dove sono fissati due falli artificiali in caucciù uno più piccolo a forma di cono e l’altro dello spessore di un pugno e lungo almeno venti centimetri. Anche se l’oggetto lascia poco all’immaginazione Elena balbetta sconvolta; ‘Che cosa”?’.
Il nano scoppia a ridere. ‘Una cintura di castità, carina….Molto particolare ! Non ne ha mai vista una signora Morini ? L’abbiamo confezionata appositamente per lei, sono sicuro che le andrà a meraviglia .’
‘Ma non vorrete sul serio…’ Tenta di discutere.
‘Sì, invece, te la metterai . Lo sai bene che non ci puoi rifiutare niente! ‘
Comprendendo ciò che le aspetta, sente un fiotto di sangue salire alle gote, tutta tremante lascia cadere le scarpe dalla mani e indietreggia verso
la parete . ‘Avanti, non faccia storie, si avvicini ‘ riprende lui ‘non vorrà che sua figlia si accorga che si trova in camera con il nano ‘..!’ Il suo ordine riscuote la donna, riportandola alla realtà. Ricordandosi di Alessia che si trova a pochi metri da loro con la testa china si avvicina al mostro, mentre questo toglie il cache-sex dalla scatola e gliela fa indossare. Poi prende la conchiglia come se si tratta del manico di un pugnale si piazza davanti; ‘ Aprire le cosce prego ” Lacrime di rabbia e di impotenza prendono a scenderle lungo le gote ma il nano, senza minimamente commuoversi, con un gesto deciso, le pugnala il basso ventre puntando i due coni di plastica nella fica e nell’ano strappando alla donna un lungo gemito. Poi con forza tira in alto i due lembi verticali , Elena non riesce a trattenere un urlo di dolore alzandosi sulle punte dei piedi, ruotando gli occhi. Ma l’altro, senza pietà, tira ancora di più e la doppia protesi scivola verso l’alto all’interno delle sue cavità asciutte fino a far sparire quasi del tutto anche la conchiglia nel suo ventre. Infine stringe la cintura attorno alla vita della donna e la salda con uno scatto secco applicandole un piccolo lucchetto. Ora i buchi della donna sono completamente prigionieri di quel vergognoso strumento. Con aria soddisfatta il nano le da un colpetto sulla coscia. ‘Bene, ora puoi vestirti ‘..ti aspettiamo di la…’ le dice prima di uscire dalla camera. La donna lo guarda attonita senza riuscire del tutto a credere che potessero arrivare ad una tale raffinata crudeltà. Una volta rimasta sola, si sente completamente smarrita. Meccanicamente, abbassa la mano sul ventre . La cintura l’avvolge strettamente sia il sesso che il solco fra le natiche. Il pensiero che la figlia può arrivare da un momento all’altro e vederla avvolta stretta da quello strumento di tortura la scuote dal suo ottundimento. Cerca di vestirsi in fretta. Inizia con le calza color fumo che le risalgono fino all’alto delle cosce lasciando scoperta solo una stretta striscia di pelle la cui bianchezza contrasta con tutto il resto. Indossate le scarpe, poi cerca un reggiseno nel casseto mentre deve rinunciare alle mutandine. Con un lungo sospiro prende il vestito dal letto, dove lo aveva appoggiato. Prima di uscire, verifica un’ultima volta il proprio abbigliamento, un abito blu marino a piegoline molto classico che la copre pudicamente fino alle ginocchia. Rossa come un peperone guardandosi allo specchio capisce che non può presentarsi in soggiorno in quello stato. Anche muovendosi con attenzione, il vestito comunque lascia indovinare i contorni rigidi della cintura. Deve assolutamente trovare qualche cosa per nascondere il suo stato, allunga una mano nell’armadio trovando quello che fa al caso suo. Prende uno spolverino e indossandolo verifica che questo la copre fino sotto il sedere, stringe la cintura attorno alla vita e da un’ ultimo sguardo allo specchio verificando che le sue condizioni potevano passare inosservate agli occhi di sua figlia. All’idea che sarebbe dovuta restare così per tutto la serata, si sente atterrire.
S’ incammina lungo il corridoio con quel arnese che le serra alla vita e l’ infastidisce costringendola a tenere le gambe leggermente divaricate, per cui le sembra di camminare come una papera. Inoltre la pelle ruvida della conchiglia sfrega contro il suo sesso irritando la clitoride. Non sa come riesce a restare calma e naturale quando riappare in soggiorno.
Sua figlia stava sparecchiando le tazzine del caffè in modo brusco, irritata dal fatto che ha dovuto fare da cameriera a quegli odiosi individui. Girando e guardando la madre con occhi furiosi ; ‘Spero che sei contenta’..come ho intrattenuto i TUOI ospiti ‘.!’ Nel medesimo istante per poco a Elena non le sfugge un grido il fallo posticcio inserito nel centro del suo ventre inizia a vibrare . il movimento si estende fino all’esterno della sua fessura trasmettendolo anche alla conchiglia che ora vibrando con la superficie ruvida sollecita anche la sua clitoride. Una vampata rossa le sale al viso e terrorizzata, balbetta una risposta generica a sua figlia. Resta immobile, appoggiata alla porta sforzandosi di restare calma . Sente il sangue affluire alla vulva, il corpo la sta tradendo, trattiene perfino il respiro per paura di attirare l’attenzione della figlia che le passa d’avanti spostandosi in cucina.
Ha il terrore di non riuscire più a controllarsi mentre le vibrazioni aumentano di intensità . Un piacere abietto prende a divorarle le reni, un’onda, quella del godimento, la sta sommergendo. Le gambe le si piegano e lei si paralizza attraversata da un orgasmo che, malgrado ogni sforzo, non riesce a reprimere. Chiude gli occhi e degrina i denti con le mani tra le cosce stringe i bordi della conchiglia e cerca di tirarla verso il basso per estrarre la doppia protesi. L’orgasmo è lancinante e sembra non voler mai finire si accascia in ginocchio ansimante mentre il corpo trema e si contorce sotto la frusta del piacere. Ormai per la donna non si tratta più di piacere ma di una vera tortura, inflitta dai tre uomini che la divorano con gli occhi, godendo dello spettacolo che sta dando, in ginocchio la testa contro il pavimento, il corpo scosso da spasmi di inaudita violenza, si morde il polso per non urlare e farsi sentire da sua figlia che si trova in cucina. Con voce ansimante mormora ‘Basta ora’..vi prego’..’
Travolta dalla vergogna e dal disgusto si abbandona completamente. Il fallo artificiale è stato spento ma lei continua a restare inginocchiata, così come si trova, tanto si sente incapace di muoversi.
‘Vieni’.’ Sente una voce mentre delle mani forti la sollevano da terra. Cerca di ritrovare la calma ma senza riuscirci. Il cuore batte all’impazzata e le gambela reggono a stento. Si sente invadere dal panico sua figlia sarebbe potuta entrare da un momento all’altro nel soggiorno e vederla in quelle condizioni.Si sente con i nervi a pezzi per fortuna la figlia ancora arrabbiata dal comportamento della madre la saluta dal corridoio e si ritira in camera sua.
Facendo buon viso a cattiva sorte, Elena segue a testa bassa i suoi aguzzini oltre la porta. Durante tutto il tragitto fino alla sua macchina continuano a sollecitarla facendo muovere il corpo estraneo dentro di lei con delle brevi vibrazioni. ‘Siediti direttamente sul piano del sedile !’ Si sente dire. ‘Alza la gonna. ” L’ordine è inappellabile . Rossa come un peperone alza lentamente il vestito. La gonna si inceppa sulle cosce e deve contorcersi per portarla sopra il ventre. La fanno salire dietro fra il nano e il bestione di colore i quali , appena l’auto parte con alla guida lo sfregiato, posano ciascuno una mano sulle sue cosce . L’autista, da parte sua, orienta lo specchietto in direzione del suo volto con le guance in fiamme e la fissa con un sorriso cattivo. Elena è in una situazione molto imbarazzante si chiede, preoccupata, adesso che cosa le sarebbe potuto capitare anche se l’ inopportuna presenza dei corpi estranei dentro di lei in parte la confortavano perché racchiudono come in una
cintura di castità le sue fessure rendendole inaccessibili anche ai suoi torturatori . Le fanno stendere le braccia ai due lati dello schienale e poi i due mostri si appoggiano contro con tutto il peso della loro schiena.
Ora era immobilizzata. Mentre la vettura si avvia le afferrano le ginocchia da entrambi i lati allargandole le cosce in modo osceno. In questo modo con la schiena dritta schiacciata contro lo schienale i seni sporgevano in avanti provocanti. I due iniziano a toccarli attraverso la stoffa. Elena cerca di impietosirli lanciando uno sguardo implorante. ‘ Su signora Morini si rilassi . Abbiamo appena visto che le fa piacere essere accarezzata” dice con aria divertita il guidatore. Lei con gli occhi fissi sulla strada, trema di rabbia, di vergogna e di paura.
‘è vero’. Accidenti, è ancora tutta bagnata la troia ‘.!’ Commenta l’uomo di colore. Elena si sente disgustata da questa conversazione e dal modo con cui i tre la trattano. Questo sembra incitarli ad umiliarla ancora di più. La vettura esce sulla strada principale incontrando il traffico serale. La notte comincia a calare e l’interno della vettura affonda nella penombra,
‘ E guarda che capezzoli’!’ Poi mette la mano nella scollatura e con due dita afferra una delle due gros’se ciliegie nere dentro la coppa del reggiseno. Tirando in su tutto un seno. Elena trasale per la brusca presa di possesso. I fari delle altre macchine proiettano la loro cruda luce sulla mammella destra scoperta. La donna ha la certezza che chi viene loro incontro oppure li affianca si rende perfettamente conto di quello che accade d’entro l’abitacolo dell’auto. Lei cerca di scivolare sul sedile e raggiungere la penombra della vettura. Mentre i due le tolgono anche l’atro seno e si mettono a soppesarli nel palmo della mano ‘Senti queste tette’! Come sono polpose’..!’
I due si divertono un mondo dell’umiliante situazione in cui si trova la donna e continuano a palpare in modo volgare e offensivo.
‘Non abbassarti , per favore. Ho diritto di guardare anche io’!’ Le dice il ragazzo al volante accendendo la luce del tettuccio ‘Così vedo meglio.’
Scoppiando in una risata imitato anche dagli altri due. Stanno arrivando in città mentre l’interno della vettura è completamente illuminato.
Ad occhi bassi Elena trema di angoscia sperando, ardentemente, di non incrociare qualcuno che la conosce.
‘Mi congratulo con lei, signora Morini, sembra una puttana perfetta. . .con i sui clienti ‘Forse dovremmo portarla a lavorare nel nostro locale’.’ L’uomo sorride lievemente piegando l’angolo della bocca in una piccola smorfia cattiva che fa paura.
‘ Prima di arrivare a destinazione voglio che lei sia gentile con i miei amici , d’accordo?’ Sconvolta, la donna cominciai a tremare ‘Cosa volete ancora da me’.Vi prego .?’ Li supplica con le lacrime agli occhi .Ma, ben lontano dall’ascoltare la sua preghiera i due ai suoi fianchi , quasi nello stesso istante, si spostano e le afferrano una mano per porsela fra le cosce e farle sentire, attraverso i pantaloni della tuta , il proprio membro duro e lungo che subito essi stessi estraggono spostando l’elastico.
