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Episodio 33
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Sarebbe stato impossibile non rendersi conto del crollo emotivo in cui versava Luca dopo aver ricevuto il messaggio di Flavia in cui le comunicava la sua intenzione di non voler più essere la sua ragazza. Di fronte ad Alessio e a Giada, sembrava impazzito mentre cercava di rispondere, scoprendo che lei lo aveva bloccato su ogni programma di messaggistica istantanea e social network; di fronte ai suoi amici si era messo a piangere, cosa che non aveva mai fatto prima, gettando nello sconforto anche loro. Alessio aveva cercato di sostenerlo a parole, mentre Giada aveva agito molto più fisicamente, facendolo sedere accanto a lei sulla panchina e abbracciandolo, ma lo stesso Luca si rendeva conto che, mentre era tra le braccia di una delle ragazze più belle che conoscesse, si sentiva anche peggio.
Nonostante quanto avesse promesso Alessio, nei giorni successivi l’umore del ragazzo non era migliorato affatto, e il pensiero di Flavia non abbandonava la sua mente in nessun istante, nemmeno per errore. Poi, seduti sul loro muretto del piazzale della scuola, mentre Alessio cercava di distrarlo facendolo parlare di fotografia e delle tecniche che stava sperimentando, proprio il soggetto delle sue pene attraversò la folla di studenti. Subito, Luca balzò in piedi.
– Devo andare a parlarle! – dichiarò, ma non ebbe modo di fare un passo intero che due mani lo afferrarono.
– No! – ingiunse Alessio, perentorio. Quando l’amico lo guardò sconcertato, il suo atteggiamento autoritario si tramutò in uno più conciliante. – Voglio dire: meglio se non vai. Se… se ti presenti da lei, implorandola di rimettersi con te, sembrerai un debole, uno che non ha le palle per sopravvivere senza di lei. È una cosa che le donne non sopportano.
Luca tentennò, pronto a rispondere che a lui quelle sciocchezze non importavano, che per lui era differente, che… poi il pensiero di Flavia, una Flavia più giovane di due anni, che diceva ad un Luca più giovane di due anni, dopo che era andato a dichiararsi a lei, che era uno sfigato, apparve nella sua mente come il flash a tradimento di una fotocamera, e lui scoprì di non avere più nemmeno una briciola di tutta la sua convinzione.
– Hai ragione – commentò, mogio, tornando a sedersi. Non ebbe però la forza di smettere di seguire la ragazza rossa con cui aveva condiviso il piacere del sesso e la gioia dell’intimità per quattro lunghe, magiche, indimenticabili settimane. Un groppo si formò nella sua gola e solo uno sforzo gli impedì di mettersi a piangere o guaire come un cane bastonato.
– Sai cosa risolve i problemi con i soldi o le donne, mi diceva spesso mio zio? – domandò Alessio. – Averne di più.
Luca ebbe l’impressione che fosse una frase abbastanza priva di senso. – Più donne o soldi?
Alessio fu palesemente colto dal dubbio. – Eh… credo che… beh, se hai problemi di soldi diventi più ricco, se hai problemi con le donne… credo che diventi un playboy, ti fai una specie di harem e la tipa che ti ha lasciato si mangia le mani per il suo errore. O scopi talmente tanto che ti passa di mente il suo nome.
– Dici?
Alessio alzò le spalle. – Non lo so. Proviamoci.
Luca sollevò un sopracciglio. – Più facile a dirsi che a farsi – commentò sottovoce. – Io penso…
Una voce femminile fermò le sue parole. – Ehm… Luca… sono… sono molto dispiaciuta che Flavia abbia fatto la follia di lasciarti.
Il ragazzo volse la testa verso la direzione da cui proveniva la voce, trovandosi davanti Olivia. Ebbe bisogno di un istante per accorgersi che la sorpresa era affiorata sul suo volto e stava iniziando a fare effetto su di lei.
– Oh, grazie, Olivia.
