Skip to main content

Il cioccolatino

By 19 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era inverno, ed in camera mia faceva maledettamente freddo, avrei dovuto studiare ma come al solito non ne avevo la minima voglia. Solo in casa giocavo con la fantasia ricordando l’ultima scopata. Non era stata eccezionale, ma mi era piaciuta perchè inaspettata e perchè in un certo senso rappresentava una vendetta verso Martina. Martina è la ragazza di cui mi ero invaghito (forse innamorato), la prima che avessi conosciuto a Bari, dove da poco mi ero trasferito per studiare ingegneria. Lei era minuta, alta poco più di 1,60 m, con lunghi capelli neri e mossi, occhi neri, seno pieno (una terza), un culetto che era una favola, e quel modo di fare che hanno le ragazze a cui piace farsi guardare, che hanno un che di esibizionista. Ci eravamo conosciuti tramite amici comuni, anche lei studiava anche se una materia diversa dalla mia, la nostra prima uscita fu molto piacevole, lei scherzava tranquillamente con me ed io nonostante fossi molto attratto da lei non ero teso. Ci furono ammiccamenti e capii la sua disponobilità a conoscerci meglio, nonostante lei fosse fidanzata da parecchi anni con uno troppo distante e che evidentemente l’aveva già tradita.
Dopo qualche tempo il nostro rapporto sembrò evolversi, tanto che uscivamo quasi ogni sera, ma sempre da amici, finchè una sera in discoteca e con l’aiuto di qualche cocktail decisi di farle capire che il mio interesse verso di lei non era solo di tipo platonico. Provai a baciarla, e fu come se lei se lo aspettasse, come se fosse pronta a ricevere il bacio dal primo momento in cui mi aveva visto, le sue labbra calde e umide sulle mie, il profumo dei suoi capelli, fu tutto stupendo e per quella sera decisi di non forzare troppo la mano. La baciai ancora, era bellissimo ed anche lei sembrò gradire molto, a notte inoltrata la riportai a casa e notai che lungo la strada qualcosa era cambiato, forse il silenzio e il freddo le fecero ripensare a ciò che era successo e magari a quando avrebbe rivisto il suo ragazzo.
Nei giorni seguenti accettò di vedermi come al solito anche se sempre con altre persone presenti ed io capii che si era pentita dei nostri baci. Cominciò a divenire fredda prima e irridente poi, mi resi conto che una sua amica sapeva di noi ma che lei aveva evidentemente raccontato qualcosa di esagerato da parte mia e i loro sorrisetti e occhiatine di complicità mi davano fastidio, anche se la cosa che evidentemente mi infastidiva di più era un cambiamento repentino e ingiustificato che mi aveva portato via da quelle labbra che ricordavo sulle mie prima di addormentarmi.