‘Ma… mi stanno guardando tutti ?’ prova a dire disperata.’ Poco male penseranno che sei una troia, che è poi la verità.’ A questo punto cerca di opporsi svincolandosi dalla loro presa si trova sull’orlo di una crisi di nervi quando, lancia un grido di sorpresa e di rabbia impotente, sente ricominciare le vibrazioni del fallo nella sua figa. Questa volta ancora con maggior intensità. Dentro di lei trema tutto, invano cerca di trattenersi, il ventre in fiamme, impalata da quel attrezzo da tortura Elena gode come l’ultima delle troie, dimentica di dove si trova, di chi è e di cosa sta facendo. Viene scossa da un orgasmo incontrollabile. Riversa con la testa all’indietro gli occhi pieni di lacrime per la violenza che deve subire ma anche offuscati da un piacere osceno che non riesce a reprimere, con gli occhi rivoltati nelle orbite.
‘Bastaaaa’Vi pregoooo..Fermatelooooouuuuu..uhh’..uuhhh’.aaaahhhhhhh”
Mentre le vibrazioni si stanno attenuando si sente dire’Ora, cara signora, lei prenderà in mano i due cazzi dei miei amici e li farà godere come piace a loro. Su, si dia da fare.’ Incapace di muoversi, schiacciata fra i due individui, il corpo ancora scosso dai tremiti del piacere, gli occhi offuscati per il godimento appena provato, Elena vinta, impugna quelle due verghe enormi e comincia ad masturbarle lentamente, scoprendone i glandi violetti e gonfi di sangue mentre i due la fissano con disprezzo. Di colpo, sperimenta la più grande umiliazione della sua vita ed anche la sua più grande vergogna. Con la coda dell’occhio vede all’esterno del finestrino, lo stupore della gente che passando la fissano con gli occhi sgranati dalla meraviglia e dal disgusto soprattutto le donne e signore di una certa età. Lei Elena Morini madre integerrima a cosce larghe, tette al vento tra due mostri tenendo contemporaneamente in mano i loro sessi eretti masturbandoli come l’ultima delle puttane. Mentre il nero con la lingua dura penetra fra i suoi denti e va tastare il suo palato con tranquilla impunità. ‘Neanche le puttane offrono la loro bocca,’commenta il nano mentre richiude le mani sui seni di lei e le sfrega i capezzoli con il grasso dei pollici. Di colpo si sente spingere con forza per la nuca verso il basso, finche le labbra non entrano in contatto con il glande mostruoso del nano. ‘Su, troia, datti da fare ! Succhiali bene passa la tua lingua di troia ! Ti piace fare i pompini, non negarlo, ti piace eh, brutta troia!’
Sconvolta e stordita, alla donna non rimane che aprire la bocca più che può e subito questo ne approfitta per infilarglielo fra le labbra e poi in fondo alla gola. Mezza soffocata, la poveretta cerca di pompare come meglio può usando anche la lingua, temendo che si possano irritare e diventare ancora più violenti. La vettura ora sta percorrendo le strette strade del centro a passo d’uomo non potevano non attirare l’attenzione di chi cammina sui marciapiedi oppure li affianca ai semafori. Con le lacrime agli occhi Elena esegue quell’umiliante atto sessuale prima su un fallo e poi sull’altro ritmicamente piegando la testa cercando di esibirsi il meno possibile facendo cadere in avanti i suoi lunghi capelli ricci che vanno così a coprire il suo viso rosso di vergogna. Il duo perverso l’afferra per i capelli tirando fuori il fallo del nano dalle mascelle martoriate, alzandole il capo in piena luce faccendona sprofondare senza limiti nella sua umiliazione, baciandola poi prima uno poi l’atro viziosamente sulla bocca. Schifata la donna si contorge disperatamente cercando invano di strapparsi da quelle lingue che si intrufolano nel suo palato. E’ peggio di tutto ciò che era stata costretta a subire fino a quel momento, esposta senza difesa davanti ai passanti con le sue mani che masturbano i due falli eretti. Ormai in uno stato di mezzo deliquio dalle continue sollecitazioni dovute alle vibrazioni ritmi incostanti dentro il suo ventre, suo malgrado, fa saettare la lingua fuori dalla bocca mentre si arcua scossa da un tremito frenetico. Ondate di umori le escono dal suo sesso andando a inzuppare le coregge di cuoio che le ostruiscono i suoi due buchi.
‘La troia sta godendo! ‘
Elena di colpo emette un sordo gemito e poi viene sommersa da un piacere brutale. Senza ritegno, ignorando la presenza dei passanti che la osservano deridendola. Tutto poteva sembrare che una donna costretta, le reni marcate, i seni ballonzolanti ed il volto disfatto dalla lussuria. Il nero, la tiene stretta per i capelli mentre il nano apre le labbra della donna e le ficca il cazzo di nuovo in gola, sorpresa senza forze, completamente svuotata ed illanguidita dal godimento è colta da violenti conati. La mano del gigante di colore ora imprime alla testa della donna un violento va e vieni, in modo da far uscire quasi del tutto l’uccello dalle labbra di Elena prima di conficcarlo di nuovo in fondo alla sua gola fin quasi a soffocarla.
‘ Succhia, fermati solo quando lui ti sborrerà in bocca. Pompando con ardore, se non vuoi che ti strozzi con il suo cazzo in gola ‘.
Con una risataccia il nano la osserva fremendo dal piacere, esaltato dal contatto della lingua umida e calda mentre il grassone calvo continua ad andare con la testa della donna in su ed in giù facendo scomparire dentro quel palato accogliente il sesso dell’altro che eccitato dallo spettacolo si abbandona
all’ indietro sul sedile chiudendo gli occhi beato e lasciando sfuggire dei gemiti. Elena certa che ormai la conclusione di quel pompino è vicina, per affrettare ancora di più le cose e terminare quel supplizio, con la punta della lingua, titilla il filetto sensibile sotto il glande. Subito dopo avverte il getto poderoso di sperma schizzarle in gola. Teme quasi di soffocare dato che la mano continua a tenerla per i capelli in mondo che lei non può risputare lo sperma. Disgustata, è costretta a deglutire più di una volta per ingoiarlo tutto. Piantato nella sua gola, quel bastone di carne pulsante non la smette più di emettere getti di sborra provocandole dei violenti conati di vomito. Sbuffando come un mantice, lo sgorbio riprende fiato per qualche istante e, con un brusco movimento all’indietro, estrae la verga ormai molle dalla bocca della donna che, da parte sua, non ha alcuna reazione restando immobile, come indifferente, psicologicamente stremata. Poi, spostandosi di lato si tira su i pantaloni dicendo con un sorriso soddisfatto ‘Su si alzi, adesso tocca ad Amir…Si inginocchi sul sedile signora
Morini ”

Vi invio altri capitoli che sono riuscito a scrivere in questi mesi.
Purtroppo più vado avanti e più mi accorgo delle difficoltà che incontro nel riuscire a mantenere una certa lucida continuità del racconto.
Per questo vi chiedo di capire se ci sono dei momenti in cui mi perdo cadendo in situazioni ripetitive.
‘Ottima idea,’ Approva il bestione e senza lasciare alla donna il tempo di riprendersi l’afferra per la nuca, e la costringe a sollevarsi e a inginocchiarsi per lungo sul sedile posteriore. Ora i due uomini si trovano ai lati, appoggiati
con le spalle tra lo schienale del sedile e il vetro della portiere posteriori, mentre la donna sta a quattro zampe in mezzo a loro sul sedile. La donna stringe le natiche impaurita. ‘Marca meglio la schiena sporgi le natiche rotonde e polpose . Quando se ne hanno due come la tua la si mettono in mostra! ‘
Sente la voce del ragazzo alla guida .
Mentre l’uomo di colore seduto davanti a lei si abbassa i calzoni e le mutande umide spiattellando una verga ancora molle da vanti al volto della povera Elena e passandogliela poi sulle labbra in maniera che il cazzo si ecciti e si indurisca. Quando il pene è completamente dritto, lui se lo scappella e le struscia il glande sul naso.
‘Fai quello che ti ho ordinato,’
interviene il nano seduto dall’altro lato sollevandole da dietro la gonna offrendo così la visone delle sue natiche nude . In quella posizione, così oscenamente esposta, il culo della donna non ha più misteri per nessuno compreso la presenza dei dildo che provocano ilarità.
‘Avanti, succhialo’.
Elena prende a pompare goffamente quel sesso che le pare enorme e che continua a gonfiarsi ancora.
‘Non è un biberon!’ le grida il nero. ‘Carezzalo con la lingua. Ruotala intorno al glande. Sì, così va bene, ma meglio ancora titilla la piccola membrana sotto! Fai dei progressi, brava! Perfetto, adesso sfregalo con i denti ma attenta a non graffiarlo altrimenti ti schiaffeggio. Così,così…’
La donna trema di rabbia impotente, mentre i tre nell’auto continuano con i loro commenti umilianti. Di colpo, Elena si sente scuotere da un senso di violenta ribellione. Non solo quei bruti la stanno violentando e costringendo a godere suo malgrado ma per di più vogliono che lei faccia conversazione.
‘Se almeno steste zitti,’ le scappa detto stizzita, ‘potremmo finirla in fretta con questa storia.’
Offesi, i due le rivolgono un’occhiata furiosa.
‘Abbassati a quattro gambe, adesso, e fai presto ! ‘ Le ordina tirandola per i capelli l’uomo davanti a lei .
‘Mi fa male! ‘
Si lamenta, mentre cerca di sfuggirgli .
Appena si abbassa di nuovo le prende una mammella pendente con una mano.
Mentre lo sgorbio da dietro la prende per i fianchi e poi le sculacciate si abbattono sulle natiche nude, con forza. Un grido, un altro, poi Elena comincia a raccomandarsi, piangendo e cercando di sfuggire. Inutilmente, perché la mano che le tiene la mammella non lascia la presa, anzi la rafforza stringendola in una morsa.
‘Te lo faccio vedere io come si fa a farsi obbedire’ grida il nano.
‘Succhierai mentre io ti sculaccio fermandomi solo quando lui ti sborrerà in bocca. Quindi è nel tuo interesse pompano con ardore, se non vuoi che ti strappi la pelle dal culo!’
Poi comincia ad abbattere la mano ruvida e callosa sulle chiappe dì Elena i cui gridi sono soffocati da quel pene che le fa da bavaglio.
‘Avanti, succhialo ! Pensa alle tue chiappe !’
La incitano ora anche gli altri due crudelmente. Il nano continua a schiaffeggiare i glutei che diventano sempre più rossi. La mano schiocca sulla tenera pelle. Quando questo ha l’impressione che la donna rallenta il ritmo, moltiplica la forza dei colpi e subito questa si rimette a succhiare l’uccello del nero con foga. Amir si lascia spompinare estasiato, con gli occhi chiusi. Ad un tratto li riapre dicendole con voce rotta dalla lussuria;
‘I coglioni, adesso succhiami i coglioni!’
Ma poiché lei esita, le vengono rifilati due schiaffi più violente e subito, la donna ubbidisce inghiottendo nelle bocca i due testicoli pelosi. Poi torna a succhiare il glande scappellato.
Ma il ciccione non ha alcuna fretta di godere. Così, cercando di sopprimere i conati di vomito, Elena lo ciuccia ancora più in vigore, spinta dall’ansia di far cessare quei colpi che la stanno martoriando. Dal fondo dell’esofago le sale un bolo di nausea. L’uomo accelera il suo va e vieni, sempre tenendola per i capelli. Mentre lui la pompa nella bocca Elena è costretta a tenere il volto premuto nel grasso del suo ventre. Mentre da dietro i colpi raddoppiano la forza colpendo indifferentemente le natiche rubiconde e la parte posteriore delle cosce. Quel bruciore le fanno contrarre le sue belle chiappe carnose dalla paura inghiottendo ancora di più quel pene e cospargendolo di saliva. Quando il bruto lancia un feroce urlo di godimento spingendole il cazzo in fondo alla gola e schizzandole contro il palato una serie di getti vischiosi. Il nano, scatenato, la colpisce con violenza sino a quando Elena non inghiotte tutto quello sperma. Con un sospiro soddisfatto si sente dire ;
‘Mi ha succhiato come una dea!’
