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Il compleanno di Paolo

By 14 Marzo 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

La storia si basa su una fantasia vissuta da due amanti che si amano e condividono le stesse passionalità.
I personaggi introdotti sono tre perchè il secondo personaggio femminile altro non è che l’alter ego della protagonista.
I nomi non corrispondono ai personaggi reali per ovvi motivi di privacy.
Passiamo al dunque:
Paolo: 40 anni con la sua famiglia estranea al rapporto da cui nasce il racconto.
Alice: 20 anni amante di Paolo, vive la sua vita con il segreto dell’amore irrealizzabile, stracarico di passioni ed amore ma che non potrà vedere la luce del sole.
Mary: alterego di Alice, la schiava. Grazie a lei i due si sono conosciuti ed ora serve la coppia regalando passione e ricevendo amore ed appagamento al suo stato di schiava.
il rapporto tra i due nasce grazie ad un sito di racconti erotici dove Paolo scrive una sua fantasia legata alla dominazione.
Alice, o meglio, Mary, appassionata dal racconto scrive a questo autore sconosciuto chiedendo di essere annoverata tra le sue schiave virtuali.
Il rapporto comincia tra due sconosciuti che dividono la passione per la dominazione e la sottomissione.
La relazione nasce sotto la stella della più rigorosa privacy imposta dal Paolo per salvaguardare e vite private di entrambi.
La passione prende entrambi con il coinvolgimento totale al punto che Mary non riesce più ad essere asciutta in mezzo alle gambe quando sa di dover fare qualcosa o contattare il suo master.
Tra i due comincia il gran rapporto di fiducia che si accoppia alla passione e fa da base per l’amore che sta per sbocciare.
Sopratutto il cuore di Paolo si scioglie alla conoscenza di Alice che irrompe ed entra nella storia che non è più di solo appagamento di istinti ma diventa amore e rispetto per i protagonisti che condividono a distanza amore, passione e tanta fisicità che lascia sbalorditi anche i protagonisti su come, due copri così lontani reagiscono come se fossero sempre a stretto contatto.
I due, presi dall’amore, abbattono il muro di privacy imposto e condividono i sentimenti ed il fisico.
Il racconto che segue nasce da un regalo fatto da Paolo ad Alice e racconto del sogno di incontro tra i due con l’immancabile presenza di Mary che sprigiona tutta la passionalità che un schiava del sesso può sprigionare per il suo padrone.
Da un accordo comune è nata l’idea di condividere il racconto con i lettori delle storie sul sito che è stato Galeotto per i protagonisti.

Non ci resta che dirvi, buona lettura.

Paolo e Alice Per il mio compleanno, avendo rotto con il mondo, mi metto in macchina e vado verso sud, fermandomi a XXXXX per passare una giornata in giro sperando di incontrare una persona molto importante.

Da solo in hotel, la sera prima chatto con il mio amore a cui chiedo di dedicarmi, se ha voglia, 10 minuti del giorno dopo, per prendere un caffè insieme e chiacchierare, magari un bacio, tanto desiderato.
La risposta è stata delle più evasive dicendo che non aveva corsi ed aveva già dato appuntamento ad un’amica per fare shopping insieme.

Ormai deciso a trovare il centro commerciale dove avrebbe potuto incontrare anche di sfuggita il suo angel, Paolo si mette a dormire pensando ai possibili percorsi da fare per aumentare le possibilità di incontro.

La mattina successiva, ancor prima che suonasse la sveglia (ore 07:00), arrriva una chiamata dalla reception annunciando una visita.
Certo di chi fosse, Paolo si affretta ad alzarsi, lavarsi e commette l’errore di non portarsi i vestiti in bagno (in hotel da soli con ci si pensa mai).

L’errore più grave è stato di aver dimenticato di controllare la chiusura della porta la sera precedente e, la splendida Alice, trovando la porta socchiusa, si va a sedere sul letto senza far alcun rumore.

Paolo esce dal bagno in mutande e correndo per vestirsi prima dell’arrivo della sua amata e, quando la vede seduta sul letto si mette a ridere conscio della figuraccia.

Alice, bellissima come sempre nella sua semplicità, indossava pantaloni jeans, una maglietta fucsia, delle scarpe da ginnastica ed aveva con se uno zainetto ed una busta che aveva appoggiato sul letto.
“Amore, sono passata a farti gli auguri prima di andare a fare spese. La torta è meglio metterla in frigo” dice Alice e ripone due piccoli pacchetti nel frigobar.

“Mi dispiace, amore, ma avevo già preso quest’impegno e non potevo disdirlo, se ci riesco ripasso stasera e ceniamo insieme” dice Alice ridendo.
“Ma non mi offri nulla? E’ il tuo compleanno, voglio il mio dolcino” dice mentre spinge il suo uomo sul letto e comincia a carezzare sopra i boxer.
“Certo che puoi prendere il tuo dolce, amore mio, ma poi mi aspetto il mio regalo” rispondo con aria maliziosa.
Tutto si chiude con un bacio che Alice da con molta passione prima di scendere sul coprpo di Paolo ed infilare la mano dentro i boxer a tirare fuori il suo premio.

Alice si abbassa e comincia a baciare il pene, lo lecca e lo succhia avidamente e com molta maestria accelera e decellera il ritmo del suo agire in modo da portare Paolo prossimo all’orgasmo due volte prima di farlo venire nella sua bocca.
Soddisfatta, risale e bacia il suo uomo con un sorriso splendente.
Paolo cerca di fermarla e di toccarle il seno che anche durante il pompino gli era stato negato dalle mani di Alice che era decisa solo a prendersi il suo dolce.

“Auguri, amore mio” dice Alice mentre si rialza, “Posso andare in bagno a truccarmi che stamattina sono scesa presto e sai che mi piace essere sempre in ordine quando esco. Devo proprio andare”

“Mi lasci così, amore mio? come sei crudele, chiama la tua amica e dille che non puoi, ti prego” replica Paolo disperato.
“Proprio non posso, amore mio” risponde e si dirige verso il bagno col suo zainetto.
Paolo sconsolato si ributta sul letto senza rivestirsi e pensa a come è stato bello quel momento e cosa può fare per prolungare quel piacere, senza che il suo cuore (residente dentro il petto di Alice), scappi via pure dopo questo momento bellissimo di passione subita.

Mentre pensava con gli occhi chiusi e pensieroso, sente il rumore della chiava che libera la porta del bagno. Neanche si alza, sperando di convincere Alice a rimanere e, sorpresa delle sorprese, davanti ai suoi occhi vede quello che ha sempre sognato: Lei, Mary è davanti a lui.

Mary, vestita di sole calze autoreggenti nere, perizoma e reggiseno in pizzo, scarpe col tacco a spillo da 10.
Aveva le mani dietro la schiena, trucco marcato ma non volgare (del resto è un’artista col makeup), ed una collanina che finiva proprio in mezzo al reggiseno.
Si avvicina a testa bassa ma sorridente e si inginocchia ai piedi del letto: “Padrone, per il vostro compleanno, Alice mi ha concesso di servirla tutto il giorno. Il mio corpo è finalmente vostro, fate di me quello che più desiderate. Tanti auguri anche da parte mia.”

“Alzati Mary, e fammi vedere come sei bella. La posizione la conosci, mani dietro la schiena, petto in fuori, gambe leggermente divaricare e testa indietro con bocca aperta”.

“Come desidera, padrone”, Mary si alza con equilibrio precario tnendo sempre le mani dietro la schiena e si mette in posizione, orgogliosa di farlo.
Nei due amanti si legge una soddisfazione ed una carica per una giornata che mai, neanche nei loro sogni più proibiti erano riusciti ad immaginare.

Paolo si alza con calma, si tocca il pene che comincia a dare fastidio dentro i boxer (è troppo presto per liberarlo) e, mentre si tocca pensa ” meno male che Alice l’ha svuotato prima, altrimenti non avrei potuto trattenere la voglia”.

Con estrema calma apparente, Paolo gira intorno alla sua schiava, è su di giri, si trattiene dal saltarle addosso, la sfiora, soffia sul suo corpo immobile e teso.
Il primo tocco è una sorpresa per Mary, uno schiaffo, non forte, sul culo che la fa muovere leggermente in avanti “Ti ricordi di chi è questo culo? lo ricordi mia schiava troia?”.
“E’ vostro, solo vostro, mio padrone, neanche Alice lo userà mai senza il vostro permesso” risponde Mary con fierezza.
“E queste, che bella novità, brava” dice Paolo toccando le manette che Mary si ra messa per l’ocasione, “come le apriamo?”
“Mio padrone, la chiave è sul mio cuore” dice sommessamente Mary, abbassando la testa per indicare
“Ferma, chi ti ha dato il permesso di muoverti? Sei solo un oggetto nelle mia mani e fai quello che ti dico” sicuro di se Paolo prende Mary per i capelli e rimette inposizione la testa.
“La chiave del ciondolo, bella trovata, sai pensare a tutti i particolari per il tuo padrone, brava”

“Bene, mia schiava, ora vediamo come sta la tua fighetta. Ti senti eccitata?”.
“Si, mio padrone, la vostra schiava non vede l’ora di essere posseduta da voi. Il mio corpo vibra dalla voglia di unirsi al vostro”.

“E’ presto, mia piccola e vogliosa troia, è presto, voglio giocare prima, sei mia, sei la fonte della mia lussuria e delle mie voglie oggi. Preparati a soffrire per meritare il godimento, sono io che lo voglio ed il tuo corpo sarà la creta per modellare i miei piaceri”.

“Basta parlare, ora la parola al tuo corpo”, Paolo infila una mano nel perizoma di Mary e scopre che è bagnato dei suoi umori. Annusa la sua mano e poi la infila nella bocca aperta di Mary: “Lecca i tuoi umori e pulisci la mia mano, oggi perderai molti liquidi in questo modo, sarai la mia troia, troia si solo per me e per il mio volere”
“Si padrone, non vedo l’ora” geme Mary mentre lecca avidamente la mano del padrone.

