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FAVOLA DI NATALE

By 9 Dicembre 2012Dicembre 25th, 2020No Comments

Tutto iniziò un giorno al ritorno da scuola. Come sempre indossavo il mio abbigliamento preferito: gonnellina corta, camicetta bianca e calzine corte. Avevo da poco compiuto 18 anni ma ancora volevo sembrare una bambina. Il problema è che spesso non mi comportavo come una bambina….non so se mi spiego. Quella volta l’avevo combinata proprio grossa. Non sto a raccontarvela, ai fini della favola non serve, ma mio padre era letteralmente furioso. Appena arrivata mi prese ed iniziò a sgridarmi in maniera molto veemente ed infine mi fece sdraiare sulle sue ginocchia ed iniziò a sculacciarmi violentemente.
Sollevò la minuscola gonnellina e prese a colpire le mie chiappette sode. Sicuramente nel suo intento c’era la voglia di umiliarmi ed era l’ennesimo tentativo (dopo aver provato in tutte le maniere possibili) di un padre buono e giusto di redimermi. Invece man mano che si susseguivano i colpi io iniziavo a sentire un prurito in mezzo alle gambe e la mia figa iniziava a bagnarsi. Mi stavo eccitando come poche volte nella vita mi era capitato. Fortunatamente quello era stato l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze invernali e si sa: a Natale siamo tutti più buoni e cosi anche mio padre non inveii più di tanto sul mio sederino e disse che ne avremmo riparlato dopo le feste. Mi mandò a letto senza cena, senza computer e telefonino.

Cosi mi addormentai quasi subito ancora eccitata dalla sculacciata che avevo ricevuto: non avevo di certo potuto lasciarmi andare come mi sarebbe piaciuto ma questa punizione l’avevo vissuta decisamente bene.
Povero Papà: credeva di avermi mortificato ed invece mi aveva eccitato come poche altre volte mi era successo. Sprofondai in un sonno agitato e feci un sogno molto strano.
Sentii una voce ricordarmi la favola di pinocchio ed i bambini monelli che diventavano asini. Poi sentii la risata inconfondibile di Babbo Natale e lo sentii dirmi che in quei giorni dell’anno le bambine cattive non ricevevano regali.
Figuriamoci: da un pezzo non credevo più a Babbo Natale!!!! La sua voce profonda e sensuale continuò e mi disse anche che la favola di Pinocchio a Dicembre cedeva il passo alla sua storia e che le bambine monelle non diventavano asini ma renne necessarie per tirare la slitta. Mi misi a ridere nel sonno’. Che storia assurda era questa. Ormai ero grande e non credevo più alle favole da un pezzo. Sul fatto poi di diventare una renna da slitta poi” di colpo nel mio sogno divenne tutto buio ed io sentii la calda voce di Babbo Natale dirmi:
‘Bambina mia perché non mi hai creduto. Per questo Natale sarai una delle mie renne’.
Mi accorsi allora di essere a quattro zampe, completamente nuda e con il morso in bocca: bardata veramente come una renna da tiro. Babbo Natale mi comparve davanti agli occhi e tirò fuori un enorme cazzo che mi mise in bocca senza tanti complimenti dicendo:
‘Succhialo per bene. E’ la carota che ti darà energia per trainare la mia slitta’.
La brutalità nel sentirmi riempita la bocca da quel magnifico uccello mi fece bagnare la passerina ed iniziai a succhiare con tutta me stessa. Ad un certo punto mi tolse il suo arnese di bocca e mi si mise dietro affondandolo in un sol colpo nella mia fica e prese a sfondarmi con sapienti colpi di reni. Questo, mi disse, ti serve per essere pronta ad essere cavalcata e subito dopo mi sali sulla schiena infilandomi il suo palo nel culo. Non riuscii a trattenere un gridio misto di sorpresa e di piacere. Babbo Natale mi stava cavalcando ed io avevo il suo cazzo nel culo. Mi stava aprendo ed io stavo godendo come poche volte nella mia vita mi era capitato. Mi risvegliai di colpo con la fica completamente fradicia e sentii un impellente bisogno di masturbarmi. Era tutto un sogno anche se non capivo come mai il mio culetto mi facesse un po’ male.