Per un attimo si vide in lei, anni prima, riconoscendo nella ragazza la stessa insicurezza che opprimeva lui quando aveva provato a parlare con Flavia. Per un istante si domandò che effetto avrebbe fatto dare della sfigata a Olivia, ma il solo pensiero lo fece atterrire, sentire un mostro: la timidezza di Olivia, tuttalpiù, gli stava facendo affiorare una sensazione strana, una specie di malessere che, ebbe l’impressione, solo stringerla tra le sue braccia, accarezzarle i capelli castani e sussurrarle che nessuno le avrebbe fatto del male poteva estinguere.
Avrebbe voluto dirle qualcosa per rasserenarla, ma volle prendersi un istante in più per studiarla. Non era una delle ragazze più belle che avesse mai visto, ma aveva un qualcosa che… Luca non sapeva descriverlo: non era nei suoi canoni di perfezione come poteva esserlo Flavia, ma trovava comunque il viso di Olivia piacevole, interessante. E poi, dava l’impressione di essere una ragazza con la testa sulle spalle, invece di quella pletora di ragazzette che cercavano il successo nei social senza fare nulla di più di qualche video imbarazzante, più adatto a siti per adulti. Per un istante si chiese come fosse nuda e si comportasse a letto, ma l’idea gli parve tanto stupida e inutile che la scacciò dalla mente. In realtà, l’immagine di loro due sdraiati su un plaid, in un prato, che guardavano le nuvole distrattamente e la ragazza che confidava con lui i suoi sogni e i suoi desideri gli diede un senso di tranquillità che non provava da giorni.
Olivia, a differenza sua, però, stava mettendo tutto il suo coraggio in quello scambio di battute. – Questo pomeriggio, potremmo uscire a bere qualcosa, magari ti svaghi un po’ e non… beh…
“Ci sta provando con me?”, si domandò Luca, trattenendo a stento un sorriso che si faceva strada a spintoni nella tristezza che aveva assediato il suo cuore. “Oh… è così dolce…”
Giada, comparsa chissà da dove, sembrò piombare tra loro due. Ritta, il petto in fuori oltre ogni modo, parve voler scacciare Olivia con il suo grosso seno. La moretta sussultò quando la bionda le si parò davanti, stringendo poi Luca per un braccio, nemmeno avesse paura che la ragazza fosse una sirena e volesse trascinarlo in fondo al mare con il suo canto.
– Luca ha già degli impegni – disse Giada, un seno che si appiattiva contro il fianco del ragazzo.
– Davvero? – domandò Olivia.
– Davvero? – domandò Luca, a sua volta.
Giada si voltò verso il suo fidanzato, sorridendo. – Avevamo deciso di portarlo con noi alla festa di sabato per farlo divertire, giusto?
– Davvero? – chiese Alessio, accigliato. – Non ric…
Il volto della ragazza divenne quello di un’arpia quando ribatté che lui era sempre distratto e non le dava mai ascolto.
– Ah, su questo ti do solo ragione – concordò Alessio, alzando una mano come a far comprendere alla sua fidanzata che aveva sprecato fiato per delle ovvietà.
Giada si girò verso la sua nemica, assumendo un’espressione che doveva essere, nelle intenzioni della ragazza, quella di un sorriso ma che dava l’impressione di essere solo il mascheramento di un’emozione ben più perfida. – Quindi puoi anche andare, Olivia.
La ragazza fu sul punto di replicare, ma rimase a bocca aperta per un istante, poi, a spalle basse, se ne andò.
Luca fece per dire qualcosa, ma non riuscì, per l’ennesima volta, a precedere Giada, che disse: – Ti troveremo una ragazza alla festa, stai tranquillo – e questa volta il sorriso fu, sì, più sincero, ma ugualmente al ragazzo sembrò che vi fosse nascosto dietro qualcosa di poco piacevole.
***
Luca non sbagliava nel credere che dietro al sorriso di Giada si nascondesse qualcosa, e questi erano la soddisfazione di aver avuto l’idea geniale di approfittare della festa per provarci con lui e, contemporaneamente, la nera consapevolezza di non avere idea di come sfruttarla. Il dubbio era cresciuto sempre più durante i minuti che aveva passato con Luca e Alessio, principalmente per assicurarsi che quella nerd sfigata di Olivia si levasse dai piedi e non si presentasse di nuovo, ed era diventato un macigno quando i due ragazzi avevano abbandonato il piazzale, diretti a casa, lasciandola da sola.
