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Gilda, mamma verginella

By 13 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Voglio parlarvi di come la realtà possa a volte superare le nostre fantasie.

Mi chiamo Fabio, ho 20 anni, qualche giorno fa mia mamma era nello studio di papà, un

rinomato professionista, a spolverare e mettere a posto una pila di libri che erano stati consultati e lasciati poi disordinatamente. Entrai in studio per chiederle se avesse bisogno di aiuto,

Era su una sedia per sistemare l’ultimo scaffale. Le braccia alzate le sollevavano il leggero grembiule mostrando quasi per intero le sue lunghe cosce, magnificamente rotonde, carnose ,

da baciare. La vidi un po’ in difficoltà nello sporgersi e appoggiandole le mani sui fianchi le

dissi: non sporgerti così tanto, se cadi rischi di farti veramente male.

Proprio in quel momento le scappò un libro e per prenderlo al volo stava per cadere, ma

Fortunatamente la tenevo per i fianchi e la sostenni, ma quel brusco movimento sollevò il grembiule trovandomi a pochi centimetri dal naso il suo sodo sedere nudo dato che il filo del perizoma spariva nelle sue stupende chiappe. Mi mancava il respiro e pur sorreggendola non

riprese l’equilibrio e mi rovinò addosso trascinandosi alcune riviste e una videocassetta che

la colpirono sul seno.

Feci comunque in tempo ad abbracciarla e appoggiarla alla scrivania, ma quei gesti inconsulti

avevano alzato tutto il grembiule, era ora nuda sino in vita, mentre sopra si erano slacciati due bottoni mettendo in mostra un seno grosso e sodo con un’ampia aureola sormontata da un turgido capezzolo. In pratica era nuda..!

Continuai a reggerla perché era scoccata ed avevo paura che finisse per terra. Mi accorsi dopo che la tenevo su con la mia mano destra tra le cosce e fingendo di sostenerla le muovevo le dita sul clito

– Mammina, le dissi, sono arrivato appena in tempo.

– Sei stato un vero tempista, mi rispose, mi hai evitato una caduta rovinosa. Cosi dicendo mi

carezzava il viso con una tale leggerezza che mi fece rabbrividire. Avevo i pantaloni gonfi e lei se ne accorse. Raccolsi la videocassetta e le riviste e nel poggiarle sulla scrivania notammo ch’era materiale porno, lei guardandomi con cipiglio mi disse: sono tue queste riviste o di tuo padre..?

– Ti giuro mie non sono.

Mi accorsi che sbirciava la mia patta sempre più gonfia e si massaggiava il seno.

– Ti son cadute le riviste sul seno, ti fa male..? così dicendo le poggiai la mano su una tetta,

lei non si oppose, la feci scivolare sotto la camicia aperta e le strinsi il seno, caldo, sodo.

– Si’, no non mi fa male’! Io continuai a carezzarla solleticandole il grosso capezzolo

turgido.

Nel piagarsi per guardare la rivista si spostò inavvertitamente verso di me fregando con la coscia

la mia patta e poiché non si mosse ne dedussi che sentiva con chiarezza il duro del mio membro e che la cosa non le dispiaceva.

Aprì la rivista a caso e si trovò a tutta pagina a destra una donna con un grosso cazzo in bocca e a sinistra una lingua che leccava una figa aperta. Si mosse ancora e l’uccello fregò la sua coscia.

Io continuavo a stuzzicare il capezzolo allungato e inturgidito di più, cominciavo a pensare che le

strusciate della coscia non erano forse casuali. Girò un’altra pagina e questa volta a sinistra un cazzo affondava in una figa carnosa e a destra era per metà in un bel culo.

– Che schifo’, ma guarda che roba’? Ma fanno queste cose e le fanno anche vedere..?

– Ma mamma, sono cose che fanno tutti, e non dirmi che tu…

– Perché tu le hai fatto..? mi chiese interrompendomi.

