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Racconti Erotici

I miei sogni sono infranti

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

La stazione evoca in me tanti ricordi.

Vi passo ogni mattina, e ricordo tristemente i miei genitori morti. Un mucchio di foglie d’autunno si leva nel vento, come una nube, e in quel mentre mi sembra di rivedere i loro volti.

Chiedo invano di potergli parlare, di poterli abbracciare. La morte ci rapisce e ci porta per sempre con sé.

Uno dopo l’altro, i treni arrivano e passano.

Sono come gli anni, le gioie e le tristezze della vita. Sono come le cose che ci passano accanto, sono come noi stessi. Il silenzio d’inverno mi avvolge, ormai sono un povero vecchio, in pensione, che passa le sue mattinate passeggiando per la città triste, in cerca di sogni. Sì, sono gli ultimi miei giorni’

Oh, gli anni, quanti, quanti ne sono passati!

Avevo una sorella, sapete? Aveva dei lunghi capelli biondi, gli occhi azzurri e amava molto sorridere alla vita, la stessa vita che la fece a lungo soffrire, e poi la lasciò. Era così giovane, aveva appena vent’anni’

Ricordo di come rimase bella fino all’ultimo. Inutilmente la stringevo tra le mie braccia e la baciavo, cercando di consolarla’ Lei ricambiava le mie tenerezze, e diceva di amarmi d’un amore fuori del comune.

Giocavo con i suoi capelli. Passavamo delle lunghe ore al parco, vicino alla fontana grande, dove guizzavano i pesci rossi. E là le facevo delle promesse impossibili, che soltanto un ragazzaccio avrebbe potuto fare.

Aveva le labbra rosse come il fuoco. Sì, erano due labbra splendide, che risaltavano molto sul suo volto pallido, erano due labbra che amavo tanto baciare.

Ella non fuggiva alle mie premure.

Ma quel giorno morì, tra le mie braccia, le stesse che mille volte l’avevano stretta con passione.

Invano ho cercato la morte, dopo quel giorno.

Forse, se l’avessi trovata, avrei potuto incontrare di nuovo il mio angelo.

Sono sempre alla stazione. Passa un merci, lungo quanto un’immensità.

E mi vengono in mente mille cose tristi’ Oh, com’&egrave possibile credere in Dio? Una buona mamma non ci metterebbe mai così alla prova’ Non permetterebbe mai la morte, la sofferenza’ Oh, perché dovremmo credere che abbia condiviso queste cose, quando avrebbe potuto cancellarle per sempre dall’esistenza? E soprattutto’ Oh! Per quanto in vita mia abbia chiesto una chiara prova dell’esistenza di Dio, non l’ho mai avuta’ La mia &egrave stata soltanto attesa vana, ma ben ho avuto una prova crudele, che rende l’uomo nemico di Dio: la sofferenza, sì!

A volte il dolore migliora l’essere umano’ Ma quando &egrave smisurato, cieco, oh, allora, ci fa capire che nessuna mamma accetterebbe mai di veder precipitare dal burrone il proprio bambino, senza acciuffarlo e salvarlo!

Ho chiesto invano di poter vedere il mio angelo custode’

Fa freddo.

Il fantasma triste della mia adorata sorellina morta mi fa di nuovo visita. E’ un’anima meraviglioso e triste, che mi stringe tra le braccia, nel gelido silenzio d’inverno.

Vorrei tanto fare l’amore con quel fantasma.

Vorrei tanto’

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