“Ora finiamo la tua ispezione” prosegue Paolo, togliendo la mano dalla bocca di Mary e passandola sul reggiseno in modo da stringere a mano piena prima un seno e poi l’altro.
“Non grandi e belli sodi, il corpo perfetto, tutto merito della mia Alice, ora vediamolo sotto” parla tra se in modo che Mary si senta un animale sotto esame. Abbassato il reggiseno in modo da far fuoriscire i capezzoli, Paolo li pizzica e tasta con aria interessata “Non sono ancora duri, vediamo di rimediare bene coi metodi tradizionali che non applichiamo da molto”, preso uno spago, stringe il capezzolo tra due dita e fissa un cappietto a stringere in modo che non sia stretto da fermare il sangue ma sufficientemente da far sentire la presa ed indurir il bellissimo bottoncino. Tra i sospiri di Mary, Paolo esegue la stessa operazione all’altro capezzolo.

“Ora girati, troia ed abbassa il busto con le gambe aperte. Ti voglio a 90′” Ordina Paolo.
Mary esegue prontamente offrendo al suo padrone i suoi buchi con cui spera di soddisfare le sue e, sopratutto le voglie del suo padrone.

“Alice sa scegliere, questo indumento valorizza il prezioso contenuto” dice Paolo abbassando il perizoma a metà coscia.
“Bagnata è poco, sei fradicia, lurida troia. Non azzardarti a venire” dice Paolo mentre ispeziona la figa di Mary prima accarezzandola, poi infilando un dito e giocando. Nell’atto di infilare il secondo dito i gemiti di Mary si fanno più insistenti e Paolo decide di porre fine al gioco raccogliendo gli umori e passandoli sul buco del culetto bello sodo e stretto della sua schiava.
Carezza dopo carezza Mary non si rende conto che muove la vita in modo da incrementare l’effetto delle carezze. “Chi ti ha dato il permesso di muoverti? vuoi godere, troia?” dice Paolo metre schiaffeggia severamente il culo di Mary.
“Ti sto solo ispezionando e tu sembri una vacca in calore” Paolo dice quasi ridendo mentre continua la lubrificazione del culo prima di inserire un dito dentro e cominciare a muoverlo.
Mary, quasi sorpresa dell’inserimento, accusa un leggero fastidio che poi si tramuta in piacere. L’effetto combinato dei cappetti, delle carezze e della penetrazione la fanno quasi vacillare sui tacchi, la debolezza del suo corpo della schiava dovuta al piacere, suscita anche in Paolo un’erezione ormai incontrollabile.

“Bene bene, vedo che il mio amore, tiene bene il suo corpo prima di offrimelo tramite te, lurida troia” dice Paolo mentre offre la mano da leccare a Mary.
Mary ha una piccola esitazione poiché un dito, essendo uscito dal culo, non ha un bellissimo odore.
“Pulisci, è il tuo corpo, del resto non hai fatto la pulizia completa, se ci sarà modo ci penserò io”
“Ora rimetti la biancheria in ordine e non togliere i cappetti e poi aspetta in ginocchio mentre mi preparo” ordina Paolo mentre prende la chiave e libera le mani di Mary.
Mary esegue immediatamente riordina le calze, rimette la figa fradicia nel perizoma e nasconde i cappetti interamente nel reggiseno notando che i capezzoli non reistono allo stimolo e sono duri come chiodi.
Tornata in ginocchio, posiziona le mani dietro la schina come se fossero legate e la testa china in attesa del suo padrone, speranzosa di ottenere il permesso di venire e di godere del sesso del suo padrone.
Paolo esce dal bagno vestito di tutto punto con pantalone e giacca grigia, guarda la sua schiava ubbidiente e si siede sul letto.

“Troia, ora usciamo per centri commerciali ma prima ti spiego tutte le regole che dovrai rispettare per compiacermi mentre siamo fuori e non ti è possibile mostrarti schiava al 100%”
“Padrone, speravo che volesse approfitare del mio corpo oggi” risponde Mary mostrando un pochino di delusione “ma rispetterò tutte le vostre volontà”
Paolo serio anche se tradito da un sorrisino: “Mary, credo che sono io a comandare ed il tuo corpo è mio, godrà se io vorrò e quando vorrò, ora mi va di passeggiare con la mia schiava e lo facciamo. Tornando al punto:
1) quando saremo in macchina tu siederai al posto del passeggero con le ginocchia a 90′ e le piante dei piedi piantate a terra, le gambe leggermente divaricate e le mani lungo i fianchi leggermente più indietro del busto. La testa sarà leggermente china ed ubbidirai ad ogni ordine ritornando in posizione appena possibile
2) nei centri commerciali e per strada mi seguirai a breve distanza, prenderai i pacchi ed ubbidirai a tutto quello che dico
3) ai ristoranti o ai bar non ordinerai se non sarò io a chiederti cosa vuoi e mangerai o berrai tutto quello che ti porgerò.
4) se saremo seduti in luogo pubblico, mi chiederai il permesso di sederti a meno che non sia io a dirtelo, ti preoccuperai di non farmi mancare nulla (tipo acqua nel bicchiere, tovaglioli e quant’altro….)
5) eseguirai ogni mio ordine anche se ti è concesso chiedere la parola per fornire osservazioni che saranno valutate da me per poi dover ubbidire senza esitazioni al mio ordine modificato o meno”

“Ora vestiti ma tieni l’intimo e le scarpe che indossi, certo avrei preferito la gonna ma non potevi prevedere….”
“Padrone, Alice mi ha fornito anche un vestitino, che avrei dovuto indossare per presentarmi a voi, se vuole posso……..”
“Perfetto allora, indossa il vestitino sopra l’intimo e le scarpe che indossi, non abbiamo molto tempo, vestiti di fronte a me”
Mary indossa il suo vestitino che le arriva a metà coscia e mostra tutte le sue grazie in modo non volgare.
Paolo finge indifferenza e si alza a prendere una bottiglia di acqua da un litro “Visto che il bidet non lo considero igienicamente perfetto, ora riempirai la tua vescica stando in ginocchio e bevendo direttamente dalla bottiglia nel minor tempo possibile”
Mary si inginocchia e beve tutto i llitro d’acqua rimanendo in ginocchio in attesa del padrone che, con sua somma sorpresa si pone davanti a lei toccandosi all’altezza del pene “Vuoi un assaggio, mia toria? fa il tuo dovere e bevi tutto”.
Mary gioisce della richiesta e non se lo fa ripetere, abbassa pantaloni e boxer al suo padrone prima di leccare e succhiare quel pene che tanto desidera. Lo spettacolo agli occhi di Paolo è bellissimo, la sua schiava, inginocchiata e con le mani dietro la schiena, che lecca l’asta dal basso verso l’alto suscitando l’inizio dell’erezione che poi viene completata dai movimenti di stantuffamento operati appena presa in bocca.
Prossimo a venire, Paolo tiene la bocca della schiava in modo che l’asta sia tutta nella sua bocca e lo sperma entri in gola.
Mary, aspetta che il padrone finisca l’eiaculazione, prima di leccare il pene per pulirlo e rimetterlo nei boxer attendendo nuovi ordini e comunque speranzosa di essere toccata e stimolata.
Paolo, però, non aveva alcuna intenzione di farla sfogare e le ordina di alzarsi e seguirlo.
Nel cammino fino all’auto, Mary si tiene a poca distanza dal suo padrone ed in macchina si siede come ordinatole mostrando un pochino di disagio ed apprensione.
Appena partiti, Paolo setta il navigatore verso un centro commerciale in zona e si avvia restando in silenzio per una decina di minuti.
Al fine di stimolare la sua schiava, Paolo comincia “Brava la mia troietta, devi sapere che questa posizione ha il grosso vantaggio di permette al tuo padrone, di ispezionarti mentre guido e senza distrarmi” mentre con la mano si insinua sulle calze e risale fino a toccare la pelle in prossimità della figa che non ha mai smesso di colare umori.
“Vedo che non smetti di desiderare di essere posseduta, andiamo scendi e comportati bene, ricordati che se vuoi parlarmi puoi farlo ma dovrai terminare la tua frase con padrone anche se non saremo soli” Paolo ammonisce la sua schiva mentre parcheggia l’auto nel presso il centro commerciale.

Entrati nel centro commerciale Paolo, seguita a poca distanza dalla bellissima slave che, a testa bassa, lo segue imbarazzata sentendosi osservata da tutti per il suo stato. In relatà non passa inosservata ma per la sua bellezza e non per il suo stato di schiava trasparente a tutti, almeno per il momento.