Elena resta immobile, come inebetita. Il culo e le cosce le dolgono da morire. Nel mentre la macchina si ferma nel mezzo di un parcheggio i due uomini la sollevano come se fosse una bambola di pezza e la scaraventano fuori sotto i fari dei lampioni. Poi, si allontanano in fretta con la sua macchina lasciandola intontita, la bocca piena di sperma, l’abito strappato e sollevato sino alla vita e le chiappe e i seni all’aria. La donna rimane come paralizzata in mezzo alla strada ha un aspetto pietoso, i capelli scarmigliati, il trucco disfatto gli occhi pieni di lacrime per la violenza subita . Mentre si pulisce disgustata la bocca con il dorso della mano si alza, notando nel piazzale antistante stazionare un gran numero di vetture di lusso. Elena riconosce il posto si tratta del locale di Piero tutto illuminato. Dall’interno proveniva un gran rumore di voci eccitate.
‘Credo che sei l’ultima , su sbrigati.’
Sente la voce che la sollecita. Girandosi vede Olga la segretaria che si avvicina facendole cenno di seguirla. L’angoscia le continua a torcere lo stomaco mentre cerca come una sonnambula di aggiustarsi alla meno peggio . Si avvia con passo incerto mentre la segretaria la raggiunge. La gonna sporca di terra e le calze strappate inoltre zoppica vistosamente dato che un tacco della scarpa si è spezzato.
‘ Ma cosa ti è successo ? Come camini ‘.?’
Le sue domande fatte con un’espressione quasi scandalizzata provano che partecipa anche lei al gioco del gatto con il topo e che si gode la sua parte di spettacolo. Elena si sente completamente vulnerabile. Olga la prende a braccetto e come due vecchie amiche si incamminano a passo spedito verso il locale.
‘Ti fa male ‘?’
Le chiede beffarda osservando la smorfia di dolore sul viso della donna.
‘Forse è meglio che ti cambi ”sei impresentabile ‘! Questa sera all’inaugurazione il dottore ha invitato le persone più importanti della città per cercare di riconquistare la loro fiducia.’
Mentre le parla la dirotta verso l’ingresso della palestra affianco al locale.
‘Non vorrai fargli fare una brutta figura per la seconda volta’?’
Entrano nell’atrio illuminato solo dalle luci esterne, salgono alcuni gradini e s’immettono nel corridoio di collegamento tra la palestra e il locale, da dove arrivano voci e una musica di sottofondo.
‘ Dopo il tuo comportamento sconsiderato in pubblico, quando lo hai deriso e umiliato, ha perso tutta la sua credibilità di uomo forte da temere”.’
Si avvicinano ad una porta che Elena conosce bene perché si tratta dello spogliatoio femminile. Olga apre la porta afferra la sventurata rudemente per un braccio e la spinge verso l’interno.
‘Con fatica scendendo a compromessi è riuscito a convincere tutte le persone che fanno girare gli affari nella città di partecipare all’inaugurazione perché lui Ragaglini dimostrerà che è tornato quello di una volta’Spietato con tutti quelli che lo ostacolano ‘. .’
Paralizzata dall’orrore, Elena si chiede che cosa volesse dire con quelle parole ma in realtà ha paura di capirlo fin troppo bene. Intanto, la segretaria chiude la porta dello spogliatoio e poi si è avvicinato allungandole una borsa
‘Su cambiati almeno così ti renderai presentabile’.’
Con un lungo sospiro la prende e l’appoggia su una panca lungo la parete. Sollecitata da un’occhiata piena di minaccia, Elena vergognandosi da morire solleva l’abito strappato togliendoselo e facendo comparire il suo ventre inchiavardato da quell’oggetto di tortura. A quella vista la donna scoppia in una risata;
‘Vedo che sono stati costretti a tapparti ‘. Mi hanno detto che ultimamente non fai altro che allargare le gambe per prendere la tua razione di sperma in quei buchi da puttana ‘
Piena di vergogna, scuote la testa mentre Olga si avvicina con la chiave e le slaccia la cintura. Poi con, la mano destra afferra la base della cintura e con un colpo secco, tira e la doppia protesi scivola verso il basso liberando le sue due aperture segrete producendo uno schiocco sonoro. La donna emette un gemito di dolore accompagnato da un lungo peto. Elena trema di vergogna mentre lacrime di umori le colano dalla vulva fin sulle cosce.
‘Non ho mai visto una femmina che si bagnasse così!’
Esclama Olga osservando i due falli artificiali facendole notare con una smorfia il cattivo odore che emana il piolo che fino a poco fa le violava il buco del culo. Poi a sorpresa la segretaria le tappa la bocca con il cuneo nauseabondo
‘Non crederai che mi riprenda la cintura con attaccato i tuoi resti’?’
Mentre cerca di pulirlo il tanfo che sente sulla lingua è davvero insopportabile e un paio di volte è sul punto di dare di stomaco.
‘Tu hai goduto bene,’ osserva lei, ‘ma a me non è ancora toccato niente.’
‘Bastava che chiedessi a quei tre che mi hanno accompagnata di scoparti!’
le risponde imprudentemente. La segretaria l’afferrato un capezzolo e lo strizza con cattiveria.
‘Tu poi anche farti sbattere dal primo venuto devi sapere che io sono una donna di classe e scopo solo con uomini del mio livello. Nell’attesa mi succhierai la figa. Avanti, inginocchiati! ‘
Elena s’inginocchia sulle fredde mattonelle, cosciente di sprofondare in una schiavitù degradante, ma comunque grata nel non dover più succhiare il piolo sporco dei suoi escrementi. Olga si solleva la gonna sopra i fianchi e si fa abbassare le mutandine fino alle caviglie che poi fa volare via con un movimento del piede. Si volta mostrando il culo flacido pieno di cellulite.
‘Leccami prima da questo lato, visto che hai la lingua ancora sporca’ le ordina. Questa volta Elena si ribella.
‘Ma sei completamente pazza!’
Rapida come un lampo, si gira e le molla uno schiaffo. Lacrime di umiliazione salgono agli occhi della donna.
‘Vuoi che richiami i tuoi accompagnatori ?’
le chiede con un tono di minaccia.
Elena fa di no con la testa, massaggiandosi la guancia indolenzita. Olga riprende la sua posizione e la donna, morta di disgusto e di vergogna, le sfiora, con la punta della lingua, il solco fra le natiche.
‘Più forte,’ le viene ordinato, ‘E bene al centro. Voglio sentire la tua lingua sul buco del culo!’
Si allarga le natiche con le due mani. La nausea rivolta lo stomaco della poveretta. Anche ubriaca, non avrebbe fatto volentieri una cosa del genere, ma con la spada di Damocle del ricatto non potevo non ubbidire. Con le lacrime che le rigano le gote, esplora con la punta della lingua le scanalature del suo ano.
‘Dall’alto in basso!’ le ordina. ‘E con maggior convinzione!’ Si contorce come un serpente. Elena non crede che provi realmente piacere, ma lo fa solo per umiliarla ancora di più. D’altronde si gira quasi subito presentandole di nuovo a gambe semiaperte la figa con le labbra rugose e pendule della sua vulva. Poi si arcua all’indietro spingendo in avanti il ventre ed i peli del suo sesso che vanno a solleticare le labbra di Elena accucciata sul pavimento, con la sensazione di stare vivendo un brutto sogno. Ha un bel ripetersi che lo aveva già fatto ma è con ripugnanza che passa la lingua su quella grossa vulva coperta di peli grigiastri che grondano di umori. Al primo contatto la fessura si spalanca e subito riconosce il sapore salato dei suoi succhi. La segretaria afferra con le dita le labbra pendule allargandole mostrando la mucosa di un rosa scuro. Un soffio di odori vaginali colpisce le narici di Elena.
‘Avanti.., dammi la tua lingua, mettimela dentro a fondo che senta come lecchi bene la clitoride ! ‘. Con un sospiro di impazienza afferra la signora Morini per la nuca e la costringe ad infilare il viso fra le sue gambe.
‘Su, leccami, ti ho detto, cosa aspetti!’
Elena freme di disgusto. La sua bocca ed il suo naso sono affondati dentro la carne tiepida della segretaria. Un odore acre le invade le narici. Fare una cosa così sporca ad un’altra donna l’avrebbe, normalmente, disgustata al solo pensarci. Era ripugnante ma non poteva che ubbidire. Spinge il naso nel foro peloso. Con la punta della lingua si insinua tra le pieghe fino a raggiungere il bottone che turgido si sta ingrossando.
Come in un sogno sente Olga chiocciare di soddisfazione.
‘Sì… sì… mettimi la lingua sulla clitoride… ancora!’
Elena inizia a lappare sempre più velocemente mentre ormai il bottone è uscito totalmente dalla sua guaina . Inizia a succhiarlo come un neonato che succhia le mammelle. Ad ogni aspirazione la fa contrarre ed emettere un nuovo fiotto tiepido che va a bagnare il mento della donna.
‘Leccami,troia ! lecca la mia fica!’ le grida con una voce trasformata dall’eccitazione incominciando a muovere le anche in modo forsennato, tenendole la testa con le due mani si masturba contro il suo viso schiacciandole forte le labbra e il naso con il sesso bagnato contorcendosi
tutta . Incomincia a miagolare come una gatta in calore strusciando i peli ispidi contro il viso di Elena. Poi si irrigidisce chiude gli occhi e, con il corpo che trema tutto, si appoggia, quasi le mancasse l’equilibrio, al viso della poveretta godendo intensamente in un orgasmo furioso. Subito dopo, riapre gli occhi, guarda in basso verso Elena dicendo con il solito tono insultante,
‘Diventerai presto una vera lesbica, ma devi ancora imparare alcune cosette. Vieni.’. L’afferra per i capelli, con cattiveria e la trascina verso le docce. Quattro cabine, disposte una accanto all’altra, sono addossate al tramezzo che separa quel locale dallo spogliatoio. La fa entrare in una di queste obbligandola a rimanere in ginocchia sul pavimento di legno. Poi rialza la gonna e spinge in avanti il ventre verso il viso di Elena, afferrandola per le spalle. Questa pensa che vuole farsi leccare di nuovo. Ma all’improvviso, sente un getto di orina colpirla sul volto e sul petto. Per qualche istante rimane come paralizzata per la sorpresa e l’orrore. Poi, ritrovando la voce, urla disperata ; ‘Noooo, noooo..!’
Cerca di sfuggire alla sua stretta ma lei le artiglia le spalle con forza costringendola a restare immobile. Senza curarsi delle sue grida di disgusto si scarica completamente sulla poveretta , mirando soprattutto la sua bocca che tiene chiusa così strettamente che le fanno male le labbra. Quando finalmente molla la presa Elena si lasciata cadere sul pavimento scossa da violenti singhiozzi di impotenza e di umiliazione
‘Come hai trovato quest’esperienza?’
Le chiede in modo sarcastico.
Poi la lascia li piangente uscendo dallo spogliatoio. Quando dieci minuti dopo, Elena esce dal suo box si sente fisicamente sfinita e moralmente un verme.