Il fatto che si lasciava stuzzicare il seno mi rese audace e osai: ma si che le ho fatte, tu piuttosto

Non vorrai farmi credere che papà dopo tanti anni non ti ha mai messo il pisello in bocca o non ti ha mai leccato la patatina’?

Era diventata rossa e per nascondere il suo imbarazzo mi abbracciò e mi sussurrò sottovoce:

– ti giuro non l’abbiamo mai fatto’

Ero eccitatissimo, intuii che lo fosse anche lei perché la sentii aderire al mio uccello duro, allora

osai per verificare la mia sensazione, feci scivolare con delicatezza la mano sulle cosce, la

carezzai, poi mi sofferma sulle mutandine e poiché non si arrabbiò le massaggiai il clito.

Il minuscolo slippino non copriva il sesso e sentii alla prima pressione le grosse labbra

umide, mossi ancora le dita e per farle pesare meno la mia invasione le chiesi: mamma, non offenderti, ma visto che hai fatto un figlio, e non hai fatto tutte quelle cose che quasi tutti fanno’cosa fate a letto..?

– ma che domande mi fai..?

– ti prego dimmelo.

Infilai la mano sotto le mutande e senza più fingere le spinsi le dita nella vagina.

– mi fai arrossire, ma se proprio lo vuoi sapere ‘ a letto dormiamo e qualche volta mi toglie

le mutande o le sposta mi da il suo pisello e dopo uno d due minuti si ritira e si mette a dormire.

Lo disse come se fosse la cosa più naturale, mentre io trovai naturale affondare le dita e masturbarla. Sentivo i muscoli dalla vagina fremere, contrarsi. Era sempre più bagnata.

– &egrave inaudito, ti sposta le mutande e dopo un pò dorme,almeno ha un bell’uccello lungo e grosso.?

– Ma che domande mi fai..? (capii che il gioco cominciava a piacerle) ‘e poi come faccio a

saperlo, ho vissuto solo quello. Ci siamo conosciuti alle medie e da allora &egrave sempre stato il mio

solo uomo, come faccio a sapere se &egrave grosso e lungo. Penso sia un tredici centimetri ma non so se ne esistono di più lunghi o corti. Una mia amica una volta mi ha detto che il marito lo ha lungo ma non saprei dire quanto.

– solo 13 centimetri..! esclamai, se vedi il mio allora ti spaventi’! (la masturbavo velocemente

e lei adesso ansimava, balbettava) scommetto che non ha mai assaggiato questo bigné pieno di cremina..? (le dissi accennando alla gnocca bagnata) sei bellissima’non sgridarmi, ma sei tutta da baciare’sapessi come ti amo’come vorrei inginocchiarmi e baciarti sulle cosce, leccarti tutta’

– non parlarmi così’ anch’io ti amo’.oh’ohhhhhhh”.

Venne così tanto che sembrava facesse pipì, mi inginocchiai e leccasi le cosce assaporando le gocce che colavano dalla topa.

– ti prego alzati’, mi vergogno’

– Gilda’, Gilda’ scommetto che questa &egrave una delle poche volte che hai goduto’pensa hai fatto un figlio ed &egrave come se fossi ancora vergine, sai così poco di sesso’ scusami per quello che ti dico, ma tu non hai mai chiavato veramente..

– si ho goduto poche volte’ non continuare a toccarmi così’ mi fai venire i brividi’

– toccami tu allora, senti come deve essere lungo e grosso un bell’uccello”..

Continuavo a masturbarla, lei muoveva il bacino per farsi penetrare meglio, era eccitatissima

e palpava la patta come se fosse la prima volta: &egrave durissimo, molto grosso’mi sembra enorme’

Mi sentii stringere forte, i muscoli della vagina si contrassero e sentii sulle dita un secondo scivolo di liquido caldo.

– bellissimo’non mi &egrave mai successo una cosa così’mi hai fatto venire per la seconda volta’

Leccai le ditta, poi raccolsi delle gocce di sborra e le feci leccare anche a lei, quindi begnai i capezzoli e mentre li leccavo ripresi a masturbarla.

