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Interludio dal lavoro

By 24 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era tutto pronto per la partenza per la consueta vacanza di una settimana al mare con figli e nipotini. La vacanza tutti insieme che ci concediamo ritualmente tutti gli anni nella casa di famiglia. La sera prima della partenza arriva la telefonata dall’ufficio. Un nuovo cliente ha una questione urgente, molto grossa, e che mi interessa moltissimo. Mi secca non andare in vacanza con i miei, è sempre un momento bellissimo con tutti quanti
che convergono da diverse parti del mondo. Ma non posso e non voglio dire di no a questo nuovo lavoro. Tra l’altro di questi tempi come rinunciare a una pratica grossa? Forse non l’avrei fatto neppure in tempi più floridi.

Tutti sono un po’ seccati e io prometto di cercare di sbrigarmela al più presto per raggiungerli. Il sabato mattina accompagno mia moglie all’aeroporto e vado in ufficio. Una lunghissima conference call, una riunione con i miei collaboratori, una riunione con il cliente, il lavoro si mette in moto. Sono contrariato dal contrattempo ma molto preso dal nuovo lavoro. Lavoro fino a tardi, la domenica sono di nuovo in ufficio prestissimo. Verso le undici compare la mia collaboratrice più giovane, e ho un momento di distrazione vedendola vestita da weekend, con molta carne fresca e bella in piena visione. Cerco di non pensarci, il mio principio è che sul lavoro non si fanno sciocchezze. Giornata intensa di lavoro alla fine della quale è chiaro che il progetto sarà ben più lungo e complesso del previsto. Richiede che mi chiuda con le mie carte a lavorare intensamente per molti giorni. Addio vacanza di famiglia al mare. A quel punto mi dico che mi posso trasferire in montagna dove avrò la casa tutta per me, posso mettermi a lavorare furiosamente, al fresco e lontano dalle distrazioni. Lavoro tutto il lunedì in ufficio organizzando il lavoro dei collaboratori, ultima riunione con il cliente, e la sera parto con tutte le mie scartoffie e arrivo tardi in montagna. La mattina sono sveglio presto, e mi metto a lavorare a tappeto. Ma al fresco, e con un panorama stupendo. Lavoro, leggo, scrivo, telefono, parlo con l’ufficio, sono presissimo da quello che sto facendo. Esco brevemente a comprarmi qualche cosa da mangiare e andando al negozietto incrocio una signora sulla quarantina, bionda, interessante, carina. La noto appena, compro le mie quattro cose e rientro in casa a lavorare, mangiando al computer. Vado avanti così, consumando caffé in quantità, fino a tarda notte. Il lavoro avanza bene, il cliente è contento del progresso. Il giorno seguente stesso ritmo.

A metà mattina, sempre assorto nei miei pensieri, esco per fare due passi e passando davanti all’albergo del paesino vedo arrivare una bella macchina con targa tedesca e il tetto aperto dalla quale vedo scendere la donna bionda del giorno prima. Questa volta la guardo meglio. E’ davvero interessante e bella. Non vistosa, ma elegante, raffinata. I nostri sguardi si incrociano e io proseguo nella mia veloce passeggiata per il paese vuoto. Mi piacerebbe andare a fare una camminata, ma non posso, il lavoro incalza. Rientrando a casa la vedo nelle vicinanze vestita con dei jeans vecchi e un maglione largo. Di nuovo i nostri sguardi si incrociano (del resto sembriamo essere gli unici due in paese). Lavoro praticamente ininterrottamente tutto il giorno e la sera decido di prendermi un attimo di distrazione. Vado a cena all’unico ristorante del paese, che è poi quello dell’albergo. Mi porto qualche carta che studio e annoto mentre ceno. Ad un certo punto vedo arrivare la donna bionda che si mette sola ad un tavolo dall’altra parte della sala. Questa volta le faccio un accenno di saluto a cui lei risponde. Tutto lì. Siamo gli unici al ristorante, oltre ad una coppia di mezza età in un altro angolo. Senza dare nell’occhio guardo la donna. E’ indubbiamente molto bella, interessante, ben fatta. Ora è di nuovo vestita in modo elegante, anche se molto semplice, visto anche l’ambiente. Mangia tranquilla, sta leggendo il giornale. Mi domando che cosa fa una donna del genere sola qui, fuori stagione. Mi piace, cerco di osservare il suo volto, il suo corpo. Davvero bella, un bel viso, un bel seno, bei capelli. Per come siamo messi non riesco a vedere altro, né voglio essere indiscreto. Mi domando come sarebbe nuda. Mi domando com’è quando fa sesso. Dopo un po’ si alza per andarsene e passando vicino al mio tavolo mi saluta con un sorriso e un cenno della testa, a cui rispondo allo stesso modo e aggiungendo Guten Abend. Le guardo il sedere mentre se ne va. Anche se non si intravede moltissimo dato che non ha una gonna fasciante, si capisce che è bello, in tono con il resto che ho potuto vedere. Non è altissima, ma slanciata. Decisamente mi piace. Mi sono per un poco distratto dal mio lavoro. Mi viene in mente che è da un po’ che non faccio sesso con una donna nuova. Con questa mi piacerebbe. Me ne vado anch’io, torno a casa, alternando pensieri di lavoro a pensieri su di lei. Mi rimetto a lavorare, faccio un’ultima telefonata con il cliente e mi preparo a fare tardi. Quando vado a letto mi torna il pensiero di lei e sento che mi sto eccitando. Fantastico su di lei, e mi masturbo pensando di fare sesso con lei.