La segretaria non c’è ed anche tutta la sua roba esclusa la borsa che aveva appoggiato sulla panca. Avvolta nell’asciugamano umido la donna sospirando apre ed estrae il contenuto. Si tratta di un abito di seta nero, un reggipetto di nailon nero con una strana forma incavata mai visto dalla donna, un tanga dello stesso colore e materiale , un reggicalze e calze nere,appena velate. Indossa per prima le mutandine trasparenti notando che devono essere almeno di un paio di misure più piccole e che non nascondono niente del suo pube depilato. Poi è la volta del reggicalze, delle calze con la riga e le scarpe anche quelle nere molto scollate, coi tacchi altissimi. Per testare le scarpe cammina avanti e indietro nello spogliatoio notando che con il movimento il tanga stretto scivola in alto finendo all’interno della vulva, quasi scomparendo e bombandole ancora di più il sesso. Dando un fastidio insopportabile obbligandola ad abbassare il filo di tessuto trasparente insinuando le dita tra il suo sesso. Per distogliere il pensiero si abbassa sulla panca e prende l’ultimo capo intimo che già prima le aveva notato. Lo indossa incuriosita per quella forma strana con le coppe aperte a mezza luna. Una volta agganciato dietro nota che la scavatura è talmente profonda che lascia la parte superiore fino al capezzolo totalmente scoperto. Lo spettacolo che si presenta è osceno i suoi seni sporgono dritti come se fossero appoggiati su un vassoio. Elena distoglie subito lo sguardo prende l’abito rimasto, infilandolo con trepidazione cercando di coprire quella indecenza. Poi si allontana alcuni passi per poter specchiarsi meglio. Osservando l’immagine che le rimanda lo specchio sopra i lavandini si rende conto di essere poco meno che nuda. La stoffa leggera, un crespo di seta impalpabile, le aderisce al corpo come una seconda pelle, evidenziando
i seni, i capezzoli, che spinti in alto, ad ogni movimento fuoriescono dalla larga scollatura. Come se non basta è aperto dietro fino alle reni. Si gira per vedere che effetto fa vista da dietro. La stoffa si tende sui glutei rotondi e con orrore si rende conto che appena fa un movimento un po’ brusco, gli orli si aprono dando visibilità completa fino alla fessura delle natiche. Elena è paralizzata dall’orrore sente le gambe che le mancano sedendosi sulla panca prende la testa tra le mani inizia a piangere disperata. Quando la segretaria rientra nello spogliatoio la trova in questo stato.
‘Allora non sei ancora pronta ‘..? Il dottore ti sta aspettando ,siamo già tutti a tavolo’!’
Elena alza il viso rigato dalle lacrime ‘Non penserete mica che esca vestita in questo modo, spero, sono troppo indecente..!’
Olga si avvicina e la prende per un braccio e con aria canzonatoria ‘Ma che indecente e indecente ! E’ esattamente l’abito che ci vuole per rendere giustizia alle tue forme ‘.Vedrai , renderai il dottore invidiato da tutti i presenti’.!’
Così dicendo dopo averle concesso di ripararsi il trucco, l’accompagna con decisione fuori dal locale lungo il corridoio,scendendo poi alcuni gradini di lato al palco affacciandosi così all’ingresso posteriore della sala da pranzo dove Elena tenta un’ultima resistenza.
Ragaglini appena la vede si fa subito incontro ‘Ma che spettacolo toccante! Lei è magnifica, Elena’…’ Con il suo solito sorriso ambiguo, l’uomo si piega fingendo di baciare la mano della donna. Poi cingendole la vita con il braccio dice in modo affabile ‘Sono contentissimo di vederla, venga l’accompagno al tavolo.’ Appoggiando la sua grossa mano sul sedere e spingendola in avanti, Ragaglini costringe Elena a fare il suo ingresso nel locale affollato e lei avanza traballante, le gambe che quasi non la reggono per la vergogna. In tutto, ci saranno una quarantina di persone di ambo i sessi e di ogni età, gli uomini in smoking e le donne in lungo, distribuiti intorno ai tavoli apparecchiati che parlano e ridono tra loro. Elena, da parte sua, cerca di mantenersi calma. Sente l’impulso di fuggire ma si sforza di controllarsi. Tanto sa bene di non avere scampo. Per fortuna il loro tavolo è quello nell’angolo più vicino al palco, lo stesso dove ha già subito in precedenza cocenti umiliazioni . L’angolo opposto è occupato da un piccolo complesso che suona, mentre sugli schermi appesi alle pareti passano le immagini del nuovo albergo nelle sue varie fasi di costruzione fino al completamento con riprese degli interni, la
Hall, le camere e anche il sito ufficiale. Elena vedendo queste ultimi immagini avvampa imbarazzata mentre si incolla vicino al ragioniere cercando di farsi piccola, piccola cercando di passare il più inosservata possibile, cosciente dello spettacolo che sta dando con quel abito di riflessi trasparenti che scolpisce il suo corpo. I presenti non possono non bearsi la vista di quelle chiappe sontuose, quando si muovono. Un sedere alto, da giumenta, sporto in fuori con arroganza, come a offrirsi. Si siedono al tavolo. Elena riesce a raggiungere il posto più distante, all’angolo morto dove era meno visibile e nessuno al tavolo la può importunare. Ora con più tranquillità si può guardare intorno. Malgrado tutto, l’atmosfera è rilassata, serena, questo la tranquillizza, inoltra può vedere che si tratta di una festa con invitati importanti e questo la rincuora sentendosi protetta. I camerieri si stanno già dando da fare intorno ad una decina di tavole sontuosamente imbandite. Elena resta di stucco. Ha riconosciuto perfettamente in uno dei domestici Ugo. Vedendo suo marito piega il capo come per nascondersi, si vergogna da morire. E’ tutto raffinatissimo e, se le circostanze fossero diverse, se lei non si trovasse lì in seguito ad un ricatto, se Ugo fosse al suo fianco, la donna non potrebbe che apprezzare tutto quel lusso. Elena che dopo quanto avvenuto in auto e nello spogliatoio si sente tesissima, con il passare del tempo si rilassa convinta che per ora la lascino in pace. Ci sono troppe persone importanti, Ragaglini non può sfigurare, lo ha detto anche Olga. La cena va avanti piacevolmente a parte l’inconveniente quando qualche ospite si affaccia al tavolo per i saluti di rito con le conseguenti presentazioni e complimenti . Allora gli sguardi ardenti, penetranti e ironici si fermano sulla sua scollatura profonda scorgendo i seni con i capezzoli spinti all’insù. La donna, non sopporta la vergogna di quelle occhiate che la divorano, ha l’impressione di leggerci cose oscene, pateticamente cerca di coprirsi. La danza dei sorbetti e dei dolci coronano il banchetto. Poi mentre si serve il caffè tutte le luci della grande sala si abbassano di intensità e il complesso inizia a suonare.
Alcune copie si alzano e iniziano a ballare. A questo punto Ragaglini , la prende per mano e senza darle possibilità alcuna la porta sulla pista.
Elena facendo buon viso a cattiva sorte, si fa trascinare a testa bassa. Due o tre coppie stanno ballando nel centro del salone. L’orchestra sta suonando un lento il che ha permesso al suo cavaliere di incollarsi a lei come una ventosa senza che possa protestare. Disgustata dal suo alito che puzza di vino, non tarda ad avvertire contro il suo ventre il duro bitorzolo che gli gonfia la patta dei calzoni. Ce l’ha ritto da morire e si sfrega contro per darle modo di apprezzare il volume del suo pene.
‘Lei è magnifica, Elena.., molto eccitante. Sì, veramente…’
Elena spalanca la bocca dalla sorpresa. L’uomo le ha afferrato con le dita i capezzoli insinuandosi da sopra il vestito. Fa il movimento istintivo di
ritirarsi.
‘La prego…’ balbetta, ‘potrebbero vederci…’
‘Andiamo, Elena,’ fa l’uomo con una risatina. ‘Lei è una di quelle donne che trovano divertente attizzare gli uomini. Non può mentirmi. Ormai la conosco bene… ed anche molto intima mente…’
L’allusione la fa arrossire. Le mani dell’uomo hanno ripreso possesso dei suoi seni. Sente che una coppia che balla accanto a loro ha udito le parole e ride. Rossa di vergogna abbassa la testa.
‘Me li faccia vedere. Mi faccia vedere le sue grosse tette!’
‘Ma come? Qui?’
‘Sì.’
Il suo sorriso perverso la gela. Lo sguardo dell’uomo è freddo e senza pietà. Mentre le sue mani incominciano a farsi largo tra lo spacco posteriore della gonna. Lei si irrigidisce stringe istintivamente le cosce. L’angoscia la paralizza.
Con la sinistra le tiene aperta di lato la gonna e, con l’altra mano le palpa voluttuosamente il se’dere. L’uomo gioca di proposito con i suoi nervi. Sente una goccia di sudore imperlarle la fronte.’Lei è una vera troia, Elena, Mi chiedo perché si è sempre negata !’ La mano scende lentamente all’inizio delle natiche della donna per poi cominciare a stringerle e palparle.
La faccenda dura solo un momento, poi la mano risale per infilarsi sotto la stoffa dello slip introducendosi dentro il solco nella spaccatura delle natiche.
‘Oh, no!…’ supplica, paralizzata dalla vergogna cercando di scostarlo, ma lui si avvinghia addosso ancora di più. Elena si guarda intorno e vede suo marito che la osserva come un cane bastonato mentre sparecchia i tavoli. Lei chiude gli occhi,tutto il suo essere si ribella, ma non ha il coraggio di muo’versi.
‘No, io… ‘.. Mi costringete ” io non sono così’. Mi lasci, la supplico’!’
Lui fa una risatina insultante.
‘Hai visto gli invitati ‘..? E’ tutta gente che conta ‘Il sindaco .. direttori di banche industriali tutte persone che mi stimavano e temevano ‘!’ Lo sguardo di Ragaglini discende di nuovo verso l’incavo delle suo petto.
‘ Fino a quando non mi hai sputtanato in pubblico’Per colpa tua sono diventato la barzelletta sulla bocca di tutti ….! Minando la mia autorità .. hai messo in discussione il potere che avevo su queste persone’, credo che sia giunto il momento di riparare al danno che mi hai fatto scusandoti in pubblico facendo ammenda’.dimostrando’ loro che ti sei sbagliata rifiutando le mia avance !’
Il cinismo di quell’uomo la rivolta non solo ha fatto si che il suo corpo non le appartiene più ma ore vuole anche che lo accetti con gratitudine.
Ora conosce il punto debole di questo pazzo, pensa, può farmi quello che vuole ma io non cederò mai è l’unica arma che ancora ho per contrastarlo e mantenere un minimo di dignità.
‘No questo mai’. Non vi darò mai questa soddisfazione.’
Le grida con tutto l’odio e disprezzo che ha. Riesce a divincolarsi e a spingere via le mani dell’uomo. Poi decisa si avvia verso il tavolo. L’uomo rimasto sulla pista fa un sorriso. E’ soddisfatto vederla così combattiva, verrà ancora più rispettato da tutti quando avrà raggiunto lo scopo ‘Vedremo’..!Vedremo’.! ‘

dove è la mia borsa , devo andare alla toilette.’ Dice alla segretaria.Subito anche Olga si è alzata dal tavola facendole eco.
‘Anch’io, l’accompagno.’
Prendendo anche la borsa di Elena salgono insieme nel corridoio. Il bagno delle donne era diviso in due parti: un piccolo locale con il lavabo ed un grande specchio e, in fondo, una mezza dozzina di gabinetti. Nell’attimo che Elena sta per entrare in uno di questi, Olga la precede e poi chiude la porta alle loro spalle abbassando la sicura.
‘Ma… ma cosa sta facendo?’ balbetta.
‘Voglio vedere se hai veramente voglia di pisciare!’
Per la sorpresa e la paura le sfugge un piccolo getto di pipì nelle mutandine. In un cubicolo stretto come quello ci stanno a fatica in due, ma questo non impedisce a Olga di sollevarle l’orlo della gonna fino alla vita.
‘Ma come? Te la sei già fatta nelle mutande, porcellona! Non ti vergogni alla tua età’
Sente le guance in fiamme. Quella donna ha la straordinaria capacità di umiliarla.
‘Parli più piano. Qualcuno potrebbe sentirci.’
