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Ed io, ti sono mancato? (feat. Stella Magica)

By 4 Agosto 2014Aprile 2nd, 2021No Comments

‘Rieccomi qui’.
‘Bene. Passato un bel weekend?’.
‘Discreto, dai’.
‘Mi fa piacere. E dimmi, ti sono mancata?’
‘Certo. Ed io?’
‘Posso farne a meno. Come vedi sono sopravvissuta ugualmente’.
A quell’ultimo messaggio, Alessio non replicò. O, almeno, non lo fece subito. Sapeva bene dove Giulia volesse andare a parare, e pensò di tenerla sulla corda, prendendo le redini di quel gioco. Ignorò il successivo ‘Allora? Non rispondi più?’, limitandosi ad un succinto quanto antipatico ‘Buonanotte’ pochi minuti più tardi.
La mattina successiva, di buon’ora, si preparò e piombò a casa della sua interlocutrice. Bussò con piglio deciso, avvertì il movimento dello spioncino e, dopo qualche secondo, vide la porta aprirsi e la ragazza mostrarsi davanti a lui con un vestitino estivo, corto e scollato, che poco celava delle sue abbondanti forme.
‘Così dici che puoi fare a meno di me, eh?’, le chiese, entrando in casa di prepotenza e spingendo appena all’indietro Giulia, per richiudersi la porta alle spalle.
‘Ma sei impazzito? Cosa diavolo ci fai qui?’, replicò lei, alterata.
‘Voglio verificare quanto ti riesce facile fare ciò che affermi’, le rispose Alessio, sbattendola contro il muro e facendo quasi aderire il suo corpo a quello della ragazza.
Lei non tentò neppure di divincolarsi, limitandosi ad uno stizzito: ‘Tu sei molto più fuori di testa di quanto pensassi! Lasciami o mi metto a urlare!’.
Alessio le bloccò i polsi sopra la testa, con una delle sue mani. Con l’altra, l’afferrò dal collo, avvicinando il viso al suo. Le sfiorò le guance, la bocca, il mento. Le strinse tra le labbra il lobo dell’orecchio, sussurrandole ‘Risparmia il fiato’ ti servirà tra poco”. Dopodiché, continuò a scendere lungo il collo, dapprima usando solo le labbra appena schiuse, poi mordendola delicatamente ma con decisione.
Gli occhi di Giulia si riempirono, al contempo, di rabbia e lussuria. Avrebbe voluto allontanarlo e buttarlo fuori di casa, ma non riusciva a resistergli. Le sue difese cadevano una dopo l’altra, mentre Alessio continuava a baciarla e morderla, a fare di lei ciò che voleva, senza che il suo corpo tentasse minimamente di contrastarlo.
Capito l’andazzo, Alessio liberò le mani della ragazza, che si limitò a farle cadere lungo i fianchi. Lui le abbassò le spalline del vestitino e del reggiseno, facendo scivolare per terra gli indumenti e lasciandola coperta solo da un paio di mutandine di pizzo.
Fece scorrere un dito lungo il corpo di lei, fino ad incontrare proprio il tessuto delle mutandine. La fissò negli occhi. ‘Allora non hai capito nulla’, le disse.
‘Io’ non”, balbettò Giulia, non potendo fare a meno di schiudere appena le gambe con sguardo assente.
Nel frattempo, Alessio risalì a giocare coi suoi seni. Li strizzò, poi si dedicò ai capezzoli, stringendoli tra le dita, tirandoli, torcendoli. Sapeva bene che zona sensibile fosse per lei. Difatti, non tardarono ad indurirsi. E la ragazza a sospirare per quel rude contatto.
L’indice dell’altra mano, intanto, si insinuò sotto le mutandine, lateralmente, tirandole per allargarle. Senza distogliere il suo sguardo da quello di lei, le intimò: ‘Quante volte ti ho detto che queste non devi portarle? Toglile immediatamente’.
‘Si, hai ragione’, sussurrò Giulia, in tono arrendevole. Le sfilò lentamente, sotto lo sguardo eccitato del ragazzo.
