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Ghost Whisperer

By 19 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Melinda Gordon è una medium capace di comunicare con i fantasmi sin da bambina. Un dono o una maledizione che Melinda affronta con volontà ogni giorno della sua vita. Aiutare le anime perdute a raggiungere la luce è la sua missione. La ragazza ha trent’anni e la sua vita scorre felice. Certo lei ha un segreto che rende i suoi giorni un’avventura, ma aiutare le persone (i morti fanno poca differenza) è ciò che rende speciale e pura la sua vita. Suo marito Jim è fuori città per lavoro e Melinda può godersi alcuni giorni di piacevole solitudine. Cosi decide di chiudere il suo negozio di antiquariato per passare due giorni di relax e ozio. Ma qualcuno di malvagio ha ben altri progetti per la dolce Melinda…

Quella mattina il sole riscaldava con poca convinzione la piccola città. Con l’asciugamano legato ai fianchi Melinda passeggiava per casa aspettando che la temperatura dell’acqua della vasca fosse giusta. I suoi pensieri erano dolci e romantici! L’ultimo fantasma che aveva aiutato era un’anziana signora morta dopo 50 anni di matrimonio. Un lungo viaggio di due innamorati durato tutta la vita. Melinda si chiedeva se anche lei e Jim riusciranno ad amarsi con la stessa intensità per cosi tanto tempo. La ragazza era convinta di sì. Lo specchio rifletteva il suo bellissimo corpo. Il suo seno prosperoso risaltava su quei fianchi magri e il candore del suo viso erano lo specchio fedele di una dolce ragazza che meritava tutto il bene del mondo. Melinda lasciò cadere l’asciugamano ed entrò in vasca. Al contatto con l’acqua i suoi capezzoli si irrigidirono e con piacevole lentezza cominciò ad insaponarsi. Le sue gambe magre erano bellissime. Insaponare le sue cosce era un piacere misterioso. Melinda amava sentire le sue dita scendere dalle ginocchia all’interno coscia. Tutto era morbido e rassicurante. Poi la ragazza passò la schiuma sui suoi seni generosi. Lei non era quel tipo di persona che praticava la masturbazione, più che altro le piaceva toccarsi, sfiorarsi. Stuzzicarsi delicatamente i capezzoli o sentire la sua vagina al contatto con gli aromi profumati. Un candido piacere, niente di estremo o volgare. Melinda chiuse gli occhi per godersi la tranquillità di quella mattinata. Non poteva certo immaginare che la violenza più ceca e terrificante stava per strapparla dal suo paradiso.

Jerome Bartelt era stato un trafficante di droga. Ucciso durante un regolamento tra bande, la sua anima vagava senza meta. Era bloccato nel Limbo per chi sà quale ragione. Un uomo come lui dovrebbe marcire all’inferno. Invece vagava per le città della costa Est in cerca di qualcosa da fare. Ma più che spiare giovani donne sotto la doccia la sua condizione di fantasma non gli consentiva grandi divertimenti. Tutto cambiò il giorno che venne a conoscenza di Melinda Gordon. Jerome sapeva che se avesse trovato una medium avrebbe potuto comunicare con lei, ma questo gli importava poco. Aveva voglia di scopare. Con la morte i suoi istinti non erano sopiti anzi qualcosa di malvagio si era acceso in lui. Aveva sentito parlare di Melinda Gordon e sapeva anche che non era una medium vecchia e grassa come ci si immagina di solito. Melinda era una ragazza splendida, nel fiore dell’avvenenza. Cosi quella mattina mentre la ragazza si assopiva nella sua vasca, sicura nella sua bella casa e felice della sua vita perfetta, Jerome era seduto nel salotto di Melinda. In altre circostanze lei avrebbe avvertito quella presenza, ma i poteri malvagi di Jerome gli permettevano una discrezione assoluta. Anche per una medium. Jerome guardava le fotografie di Melinda sistemate in salotto. Era vero lei era bellissima! I suoi vestiti scollati e le sue gonne lunghe esaltavano le forme di quel corpo cosi morbido e arrapante. E soprattutto cosi solo ed indifeso in quella casa di una piccola città della costa est.

Pochi attimi ancora e la vita di Melinda sarebbe stata sconvolta. Il suo corpo perfetto aggredito, la sua intimità violata e il suo culo stuprato.