‘Ma cosa vuoi che me ne importi se ci sentono!’ Risponde con un’alzata di spalle. La costringe ad infilarsi fra la tazza del cesso e una delle pareti laterali con il naso incollato alla tramezza.
‘Tieniti alzato il vestito!’ Le ordina. Poi le cala le mutande fino alle caviglie.
‘Che bel sederotto che hai!’ le dice . ‘Se te lo potessi vedere! Ma quello che mi piace di più in te è il solco fra le chiappe… è molto profondo! E anche il tuo buco del culo, mi piace…’
Mentre parla, la fruga l’ano con le sue dita dalle unghie appuntite. Elena si contorce, piena di vergogna . Intanto, la sua voglia di orinare è divenuta imperiosa.
‘Lasciami, ti prego,’ la supplica, perdendo ogni dignità.
‘Voglio sedermi.’
‘è fuori questione. La farai in piedi in modo che possa vederti bene.’
Volente o nolente, si deve mettere, dritta, a cavalcioni della tazza ma, nonostante la gran voglia che ha di farla, all’inizio fatica a rilasciare la vescica. Il fatto che Olga la guarda la paralizza. All’improvviso, però, l’orina schizza fuori andando ad infrangersi rumorosamente sulle pareti del water. Piscia come gli uomini mentre la segretaria la copre di facezie.
‘Sembrano le cascate del Niagara! Sono sicura che la fai così anche davanti a quel cretino di tuo marito per eccitarlo.’
Escono dal gabinetto e viene, trascinata davanti al lavabo, dove la segretaria si inginocchia davanti asciugandole la passera e le cosce con un fazzoletto di carta, mentre Elena deve tenersi l’abito sollevato. Muore di paura al pensiero che qualcuno possa entrare e sorprendendole.
‘Su, andiamo, adesso’
Uscite sul lungo corridoio deserto, sente dietro se una voce inconfondibile, minacciosa ,
‘ Cara signora Morini lei continua a sfuggirmi’.!’
Elena si sente arrossire. Intanto, Ragaglini si avvicina sfiorando, con le dita, i suoi seni. Mentre Olga con un sorriso si allontana rientrando nella sala, non prima però che i due si scambiano uno sguardo che ha qualcosa di sospetto.
‘Dove eravamo rimasti’? ‘La mani dell’uomo riprendono possesso dei suoi seni.
‘Ma sarei costretta a… ‘
‘Esattamente . Si tolga il suo bel vestito da sera…’
Pensando al male minore, almeno ora è solo davanti a chi l’ha già vista nuda, docilmente, si denuda le spalle e scopre il seno nudo.
Ha la pelle d’oca e trema all’idea che chiunque, da un istante all’altro, avrebbe potuto fare irruzione nel corridoio. Si schiaccia contro il muro, le mani incrociate sul seno ma già sa che l’uomo non si sarebbe accontentato di così poco. Infatti…
‘Continui, la prego. Ora voglio vedere la sua figa.. .’
Conscia dell’inutilità di un rifiuto questa volta ubbidisce senza discutere. L’abito cade ai suoi piedi. C’è uno specchio di fronte. Vedendosi riflessa pensa che si sta comportando come una pazza. E’ mezza nuda, solo con lo slip e il reggiseno a balconcino, le giarrettiere e le calze, in piedi sui tacchi altissimi. Ragaglini le si avvicina e le carezza le natiche con un sorriso soddisfatto.
‘Sa che posso vedere l’albicocca attraverso il tessuto delle sue mutandine . Mutandine nere e trasparenti’.cara Elena…cosa direbbero i miei invitati se ora ci vedessero ‘.? ‘ Le infila una mano fra le cosce, ‘Ma guarda, guarda… liscio e bombato come piace a me ‘.!’. Le dita di Ragaglini palpano la fessura molle attraverso la seta dello slip. Queste mutandine la stringono troppo, cara signora Morini’, le comprimono la vulva. Sarebbe molto meglio se lei sen ne sbarazzasse”Elena con uno sguardo di sfida ‘ Si, penso che questi slip mi stringano un po’ troppo,’ dice canzonandolo . ‘In fondo ha ragione, sarebbe meglio toglierli…!’ L’ atteggiamento di sfida di Elena diverte molto l’uomo che ridacchia. ‘Bene…bene’.! E’così che lei mi piace, mia cara. Culo nudo e bernarda al vento. E adesso cammini! ‘
Lo sguardo sorpreso di Elena gli strappa un gesto di impazienza.
‘ Come ha già perso la sua baldanza… cammini fino in fondo al corridoio, nel modo in cui camminava quando mi sculettava davanti, agitando le anche come si deve.’ Mentre parla si odono delle voci in fondo alle scale che chiedono dove diavolo si fosse cacciato il Dottore. Di nuovo lei lo fissa, ma questa volta con aria spaventata. Il rumore della musica in sala si mischia al brusio delle voci. Senza quasi rendersene conto comincia ad avanzare nel corridoio dirigendosi verso l’ultima porta in fondo. Raggiunto il fondo, si sentono le voci di alcuni ospiti che stanno salendo le scale lungo il corridoio. Torna verso l’uomo il più veloce possibile
‘Ecco, è contento’..?’
‘Non c’è male… Facciamo anche le spiritose ‘? Lo faccia un’altra volta per favore magari si tolga anche quel reggipetto da puttana che porta..’
la donna rossa di vergogna dalle parole offensive si briga a slacciare l’ultimo indumento intimo. Poi di nuovo si dirige verso il fondo. Questa volta, cercando di non irritarlo maggiormente lo accontenta camminando in maniera più calcolata come è nelle sue abitudini . I suoi seni pesanti ondeggiano al ritmo dei suoi passi. Quando lei, tornando indietro, giunge alla sua altezza, l’uomo l’afferra per la vita e le passa una mano sotto le cosce infilandole un dito nella vulva. Elena si contorce. Senza scomporsi Ragaglini continua a masturbarle la vulva con le dita. Elena si addossa alla parete ormai completamente in panico. Le voci si stanno decisamente avvicinando, cosciente della sua tenuta impudica allontana bruscamente da sé la mano dell’uomo mentre un’espressione di terrore compare nei suoi occhi. Da un istante all’altro degli invitati sarebbero apparsi lungo il corridoio e l’avrebbero sorpresa praticamente nuda ed oscenamente esposta come una troia alle dita del suo masturbatore. Tutto ma non vuole dare la soddisfazione a quel uomo di dimostrare che era nelle sue mani. Ragaglini fa un breve sorriso. Era soddisfatto di vederla così spaventata e tremante. I pochi secondi che seguono sembrano ad Elena un’eternità. Le voci sono ormai vicinissime. Il cuore in tumulto, Elena indietreggia appiattendosi contro una porta. Ragaglini le fa un cenno di assenso. Allora, nervosamente, la donna abbassa la maniglia e si infila veloce nella stanza seguita dall’uomo. Dal sipario posto frontalmente capisce che si trova sul palco. Prova sollievo per essersi salvata all’ultimo istante. Sta là, nel mezzo della sala, con indosso solo le giarrettiere sui lunghi tacchi a guardandosi intorno. Ragaglini si richiude la porta alle spalle e mentre si sentono due donne conversare dall’altra parte. Elena abituandosi alla penombra del locale, si guarda intorno e vede che il palco è ben protetto dai tendaggi pesanti di velluto. Le pareti sono ricoperte di specchi. E tutto intorno giacciono una serie di strumenti da ginnastica, cavi e pulegge, scale per le flessioni appoggiate alle pareti, sacchi di cuoio per la boxe. Per Elena si tratta di oggetti conosciuti che lei vede utilizzare in palestra e quindi capisce che probabilmente il palco viene usato come deposito per l’attrezzatura. L’uomo aziona l’interruttore accendendo dei faretti che puntano al centro della sala la donna avanza di qualche passo in piena luce e si rende conto che ogni piega della sua nudità viene riflessa all’infinito rimandando la curva indecente delle sue natiche e la fessura paffuta della vulva che appare dal retro, sotto i globi carnosi del culo. Ragaglini si avvicina ad uno strano apparecchio, che lei non ha mai visto, dove sono fissate delle sbarre cromate ad un sedile di cuoio.
‘ So che anche lei frequenta questa palestra ‘ Anche lei ha il culto del corpo ? Mi dicono che ama esercitarsi per rassodare quel bel culo che poi le piace esibire’!’
commenta l’uomo accarezzando il cuoio del sedile con la punta di un dito. Lo sguardo dell’uomo, acuto ed ambiguo, la scruta senza pietà, appuntandosi sulle sue natiche. Elena si sente inquieta.
‘Oh, ma non sono un’assidua frequentatrice ”.! Poi non utilizzo gli attrezzi …’ Dice la donna che, però, già prima di terminare la frase, si sente in trappola.
Lo sguardo di Ragaglini si è fatto ancora più infido e sornione e lei ha un brivido di paura. Elena non si è mai sentita così a disagio in vita sua e, per darsi un minimo di contegno, si mette a guardare le travi del soffitto.
‘Non le piacerebbe sapere come funziona questa macchina, signora Morini ? Penso sia proprio adatta a lei ‘!’
La fissa con il suo sguardo penetrante sfiorandola dolcemente sulle reni con un dito e lei, come una sonnambula, si avvicina alla macchina. Docilmente si lascia guidare e si allunga sul sedile. Ragaglini le prende delicatamente il braccio, lo solleva e le avvolge, intorno al polso, una correggia di cuoio.
‘ Non credo che sia necessario legarmi’?’ Protesta lei debolmente. L’altro non risponde e Elena, passivamente, permette che l’uomo le leghi anche l’altro braccio. Si guarda riflessa negli specchi e vede una donna che le somiglia riversa su una strana macchina, le cosce divaricate in maniera oscena. Non può sfuggire a quell’immagine dovunque posa gli occhi. Da ogni parte, un’altra Elena la fissa offrendo l’indecente spettacolo di una vulva con le mucose rosse e luccicanti che si aprono come una ferita. Ragaglini utilizza due altre corregge di cuoio per legarle le caviglie prima di ancorarla al sedile imprigionandole il corpo con una larga cintura, saldamente fissata ai due lati dell’apparecchio, che chiude sull’ultimo foro. Elena ha la sensazione di soffocare. I gesti dell’uomo sono precisi e lui non dice una parola. Il silenzio opprimente non è turbato che dai rumori della festa che giungono dall’altra parte della tenda. Voci indistinte alle quali si mischiano le note di un piano. Sarebbe bastato che un invitato sposti di lato il drappeggio perché lei venga scoperta nuda e oscenamente legata a quell’apparecchio. Era spaventoso. Ragaglini fa un passo indietro per meglio contemplare il risultato del suo lavoro. Elena si torce impercettibilmente ma quelle contorsioni non servono che a mostrare ancora di più l’ingresso della sua vulva allo sguardo dell’uomo ed a fare sporgere maggiormente i suoi seni. Quando l’uomo si piega di nuovo verso di lei, Elena si lascia sfuggire un grido di angoscia.
‘Temo… temo di non essere adatta per questo tipo di ginnastica…’ farfuglia, le guance in fiamme per la paura.
Senza darle ascolto, l’uomo le stringe con forza le tette, palpandole da intenditore come ad apprezzarne l’elasticità e poi le afferra i capezzoli fra il pollice e l’indice. Sono diventati enormi, quei capezzoli, e lui glieli strizza violentemente infilandole le unghie nella carne. La giovane donna si lascia sfuggire un gemito di dolore.
‘Non si preoccupi’, Elena.., insieme riusciremo certamente a carpire l’utilità di questo strano apparecchio.’