Era la mattina della vigilia e mi alzai ancora sconvolta da quel sogno erotico che avevo avuto. Mi sorpresi a pensare: e se Babbo Natale esistesse? Poi mi diedi della sciocca: non ci credevo da un pezzo ed anche i bimbi oggi non credono più alle fate e poi che razza di Babbo Natale era uno che ti inculava per farti diventare la sua renna…. Sicuramente l’eccitazione della sculacciata mi aveva portato a fare questo sogno. Il fatto però che il mio culetto fosse cosi fremente mi lasciava comunque perplessa.

Allora presi una decisione: come quando ero una bimba mi sedetti alla mia scrivania e scrissi una semplice letterina.

Caro Babbo Natale, se davvero esisti sai che non sono più una bambina e non gioco più con le bambole ma con altri giochi. Vorrei che tu mi portassi un bel dildo a due teste. Con affetto Michela.

Poi presi il foglio, lo piegai per bene e lo misi nell’angolo più nascosto del mio cassetto, dove nessuno avrebbe potuto trovarlo…. A parte lui se fosse davvero esistito. Poi uscii a fare gli ultimi acquisti per il giorno successivo. Passai tutta la giornata abbastanza agitata. Non volevo ammettere che ero curiosa di vedere cosa sarebbe successo. Il giorno dopo sotto l’albero comparvero come sempre un po’ di pacchetti e ci fu il classico scambio dei doni tra i parenti ospiti da noi quel giorno. Ovviamente del mio giocattolo nessuna traccia. Chi volevo prendere in giro? D’altra parte se scartando un pacchetto avessi trovato dentro un bel fallo a due teste come l’avrei spiegato ai miei? Comunque devo ammettere che rimasi di malumore per quella mancata sorpresa. D’accordo non ci credevo, non era possibile ma in fondo mi sarebbe piaciuto che fosse vero. Passai cosi tutta la giornata senza la solita allegria e spensieratezza dei giorni di festa. La sera quando tutti i parenti furono tornati alle loro case, mi preparai per andare a letto ed indossai il mio solito mini babydoll che indosso quando mi sento un po’ giù e che mi aiuta a farmi star meglio con me stessa facendomi sentire una bella ragazza desiderabile. Misi la testa sul cuscino e sotto sentii qualcosa di duro. Sorpresa, misi la mano sotto il cuscino ed il mio stupore fu autentico: sotto il cuscino c’era il cazzo finto che avevo chiesto. Era di un bel rosa accesso, con alle estremità due splendide cappelle e percorso in tutta la sua incredibile lunghezza da rilievi che lo facevano sembrare molto naturale. Anche la sua consistenza non era niente male. Avrei voluto andare a vedere se c’era ancora la lettera ma quel cazzo mi mise una gran fame in mezzo alle gambe.

Presi a succhiarlo dapprima assaporandone il gusto e poi in maniera sempre più oscena lubrificandolo al meglio per potermelo infilare fino in fondo alla fica che si stava letteralmente allagando. Scostai un poco le mutandine ed iniziai ad infilare quel lungo giocattolo dentro la mia fessura godendomi ogni millimetro di quella penetrazione…. Riuscii ad infilarmene dentro un bel pezzo ma scoprii che nonostante l’ingordigia che mi attanagliava non avrei potuto inserirlo più a fondo di cosi. Iniziai un lento dentro e fuori e poi lo presi con due mani con forza piantandomelo dentro il più possibile: mi stavo violentando! Poi lo tolsi e presi a leccarlo nuovamente bevendo il mio nettare che si era cosparso su tutto il cazzo finto ed intanto con una mano mi lavoravo il buchino dietro: quando lo sentii pronto iniziai ad infilare il mio nuovo giocattolo procurandomi uno spasmo eccitantissimo. Presi poi la seconda testa e me la infilai nella fica.

