Skip to main content

Il principio del trio

By 2 Settembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Cecilia &egrave la collega più giovane all’interno dell’azienda: 25enne, brillante universitaria laureata a pieni voti, in pausa pranzo sedeva da sempre insieme a me e a Claudio, 30enne single, sempre alla ricerca di avventure amorose, aiutato da quel fascino alla Hugh Grant. Loro non potrebbero essere più diversi: lei alta 1.55, occhi verdi smeraldo, capelli castani lisci e un corpicino minuto ma proporzionato mentre lui alto 1.90, fisico asciutto e muscoloso. Ed anche caratterialmente non c’&egrave cosa che li unisca, con Cecilia molto riservata e sportivamente iper attiva mentre Claudio dormiglione e amante della bella vita, con aperitivi giornalieri con amici e lunghe nottate in discoteca.
Pranzare con loro &egrave sempre piacevole; s’intavolano discorsi di ogni tipo e spesso le discussioni sono accese, considerando i diversi punti di vista tra di noi; spesso Claudio tende a punzecchiarla sulla sua vita sentimentale, cercando di carpirne i segreti. Ad oggi non si sa se sia fidanzata, se esca ogni tanto con qualcuno o meno ed il mistero avvolge la ragazza; la nostra sensazione &egrave che cambi periodicamente compagno, considerando anche se Cecilia &egrave davvero attraente, con un sorriso sempre pronto ad aprirsi, con lineamenti molto belli, labbra carnose e con i suoi vestitini che, complice l’estate, lasciano poco alla fantasia.
Claudio ha da poco cambiato appartamento e una sera ci invita a casa sua per un aperitivo e una cena a base di pesce.
La casa si trova in un bel cortile, una villetta disposta su 2 piani, con travi a vista e un grande open space per cucina e sala, con un tavolo alto e il forno in mezzo alla stanza mentre un divano a 3 posti bianco &egrave più spostato verso la zona tv.
La sapiente mano culiniaria del padrone di casa si fece notare con piatti ricercati e leggeri mentre ben più pesante erano gli aperitivi, belli carichi di alcool che per Cecilia, poco abituata a bere, era un’impresa riuscire a finire.
“Non cominciare a fare la bigotta, bisogna bere per parlare meglio” la stuzzicava Claudio
“E’ troppo alcoolico ma poi cosa vuoi che debba dire ?”
“Non uscirai da questa casa se non ci dirai quello che vogliamo sapere”.
Io mi gustavo il consueto siparietto tra di loro ma nel frattempo avevo modo di scrutare per bene l’abbigliamento di Cecilia: una canottiera marrone scuro e una gonna larga verde militare, con ai piedi un sandalo con tacco, alto e largo, in sughero. La canottiera faceva intravedere benissimo il reggiseno nero in pizzo e parte del suo seno, piccolo ma molto sodo, con un neo poco sopra il seno destro. Mi era capitato di darci un’occhiata standole di fianco e si vedeva il segno dell’abbronzatura, che terminava fin quasi l’areola. L’immagine era altamente eccitante, era proprio un bocconcino che faceva venire voglia d’assaggiare.
La serata proseguiva con battute e sorrisi, cercando di far confessare Cecilia riguardo la sua vita privata; la modalità era la stessa, con Claudio che iniziava l’argomento e io che calcavo la mano.
“Dicci, sei fidanzata quindi ?” disse Claudio
“Secondo voi ? Chi vuole stare con me ?”
“Smettila di tirartela, sai bene d’essere una bella ragazza” le feci notare
“Oh grazie, che carino ! Beh sì, esco con qualcuno ogni tanto ma nessuna storia fissa”
“Ah, sei una mangiatrice di uomini ! Certo che sei vai in giro così, li provochi anche” le dissi, con un cenno verso il suo seno e tutti guardammo quelle tettine bene in vista.
“Ma smettetela, non c’&egrave niente da guardare. E poi sono talmente piccole, non c’&egrave niente da nascondere, nulla di bello” e così dicendo se le prese in mano. Cecilia che si toccava le tette ?! Fu un gesto che, con lei così pudica, lasciava intendere che si stesse sciogliendo.