Giunti all’interno Paolo si dirige in un bar e, rivolto alla bellissima Mary ordina ponendole i soldi “prendi un caffè ed una bottiglia d’acqua da 1/2 litro” mentre i siede ad un tavolino.
Mary, senza rispondere per non farsi scoprire con la parola “padrone” in mezzo alla gente, in silenzio prende i soldi ed ordina al bar quanto ordinato.
Arrivta al tavolino Mary serve il caffè al padrone e versa l’acqua stando in piedi accanto a lui.
Paolo beve un sorso d’acqua e proge il rimanente alla sua schiava ordinandole di bere. La pressione sulla vescica di Mary comincia a farsi sentire ma sa che questo è uno dei giochi che piace al suo padrone e beve dal bicchiere chiedendo a bassa voce: “Devo bere tutto, padrone?”.
“Certo”. è la replica di Paolo, “mica vuoi sprecare una risorsa preziosa come l’acqua?”.
Finito di prendere il caffè, Paolo si alza e si incammina verso il brico del centro commerciale seguito da una dimessa Mary orgogliosa di servire il suo padrone.
Mary comincia a sospettare che gli acquisiti la riguarderanno da vicino quando Paolo le porge due tipologie di fascette stringicavo, dei moschettoni, della corda, mollette da bucato.
La cosa che rende molto orgogliosa Mary è quando Paolo entra tra gli scaffali dedicati alla cura degli animali, si guarda intorno, certo di no essere visto e prende un collare medio da cane di piccola taglia, si avvicina a Mary e lo cinge al suo collo come per misurarlo prima di caricare anche questo oggetto tra le cose trasportate da Mary. Questa volt, però mostra un sorriso malizioso e Mary non trattiene un “sarò la vostra cagna, padrone”.
Paolo sorride e, certo di non essere visto, spinge la mano sotto il vestitino e riscontra che Mary è eccitata all’inverosimile, pronta a venire, “no mia cagna, sei mia e non ti concedo in pubblico, abbi pazienza e ti darò l’osso”.
“la prego, padrone. sono al limite, padrone”.
Paolo sorride, si gira e prende due ciotole da cani porgendole alla sua Mary prima di dirigersi alla cassa a pagare.
Ora i due camminano per il centro commerciale, Paolo avanti e Mary con la busta poco distante. Paolo guarda vetrine ma, sopratutto cammina, deve lasciar lavorare l’acqua che si accumula nella vescica di Mary.
Paolo si gira verso Mary e dice, “ora mangiamo qualcosa che non so se a pranzo avrò voglia” e si dirige verso un selfservice interno al centro
Paolo prende posto ad un tavolino e si rivolge a Mary in piedi che attende: “Allora, Mary, posa la busta su quella sedia vicino a me e va a prendere due tranci di pizza, una margherita ed una col salame, una coca cola ed una bottiglia d’acqua grande, eco i soldi”.
Mary si avvicina e dice:”come desidera, padrone”.
Paolo aveva scelto un tavolo che aveva due sgabelli fissi di legno per sedersi separato da un tramezzo con gli altri tavoli.
Mary arriva al tavolo con quanto ordinato da Paolo e, al bordo del tavolo chiede “qual è la vostra pizza, padrone?”
“cosa ti fa credere che una sia tua? posale sul tavolo e prendi due bicchieri”
Mary porta i bicchieri ed aspetta in piedi. Paolo le ordina “siediti sulla panca vino a me e mettiti come in macchina”
“si, padrone” e si siede come ordinato, “gradisce acqua o coca cola, padrone?”
“Riempi i due bicchieri uno con acqua ed uno con la coca cola”, Mary esegue e torna in posizione.
“non voglio vedere mai i bicchieri vuoti a meno che non sia finita l’acqua o la coca cola e bevi tu il primo bicchiere d’acqua”.
Mary esegue ma, mentre beve, Paolo insinua la sua mano in mezzo alle sue gambe fino a raggiungere la figa e sentirla bagnata, “non smetti mai dai perdere liquidi, bevi ancora o ti disidrati”.
“Padrone, ho la vescica piena, con so se resisto”, “bevi e trattieni, ora stiamo pranazando e non mi sembra bene che tu mi chiedi di andare in bagno, se veramente ne hai bisogno lo chiederai dopo pranzo, intanto bevi”
Mary abbassa la testa “Si padrone, mi scusi”.
Paolo prende il primo pezzo di pizza e comincia a mangiare.Ogni due morsi imbocca Mary con lo stesso pezzo senza mai fermarsi di giocare sulle sue sue cosce.
Finito di mangiare Paolo si dirige verso l’auto, imposta il navigatore con un sorrisino sulle labbra.
Mary si mette in posizione e chide “posso andare in bagno, padrone”
“Va bene ma dovrai farlo all’aperto, devo ancora fare delle compere”.
Mary, presa dalla vergogna arrossisce “Posso trattenere ancora, mio padrone”.
Giunti in una zona un pochino isolata Paolo scende lasciando Mary in macchina ad attendere.
Al rientro Paolo porta con se 3 sacchettini di carta e li posa sul sedile posteriore.
“La spesa è terminata ora facciamo una passeggiata, sei contenta? Ma prima bevi quest’altra bottiglietta d’acqua, non vorrei ti disitradassi con tutti i liquidi che perdi” e nel frattempocontrolla l’umidità in mezzo alle gambe di Mary.
“Padrone, non resisto più, la prego mi conceda di fare pipì, dovunque lei vuole”
“OK allora, ma lo farai alle mie condizioni”. Paolo si dirige in una zona isolata e, fermata l’auto ordina a Mary di togliersi il perizoma in auto.
“Si padrone, ma mi vergogno”e lo toglie molto lentamente.
“Ora, mia schiava è arrivato il momento di cominciare a giocare. Metti le mani dietro la schiena e chiudi gli occhi”
Paolo prende uno dei sacchetti e ne estrae delle manette che mette ai polsi di Mary, poi infila la mano in un altro sacchetto e deposita parte del contenuto in tasca.
Mary comincia a sentirsi agitata, pronta a tutto per il suo padrone ma piena di paure.
Paolo scende ed apre la portiera alla sua schiava che comincia a camminare guardandosi intorno, conscia che dovrà fare pipì in luogo pubblico e con equilibrio precario dato all’impedimento di usare le mani.
Paolo, si pone dietro Mary e le ordina di camminare avanti fino ad un albero.
“Ora girati ed accucciati”, le ordina mentre l’aiuta a tenersi in piedi.
Mary, incerta, esegue aspettando il permesso di poter liberare la vescica ma Paolo, aperta la patta dei pantaloni le ordina, “Bevi un altro pò di nettare e poi ti liberi”.
Mary, stanca della posizione e dolorante per la vescica, prende il pene di Paolo in bocca e comincia il suo lavoro.
Paolo, sorridente si abbassa ed alza il vestitino alla dolorante Mary, che, toccata sulla figa si mostra bagnatissima.
“Ora puoi urinare, mia schiava”, mentre rimette a posto il pene nel pantalone senza aver donato nettare alla sua schiava, “non consumiamo tutto il prezioso nettare che la giornata è lunga”.
Mary comincia ad urinare eccitatissima, Paolo sa che per lei non è facilissimo farlo mentre è eccitata.
Dopo i primi spruzzi, Paolo ordina “Basta, fermati”.
Mary, con la faccia che implora pietà ferma dolorosamente la sua azione e guarda mendicante il suo padrone.
“Brava, la tua forza di volontà mi compiace, continua ora e fa presto”.
“Grazie, padrone” dice Mary mentre continua ad urinare.
Finito di vedere la sua schiava fare pipì, Paolo la guarda e la aiuta ad alzarsi, le allarga per bene le gambe, prende un fazzoletto e la asciuga della pipì e degli umori prima di stimolarla e sussurrare alla sua vittima “ora sei vuota e sai che non mi piace, cosa facciamo?”
“appena in macchina berrò tutto quello che vorrete, padrone, ma sapete che sono eccitata e non sono riuscita a liberarmi del tutto, padrone” dice Mary quasi scusandosi di essersi liberata.
“Ho una idea migliore”, disse Paolo estraendo l’oggetto dalla tasca, “ora la riempiamo con queste”, disse mostrando due pallne d’acciaio con una catenella alla sua slave e mettendole vicino alla bocca.
Mary succhia le palline con lussuria, pregustando il piacere e cerca di bagnarle più che può, sapendo la loro destinazione.
Paolo si abbassa, carezza la figa di Mary e comincia a forzarla con una pallina. Mary si regge all’albero pern non cadere. Paolo trattiene la pallina e gioca sul monte di venere strusciando l’oggetto del piacere mentre dalla figa colano umori.
Dopo aver intriso le dita nella figa, le porge alla bocca di Mary, “senti troia come coli, sei la mia troia e ti riempirò per bene”.
“mmmm padrone, riempia la figa della sua troia, la prego, padrone”, Mary non resiste, vuole essere riempita.
Dopo aver giocato un altro pochino sul monte di venere, Paolo inserisce la pallina nella figa che si apre per poi richiudersi imprigionando l’oggetto del piacere.
Mary si sente in estasi e chiede “posso venire, padrone, sono al limite, la sua troia ha tanta voglia, padrone”
“piccola mia, è presto, lo sai e mi piace vederti così vogliosa di avere le mie attenzione ma ora ti metto alla prova. Staccati dall’albero e fai due passi avanti”.
Mary, si spinge con le mani ammanettate e fatica nel muoversi dall’albero poichè il suo stato di eccitazione ed i tacchi mettono a serio rischio il suo equilibrio, “Padrone, faccia di me quello che vuole, il mio corpo è suo. Mi pedoni se questa troia non dovesse resistere alle proprie emozioni. Non voglio deluderla”.
“Allora apri le gambe troia e mettiti in posizione stabile, e cerca di rimanerci”.
“Si padrone”, dice mentre allarga le gambe.
Lo spettacolo che offre Mary è mozzafiato: una troia (la troia di Paolo), con le gambe larghe, gli umori che scorrono a bagnare le calze ed una catenella fuoriuscire dalla figa a cui è attaccata la seconda pallina pronta a darle piacere.
“Pronta troia, non cadere e resta in equilibrio” ammonisce Paolo mentre gioca cn la seconda pallina.
