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Gemma Capitolo VII

By 19 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo VII

La serata trascorse in un baleno ed una volta tra le lenzuola, Mina riprovò quel senso d’eccitazione che aveva al momento in cui aveva sorpreso sua zia in intimo contatto con il giovane Armand.
Ella resistette per un po’; poi , inesorabilmente, il desiderio ebbe ragione e la sua manina si fece spazio tra le cosce. Raggiunse la vagina ed iniziò la consueta carezza, necessaria al soddisfacimento sensuale. Dopo, svanita la tensione, si abbandonò ad un sonno ristoratore.
La svegliò un raggio di sole che filtrava dalle pesanti tende di velluto e si accorse che la casa ferveva di preparativi. Indossò la vestaglia e discese nella sala da pranzo dove Augusta ed il figlio stavano già consumando la prima colazione. ‘Buongiorno, dormigliona, sbrigati a mangiare se vuoi accompagnarmi. Io ho quasi finito e vado a fare la doccia. Ti aspetto in auto e’.fa in fretta!’
Curiosa, com’era, Gemma trangugiò la colazione, si lavò in fretta e raggiunse la zia nella berlina di famiglia. ‘Bene, disse, adesso andiamo.’ E diede un indirizzo all’autista che si avviò lentamente. Il tragitto non fu lungo: quindici minuti per entrare in un cancello, fuori città, percorrere un viale alberato e fermarsi davanti ad una costruzione bassa, di forma ottagonale. La marchesa scese , insieme alla nipote e congedò l’autista, ordinandogli di tornare a prenderle verso le quindici.
‘Mi raccomando, chérie, tutto ciò che vedrai deve rimanere segreto. Come ti sarà chiaro, siamo attese per un rigenerante trattamento di bellezza: Ci si occuperà di noi per un relax completo e può essere che noi’.’ma lasciamo che sia tu stessa a scoprire cosa accadrà. A proposito, sei ancora vergine?’ ‘Si,zia’ rispose la giovane:’perché mi fai questa domanda?’. ‘Capirai man mano che la ‘..visita andrà avanti. Vieni, non perdiamo tempo.’. Entrò con decisione e consegnò la mano guantata al bacio del gestore che si era precipitato ad accogliere le illustri ospiti , per far loro strada verso gli spogliatoi ed i camerini dei massaggi.
Dopo qualche minuto, zia e nipote avevano indossato un accappatoio bianco sulla nuda pelle e, guidate da una inserviente, entravano nella zona delle abluzioni.
Il Centro era dotato di due piscine , come le terme romane: calidarium e frigidarium; nella prima, piena di acqua calda, si abituava il corpo ad una temperatura di circa 40′, nella seconda , dove la temperatura dell’acqua era di quasi 18′, i bagnanti ricevevano una sferzata gelida che attivava la circolazione del sangue ed apriva i pori della pelle per ricevere gli oli balsamici, applicati dalla sapienti mani degli operatori.
Augusta che aveva sempre accompagnato la nipote nel percorso termale, le sussurrò:’carina, adesso inizia il percorso più interessante. Potrai scegliere tra donne ed uomini, altrettanto bravi: i ‘trattamenti’ sono quattro , tutti stimolanti . Naturalmente puoi escludere, in qualsiasi momento, ciò che non desideri ma io, conoscendoti un po’, penso che saprai apprezzare tutto in giusta misura. Se vuoi, potrai seguirmi; però devo avvertirti che io amo le emozioni’forti e, forse, qualche ‘massaggio’ potrebbe non piacerti. Scegli tu cosa fare. In ogni caso taci e non commentare, dì soltanto si o no, sarai obbedita’.
‘D’accordo, zia, sono assai curiosa’. La donna che si fece avanti era quel che si dice una bella ragazza, muscolosa ma muliebre. Ella si prese cura di Augusta, la denudò, la fece stendere sul primo lettino, poi la mise a pancia in giù ed iniziò il massaggio, partendo dalle spalle.