Giada, in quel momento, si era accorta di non sapere dove battere la testa, e, con dolore, aveva compreso che aveva bisogno delle sue amiche, nonostante si fidasse poco di loro: ultimamente, sembrava si fossero coalizzate contro di lei, probabilmente a causa della sua bellezza, o per il fatto di aver acquistato un NFT che stava crescendo di valore e che sarebbe stato un grande aiuto economico negli anni a seguire. Fu tentata di non andare da loro, ma notò che erano ancora lì, nel piazzale, a chiacchierare di qualche argomento idiota. Volle considerarlo una sorta di segno del destino.
Quando le raggiunse, la salutarono e le chiesero cosa le fosse accaduto per avere quell’espressione. In poche parole, Giada illustrò loro la situazione.
– Quindi hai deciso, finalmente – disse Jennifer, – a momenti pensavo che te lo saresti fatto soffiare di nuovo anche da quella sfigata del classico.
– Da quello che ho sentito dire su come scopa, – ribatté Alice, sogghignando, – un pensierino su Luca me lo stavo facendo pure io. Magari prima me lo faccio, poi ti dico se ne vale la pena.
– Sì, così te lo lascia se è scarso – provò a indovinare Sofia, con una smorfia.
Giada non aveva tempo per quelle sciocchezze. – Io ho bisogno di un piano per poterlo sedurre alla festa.
– Alla festa sarà pieno di figa – commentò Valeria, – e come lo sappiamo noi, lo sa chiunque che il tuo amore segreto è diventato di nuovo disponibile sulla piazza, e che, depresso com’è, sarebbe disposto a farsi qualsiasi zoccola che aprisse le gambe per distrarsi un attimo.
– Già, dovrai allontanarlo dalla folla se vuoi lavorartelo da sola – spiegò Jennifer. – Oltre a dargliela, ovviamente.
– Ovviamente – le fece eco Giada con una voce che sembrava più un ringhio.
– Dai, lui e Alessio sono amici per la pelle – aggiunse Alice. – Sono sicura che, come non ti ha mai scopata fino ad ora, non lo farà nemmeno questa volta, se ti limiti a fargli vedere quelle poppe, annusare un po’ di profumo di passera, e basta.
– Non capisco come faccia, – commentò Jennifer, guardando il seno di Giada con un’intensità che fece sentire a disagio la ragazza, – io mi fionderei su quelle bocce e…
– Mentre state qui a sgrillettarvi con il pensiero dei meloni di Giada, – le richiamò all’ordine Sofia, che sembrava improvvisamente la più consapevole della realtà, – non prendete in considerazione della cosa più importante. – Lo sguardo, in parte interrogativo, in parte rabbioso, delle altre ragazze, la spinse a spiegarsi: – Alessio, branco di ochette. Se è presente, non credo che Luca si scoperebbe la nostra principessina nemmeno se si mettesse a gambe aperte davanti al nostro eroe e iniziasse a menarsela davanti a lui.
Nonostante tutto, le altre non poterono evitare di darle ragione. – E cosa dici di fare? – chiese Giada, sentendosi strana per chiedere consiglio a quella stronzetta invidiosa.
– Farlo allontanare dalla zona della scopata? – domandò, palesemente retorica, allargando le braccia. – Mentre tu conduci Luca in un posto solitario, un’altra intrattiene Alessio, così che hai tutta la tranquillità che ti serve.
– E cosa ti fa credere che funzionerebbe? – chiese Alice. – Sembrerebbe che tu sappia già tutto quello che c’è da fare. Un piano collaudato.
– E lo è. Mia cugina, l’anno scorso, ha fatto qualcosa di simile: stava con Michele, Flavia lo ha distratto con un pompino e lei si è fatta il migliore amico del suo fidanzato – spiegò la ragazza.
Lo sguardo di Giada si fece improvvisamente indagatore. – Quale “Flavia”?
Sofia rise. – Ah, indovina quale. Diciamo che la fama di zoccola della ex del tuo amore è nata anche da come ne ha parlato Michele dopo che mia cugina l’ha lasciato.
Giada non disse nulla, ma l’idea di sfruttare proprio un piano usato da quella puttana per prendersi il suo ex la intrigò più di quanto volesse ammettere.