Paolo si diverte molto prima di inserirla, portando Mary a rischiare di non reggersi in piedi molte volte. Gioca sul monte di venere, appoggia alle labbra della vagina cominciando a spingere, ma richiamando la pallina all’esterno, facendola cadere sulla catenella con sobbalzo della schiava che si sente muovere dentro dal profondo.
Mary è prossima all’estasi quando Paolo spinge la pallina facendola sparire nella figa curando che la catenella fuoriesca in modo chiaro.
Il tragitto fino alla macchina è pieno di sospiri ed incertezze, poiché le palline dentro di lei non smettono di stimolarla aumentando l’eccitazione a cui Mary è portata dal solo ricordo di quanto successo.
Finito l’inserimento Paolo ordina di ritornare alla macchina dopo averla baciato e constatato il viso matido di sudore per lo sforzo a cui la poveretta è stata sottoposta..
Vicino alla portiera Paolo libera le Mani di Mary e le ordina di rimettere il perizoma e tornare in posizione.
Prima di avviare la macchina Paolo controlla lo stato della troia sorridendo e prendendo un filo di nylon tipo quello da pesca, molto sottile in modo che non sia visibile dall’esterno dell’abitacolo.
Sposta il perizoma da un lato e passa il filo all’interno dell’anello formato dalla catenella e tiene i due capi in tensione, conscio che ogni piccola sollecitazione crea terremoti nella figa, la figa che tanto è tanto prossima a disubbidire all’ordine preciso di non venire.
“Padrone, la prego mi consenta di venire,non resisto” è la preghiera di Mary, ormai conscia che il viaggio di ritorno sarà difficile da gestire ancora carica.
“Mia piccola troia, il tuo corpo è mio e devi fare in modo che mi ubbidisca”.
“Si padrone, ci proverò, la sua troia sarà contenta di ubbidire al suo padrone” dice Mary cn voce che non riesce a non mostrare l’eccitazione.
Paolo accende la macchina tenendo il filo in mano. I movimenti sullo sterzo portano il filo ad allentarsi ed entrare in tensione senza regolarità. Questi movimenti non fanno cessare l’eccitazione di Mary che si lascia scappare qualche mugolio di piacere.
I mugolii di piacere della schiava non riescono a limitare la voglia di Paolo,che, nonostante si sia imposto di darle il suo pene solo in albergo deve cedere e, parcheggiata l’auto, si gira verso Mary: “ora girati troia, non riesci proprio a trattenere il tuo essere porca”, la ammanetta e prende il filo, “Ora prendi quello che desideri tanto e fallo senza lamenti e gemiti”, ordina Paolo mentre si abbassa la patta dei pantaloni e tira fuori un pene in erezione.
Mary sorride e si china sull’oggetto dei suoi desideri leccando e succhiando come sa fare bene per il suo padrone.
Mentre Mary succhia, Paolo gioca col filo e la porta sempre vicinissima ai suoi limiti,al punto che Mary,concentrata sui richiami del suo corpo, si incanta senza pompare come deve sul pene del suo padrone.
Paolo tira il filo per richiamare l’attenzione ed una pallina esce dal suo scrigno.
“Chi ti ha autorizzato? sei così eccitata che non riesci più a trattenere le cose dentro? Ora finisci il tuo lavoro, alla tua figa ci penso io dopo”, Paolo severo.
“Padr… mi perd…., la prre….” prova a ribadire Mary con Paolo che la zittisce col suo pene.
“Fammi godere, toria, poi penso a te”. Mary si concentra sul pene del suo padrone e lo porta a venire copiosamente nella sua bocca, ripulisce il tutto e si mette a capo chino nella posizione da viaggio ordinatele.
“Ora pensiamo a questa figa senza rispetto”, sogghigna Paolo, infilando la mano tra le gambe della sua slave, poi prende una gamba e la alza sul cruscotto mentre abbassa il ribaltabile.
“prima di tutto, assaggiamo il suo sapore hihi” sogghigna mentre estrae la seconda pallina.
Si abbassa col viso ed annua gli umori, bagna le dita e le porge alla slave che lecca immaginando le intenzioni del suo padrone.
Paolo lecca con foga entrando quando più possibile nella figa senza tralasciare veloci leccatine al clitoride. Mary ci mette poco a venire ed inondare la bocca di Paolo coi suoi umori.
“Ora sarai contenta troia,hai sporcato il tuo padrone, ricomponiti” dice Paolo mentre infila bruscamente l palline di nuovo nella figa e riposizione le gambe di Mary sul pianale della macchina.
Paolo non resiste più e vuole ringraziare la sua slave, si abbassa e le da un bacio profondissimo mentre le alza lo schienale.
“Ti amo Alice e ti ringrazio del tuo lato slave, ora basta però, la mia debolezza è finita”, togle le manette e la fa ricomporre prima di riposizionare il filo e ricominciare la tortura al corpo della bellissima slave.
Il resto del viaggio fino all’hotel prosegue senza sorprese co Paolo che, tramite il filo tiene calda la figa della slave e la prepara al seguito.
Arrivati all’hotel, Paolo parcheggia nel posto più lontano, rimuove il filo agitando la catenella in modo che nella figa di Mary le palline provochino di nuovo agitazione. I liquidi ci mettono pochissimo a riprendere copiosamente a colare e Paolo ordina “Aprimi lo sportello e prendi tutta la spesa fatta, poi cammina davanti a me e voglio vederti ancheggiare”.
Mary scende dall’auto con la figa in subbuglio, si dirige allo sportello guidatore, apre la portiera ed accenna un inchino “Padrone, la sua troia è pronta a servirla in ogni suo desiderio e si augura di essere sempre all’altezza”.
Paolo esce con un sorriso e tocca i seni da sopra il vestitino, “Il tuo corpo è all’altezza, mia troia, non preoccuparti, sarò lieto di accontentarti e darti la possibilità di servirmi, ora prendi la merce e cammina verso l’hotel, chiedi la chiave e poi dirigiti in stanza ed aspettami in ginocchio mentre io predo un aperitivo al bar”.
Mary si dirige verso l’hotel ancheggiando come meglio può, ad ogni passo la sua figa chiede soddisfazione ed emette i suoi umori, ma lei deve ubbidire agli ordini e resiste anche se si legge la voglia in faccia.
Giunta alla reception si fa dare la chiava e si incammina verso l’ascensore.
“Come sei pigra,Mary, prendi le scale” dice Paolo a voce alta.
La povera Mary, senza proferire parola (dire padrone davanti a tutti era un imbarazzo troppo forte), si dirige verso le scale e si sforza a non pensare alle richieste del suo corpo.
Paolo, come Mary scompare dopo la prima rampa, si dirige verso l’ascensore e la aspetta al terzo piano e si posiziona vicino all’ascensore.
Dopo qualche interminabile minuto sbuca Mary dalla scala, salire le scale con le palline dentro senza venire è davvero una prova forte per lei.
“Lumaca, dammi le chiavi, ti lascio la porta aperta, non tardare”.
“Padrone, la prego, mi consenta di venire o di prendere l’ascensore, non resisto” dice Mary come atto di disperazione.
Soli sul pianerottolo, Paolo tocca la figa di Mary e la trova fradicia, “In ginocchio, troia”, Mary ubbidisce, “ora scegli, vuoi prendere l’ascensore? allora sarai in ginocchio fino alla stanza e sarai punita se dovessero rompersi le calze, altrimenti chiedi scusa, rialzati e prosegui il tuo cammino”.
“Mi scusi, padrone, controllerò il mio corpo” a testa bassa Mary si alza e riprende il suo cammino.
Paolo sogghignando riprende l’ascensore ed arriva al 5′.
Entrato in stanza, si mette sul letto ed aspetta Mary che entra matida di sudore, non per la fatica delle scale, ovvio.
Entrata si inginocchia ai piedi del letto con le mani dietro la schiena e le gambe leggermente allargate.
“Che sbadato che sono, ho dimenticato l’aperitivo” dice Paolo mentre verifica lo stato della figa, “come si dice, chi ha cattiva testa ha buone gambe, e le mie gambe sei tu, mia schiavetta. Rimedia agli errori della testa, mi porti un campari e del ghiaccio a parte”.
Mary, con sguardo ferito, conscia di dover rifare il cammino, “Certo, padrone, felice di servirla”.
Mary esce e scende le scale con crescente fatica, arriva al bar e prende quanto ordinato.
Prendi due bicchieri uno col campari e l’altro col ghiaccio e comincia a risalire. Al secondo piano incotra Paolo che la stava aspettando, “Se continui così il ghiaccio si scioglierà, in ginocchio ed entra nell’ascensore!”
Mary, abbassa lo sguardo ed ubbidisce, il suo padrone ottiene sempre quello che vuole, la reazione del suo corpo è spietata, il tranello del suo padrone, invece di innervosirla la eccita ancora di più, è sua e lui può fare quello che vuole di lei.
Aperta la porta dell’ascensore, Mary esce timorosa di incontrare qualcuno sapendo di doversi muovere i ginocchio ma, per sua fortuna tutto il piano è deserto.
“Mamma mia, speriamo di non aver dimenticato le chiavi dentro!” dice Paolo guardando la sua schiava in ginocchio.
Mary, trema al pensiero di dover scendere nella hall in ginocchio.
Sorridendo Paolo estrae le chiavi e fa cenno alla sua schiava di entrare. Si siede sulla poltrona ed allarga le gambe, facendo segno alla sua schiava di avvicinarsi e posizionarsi in mezzo ad esse.
“Annusa, troia, mi stai spingendo a venire senza stimoli, versa due cubetti di ghiaccio nell’aperitivo ed annusa” Paolo mentre si lascia cadere sulla poltrona.
“Avete un ottimo profumo di uomo, padrone, vi prego lasciate che vi dia gioia e vi liberi e vi supplico di concedermi di venire” implora Mary mentre versa il ghiaccio e posa il rimanente su un tavolino.
Paolo beve un sordo e tocca di nuovo la figa di Mary sempre fradicia, “Togli il perizoma e mettiti in ginocchio nell’angolo dietro il letto, troia!!”.
“Si padrone, attendo il vostro volere, segregata”, si toglie il perizoma lasciandolo sul letto e si mette in ginocchio nell’angolo come ordinato.