Mi ero cosi riempita entrambi i buchi e presi a muovere il dildo facendomi raggiungere un orgasmo da favola. Poi una volta calmati i miei sensi inizia a rimirarlo e pensai a come mi sarei potuta divertire con la mia amica Samantha. Già avevamo fatto dei bei giochetti a due ma iniziai a fantasticare sulla sua fichetta depilata. Pensai al piacere di leccarla per bene e lavorarla prima con le dita e poi con il mio giocattolo. Sentivo nella mia mente i suoi gemiti da vera cagna e mi immaginavo la sua fica aperta con una parte del cazzo a mia disposizione ed io che mi infilavo la seconda testa del dildo e mi muovevo verso di lei infilandomelo sempre più in fondo e nello stesso tempo scopando la mia amica. Sognai ad occhi aperti che anche lei iniziava a muoversi capendo il mio gioco e le mie voglie e che i nostri movimenti ci portavano ad infilarci fino in fondo il doppio cazzo fino ad avere le labbra della mia fica a contatto con le sue.

Aprii al meglio le gambe e sentii il cazzo che mi invadeva spinto dalla fica di Samantha che stuzzicava le mie labbra e venni insieme a lei in un orgasmo meraviglioso. Pensai che se quello era il sogno ad occhi aperti di quello che avrei provato con la mia amica, non vedevo l’ora di provarlo realmente. Andai in bagno per schiarirmi le idee ed al mio ritorno volli controllare se c’era ancora la lettera che avevo scritto. Al suo posto trovai un biglietto aereo per la Lapponia ed un piccolo biglietto con scritto:

Tanti Auguri, Michela. Non devi perdere la fiducia in me. Io esisto realmente. Ti aspetto al mio laboratorio: sei assunta.

Dormii poco e male: non vedevo l’ora di poter partire. Fortunatamente avevo già programmato di far un viaggio con alcuni amici e quindi non dovetti spiegare niente ai miei. Mi occupai solamente di avvisare i miei compagni che non sarei andata con loro in vacanza perché avevo altri impegni e che per nessuna ragione al mondo i miei avrebbero dovuto saperlo.

I più tristi furono i ragazzi: senza di me si perdevano senz’altro una buona dose di pompini, ma sapevo senz’altro che le mie amiche non mi avrebbero fatto rimpiangere e loro stesse mi sorrisero maliziose augurandomi buon divertimento. Nessuno poteva immaginare che sarei invece andata a lavorare da Babbo Natale.

Man mano che mi avvicinavo a destinazione sentivo la mia preoccupazione crescere: non sapevo cosa avrei trovato, cosa mi avrebbe aspettato. Ero partita sull’onda dell’emozione provocatami da un regalo inaspettato: fino ad ieri non credevo a Babbo Natale ed adesso stavo per raggiungerlo. Appena arrivata a destinazione mi trovai di fronte ad una grande fabbrica. Quindi i film che tanto mi facevano sorridere ogni anno durante le feste avevano un fondo di verità: li lavoravano i suoi elfi per produrre i giochi per tutti i bimbi.

Subito mi si parò dinnanzi o meglio ai miei piedi vista la bassa statura, un piccolo ometto che mi salutò dicendo:

‘Ciao Michela, ti stavamo aspettando, Babbo Natale è nel suo ufficio che ti sta aspettando’.

E subito mi fece strada salendo un grande scalone dal quale si dominava il laboratorio dove erano al lavoro freneticamente centinaia di elfi e si fermò di fronte ad una porta dorata.

‘Prego entra’, mi disse indicandola.

Io aprii lentamente la porta ed il mio stupore fu indescrivibile: di fronte a me stava l’uomo che mi aveva sodomizzato nel mio sogno. Mi guardò con aria benevola e mi disse semplicemente:

‘Benvenuta, lo sapevo che non avresti resistito e che saresti arrivata’.

Mi fece accomodare e mi raccontò nuovamente tutta la storia delle bambine cattive che diventano renne, che non ricevono regali e che non credono a Babbo Natale ma, aggiunse con un sorriso, tu hai creduto e sei qua di tua spontanea volontà e quindi per il momento non voglio trasformarti in renna (anche se so che saresti un ottima renna).

Potete immaginare il prurito che sentii alla mia patatina all’udire quelle parole. Lui continuò senza farci caso e mi disse che avrei lavorato alla produzione. Continuò dicendomi che sapeva che in fondo ero una brava bambina e che voleva mettermi alla prova’. Anzi c’erano grandi progetti e possibilità di carriera per me.