La donna alza gli occhi verso l’armamentario metallico che pende sopra alla sua testa. La bizzarra ragnatela di corde, pulegge ed anelli la inquieta. Quella macchina le sembra più vicina ad uno strumento di tortura che ad un attrezzo da ginnastica. Prendendo un’altra corda di cuoio, Ragaglini gliela passa fra le natiche, poi, tirando all’improvviso con forza, l’ancora ad un moschettone sigillandole così la vulva. Elena si torce dal dolore. Lo sfregamento brutale di quella correggia sulla sua carne sensibile le pare come una pugnalata al basso ventre.
‘Mi… mi sta facendo male…’
Lo sente ridere dietro di lei e lo cerca con gli occhi nello specchio. Perché le si è messo alle spalle? Forse, pensa, per non farle da schermo mentre lei si guarda riflessa nello specchio in quella umiliante posizione con la vulva spalancata. Sì, deve essere questo… e ciò che vede, meglio, ciò che non può non vedere, la riempie di angoscia. Le labbra del suo sesso sembrano uscire dal suo ventre e la posizione consente che anche l’interno della sua figa sia esposta completamente aperta .Come per verificare se le corde sono ben tese, Ragaglini tira di nuovo sulla correggia di cuoio che divide la vulva. Il dolore che Elena prova è ancora più acuto della prima volta. Tutto il suo corpo freme e si tende come sotto una scossa elettrica.
‘Ma le ho già detto che mi sta facendo male…!’ Vede che le pupille dell’uomo si accendono di una luce crudele. Con un sorriso, mentre il tono della sua voce resta indifferente e monocorde, l’uomo dice.
‘Certamente, signora Morini . Lei non è qui per questo’? Non vuole redimersi chiedendomi perdono del suo comportamento ”.?’ Terrorizzata, Elena fissa delle piccole pinze con la punta a coccodrillo che scintillano fra le sue dita. La mano dell’uomo scende lentamente verso la biforcazione delle sue cosce. Elena apre la bocca per urlare ma nessun suono le esce dalle labbra… comunque sa che non serve a nulla.’La prego… la prego, Dottore Ragaglini … … Non voglio.., non voglio più…’
L’uomo osserva, con un’espressione divertita, quel corpo legato che si contorce convulsamente sul sedile della macchina. Elena è in preda al panico. Nei suoi occhi si legge una luce di terrore ed un filo di saliva le cola dalla bocca aperta. Le note del piano filtrano attraverso la parete della tenda insieme a risa e mormorii di voci lontane e soffocate. Si sente ancora più sola, totalmente impotente. All’improvviso, la piccola pinza metallica morde con la punta dentata uno dei labbri della sua vulva, tirandolo verso il basso. Lei si lascia sfuggire un singhiozzo di dolore mentre le sembra di udire come un applauso fuori dal palco. Con La bocca serrata, scuote la testa violentemente. Subito dopo è la volta dell’altro labbro al quale Ragaglini non ha difficoltà ad applicare la seconda pinza. Questo provoca un tintinnio metallico quando le due pinze battono una contro l’altra tirando verso il basso, con il loro peso, le carni rosse della sua vulva.
‘Mi levi subito queste cose… la prego! Mi deformeranno…’
‘Non abbia timore’ dice l’uomo divertendosi a far muovere le pinze, ‘al massimo allunghiamo un po’ le labbra cosi sembrerà ancora più troia ‘ dice l’uomo. Elena chiude gli occhi, singhiozzando. Le pinze finiscono con un gancio su ciascuno Ragaglini fa passare uno spago e poi lo tende lateralmente andando a fissare latra estremità di ciascuno sull’anello del reggicalze. In questo modo le labbra della vulva, vengono mostruosamente tese, mostrando l’interno del calice dalle carni rosate e umide al vertice del quale la sua clitoride purpurea si protende come un minuscolo pene. Ragaglini si piega su quel piccolo organo e l’aspira nella propria bocca mentre Elena, impotente, sbatte pateticamente le palpebre piena di vergogna. Sente che un flusso di sangue le affluisce alle tempie. L’uomo, intanto, continua a succhiarle la clitoride tenendola ora tra i denti. L’aspira golosamente passandoci sopra la lingua. Elena pensa di impazzire di vergogna ma non c’è alcun dubbio, se quello non smette subito di masturbarla avrà un orgasmo. Purtroppo deve ammetterlo, non è ormai che un giocattolo nelle mani di questo vizioso. Sente lo spasmo avvicinarsi è preda dei suoi sensi non riesce più a resistergli, si arcua sul sedile, i polsi e le caviglie tormentati dai lacci di cuoio. L’altro, però, sadicamente non le da il tempo di godere. La sua bocca si stacca dalla sua figa tumefatta e gonfia di eccitazione e subito dopo lui gliela schiaffeggia con il piatto della mano strappandole un grido di dolore misto a piacere.
‘Ecco, Elena, impari. Non lo sa che un po’ di sofferenza non ha mai fatto male al piacere ? Al contrario…un po’ di dolore aiuta il piacere non lo sa’? ‘ Completamente fuori di sé lei gli rivolge uno sguardo supplice .
‘Non ne posso più… La prego ”!’
‘Perché quest’ansia ‘signora Morini, non affrettiamo le cose, non deve godere troppo presto. Gliel’ho detto, voglio sentirla supplicare convinta del pentimento’Vedrà che insieme troveremo il modo …!’
‘Sì, sì,’ ansima lei. Sperando che compiacendolo smetta. Le mani di Ragaglini scendono fra le sue cosce e le sue dita stringono le pinze con una certa forza. Elena si arcua sulla sedia torcendosi come un animale preso in trappola e spalancando gli occhi pieni di terrore. Un istante dopo, l’uomo stringe di nuovo le pinze e la giovane donna grida di dolore. Ragaglini le lascia qualche secondo di respiro. Come una pausa fra una scena teatrale ed un’altra pensa lei amaramente. Fissa il suo carnefice ma nessuna emozione si può leggere sul quel volto impassibile.
‘Lei deve approfittare, Elena. Deve approfittare del dolore come del piacere. E’ questo il cammino per il suo pentimento” Sorride l’uomo come in risposta a quello sguardo. L’uomo è di un cinismo senza limiti ma ormai niente altro conta se non quel terribile supplizio che sta subendo. Elena si morde le labbra quando vede l’uomo avvicinarsi ad un armadietto. Lo apre ed estrae una piccola scatola di metallo bianca.
‘ Questo è un regalo che mi ha fatto un caro amico’..Lui viene dall’oriente dove sono molto sensibili al raggiungimento della purificazioni del corpo e dello spirito.’
Si avvicina tintinnando il coperchio della scatola che poi apre vicino al suo viso. Dentro Elena vede due aghi in acciaio lunghi circa una decina di centimetri. L’uomo nota la reazione della donna alla vista della scatola aperta. Quasi a volerla sfidare ne prende uno mostrandoglielo.
‘Dicono che soltanto con la sofferenza si raggiunge il vero pentimento e quindi la purificazione” le sussurra con un sorriso torvo.
‘La prego Noooo””
Lo supplica con voce umile
‘Faccio tutto quello che vuole ‘.! Sono pronta ‘sono pronta per accontentarla in tutto”
Prega la donna sperando di suscitare in lui un minimo di pietà ma è fiato sprecato. Guardandola freddamente l’uomo dice;
‘Su, andiamo mia cara signora Morini dobbiamo essere sicuri ‘che lei voglia fare ammenda, per questo lo dobbiamo chiedere al suo corpo quale migliore conferma”?’
Gli occhi scuri della donna fissano pieni di orrore ora l’uomo e ora l’ago nella sua mano. Questo con lentezza studiata stringe tra i polpastrelli delle sue dita il capezzolo destro iniziando a strofinarlo. Questa volta non agisce con la consueta rudezza. Le sue dita carezzano leggere, una carezza così leggera che, suo malgrado, incomincia a farla reagire. Ha la punta del seno sensibilissima. Elena con terrore lo sente indurire ed ergersi. Cerca di muovere il corpo per divincolarsi, il volto è brillante dal sudore, mentre con un sorriso indecifrabile sulle labbra l’uomo seguita a strofinare il capezzolo destro che si sta allungando a dismisura perdendo di sensibilità.
‘Vede cara perché continua a negarsi”? Il suo corpo mi desidera”lo accetti anche lei ‘.!’
‘Lei è pazzo ”..è un mostro”’
Cerca ti sollevare la testa e sputargli addosso. Mentre l’uomo prende tra le due dita il capezzolo lungo ormai quasi come una falange lo tira fuori, poi, con studiata lentezza spinge l’ago nella carne del seno, perforandolo giusto alla radice proprio dove il cilindretto si eleva dal cerchio rosa della areola. La reazione della donna è un sobbalzo per cercare di sfuggire a quella tortura.
‘AAAAAAAGGGGGGGGGGGHHHHHHHH”.!!!’ Un urlo acuto esce dalle sue labbra tutto il suo corpo viene scosso da tremiti. Freddamente, l’uomo sta lavorando con la mano, facendo pressione, fa scorrere l’ago in avanti fino a fare uscire la punta sul lato opposto del capezzolo. Una goccia di sangue, un rubi’no, lo accompagna. La donna sopporta tutto digrignando i denti. Con gli occhi pieni di lacrime implorando silenziosamente pietà.
‘Respiri dolcemente’
Le consiglia Ragaglini. Lei inspira a piccoli colpi,fissando un punto impreciso del soffitto. Richiamate dal dolore onde di sangue bruciante gonfiano la superficie della pelle della vittima facendo ergere i due capezzoli con violenza. L’uomo afferra intanto anche il secondo capezzolo già pronto grosso come una mora sugosa e con precisione le infila il secondo spillo.
‘AAAaaaahhhh!! Ughhhhhh”’.’
Poi come un artista che contempla la sua opera, fa un passo indietro per vedere l’effetto. Elena trema in tutto il corpo e non grida più. Sopporta il dolore che dai seni pian piano si sta diffondendo attenuandosi e diventato più accettabile.
‘Ohhhh è mostruoso ‘.è ignobile quello che mi sta facendo..’
‘Lei deve approfittare, Elena . Deve approfittare del dolore come del piacere. E questo il cammino della saggezza…’
sente la voce dietro di lei. Elena cerca di girare la testa indietro con terrore per capire cosa ha ancora in serbo per lei quel pazzo. Quando vede l’uomo avvicinarsi di nuovo, con in mano, una frustino di cuoio come quelle usate dai cavallerizzi. Comprendendo le sue intenzioni si mette a supplicarlo ma ancora una volta invano. E’ una preda troppo allettante. La frusta si abbatte seccamente sul suo sesso aperto, luccicante di umori. Elena lancia un grido acuto scuotendo la testa di qua e di la . Tutto il suo corpo sussulta facendo ondeggiare i seni con gli aghi conficcati nei capezzoli. Freddamente, l’uomo le frusta la vulva a più riprese, colpendola con la parte piatta sulla clitoride e sull’interno delle cosce. Strisce rossastre appaiono sulla sua pelle bianca. La figa le brucia. Le sue contorsioni, riflesse nello specchio, hanno l’aspetto di una danza oscena. Continua a piagnucolare per molto tempo dopo che la punizione è cessata. Solo a quel punto l’uomo le forza le dita nella vagina torcendogliele dentro senza dolcezza e lei geme di nuovo impotente davanti a quella mano che la violenta impietosa mentre obbrobriosi brividi di voluttà le scuotono il bacino. Non è ormai più che due fori vergognosamente esibiti davanti agli specchi nei quali può scorgere, riflesse, le falangi dell’uomo sparire nella sua vulva, risucchiate dalla sua carne umida. Tutto ciò produce dei rumori osceni. Ma, più quei rumori sono osceni… e più lei gode… subisce questa umiliazione con una gioia profonda, agitata da orgasmi continui che la lasciano stremata, mugolando come una cagna, contorcendosi tutta.
Intanto, Ragaglini le parla. La sua voce non è che un bisbiglio e solo un lieve ansito ne tradisce l’eccitazione. Elena capisce che, per quest’uomo, l’unica cosa che conta è umiliarla.