Tutto procedette così per un mese, ci vedevamo si, ma da amici ed io ormai ero convinto che fosse stato l’alcool a strapparle quel bacio più che la voglia di me. Tutto così fino ad un venerdì sera. Passai da casa di Martina per aspettare la macchina che ci avrebbe portato in disco, lei mi disse che una sua amica aveva bisogno di qualcuno che andasse a prenderla e che lei doveva ancora finire di prepararsi, morale sarei dovuto andarci io per risparmiare tempo. Visto che mi vanto di essere un cavaliere, non mi dispiacque andare a prendere una ragazza evitando di farle percorrere quel brutto quartiere di notte. Arrivato al portone, suonai al campanello, c’erano 4 cognomi, evidentemente anche lei era una studentessa ed aveva una camera. Scese una ragazza con capelli ricci e lunghi oltre le spalle, dalle forme decisamente abbondanti ma quasi inverosimilmente magra.”Alberto” dissi, “Veronica” rispose lei. Nonostante la magrezza aveva un viso caldo, quasi materno e mi sembrò subito simpatica. Mi offrì una Lucky Strike, altra nota a suo favore, le feci i complimenti per l’ottimo gusto oltre che in fatto di sigarette anche per il vestitino, di seta rosa con una scollatura che le stava davvero bene. Mi accorsi che aveva freddo e le offrì il mio giubbotto di pelle, lei accettò di buon grado e dopo averglielo poggiato sulle spalle disse “Sei sicuro che tu non avrai freddo?”, “No” risposi sorridendo, “Pensavo che avrei dovuto solo fare il tragitto dal portone alla macchina a piedi, altrimenti avrei messo qualcosa di più pesante, scusami”, “Non c’è niente di cui scusarsi, spero solo che il giubbotto sia abbastanza caldo” dissi. Pensai tra me che quella civetta di Martina non aveva le detto che ci sarebbero venuti a prendere da casa sua apposta. Mi accorsi durante il tragitto lei mi guardava con insistenza ed arrivati a casa di Martina lei disse che avrebbe preferito aspettare lì piuttosto che disturbare Martina, io non ebbi nulla in contrario. Mi appoggiai al cancello e mi misi due sigarette in bocca, le accesi e ne diedi una a lei. Continuammo a parlare e mi accorsi che tenva la sigaretta tra le mani per scaldarsi.”Se vuoi puoi appoggiarti a me” dissi “se ti abbraccio avrai meno freddo”, non avevo ancora finito di parlare che lei con un filo di voce rispose “si”, e spinse i suoi glutei sorprendentemente sodi e pieni contro il mio inguine. Non so cos’avrei dato per sentire il suo profumo, ma la sigaretta me lo impediva. Cominciai ad eccitarmi, avrei voluto finire la frase dicendo “non pensare che lo dica con un secondo fine” ma non ce ne fu bisogno e lei probabilmente sarebbe stata contenta se lo avessi avuto il secondo fine. Buttai la sigaretta ormai finita e cinsi le sue spalle, lei sembrò trovarsi a suo agio, poi mi disse “le tue mani sembrano gelide, Metti almeno quelle sotto il giubbotto, te le scalderò io” lo feci senza dire niente, gliele appoggiai in grembo e sentii un brivido che la percorse, non so quanto colpa del contatto e quanto del freddo. Lei appoggiò le sue mani sulle mie e cominciò dolcemente a frizionarle, e a salire, io assecondai il movimento, finchè quasi non arrivai al suo seno. A quel punto i suoi movimenti divennero più decisi ed io appoggiai le mani sui suoi capezzoli, potevo sentirli premere contro il reggiseno, le mi guardò, mi fece eccitare da morire sembrava chiedermi il permesso, era come se dicesse “puoi toccarmi il seno per favore?” una cosa che mi fece impazzire.
Passarono altri due minuti e arrivò la macchina, aprì la portiera a Veronica e salimmo, salutai gli altri amici e dopo pochi secondi scese anche Martina. Io ero sul sedile di dietro in mezzo a loro due e potevo sentire lo sguardo di entrambe su di me, due sguardi diversi, una altezzosa, l’altra amorevole e quasi sottomessa. Ci fermammo per prendere le sigarette e scesero tutti tranne me e Veronica, lei sembrava non aspettare altro, mi girai e si avvicinò a me, io la baciai, le nostre lingue turbinavano e si esploravano, assaporai la sua saliva, buonissima. Io le mordicchiai le labbra, lei una volta finito il bacio me ne diede un altro piccolo, sul labbro inferiore come se il nostro bacio fosse stata la sua opera d’arte e quella la sua firma. La serata trascorse così, Martina sembrò non far caso a noi, se non per qualche occhiataccia che lei e la sua amica mandavano a Veronica.