Lei mi stringeva la testa sul seno, ormai non nascondeva la sua eccitazione: bello’ mi piace

come mi lecchi il seno’

– Gilda, visto che ti piace, tirami giù le mutande ed ammira un bel cazzo’

– No, ti prego, mi vergogno’.

La portai in camera, la spogliai, ls stesi sul letto, le aprii le gambe e leccai il sesso rorido, succhiavo il clito gonfio, affondai la lingua nella vagina mentre lei si apriva, offrendosi oscenamente, imprecando contro il marito, dandogli dello stronzo, del coglione e agitando il bacino eplose: bello ‘ &egrave stupendo’ non mi &egrave mai capitato’ godo’godoooooooo”!

Affondai di più la lingua gustando i getti di sborra che mi investivano, intanto le ficcai un dito nel buchino che accolse come se l’ano lo stesse aspettando.

La baciai, le sue labbra si aprirono e la lingua venne incontro alla mia ballando un magnifico minuetto.

– ti piace il sapore della tua figa sulla mia lingua..?

– si, &egrave bellissimo’ora voglio assaporare il tuo uccello’ dai mettimelo in bocca che voglio

fare anch’io questa esperienza’

Aspetta, lasciami spogliare’perché, penso, saremo occupati per tanto tempo’

La vista del mio cazzo in tutta la sua erezione la lasciò di stucco: &egrave enorme’&egrave troppo grosso

e lungo’non dirmi che vuoi’ tu mi uccidi”! ( queste sue parole mi convinsero che ormai era pronta a farsi scopare )

– non esagerare, di cazzo non &egrave mai morta nessuna donna’ anzi per quanto ne so io, a tutte le

donne piace lungo e grosso e più &egrave lungo e grosso e più sono felici di aprire la gnocca e il culo.

(ansimava eccitatissima) ti chiedo ancora una volta di non sgridarmi, sapessi le seghe mi sono

fatto pensandoti nuda e quasi tutte le sere prima di addormentarmi pensandoti mi masturbo, sei bellissima, hai una delle più belle fighe che si possa trovare ed un culo da sballo, ora decidi se debbo salire sul letto o rivestirmi ed andare via.

Mentre così parlavo la masturbavo spingendo anche il medio nel culo senza che lei

mostrasse fastidio’ anzi’!

– no, non andare via’solo che’insomma’non so come dirtelo’non &egrave corretto’sai io’

non so come dire’&egrave bellissimo quello che mi hai fatto’mi vergogno un poco’ non so se sarò capace’ ti prego rimani’vieni, abbracciami’

Salii sul letto e senza altri preliminari guidai il cazzo nella sua gnocca vogliosa, spinsi lentamente sentendo la carne calda che si schiudeva, lo accoglieva e cominciai a pompare con buona lena.

– Guardalo, &egrave tutto dentro’ pensavi che non ti sarebbe entrato, vero’?

– &egrave bellissimo quello che mi fai’si &egrave tutto dentro’mi sento slargare’ sfondare’si, così’

sfondami’svergina la tua Gilda’&egrave stupendo’cosa mi sono perso in tutti questi anni’.

ti amo’amo il tuo enorme cazzo’ fammi a pezzi’spingi, voglio fare una scorpacciata di

cazzo’ inondami di sperma’

La pompavo con forza e lei mugolava, piangeva, rideva. Adesso ero certo che era stata

sincera quando mi disse che aveva goduto poche volte.

Improvvisamente mi piantò le unghia nella schiena, mi vene con forza incontro col bacino ed urlò: godo..si’cosi’più forte’spingi’ &egrave la prima volta che godo così tanto’siiiiii”.!

Si lasciò andare sfinita, ma io continuavo a pompare cercando di resistere per farla godere ancora. Lei mi pregò di fermarmi un attimino per riprendere fiato, ringraziandomi per il tanto godere

– Cara la mia Gilda, ora hai il viso di donna appagata, sono contento per la felicità che ti ho procurato.