‘Lei è una depravata, signora Morini… lo sa?’
‘Sì, sì…’
Elena si contorce, si avvita da sola sulle dita che la violano mentre si guarda nello specchio socchiudendo ipocritamente gli occhi. Ha perso ogni dignità ed ogni rispetto di sé. Il modo con il quale l’uomo la sta facendo godere ha qualcosa di soprannaturale che la turba profondamente e che non riesce a spiegarsi.
‘Tutta…’ Si sente dire come in sogno.
‘Tutta la mano fino al polso, è questo che mi sta chiedendo, no?’
Le fa eco Ragaglini. Lei scuote disperatamente la testa per negare, con orrore cerca di resistere al desiderio di cedere ‘Nooooohhhhh!’
‘Andiamo, è inutile che lei guaisca come una volgare battona di periferia. Basta che mi chieda.., quello che il suo corpo implora dall’inizio della lezione…’
Senza smettere si piega su di lei e le mormora all’orecchio.
‘Un cazzo… un grosso cazzo nella passera… è questo che vuole, non è vero signora Morini ?’
‘Noooo… solo… nooooohhhh…mi toccchiiiii”.!’ Urla la donna sull’orlo dell’ orgasmo Mordendosi le labbra.
‘ Guarda.. guarda chi mai credeva che lei fosse così viziosa… cosa le devo toccare, mia cara?’
‘La mia… la miaaaa …cl”’ Mordendosi le labbra fino a sanguinare cerca di trattenersi.
‘Vuole essere masturbata, è così?’ Le dita di Ragaglini le riempiono completamente la cavità vaginale mentre il pollice le sfiora il grosso bottone gonfio ed eretto. Elena trema di desiderio mentre la sua figa cola umori a più non posso andando a cadere sul sedile di cuoio.
‘Sì, sì, me la tocchi, me la pizzichi…!’ Ansima .Vorrebbe che lui glielo schiacciasse ma inutilmente, l’uomo non si decide a farlo. Umiliandosi definitivamente esclama esacerbata ‘Oh… lei’. Siiiii’.. ! Mi prenda… la supplicooooo’..! Mi scopiiii…….!’
‘Sa che cosa mi affascina di lei ?’
Quella voce volutamente zuccherosa la irrita. Si sente come paralizzata da un fiotto di sensazioni contraddittorie fra le quali, però, domina quella che lui la prendesse… la chiavasse bestialmente.
‘Sì…!’ riprende l’uomo con un sorriso cattivo continuando a forzarle le dita nella passera. ‘Mi ha sempre affascinato quel suo modo di fare, pudico di moglie fedele irraggiungibile , che guarda con superiorità quelli che la circondano ” Elena non risponde. L’uomo si è inginocchiato davanti a lei, il naso a pochi centimetri dalla sua figa. La sta ammirando da vicino, guardando dentro il suo calice umido e gonfio di desiderio. Intanto, la sua mano le palpa le natiche e si insinua nel suo solco. Elena alza gli occhi verso lo specchio e vede l’indice di quella mano scivolare lentamente fino al bordo del suo ano.
‘Ecco un altro foro che palpita di impazienza.., è già tutto aperto,’ commenta l’uomo.
‘No, la prego!’
L’unghia puntuta le graffia l’orlo dell’orifizio. Elena piagnucola di vergogna cercando di stringere le natiche ma senza riuscirci, è troppo divaricata sull’apparecchio. Il dito le entra nel retto e lei geme debolmente.
‘Si direbbe che le piaccia, si direbbe proprio che ne vada pazza!’
‘Si fermi! No, non voglio…!’
La testa le gira. Molto lontano, le pare di udire uno scroscio di risa. Si sente sola, abbandonata nelle mani di un sadico. L’indice dell’uomo le scandaglia il culo meccanicamente. E’ umiliante ma, da questa umiliazione, nasceva suo malgrado un piacere indicibile. Si inarca, i seni in sussulto, le cosce tremanti. Lui ritrae il dito di colpo ed Elena resta a bocca aperta senza capire. Perché fa questo? L’uomo le gira le spalle andando dietro alla macchina alla ricerca di qualcosa. Le ci vuole un paio di secondi per afferrare a che può servire lo strano oggetto che lui, adesso, tiene nella mano. Quando lo capisce, ha un tremito di paura è un dildo, un doppio fallo di avorio di misura impressionante.
‘Oh, noooo…!’
La grandezza di quell’arnese la terrorizza. Non ha mai visto qualcosa di simile. Il grosso dildo riproduce il pene di un uomo nei suoi minimi particolari fino all’ogiva del glande. Alla base di questa verga, c’è una seconda, un pò più piccola, che permette di effettuare una doppia penetrazione. Elena geme. Non osa pensare ad un’eventualità così orribile.
‘No… no, la prego,’
supplica per un’ennesima volta. ‘Non con quello! Faccio tutto ciò che vuole.., tutto… ma non con quello…!’
Ragaglini sogghigna. Ma già lui sta posizionando il doppio fallo all’entrata della sua vulva umida.
‘Confessi una buona volta che non desidera che questo… lo confessi, porca! ‘
Ma questo lei non puo proprio confessarlo. Chiude gli occhi per non vedere..! La punta del dildo di avorio le entra nella figa. Ha un sussulto. E’ dura e fredda ma, ciò nonostante, lei avverte il suo desiderio aumentare. Si sta bagnando come una troia e fra poco l’uomo le avrebbe infilato quell’oggetto mostruoso nella fica come si infila un coltello in un panetto di burro. L’immagine le rivolta lo stomaco. Di colpo l’uomo tira fuori l’arnese dalla sua vagina e glielo presenta davanti alle labbra.
‘Mi faccia vedere,’ dice. ‘Mi faccia vedere come succhia.. .’
Elena vorrebbe gridare. Il dildo, quello più grosso, scivola nella suo bocca e lei lo sente avanzare, enorme, fino in fondo alla sua gola, provando una angosciosa sensazione di soffocamento. Quella cosa è dura ed ha lo stesso gusto del suo sesso. L’altro spunzone dell’oggetto le sfrega la carotide. Umiliata oltre ogni dire, le lacrime che le scendono lungo le gote, lei mima un pompino grottesco, strangolandosi a metà. Ad un tratto, sente che le corde che le stringono le caviglie vengono allentate e sospira di sollievo ma la sensazione di libertà è di breve durata. Ragaglini, infatti, non lascia le corde ma le tira verso l’alto costringendola a portare le ginocchia a contatto del petto. Già il dildo che ha in bocca le impedisce di respirare. Ora è ancora peggio. L’uomo lega i lacci di cuoio a qualche gancio sopra alla sua testa per costringerla a restare in quella posizione oscena e sconfortevole . Lei non vede più nulla tanto i suoi occhi sono pieni di lacrime amare.
‘Ha succhiato bene il dildo, signora Morini?’
Per tutta risposta le esce un gorgoglio grottesco dalla gola. Così come si trova mostra i suoi due orifizi come mai prima. La sua fenditura si offre completamente agli specchi, vergognosamente gonfia e umida di umori.
L’uomo le togli a questo punto il dildo di bocca per aggiustarlo contro la vagina incuneandone la punta dentro la fenditura mentre il secondo fallo si posizionava sul buco del suo sedere. Sconvolta, Elena si dibatté furiosamente, tirando sulle corde che le stringono i polsi. Quando lui spinge quell’orrido oggetto dentro di lei, ha la sensazione che la sua fìga si rovesci come un guanto. Urla, ma il fallo di avorio continua a penetrare per molti centimetri distendendo al massimo le pareti della sua vagina. Poi, l’uomo ferma la marcia dello strumento per aggiustare meglio l’altro spunzone al centro dell’orifizio anale, proprio nel piccolo cratere violaceo che palpita, suo malgrado, già bene umidificato dai succhi colati dalla vulva. Elena ha la sensazione che questa seconda verga non sarebbe mai riuscita a penetrarla. Ma quando Ragaglini spinge con forza, i due falli di avorio cominciano, implacabili, a scivolarle dentro simultaneamente. All’inizio non è doloroso e lei, a torto, si sforza di rilasciare i muscoli dello sfintere. E’ sorpresa dalla facilità con la quale l’arnese trova la sua strada nel retto che si apre senza fatica. Dopo alcuni centimetri, tuttavia, quella sensazione si muta in supplizio come se la stessero impalando. Spalanca la bocca dal dolore e dallo stupore e in quell’istante, con crudeltà studiata, l’uomo le infila di colpo ciò che resta del dildo in fondo al culo ed alla fica. Ora, piacere e dolore si mescolano, indissociabili. Il dildo più grosso la fa godere nella fica ma quello più piccolo le tormenta l’ano. Elena lancia un grido acuto. Di nuovo, molto lontano, le pare di udire delle risate e degli applausi. Poi tutto comincia a girare. Ragaglini si mette a pistonarle il culo e la figa con violenti colpi viziosi. Elena si vede riflessa nello specchio, una donna accartocciata su uno strano apparecchio, le cosce all’aria, i fori esposti. Una vera puttana che non viene neppure scopata solo due buchi dentro i quali vengono infilati, sadicamente, dei barbari strumenti. I due falli le scanalano la vagina e l’ano allo stesso tempo. Lei comincia a singhiozzare in preda all’estasi. Era troppo… senza più alcun contegno si mette a godere, tremando, piangendo, supplicando. Non la finisce più di avere orgasmi. Mai…mai in vita sua, ha provato una sensazione così straordinaria. Un’ultima volta Ragaglini pianta il dildo biforcuto in fondo al suo ventre ed al suo retto e ve lo lascia. Poi, si allontana un po’ dalla macchina, come per permetterle di meglio osservare l’oscenità dello spettacolo che sta offrendo. Elena si vede riflessa nello specchio, l’interno delle cosce bagnato di umori, chiappe divaricate, figa e ano esposti come mai. Cerca lo sguardo dell’uomo .
‘Mi chiavi…’ supplica, ‘ . . .mi chiavi… mi chiavi…!’
Ragaglini ridacchia come al solito e lei si sente sprofondare nella vergogna. Per aver ceduto implorando di essere scopata, per essere ormai soltanto due fori ai quali viene rifiutato perfino il vergognoso piacere di essere chiavata. Ciò che ha subito l’ha completamente infranta degradandola al livello di un animale. Ha la sensazione di non appartenersi più. E’ solo una cosa, una cosa che chiunque può possedere. Questo uomo davanti a lei o un altro qualsiasi…
Poi vede Ragaglini avvicinarsi alla parete, proprio davanti a lei. Le dita dell’uomo si infilano in una fessura e lei vede la tenda tremare. Si sente un rumore di anelli, subito sommerso da risate sempre più distinte ed a Elena pare, per un istante, di essere vittima di un’illusione ottica. Ma poi comprende che non si tratta affatto di un’illusione il tendaggio che chiude il palco si apre lentamente. Terrorizzata si lascia sfuggire un lamento simile a quello di un animale ferito che si muta in un urlo di rabbia e di rivolta impotente man mano che i due lati del pesante tessuto, si distanziano, aprendosi sulla sala appena sotto al palco dove lei si trova. Può vedere tutte le persone precedentemente conosciute sedute ai tavoli. In prima fila si trova Olga. In sala tutti che si scambiano risate e commenti osservando gli schermi posizionati alle pareti dove viene proiettata la sua figura con le cosce aperte e ripiegate contro le sue grosse poppe. Dal giorno quando era uscita dall’ufficio di Ragaglini, Elena aveva pensato molte volte di aver toccato il fondo. Capiva, adesso, che non era vero. Al lato degli invitati un pianoforte comincia a suonare una lieve melodia, perfettamente incongrua per l’occasione. Elena si mette a piangere e non protesta neppure quando Ragaglini le posa sul volto una maschera di cuoio. Almeno non avrebbe visto lo spettacolo abbietto della sua totale umiliazione. E’ cieca simile ad un insetto di pallida carne inchiodato su un barbaro apparecchio. Ragaglini ha tagliato i lacci di cuoio che le imprigionavano le caviglie ma i suoi polsi restano solidamente legati sopra alla sua testa. Le sue sensazioni erano ridotte a quei mormorii mondani di cui, nel tintinnio dei bicchieri e nella musica del pianoforte, afferra solo frasi mozze, ed alla pressione dei falli di avorio nei suoi orifizi. La maschera di cuoio le copre completamente il volto. A parte due minuscoli fori per le narici, la guaina ha solo un’altra apertura che le lascia, a stento, sporgere le labbra. Prigioniera di questa guaina che si stampa sui suoi tratti come una seconda pelle, Elena traspira atrocemente. Sente Ragaglini dire ad alta voce :
‘Su via’, si rilassi cara signora Morini. Lei si merita ora finalmente la ricompensa che desidera . Ormai è… pronta a tutto per soddisfare i desideri più viziosi’.. e io la ringrazio per i tre buchi deliziosamente accoglienti che mi mette a disposizione’…!’