Le sopracciglia di Jennifer si sollevarono in due punti interrogativi. – Ok, ma chi coprirebbe il ruolo della distrattrice? Voglio dire, nessuna di noi vuole apparire come quella che si scopa il ragazzo di Giada per… beh…
La ragazza ebbe l’impressione che l’amica, se così poteva definirla, fosse più disgustata di fare sesso con Alessio che apparire come quella che dava una mano a lei. O forse era il contrario? Ecco che il piano saltava già al primo problema…
Sofia chiuse le braccia, puntando le mani contro sé stessa.
– Tu? – domandarono quasi in coro le altre, sorprese.
– Esatto. Voi sembrate essere disgustate di scoparvi Alessio, quando la metà di voi punta a qualche ragazzo con il fisico di un attore hollywoodiano che non vi cagherebbe nemmeno di striscio e l’altra metà si farebbe montare pure da un sacco della spazzatura se vi pagasse il sushi – rispose Sofia, evidentemente soddisfatta di poter esprimere la sua opinione riguardo alle ragazze che frequentava. – Io questi problemi non me li faccio. Alessio mi piace? Non più e non meno di tanti altri. Non è figo come Luca, ma è abbastanza stronzo da mettere una ragazza – e sembrò non riuscire a trattenere uno sguardo verso Giada, – al suo posto, non sotto i piedi ma nemmeno su un piedistallo. Su questo aspetto, è forse uno dei pochi che vale la pena frequentare in questa scuola. E poi, non lo faccio per il sesso, o l’emozione di fare qualcosa che sembra uscito da un film, o perché voglio aiutare Giada. – E questa volta fissò volutamente la ragazza che voleva aiutare. – Lo faccio per avere un ritorno economico.
Giada la guardò a sua volta stupita. Farsi pagare? Ma da quando lei doveva pagare qualcuno per un favore? Alessio era uno stronzo, la palpava e, sì, non l’aveva mia messa su un piedistallo, ma non le aveva mai chiesto di pagare nulla, sebbene si rifiutasse di offrirle più del minimo indispensabile quando erano in un bar.
– E quanto vorresti? – domandò, sprezzante.
– Il tuo NFT – rispose Sofia, con un sorriso che non aveva nulla di cordiale.
Sul viso di Giada non comparve nessun sorriso; anzi, la sua espressione divenne dura, così come la sua risposta: – No. E non sai nulla di NFT, Giada: finiscila con questa storia.
Il sorriso che non aveva nulla di cordiale divenne di puro scherno. – E pensi di sapere tutto te? Mi sono guardata anch’io un paio di video su YouTube in materia, e mi sono anche fatta un uollet – aggiunse, lasciando intendere che si fosse preparata proprio per un’occasione simile e, per dimostrarlo, cavò di tasca il Samsung, lo sbloccò velocemente digitando il codice e poi lo girò, mettendo lo schermo rigato a favore della bionda.
Giada osservò la schermata bianca con il muso di una volpe che sembrava fatta di cartapesta per un tempo che parve eterno e che tramutò ogni drammaticità della scena in qualcosa di più simile in frustrazione e imbarazzo per Sofia, che di nuovo dava spettacolo della povertà in cui versava la sua famiglia. La ragazza sembrò colta da un tic che le fece scuotere la palpebra inferiore destra mentre attendeva che il suo vecchio cellulare completasse il caricamento del programma.
Giada, in ogni caso, non pensò nemmeno di approfittare di una situazione simile. – Non mi importa. Puoi scordartelo! – esclamò, chiudendo la discussione.
***
Quel pomeriggio, Alessio non le propose di fare sesso. La cosa lasciò Giada sia stupita che felice: a quanto pareva, sembrava che, nonostante tutto, l’amore del ragazzo per il sesso con lei veniva dopo altre cose che riteneva più importanti. No, effettivamente, la cosa la lasciava relativamente felice: la consapevolezza che il suo corpo meraviglioso non spingesse un morto di figa come Alessio a porla quale cosa più importante della sua vita era un grosso colpo per la sua autostima. Come poteva preferire la preparazione per un’attività stupida come il parapendio a lei?