– Si &egrave stato bellissimo’ora so cosa vuol dire scopare ed avevi ragione quando mi hai detto che

– il cazzo bisogna prenderlo lungo e grosso’ sento la sborra che mi cola in mezzo al culo’

– ho capito che ti piaceva farti sfondare’ti sei scatenata come una troia’ una grande chiavona

ed ora alza le gambe che voglio spaccarti il sederino..!

Mi poggiò le gambe sulle spalle e con le mani si teneva aperte le chiappe.

– Dai, ho proprio voglia di provare anche questo.

Impugnai l’uccello e strofinai sulla clito e poi sulle carnose labbra per poi affondarlo di colpo nella vagina allagata, lo tiravo fuori e ripetevo clito/labbra /affondo e ad ogni affondo urlava ‘

– Ti prego inculami’.non farmi aspettare’lo fai apposta’ti piace farmelo sospirare’

impalami’lo voglio sentire tutto nel culo.. non ti fermerò neppure se mi farai a pezzi’ti amerò ancora di più, sarò la tua donna per sempre’ la tua amante’, la tua cavalla da monta ‘inculami’nella figa &egrave stato stupendo ed ora ho un’incredibile voglia di prenderlo dietro.

Ti chiedo solo di non essere irruente all’inizio perché ti ho già detto che per me &egrave la prima volta.

Appoggiai il glande contro l’ano e cominciai a spingere lentamente, lei si muoveva per assecondarmi, sentivo l’anello dell’ano che si allentava e spinsi di più.

Notai sul suo viso una smorfia di dolore e due gocce di lacrime che le sgorgarono dagli occhi.

Volevo fermarmi, ma lei mi impose di continuare. Continuai a spingere. Sentivo il retto che

si era rilassato ed il pene si muoveva con meno ostacoli. Dopo un po’ lo vidi quasi

completamente dentro.

– Gilda, sei forte’lo senti’ lo hai quasi tutto nel tuo bel culetto’!

Aveva il viso rigato di lacrime, ma non aveva più la smorfia di dolore, ansimava e sorrideva

tra le lacrime.

– Caro, amo il mio bambino’il mio stallone’il tuo enorme cazzo’ mi sento il culo a brandelli, ma mi piace da morire’si, non ti fermare’adesso mi fa meno male’si, così, &egrave bellissimo’ (si masturbava furiosamente) dai spingi’non i fa più male’mi arriva fin dentro la pancia’godo’vengo’dai vieni anche tu, fammi un clistere di sperma’ si’così’&egrave caldissimo

brucia’ho il tuo succo nella pancia’.godoooooooooooo”..

Si lasciò andare appagata, sfinita, felice, col lieve sorriso che illuminava il volto.

Volevo sfilare il cazzo per farglielo leccare, ma ci ripensai, per essere la prima volta avevamo fatto troppo. Mi ritirai lentamente stendendomi al suo fianco, lei sorrideva felice.

Capii che non sorrideva a me ma a se stessa. Probabilmente seguiva un suo sogno, assaporava

gioie pensate o ritrovate e sorrideva. Volevo stringerla e baciarla, ma la lasciai alle sue fantasie

e mi augurai con immodestia che tra quei sogni ci fossi anch’io.

Feci la doccia e mentre mi asciugavo arrivò di corsa: brutto chiavone mi hai proprio fatto un clistere’ vai via che mi scappa’

Per non crearle imbarazzo uscii per andare in camera dove mi diedi da fare per sistemare le lenzuola stropicciate, bagnate e sporche di una macchia di sangue diluita dai nostri succhi.

E’ stata magnifica nel farsi deflorare, malgrado il dolore non si lamentò mai, solo le sue silenziose lacrime esprimevano il suo dolore, ma grande fu la sua soddisfazione quando il piacere ebbe il sopravvento e godette felice.

Felice anche per avere dimostrato a se stessa ch’era una donna come le altre, che aveva fatto quello che fanno tutte ma che a lei era stato fino ad oggi sconosciuto.

Felice perché sapeva ora che un cazzo &egrave sempre meglio lungo e grosso.