Le mani lavoravano le carni, le impastavano con oli profumati imprimendo movimenti circolari dall’alto verso il basso: quando furono all’altezza delle natiche , indugiarono indolentemente sulle collinette, poi , senza alcun preavviso le separarono ed il dito indice della destra, lubrificato dalle essenze, entrò deciso nel piccolo pertugio, provocando un singulto soffocato alla marchesa. La donna ristette, quasi a voler rassicurare la sua paziente, estrasse lentamente il dito dall’ano, poi lo reintrodusse sicuro, aggiungendovi il medio. Augusta ebbe allora un lamento più deciso, mentre subiva il va e vieni delle dita nello sfintere; il movimento procedeva velocemente, allorch&egrave ella aprì le cosce per permettere alla sinistra d’introdursi nella vulva e strapparle un urlo soffocato che annunciava il sopraggiungere del climax.
La zia venne con lamenti e singulti, quasi repressi, che tuttavia testimoniavano la violenza del godimento procuratole dalla massaggiatrice. Questa, lasciò la marchesa ricoprendola fino alle spalle con un telo di spugna e si avvicinò a Gemma, slacciandole il cordone in vita e denudandola completamente. Poi l’adagiò sul lettino contiguo ed iniziò il massaggio, partendo dalle spalle; le sue mani forti e sapienti indugiarono sui capezzoli della ragazza, già sufficientemente eccitata dalla scena cui aveva assistito. Presero, poi, la via del ventre piatto e ben modellato, indugiarono distrattamente sul monte di Venere e seguirono la linea del sesso fino alla piccola apertura in basso. Fu allora che Gemma aprì le cosce per dare il proprio assenso alle azioni successive: l’operatrice divaricò le grandi labbra con la sinistra e, con la destra, s’impadronì del clitoride titillandolo. In breve tempo la giovane raggiunse l’acme del piacere.
Ancora ansanti, le due donne vennero condotte al box sauna dove, in una nuvola di vapore, s’intravedevano altre ombre, tutte rigorosamente con un asciugamano bianco in vita quale unico indumento: la presenza era decisamente promiscua. Gemma ed Augusta mostravano un seno invidiabile. Si accomodarono sull’unica panca libera e si abbandonarono alla spalliera ed al calore assai intenso ma non insopportabile. In fondo al locale una figura femminile s’incaricava di versare, di tanto in tanto, dell’acqua sulle pietre arroventate, provocando un getto di vapore. Lentamente, con studiata lindolenza, due silouettes, probabilmente due maschi, si avvicinarono al sedile dove zia e nipote sostavano e giunte all’altezza delle donne, fecero cadere l’unico indumento, mostrando due erezioni ben pronunciate. Gemma si trovò un fallo proteso verso di lei, a poca distanza dalla bocca e così pure Augusta la quale, avvicinandosi progressivamente alla protuberanza, sussurrò :’serviti pure, se credi’. Quindi afferrò la verga davanti a lei ed introdusse il glande nella sua bocca avida, dando vita ad una succulenta fellatio.
Gemma rimase interdetta per un istante: poi, prese l’asta con la mano destra ed iniziò a masturbarla mentre si faceva avanti coi seni per accogliervi il fallo.
Così, zia e nipote ottennero, in breve , una buona razione di sperma: la prima in bocca e l’altra sul collo e tra i seni; indi un inserviente le pilotò nei box doccia dove si nettarono dei residui del sudore e’.di qualcos’altro.
Avvolte nel bianco accappatoio, furono fatte passare in un altro camerino dove le accolse un boy in divisa avorio, coi galloni ed il Képì, il quale mostrò loro alcune foto di donne e di uomini, corredate da note che ne illustravano le specialità sessuali.
‘A questo punto ci separiamo, disse Augusta, io vado di là a farmi scopare. Tu che non devi farlo, puoi guardarmi dallo specchio o farti sodomizzare dal boy. Vedrai, ti piacerà e lui ci sa fare davvero.’ Gemma rimase perplessa, poi optò per il boy, ripromettendosi di dare una sbirciatina allo specchio.