La cena era squisita, dopo un paio d’aperitivi e una bottiglia di bianco, la mente cominciava a vacillare sotto i fumi dell’alcool ed arrivati al momento del dolce Claudio volle riprendere il discorso interrotto poco prima.
“Quindi se non hai nulla da nascondere, perché non ce le fai vedere ?”
Cecilia diventò bordeaux in faccia, sgranò gli occhi e lo fissò incredula.
“E poi guarda che nascondi poco stasera” e così dicendo sbirciai spudoratamente tra le tette, mettendomi a guardarle da vicino e vedendo praticamente tutto, ma non l’areola, il che mi fece pensare fosse particolarmente piccola.
“Oh smettetela voi due e comunque se vi dovessi far vedere qualcosa, anche voi dovreste far vedere qualcosa”.
L’avesse mai detto ! “Nessun problema” dicemmo all’unisono.
Cecilia si maledisse per quanto detto e ci furono secondi interminabili di silenzio. Ci guardammo vicendevolmente, lei a noi con occhi spaventati mentre noi a lei con occhi furbi, sorridendole ed aspettando una sua mossa.
“Ma tu pensa in che guaio mi sono messa. E va bene, sembra che non abbiate mai visto un paio di tette. Io ve le faccio vedere ma voi vi togliete i pantaloni.
“Sai che problema” disse. “Volentieri” aggiunsi io. Ci alzammo davanti a lei seduta sul divano, via le scarpe e abbassiamo i pantaloni. Lei ci fissa, ci guarda in faccia per un secondo ma rimane più volentieri a guardare i nostri pacchi, coperti da un paio di boxer per me e di slip azzurri per lui.
“Uhm, va beh, niente di che” ironizza lei che restando seduta si toglie la canottiera, si slaccia il reggiseno e rimane per un attimo nuda, per poi incrociare le braccia e coprirsi il seno. Così resta anche quando ci sediamo di fianco a lei, lasciandola in mezzo tra noi.
“Dai Ceci, siamo qui in mutande e non vuoi toccare ?”
“Neanche per sogno, per chi mi avete preso ?!”
Niente, rimaneva rigida in quella posizione
“Marco, e se le alziamo la gonna dici che le toglie le braccia ?”
“Non saprei, dovremo provare” e lo sguardo di Cecilia si fece preoccupato.
“Dai, tu da un lato e tu dall’altro”
“Smettetela” disse lei alzando la voce. Non curanti, le alziamo la gonna e si mostrano ai nostri occhi delle gambe toniche, abbronzate, lisce. Lei abbassò le mani per fermare la salita e vedemmo il suo seno a coppa di champagne, in effetti con areola piccola, quasi inesistente, e chiara.
Sembrava arrabbiata con noi ma la reazione ci sorprese “ok, ora restate in mutande, via tutto il resto”.
In un batter d’occhio restammo in intimo e, con un cenno d’intesa, ci avvicinammo stretti a lei. Era immobile, non poteva muoversi. Le cosce si sfioravano, l’eccitazione crebbe tant’&egrave che avevamo entrambi le mutande gonfie.
Le accarezzammo le guance, lei con lo sguardo fisso davanti, imbarazzata.
Passò un minuto e disse “Ok, sentiamo i vostri muscoli” e mise le mani sulle nostre cosce, tastando il quadricipite.
I respiri si facevano più irregolari e profondi, la tensione aumentava. Io le presi la mano e gliela feci scorrere sulla coscia, imitato da Claudio sulla sua. Lei guardò prima uno e poi l’altro. Faceva un poco di resistenza, cercando di tenere la mano ferma ma era decisamente più debole di noi e le mani finirono irrimediabilmente sul pacco gonfio di entrambi; si lasciò sfuggire un gemito, mentre palpava a mano aperta, aprendo il più possibile le dita..
“E la tua gonna ?” interruppe Claudio.
Silenziosamente se la tolse, mettendo in risalto delle mutandine bianche. Le aprimmo le gambe, palpandole l’interno coscia.