Il giorno dopo sono di nuovo al lavoro presto. In una pausa esco sul terrazzo con una tazza di caffé e la vedo ripassare sotto casa mia, di nuovo in quella tenuta che sembra da lavoro manuale. Mi vede e ci salutiamo con il solito cenno di testa e sorriso, stavolta un poco più espansivi tutti e due. La vedo infilarsi nella casa accanto dove mi accorgo stanno facendo dei lavori. La sera torno al ristorante, più che per cenare per vedere lei. Che dopo qualche tempo arriva. Stavolta il cenno di riconoscimento è esplicito e aperto. Le chiedo se vuole cenare con me visto che siamo sempre gli unici due nel ristorante. Accetta, mi pare di buon grado, e si siede. E proprio bella. Un viso fresco, delicato, due occhi scuri bellissimi, sopracciglia scure, su una pelle chiarissima e capelli biondi che le cadono sulle spalle. Ha una camicia bianca né troppo aperta né troppo chiusa, né troppo stretta né troppo larga, con delle pieghe sul davanti. Si conferma che ha un bel seno, anche se è poco in vista, belle spalle, belle mani, portamento elegante. Non porta gioielli o altri ornamenti, se non una fede inconfondibile sull’anulare destro, come la portano i tedeschi. La conversazione comincia sulle generali, ma non impacciata. Tutti e due sembriamo trovarci a nostro agio. Mi piace parlare tedesco. Ci raccontiamo alcune cose di noi stessi. Che cosa facciamo di lavoro, le famiglie, i figli, i suoi molto più giovani dei miei. Mi dice che è qui per sorvegliare dei lavori che stanno facendo alla sua casa, che è proprio quella accanto alla mia. L’indomani arriva suo marito per il weekend. La cosa innegabilmente mi provoca un moto di fastidio che però non lascio trapelare. La conversazione prosegue, su temi generali e su cose più personali, ma senza mai diventare intima. Una conversazione sciolta, molto intensa, ma che rimane quella tra due persone tra cui non esiste né sembra destinato a svilupparsi un rapporto di maggiore intensità. E’ però un fatto che restiamo a parlare a lungo, molto più dell’ora a cui ce ne eravamo andati ciascuno per conto proprio la sera prima. Sembra si trovi bene. E naturalmente anch’io mi trovo bene. Mi piace, mi piace molto. Sono perfettamente cosciente di avere accanto una bella donna, una donna di cui riconosco la sensualità anche se lei rimane, da quel punto di vista, assolutamente sulle sue, senza dare la minima impressione di volere andare oltre. Sento chiaramente che a me piacerebbe andare oltre, spogliarla, sentirla.