Paolo le va da dietro e la ammanetta di nuovo prima di recuperare con uno strappo le palline dalla figa.
“MMMMMMMMM, padrone non resisto” ed il liquido dalla figa sgorga incontrollato ma senza spruzzi,Mary e davvero sulla soglia di venire, “Padrone, la prego mi stimoli,sto scoppiando”
Paolo si allontana ed apre il frigo non visto, compie delle operazioni e prende una bottiglietta d’acqua che versa nella ciotola acquistata prima di metterla vicino all’angolo dove si trova Mary.
Prende il collare e lo cinge intorno al collo di Mary per poi attaccarci il guinzaglio e tirarla fino alla poltrona.
Paolo si toglie i pantaloni e si siede gustando l’aperitivo.
Giunto a metà del suo aperitivo, tira il guinzaglio della cagna e la porta davanti a lui inginocchiata. Mentre la benda le chiede “Dimmi un numero tra 1 e 5”.
“3, padrone”.
“Ora alzati e mettiti a cavallo della mia coscia, ecco ti guido io. Volevi venire? ti sto dando la possibilità.”
“Senza saperlo hai fatto la scelta più giusta per te, troia, hai scelto il numero tre, il terzo dito, il medio. Ora io metterò il dito alto sulla mia coscia e tu ti impalerai cercandolo enza mai staccarti dal contatto con la mia coscia, una volta impalata, potrai agitarti e provocarti piacere fino a venire,. Se solo non sento il contatto col tuo corpo con la coscia o m stanco del gioco mi fermerò e,anche se nn sarai venuta,il gioco temina, tutto chiaro?”
“Grazie, padrone, cercherò di sfruttare il regalo che mi sta facendo e di non sporcarla troppo, la amo, padrone”
“Ecco ora puoi iniziare”, dice Paolo dopo aver posizionato Mas al ginocchio ed il suo pugno chiuso col dito medio alto alla base della coscia.
Mary si muove strusciandosi sulla coscia con la figa, aumentando il suo livello di eccitazione fino a sentire il pugno, si solleva arrivando con la figa alla punta del dito e si impala. Il dito entra senza sforzi, tanto è bagnata, sembra un coltello che taglia burro caldo.
Marycomincia ad agitarsi e gli umori ad aumentare,la forza con cui Mary si agita rende incerta la posizione di Paolo che fatica a tenere la mano ferma.
Di colpo, e prima che Mary venisse, Paolo toglie il dito e Mary continua a strusciarsi sulla coscia cercando di venire.
Paolo si alza ed ordina “Ora in ginocchio, troia, dimmi un altro numero tra 1 e 5”, “2, padrone”.
“Ora chinati in avanti faccia a terra e dammi un altro numero tra 1 e 4”.
“Come desidra, padrone 3, padrone” dice Mary vogliosa con la faccia a terra.
“Hai scelto di venire con due dita e di preciso medio ed anulare, per cui…………….” finisce Paolo infilando le due dita nella figa ed agitandole all’impazzata.
Mary si libera in un lago di umori e geme sentendosi morire dalla goduria “MMMMMMM, padrone, grazieeeeeeeeee, padrone”.
Paolo prima che lei finisse di di contrarsi prende un cubetto di ghiaccio e lo infila nella figa “raffreddiamoci un pochino ora, troia, io devo ancora cominciare a godere sul serio. Lecca i tuoi umori e vienimi vicino” mentre si dirige a sedersi sulla poltrona gustandosi il resto dell’aperitivo e la scena della sua schiava che lecca gli umori con le mani legate e vestita (unico indumento mancante il perizoma).
Terminato il tutto Mary si avvicina al padrone che la tira su per il collare e sposta la poltrona portandola al centro della stanza.
“Ora Mary, ti libero, tu toglierai il vestitino ed il reggiseno, ti voglio con le calze, le scarpe ed il collare pronta a me.” e le toglie le manette.
Mary si spoglia e si inginocchia aspettando nuovi ordini mentre Paolo prepara le corde, le fasciette ed i moschettoni.
“Ora cagna va a riempirti la vescica con l’acqua nella ciotola”.
Mary si muove e si china, sempre con le mani legate nella ciotola a bere tutta l’acqua. E’ davvero eccitante vedere una schiava sexy e disponibile umiliarsi nella ciotola.
Terminata l’acqua Paolo la prende per il guinzaglio e la porta vicino alla poltrona ordinandole: “ora passa la testa sotto la spalliera della poltrona e resta col corpo sulla seduta”.
Mary perplessa non sa cosa fare e Paolo la prende peri fianchi accompagnandola a sedersi ma, mentre si sta per accomodare le spnge indietro il busto e fa passare la testa sotto la spalliera della poltrona e le appoggia le mani sui braccioli dicendo “Reggiti ora sistemiamo prima la testa”.
Paolo gira intorno alla poltrona e prende il supporto per le valige e fa appoggiare la testa a Mary portandola fuori fino al collo in modo che sia accessibile il collare “appoggia la testa e sta ferma, troia, ora vado a pensare al tuo corpo”.
“Padrone ho paura ma il mio corpo e vostro e mi fido di voi, so che vi servirete di me avendo cura delle vostre cose” si sente la voce timorosa di Mary.
Tornato sul davanti della poltrona, Paolo prende le fascette stringicavo e le fissa ai polsi ed alle caviglie della sua schiava.
Altre fascette le passa in mezzo all’anello costituito ai polsi e le fissa alle barre laterali dello schienale, poi fissa quelle delle caviglie ai braccioli della poltrona.
Spinge il busto di Mary in avanti finché il culo non arriva in linea col bordo della seduta.
Poi si ferma e guarda la sua schiava con le gambe aperte avvolte dalle calze le scarpe col tacco in alto, tutta rannicchiata ed aperta da lasciar libero accesso alla figa ed al culo completamente accessibili, le mani vesto l’alto immobilizzate dalle fascette. La testa sparisce dietro rendendo la schiava come cieca a quello che succede amplificando tutte le sue sensazioni dettate dal contatto col resto del corpo.
Paolo fissa la sua preda e comincia a studiare cosa possa migliorare quel momento perfetto.
Nel fissare il suo pene comincia a ribellarsi per cui, si sposta dalla parte della testa e comincia a spogliarsi sotto gli occhi della schiava che comincia a pregustare il godimento.
Finito di spogliarsi si avvicina alla testa di Mary ed ordina “Ora voglio che mi servi con la tua bocca, girati e tieni stretto il mio pene, non muoverti, sarò io a scoparti in bocca”.
“mmmm, padr… ” Mary abbozza col pene che sta entrando.
Paolo comincia a fare avanti e indietro prima lentamente poi aumentando il ritmo e poi rallentando di nuovo. Mary stringe il pene nella sua bocca e lo avvolge come farebbero le pareti della figa, una vera scopata con la saliva al posto dello scroto.
Pronto a svuotarsi, Paolo lascia tutto il pene nella bocca di Mary che, data la posizione, fatica a trattenerlo ma, appena arrivano i fiotti, ingoia golosamente ed aspetta che Paolo riprenda a muoversi per ripulirlo e ringraziarlo.
Ormai scarico, Paolo ritorna dalla parte del corpo e controlla la figa che intanto a ripreso a colare.
Paolo osserva la sua schiava, è contentissimo di come si sta comportando e si prepara per renderla perfetta. Si assenta e si reca in bagno da dove torna con degli oggetti che Mary non riesce a vedere.
Paolo va in mezzo alle gambe di Mary e carezza le gambe e le cosce fino a toccare lievemente anche la figa ed il clitoride. Usa la sua mano per far riprendere consistenza al pene e poi lo appoggia sul monta di venere di May mentre si occupa del suo seno.
Paolo prende tra le mani i seni di Mary e li massaggia, prima di soffermarsi ai capezzoli che stimola facendo la dovuta pressione e strofinio.
Quando Paolo ritiene che i capezzoli sono ben duri, prende i cappetti ben noti a Mary e li applica saldamente ai capezzoli.
Mel giocare coi seni, Paolo struscia volutamente col pene sul monte di venere amplificando le sensazioni di piacere di Mary. Continuando nel suo gioco, Paolo applica due mollette ai capezzoli già inbrigliati nei cappi ed altre 4 mollette per seno (a croce).
Preso un filo da lenza Paolo lo passa attraverso tutte le 8 mollette (ad eccezione di quelle sui capezzoli), le lega al filo dei cappetti e fa in modo che siano tutti in tensione prima di legare i capi al collare di Mary.
Ora Mary se si agita con la testa strappa tutte le mollette ed i cappetti. Dopo aver inferto l’ennesimo supplizio alla povera Mary, Paolo le sussurra all’orecchio “Ora metto la ciliegina sulla torta, rendo il tuo corpo perfetto per il tuo padrone, hihi”.
Mary eccitatissima si lascia scappare “Grazie, padrone, sono fiera di appartenerla e la amo”. “Bacialo!” dice Paolo passando il pene davanti alla faccia.
Mary per istinto protende la bocca per prenderlo ma Paolo si allontana un pochino e Mary si sporge e sente una fitta la seno. Paolo sorride “Lo vuoi in bocca? allora succhialo”. Mary, incurante del fastidio ai seni, anzi eccitata anche da questo, spompina il suo padrone e lo rende duro, sta per farlo venire e Paolo prende i fili al collare e li tira strappando i cappetti con tutte le mollette, questo dolore amplifica il piacere e Mary sfocia in un mezzo orgasmo che Paolo si affretta ad alimentare mettendo il suo pene duro nella figa e pompando fino a farla venire e poi lo rimette in bocca a Mary “Bevi e pulisci ora, troia”.
“Mhsmhsiiii pppmmmadrmmmmomhhmmmmone”, Mary eccitata succhia e fa venire Paolo quasi subito succhiando tutto il nettare.
“Ora al lavoro, troia, ti farò ancora più bella”, e la accarezza mentre la lascia di nuovo per andarsi ad occupare del suo corpo e, più precisamente della sua figa.
Ritoranto tra le gambe della schiava, Paolo riposiziona in tensione i cappetti e le mollette sul seno e comincia ad accarezzare il pelo corto della figa.
