Elisa entrò nel bar con un’aria di sicurezza che non passava inosservata. I suoi passi erano decisi, il corpo avvolto in un abito semplice ma elegante, che metteva in risalto le sue curve sinuose. Tuttavia, ciò che attirava davvero l’attenzione erano i suoi collant neri, aderenti e lucidi, che sembravano una seconda pelle sulle sue gambe lunghe e toniche. Il suo sguardo scrutò la stanza con malizia, come se stesse cercando qualcosa, o qualcuno, in particolare. Non ci mise molto a individuarlo: un ragazzo seduto da solo a un tavolo d’angolo, immerso nel suo telefono, ma che alzò gli occhi appena lei varcò la soglia.
Il ragazzo non poté fare a meno di notare le sue gambe mentre si avvicinava. C’era qualcosa di ipnotico nel modo in cui i collant aderivano alla sua pelle, evidenziando ogni muscolo e curva. I suoi occhi seguirono il movimento delle sue cosce, il modo in cui il tessuto si tendeva con ogni passo. Elisa sorrise, consapevole dell’effetto che stava avendo. Si fermò davanti al suo tavolo, il sorriso sfacciato e provocante.
“Ciao,” disse, la voce bassa e suadente. “Sei solo?”
Il ragazzo annuì, incapace di distogliere lo sguardo dalle sue gambe. “Sì,” rispose, la voce leggermente roca.
Elisa si sedette senza essere invitata, incrociando le gambe in modo che i collant brillassero sotto la luce del bar. “Mi piacciono i tuoi occhi,” mentì, sapendo che non erano i suoi occhi ad averla attirata. “Ma non sono qui per parlare. Ho una proposta per te.”
Lui la guardò, confuso ma intrigato. “Una proposta?”
“Un gioco,” corresse lei, il sorriso diventando più malizioso. “Un nylon footjob. Ma c’è una condizione.”
Il ragazzo deglutì, il cuore che iniziava a battere più veloce. Aveva sentito parlare di quelle cose, ma non aveva mai immaginato di trovarsi in una situazione del genere. “Una condizione?”
“Devi raggiungere l’orgasmo entro cinque minuti,” spiegò Elisa, inclinando la testa di lato. “E devi eiaculare direttamente sulle mie collant. Se non ci riesci, me ne vado, e tu rimani qui, frustrato e insoddisfatto.”
Il ragazzo sentì il sangue affluire al suo cazzo, che iniziò a indurirsi sotto i jeans. Era una proposta folle, eccitante e pericolosa. Ma non poteva rifiutare. “E se accetto?”
“Allora iniziamo,” disse Elisa, già estraendo un timer dal suo borsetta. Lo impostò su cinque minuti e lo posò sul tavolo. “Ma sappi che ho il controllo. Io decido il ritmo, io decido quando e se verrai.”
Lui annuì, il respiro già più affannoso. Elisa si spostò, avvicinandosi a lui fino a che le loro ginocchia si toccarono. Le sue mani affusolate si posarono sulle sue cosce, i collant che sfioravano la sua pelle attraverso i jeans. Il ragazzo chiuse gli occhi per un attimo, sentendo il calore del nylon contro la sua pelle.
“Presto,” sussurrò Elisa, la voce che gli sfiorava l’orecchio. “Non abbiamo molto tempo.”
Lui si alzò in piedi, i jeans già troppo stretti intorno al suo cazzo rigido. Elisa si spostò dietro di lui, le mani che gli slacciavano la cintura con una rapidità che lo sorprese. I pantaloni caddero a terra, lasciandolo in boxer, il cazzo che pulsava, pronto ad esplodere.
“Non ancora,” lo avvertì Elisa, le dita che sfioravano la stoffa dei boxer. “Prima i collant.”
Lui annuì, tremando, mentre lei si sedeva di fronte a lui, incrociando le gambe in modo che i collant fossero ben visibili. Con un movimento lento e deliberato, afferrò il bordo dei boxer e li abbassò, liberando il suo cazzo rigido. Il ragazzo gemette, il respiro già corto, mentre Elisa sorrideva, soddisfatta.
“Ora,” disse, prendendo il suo cazzo tra le mani, “inizia il gioco.”
Lo guidò tra le sue gambe, il cazzo che premeva contro i collant, il nylon che sfiorava la sua pelle sensibile. Elisa iniziò a muovere le gambe, sfregando il cazzo con un ritmo lento e torturante. Il ragazzo gemette, le mani che si aggrappavano ai braccioli della sedia, lottando per non esplodere troppo presto.
“Piano,” sussurrò Elisa, il sorriso sulle labbra. “Non vogliamo che finisca troppo presto, vero?”
Lui annuì, il corpo teso, mentre lei aumentava leggermente il ritmo, i collant che scivolavano sul suo cazzo, creando una sensazione che lo faceva impazzire. Il timer ticchettava, inesorabile, mentre Elisa controllava ogni movimento, ogni gemito, ogni contrazione del suo corpo.
A tre minuti dalla fine, il ragazzo era sul punto di venire, il cazzo che pulsava, pronto a esplodere. Ma Elisa rallentò, le gambe che si muovevano con una lentezza che lo torturava. “Non ancora,” sussurrò, il sorriso malizioso. “Non è il momento.”
Lui gemette, il corpo che tremava, mentre il tempo continuava a scorrere. A un minuto dalla fine, Elisa accelerò di nuovo, i collant che sfregavano il suo cazzo con una velocità che lo portava al limite. Il ragazzo chiuse gli occhi, il respiro affannoso, mentre il timer contava gli ultimi secondi.
“Ora,” sussurrò Elisa, la voce che lo spingeva oltre il limite.
Con un ultimo sforzo, il ragazzo esplose, lo sperma che schizzava sui collant, macchiandoli di bianco. Elisa sorrise, soddisfatta, mentre il timer suonava, segnando la fine del gioco.
“Bravo,” disse, alzandosi, i collant macchiati che brillavano sotto la luce. “Hai vinto.”
Il ragazzo rimase seduto, senza fiato, il corpo che tremava, mentre Elisa si sistemava l’abito e si allontanava, lasciando il bar con la stessa sicurezza con cui era entrata. Camminò per la città, i collant macchiati che le ricordavano la sua vittoria, il profumo del suo succo che le avvolgeva i sensi. Gli sguardi degli uomini la seguivano, incuriositi, ma ignari del suo segreto sporco.
Elisa sorrise, sapendo che quella non sarebbe stata l’ultima volta. Il gioco era appena iniziato.
Ogni riferimento ad eventuali eventi reali è puramente casuale



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
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Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...