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Racconti Erotici

Il nostro concerto

By 6 Giugno 2004Dicembre 16th, 2019No Comments



Me falta tiempo para celebrar tus cabellos.
Uno por uno debo contarlos y alabarlos:
otros amantes quieren vivir con ciertos ojos,
yo s’lo quiero ser tu peluquero.
Pablo Neruda

Mi sono svegliata sorridendo beata, pensando alle morbide spire d’ebano in cui amo far perdere le mie dita. E’ vero, in certi momenti sono silenziosa tanto quanto in altri so essere fin troppo loquace: vorrei trasmetterti a voce, come tu fai con me, quello che provo in quegli istanti, ma riesco solo a parlar tacendo, scrivendoti addosso con le mani, aggiungendo la punteggiatura con la mia bocca sul tuo corpo, inserendo immagini quando ti fotografo con lo sguardo e cerco d’entrare nel profondo della pupilla cercando di carpire il tuo pensiero. Riesco stranamente a parlar meglio scrivendo, quando le mie dita scorrono sulla tastiera come ieri notte danzavano sulla tua schiena, le emozioni ora vengono fuori e prendono voce, rimanendo sempre silenziose, nascondendosi tra le righe di un video, nell’anonimato della rete, nella maschera protettiva d’uno pseudonimo: perché voglio provare a gridarti ora il piacere che sai donarmi. E’ vero, non ci conosciamo ancora così bene, eppure sai far vibrare il mio corpo come mai nessuno prima ha saputo fare. Pensavo in verità d’aver già provato un massimo d’intesa fisica, ma mi sono dovuta ricredere. Mi hai fatto meravigliare, per certi versi, anche di me stessa quando, fin dalla prima volta, mi hai trascinato in un ritmo sempre crescente di piacere’ed ogni volta è sempre più bello, sempre diverso, anche quando il ritmo è così dolce che vorrei non finisse mai. Quando mi parli mi sento bruciare ancor di più dentro, infiammarmi fin nelle viscere, nelle pieghe della mente, mi sento creta plasmabile sotto di te e vorrei prendere la forma d’una coperta avvolta attorno al tuo corpo. Eppure non riesco a dirti quasi nulla, anche se nella mente si rincorrono mille parole che inseguono gli echi del mio, del nostro piacere. Sorrido nel buio e nel buio cerco i tuoi occhi scuri, ho fame del tuo sguardo mentre sei dentro di me, vorrei avere una stella vicina per guardare meglio il tuo volto mentre mi fai godere’i miei sensi sono amplificati a mille, per la prima volta, mai come ora ho bisogno di vedere, di toccare, di annusare, di assaporare’ed è bello scoprire ogni volta un punto diverso ma piacevole da accarezzare, giocando coi tuoi capelli, sul tuo petto, con le tue mani così lisce, calde, da stringere, avvicinandomi golosa alla parte di te che vibra, calda, di passione ed eccitazione, mi diverto a giocarci, vorrei avvolgerla nella mia bocca e tenerla dentro il più a lungo possibile, vorrei farti eccitare e venirmi dentro solo con la lingua, voglio dissetarmi cento, mille volte ancora alla fonte del tuo piacere. La stessa parte che mi completa, che riempie il mio vuoto, che mi tocca fino in fondo e mi fa godere, ancora, ancora, e ancora, fino a far perdere il conto a entrambi. C’è la tua pelle poi, il tuo odore, il tuo profumo. Ieri sera, fermi in mezzo alla confusione d’un concerto in una festa di paese, avvertivo ogni tanto con la complicità di Eolo il tuo odore speciale: ed era un istante in cui si fermava il tempo, non sentivo musica, non vedevo la gente intorno. C’eri solo tu, ed eri uno spettacolo di gioia, da osservare solo per la luce che avevi negli occhi, per quella che traspariva mentre ballavi. La stessa per cui viene voglia di abbracciarti forte quando ti infervori a parlare di un argomento che ti sta tanto a cuore, la stessa che ho visto per la prima volta con occhi diversi quando, una sera, stringesti le mie labbra tra le dita per farmi stare zitta per poi dirmi, poco prima d’andare via ‘smettila di guardarmi così o va a finire male”qualcosa del genere, no? Non è colpa mia se quando mi sfiori un incendio divampa dentro di me’è merito tuo, e’dai, non ti rimanderò a settembre, anche se le ripetizioni ‘ se vorrai ‘ sono felice di dartele lo stesso. Quanto al voto sul nostro nuovo crossing è alto anche quello, ma ora non lo rendo pubblico: voglio tenermelo per me, o si prenoterebbero in troppe a richiederti. Ed io sono egoista, voglio tenerti il più a lungo possibile, e leggerti meglio, impararti a memoria. Perché, lo hai detto tu dall’inizio, e da prima ancora: non sappiamo come andrà a finire’cosa potrà succedere. La penso come te. E questo vale per la vita in genere, con la sua caducità, con la nostra parte razionale che spesso prevale sul lato più istintivo e passionale ma che non sa prevedere le emozioni. Volevo anche per questo stupirti, lasciarti un regalo a modo mio, farti conoscere il mio alter ego virtuale, la mia doppia identità, lasciar echeggiare nell’immensità della rete il ricordo della mia eccitazione in modo che tu possa sentirla sempre, ricordartela meglio, chiuderla in uno dei cassetti della mente. Vorrei, in qualche modo, farti toccare le sfere celesti proprio come tu riesci a fare con me, vorrei saper suonare le tue corde nello stesso modo in cui riesci ad accordare le mie, voglio rendere immortale il concerto dei corpi, scrivendolo, provando a narrarne le note. E, anche se continuerò ad essere silenziosa, so che saprai ascoltare, sentire lo stesso la mia voce: che ti parla tramite le mie dita, i polpastrelli, le unghie, la mia bocca calda, il sesso turgido ed eccitato, il mio sguardo perso ed estasiato, eccitato, indagatore, curioso, sorridente’finché ci sarai, finché ci sarò. E ora mi nascondo di nuovo dietro la mia timidezza, mi faccio scudo di questo video e premo invio. Questo condividere con te certi segreti è il mio modo per dirti grazie, perché sai essere una favola. Solo tu ti riconoscerai. Solo io so chi sei. Ogni istante è unico, irripetibile, e va goduto fino in fondo per non perdere nemmeno una scintilla di quella magia. Nemmeno una nota del concerto. Finché l’orchestra suonerà. Non ne conosciamo la fine, è vero, perché il direttore non ce ne ha messo a conoscenza. Possiamo solo continuare a suonare, ed ascoltare, e deliziarci di queste note’riga dopo riga dello spartito.