Melinda uscì dalla vasca e si avviò allo specchio del bagno. I suoi capelli bagnati le davano un aspetto dolce ed indifeso. Lei aveva un viso splendido e ancora sembrava una diciottenne! Era orgogliosa di sé. Melinda si asciugò in fretta i capelli castani perché le piaceva sentirli bagnati e poi non aveva impegni. Si avviò verso la camera da letto e gli specchi del corridoio rifletterono il suo corpo nudo. Non aveva la minima idea che Jerome era in qualche parte della casa. Melinda entrò in camera e si avvicinò all’armadio dei vestiti. La ragazza non aveva nessuna intenzione di uscire e quindi decise di mettere un abitino con le spalline che la copriva fino a metà coscia. La biancheria per un giorno non sarebbe stata necessaria quindi niente reggiseno e niente mutandine. Una vera goduria. La sua pelle morbida poteva finalmente respirare! Niente costrizioni o doverosi impedimenti contro gli sguardi indiscreti di qualche vecchio porco. Molte volte aveva sorpreso uomini scrutare nelle sue scollature o guardarle le gambe. A volte pensava che i fantasmi con faccende in sospeso fossero una compagnia migliore di certe persone. Quella mattina niente del genere poteva essere vero.
Melinda indossò il vestitino a fiori e tornò in bagno per truccarsi. Anche se non sarebbe uscita di casa voleva un trucco leggero e discreto. Davanti allo specchio si guardava sorridendo. Era felice di potersi viziare per due giorni. Scrivere il suo diario e guardare vecchie commedie romantiche. La povera e dolce Melinda fu travolta dallo shock quando vide Jerome apparire nello specchio dietro di lei.

Jerome l’afferrò stringendola a sé. Era la prima volta dopo la sua morte che lui potè toccare una persona, una donna. Quello che pensava si era appena avverato. Il contatto era possibile. Jerome le strinse con veemenza i seni baciondola sul collo. La paura soffocò ogni urla nella gola di Melinda, giù nel profondo della sua anima. La ragazza si dimenava ma la forza sovrumana dell’uomo le impediva la fuga. Jerome guardava lo specchio divertito dagli inutili sforzi di Melinda. Non c’era scampo. La bella medium era nelle sue mani. Jerome continuò il suo osceno palpeggiamento. Si accorse da subito che Melina era senza reggiseno, ma la sorpresa di trovarla anche senza mutandine lo fece esultare trionfante.
‘Brava bambina! Senza slip sei un invito ad entrare!’ – disse.
Melinda strinse le gambe per impedirgli di toccarla ma era un lavoro inutile. Dopo pochi secondi la mano sinistra di Jerome stuzzicava la sua vagina senza pietà. Quando sentì le dita di Jerome penetrarla Melinda ritrovò la parola:
‘Lasciami andare ti prego’.
Jerome non si curò di rispoderle. Continuò quell’umiliante ditalino, uno schifoso antipasto prima di uno stupro inevitabile. Melinda ne era ormai consapevole

In quei pochi terrificanti attimi la ragazza non capii che quell’intruso non era una persona reale. Non poteva certo pensare che il suo stupratore fosse un fantasma, un anima perduta nel Limbo. Tuttavia non faceva poi molta differenza. La sua vita sarebbe cambiata lo stesso per sempre’

Melinda fu trascinata in camera da letto. Lungo il corridoio si dimenava come una leonessa in gabbia. Cercava di graffiare il volto e le braccia di Jerome, ma senza nessun risultato. Il suo aggressore sembrava insensibile al dolore. Le splendide tette di Melinda fuoriuscivano dal vestito, i suoi occhi aprivano un mondo di paure ancestrali. Una donna sta per essere stuprata da un malvagio spirito come non accadeva dai tempi di Sodoma e Gomorra. Melinda fu spinta sul letto e per alcuni istanti senza fine i suoi occhi incrociarono quelli del suo aggressore. Jerome la fissava con espressione beffarda. Il silenzio invadeva la stanza, esso era interrotto solo dal respiro disperato di Melinda. La ragazza si coprì i seni con le braccia come a cercare un inutile rifugio. Lei pensò al suo amato Jim, al suo bel negozio di antiquariato e a tutti i sacrifici fatti per avere una vita di felicità. Tutto stava per crollargli addosso e la sua dolcezza stava per frantumarsi in mille pezzi. Jerome guardò quel volto indifeso e i suoi occhi impauriti. Una cerbiatta contro il cacciatore. Poi alzò le braccia e con le mani protese verso Melinda springionò una forza misteriosa ed invisibile. La povera ragazza venne sospinta addosso alla parete. Il suo vestitino si lacerò in mille pezzi come se una lama invisibile l’avesse squarciato. La paura di Melinda si trasformò in terrore che nessuna donna aveva mai provato prima di quel giorno maledetto.