Suonò un campanello dal suono seducente e subito comparve l’elfo di prima che si incaricò di accompagnarmi al guardaroba per la mia vestizione. Fu cosi che dopo poco mi trovai ad indossare la divisa degli elfi: cappellino verde, gonnellina svolazzante verde in tinta con lunghi e sinuosi guanti, una magliettina grigia che copriva a malapena il mio seno e calze bianche autoreggenti.

La situazione era bizzarra ma mi sentivo incredibilmente sexy: quante volte avrei voluto vestirmi in quel modo senza poi avere il coraggio di farlo. L’elfo mi fece entrare nel laboratorio e mi fece fare un breve giro di perlustrazione del mio nuovo posto di lavoro, dopodiché mi mise subito all’opera, nel reparto automobiline. Il mio lavoro consisteva nel montare le quattro ruote alle macchinine che provenivano da un nastro trasportatore alla mia destra e di porle nuovamente sul nastro per l’operazione successiva’.ero praticamente in una catena di montaggio. La cosa strana era che tutti gli altri addetti erano elfi ed io ero l’unica ragazza di statura normale e la gonnellina oltremodo corta sembrava attirare gli sguardi dei miei colleghi. Oltretutto il banco di lavoro era ad altezza elfo quindi dovevo sempre essere piegata a 90′ offrendo sicuramente un bello spettacolo a chi mi stava dietro ma anche quelli che erano di fronte a me potevano osservare le mie tette generosamente offerte ai loro occhi. Senza contare che la magliettina grigia della mia divisa era estremamente piccola e quindi anche dal basso lo spettacolo non doveva essere niente male e gli elfi erano tutti molto più bassi di me. La situazione si evolse rapidamente e già la mattina dopo gli elfi che mi passavano dietro non perdevano l’occasione per mettermi le mani sul mio sederino e quelli più audaci cercando di infilarle nella mia fichetta che era a quel punto costantemente bagnata. Anche in mensa essendo le seggiole molto basse ero costretta a sedermi a gambe divaricate offrendo uno spettacolo sicuramente indecente ai miei colleghi ma molto imbarazzante per me.

Ogni attività mi portava ad essere esposta agli sguardi ed alle mani dei miei colleghi ed anche delle mie colleghe ma io cercavo di sopportare ed, ovviamente, di godere il più possibile’.

In fondo avevo un anima esibizionista nascosta e questa pian piano stava prendendo il sopravvento.

Dopo qualche giorno fui chiamata nell’ufficio di Babbo Natale il quale mi disse che si era accorto della mia difficoltà nel lavoro e delle attenzioni dei colleghi. Mi fece provare a ripetere tutti i movimenti che compivo in catena di montaggio e non perse occasione di farmi vedere come una volta la mia figa, una volta il mio culetto ed altre volte le mie tette fossero oscenamente esposte. Sottolineò i movimenti toccando con le sue sapienti mani tutte le mie intimità man mano che si esponevano ai suoi occhi. Mi disse che certo non potevo lavorare in quelle condizioni e mi assegnò al reparto spedizioni.

Fu cosi che venni trasferita ed in quel reparto trovai altri elfi che non perdevano un mio movimento ma il lavoro era meno manuale e quindi le occasioni di poter spiare sotto la mia gonna erano minori. Certo quando dovevo porre tutti i pacchi sui bancali il mio culetto faceva sempre bella mostra di se ma ormai mi ero abituata. Pian piano però avevo capito che le attività da svolgere erano molteplici e che quindi potevo ambire a qualcosa di meglio….Magari ad un lavoro d’ufficio.

L’occasione mi capitò quando il capo dell’ufficio spedizioni venne da me per verificare degli indirizzi. Era un uomo e non un elfo e già questo mi mandava il sangue al cervello ed era decisamente un bel figo. Pensai che potevo provare a giocare le mie carte e provare a convincerlo con qualche argomento. Cosi studiai bene la lezione e finsi di essere triste per gli sguardi indiscreti e rifeci la commedia che Babbo Natale aveva tanto apprezzato. Mi chinai a raccogliere pacchi e li posi sui bancali cercando di mostrare il più possibile il mio culetto, poi mi abbassai per raccogliere l’indirizzario e stetti bene attenta che potesse ammirarmi le tette e poi gli disse che ero convinta di poter essere più utile in qualche altro reparto.