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Quest’oggi voglio dedicarti solo un breve pensiero, il secondo capitolo – più corposo – verrà in seguito. Ieri sera ho mantenuto la promessa con piacere, immaginando che le mie dita fossero le tue, che ci fosse il tuo sesso dentro di me. Ho goduto nel buio, in silenzio, il corpo scosso dall’orgasmo mentre pensavo a te, al tuo corpo, all’odore che ancora sentivo e m’inebriava. Non è stato difficile, perchè l’eccitazione che provochi in me è prima di tutto mentale. Come con certi racconti che leggo qui, i miei preferiti poi…ci sono autori che sanno trasportarti, con le parole, su un’altra dimensione, riuscendo a far giocare tutti i tuoi sensi, sfiorando solo le pieghe del cervello…ci sono quelli che ti toccano in maniera più fisica, più immediata, facendo inturgidire il tuo sesso, facendolo bagnare…ci sono quelli che coniugano entrambe le cose. Ci sei tu, che non scrivi qui ma che mi fai impazzire, solo quando le gambe si sfiorano al cinema o sotto il tavolino di un ristorante o di un bar, quando mi guardi in un certo modo, quando ti sento parlare dei tuoi viaggi – e descrivi i posti che hai visto – o della tua musica, di tutte le cose che ti piacciono…ci sei tu, e quella luce negli occhi che fa venire voglia di baciarti spesso, di stringerti e riempirti di grattini, senza necessariamente finire sul sedile posteriore. E’ bello perchè sei così, e riesci a gratificarmi e a farmi stare bene sempre, anche solo parlando ed in mezzo ad altra gente…è stato un percorso in crescendo, è vero, forse ci siamo studiati e sfiorati già da un pò, però anch’io in più di un’occasione ho avuto voglia di allungare le mani. E, come mi ero appuntata sulla Moleskine, una sera sul vicolo avrei riempito di grattini anche te, e in più di un’occasione avrei avuto voglia di stringerti…è successo un mese fa, ed è stato meglio così. La situazione era particolare (e non solo per il mio pigiama eheheh) e credo che così sarà ancora più speciale da ricordare. Speciale lo sei tu, che fai godere anche la mia anima, e senza bisogno di penetrazione. Stamattina avevo voglia di raccontarmi, di scrivere, di dipingere te, il tuo corpo, e cantare dell’ultima volta che siamo stati insieme, mentre sotto sento ancora bruciare i tuoi colpi. Mi hai detto che sono fuori‘io! Hai ragione ma del resto, chi non lo è, ognuno a suo modo’e poi così, chissà, forse riuscirò a generare una stella danzante nella mia mente. Sono fuori!?!
Ora non riesco più a trovare colori nelle parole, mentre l’ispirazione è ormai scemata ed io non voglio essere banale. Voglio stupirti, farti sentire speciale, importante‘come col primo racconto. E perché lo sei. Continuerò la favola un’altra volta, per ora cullo nella memoria il tuo profumo di uomo e i segni rossi che ti ho lasciato sulla schiena’e la principessa che ancora dorme. E voglio ringraziarti perché fai sentire un po’ principessa anche me.