“Oddio ragazzi, mi sto vergognando da morire” disse deglutendo.
“Lascia fare” e la zittimmo.
Le presi la testa e la portai verso me, baciandola mentre vidi la sua gamba destra essere aperta totalmente e Claudio inginocchiarsi davanti a lei. Labbra morbide, che mordicchiai. Lei però sentiva lui che la stava baciando la figa, che fu liberata dalla stoffa avendo scostato di lato le mutandine.
Capendo che in quel momento era distratta dal sapiente lavoro di lingua, mi alzai in piedi e mi spogliai nudo. Mi guardò, prima con stupore e poi mi fece cenno d’avvicinarmi. “Wow Marco, questo sì che &egrave un cazzo” e cominciò a succhiarmi la cappella, La mano destra sulla testa di Claudio, la sinistra a tastarmi per bene l’uccello, che piano piano entrava sempre più nella sua bocca.
Lui dapprima le tolse le mutandine, leccandola e masturbandola con 2 dita. La guardavamo, vogliosa e un sorriso riempì i nostri volti.
Restò nudo pure lui, evidenziando un cazzo più corto e con la cappella coperta dalla pelle. Lei glielo prese in mano e dopo aver pompato un po’ il mio cazzo, prese in bocca il suo. Masturbandomi, la guardavo che pompinava ed era una favola: la sognavo spesso e la sua apparente timidezza celava una reale ragazza vogliosa, bella fisicamente ed anche calda, con un corpicino tutto da scopare.
La lasciai divertirsi un po’ e poi la faci alzare; momento di pausa, che ci permise di guardarci nudi; chissà, forse anche loro 2 avevano fantasticato su come fossimo fatti.
“Claudio, tu siediti. Ceci, tu mettiti a 90”. Entrambi eseguirono subito. Presi i fianchi di lei, me li avvicinai e glielo infilai, facendoglielo prima sentire sul buchino del culo e sulle labbra esterne. Cominciai a scoparla, infilandolo sempre di più ad ogni colpo. Era stretta e all’inizio non fu molto umida ma presto il mio cazzo scivolò facilmente in lei. Non so che pompino gli stesse facendo, visto che spesso lanciava piccoli urli.
“Ora io” disse Claudio e si stese sul divano. L’aiutai a mettersi sopra di lui. Che corpicino Ceci, ben fatto, tonico, con muscoli in risalto ma non esageratamente. Era pelosa, non so perché ma me l’aspettavo depilata ma era assai stimolante scoparla.
Cavalcandolo, prese il mio cazzo in mano e lo tenne rigido con una masturbazione continua. Quanto gemeva !
Vedere un visino così dolce che manifestava goduria era una visione eccitante, saliva e scendeva sul suo cazzo toccandosi il clito. Provai a mettermi dietro di lei per appoggiarglielo nel culo
“Aspetta Marco, prima bagnalo” ammettendo ed accettando in questa maniera il mio tentativo di una doppia penetrazione. Si distese sul suo corpo, usai la saliva per bagnarle il buchino , salii sul divano e glielo appoggiai dietro. Spinsi piano, continuando a lubrificarlo. Il buchino si allargò con l’inserimento della cappella.
“Piano….piano” mentre cercava di allargarselo con le mani. Il cazzo entrava, lo spingevo poco alla volta e sentimmo Ceci urlare. “Ahhhhhh, siiiiiiiii” io la sbattevo da dietro, permettendole anche di muoversi sul cazzo di Claudio. Metà cazzo entrò il lei, odori riempirono la stanza, 3 persone a gemere contemporaneamente; le tirai i capelli, la sua schiena magra ma muscolosa, s’irrigidiva. Vedevo il cazzo di lui dentro la sua figa allargata, i suoi peli bagnati. Le pareti contratte accorciarono i tempi della mia eiaculazione e lo feci capire “Dentro, tutti e 2 dentro” disse ansimando. Io venni nel suo culetto e poco dopo anche Claudio.