Poco dopo entrò il boy. Molto professionalmente si recò dietro un paravento e ne uscì esibendo una verga alquanto arcuata ed in erezione, poi si avvicinò a Gemma, la denudò con studiata lentezza , l’attirò a se e le poggiò il membro contro il pube.
Restarono abbracciati per un tempo indefinito, quindi l’uomo fece scorrere le mani lungo la schiena della giovane, raggiunse le natiche ed introdusse , senza grande sforzo, la falange del dito medio nell’ano, strappandole un piccolo grido . Ma si trattò più dell’effetto sorpresa che di dolore vero e proprio. Sempre lentamente, estrasse il dito, le mani raggiunsero i seni , li massaggiarono, titillarono i capezzoli e spinsero indietro il busto della partner, costringendola a sdraiarsi per metà sul lettino, lasciando che le gambe s’aprissero e sporgessero fuori. Il boy, ne approfittò per divaricarle ed introdurcisi reggendo la verga che cominciò a sfregare fra le grandi labbra. ‘No, disse Gemma, lì no, je suis vi&egraverge, pas là’ ‘Tranquilla, non entro e non &egrave quello che vogliamo”n’est ce pas?’.
Rassicuratasi, la giovane permise al boy di continuare l’opera fino al naturale compimento e mentre godeva con sospiri e gemiti sentì il fallo, reso viscido dai suoi umori, forzare lo sfintere ed introdursi in lei con spinta rettilinea ed irresistibile. ‘Ah!’ gridò, avvertendo un bruciore terribile, ma non ostacolò l’azione del coito, sicura com’era che presto quel leggero fastidio si sarebbe tramutato in diffuso piacere. Quando cominciò a percepirne gli effetti, ella iniziò a partecipare all’ accoppiamento, spingendo il bacino verso il membro che si ritraeva per immergersi, successivamente, più a fondo nell’ano. E dopo una lunga cavalcata il climax sopraggiunse quasi istantaneamente per tutt’e due; dall’altro camerino giungevano le voci sempre più alterate: ‘Oui, mon petit chou, encor un peu et je vien. Ah, ah, ahhh ‘.t’es foux ‘.encor’. . Veux tu jouir? Vien i’i ‘.dans ma bouche ‘..ou bi&egraven sur mon sein’..ahh’.voila’..laisse moi boir ‘uhmm’uhmm.’ Gemma, ancora in preda ai postumi del piacere si affacciò allo specchio divisorio e vide la zia china sul pene d’un masseur, disteso sul lettino ed in procinto d’eiaculare. La scena era così crudamente erotica che la giovane si sentì ancora eccitata e rivoltasi al boy: ‘ ce la fai a incularmi di nuovo? Ne ho voglia’ e vedendo che la verga era in ‘quiescenza :’ aspetta, ci penso io’ disse prendendo in bocca il glande ed iniziando la suzione fellatoria. Sferzata così potentemente, la verga tornò presto in tiro e la nostra ne approfittò per impalarvisi , volgendo le terga all’uomo e rinculando verso il membro, trattenuto in sito dalla manina della giovane. Continuarono così, fino al sopraggiungere dell’orgasmo, salutato da un grido liberatorio della donna, mentre il partner si sfilava dall’ano e riversava il proprio seme sulle natiche da poco violate.
Le successive operazioni furono dedicate alle abluzioni finali ed all’applicazione di balsami lenitori e profumati sul corpo delle due ospiti. La seduta ebbe termine alle tre del pomeriggio,non prima ch’esse si fossero rifocillate alla buvette del centro , con degli ottimi sandwiches al formaggio ed al cetriolo, annaffiati da un vino rosé fresco a puntino :’giusto in tempo, osservò Augusta, per far visita a madame Latour’.
(Continua)

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