Bisogna avere un caos dentro di sé
per generare una stella danzante.

F. Nietzche


Domenica 4 luglio 2004

Vorrei scrivere, oggi, intingendo idealmente il pennino nell’umore della mia eccitazione, in modo che tu possa sentire il mio più intimo odore mentre mi leggi. La mente viaggia, vola sulla luna piena dei giorni passati, ripensando agli orgasmi che quella luna me l’hanno fatta sfiorare. Ripenso alla finestra, mentre il fresco della sera mi accarezzava il viso e la pelle sudata, accaldata dall’eccitazione, ripenso a me che stavo appoggiata al davanzale guardando, attraverso gli occhi socchiusi, la luna e il cielo mentre tu mi prendevi da dietro, e per la prima volta anche nel punto più stretto e delicato, quella piccola rosa di carne non così umida come l’altro fiore che ho davanti. All’inizio, quando eravamo ancora nel tuo letto, provavo un po’ di fastidio, un lieve bruciore, ma mentre eravamo alla finestra toccavo la luna e avrei voluto tenerti dentro ancora a lungo, dolcemente, per godermi le nuove emozioni che mi stavi procurando. Perché non sempre trovo piacevole quel tipo di penetrazione, e le persone che l’hanno resa invece godibile, eccitante, bella, si contano sulle dita di metà mano. E poi, in quella posizione, godo del tuo respiro sulla schiena, che come aria bollente scuote e fa fremere ogni mia singola vertebra.
Fare sesso nel tuo letto mi fa un bell’effetto, la prima volta che mi hai portato in camera tua è stato un po’ come stare ‘ sotto certi aspetti – con te per la prima volta, mi piaceva guardarti mentre eri in piedi, nudo, a guardare la libreria e io osservavo la tua schiena, il tuo sedere, le tue cosce’mi piaceva stare in piedi, nuda, dietro di te e abbracciarti, sfiorarti col mio seno, mi piace stare lì in mezzo alle tue cose, lo ammetto’fare sesso con te mi fa un bell’effetto in generale, anche se tu continui a dire che faccio quasi tutto da sola, a livello mentale. Va bene che ho una fervida fantasia, che solo a sfiorarti o a sentire il tuo odore quasi impazzisco, ma non credo solo questione d’olfatto sviluppato o di eccitazione mentale. La tua voce, ad esempio, mi piace, e l’ho sempre ascoltata e apprezzata per le tue qualità oratorie: ma quando siamo a letto insieme, quando sei dentro di me e mi stai riempiendo, colpo dopo colpo, la tua voce si trasforma, il tono è diverso, passa velocemente dai timpani per poi arrivare veloce come una F1 giù al mio sesso, che già avvolge il tuo, e ad ogni tua parola pulsa sempre più forte. Non sembra quasi la tua voce’e che dire del tuo viso’mi piace guardarlo per come si trasforma, per le espressioni che assume mentre mi sbatti, o quando ti graffio la schiena o mi aggrappo alla tua pelle, mi piace lo sguardo che hai, quegli occhi sempre così lucenti ma così magnetici in quei momenti, quegli occhi in cui vorrei entrare, quegli occhi in cui perdo i miei’anche nel buio. Perché hanno sempre una stella dentro che li fa risplendere, anche se sono scuri come la notte e non hanno il colore del mare o del cielo, che di solito negli occhi mi piace tanto. Ieri notte invece è stato un vortice di sensazioni, più delle altre volte e non so perché. Forse perché comunque era una giornata strana, e carica di eventi, primo su tutti il rientro della tua principessa addormentata. Come al solito ho perso il conto degli orgasmi, non che io abbia l’abitudine di contarli ma’forse ero abituata a medie inferiori. Sarà stata la mia mente, sarà che vederti e saperti così felice ieri mattina è stato uno dei più bei regali che tu potessi farmi, sarà che il tuo odore quando fai sesso è ancora più stimolante, sarà che mi sento bruciare dentro ma quando sei dentro di me mi sento così bene e così completa e piena che mi farei trombare per ore’anche se poi, quando mi rialzo, le gambe sono cedevoli e quasi non le sento’mi piace il tuo pene: mi piace sentirlo dentro di me, mi piace sentirlo piano piano o più forte, mi piace quando mi gira dentro e tocca tutte le mie pareti, mi piace sentirlo dentro fino alla radice, mi piace quando è tutto un dentro-e-fuori e mi manca quasi il respiro quando esci per poi ritrovare l’estasi quando rientri, mi piace leccarlo e leccarti in generale, mi piace succhiare ogni goccia del tuo piacere, mi piace quando sembri leggermi nel pensiero e indovini il ritmo che vorrei. E col mio dito dentro di te avrei voluto sfiorarti il cervello, per farti godere e toccare la luna come già avevo fatto io, più e più volte.