Ciò, però, sarebbe cambiato quando si fosse messa finalmente con Luca. Il solo pensiero dello splendido ragazzo le infuse un senso di soddisfazione e piacere che Alessio non le aveva mai provocato, facendole sorgere un sorriso che le illuminò il volto, almeno fino a quando la consapevolezza che questo era, in realtà, ancora una semplice fantasia.
Sdraiata nel suo letto, con un libro di storia abbandonato sul suo seno, aperto in un qualche epoca che non ricordava, guardava distrattamente la puntata pomeridiana di “Amici”, troppo persa nei suoi pensieri per seguire le vicende narrate sullo schermo. Le tornarono in mente le discussioni di qualche ora prima con le sue amiche, o qualcosa che vi si avvicinava, nel piazzale della “N. Sandrini” con le loro opinioni e proposte bislacche.
Sembrava che non avessero problemi a rimorchiare un ragazzo, loro. La mettevano facile con la strategia: alla fine della fiera, non era altro che aprire le gambe o la bocca e dare al soggetto che volevano con loro uno o più orgasmi alla settimana, il quale si impegnava a viziarle e a evitare, quanto possibile, di spassarsela con un’altra nel frattempo. Tutto qui.
Ma quello che Giada voleva costruire con Luca era qualcosa che andasse ben oltre il sesso puro e semplice: quello che aveva in mente lei era una devozione verso quello splendido ragazzo tale che lui avrebbe smesso di preoccuparsi di qualsiasi cosa, lei avrebbe organizzato qualsiasi cosa, ogni singolo istante, fino all’ultimo aspetto della sua vita.
La puntata di “Amici” si concluse senza che una singola parola arrivasse alla sua coscienza, troppo occupata a sviscerare il problema che la affliggeva. Averne parlato con le sue amiche non era servito a molto, in ogni caso. Non che si sarebbe comunque aspettata molto da loro, in effetti.
Mentre la pubblicità terminava e la sigla della puntata riassuntiva quotidiana de “Il grande fratello” iniziava, si ricordò che quello era il segnale per il suo “esercizio”. Spostò l’inutile libro di testo, abbandonandolo per terra, si mise seduta sul lenzuolo e poi scese sul pavimento, inginocchiandosi sul scendiletto. Aprì il cassetto inferiore del comodino e spostò un vecchio computer portatile che doveva avere quasi sette anni, il primo che le avessero preso i suoi genitori e che adesso, non fosse stato usato per nascondere gli oggetti sotto, avrebbe potuto essere esposto in un museo.
La ragazza trovò quasi incredibile quanto fosse spesso rispetto a quello che usava adesso per imparare a programmare quando lo sollevò, appoggiandolo sul letto, mettendo alla luce la scatola in cartone di un vecchio “Gioco dell’oca” che pareva avesse fatto la guerra tanto era consumato e rovinato, con un angolo del coperchio tagliato e graffi e pezzi di disegno strappati via. Ci giocava con suo fratello anni prima, ma da tempo aveva smesso, soprattutto da quando Michele era andato in Inghilterra a studiare informatica. Aveva provato con i videogiochi ma, dopo qualche settimana online con titoli famosi o meno, aveva abbandonato tutto scegliendo passatempi più utili come i reality show e le serie tv su Netflix e Prime Video.
Quando anche il coperchio della scatola uscì dal cassetto, al suo interno, sopra la plancia di gioco, tra profili di oche in legno colorate, si poté vedere anche una scatola in plastica anonima, color cachi e con finiture di basse qualità e valore decorativo rosa. Nonostante i suoi genitori fossero entrambi al lavoro, nel loro studio di odontoiatria in centro a Belluno, quando Giada appoggiò le dita sui due fermi che la tenevano chiusa lanciò ugualmente un’occhiata alla porta della sua camera: nessuno doveva conoscere la scatola e soprattutto il suo contenuto. Per essere sicura che nessuno ne sapesse nulla, aveva richiesto, in fase di completamento dell’ordine, che venisse consegnato in un punto di ritiro in un supermercato a Feltre, che aveva raggiunto in pullman appositamente per ritirarlo con uno zainetto in spalla, e poi passato un paio di ore in un parchetto vicino a casa, aspettando che i suoi uscissero per fare la spesa, per rientrare e nascondere il suo segreto, ma solo dopo averne visto il contenuto, scoprendosi sgomenta.
