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Donna a 40 anni

By 23 Marzo 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

La mia nuova vita di donna inizia per caso a quaranta anni. Su una delle tantissime e bellissime spiaggie di Riccione per una circostanza fortuita, l’abbandono di un libro da parte della mia vicina di ombrellone sulla sdraio.
Premetto che sono una donna sposata da circa 12 anni, aggiungo anche felicemente acquietata.
Il titolo e la copertina anonima non lasciavano intuire il vulcano di sensazioni ed idee, racchiuse in quelle scarne pagine. Tantomeno i sussulti irruenti che avrebbe poi provocato in me.
Non nego il piacere provocato da una mano sapiente che ti accarezza casualmente la spalla, gli sguardi nascosti di sconosciuti nei supermercati, le attenzioni esclusive dei colleghi di lavoro, le forti confessioni di un’amica, ecc’..
Pensavo di leggere un romanzo, uno di quelli usa e getta, scritti senza cuore e senza alcuna presunzione, buoni solo per un rapido consumo. Mi ritrovai ben presto immersa in un mondo concupiscente, carnale, fisico ma con una sensualità tipica di noi donne.
Non leggevo, ma assorbivo il testo. In poco tempo tutto mi apparve in un’ottica diversa, la spiaggia con i suoi rumori, i suoi profumi, la gente che la popolava. I miei sensi erano svegli, acuti, vivaci come mai prima lo erano stati. Non poteva essere solo l’eccitazione provocatomi dalla lettura, altre volte lo ero stata molto di più sino quasi a non riuscire a parlare ma solo a barbugliare.
Confesso che se pur un uomo bellissimo con modi a dir poco raffinati , mio marito non corrispondeva al modello maschile che avevo sempre fantasticato. Ulisse era l’uomo che faceva divampare da piccola,ormai, le mie fantasie; sempre pronto a conoscere ma con un unico scopo tornare ad Itaca da Penelope.
Come la protagonista del libro volevo provocare, cominciare a valutare l’uomo per il suo pacco e non per le sue idee , per la sua capacità di eccitarmi e farmi godere e non per la vastità culturale che possedeva, da preda a cacciatrice. Caso strano mi scoprivo nel posto giusto e nel momento giusto per farlo. Davanti a me la mia preda, ora i suoi sguardi clandestini assumevano per me un altro contenuto. Sciolsi i nodi del mio costume intero facendolo scivolare in basso sino al pube, sul mio seno nudo sentivo i suoi occhi, le sue brame, non resistetti e fingendo lo ripulii dalla sabbia passandomi lentamente e ripetutamente la mano sopra. La protagonista della mia lettura intanto si masturbava sul balcone di casa sicura di essere osservata. Io non potevo farlo chiaramente, mi evolvevo sempre più audace, sfrontata quasi. Allargai le gambe piegando le ginocchia sul lettino, mettendomi a posto il costume passai un dito sul clitoride lentamente; un misto di sudore, umori, ed acqua marina mi riempirono il polpastrello .Ripetei più volte la stessa operazione annegata nella lettura e dagli sguardi sempre più pretenziosi del mio vicino. Lui aveva deciso di soddisfare le mie smanie, iniziò a massaggiare la sua compagna sdraiata al sole. La crema solare era chiaramente una giustificazione futile, visto che il suo massaggio avviato sulle scapole si trattenne sui glutei sodi della compagna per lungo tempo. Fantasticai le sue dita che esploravano la sua vagina, ed i suoi caldi umori scorrere sulle sue mani; fantasticai la mia vagina colma del suo membro. Decisa questa volta infilai l’indice in quel gorgo assetato che era la mia fica ; un movimento secco, brusco che mi provocò un sussulto smanioso. L’uomo si accorse di tutto, il suo membro raggiunse dimensioni smodate in breve tempo. Lo vedevo schiacciarsi sulle mutandine, sofferente ed ansioso di deflagrare. Avevo voglia, tanta voglia. Avrei riempito la mia vagina con qualsiasi cosa e l’indice non mi bastava più. In breve tempo mi ritrovai in albergo nella mia stanza , mio marito ( che chiamerò Mario e nel seguito capirete perché) era li steso che dormiva. Tirai fuori dai pantaloncini corti il suo membro me ne riempi la bocca, sentivo l’aspro odore della sua urina (cosa che prima mi avrebbe schifato) e la pelle del suo glande sempre più grossa e tirata fino a non riuscire a contenerlo tutto interamente. Non so se era sveglio ma gli urlai di non toccarmi, ero io la cacciatrice e non più la preda. Con voracità continuavo a nutrirmi di quel grosso arnese, contemporaneamente infilai tre dita nella mia fica , e per la prima volta mi masturbavo davanti a lui, non solo mi sentivo lavata ma toccavo ciò che percepivo. La stanza s’imbottisce dei mugugni di Mario, io gemo in silenzio.