Mentre ti sei addormentato, io ero li a cercare di riprendere fiato, ma dopo poco sentivo il mio sesso pulsare di nuovo che gridava d’essere riempito ancora. Ed ero lì al tuo fianco, col braccio quasi che mi proteggevi, mentre io avevo la testa sul tuo petto e ti annusavo, leccavo e succhiavo un tuo capezzolo e sfioravo l’altro col dito bagnato, giocavo coi riccioli setosi del tuo petto e dell’inguine, accarezzavo con uno dito soltanto o con tutta la mano il profilo del tuo corpo, godendo di ogni singola fibra muscolare e ogni singola cellula della tua pelle. Giocavo col tuo pene che si godeva il meritato riposo, ne toccavo e memorizzavo al tempo stesso la pelle serica e le venature che l’increspano di tanto in tanto, mentre tu dormivi, mentre io ascoltavo il tuo respiro nel sonno, come variava, e sentivo l’eco del battito del tuo cuore. Non ho resistito, ho dovuto prenderlo in bocca ancora, l’avrei succhiato ancora a lungo e lentamente come una caramella dolce dolce dal succoso ripieno che scopri all’ultimo’mi piace giocarci con la lingua, per cercare di capire il tuo ritmo, per conoscerlo sempre meglio, per memorizzare i punti che preferisci. E in quel momento te ne stavi stranamente in silenzio, e non so perché, se per la situazione o cosa, mi è sembrato ancora più dolce ed eccitante al tempo stesso. Io non potevo parlare, ma lui parlava per te. Meritava di godere ancora, non solo di riempirmi di nuovo e regalarmi gli ultimi orgasmi prima di andare a dormire’merita calma, merita attenzioni accurate, merita mani, bocca, lingua e sesso pronti ad accoglierlo, non solo di essere stuzzicato quando ci appoggiamo in un punto buio lungo i viali e lui è lì, pronto a esplodere, ma non c’è la situazione necessaria per poterlo fare’quindi posso solo intrufolare la mia mano e sentirlo fremere, mentre si erge duro e fiero, e già mi preme contro attraverso il tessuto dei pantaloni. Per te è più facile, come è già successo, le tue dita in poco tempo riescono a farmi godere (chissà quanto ci metterebbe la tua lingua), mentre sono lì in piedi stretta a te. Le tue dita riescono a raggiungere il mio punto più caldo senza dare tanto nell’occhio, senza bisogno di farmi scoprire più di tanto, lui invece ha bisogno anche di spazio, e a volte vorrei mettermi in ginocchio per prendertelo in bocca se non ci fosse tutta quella gente a passeggio che ogni tanto sbuca fuori’quello che mi piace di te non è solo questo feeling, quest’intesa sessuale, ma mi è sempre piaciuto il tuo modo di pensare, anche quando non uscivamo’pardon, quando non trombavamo insieme ed eravamo semplici amici, e mi raccontavi magari di qualche tuo incontro, o qualche tua fan.
Sei sincero, schietto e appassionato, e ciò ti fa onore; tanti piuttosto, se vedono la disponibilità, se ne approfittano e ti prendono in giro pur di portarti a letto lo stesso. Dici sempre anche che non sai come andrà a finire, e continuo a ripetere che non lo possiamo sapere di niente. La nostra vita è come la fiamma di una candela, e voglio solo godermi la luce finchè ci sarà, ho imparato a non farmi tanti problemi o tante paranoie. I problemi, quelli seri, sono ben altri nella vita in generale’ E se mi piace una persona e ci sto bene insieme, fisicamente, non ci vedo nulla di male ad andarci a letto. Senza bisogno che la persona stessa specifichi, per correttezza, che non è innamorata di me.