A fine serata io dissi che saremmo scesi a casa di Martina e che l’avrei riaccompagnata a piedi, volevo strapparle un altro po’ di tempo soli insieme. Ci incamminammo dopo aver aspettato che Martina entrasse nel portone. Dissi a me stesso che ero stato fortunato fino a quel punto e che una così non ci sarebbe stata la prima sera, che francamente nemmeno io volevo bruciarmi tutto subito.”Mi dai il tuo numero?” chiesi, circa a metà della strada, “no” disse lei “ma se vuoi ti do un’ altra sigaretta”, accettai e ci sedemmo su una panchina. Pensai al perchè mi avesse detto e no, e decisi che voleva solo giocare con me e che aveva voglia di prolungare la serata.”Vuoi andare a casa?” dissi, “si, sono stanca, tu non ci vai?” rispose, “si, certo, è solo che mi dispiace già di doverti lasciare”. Lei mi baciò a quel punto e mi portò di nuovo la mano sul seno, notai che doveva essere un punto particolarmente sensibile per lei. Sempre con la lingua nella sua bocca scesi e le accarezzai le gambe, poi più su fino alle mutandine, sentii che erano umide. Continuai finchè lei non disse basta, io le sussurrai “fammi salire da te, voglio farti venire”, lei non rispose ma si mise a camminare speditamente verso casa sua tenendomi per mano. Arrivati al portone ebbe un tentennamento “saliamo” dissi, “il problema è che” disse “io sono in una stanza doppia e non posso farti entrare da me”, risposi “faremo pianissimo e andrò via prima che la tua coinquilina si svegli”.
Si girò ed aprì il portone, “prima barriera superata” pensai. Salimmo al secondo piano e di nuovo alla porta ebbe un ripensamento, io decisi di andarci pesante, dolcemente le misi la mano destra sul collo e con la sinistra risalii la sua coscia, trovando le mutandine stavolta molto bagnate, bastarono pochi tocchi, “ho bisogno di te stanotte, tu hai bisogno di me?” sussurrai, aprì la porta.
Percorremmo il corridoio in assoluto silenzio, entrammo in bagno e ci spogliammo lì, lei si sedette per togliersi le calze ed il profumo della sua femminilità si diffuse in quell’ambiente così ristretto e io fui attirato a lei. Mi inginocchiai e scostai le sue mutandine, mi leccai le dita e poi comincia ad asciugargliela con dei piccoli bacetti, e con il labbro superiore a sfiorare il suo clitoride. A dispetto dell’impressione materna che mi aveva dato lei mi tirò i capelli e spinse la mia testa con forza verso di lei. Io smisi, e le dissi “si fa a modo mio”, “va bene” rispose. “ora ti spogli completamente nuda, aspetti che io sia entrato nel tuo letto e poi ti stendi esattamente su di me”, “ma…” accennò lei, dissi che la sua coinquilina non si sarebbe accorta di nulla e che ormai era troppo tardi, e mi diressi verso la sua camera. Nella penombra cercai il letto, ci entrai e subito dopo la luce nel corridoio si spense, mi levai le mutande che feci cadere a lato del letto.
