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Gocce…

By 1 Febbraio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Sento il suo respiro addosso.
Caldo, umido’
Ma sarà il suo respiro?
O sarà quello di un altro uomo, o magari, altri uomini.
Sono cieca e sorda al mondo.
In piedi.
Bendata.
Legata.
E nelle orecchie la Cavalcata delle valchirie di Wagner, sparata a tutto volume.
Sono chiusa forzatamente in me stessa , in un misto di paura ed eccitazione.
L’ ho voluto io , ho accettato questa cosa senza pormi domande e senza farne ,ed ora &egrave tardi per i ripensamenti.
Potrei salvarmi da questa situazione solo dicendo la parola di sicurezza che abbiamo concordato’una parola semplice, quasi stupida.
Nebbia.
Qualsiasi altra parola non fermerà il gioco.
Solo quella.
Prendo un lungo respiro, mentre cerco di capire quante persone ci sono intorno a me.
E’ inutile, le note di Wagner mi sommergono, rendendo incomprensibile la realtà.
Sento una mano’no’un dito’un dito che percorre i contorni del mio viso, poi scende verso la gola, sottolinea il mio seno piccolo e rotondo, pizzica un capezzolo, continua la sua lenta corsa verso il mio stomaco’scende ancora.
Stringo le gambe che, come la mia bocca, sono libere di muoversi.
Le mie mani invece sono legate dietro la schiena.
Il dito si insinua tra le cosce serrate, senza violenza, ma con decisione.
Ho l’impressione che sia un tocco femminile, ma potrei sbagliarmi.
Sotto la benda che mi nega la luce aggrotto le sopracciglia, nell’inutile tentativo di capire.
‘ Smettila di tentare di avere il controllo’ la voce dura di Matteo fa sparire per un attimo la musica di Wagner.
Controllo.
Mi scappa un sorriso.
Il controllo &egrave parte integrante del mio dna.
Tutta la mia vita &egrave sotto controllo.
Lavoro, emozioni, amici’
Sono una piccola Gestapo di me stessa e di chi mi ruota intorno.
Fino a Matteo.
Quanto ci ha messo a scardinare tutti i miei controlli?
Poco’poco di più di un battito d’ali.
Una dominazione impensabile, eppure cercata, annusata, voluta.
Il dito leggero intanto sta frugando tra le grandi labbra, facendosi strada .
Mi esce un piccolo gemito soffocato, che mi scortica quasi la gola.
Il dito penetra lentamente, mentre allargo di più le gambe.
Due mani si chiudono a coppa sui miei seni, strizzandoli leggermente, mentre altre due mani sconosciute mi aprono di forza le gambe fino quasi a farmi male.
Sento una scarica di eccitazione invadermi, mentre in un gesto involontario porto avanti il bacino.
Perché mi hanno aperto le gambe?
Aspetto che qualcosa succeda mentre il dito continua a frugare dentro la mia vagina.
Lo avvolgo di umori, sono bagnata come non mai nella vita.
Questa attesa, l’attesa di non sapere, di non sentire, di non vedere &egrave una cosa che mi fa urlare nella testa frasi oscene.
Vorrei che mi prendessero, mi scopassero senza fine, mi lasciassero prostrata e ansante dentro un pozzo di sesso e prevaricazione.
Voglio tutto questo, lo voglio nella mia testa, in ogni centimetro della mia pelle, in ogni pensiero nascosto e mai confessato.
E Matteo lo sa.
Matteo, con quel suo corpo felino, magro e scattante, con quei muscoli scolpiti eppure fini e guizzanti, quegli occhi profondamente scuri e leggermente orientali, quei gesti gentili ammantati di sottile rudezza.
Mi ha guardata e ha capito.
E io mi sono fatta rapire dalla sua sessualità ambigua e forte.
Consenziente fino in fondo.
Il dito ha smesso di masturbare il mio sesso ormai gocciolante, e quando esce sento come se mi avessero strappato qualcosa di me.