L’amore è una parola tanto grossa, impegnativa, complicata’l’ho sfiorato, e spero di poterlo riconoscere se un giorno deciderà di tornare con un altro volto. Amore e sentimenti sono parole da usare con parsimonia, non come gli orgasmi che vanno bene anche a ripetizione: sono spezie che vanno sapute dosare bene col tempo, indovinando mano a mano i gusti del rapporto, imparando a conoscere il partner…sempre se scatterà quel qualcosa in più. Sono sentimenti che lasciano cicatrici, credo che tutti ne abbiano qualcuna, sono emozioni che a volte lasciamo chiuse a lungo in un cassetto del cuore, aspettando il momento buono per tirarle fuori di nuovo, ma che a volte chiudiamo dentro a chiave proprio per paura di soffrire di nuovo, o di impegnarci, o di una miriade di altri motivi ancora. Si può stare bene comunque, finchè il Maestro dirigerà l’orchestra, finchè i nostri corpi danzeranno e si uniranno durante il concerto’quel famoso concerto che non sappiamo quando finirà. So che per ora sto da favola con te, sento che tu stai bene con me’e cerco di pensare al resto il meno possibile, come a quelli che ci chiedono se siamo fidanzati e tu hai deciso di dire abbastanza.
A volte cerco di guardarti il meno possibile proprio perché ho paura di tradirmi ed espormi troppo’come quella sera che ho iniziato a baciarti l’orecchio’ma che ci posso fare se in certi momenti ho voglia di abbracciarti, o tenerti la mano, o darti un bacio? Però non è niente di ufficiale, quindi, ti tocco quando siamo da soli e quello mi basta. Non che uno debba mettersi a fare sesso in piazza, per carità, solo per farlo sapere agli altri. L’importante è che lo dimostri a te in privato quello che provo, che mi fai provare. E’ solo che a volte, se penso a noi due, al rapporto di prima e di adesso, quando siamo in mezzo agli altri un po’ di confusione in testa ce l’ho e non so mai che fare. Del resto’parli sempre di tante amiche, a volte con seni prosperosi e prorompenti (non come la mia modesta e timida taglia II) su cui ti sei poggiato per una foto e a cui procuri orgasmi solo quando ti pensano, a volte invece con cui hai fatto qualche viaggio o sei uscito, di altre a cui hai detto una mezza bugia e non la verità (come avevi detto che avresti fatto) di recente (non la volevi ferire perché sai che è innamorata di te?) oppure fai battute su qualcuna che secondo te ci prova’e io non posso far altro che ridere come fanno tutti, facendo finta di niente, mica posso essere gelosa‘gelosa di che? O di chi’ Stiamo insieme? (Trombiamo insieme!) Faccio finta di niente, come se niente fosse successo, o niente fosse stato detto. Come se fossi l’amica di prima. E che in fondo sono anche adesso, anche se solo un pochino diversa. Anche se continuo a bere il mio bicchiere di birra o superalcolico, a fumarmi una sigaretta, e a far uscire più velocemente possibile dalla tua mente certe tue frasi o battute, altrimenti il sorriso sul mio volto scemerebbe e darei decisamente nell’occhio.
Per ora so solo che questa favola mi piace, e mi piace parecchio, anche se non so ancora il suo titolo né conosco la sua fine: spero che duri il più a lungo possibile perché ancora devo conoscere tanti aspetti del Principe, che frequentava da ragazzo con gli amici lo stesso parco in cui io ‘ in quel periodo ‘ andavo a giocare con altri bambini, che non usa più il superato cavallo bianco ma nemmeno una veloce moto figlia del Sol Levante come cavalcatura’usa al contrario una principessa che si è appena risvegliata, che capisco anche perché è un pochino ‘gelosa’ delle altre donne come me’
Devo ancora fotografare bene nella mia mente il corpo del Principe dagli occhi sbrilluccichini, perdermi con lui nelle onde voluttuose e ammaliatrici del Piacere.
Mi piace fare sesso con te, e ogni volta è una nuova scoperta, e una nuova favola, ma so anche che potrebbe essere l’ultima. Finchè ci sarai, finchè ci sarò. Con la voglia di non perdermi niente, e senza dover avere, un giorno, rimpianti.
Grazie, perché ora ci sei, e perché sei tu, così unico e speciale. E sincero.