Felice di rendersi conto d’essere normale come le altre e che facendo quello che tutte fanno ha scoperto un mondo nuovo, un mondo sinora sconosciuto costellato di miriadi di sfaccettature

colorate con i toni delle più alte gioie, dei godimenti mai neppure pensati..

Quando rientrò tutta nuda, guardò il mio membro quasi floscio, mi sorrise, si abbassò e carezzandolo disse: mio marito quando lo ha duro &egrave come il tuo adesso, ma a te non voglio vederlo così mi fa tanto tenerezza’pensa non l’ ho ancora ringraziato per quello che mi ha fatto’bello il mio uccellane’neppure un bacino’

Detto ciò cominciò a baciarlo, leccarlo, succhiarlo, gioiendo nel sentirlo allungare e ingrossare in bocca. Sentivo la lingua che lo avviluppava, lo stringeva e contenta per avere realizzato il suo risveglio prese a muoversi su e giù sulla mia asta dura.

– Gilda, sei bravissima’hai imparato in fretta’ sono sicuro che tra poco ti scatenerai e vorrai

farti chiavare e inculare come una puttana’!

– &egrave bellissimo..cosa mi sono persa in tutti questi anni’che piacere sentire il tuo cazzo duro in bocca e poi in tutta la sua maestosa virilitò che mi spacca tutta’ quanti anni sprecati’ perché

non sono caduta prima dalla sedia nelle tue braccia’ perché non ho notato prima il tuo cazzo’.!

Era eccitatissima, lo masturbava con gioia, le scintillavano gli occhi. Ero sul punto di venire, glielo dissi e lei sorridendomi mi disse: vienimi in bocca’ sei mostro, non mi hai ancora fatto assaggiare il succo del tuo, diciamo, pivellino’dai vienimi in bocca’

Lo accolse in bocca e cominciò u su e giù eccezionale, l’uccello le spariva in bocca come se quelle fossero le labbra della figa, prese subito il giusto ritmo che mi porto velocemente a inondarle la gola di generose spruzzate di sperma.

Ingoiò voracemente, aspirando poi le goccioline che straripavano fuori, succhiava’succhiava..

spremendo ogni più piccolo residuo finche lo abbandonò ormai vuoto e lei felice ad occhi

chiusi ne assaporava tutte le tonalità del gusto.

Avevo la gola secca e andai in cucina per cercare nel frigo qualcosa di fresco, mi sedetti sul divanetto a sorseggiare una birra. Quando dopo un dieci minuti tornai in camera la trovai stesa

sul letto con le cosce oscenamente aperte che si masturbava freneticamente.

– Amore, ho ancore voglia’senta la figa che mi brucia’mi prude dentro’affondami il tuo

uccellane’hai aperto una voragine di lussuria’sono in preda ad una insaziabile voglia di sesso che mi inebria e mi stupisce perché mai avevo avuto tali bramosie’prendimi, fatti amare’

Quello spettacolo mi stordiva, mi avvinceva e l’eccitazione mi portò ad una erezione mozzafiato. Le saltai addosso e la penetrai senza nessun preliminare, affondavo in lei brutalmente con forza animalesca lasciandola senza fiato.

Quando si riprese e si assuefece a quell’irruzione balbettando mi disse: porcone’vuoi proprio sventrarmi’ sai che hai un cazzo mozzafiato e sai che sono , sorrise, ero una verginella non

ancora abituata e ne approfitti’.!

Spingeva il bacino sbattendolo contro il mio aumentando così l’impatto contro l’utero, si leccava le labbra. Le narici aperte. Sembrava una cavalla dopo una galoppata ed io ero il suo stallone.

L’eccitazione le illuminava il volto.

– si’così’&egrave bellissimo’questo si che &egrave chiavare’sbattimi’frullami’.

Urlava di gioia e mi affondava le unghie nella schiena. Puntava i piedi sbatteva sempre puiù il bacino per essere penetrata sempre di più: ‘anche le palle’.infilami anche le palle’..!!!!!