In effetti, aveva richiesto ben più tempo alla ragazza decidere di fare uso del contenuto che a sceglierne uno e a trovare il coraggio per comprarlo, e il primo utilizzo, quando ci ripensava, era stato qualcosa tra una scena comica ed una pietosa, qualcosa che allora aveva segnato un punto di non ritorno nella sua vita.
Adesso, guardando i plug anali neri, di una forma elegante, simile alla tipica grafica del seme delle picche nelle carte da gioco, le parve incredibile che qualcosa di simile le mettesse soggezione. Erano disposti in ordine di grandezza, da uno minuscolo, adatto alla prima applicazione, ad uno leggermente più grande, più simile ad un membro, per preparare il secondo canale ad accogliere un pene senza dolore o preoccupazione.
Non che lei fosse stupida, si disse mentre prendeva il plug più grande e iniziava a farci colare sopra un po’ di gel che si trovava tra i dadi da gioco: accogliere quello di Luca sarebbe stata una cosa ben diversa, anche solo a livello emotivo, da un pezzo di plastica, ma, almeno per quanto riguardava l’”hardware”, la cosa non avrebbe dovuto dare particolari problemi.
Giada appoggiò il plug con la forma di un grosso pene sul comodino, ricollocò la scatola in plastica in quella in cartone del gioco da tavolo, e rimise tutto sotto il vecchio portatile, richiudendo per bene il cassetto. Prese il suo Samsung, lo sbloccò con il viso e controllò l’orario: i suoi sarebbero arrivati attorno alle 19, magari qualche minuto prima, quindi ordinò all’assistente di Google di avvisarla alle 18:30. Un messaggio di conferma la informò che tutto era a posto. Avrebbe avuto così il tempo di estrarre il plug, lavarlo, farsi un bidet e nascondere di nuovo tutto prima che fossero arrivati i genitori. Una delle prime volte le era andata male, e si era ritrovata a cena con uno di quelli piccoli ancora dentro di lei: la vergogna e il senso di proibito era stato tale che, una volta terminato il pasto, aveva avuto il bisogno di chiudersi in bagno e, prima di liberarsi, farsi uno dei pochi ditalini della sua vita per l’eccitazione.
Sorridendo, la ragazza, sempre inginocchiata sul scendiletto e con un gomito appoggiato sul lenzuolo, con la mano libera si aprì il bottone dei jeans e la zip, quindi con qualche strattone si abbassò i pantaloni e, con ben meno difficoltà, le mutandine. Adesso si appoggiò con i suoi grossi seni sul letto, prese il plug con una mano e, mentre con l’altra si discostava i glutei, appoggiò la punta fredda al buco in mezzo.
Le faceva sempre uno strano effetto alla passerina quando lo spingeva nel suo retto, mentre un brivido le correva lungo la schiena a causa del gel per farlo scorrere senza problemi. Se le prime volte le era parso di avere un dito nel culo, adesso apprezzava sentire quel fallo di plastica scivolarle dentro, premere contro le pareti intestinali, fare pressione contro il suo utero… era una sensazione curiosa, ma che aveva imparato ad apprezzare ben più di quanto avesse mai immaginato.
Chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro di piacere, accentuato dal sorriso che si era formato sul suo volto mentre spingeva un po’ più profondamente, poi faceva uscire il fallo di qualche centimetro, e poi lo rinfilava per tutta la sua lunghezza, ruotandolo in entrambe le direzioni. Strinse le gambe come ad impedire al piacere che aveva cominciato a pruderle nella passerina di fuoriuscire.
Si alzò in piedi, tirandosi su intimo e pantaloni e mettendosi seduta come se non avesse nulla nel culo. Anzi, si sdraiò direttamente sulla schiena tornando sul letto, cercando di guardare le ultime notizie dalla casa ma con la mente che continuava a scivolare sulla sensazione che le proveniva dal suo sedere.
Per l’ennesima volta, Giada si pentì di non aver comprato un vibratore anale, oltre ai plug, immaginandosi il piacere che le avrebbe dato avere qualcosa che le vibrasse nel retto…
“Quando Luca prenderà il mio sedere…”, pensò la ragazza, ma proprio quell’idea le fece passare tutta l’eccitazione e felicità che stava provando.