La sensazione di quel corpo morbido e sodo, caldo, sul mio fu celestiale. Il mio pene turgido trovò subito posto tra i suoi glutei, e mentre la mia mano pizzicava i suoi capezzoli potevo sentire le piccole gocce che dalla fica le scendevano dritte sul mio cazzo. Con la sinistra scesi e cominciai a massaggiare il clitoride, e notai che lei muoveva il bacino, ma non per invitarmi a farlo più forte, sembrava quasi che, non ebbi il tempo di capire, sentì la cappella stretta in una morsa, quella troietta stava cercando di metterselo nel culo senza dirmelo. Continuai a toccarla e mi feci massaggiare dal suo ano per un po’ quando sentii che lei stava per venire le diedi un colpo così forte che il mio cazzo lubrificato com’era dai suoi e dai miei umori penetrò fin quasi alle palle, smisi di toccarla e misi la mano sulla sua bocca, avendo cura di ficcarle le dita intrise di liquido sulla lingua, cosicchè potesse assaggiare. Non sembrò dispiacerle farsi scopare così nel culo. Mentre la sbattevo le sussurravo nell’orecchio quello che le avrei fatto dopo, e non appena dissi che le avrei fatto bere lo sperma che sarebbe uscito dal suo ano sentii una stretta fortissima al cazzo, dapprima rigida e prolungata, poi pulsante. La puttanella era venuta. L’odore del sesso rendeva l’aria quasi pesante, saliva e umori si michiavano nelle lunzuola, lei scivolo giù e cominciò a farmi un pompino. Si vedeva che non era molto esperta, potevo sentire i suoi molari sulla cappella, ma era notevole che lo succhiasse dopo che le avevo aperto così il culo. Poi riemerse e si fece entrare il cazzo nella fica, sputandomi in bocca tutta la saliva, e devo dire che il sapore del mio cazzo e del suo culo si sposavano alla perfezione, la tenni un po’ in bocca e gliela restituii, lei ingoiò tutto. Cominciò a sussurrare che voleva farmi venire e che voleva bermi, e a saltare sempre più forte su di me, io le dissi di fare piano altrimenti si sarebbe svegliata l’altra.
Non ne ebbi il tempo, la stanza si illuminò prima che potessi sentire il click dell’interruttore dell’abat-jour, una ragazza ci guardava dal suo letto con aria assonnata che presto si tramutò in sorpresa e poi furibonda. Io mi nascosi sotto le coperte, più che per vergogna per evitare chq quella si mettesse ad urlare. Veronica uscì dal letto e io uscì da Veronica, bagnandomi tutto l’addome. Sentii distintamente che gridavano “Devi smetterla di comportarti da puttana, ti ho detto che maschi qua non ce ne voglio di notte”, “Stai zitta tu che la notte ti sento mentre ti tocchi con me a 1 metro dal tuo letto, mi fai schifo”. Guardai, erano entrambe in piedi ora, Veronica di spalle a me, nuda, l’altra mi guardava ed aveva solo la maglietta, senza mutandine, non sembrò preoccuparsene. Veronica la spinse sul letto e cominciarono a tirarsi i capelli, io uscì dal letto eccitato più che mai e tirai via Veronica, buttandola sul nostro letto, quella ci seguì buttandosi su di noi e avvignhiandosi con le gambe intorno alle mie. Potevo sentire che la troietta cercava di strusciarsi su di me, ed aveva appoggiato la testa sul letto succhiando il lenzuolo intriso dei nostri liquidi. Io ero immobilizzato, e decisi di coinvolgere anche l’altra, le accarezzai la schiena e scesi fino al buco del culo che cominciai a massaggiare con due dita. Veronica se ne accorse e sparì dalla mia visuale,sentì che apriva un cassetto, ma ritornò quasi subito, mettendosi a cavalcioni sul mio viso. Ora ne avevo una attaccata che si strusciava a me odorando il mio sudore e succhiando la mia saliva ed una altra letteralmente seduta sulla mia faccia, con sorpresa notai che non voleva farsi leccare la fica ma l’ano. Aveva un sapore strano e pensai che doveva essere perchè l’avevo scopata così in profondità, e fu con orrore che notai che fuoriusciva qualcosa di scuro, non potevo muovermi e lei prima di cominciare a succhiarmi il cazzo disse “non è quello che pensi”, lo toccai con la punta della lingua, era dolce. La troia si era ficcata un cioccolatino nel culo, e me lo stava facendo mangiare, non riuscì a trattenermi, quando mi cadde in bocca il cioccolato, spruzzai tutto lo sperma che avevo in bocca a Veronica, la sua amica sentì i miei addominali indurirsi e dopo un altro paio di strusciate venne anche lei. Veronica si girò sorridendomi e baciò la sua amica dosando lo sperma con cura così da dargliene metà. Ingoiarono. Si strinsero entrambe a me e dormimmo sereni per il resto della notte-

Leave a Reply