Il sesso senza amore è un’esperienza vuota,
ma tra le esperienze vuote è una delle migliori.

Woody Allen


Te ne andrai tra la notte piena di luci, suoni e volti, canti e voci, che sembra non finire mai, e il far del giorno, spiccando il volo quando il sole mi darà il buongiorno e tu starai andando al di là dell’Oceano. Te ne andrai per tre settimane, che mi sembrano già tanto lunghe e che spero voleranno veloci più di un falco pellegrino. Mi hai già lasciato un regalo prezioso, che per me ha significato molto, e mi dispiace saperti lontano…proprio quel giorno.
Andrò al solito posto, di fronte alla solita birra e alla solita gente, e ripenserò alla tua lingua che mi ha lambito e fatto godere per la prima volta. Non è cosa da tutti, ed anche in questo ti distingui e sei speciale. Di solito le lingue si affannano e corrono veloci seguendo il loro ritmo e non il nostro e succhiano e stringono e vorrebbero entrare ovunque e si attardano a leccare dove non è gradito. Non tutte sanno essere…così…dolci, e capire, ed essere attente alle vibrazioni della pelle, delle intimità più segrete e profonde, non tutte iniziano una danza lenta e sensuale attorno all’orchidea più umida, non tutte sanno comprendere e aspettare e darsi. La tua lingua invece me la sono goduta in pieno, la seconda volta ancora di più, ed è un regalo speciale, come ti ho già detto, una cosa che mi piace parecchio, e che tu hai saputo rendere diversamente unica.
Ripenserò a lei in questi giorni che ci terranno lontano fisicamente l’uno dall’altra, giorni in cui avrò modo di riflettere e pensare, giorni in cui comunque mi mancherai, e non solo per il tuo profumo.
Mi mancherai perchè sei tu, che sai riempire non solo le cavità del mio corpo ma soprattutto riempi e scaldi la mia anima, il mio spirito, la mia interiorità. Soddisfi i miei sensi, è vero, amo ascoltare la tua voce, amo toccare il tuo corpo e conoscerlo meglio, amo il tuo odore (specialmente dopo il sesso, quando mi rimane addosso), amo il tuo sapore, amo guardarti, sempre, ma specialmente quando sei dentro di me (e mai prima d’ora ho avuto il bisogno così forte di guardare qualcuno negli occhi durante certi momenti), quando ho bisogno di vederti, di sentirti anche dentro gli occhi, di entrare nei tuoi, di fotografarti e fermare quegli istanti in cui mi fai suonare perfettamente come un maestro di conservatorio farebbe col suo strumento.
Vibro sotto di te a ripetizione, è vero, ma di certo non solo per merito mio. I corpi si congiungono e danno vita a strane alchimie, e queste non si possono certo studiare. Certo col tempo si migliorano, ma se dall’inizio non c’è il big bang, la scintilla magica che può accendere il fuoco perpetuo…puoi cercare l’oro ovunque, ma non lo troverai mai. Tu riesci a farmi rinascere dopo ogni orgasmo, riesci a stupirmi ogni volta quando sembri già conoscermi bene nell’intimità, indovinando spesso i miei desideri coi giusti gesti, mi sento argento vivo e nudo sotto le tue mani e mi stupisco ogni volta, e sorrido beata, e rido, e godo insieme a te, prima di dissetarmi alle tue fonti segrete con la tua linfa vitale, col tuo nettare.
Infinitamente grazie, per il tuo essere così unico. E per esserci. Ti adoro, ed adoro parlarti così, svelandomi attraverso questo velo virtuale che ci separa. Quant’è passato? Un mese fa…
Un mese fa, più o meno, ci salutavamo prima della tua partenza. Serata che ho vissuto con le emozioni e i sensi attivati al massimo, per non perdermi niente di te…di te che saresti stato lontano per tre lunghe settimane.