Cerco di fermare quella fuga ma le mie mani si scontrano con la realtà della mia immobilità.
Sono legata.
Non posso fare nessun gesto.
Due braccia forti mi cingono la vita, le stesse braccia, lo stesso tocco che fino a pochi istanti prima hanno giocato con i miei seni.
Sento questo corpo sconosciuto aderire al mio come una seconda pelle.
Apro le mani a ragno con i polsi imprigionati e avvolgo il cazzo duro che si appoggia sui miei glutei sodi.
Sotto la benda chiudo gli occhi, mentre ancora Wagner mi riempie la testa.
Lo sento pulsare questo cazzo sconosciuto, fremere nelle mie mani’
E’ grosso’liscio.
Non &egrave di Matteo.
Lo sento scivolare via dalle mie mani, e insinuarsi tra le natiche.
Il cuore sembra esplodermi nel petto.
Un altro corpo mi avvolge da davanti.
Ne respiro l’odore, mentre una lingua schiude le mie labbra.
Un lieve sorriso mi distende il viso.
Questo &egrave Matteo, lo riconoscerei tra mille.
Mi appoggia il suo membro anch’esso duro sul monte di venere, mentre con la sua lingua mima nella mia bocca una scopata.
I due uomini sembrano muoversi in sincronia.
Sono imprigionata tra i loro colpi caldi e pieni di desiderio, un desiderio che sembra esplodere in ogni cellula del mio corpo.
Cammino all’indietro come i gamberi, appoggiata allo sconosciuto dietro di me e sospinta da Matteo.
Mi fanno stendere su’
No, non &egrave un letto’&egrave una specie di tatami’profuma di ammorbidente.
So che siamo a casa di Matteo, ma non l’ ho mai vista.
Mi allungo distesa sulla pancia sempre prigioniera del mio universo personale.
L’unico contatto &egrave sempre e solo con questi corpi.
‘ Ora stai ferma’ la voce di Matteo &egrave perentoria mentre mi libera .
Mi fa alzare le braccia sopra la testa, lega nuovamente i polsi e mi ritrovo seduta con le braccia appese.
Un corpo scivola sotto il mio, e mi ritrovo seduta su qualcuno che non &egrave lui.
Il mio cuore perde i battiti.
Ora il gioco si fa serio.
In testa la parola nebbia &egrave sempre presente, ma mi sciolgo nel desiderio di volere di più, di andare fino in fondo.
Le braccia del corpo sconosciuto mi cingono la vita sottile, facendomi alzare leggermente.
Sento altre mani frugare nuovamente nella mia intimità ormai totalmente in balia della licenziosità più pura, e poi questo cazzo sconosciuto penetra un poco .
Il mio liquido vischioso lo avvolge istantaneamente, cerco di impalarmi da sola su quel membro che sento poderoso, e vibrante di voglia, ma lui non me lo permette.
Gemo di insoddisfazione e frustrazione, non posso fare nulla se non aspettare che lui affondi in me.
Qualcuno mi bacia nuovamente.
Sono labbra morbide, labbra di donna.
Gioca con la mia lingua dolcemente e io rispondo al mio primo bacio saffico della vita, con insolita vitalità, mentre il cazzo tra mie gambe &egrave ancora li immobile entrato solo per pochi centimetri.
La mia mente spazia, si espande in universi di libidine sconosciuti.
Mi sento bagnare in maniera vergognosa, tanta &egrave la mia voglia di trasgressione e l’idea di essere solo un corpo dispensatore di sesso.
Non provo nemmeno la curiosità di sapere chi sono, voglio solo che mi scopino in ogni modo possibile.
Affonda in me all’improvviso, arrivando fino in fondo.
Il dolore misto a piacere di questa penetrazione senza gentilezza mi fa gemere nella bocca della donna.
Tento di protestare ma la donna mi tiene il viso imprigionato tra le sue mani e continua a baciarmi, mentre il cazzo che ho dentro entra ed esce con rudezza.
Dolore.
Piacere.
Libidine.