Una volta completamente nuda, lui le piombò nuovamente addosso. Con una mano tornò a dedicarsi al suo grosso seno , l’altra gliela piazzò tra le cosce , risalendo fino ad incontrare la figa già umida.
Un brivido lungo la schiena scosse il corpo di Giulia, che non esitò a chiudere gli occhi e allargare ancor più le gambe.
Lui sfregò per un po’ le dita e il palmo aperto della sua mano lungo le grandi labbra, poi la penetrò con un dito. Lentamente, lo introdusse per tutta la sua lunghezza. Estraendolo dopo alcuni secondi e inserendolo nuovamente a fondo, senza aumentare la velocità.
La trovò bagnata, il dito era ormai completamente ricoperto dai suoi umori. Evitò di sottolineare l’evidenza, limitandosi ad un ironico: ‘Così non ti sono mancato, vero?’.
‘Nemmeno un po”’, replicò lei, con voce spezzata.
Alessio decise di continuare a torturarla. Aumentò di colpo il ritmo della penetrazione, portandola avanti sempre con un solo dito. Sapeva quanto amasse sentirsi piena, ma voleva eccitarla, portarla al limite, senza però darle piacere.
‘Già’, le disse, guardandola negli occhi, ‘Non ti sono mancato io’ ho sbagliato a porre la domanda. Rimedio subito: quanto ti è mancato il mio cazzo?’, concluse, continuando a stimolarla a ritmo sostenuto.
‘Tanto”, replicò lei, tra un gemito e un sospiro, ‘Lo sai che non posso farne a meno’ proprio come ora’ smettila di giocare e scopami’.
A quelle parole, lui smise di masturbarla e si allontanò di qualche passo, lasciandola interdetta. ‘Non prendo ordini da una puttana. Casomai sono io a darli. Per cui, mettiti in ginocchio e tiramelo fuori’, le disse.
Giulia non se lo fece ripetere due volte. Gli slacciò rapidamente i jeans e li abbassò assieme agli slip. Pochi istanti dopo, il pene duro e largo di Alessio le svettava davanti al viso.
‘Quanto mi piace il tuo cazzo’ non mi stancherò mai di dirtelo’, riprese lei.
‘Lo so bene quanto ti piace, non c’è bisogno che sprechi fiato inutilmente’, le rispose lui, passandole l’asta lungo il viso e facendoglielo scorrere fino alle labbra. Le porse il glande gonfio da imboccare, portandole una mano sulla nuca, a rendere chiare le sue intenzioni.
‘Non è un pompino quello che vuoi, vero?’, disse Giulia, con la bocca semi ostruita dalla punta di quell’imponente appendice di carne.
‘Sta’ zitta, ti ho detto’, replicò il ragazzo, appena prima di iniziare a premerle la testa contro il suo membro, per farlo entrare quanto più possibile.
Dopo averlo introdotto per poco più di metà, quando lei quasi strabuzzò gli occhi tanto sentiva invasa la sua cavità orale, continuò: ‘No, non me ne faccio nulla di un pompino. Voglio scopare i tuoi buchi. Sono miei, e voglio prendermeli come mi pare’.
Sentire quelle parole eccitò Giulia ancora di più, tanto da non poter fare a meno di farsi scivolare una mano tra le cosce, per dare un po’ di sollievo alla sua figa aperta e bollente.
Lui, però, la bloccò immediatamente. ‘Ferma con quelle mani. Voglio che ti bagni tanto da colare tra le cosce, così da renderti conto di quanto ti ecciti anche il solo pensiero di essere ciò che sai’.
Contemporaneamente, e senza staccare gli occhi da quelli della ragazza, cominciò ad entrare e uscire dalla sua bocca spalancata, tenendola dai capelli ed imponendole un ritmo via via più rapido.
Non ci volle molto prima che iniziasse a scoparle la bocca con rapidità, quasi soffocandola per l’intensità dei suoi affondi. Una volta portato il pene al massimo dell’erezione, Alessio lo fece scivolare definitivamente fuori da quella caverna vorace e accogliente, trovandolo lucido di saliva e lasciando che tutta quella prodotta in eccesso dalla ragazza prendesse a scivolarle fuori dai lati della bocca, colandole lungo il mento e il collo.