Si china e lecca la figa per assaporarla prima di prendere un tubetto con del gel e spalmarlo su tutto il monte di venere ed intorno alla figa.
Mary sente un fresco sulla figa accompagnato dalle stimolazioni, una sensazione di strano benessere che la porta a gemere. Paolo torna nel bagno e prende una piccola bacinella d’acqua.
Con la lametta comincia a tagliare tutti i peli dall’eseterno verso l’interno, prima da desta verso il cento e poi da sinistra verso il centro, il lavoro è fatto in modo da lasciare una sottile riga centrale.
Terminato il tutto, pulisce con un asciugamano e posiziono 4 mollette anche sulle labbra, due a destra e due a sinistra.
Preso il telefonino, scatta una foto e la mostra a alla sua schiava che lo guarda sorridente.
“Ora sei perfetta, scaldami che ho voglia matta di prenderti di nuovo”, Paolo passa il filo anche alle mollette sulla figa e le tende, “Sei pronta ora, troia?”, prendilo in bocca e fammelo duro.
Mary, ricomincia a gustarsi il pene del suo padrone e gioca fino a quando ricomincia a reagire prendendo corpo.
A metà del lavoro, Paolo la lascia a bocca aperta e e si mette in mezzo alle sue gambe, “Ora vediamo come funziona, hihi”, appoggia il pene sul monte di venere, in mezzo alle mollette e spinge simulando la penetrazione.
Lo strofinio sulla strisciolina di peni stuzzica il pene che continua ad indurirsi sempre di più fino a che Paolo non si sente pronto.
A questo punto, Paolo prende i fili che tengono le mollette alla figa e li tira strappando letteralmente le mollette.
Il bruciore è forte e Mary urla per il dolore, ma subito dopo, quel dolore diventa immenso piacere perché Paolo stimola le pareti interne della vagina inserendo il suo pene a chiavare la slave.
Questa volta comincia con ritmi alti per amplificare il piacere mischiato l dolore, poi rallenta per non venire o farla venire presto.
Paolo stantuffa la sua schiava che, ad ogni stimolo di tipo diverso (cambio ritmo, estrazione del pene, schiaffetti, stimolazione al seno martoriato), geme dal piacere.
Quando ormai, prossimo alla nuova eiaculazione, si rende conto che Mary è prossima a venire di nuovo, strappa tutte le mollette facendo urlare la povera schiava che, subito dopo, geme rumorosamente dal piacere.
Paolo continua a scopare con tutte le sue forze rimaste, lo tiene dentro quando si sente stremato e, quando il suo pene vuoto, non è più efficace, prende le sue dita e comincia a giocare con quelle.
La vuole, vuole gli orgasmi della sua schiava ora, la vuole così.
Mary geme, Paolo ferma 3 dita nella figa, Mary è pronta per venire di nuovo e si agita, le corde la fermano parzialmente e Paolo “Troia, ora esaudiamo un desiderio di Alice”.
Detto questo, aggiunge un quarto dito e si abbassa a prendere del gel lubrificante.
Mary viene di nuovo, ora è davvero bagnata da tutte e due le parti (la testa piena di sudore e la figa piena di umori). “Ora godrai come non mai” passa il gel sulla mano e si unge per bene, infilale 4 dita e comincia a ruotare fino a far insinuare anche il pollice.
Mary gene, urla e geme, non capisce dove finisce il piacere e dove comincia la paura per quello che sta subendo, ma si fida del suo padrone e “haaaaa padr. ha one, haaaa gr…a zzzzieee, haaa, vuoooo aaah leeee”.
Paolo mette un altro po di gel sul polso, chiude la mano a cuneo e comincia a forzare, “Riempiti tutta ora, troia” prima di spingere con decisione e far entrare dentro tutta la mano.
Mary urla e geme, Paolo si ferma con la mano dentro per farle prendere fiato, poi ruota e muove aspettando un altro orgasmo veramente copioso ed appagante.
Mary si calma quando Paolo cessa di girare il pugno dentro di lei, riprende appena fiato prima che Paolo estrae il pugno tenendola di nuovo in tensione ma questa volta è solo piacere.
Paolo si sofferma a quadrare la sua schiava nella posizione dei suoi sogni con la figa dilatata per darle piacere, guarda il suo pugno bagnato e lo porge alla bocca di Mary che prontamente lo lappa gustando i suoi umori e pulendo la mano del padrone.
E’ esausta ma soddisfatta, lo si legge nei suoi occhi. Paolo le lascia il tempo per riprendersi coccolandola, accarezzandole il seno, il viso, la bacia “mia schiava, sei fantastica. Mi spiace solo che ora devo cominciare a prepararti per riportanti ad Alice. Vorrà dire che la torta la dovrò mangiare da solo”
“Padrone, mi dia un attimo per riprendermi e mi permetta di fare una telefonata, la prego voglio servivi ancora”.
Mentre Mary si riprende dalla fatica comincia a liberarle le mani facendola riprendere, poi le libera le gambe e l’aiuta a portare fuori il busto per metterla seduta.
Mary si mette subito in ginocchio ma Paolo le dice “Resta pure seduta e riprenderti”.
“Padrone, se le fa piacere che io stia seduta lo faccio ma vi ricordo che sono una schiava e, se nn serve che sia seduta il mi posto è in ginocchio”, guardando fiera il suo padrone.
“Allora resta in ginocchio e fa la tua telefonata”.
Mary si mette lentamente con le mani dietro la schiena e la posizione eretta con le gambe leggermente divaricate.
Ripresasi: “Padrone, faccio la telefonata, ma le chiedo di rimanere in silenzio”. Prende il telefono, compone il numero e lo pone vicino all’orecchio restando in ginocchio con la mano sinistra dietro la schiena e la destra col telefono.
“Mamma, io e Mary vorremmo mangiare una pizza insieme stasera, lei si sente un pochino sola e vorrebbe compagnia”, “rimango a dormire da lei,tanto domani comunque devo stare a XXXXX”, “mi presta uno suo, la biancheria la cambio domani”, “si mamma”, “a domani”.
Riaggancia e posa il telefono mettendo anche la mano destra dietro la schiena “Padrona, Alice mi viene a prendere domattina e mi chiede se potete stare insieme a fare una passeggiata. Vi chiedo la possibilità di darmi un angolino per dormire o servirvi anche questa notte, padrone”.
“Mary, vedremo cosa posso fare, intanto vatti a rifocillare”, dice Paolo ridendo mentre allaccia il guinzaglio.
Preso il guinzaglio, porta Mary ai piedi del letto facendola camminare a 4 zampe, la ferma con la parte posteriore verso il frigobar.
Paolo prende dei biscotti e 1 litro d’acqua, versa l’acqua in una ciotola e spezza i biscotti nell’altra riponendole in un angolo della stanza.
Ritorna da Mary, apre il frigobar e prende le palline che aveva messo nel freezer, carezza la figa sempre bagnata dallo sforzo d inserisce delicatamente le palline.
Marry non rimane indifferente alla sensazione prima di forte disagio e poi di rilassamento.
Paolo prende le mani di Mary e le ammanetta dietro la schiena, preso il guinzaglio la porta in ginocchio vicino alle ciotole, “Ora mangia e bevi, rifocillati che dovrai servirmi ancora”.
“Ai vostri ordini, padrone”, Mary comincia a mangiare ed a bere usando la sola bocca e stando in ginocchio.
Paolo si appoggia sul letto e si rilassa osservando la sua schiava con espressione da innamorato, ama quella donna dal profondo del suo cuore. La ama sia da amante che da schiava, pensa di quanto è fortnato ad averla conosciuta.
Sa che anche lei la ama, la prova l’ha avuta stasera, si è offerta a lui con tutta se stessa e lui l’ha usata senza averne paura. La sua reazione, è stata di prolungare la sua permanenza e la sua schiavitù. Questo contribuisce a sciogliere ogni dubbio sull’amore che prova per lui.
La guarda e pensa, la amo,le amo, non smetterò mai di amarla, anche se lei dovesse andare via, perchè i il fato impedisce di vivere insieme, non smetterà mai di amarla.
Mary, intanto, finito il pasto che il suo padrone le ha dato, si accuccia e riprende per bene le forze. Dolcissima a vedersi, Paolo la lascia un pochino poi la accarezza e tira il guinzaglio “Andiamo, am, mmm troia. Andiamo che ho ancora voglia di te ma prima di devo preparare”.
Paolo porta l guinzaglio in ginocchio la sua schiava vicino al tavolino basso del salottino dell’hotel. Paolo si siede sul salotto e, liberate le mani di Mary, “Prepara un litro di camomilla”, indicando il kit che l’hotel mette a disposizione con bollitore elettrico e bustine di te, caffè e camomila.
“Si, padrone, ma non è tanto un litro?, ho già la vescica piena, padrone”.
“Non ho chiesto il tuo parere, troia, ho detto di farlo e lo fai, anzi, preparane un litro e mezzo”, dice Paolo mentre sculaccia Mary abbastanza severo.
Appena pronta la camomilla Mary chiede “Padrone, quanto ne verso nella mia ciotola?”
“Non ti preoccupare, lascia tutto qua e vai a prendere il sacchetto grande che ho lasciato in bagno e non sbirciare”
Mary torna con il sacchetto e lo porge al suo padrone attendendo ordini.
Paolo prende il guinzaglio e spinge Mary vicino al tavolino basso, la invita a salire e posizionarsi a 4 zampe su di esso.
Paolo le gira intorno e la osserva compiaciuto, vede una donna, la sua donna, pronta a dare tutto per lui, di nuovo.
Giunta dietro di lei le toglie il perizoma e le calze, prima di carezzare la figa, “ora la riscaldiamo di nuovo” e le molla uno schiaffo sulla natica.
Prese le corde,Paolo lega le caviglia di Mary ai piedi del tavolino in modo che siano divaricate e poi si avvicina alla testa.
Ammanetta di nuovo le mani dietro la schiena e prende il guinzaglio passandolo tra i piedi anteriori del tavolino costringendo la testa di Mary a schiacciarsi sul tavolino stesso.
Ora Mary è col busto piegato in avanti e le gambe divaricate. Paolo comincia a giocare con le palline che ha nella figa al fine di farla colare di nuovo.