Tutto si mischia e si fonde, il sapore della donna &egrave buono i suoi modi gentili, in contrasto con l’animale che mi sta scopando, un contrasto che mi fa venire in piccoli orgasmi ripetuti.
Poi improvvisamente tutto cambia.
Percepisco nell’aria qualcosa di diverso, di strano.
Un calore profondo misto a paura invade ogni mia cellula.
La musica nelle orecchie &egrave sempre alta, ma la sensazione &egrave netta.
La bocca femminile smette di baciarmi e con gentilezza mi toglie da quel cazzo maleducato e rude, ma che mi fa godere come se fossi un animale in calore.
Sento i miei orgasmi scivolarmi tra le cosce, in piccoli rivoletti che immagino lattiginosi e traslucidi.
Qualcuno armeggia con la corda sopra la mia testa, allungandola, ma sono sempre legata.
Una piccola mano mi spinge a sdraiarmi, non sopra il tatami, ma sopra l’uomo sconosciuto con cui ho condiviso il mio corpo.
E’ grosso e forte quel corpo, ma anche tonico e duro.
Mi prende i fianchi, mentre le mie braccia vengono slegate e poi nuovamente legate aperte.
Sono come un piccolo Cristo in croce.
Sotto di me, lui infila un dito tra le natiche, giocando con il mio orifizio.
Mi mordo un labbro.
Questo non può farlo.
Ha un cazzo grosso, mi spaccherà.
Ma il mio corpo ha un idea diversa.
Mi bagno copiosamente all’idea di questa sodomizzazione , perché così sarà.
Sento che penetra un poco, mentre io cerco di rilassare i muscoli.
Sento anche che sta spalmando un po’ di gel.
Un altro corpo mi copre da sopra.
‘ Sei pronta, avvocato?’
Un brivido freddo ‘ Pronta per cosa?’ chiedo a Matteo.
La mia voce &egrave incrinata, sembra uscire a fatica.
‘ Pronta per essere presa’
Nessuna insicurezza nella sua voce.
Tutto &egrave ormai un dato di fatto.
Due cazzi insieme nel mio corpo.
Contemporaneamente.
Il mio sogno erotico, quello inconfessato e mai provato, quello che Matteo ha scoperto chissà come.
Mi umetto le labbra con la lingua, incapace di compiere qualsiasi movimento.
Avverto emozioni contrastanti.
Vorrei scappare, vorrei restare, vorrei che mi togliessero la benda sugli occhi e vorrei nutrirmi del desiderio dei loro sguardi, vorrei non potermi perdere nessuna loro espressione di godimento o’.
O..cosa?
Sento la punta del cazzo dell’uomo sotto di me che forza piano tra le natiche.
Lo voglio davvero?
O si maledizione, si.
Matteo intanto, in un incastro perfetto di corpi che sarei curiosa di vedere, mi penetra davanti.
Gli spasmi di godimento che sento smorzano il dolore che invece percepisco arrivare dalla forzatura del mio ano, ma tutto &egrave troppo intenso, troppo forte .
‘ Potremmo smettere adesso’ mi sussurra Matteo con una punta di perfidia.
Una piccola spinta dentro il mio ano mi fa uscire un gemito di dolore
‘ No, scopami. Scopatemi’
Ma sono io che parlo così? ‘ Vi voglio dentro tutti e due, voglio che mi scopiate fino a lasciarmi senza fiato’ la mia voce &egrave poco più di un sibilo.
Il dolore e il piacere mi confondono la mente.
Non percepisco più dove finisce il mio corpo e iniziano quelli degli altri, dove la frontiera della sofferenza lascia quella del godimento più puro.
Sento solo che il mio corpo &egrave violato, deliberatamente violato.
Ancora un colpo nel mio fondoschiena, sto sudando vorrei togliermi per un attimo per riprendere il respiro, ma lo sconosciuto continua la sua penetrazione dentro i miei intestini con tranquillità implacabile, lentamente, in uno stillicidio di dolore e godimento, mentre Matteo entra ed esce dalla mia fica velocemente in netto contrasto con l’altro.