Ci guardammo, soddisfatti a con il fiatone, sorridendoci vicendevolmente.
Sporcammo anche il divano nuovo “Fa niente ragazzi, così mi ricorderò meglio di questa serata”.
“Perché, non la ripetiamo in futuro ?” disse una sorridente Cecilia, distesa sul divano sfinita, mentre si accarezzava il seno.
Già….sarebbe stato solo l’inizio. Rivedersi al lavoro &egrave stato curioso; un leggero imbarazzo di ognuno di noi nel rivedersi, mostrato con occhi bassi e sfuggenti da parte di Ceci e da sorrisi sotto i baffi miei e Claudio, nel ripensare, almeno per me, al corpo nudo di Ceci che si contraeva e alla manifestazione di piacere di una ragazza che appariva sempre sotto controllo delle sue azioni.
In estate prendiamo la decisione di fare, ogni mercoledì, la pausa pranzo all’aperto. La prima volta che lo facciamo, Ceci &egrave però disorganizzata: niente telo da mettere sul prato, una pizza fredda ed un abbigliamento non proprio consono, oppure lo era volutamente, chissà. Si presenta infatti con un vestito rosso all’altezza del ginocchio che non sfugge al nostro sguardo e che Claudio gli fa notare “abbigliamento perfetto per un picnic” ma lei non sembrò curarsene.
Arrivati al parco, per non farla sporcare, le offriamo un pezzo del nostro telo e lei sceglie di sedersi su quello di Claudio mentre io mi metto di lato, formando una L sul prato. Pudica come suo solito, Cecilia mette le mani sulle cosce all’altezza del bordo del vestito, tenendo distese il più possibile le gambe e nessuno sa come possa stare con le gambe e la schiena dritta in quella posizione; saranno i suoi allenamenti e la tonicità degli addominali ma fatto sta che probabilmente anche a lei quella posizione cominciava a dare fastidio e piega un po’ le ginocchia e di conseguenza s’intravede di più la sua coscia. Mi sposto un poco più distante per vedere meglio e per un attimo riesco a vedere tra le sue cosce un lembo gonfio blu: le sue mutandine ! Le sue labbra, la fessurina nascosta ma facilmente immaginabile. La visione mi fa subito tornare in mente la nostra scopata a casa di Claudio e, anche se lei poi si ricompone, la lampadina lussuriosa si &egrave accesa nel mio cervello.
Torniamo in ufficio e le mando un messaggio “se indovino il colore dei tuoi slip, stasera me li dai”.
Non risponde, probabilmente sarà arrossata e mi starà mandando a quel paese. Riprovo dopo mezz’ora “Silenzio assenso, quindi affare fatto. Sparo ?”. Risponde subito “Ok, prova ma hai un solo tentativo”. Sorrido, lascio qualche minuto d’attesa e le rispondo con una sola parola “Blu”.
“Sbagliato” mi risponde.
Eh no Ceci, non mi freghi. Insisto “dopo lavoro, lì al parco, dimostrami che non sono blu”.
“Come non detto”
Fissiamo l’orario, lei esce sempre un po’ prima di me e la esorto a presentarsi. Nel frattempo avviso anche Claudio di questa iniziativa e finito l’orario lavorativo torniamo al parco.
“E tu cosa ci fai qui ?” dice lei rivolgendosi all’invitato “Figuriamoci se non ne parlavate”.
“Bene, quindi sono blu, giusto ? I patti erano chiari”
Ceci non risponde, infila le mani sotto il vestito sui fianchi, cosce praticamente tutte nude e vediamo che si sfila un bel perizoma, blu, liscio. Glielo prendo tra le mani e lo annuso
“Che schifo Marco, non mi sono fatta il bidet”
“Meglio, profumano di te”
Ed in effetti avevano un profumo misto tra l’acre di pipì e di liquido di marsiglia.
“E tu invece di che colore le hai ?” dice rivolgendosi solo a me
“Stesso patto: se indovini, sono tue”
“Grigie” dice al volo
Mi metto a ridere, sono si grigie il bordo, forse &egrave riuscita non so come a notare quello ma sono rosse.