Questa volta gli umori li usa per lubrificare il buco anale prima di prendere la camomilla ormai tiepida e non più calda e versarla in una bacinella.
“Ora Mary, svelo parte della tua curiosità” dice estraendo dal sacchetto una peretta da clistere e porgendola alla sua bocca.
“Sai cosa devi fare, vero?”, Mary senza rispondere comincia a pompare sulla peretta, sapendo dove sarà infilata e timorosa del dolore.
Paolo riempie la peretta ed appoggia la punta all’orifizio da violare. Paolo tiene la punta del clistere per la base in modo da farlo entrare piano e senza perdere liquidi.
Una volta dentro schiaccia sulla peretta iniettando il liquido nel sedere della schiava che geme dopo i primi momenti di dolore.
Finita la prima peretta, Paolo ripete l’operazione più volte fino a finire tutto il liquido.
Mary è sofferente per la pancia piena ma non osa chiedere di liberarsi perché a che sta dando piacere al padrone.
“Ora muoviti per la stanza, in modo da pulire per bene l’intestino” dice Paolo mentre libera i piedi e la testa di Mary.
Mary si alza mentre è tenuta al guinzaglio, ha la vescica piena, la figa piena con le palline, la pacia gonfia dalla camomilla ed ogni passo è un supplizio.
Lo scopo di Paolo, non è quello di farla soffrire troppo, per cui la porta subito in bagno, le estrae le palline e le ordina di liberarsi.
Mary si siede e si libera davanti al suo padrone che poi le ordina di lavarsi conducendola col guinzaglio dentro la doccia.
Paolo apre l’acqua facendo sobbalzare Mary per il primo getto freddo.
Paolo la lava accuratamente tenendola con le mani legate. Presta grandi attenzioni alle parti intime non esitando a carezzare prima il seno,e poi la figa ed il culo profumati dopo la pulizia e la doccia. “Schiava, già sai che oggi è il mio compleanno, per cui prepariamo la mia festa, asciugati, rimetti scarpe e calze e mettiti a pancia su sul tavolino”
“Sono onorata, padrone, onorata di far parte della vostra festa”.
Paolo la guarda rivestirsi e posizionarsi come ordinato. La raggiunge e fissa con le fasciette le caviglie ed i polsi ai piedi del tavolino, come se fosse una tovaglia.
Presa una federa del cuscino, Paolo incapuccia la sua schiava e, spenta la luce principale la rende cieca.
Paolo carezza il corpo di Mary amplificando le sensazioni e poi,dopo minuti di inattività Mary si sente stimolare i seni e la parte bassa dell’addome fino all’altezza della striscietta di peli che il suo padrone le ha creato.
Una sensazione di freddo prima ai seni e poi sopra la figa,accompagna la certezza che dei corpi estranei si sono appoggiati sul suo corpo, Mary si fida del padrone e resta immobile.
Atri due oggetti più piccoli si appoggiano sulla pancia prima di essere liberata del cappuccio e vedere quanto successo.
Paolo l’ha usata come piatto per la sua torta. Alice il suo amore, aveva mandato una torta a tre pezzi, due ruotini piccoli tondi ed un’altro a forma di cuore.
I due tortini erano uno al cioccolato ed un altro al limone mentre il cuore era per metà al cioccolato e l’altra metà al limone.
Paolo si siede per terra ai lati della schiava e comincia ad usare la forchetta su di lei, divertendosi prima a stimolare la figa e poi prendendo un pezzettino di torta per mangiarlo o per imboccare lei.
Con questo giochetto mangia e fa mangiare cenando con i due tortini sul seno mentre quello sulla figa lo ripone per mangiarlo a colazione con la sua Alice.
Nel frattempo si è fatta sera e Paolo vuol far riposare la sua schiava e prepararla per la prima vera notte di servitù e sofferenza per il suo padrone.
Riposta la torta nel frigo, pulisce il corpo di Mary. “Mia cara, ti farò dormire nel letto con me, ma lo farai da schiava”
“Ora merita il tuo posto, troia. Mi prenderò quello che è solo mio” dice prendendola per il guinzaglio e facendola camminare in ginocchio.
Vicino alla poltrona ordina “Ora a 90′, troia, e poggia la mani sulla spalliera della poltrona”, dice mentre le toglie le manette.
Mary si mette in posizione sapendo che ora il suo padrone si prenderà quello che è solo suo, il culetto.
Prese le caviglie le lega ai piedi della poltrona in modo che abbia le gambe leggermente divaricate.
Ora Paolo si mette dietro e stringe i seni, li massaggia e poi gioca con le palline nella figa per farla ricominciare a colare (in verità asciutta non era, ma serviva liquido lubrificante), poi si abbassa e mette i cappetti al seno appoggiandoci sopra le mollette.
Paolo passa il filo legato ai cappeti per il collare prima e poi su altre 4 mollette messe ai fianchi di Mary.
In questa posizione Mary vede gli oggetti che la torturano e capisce che se Paolo tira lo spago le mollette ai seni saranno spinti verso l’alto e quelle al corpo verso il basso aumentando le sensazioni di disagio.
Paolo ora lavora alla figa, agita le palline per incrementare gli umori, quando sono davvero copiosi, estrae le palline e usa gli umori per lubrificare il culetto candido dopo il trattamento del clistere.
Paolo eccita la figa e lubrifica il culo portando Mary prossima all’orgasmo diverse volte poi, prese altre 4 mollette le piazza alle grandi labbra e strofina il pene sulle cosce mettendolo anche sotto le calze in modo che queste esercitino una leggera pressione eccitante.
Pronto alla penetrazione, infila il pene nella figa grondante causando dolore e piacere dovuto anche all’agitazione delle mollette.
Paolo lo tiene dentro la figa un pochino e poi, lo estrae soddisfatto della lubrificazione ottenuta e lo poggia sullo sfintere di Mary.
“Ecco troia, ora mi prendo il tuo culo, rilassati e fammi godere, ad ogni dolore che sento seguirà dolore per te”, mollando uno schiaffo sul culo della sua schiava.
“Si padrone, la prego mi usi e non esiti a punirmi se dovesse lo dovesse ritenere opportuno”, dice Mary piena di eccitazione.
Paolo comincia la leggera pressione della cappella all’altezza del buco di Mary, aumenta e diminuisce la pressione aspettando che il pene venga risucchiato all’ano.
Ecco, si allarga e lo lascia entrare, Mary geme e Paolo comincia a pompare picchiando sulle natiche a ritmo di penetrazione.
Mary comincia a gemere, vuole essere piena anche di dietro, asseconda col corpo il ritmo del suo padrone e geme.
Paolo prossimo a venire “Prendi tutto dentro e soffri per me, troia” dice Paolo tirando il filo e strappando tutte le mollette dal corpo di Mary. Subito dopo Paolo si libera nel culo di Mary che geme “Padrone, ho la figa in fiamme, vi voglio, vi prego riempitemi di nuovo, padrone”.
Paolo sorridendo “sei la mia troia, sei troia, lo sei solo per me, la passione alimentata dall’amore, ti accontento, troia”, prende prima 2 e poi 3 dita e le infila nella figa, entrano come una lama nel burro caldo. Paolo, prima di portarla all’orgasmo prende l’ultimo oggetto dal sacchetto, lo osserva e lo porta davanti agli occhi di Mary, “Succhia troia, che ora ti apro e sarai piena come neanche immagini”.
Mary succhia quell’oggetto che non ha mai visto ma immagina il suo utilizzo. Un fallo dalla forma bombata con un restringimento ed una specie di dischetto alla base. Le dimensioni non sono grandi ma le se lo immagina a riempire la sua figa e muoversi dentro, non vede l’ora di sentirlo, ha tanta voglia.
Paolo le toglie il plug dalla bocca e si appoggia col suo pene alla striscietta di peli, va su e giù facendolo ritornare discretamente duro poi, appoggia il plug al culo e lo spinge dentro.
Non è grande ma quella sensazione di penetrazione fa gemere Mary sopratutto perché, non appena dentro, Paolo infila il suo pene nella figa e comincia a scoparla.
Nell’alternarsi delle penetrazioni vaginali, Paolo agita anche il plug fino ad estrarlo e reinserirlo. Mary è in estasi e non ci mette molto a venire copiosamente.
Paolo, esausto, esce dalla figa e lascia il plug nel culo, prende le palline e le rimette dentro.
Paolo slega Mary e le mette solo le manette dietro la schiena, la fa mettere in ginocchio e le ordina: “Ora si che sei piena, ma pulisci il mio pene, troia”.
Mary, gemente ed eccitata, si sente imbottita e calda, l’unico buco libero è la bocca e subito si precipita a riempirla col pene del suo padrone.
Lo lecca, lo succhia fino vederlo pulito da tutti gli umori ed inevitabilmente semi duro. Paolo lo estrae, “troia, ora si è fatto tardi, ti sei meritato il tuo posto nel mio letto per cui ora alzati, e mettiti nel letto ma ricorda, sei quà per servirmi per cui sentiti sempre a mia disposizione”.
“Grazie padrone, grazie di tutto, non credo dormirò, ma sono soddisfatta, padrone”, si alza e si siede sul lato del letto prima di girarsi e stendersi sopra il lenzuolo. Mary cerca la posizione giusta con le mani legate, le scarpe e, sopratutto figa e culo pieni, si posiziona su un fianco ed aspetta impaziente il suo padrone, per sentire il calore dell’uomo che ama vicino a lei.
Paolo la vede rannicchiata e sorride, si avvicina con le fasciette ed un moschettone, le prende le gambe e mette le fasciette alle caviglie prima di unirle col moschettone.
“Troia, riposa che il tuo servizio non è ancora finito e riprenderà a breve”, le toglie le scarpe e si siede sulla poltrona ad osservarla.
Mary, quasi delusa, si rannicchia e cerca di chiudere gli occhi non sapendo che il padrone vuole proprio giocare col sonno ora.