Quella sera la tua auto mi è sembrata camera tua, e mentre stavo appoggiata al sedile posteriore mi sembrava di stare appoggiata al davanzale di camera tua, quella sera di luna piena, quando per la prima volta ti sentii entrare nella mia piccola rosa di carne…e in quella stessa sera ho desiderato profondamente sentirti nella profondità delle mie viscere. Nella sera del nostro arrivederci non sono serviti poi tanti preliminari o lubrificanti. Il tuo sesso orgoglioso e fiero era fin troppo umettato dalla mia eccitazione, che mi pervadeva orgasmo dopo orgasmo, e mi eccitava ancora di più stare in quella posizione e guidarlo dentro di me. Dopo il bruciore iniziale tutto è passato, mi piaceva da morire sentirti dentro in quel modo, e ancora di più mettere un dito dentro all’orchidea più bagnata per sentire il tuo sesso fare su e giù dietro quella sottile parete di carne. Godevo sentendoti, e senza bisogno di toccarmi, ma quella sera volevo tutto, e non volevo perdermi niente di te. Quando ti sei avvicinato al mio orecchio e mi hai fatto una certa domanda non so spiegarti il brivido che mi ha scosso la schiena. Dal piacere che provavo quasi non riuscivo nemmeno a parlare. Volevo solo averti dentro, e sentirti godere come io avevo goduto prima. E quando mi sei venuto dentro…non so…è stato bello. Mi sono sentita così piena, gratificata, pur non avendo avuto la gioia e il piacere di bere il tuo nettare (e sai quanto lo amo). Mi sono sentita così profondamente vicina a te…ancora più unita…tanto da desiderare di riaverti nello stesso modo appena saresti tornato dalle vacanze.
Ora sei qui. E ieri sera non era tanto la macchina…l’altra volta eravamo sempre lì…e non c’è bisogno poi di creme (anche se una l’ho appositamente ordinata): sei il secondo che ha reso quella penetrazione piacevole. Ed in entrambi casi non c’è mai stato bisogno di null’altro che saliva e dei miei umori, di dolcezza, di lingua, di dita e stimolazione, senza fretta, cogliendo i ritmi e godendone in pieno.
Potevamo riprovare oggi, come era stato detto…casa libera, il mio letto, più tranquillità.
Oggi pomeriggio mi sono dedicata a me, coccolandomi per te. Un bel bagno caldo, il mio sapone preferito, mentre un dito andava a stimolare (per preararlo al dopo quel buchetto che sentivo bruciare un pò da ieri sera. Lo sentivo scivolare dentro e immaginavo e volevo che al suo posto ci fossi tu. Esco dalla vasca, i vetri appannati, mi asciugo ed inizio a cospargermi di crema, e mentre me la massaggiavo addosso immaginavo ci fossero le tue mani al posto delle mie. Prendo la biancheria, rigorosamente nera come sempre (o quasi), perizoma, autoreggenti, mi contemplo e mi immagino stesa poco dopo sul letto mentre leggo la tua eccitazione negli occhi quando mi guardi. Preparo un olio e una crema vicino al comodino, per giocare con te e facilitarti il dopo. Mi vesto e aspetto, sapevo che saresti arrivato tardi. Ma quando arrivi…mi dici solo…aperitivo?.
E vabbè. Ho preso la mia giacca e siamo andati. In fondo meglie bere un Bitter Campari che niente, anche se avrei preferito bere te. Però…capisco la stanchezza. Solo che ha prevalso la voglia di un aperitivo alla voglia di sesso e coccole.
Colpa mia che ci ho pensato tutt’oggi e mi ero preparata ad accogliere te.
Domani? Ma chi me lo fa fare di risbattermi così…per niente…
Meglio che vada a farmi una birra, mentre tu sei al pc e non esci.
Bella serata…andrò a farmi bagnare dalla pioggia in mancanza d’altro.

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