Lo guardai negli occhi e gli misi una mano sulla patta sentendo il suo enorme cazzo pulsare e gli dissi che ero disposta a tutto e cosi facendo mi girai, scostai le mutandine e gli offri la visione della mia fichetta pulsante e fremente. In un attimo il suo cazzo fu dentro di me e con pochi c decisi colpi mi apri letteralmente inondandomi con la sua sborra.

Ebbi un violento orgasmo… erano ormai un paio di mesi che ero li ed essere continuamente palpeggiata e succhiata dagli elfi ma mai soddisfatta appieno per via delle dimensioni ridotte dei loro cazzi mi aveva messo un certo appetito. Il mio piano funzionò perché dopo un paio di giorni fui trasferita al controlla qualità dolci. Il lavoro era semplice e gustoso: i dolci passavano davanti a me su un nastro ed io dovevo semplicemente assaggiarne uno ogni volta che suonava il campanello. Era un normale controllo a campione. Ma come tutte le situazioni vissute fino a quel momento c’era un ma.

Il problema derivava dal fatto che  spesso i dolci erano il più delle volte dei lecca-lecca delle forme più strane ed altre volte dei bastoni di zucchero od altri dolci simili. Quando si trattava di assaggiare i lecca-lecca mi divertivo molto a leccarli e la mia fantasia correva molto, ma quando si trattava di assaggiare i bastoni di zucchero mi sentivo proprio una piccola puttana ingorda con la voglia di trasformare questo assaggio in un pompino. Mi impegnavo con tutta me stessa: prima leccavo avidamente tutto il bastone, poi socchiudevo le labbra su di esso ed aspiravo come a voler svuotare i coglioni del povero malcapitato…. La mia fica si bagnava ed avevo sempre più voglia di essere penetrata. Arrivai addirittura a masturbarmi con quel dolce per placare il mio desiderio.

Ovviamente questo non passò inosservato ed in pochi istanti c’erano attorno a me quattro o cinque elfi che si offrirono quantomeno di lavorarmi e leccarmi la fica per placarmi un po’. Non c’è bisogno di dire che acconsentii molto felicemente ma che questo mio incarico dovette per forza essere cambiato: non potevo certo far diventare la fabbrica di Babbo Natale un bordello. Ma la colpa non era la mia…era la mia natura ed ancora non capivo perché il capo mi aveva voluto li.

Fui assegnata al controllo qualità dei giochi e li mi fecero smettere la divisa da elfo ed indossare un camice bianco cosa che feci “dimenticando” però di indossare le mutandine ed il reggiseno. In questo modo il mio corpo era sempre e comunque ben esposto agli occhi dei colleghi. Fui trasferita allora all’ufficio smistamento lettere, ma la mia minigonna continuava a salire lasciando le mie lunghe gambe offerte agli occhi dei colleghi. Parecchi elfi continuavano a perdere oggetti che rotolavano misteriosamente sotto la mia scrivania ed una volta sotto io non perdevo occasione di spalancare le gambe ed aspettare che le loro lingue frugassero la mia passerina. Cambiai ancora altri lavori e comunque notai che ogni lavoro che cambiavo non era una punizione ma sembrava una sorta di promozione.
Mi convinsi che sotto c’era qualcosa…. La mia natura da piccola sgualdrina era ormai conosciuta e comunque non ero mai stata cacciata anzi ricevevo di continuo apprezzamenti, aumenti di stipendio e promozioni sul campo.
Considerando che Babbo Natale mi aveva convinto della sua esistenza regalandomi un cazzo finto mi aspettavo da un momento all’altro un incarico al reparto giochi erotici o simile ma per quanto cercassi di informarmi e di cercarlo non ne trovavo traccia.

Probabilmente le mie domande arrivarono alle orecchie del principale che mi chiamò in ufficio e mi disse:

“e cosi davvero non hai ancora capito niente del perché ti ho chiamata? Da sempre produco e regalo giocattoli per i bambi, il mio lavoro è dare la felicità agli altri ma nessuno regala niente a me. Io stavo cercando qualcuna che potesse emozionarmi ed eccitarmi e quando ho visto come ti sei bagnata quando venivi sculacciata ho capito che potevi essere la persona adatta. Ho voluto vedere come riuscivi ad eccitare gli altri anche costruendo apposta situazioni imbarazzanti, come la tua trasgressione e la tua voglia di sesso potesse essere un dono per me. Tutto quello che hai fatto, io l’ho sempre visto e saputo: quando ti sei fatta scopare dal capoufficio, quando hai succhiato avidamente i dolci, quando ti facevi leccare la figa dagli elfi sotto la scrivania…. Sono tutte cose che mi hanno convinto che tu eri quella che cercavo. Se vuoi ti offro il posto di mia segretaria personale”.