E poi l’ultimo colpo.
Urlo come un animale ferito mentre ormai le mie viscere sono piene di lui, di questo cazzo sconosciuto che sento tutto dolorosamente mentre Matteo si ritira.
I miei occhi imprigionati si riempiono di lacrime e dolore, ma quello che sto provando &egrave troppo intenso per fermarlo.
E’ come una droga che mi prende il cervello, anzi, sento il cervello nel mio culo, lo sento pulsare, sento che ha imprigionato il membro, poi sento che lui si muove, e altro dolore ma Matteo ri penetra dentro di me, in una danza selvaggia dove uno si ritira e l’altro entra nel mio corpo, e così ancora e ancora’finch&egrave urlo in preda ad un orgasmo devastante e atipico, un orgasmo ammanto di dolore, prevaricazione e lussuria.
Anche lo sconosciuto esplode in un orgasmo, un orgasmo che sento bruciante dentro le mie viscere, mentre Matteo mi bacia e mi sussurra ‘ Brava ragazza”
Mi abbandono esausta sopra quel corpo che &egrave ancora dentro le mie viscere, e lo sento lentamente uscire.
Non ho più forze, sono una piccola bambola di pezza abbandonata in un angolo.
Le mie braccia vengono liberate, e il mio corpo abbandonato.
Rimango distesa, con ancora gli occhi bendati e la musica di Wagner.
Respiro lentamente, sono azzerata.
Passano, quanto?
Secondi?
Ore?
Minuti?
Non lo so.
Quando Matteo mi toglie la benda siamo da soli e nella sua camera da letto.
Ho ancora addosso l’odore di un altro uomo e di un’altra femmina, e tutto sommato non mi dispiace,
Voglio addormentarmi vestita solo di questo.
Matteo mi copre e io chiudo gli occhi.
Addormentandomi subito.

I corridoi del tribunale sono gremiti di gente, un umanità eterogenea che corre e parla a voce alta.
I miei tacchi ticchettano sul pavimento di marmo lucido e, maledizione, sono in ritardo e ho i muscoli che urlano dolore.
Soprattutto il mio fondo schiena.
Non riesco nemmeno a toccarlo e stamattina non sono riuscita a mettermi gli slip.
Anche loro mi provocano dolore.
Sicuramente l’avvocato della controparte mi sta già aspettando, e io sarò costretta a non sedermi nella poltrona dell’ ufficio per evitare di fare smorfie di dolore.
Prendo l’ascensore e finalmente arrivo al piano,e quasi correndo entro nel mio ufficio.
La solerte segretaria mi ferma e mi dice ‘ Avvocato Conti, l’avvocato Cipriani &egrave già arrivato e la sta aspettando”
Le sorrido gelida ed entro.
Lui sta guardando fuori dalla finestra, e posso indugiare sulle sue spalle forti e larghe.
Sento lo stomaco contrarsi in una morsa inspiegabile.
Poi si volta, lentamente, molto lentamente e sorridendomi mi dice ‘ Avvocato Conti &egrave un piacere rivederla”
O merda!
Il mio corpo l’ha riconosciuto subito.
Appoggio la mia seriosa ventiquattro ore in terra e mi appoggio alla porta chiudendola a chiave.
Lui sorride.
Mi sfilo l’ impalpabile sciarpa di seta ecrù che porto al collo, e la tendo tra le mie mani avvicinandomi a lui.
La sua fisicità mi sovrasta, proprio come ieri sera.
Ancora un guizzo nel basso ventre.
Sento i miei umori scivolare liberi tra le cosce.
Ho la gonna e sotto le immancabili auto reggenti.
Questa volta tocca a me.
Gli lego le mani dietro la schiena, e lui docile, con un sorriso sornione , se le fa legare.
Mi appoggio sopra la scrivania, tirando su la gonna fino all’inguine libero mentre lui mi guarda.
‘ Abbiamo dieci minuti’ gli dico e intanto penso che nulla sarà più come prima.

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