Sembrava un’altra persona. Bellissima. Il viso alterato dall’intenso godimento la rendeva raggiante, e continuando a chiavarla e vedendola dimere come un’invasata non potei fare a

meno dall’urlarle in faccia: non urlare’vuoi gridarlo ai quattro venti quanto sei puttana’

hai imparato in fretta’ non dici più che schifo a fare certe cose’ora che lo hai preso nella

figa e nel culo ti darà ancora fastidio vedere quelle foto pubblicate sulla rivista’? Sei

fantastica la mia mammina che fa la puttana’prima che mi fai venire, girati che ti riempio il culo’!

Veloce come il lampo si girò e fu subito alla pecorina con le natiche aperte e il buchino

schiuso’ invitante’

Vi poggiai contro il glande e spinsi con forza. Lo sfintere ormai dilatato e lubrificato lo

accolse senza nessuna resistenza affondando in quella carne rovente che mi mandava in delirio.

Vederla passare da verginella a troiana smaliziata mi eccitava e mi infastidiva. Avevo liberato una personalità nascosta’era meravigliosa.

Raggiungemmo un orgasmo simultaneo ed urlammo all’unisono: si’godooooooooo..!

Spingeva d’impatto il sedere contro il cazzo che scaricava torrenti di sperma.

Sfiniti rotolammo uno accanto all’altro.

Una mezz’oretta dopo con la gola secca mi alzai per andare un cucina per bere una fresca birra,

andai poi in bagno per fare pipì e fare una doccia . Mi stavo asciugando quando arrivò lei nella sua splendida nudità. Mi mancava il respiro a vederla nuda. Mi abbracciò sorridente ed io mi

sentii in obbligo di giustificarmi: Mami, scusami se a volte sono stato selvaggio’se ti ho fatto

male e se ti ho detto qualche parolaccia, ma in quel momento non connettevo’

– anch’io non connettevo e non devi scusarti di niente perché sono stata io ad incitarti,

ed a me piaceva un sacco vederti godere’abbracciami’ carezzami ‘baciami sulla bocca’ho voglia di sentire il calore del tuo corpo’!

La baciai, la strinsi forte, la carezzai ed ancora una volta l’emozione la manifestò il mio membro eretto.

– Adesso si che mi piaci – mi disse abbassandosi e baciandomi sul glande poi alzandosi e baciandomi castamente sul viso aggiunse ‘ vestiti, faccio anch’io una doccia e ti raggiungo.

Fatta la doccia si spalmò il sedere ancora indolenzito una pomata balsamica e indossò un microscopico perizoma e su questo una leggera camicia e una minigonna bianca per valorizzare la sua abbronzatura.

Appena entrò in sala quasi mi travolse col suo entusiasmo. Riconosco che ne restai sconcertato,

prese per mano e puntando allegramente verso l’uscita con una voce cristallina che non conoscevo mi disse: stasera si cena sul lungomare..!

Era bellissima, sembrava ringiovanita e glielo dissi.

Lei contenta mi rispose che se non fossimo sull’uscio pronti per uscire approfitterebbe del rossetto per segnare un bacino sul mio ‘coso’ e sorridendo mi strinse l’uccello.

– Su andiamo che si fa tardi !

Appena in strada suono il telefonino: ciao, stavo per telefonarti, abbiamo deciso di andare a cena fuori ci raggiungi? ‘no ! ..ancora ? non ti lasciano mai tranquillo’ bene ti veniamo a prendere e ti accompagniamo all’ aeroporto. Come..? sei già all’aeroporto..? bene, però quando torni voglio che mi avvisi così ti vengo a prendere. Ciao’ ti amo’! Un bacino anche dal tuo boccia..!

Era tuo padre, va a Londra per lavoro, tornerà fra tre o quattro giorni.

Ero stupito si comportava con una disinvoltura e una spigliatezza che non le riconoscevo.

Possibile, mi dissi, che il cazzo l’abbia così profondamente cambiata ?

Mi guardava e i suoi occhi promettenti brillavano’ promettevano’ promettevano’

Vi racconterò in seguito quando promettevano..!

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