Non c’è bisogno di aggiungere che accettai con molto entusiasmo e che il mio primo incarico fu quello di sbottonare i pantaloni di Babbo Natale e fargli un pompino con i fiocchi. Mi impegnai come mai avevo fatto in vita mia. Ero stata promossa segretaria di Babbo Natale ma sapevo che in realtà ero diventata la sua puttana e questo mi eccitava oltre ogni limite.

Le mie giornate di lavoro diventarono sempre più eccitanti: Babbo Natale mi scopava in ogni posizione ed io non perdevo occasione di pompargli voracemente l’uccello. Mi sedevo sulla scrivania, scavallavo le gambe ed aspettavo che la sua lingua si infilasse nella mia fessura, oppure entravo in ufficio senza reggiseno, sollevavo la maglietta ad aspettavo che mi succhiasse i capezzoli.

Pian piano divenni sempre più importante anche nel suo lavoro… in fondo oltre che essere il suo giocattolo sexy ero anche brava nelle decisioni e cercavo di ottenere anche per me il massimo. Avevo da tempo scritto a casa che avevo trovato lavoro all’estero e che mi sarei fermata li a lungo. Riuscii a migliorare la produzione, ad abbatterne i costi ed a snellire le pratiche di smistamento delle lettere.

Ma il mio scopo finale era quello di togliere le ragazze monelle dai pensieri di Babbo Natale: non volevo che qualche ragazza un domani prendesse il mio posto. Inoltre avendo provato sul mio culetto come funzionava la trasformazione non potevo sopportare che si inculasse altre ragazze e si facesse pompare l’uccello come aveva fatto con me. Riuscii quindi a convincerlo che non aveva bisogno di altre ragazze e che comunque quando voleva mi sarei offerta di procurarle qualche amica (avevo già in mente Samantha, per esempio) ma che per trainare la slitta erano molto meglio dei maschi.

Fu cosi che la vigilia del Natale successivo (praticamente un anno esatto dall’inizio di questa storia) c’erano otto bei ragazzi attaccati alla slitta di Babbo Natale ed io prima della partenza sollevai la gonna e diedi ad ognuno di loro il nettare della mia fica come dolce per meglio sopportare la fatica del viaggio. Ognuno di loro lappò golosamente le mia fichetta ed io generosamente riempii ad ognuno la bocca dei miei umori. Poi passai da Luca e Philip che erano particolarmente agitati e presi in bocca il loro uccello per tranquillizzarli. Ovviamente anche gli altri reclamarono la loro parte e cosi dovetti spompinare per bene tutti gli otto ragazzi monelli che da quell’anno in poi diventarono le renne di Babbo Natale.

Poi mi sedetti sulla slitta accanto a Babbo Natale e mentre volavamo in alto nel cielo sopra l’oceano scorgendo sotto di noi le luci della città mi chinai sulla patta di Babbo Natale ed iniziai il mio primo (ma certamente non ultimo) pompino ad alta quota. Dapprima lo scappellai per bene e poi presi a leccargli i coglioni e l’asta dal basso all’alto fino a fermarmi sulla cappella. Poi iniziai un ingoio da favola infilandomi tutta l’asta fino in fondo. Sentivo la mia fica sempre più bagnata ed il viaggio si concluse quasi all’alba quando mentre volavamo sopra New York mi sedetti sul cazzo eretto del mio Babbo Natale e mi feci una scopata colossale. Un istante prima di sborrare mi sussurrò all’orecchio:

“quest’anno non hai scritto la letterina, piccola puttana ma questo è il mio regalo per te”.

E mentre lo diceva scaricò dentro di me un enorme quantità di sborra con dei colpi che letteralmente mi squartarono la fica. Le urla del mio orgasmo echeggiarono nel silenzio della notte.

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