‘Aaaaahhhaaargh’ ‘ le urla disperate della bella medium furono accolte dalla risata di scherno di Jerome.
‘Povera bambina impaurita. In vita ho stuprato due ragazzacce, ma tu sei di un’altra categoria. Dico sul serio! Una bella casa, un maritino e il potere di comunicare con i morti. E sei anche una bella cagna’.
‘Chi sei? Ti prego non farmi del male’ ‘ disse Melinda singhiozzando.
Jerome salì sul letto e si avvicinò al volto di Melinda. Le accarezzo i capelli bagnati e la baciò dolcemente sulla guancia.
‘Ti supplico’lasciami andare’.
‘Mi dispiace ragazzina. Oggi è il giorno che anche un’anima bastarda e perduta come me si diverta. Ma io cosa sono? Forse tu puoi aiutarmi a capire. Ma a me non interessa. Voglio solo il tuo corpo ahahahah!’.

Dagli occhi chiusi di Melinda uscivano silenziose lacrime. Ogni goccia era una speranza che fuggiva da lei. Nessun salvatore né tra i morti né tra i vivi’
(continua)

Commenti, critiche e suggerimenti a marco.dionisi@yahoo.com
Jerome continuava ad accarezzare il dolcissimo viso di Melinda. Le lacrime le solcavano le guance e vederla così indifesa lo spingeva a prolungare l’attesa. Aveva tutto il tempo per possederla così continuò a guardarla, baciandola sul collo e sulle labbra. Il cuore di Melinda tuonava di paura, e la ragazza subiva quelle carezze con passiva sottomissione. Ribellarsi era inutile.
‘Posso aiutarti a trovare la pace. Ti prego ascoltami che..’ ‘ il disperato tentativo di trovare una via di fuga fu bruscamente soffocato dalla mano di Jerome che le coprì la bocca.
‘Bambina non hai ancora capito che la pace io la troverò dentro di te?’
Furono le ultime parole che Melinda sentì, prima di entrare in un vortice che cambierà per sempre la sua vita. Una caduta di un angelo dai capelli castani nelle rosse acque della lussuria.

Jerome si tolse la lunga veste grigiastra che indossava. Il suo fisico muscoloso era segnato da cicatrici e tatuaggi. Neri fori di proiettile sul suo petto parlavano di una vita passata ai margini della legalità; e conclusasi nell’unico modo possibile. Lo spirito malvagio aveva lo stesso pallore di un cadavere, ma se fosse stato visibile alla gente, lo si sarebbe scambiato per un malato terminale. Il suo cazzo era di molto più lungo e tozzo di quello di Jim. Melinda cercò di non guardarlo, ma era impossibile. I suoi occhi non rispondevano ai comandi della sua mente. Negli ultimi istanti prima di essere violata, Melinda osservò il suo carnefice. Gli occhi senza espressione di Jerome la fissavano come ad indicarle cosa fare. Come se quell’inespressività penetrasse dentro di lei per consigliarle di abbandonarsi alla violenza. Jerome la prese per i fianchi e la sollevò dal letto spingendola sulla parete. In piedi la penetrò con un colpo secco e il gemito di dolore della bella medium accolse quel cazzo duro come l’acciaio. Melinda era intrappolata a mezz’aria, con la punta dei piedi a sfiorare il letto e le braccia aggrappate alla schiena dell’uomo, in un abbraccio tanto innaturale quanto beffardo. Jerome stantuffava la fica di Melinda con precisione meccanica. Ogni colpo spezzava un ricordo di felicità, umiliando questa donna così speciale. I fianchi sottili di Melinda aiutarono il ritmo della scopata. Non per accondiscenza ma per pura inerzia. I suoi seni gloriosi sbattevano contro il petto dello spirito malvagio, il collo era preda di continui morsi. Dopo dieci minuti di inaudita violenza tutto il corpo di Melinda si trovò avvolto da un improvviso calore. Innaturale come una ventata di caldo in una distesa artica. La sua fica si bagnò oscenamente. L’indecifrabile odore di Jerome le offuscarono i sensi, impedendole di ragionare. Melinda si sentì come trasportata in un’altra dimensione, non più nella sua bella casa, ma in un luogo di perdizione. Il cazzo continuava a violentarla, ma le lacrime ora solcavano un viso devastato dal godimento. Un sorriso malizioso nacque su quel viso delicato e ad occhi chiusi Melinda urlò gemiti di oscena bellezza.