Mentre ancora Giulia riprendeva fiato con respiri profondi, lui riprese a parlarle: ‘Ora puoi dirmi chi sei’.
‘La tua puttana’, replicò lei, senza esitare.
‘E’?’, le chiese, sollevandola di peso e trascinandola fino al divano.
‘La tua cagnetta in calore’ pronta a tutto’.
‘Molto bene’, insistette lui. ‘Finalmente hai smesso di fare l’insolente’, le disse, imponendole una mano sulla nuca per costringerla a pecora, con le mani sul bracciolo del divano e le gambe divaricate.
Strofinò il suo cazzo lungo l’apertura, impregnandolo degli abbondanti umori della ragazza. Poi, le puntò il glande tra le grandi labbra, inserendo solo la punta.
Portò una mano ad afferrarle i fianchi, con l’altra riprese possesso dei suoi capelli, tirandole la testa all’indietro. Si piegò appena in avanti per sussurrarle all’orecchio: ‘Mi fa davvero incazzare la tua insolenza. Te la farò rimpiangere, scopandoti tanto forte da farti male’, le disse, appena prima di piantarle completamente dentro il suo membro teso, strappandole così un piccolo urlo di dolore.
Senza dare a Giulia neppure il tempo di abituarsi alle sue ragguardevoli dimensioni, Alessio prese a penetrarla velocemente e a fondo, allargandola senza alcuna delicatezza.
‘Oh, si”, gemette lei, mentre le sue urla di dolore si tramutavano pian piano in versi di piacere.
A questi si unì ben presto il rumore delle palle gonfie e piene del ragazzo, che sbattevano contro la sua figa.
Iniziò a urlare di piacere e quasi a tremare, mentre lui non smetteva un istante di affondare dentro di lei in maniera brutale e a velocità folle. Quando l’orgasmo la travolse, fu tanto intenso da lasciarla senza forze. Le ginocchia le cedettero, e Alessio smise di sostenerla, facendola finire seduta per terra, di schiena contro il divano, sudata, paonazza e ansimante.
Lui, però, non aveva ancora finito. Approfittò della posizione, afferrando nuovamente la testa di Giulia e riprendendo a scoparle la bocca come in precedenza.
Ormai, anche lui era al limite. Sentiva la mascella della ragazza allargarsi, il suo glande premerle contro la gola. Quando avvertì il suo membro pulsare, lo piantò quanto più a fondo possibile nella bocca di lei, riversandole dritto in gola tutto il seme, denso e caldo, accumulato nei giorni passati fuori sede. Tanto abbondante che prese a scivolarle fuori dalla bocca assieme ai rivoli di saliva, non appena il pene del suo amante perse un po’ di consistenza.
‘Ora, ingoia tutto e puliscimi il cazzo, da brava’, le disse lui, in tono suadente.
‘E’ inutile dirmelo’, replicò lei, ‘Sai bene che non ne perderei neppure una goccia’, concluse, maliziosa.
‘Certo che lo so. Ma sei la mia puttana. E mi piace ricordartelo’.
‘E a me piace che tu lo faccia’.
Una volta ripulito, Alessio si rivestì, si voltò e si diresse verso la porta d’ingresso.
‘Te ne vai così? Per quale motivo?’, disse lei.
‘Volevo solo punire la mia puttana insolente. Ora che l’ho fatto posso andare a bere qualcosa al bar qui sotto’, rispose. Mentre apriva la porta, si voltò a guardarla negli occhi, ancora seduta nuda per terra. ‘Poi, chissà, nel frattempo la mia cagnetta docile potrebbe pensare a un modo per farmi tornare su a scoparla ancora’, concluse, prima di uscire sul pianerottolo e richiudere la porta.
Non passarono che pochi minuti. Il ragazzo ricevette un invito inequivocabile sul suo smartphone: una foto di Giulia, ancora seduta per terra a cosce larghe, e un messaggio: ‘Non ho intenzione di muovere un passo. Quando tornerai mi troverai qui, pronta a soddisfare ogni tuo desiderio’.
Alessio sorrise leggendo quelle parole. Si affrettò a pagare e si diresse a passo spedito verso il portone ancora socchiuso.

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