Dal suo pene viene fuori irruente il suo seme , quasi contemporaneamente i fremiti di un orgasmo vaginale scuotono il mio corpo. Sono sfinita.
Solo ora mi ricordo di aver dimenticato il libro in spiaggia.
Chi ha una storia simile alla mia mi scriva pure
Erano passate circa due settimane da quel singolo episodio cosi sconvolgente per me; casa, lavoro, e qualche scopata matrimoniale.
La vita continuava cosi, come sempre lo era stata, ma in me piano piano il fuoco acceso continuava a riverbare. Mario usciva alle otto e tornava alle venti circa, io avevo orari meno rigidi, comunque rincasavo verso le 16 circa. Da quattro anni circa la nostra casa dal lunedì al venerdì era custodita da una ragazza bielorussa (che chiamerò Elena per vari motivi) .Capirete che passavo gran parte del mio tempo con lei, specifico che Elena non mi ha mai provocato sussulti ormonali pur essendo una ragazza molto carina.
Avevo voglia di leggere, di provare nuovamente quei turbamenti intimi e provocatori.
In realtà ma questo l’ho capito dopo, desideravo essere nuovamente cacciatrice e non più preda.
Finalmente dopo vari tentennamenti mi recai in edicola, non quella vicina casa, e con cura direi maniacale elessi un nuovo titolo da divorare.
La storia era in realtà trita e ritrita; una moglie che scopre il tradimento del marito e si concede a due perfetti sconosciuti. Ma era il modo in cui era scritta, la vetta eccelsa che mi faceva contorcere le viscere .
Tornai a casa , feci una doccia ( faceva ancora caldo chiaramente) , infilai una maglietta di cotone ed una gonna ‘ora potevo sprofondarmi in quel mondo surreale che è la lettura.
Non indossavo nessun tipo di biancheria volevo sentirmi libera, cogliere ogni minima variazione del corpo, dilettare il mio io in ogni sua forma.
Ero sdraiata sul divano perduta nel mio mondo, non mi accorsi neppure di Elena .
Lei era seduta e leggeva un libro (ma non so dirvi cosa) scritto nella sua lingua, cosi come faceva quasi ogni giorno finite le faccende domestiche.
Vedevo ora in lei qualcosa che mai prima era stato degno di interesse, non era più una ragazza ma notavo che era una donna ( aveva all’epoca 24 anni); gambe lunghe , mani affusolate e curate, look ricercato, un seno florido, due coscie tornite che indirizzavano facilmente lo sguardo al punto focale.
Avverti umori riempirmi la vagina, il seno gonfiarsi, i capezzoli strisciare la durezza del cotone, la bocca secca, la lingua rigida, la pelle del collo e del viso stirarsi, ero ecitattissima.
Allargai le gambe e tirai su di poco la gonna,continuavo a leggere (fingevo) , l’ idea che Elena mi stesse guardando mi faceva perdere la ragione .
La guardavo di tanto in tanto, leggevo il suo imbarazzo, ma il suo corpo diceva ben altro.
Non riusciva a star ferma seduta, credo a stento il suo reggiseno accogliesse le sue sinuosità, le sue gambe prima raccolte erano ora dritte, stese, con i piedi che puntavano il mio corpo.
Passai una mano sulla coscia assestando meglio ed ancora più su la gonna , che ora era quasi una mini; i miei piedi comprimevano il bracciolo del divano lasciando la liberta a quegli sguardi di addentrarsi nei miei più nascosti meandri.
Ero priva di inibizioni e falsi pudori, qualsiasi cosa avesse sfiorato le mie mammelle, il mio collo, la mia bocca, il mio sesso mi avrebbe fatto gemere come una puttana.
Senza ritegno ormai passai la mano sui seni, solo la maglietta contrastava quel piacevole massaggio, sarei velocemente passata a ben altro se”’
Elena si allontano, ero stata troppo audace ?
Chiuse la porta della sua stanza, fui assalita dal panico misto ad eccitazione convulsa ; mi avvicina alla sua stanza e non ebbi il coraggio di aprirla. Mi limitavo ad ascoltare di nascosto.
I suoi respiri sempre più affannosi, ma non gemeva, sapevo cosa stava facendo.
Afferrai una candela li vicino, la spinsi su’entrava ed usciva senza nessuna difficoltà ; in brevissimo tempo (forse secondi) venni pervasa da una straripante orgasmo. Talmente violento che mordendomi la labbra per non urlare le feci sanguinare. Dopo poco tempo, non quantificabile, senti Elena gemere di piacere.
Mi pareva essere giunta al capolinea invece era solo l’inizio.

Un ringrazziamento sentito a tutti/e coloro che mi hanno scritto in modo garbato.

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