Jerome festeggiò il trionfo del suo potere sulla bella medium prendendo possesso di quelle labbra rosa e sottili. Vittima e carnefice si baciarono per interminabili minuti. Melinda baciò il suo stupratore con trasporto e decisione. Sentiva le sue viscere inondate di piacere sublime e come un fiore la perversione e la lussuria sbocciarono dentro di lei. Con una forza nuova ed improvvisa Melinda riuscì a far cadere i due corpi sul letto. Jerome sorpreso da questa presa d’iniziativa si lasciò cavalcare da Melinda. La nuova Melinda. Dov’era finita la dolcezza di quella ragazza di provincia? I suoi occhi una volta malinconici e sognatori esaltavano il fuoco ardente di una passione impura. La ragazza si piegò sul petto dello spirito per accarezzargli le ferite; poi sollevò le braccia come a richiamare a se tutta la potenza del cazzo dell’uomo. I suoi seni si muovevano liberi La scopata continuò furiosa e un vortice di luce rossa e blu notte avvolse i due corpi trascinandoli in una dimensione soprannaturale. Aggrappandosi ai fianchi della donna Jerome la sollevò, per poi distenderla sul letto con la faccia sulle coperte. Ora voleva esser lui a comandare. Con le mani che stringevano decise le tette della donna, Jerome continuava senza cedimenti a scoparla. I gemiti di piacere di Melinda furono sovraffatti solamente dall’urlo di Jerome quando la inondò del suo seme. Un’ondata di sperma caldo la invase. Si sentì come se quella sborrata interminabile la raggiungesse fino nei punti più remoti della sua mente e della sua anima. La cerbiatta era ormai una meravigliosa cagna. Le voglie di Jerome non si placarono e senza un attimo di tregua si apprestò ad incularla.

Melinda era una ragazza semplice, ma passionale. Con Jim non aveva paura di concedere tutta la sua bellezza. Lui amava scoparla alla pecorina, osservare quel trionfante sedere muoversi al ritmo del sesso. E ancor di più adorava sodomizzarla. Melinda non si tirava indietro, ma non concedeva il suo buchetto ogni volta. Quella mattina (ma il tempo era ormai una questione relativa) fu quasi lei stessa a chinarsi e ad offrirsi al suo stupratore (!). Jerome la inculò con un colpo secco. I trenta centimetri del suo cazzo la impalarono come l’ultima delle puttane. Tuttavia dalla bocca di Melinda non uscirono urla di dolore, ma gemiti e melodie di piacere. Il suo culo venne sfondato e inseminato e niente della vita reale aveva senso in quel momento. Il nuovo orgasmo dello spirito la invase. Poi Melinda crollò sul letto. Improvvisamente tutte le innaturali forze che l’avevano travolta durante lo stupro si erano dileguate. Semisvenuta non ebbe il tempo di tornare alla realtà che Jerome l’afferrò per i capelli e le portò la faccia a pochi centimetri dal suo cazzo ancora eccitatissimo. In un attimo di razionalità Melinda disse con un filo di voce:
‘Basta ti prego’ non ce la faccio più’.
‘Non prendermi in giro, dai che hai ancora molto da offire bambina. Ahahahaha’ ‘ rispose lo spirito con noncuranza.
Melinda cominciò un pompino lento e poco coordinanto. Era davvero distrutta. Si sentiva la testa scoppiare, la bocca invasa dallo stranissimo odore di Jerome. Con un mano si sfiorò la vagina e potè sentire quanto fosse aperta; grondante d’umori e sperma.
‘Coraggio Melinda!’ ‘ le urlò Jerome.
Il pompino riprese con maggior vigore. La ragazza capì che la forza oscura che l’aveva fatta godere in quel modo depravato l’aveva abbandonata. Lo stupro si era trasformato in sesso selvaggio per poi tornare al punto di partenza. Melinda doveva cavarsela da sola.. Perciò accolse il cazzo dell’uomo fino in gola. Poi se ne liberava per baciarlo e leccarlo. Dalle palle fino alla punta del glande. Non aveva mai fatto un pompino così perfetto. Aumentava e diminuiva il ritmo. Con i suoi occhi da cerbiatta lo guardava. Sorrideva. Sputò sulla mano i primi fiotti di sperma per poi leccarsi le dita. Jerome era in estasi. Felice che la sua vittima fosse cosi graticante. Quando il potente orgasmo di Jerome sopraggiunse Melinda si lasciò inondare la gola. Poi tirò fuori il cazzo dalla sua bocca e lasciò che gli ultimi getti di sperma le schizzassero la faccia e le tette. Poi guardò il suo aguzzino.

Melinda, la ragazza di provincia, bella e dai modi gentili era stata violentata da uno spirito malvagio. Lei che aveva sempre aiutato le anime perdute ad oltrepassare il Limbo era stata umiliata e trattata come una puttana di strada. Senza dignità o diritti. Aveva goduto e aveva sofferto. Le intenzioni dello spirito malvagio non erano chiare. L’avrebbe risparmiata o uccisa? L’avrebbe costretta ad ulteriori umiliazioni o se ne sarebbe andato? La mancanza di una risposta tuonò nella stanza e Melinda pensò che né i vivi né i morti l’avevano aiutata.
FINE?

P.S.: Il racconto finisce qui. Se qualcuno avesse suggerimenti su ulteriori sviluppi può scrivermi a marco.dionisi@yahoo.com
Opinioni e critiche sono sempre ben accette.

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