Elena geme debolmente. L’uomo afferra il manico del doppio dildo e lo estrae dal suo sesso d’un sol colpo. Prova una sensazione di vuoto e, cosa ancora più umiliante, sente che i suoi orifizi dilatati non riescono a richiudersi. La sala applaude come se la si felicitasse di mostrare quei buchi spalancati così docilmente. Per la vergogna, il suo cuore cessa per un istante di battere. Sotto la maschera di cuoio, le lacrime si mischiano al sudore. Sente poi l’uomo premendole le ginocchia, che le divarica ancora di più le cosce. Poi un sesso duro e pulsante viene a premere contro la sua vulva aperta.
‘Non è questo che vuole da me signora Morini ?…. Essere chiavata?’
‘Mmmmh,’ è la sola risposta che la poveretta riesce ad articolare attraverso la maschera. Quel pietoso mugolio strappa al pubblico, soprattutto quello femminile, una salva di risate. Gli invitati si godono lo spettacolo. Vedere quella donna orgogliosa che ha osato affrontare uno di loro ora giace legata con le gambe aperte su quello strumento di tortura umiliata per sempre. Quale occasione migliore per gioire sadicamente della vittoria di Ragaglini ?
‘E proprio questo che vuole, non è vero,’ insiste Ragaglini. Lei rimane in silenzio. La voce dell’uomo le pare, all’improvviso, lontanissima. In realtà non le importa più nulla. Privata completamente del suo orgoglio, la testa vuota, solo il suo corpo conta. Si bagna tutta all’idea di essere infilata dall’uomo che lei odia. Si torce lascivamente, senza ritegno, per cercare di impalarsi sul fallo che si struscia lentamente sulla fessura della sua passera senza però penetrarla. ‘Sì, è questo che vuole, la porca ! Falle vedere quanto vali Ragaglini ‘.!’ Urla isteriche salgono dalla sala ‘Vuole che la infili’, fino ai coglioni. . Che la spacchi …..’. Lo sente penetrare in lei e piantarsi profondamente nel suo ventre. La verga non era grossa se paragonata all’enorme fallo di avorio e Elena comincia ad agi tarsi come impazzita.
‘Non ha più alcun pudore”Dove è finita la superba che ti ha deriso’..?’
Commenta un’ altre voce volgare. Un’altra grida che le si facci male. Allora, Ragaglini, afferrate le corde allacciate alle pinze, appese alle labbra della sua vulva, le tira a sé mentre la scopa con violenza.
‘Sì… sì… in fondo alla figa’falle vedere come ripaghi che ti ha voluto sfidare !’
gridano da più parti .
‘E così che le piace essere scopata, non è vero, signora Morini? In fondo… molto in fondo!’
Le parole di Ragaglini sono sottolineate da una serie di colpi di reni che lasciano Elena ansimante di piacere . Un sì soffocato filtra attraverso la maschera. Ad ogni colpo di verga, il laccio di cuoio le taglia in due la vulva sfregandole la clitoride e inondandola di sensazioni incredibili. Anche Ragaglini perde finalmente la testa. Le sue unghie affondano nelle sue tette, facendo tintinnare gli spilli. Con stupore nota che il suo corpo reagisce in modo inconsueto al dolore procurandole un brivido profondo sconosciuto irrefrenabile che la scuote, che si propaga a partire dalla vagina, su su fino ai seni. Le sembra di avere i capezzoli enormi e incandescenti. Mentre comincia a gemere viene scossa da un terribile orgasmo, quasi nello stesso istante lui le riversa nella figa un fiotto interminabile di sperma bollente.
Ma immediatamente, ritrovando tutta la sua freddezza, dice sarcastico:
‘Sì, non ci sono dubbi. Tutto ciò le piace moltissimo signora Morini!’
Subito si sente una voce commentare:
‘Certo che le piace alla puttana!’
Elena ignora quell’insulto volgare limitandosi a tirare fuori la lingua ed a leccarsi le labbra. Un istante dopo, però, prova come un colpo al cuore. Ciò che le sta accadendo non le pare possibile, sente di nuovo l’uccello duro infilarsi nelle pieghe della sua figa. E’ ancora più duro di prima e quando si immerge tutto dentro di lei, le sembra anche più grosso… quasi diverso. Ma smette subito di pensarci. E’ così bello e ha preso di nuovo a godere! Mai, nessuno era riuscito a strapparle tanto piacere .
‘Lo senti, lo senti come ti rimugina bene la figa, puttana? Lo senti tutto, non è vero?’
Ragaglini ha preso a darle brutalmente del tu. Questo le fa l’effetto di uno schiaffo. Preferisce il tono cerimonioso e ipocrita, preferisce la falsa conversazione distaccata che contrasta con gli atti avvilenti che è costretta a subire. Tuttavia, non solo il modo ma anche il tono di quella voce non le sembra più lo stesso…Intanto i coglioni dell’uomo battono contro le sue natiche mentre quel grosso cazzo duro la penetra fino alla cervice. L’uomo la chiavava con piccoli movimenti rapidi in modo diverso da prima e Elena gode per una seconda volta mentre un fiume di sperma le si riversa nella figa.
Solo un istante più tardi che comincia a capire…l’uomo estrae la verga già molle dalla sua vagina bagnata per rimettergliela nella figa più dura e più grossa di prima. A questo punto è tutto chiaro. La stanno chiavando a turno, devono esserci molti uomini in attesa di infilare il loro cazzo nella sua passera mentre le mogli guardano lo spettacolo! Sconvolta da ciò che le stanno facendo cerca di dibattersi ma i lacci di cuoio non le consentono alcun movimento. Intanto, la verga dello sconosciuto continua a scanalarla a gran colpi. Lei sussulta sul sedile dell’apparecchio mentre, mal grado l’orrore di ciò che le capita, il suo piacere monta sempre più forte nel suo ventre. L’uomo eiacula e subito un altro lo sostituisce pistonandola con inaudita violenza. Poi, all’improvviso, tira fuori il fallo dalla sua figa e, con un sol colpo, la incula selvaggiamente. Elena viene travolta da un piacere bestiale.

Gli ultimi invitati hanno lasciato il locale. Elena si alza sfregandosi i polsi arrossati dai lacci di cuoio. E’ in uno stato catalettico e Ragaglini deve aiutarla a scendere dall’apparecchio. A stento riesce a stare in piedi. La signora Morini alza verso di lui uno sguardo umido, cercando su quel volto una qualche risposta a ciò che era avvenuto. Si aspetta forse un’ultima crudele umiliazione, ma l’uomo resta impassibile . Quei tipi non erano stati teneri con lei, ma l’avevano chiavata e sodomizzata fino a farle male. Si trascina nel corridoio con il culo che le duole . Vedendo il suo abito tutto spiegazzato in un angolo della stanza lo raccoglie insieme alle mutandine e il reggiseno. S’incammina verso lo spogliatoio per darsi una rinfrescata e dimenticare così l’odore di sesso e sudore che il suo corpo emana.
Mentre incomincia a rivestirsi contorcendosi per infilarsi il suo stretto abito nero pensa che non avrebbe mai potuto dimenticare quella notte. Sarebbe stato un ricordo doloroso e confuso ad un tempo: gli uomini ubriachi che le infilavano il cazzo uno dopo l’altro, o contemporaneamente, nella figa e nel sedere, nella figa e nella bocca, nella bocca e nel culo. Tutte le configurazioni erano state sperimentate. Lei non aveva potuto vedere i loro volti e solo quando le avevano tolto la maschera si era accorta che almeno una ventina di uomini dovevano averla scopata. Alcuni, forse, anche due volte. Rientrando in sala vede Ragaglini che sta parlando con Ugo ancora sconvolto con gli occhi persi nel vuoto. Ragaglini la prende sotto braccio stringendola a se .
I musicisti stanno riponendo i loro strumenti. Il pianista barbuto le lancia uno sguardo impietoso. Il modo con cui si guarda una puttana, pensa la donna. Chiedendosi se anche loro hanno approfittato della situazione. Ragaglini guardandoli con disprezzo in faccia estrae da un plico dei documenti e li getta a terra
‘Ecco il vostro contratto e le cambiali ‘Potete riprendervi tutto ”io con voi ho chiuso non mi servite più!’
Per alcuni attimi i due coniugi rimangono immobili come folgorati. Poi Elena
incredula si inchina a raccogliere i fogli constatando che Ragaglini non mente.
‘Ma come e i soldi ”? Il debito ‘..?’
Gli domanda con stupore Ugo.
‘ Vi ho detto che non mi interessate più . Posso anche fare a meno di quei quattro soldi, con lo spettacolo di questa sera ho ripreso in mano la situazione,questo mi porterà dei contratti che il vostro debito al confronto sono spiccioli ‘ .
Elena fa una smorfia e con un soprassalto di orgoglio piuttosto ridicolo;
‘ Veramente ? Ha avuto da me ciò che desiderava allora ?’
‘E lei ‘?’
La freddezza dell’uomo la delude. Lui li accompagna fino alla porta.
‘Molto bene..’
poi allunga ad entrambi la mano e li saluta. Mentre Ugo scende i gradini d’ingresso del locale. Elena si ferma sulla soglia, le pare come se avesse sognato, che nulla di ciò che era accaduto fosse accaduto veramente. Di impulso si gira verso Ragaglini e si alza sulle punte dei piedi per baciarlo, sulla guancia, come per fargli sapere quanto le era grata per la sua decisione di renderla nuovamente libera, ma quello non glielo permette.
‘Andiamo, Elena… lei sa che non si baciano le puttane,’
dice crudele. Il tono sferzante della sua voce rende l’insulto ancora più cocente. Elena, con le lacrime agli occhi, scende in fretta dirigendosi verso il marito. Con gesti rabbiosi, per quell’ultimo affronto subito, armeggia con la borsa cercando le chiavi della vettura. Solo dopo qualche secondo si ricorda che non le sono ancora state restituite. Alza la testa e vede la macchina parcheggiata in fondo in un’ angolo buio del piazzale. Probabilmente sono state lasciate sulla vettura. Abbraccia con calore il marito che a sua volta la tira a se e insieme s’incamminano. Questo gesto la consola confermandole che fra loro presto tutto tornerà come prima. Si sente di colpo felice non riuscendo quasi a credere che quel deprimente periodo della loro vita stesse per finire.
Dopo una breve esitazione si allunga per deporre un bacio sulla guancia del marito. L’aria fredda della notte le accarezza il viso. Chiude gli occhi con un lungo sospiro cercando di dimenticare questa brutta avventura.

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………..”””’…..!!!???????

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