Per un istante, la sensazione sembrò ascrivibile a quella che un palo avrebbe provocato se glielo avessero spinto nel culo. La ragazza sentì il bisogno di girarsi prona, nemmeno avesse avuto il bisogno di lasciar uscire quel corpo estraneo dal suo ano con la forza che i capodogli usavano per espellere l’acqua dal loro sfiatatoio.
Rimase per qualche minuto in quella posizione, pensando, il suono del televisore che, per la prima volta in vita sua, le risultava fastidioso, ma era solo una cosa inconscia perché la sua mente era troppo impegnata a considerare che non avrebbe mai potuto godere per mezzo di Luca se Luca non l’avesse mai posseduta…
Il ricordo dei discorsi poco coerenti e, in realtà, inutili delle sue amiche di quella mattina si sbobinò nella sua memoria, lasciando ben poche speranze sul raggiungimento del suo obiettivo, soprattutto in occasione della festa di sabato sera. Lo stato di prostrazione emotiva di Luca causato dall’abbandono di Flavia era un’occasione d’oro, e doveva agire prima che qualche stronza si ritrovasse con la sua stessa idea e lei, di nuovo, se lo trovasse soffiato da un’altra. Pure quella cagasotto di Olivia si era fatta avanti, attratta dalla bellezza del ragazzo, e se l’aveva fatto lei, chissà quante altre erano pronte a provarci con lui.
Il vero problema era l’insensata amicizia tra Luca e Alessio… Lei aveva creduto che proprio mettendosi con quest’ultimo avrebbe fatto ingelosire il suo amore segreto e invece era stata una sciocchezza completa, diventando una sorta di intoccabile per il ragazzo che amava. Se avesse allontanato Alessio e approfittato di Luca e della sua depressione, e poi scaricato il suo fidanzato perché la tradiva per mettersi con il ragazzo che aveva appena scopato…
“Proprio come aveva proposto quella stronza di Sofia…”, dovette ammettere con la morte nel cuore, lasciando sprofondare il suo viso nel cuscino. Si chiese, per un istante, se ci fosse un altro modo per farlo, ma dopo più di dieci minuti passati a pensarci non ebbe nessuna idea…
– Figa… – sospirò, sconfitta.
Prese il telefonino, lo sbloccò di nuovo con la sua immagine, poi aprì WhatsApp. Dovette cercare il contatto nella lista di quelli che non aveva mai contattato prima, con l’idea, fino a poche ore prima, che mai l’avrebbe fatto.
Giada
Sono Giada. Accetto la tua proposta.
La ragazza rilesse il suo messaggio due volte prima di inviarlo. Un’involontaria smorfia le attraversò il viso quando il doppio segno di spunta prese il posto di quello di singolo. Un attacco di gastrite la colse quando divenne blu.
Sofia
Ahahaha lo sapevo che alla fine avresti ceduto ti mando l’indirizzo mandami l’nft e ne parliamo
Un attimo dopo, sotto il messaggio, apparve una lunga stringa di caratteri alfanumerici che Giada non ebbe difficoltà a riconoscerlo come l’indirizzo di un wallet abilitato per funzionare nella blockchian di Etherium.
Sconfitta, con un sospiro, la ragazza lo copiò e, dopo qualche secondo e alcuni passaggi che le parvero fin troppo automatici, la figura della ragazza manga con una spada ed un animaletto buffo scomparve dal suo portafoglio digitale. Nell’ultimo istante, le cadde lo sguardo sul valore che l’NFT aveva raggiunto in quel momento: tradotto in valuta FIAT, erano più di 1600 euro…
Sofia
Eccolo qui meraviglioso
Adesso possiamo parlare del nostro piano
Giada si mise le mani sul viso, il corpo nel suo retto che sembrava essere passato da estraneo ad alieno. Aveva appena pagato 1600 euro, messi via per il suo futuro, a quella stronza per avere un ragazzo… Si rese conto che avrebbe dovuto andare per il meglio ogni cosa, come gli ingranaggi di un orologio svizzero, se voleva che quei soldi non fossero stati buttati nel nulla.
Continua…
Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…