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*ESIBIZIONISTI NOI**

By 12 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Siamo una coppia speciale: spesso ci prende la voglia di fare all’amore nelle situazioni più rischiose e il pericolo di essere visti invece di smorzare i nostri entusiasmi li accende ancora di più.
Sfruttiamo tutte le occasioni che si presentano, in genere sono io la regista di questi filmetti ‘hard’, e allora mi sento molto Tinto Brass; ma al contrario di lui che in genere fa una breve apparizione nei suoi lavori, io, nei miei ‘corti’, sono l’unica co-protagonista.

Dobbiamo vederci al tramonto nel parco sul lago, per una romantica passeggiata, prima di andare a cena nel nostro ristorante a Riva del Garda.
Ho un’idea in mente e mi vesto per l’occasione: top di seta lucida (ormai &egrave estate) che copre a mala pena i seni, liberi di eccitarsi al fresco contatto della stoffa, e una gonna corta e stretta, molto scivolata sui fianchi.
Costosi sandali Prada dai tacchi a spillo (unica mia rara concessione alle ‘firme’) completano l’abbigliamento.

Anche il luogo dell’incontro &egrave stato combinato da me, in modo che tu mi veda arrivare dal fondo del viale, le lunghe gambe in mostra, i fianchi ondeggianti, un preludio a erotiche future dolcezze.
Appena entrata nel parco, lasciata la macchina, sento gli occhi dei maschi addosso, fiutano il mio odore di femmina eccitata e consenziente.
Tre ragazzi iniziano a seguirmi, esponendo ad alta voce tutta una teoria di sconcezze che farebbero volentieri con le mie tette e il mio sedere; li ascolto, impassibile, in verità i loro pesanti apprezzamenti oggi mi eccitano.
Mi avvicino sorridendo a te, che seduto su una panchina ( non ti sei accorto del mio arrivo) continui a leggere il giornale; ti chiamo, e mentre il tuo sguardo esprime il chiaro piacere che provi vedendomi, i tre ragazzi si dileguano, scomparendo rapidamente tra i cespugli.
-Fede, sei uno schianto- mormori, mentre allunghi una mano a toccare un capezzolo impertinente eretto contro la stoffa leggera.
Io mi mordo le labbra accuratamente dipinte, le lucido con la lingua, mentre ti fisso, attraverso gli occhiali scuri.
-Che cosa hai in mente? mi sto eccitando- dici, e mi prendi per mano.
-Troviamo una panchina che non sia troppo esposta, e ti spiego che cosa ho in mente-

Ci inoltriamo nel folto del parco.
Troviamo una panchina che mi pare faccia al nostro caso, &egrave esposta a eventuali passanti solo di fronte, ma non del tutto: le fronde di una siepe incolta in parte la proteggono.
Ti faccio sedere vicino a me e slaccio la camicetta: i seni escono, pieni e liberi; sono orgogliosa della loro pelle elastica e setosa.
So che effetto ti fanno, con i capezzoli che guardano irriverenti all’insù.
-E se ci vedono?-
mormori, ma già le tue mani sono su di loro, li prendi nei palmi, mentre mi baci sul collo, per salire alla bocca, che ti aspetta, ingorda.
Intanto la mia mano scivola sui pantaloni, ad accarezzarti; dapprima &egrave solo una carezza leggera, che si fa sempre più insistente , mentre ti mormoro all’orecchio :

-Cosa vorresti farmi, dimmelo… –
-Non lo so, non capisco più niente, so solo che ti voglio…-
Fai per accarezzarmi il grembo, io ti blocco e ti riporto ai miei seni, a succhiarmi i capezzoli con frenesia e mi inarco contro di te, mentre tra le gambe gli slip si incollano alle cosce.
Guardo tra le fronde della siepe: i passanti sono rari a quest’ora, ma se a qualcuno venisse in mente di girare la testa di poco vedrebbe in parte uno spettacolino niente male.
La mia mano si accorge del tuo orgasmo imminente: ti raccolgo tutto nel palmo, premo un’ultima volta, e tu vieni, con un lungo gemito: apri la bocca e un rivolo di saliva mi bagna il capezzolo.
-E tu? – mormori, prima di incollare di nuovo le labbra alle mie.
-Io…dopo, avremo uno splendido dessert, quello che tu preferisci –
Ci guardiamo, complici come sempre; un attimo per ricomporci, controllo il trucco e ci incamminiamo verso il ristorante.
L’aria del lago mi asciuga gli slip bagnati; ora i miei capezzoli sembrano addirittura bucare la seta.
Conosco il motivo per cui attiriamo l’attenzione dei passanti: siamo belli, emaniamo sesso da tutti i pori, splendiamo addirittura.

Il cameriere ci accompagna al solito tavolo, &egrave tutto perfetto, il pesce di lago, il Chardonnay fresco, perfino l’orchidea bianca- la mia preferita- al centro del tavolo.
La nostra conversazione &egrave vaga, come &egrave andato il lavoro, che faremo nelle vacanze ormai prossime, e altre stupide piacevolezze; intanto le nostre mani si sfiorano sulla tovaglia, si intrecciano, mimano il tango che tra poco balleranno i nostri corpi .
Chiedi il conto e usciamo: la nottata &egrave splendida, sul lago il solito paesaggio da favola; ci avviamo al parcheggio, ho voluto che tu mettessi la macchina nell’ultima fila, prima del parapetto che dà sulla strada sottostante.
E’ tardi, siamo stati quasi gli ultimi a uscire dal locale; ma la nostra macchina &egrave comunque in vista, anche se lontana dall’uscita del ristorante.
Ti fermi vicino alla portiera, non sai se aprirmela o no, io ti blocco e ti indico il cofano della vettura.
Hai capito, per un attimo restiamo di fronte a fissarci dritti negli occhi, sorridendo, poi io mi volto, e mi sdraio bocconi sulla lamiera.
Tu mi alzi la gonna, e tiri giù gli slip, mentre il mio corpo si irrigidisce nell’attesa.
Mi accarezzi con dolcezza, passi la mano nel solco tra le natiche, mi senti tutta bagnata, pronta; allora estrai il pene eretto e….
-Lo vuoi?- mormori al mio orecchio, con voce roca.
-Si, ma fai piano, voglio sentirti , amore mio-

Intanto fisso la porta del ristorante, sta uscendo una coppia.

-Abbassati- mormoro, ma un attimo dopo penso -E chi se ne frega se ci vedono, magari si eccitano e gli facciamo pure un favore-
Poi il mondo intorno scompare in un mare di lingue rosso carminio fino a che mi accorgo di essere sull’orlo dell’orgasmo, il freddo della lamiera funziona da propellente.
-Vieni – ti ordino con voce imperiosa e bassa, che neppure riconosco.

Mi rispondi con una spinta forte che mi inchioda alla macchina.
Sprofondo nella mia piccola morte con un grido spezzato.
Poco dopo anche tu ti sciogli dentro di me.
Ora ti accorgi delle due figure, immobili come statue, al limitare del parcheggio.
Mentre mi rialzo e cerco gli slip, che sono finiti per terra…
-Mi spiace, gente, lo spettacolo &egrave finito, ed era pure gratis…-
gridi alle due cariatidi.

Poi ridendo, risaliamo in macchina, per andarci a fare un gelato a Riva del Garda, naturalmente con cioccolato e tanta panna, quello che ci vuole, dopo l’amore.


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