“Stronzo, dimostralo”
Siamo in un parco ma dietro una collinetta, dietro di noi un edificio diroccato.
Mi tolgo i pantaloni
“Visto ?! Sono anche grigie”
“Cosa stai dicendo ?! Sono rosse. Al massimo, grigie e rosse”
“Calma calma” disse Claudio intromettendosi “non litigate. Faccio da giudice in questa diatriba”
“Certo, chissà da che parte stai ?!” disse indispettita Ceci, alzando il tono di voce
“Sccc, non ci vede nessuno ma sentirci magari sì. Abbassa il tono. Sinceramente mi pare che abbia ragione Marco. Il colore predominante &egrave rosso”
“Va beh, va beh, avete ragione voi. E poi non me ne farei nulla delle mutande di un uomo, non lavate tra l’altro”
Pensava forse di offendermi ma la frase non fece effetto ma mi diede comunque l’opportunità di fingere il comportamento.
“Eh cara, non &egrave carino quello che dici. Sia per questo motivo che per l’errore del colore, devi pagare pegno”
“Tu sei fuori, io ora vado a casa”
Sguardo d’intesa tra me e Claudio e lui si posiziona dietro di lei, afferrandole le braccia. Io mi avvicino a lei, mi metto davanti e le alzo il vestito, fino sopra i fianchi
“Ahia Claudio, non stringere” mentre io mi gustavo il suo pelo appena rifatto, corto, curato, eccitante. Le misi un dito tra le gambe, le aprii le labbra e presto cominciò ad inumidirsi. La accarezzavo con il medio facendolo scorrere sulla sua fessura, sempre più bagnata; passavo dal clito alle labbra; poi col dito bagnato tornavo sul clito che mi sembrava sempre più gonfio. Claudio da dietro, con il suo culetto tutto nudo, le stava passando la mano tra le natiche, spingendo la mano forte contro di lei tanto da farla muovere e avrebbe perso l’equilibrio se non ci fossi stato io davanti a tenerla ferma, con anche l’indice ora a masturbarla. Era bloccata, le ginocchia cominciavano a cedere un poco, i piedi li aveva allargati senza obblighi, segno del piacere che rivolgeva al nostro trattamento.
Le baciavo il collo, la mordevo, la leccavo sotto il mento. Via la spallina del vestito “No dai ragazzi” disse flebilmente, via anche l’altra spallina e abbassai il vestito fin sotto le tette, con i capezzoli che diventarono presto 2 bottoncini in quella areola quasi inesistente. Glieli mordicchiai, glieli tirai con i denti e le ginocchia parevano cedere da un momento all’altro; Claudio la faceva rialzare mentre io le tolsi completamente il vestito da sotto i piedi. Scesi a leccarla tra le gambe, le aprii le labbra ormai fradicie e a lingua piena gliela leccai, facendo passare un poco la punta nella fessura. Dopo un po’ di spostamenti sulla sua fessura, andai sul clito, punzecchiandolo con la punta della lingua, primo di prenderlo tra le labbra e a fingere un pompino, mentre con la lingua lo stuzzicavo ininterrottamente. Girai la lingua attorno, poi colpetti. Alternavo giri di lingua a piccoli colpi e l’unica rumore che si sentiva erano i suoi gemiti, sempre più forti.
“Ahhhhh Marco, non ti fermare…” implorava Ceci.
Infilai 2 dita nella fessura, muovendole dentro e fuori. Il suo liquido bagnava esternamente le labbra mentre il suo clito era molto gonfio e pronto ad esplodere. Era grondante di liquidi, con le mani sempre bloccate dietro e le gambe che non avevano più forza di sorreggerla. Lingua piena sul clito, ferma…la sentii contrarsi, urlare e riuscì a divincolarsi da Claudio e pose le sue mani sulla mia testa, tenendomi fermo su di lei.
Avevo la bocca sporca di lei e mi stavo rialzando quando dalla casa diroccata dietro di noi sentimmo un rumore improvviso, di legno che si era appena rotto !

Leave a Reply