Paolo guarda la TV e la sua schiava per circa un’oretta poi, vedendo la poverette ormai prossima ad addormentarsi per la grande stanchezza, si sdraia sul letto e la sveglia, “troia, è un’ora che non succhi, muoviti”, mentre con la mano le alza la testa.
Mary, tutta stonata sta per ribellarsi prima di rendersi conto di cosa sta succedendo, cerca di alzarsi ma i vincoli alle mani ed alle caviglie rendono la cosa difficile.
Paolo l’aiuta mettendola in ginocchio e poi si distende godendosi un pompino fantastico.
Mary comincia a leccare prima la punta e poi lo scroto aspettando che il pene, completamente a riposo, comincia a riempirsi di sangue. Appena comincia ad irrigidirsi lecca anche l’asta con movimenti lenti ma mirati.
Paolo chiude gli occhi e si eccita aprendoli ogni tanto e vedere lo splendido viso della sua schiava lavorare per il suo piacere. L’asta cresce sempre di più e Mary comincia a pompare prendendolo in bocca, succhia e lecca variando spesso la velocità finché Paolo non la ferma ed estrae il pene semirigido dalla sua bocca.
Paolo vede il viso di Mary leggermente deluso ma continua sdraiandosi e spingendola al lato con la bocca all’altezza del pene.
“Ora troia, ho voglia di vedere un film ma voglio essere eccitato e non venire per cui tu terrai il pene in bocca senza muoverti finchè non ti toccherò la testa e tu comincerai a spompinarmi, viceversa se mi spompini e ti toccherò la testa tu ti fermerai col pene in bocca”.
“Si padrone, sarò la vostra macchina del piacere, vi amo padrone”, e si abbassa a prendere il pene in bocca.
Paolo accende la TV, tutti programmi noiosi. Il tempo passa 15 min e Mary non resiste nella posizione, Paolo le tocca la testa e lei comincia subito a muoversi contenta di servire e di lasciare la posizione statica.
Il pene si indurisce e Paolo le ritocca la testa, Mary si ferma e resta in posizione.
Mary soffre molto in questa posizione e, dopo circa 40 minuti, Paolo le consente di mettersi di lato senza lasciare il pene scoperto.
“Sei il fodero del mio cazzo, troia. Non lasciarlo prendere aria”, Paolo ammonisce Mary.
Dopo due ore circa e 3 azioni di spompinamento, Paolo fa alzare Mary e la mette sul fianco dentro al letto, prende i cappetti e li mette ai capezzoli, rimuove le palline ed il plug. “Ora riposiamo un pochino, troia”. Paolo si mette su un fianco dietro Mary e la abbraccia prendendole il seno con una mano “Troia, sei la cosa più preziosa per me, riposa per quanto puoi, hihi”
Paolo tiene abbracciata la sua schiava e riposa per qualche ora. Mary non si addormenta subito si gode il calore del suo padrone e quando si avvicina di più a li sente con le mani il suo pene a riposo.
Non riesce a trattenersi e lo carezza con le dita,ci gioca,lo tiene in mano, il suo amore e padrone riposa e lei ha cura di lui finché non si stanca e cede anche lei.
Paolo è il primo a risvegliarsi e vede la manina della sua schiava semichiusa sul suo pene, sorride, vuole darle piacere. Carezza la figa sulla riga ed il clitoride. Gioca la fa colare di nuovo finché la sente gemere “Grazie, padrone”, sono vostra.
“Mary, ora allarga le gambe e dammi il tuo nettare”, dice Paolo mentre le slega le caviglie. Mary non se lo lascia ripetere e si gode la lingua del suo padrone.
Prossima a venire,Paolo si ferma e le da i vestiti, “Ora vai via, fammi stare con Alice” e le toglie le manette.
Mary in ginocchio “Grazie, padrone, sono calda,padrone, spero siate contento di me”. Mary si reca in bagno e sparisce lasciando spazio ad Alice.
Alice esce vestita come un dea,la dea dell’amore. Corpetto rosso scuro che sfuma sul nero, perizoma trasparente abbinato al corpetto. Calze autoreggenti nere e scarpe coi tacchi. Bellissima, non i dirge nel letto ma va verso il frigo e prende la torta a forma di cuore.
Si fa vedere dal suo amore, si avvicina sensuale, appoggia la torta sulla pancia di Paolo e prende una forchetta, “Amore hai fame, magia prima la torta e poi me”.
Alice mette in bocca un pò di panna e bacia Paolo nutrendolo di dolce e amore.
“Amore, giochiamo, tu mi carezzi ed io ti imbocco. Ogni boccone puoi togliermi un indumento o carezzarmi una parte intima”, dice Alice seduta sul letto prossima a Paolo sdraiato, “ogni boccone dovrai cambiare la parte del mio corpo oggetto delle tue attenzioni”.
Paolo sorride e le carezza le gambe, carezza dolce e sensuale. Alice si gode le carezze e prende un boccone di torta per imboccare prima il suo uomo e po lei.
Paolo mangia e comincia a slacciare il corpetto scoprendo un seno. Le carezze sul seno scoperto cominciano ad avere effetto su Alice che si rilassa e gode.
Alice allora si imbocca e poi si spalma un boccone sul seno scoperto, Paolo mangia e toglie il corpetto. Oa succhia il capezzolo dove c’era la torta e carezza con la mano l’altro seno.
Alice si eccita, comincia ad avere di nuovo tanta voglia.
La cura dei seni è lunga perché ad entrambi piace, coccole da eccitarsi finché Alice non mette un boccone sull’altro seno e Paolo insinua la mano sotto il perizoma.
Alice sorride, tocca a lei un boccone, guarda il suo uomo, si fa sfilare il perizoma e, maliziosamente, mette un boccone al limone sulla sua figa ed uno al cioccolato sul pene di Paolo.
La provocazione è forte, Paolo lecca avidamente e Alice resta fregata poiché non riesce ad arrivare alla sua torta. Paolo lecca, lecca il limone misto agli umori della sua donna sono fantastici.
“Amore ingordo, voglio anche io la torta” Alice sorride e scherza. “Amore prendi pure” dice Paolo scostandosi dalla figa e porgendo la torta alla portata di Alice.
Alice mangia con calma, leccando la torta. Non si sa in base a quale principio della fisica, Alice lecca la torta e Paolo si sente eccitato.
La torta risulta leggermente appiccicaticcia e Alice per finirla tutta deve strofinare con le labbra andando su e giù e questo porta Paolo ad essere di nuovo eccitatissimo. Alice, lo guarda e sorride, “ora tocca a me, amore”.
Sale a cavallo del suo uomo e fa sparire il pene nella figa, lo fa lentamente, lo vuole sentire tutto e vuole prolungare il piacere.
Mentre entra si carezza sul monte di venere e sente il pelo come vuole il suo amore, sorride, stimola un pochino il clitoride e comincia a galoppare.
Sale e scende cambiando spesso il ritmo, vuole venire, sente che sta per venire “Posso venire, amore?” dice mentre si legge la gioia sul suo volto.
“SI vieni per me ed io ti seguo, amore mio, sei mia” ripete Paolo ormai allo stremo.
I due vengono insieme e, lasciando il pene nella figa i mezzo al lago degli umori, si abbracciano e si godono il momento scambiandosi coccole e teneri sorrisi.
“Ora usciamo e godiamoci il posto” dice Paolo mentre prende la sua amata in braccio, le toglie anche scarpe e calze, e la porta in doccia dove la lava e si lascia lavare in mezzo a 1000 coccole.
Si asciugano e si preparano per vestirsi, “amore, metto il vestitino o il jeans?” dice Alice che nel frattempo aveva rimesso il corpetto, il perizoma e le calze.
“Amore, ti voglio vestita normale, godiamoci un pochino di vita comune” dice Paolo mentre si veste e la accarezza sopra l’intimo a suggellare quanto ha apprezzato quel corpo stupendo ma che ora devono far riposare.
Alice mette jeans e maglione a collo alto con dei rombi disegnati sopra e poi si avvicina al suo amore che la guarda già vestito e lo bacia “Grazie, amore mio”.
“Grazie di cosa, di avermi portato in paradiso?” dice Paolo sorridendo, prende lo zaino e la valigia, le prende la mano e la conduce in macchina per trascorrere una mezza giornata di vita da turisti spensierati.
La mezza giornata trascorre tra gelati, pranzo, tanti baci e tantissime chiacchiere, giochi, rincorse, morsi, passeggiata sul lungomare.
Tutto in un attimo, finché arriva il momento di doversi lasciare e Paolo decide di accompagnare Alice al suo paese, non lontanissimo da casa sua in modo che possa arrivarci a piedi.
Fermi ai bordi della strada, soli in macchina si baciano per salutarsi e lei sussurra con malizia “Padrone,grazie di tutto, vorrei salutarvi anche io”.
“In posizione allora” Paolo mentre le carezza le gambe sui jeans.
“So che Alice sarà daccordo, tieni tutti gli oggetti come mio regalo, li useremo insieme. Ho messo tutto nello zaino tranne questo, che lo porterai in altro modo” sorride mostrando le palline.
Mary si abbassa col busto in modo da agevolare Paolo che le sbottona i jeans, infila una mano dentro e, senza neanche tanta sorpresa trova tutto bagnato, porge la mano alla bocca di Mary per farla leccare e gustare i suoi umori, prima di leccarli anche lui “Sei proprio buona”.
Prende la palline e, dopo averle leccate e fatte leccare a Mary, le infila piano nella figa. L’eccitazione di Mary si vede dal viso, vorrebbe servire ancora, ma si sta facendo tardi, permette al suo padrone di richiudere tutto e si rimette in posizione.
“Alice saprà dirti quando toglierle, troia” ridendo e baciandola.
“Grazie, padrone. Vi amo, padrone” è il saluto di Mary.
Alice bacia il suo uomo sorridendo e chiude “Amore, ti farò scrivere da Mary quando le farò togliere ,le palline, ora mi faccio questa passeggiata di piacere e poi …….”
“Ti amo, amore mio”
“Ti amo, amore mio” dissero i due quasi all’unisono prima che Alice scende dall’auto e Paolo riprende la strada verso casa.
Le palline furono tolte la mattina dopo non senza il godimento della schiava.
Il padrone la punirà per questo?

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