Ad un certo punto, siamo sempre soli nel ristorante, dice che è meglio che se ne vada a letto, domani deve alzarsi presto, deve vedere quello dell’impresa che arriva per una cosa importante, e poi nel pomeriggio arriva suo marito. Di nuovo un senso di irritazione in me, più forte stavolta. Le chiedo se ha voglia di fare due passi, andare fino al fiume. Accetta, anche stavolta mi sembra di buon grado. Camminiamo affiancati, vicini ma senza toccarci, sempre chiacchierando, ora più animatamente, entrambe ridiamo, sembra essersi instaurata una maggiore confidenza. Arriviamo al fiume ed entrambe ci appoggiamo alla ringhiera che si affaccia sul corso d’acqua che scorre molti metri sotto di noi. Siamo vicini, più di prima, ma non ci tocchiamo. L’aria è abbastanza fresca, ma non fredda. Le nostre mani sono sulla ringhiera, la mia destra abbastanza vicina alla sua sinistra. Continuiamo a guardare la montagna buia davanti a noi e il fiume sotto di noi. La conversazione si è diradata. Fino a spegnersi per un minuto o due. Poi, non so come o per iniziativa di chi la mia mano destra e la sua sinistra sono vicinissime, si sfiorano. Restano così per un altro minuto a contatto, senza che né l’uno né l’altra la ritragga. Anche lei chiaramente sente il contatto e non fa nulla per mettervi fine. Piano piano il mio mignolo accarezza il suo, lo avvolge, lei lascia fare, sembra accogliere questo gesto, la mia mano copre la sua e infine i nostri visi si rivolgono l’uno all’altro. Siamo a pochi centimetri l’uno dall’altro. Ci sorridiamo e in un attimo le nostre labbra si incontrano. Le mie mani sono sulle sue spalle a questo punto. Lei è un filo rigida. Le labbra rimangono un po’ dure, chiuse. Le prendo la testa fra le mani e le bacio la fronte, le guance e infine torno sulla sua bocca. Ora si è sciolta, lentamente schiude le labbra e comincia a lasciarsi baciare. Rimane un po’ sulle sue, è come se fosse un po’ impacciata, ma poco alla volta di lascia andare. I nostri corpi sono a contatto. La sento forte, soda, contro di me. Le sue mani e braccia sono intorno a me, io le tengo la testa fra le mani mentre il nostro bacio diventa più profondo, più intenso. Sento il suo respiro che cambia. Il mio sesso reagisce molto velocemente, ma è intrappolato nei boxer. Si è irrigidito lungo la gamba, dove stava prima di animarsi ed è rimasto intrappolato là. La posizione è scomoda. E’ strano essere appoggiato alla sua pancia senza che il mio sesso sia lì. Mi domando che cosa pensa lei, ma non oso mettere la mano nei pantaloni per metterlo come dovrebbe stare adesso. Il bacio si fa più intenso, la pressione dei corpi anche. Le mie mani ora sono sul suo sedere, sui suoi fianchi. Leggermente la giro e le appoggio il sedere contro la ringhiera del parapetto e ne approfitto per mettere a posto il mio sesso che ha cominciato a farmi male davvero. Ora mi appoggio completamente contro di lei che sicuramente non può sentire la mia erezione contro la sua pancia. Non pare disdegnare, anzi sembra premerci contro. Il bacio è diventato molto appassionato, le mie mani vagano dai suoi fianchi al suo seno. Si stacca un momento dal bacio, mi sorride, si avvicina al mio orecchio e mi sussurra “Lo sai che non l’ho mai fatto?”. Evidentemente si riferisce al baciare e lasciarsi andare con uno che non è suo marito. Rispondo riprendendo a baciarla, e lei ricambia. Il suo corpo aderisce completamente al mio. Ora ha socchiuso le gambe, la mia erezione è più vicina al suo sesso. Ha un modo di fare trattenuto ma al tempo stesso naturalissimo e intenso. Sentire il suo corpo contro il mio mi fa impazzire. Delicatamente mi strofino contro di lei, il mio sesso spinge contro di lei e sento che lei reagisce allo stesso modo. Scendo a baciarle il collo, l’orecchio. Sento il suo respiro che cambia. Le sue mani si sono mosse dalla mia testo e viso e collo e scendono giù lungo la schiena, fino ad arrivare al sedere. Me lo accarezzano e lo attraggano per fare aderire il mio sesso più al suo. E’ da un po’ che le mie digressioni non mi portano verso una donna più matura. Ultimamente ero stato solo con delle ragazze molto giovani. E la sensazione è diversa. Sono contento di quello che ho contro di me.
Mi stacco lentamente e guardandola negli occhi le dico “andiamo”. Vedo l’esitazione sul suo volto, forse la paura. Mi appoggia la testa sulla spalla e ripete “Davvero non l’ho mai fatto”. Le rispondo “si sente, lo so”. La stringo forte e dopo un attimo si stacca lentamente, mi prende la mano e si incammina. Andiamo tenendoci per mano passando all’esterno del paese. Non ho voglia che ci veda nessuno. Camminiamo lentamente, in silenzio, con le mani che trasmettono l’elettricità dell’anticipazione. Arrivati sotto casa mia apro la porta, saliamo al mio appartamento che apro e prima di accendere la luce siamo di nuovo nelle braccia l’uno dell’altro che ci baciamo. I corpi ora reagiscono in modo diverso. Ora è chiara la sensazione del sesso, che questo è quello che ci aspetta e che entrambi vogliamo. Si sente che lei ora lo vuole quanto me. Forse ha ancora delle remore, ma non la trattengono. Mi prende per mano e lentamente mi porta vicino al divano, un po’ stropicciato e con le mi carte sparse dappertutto. Con gesto rapido vengono buttate a terra (un mio fugace pensiero ai miei appunti e al mio lavoro) e lei si sdraia tirandomi sopra di se. Il suo modo di baciare è cambiato, ora è intenso, risponde completamente al mio baciarla, la sua lingua non ha le remore che aveva prima, cerca la mia, mi entra in bocca mentre prima ero quasi solo la mia che esploravo la sua bocca. Sente il mio corpo sul suo e lentamente allarga le gambe. Sotto la gonna larga sento l’attaccatura delle gambe, sento che si muove leggermente per strusciarsi contro di me. Alza le ginocchia per stringermi fra le sue gambe. Le sto baciando la faccia, il collo, le sto aprendo la camicia e le bacio i seni sopra il reggiseno, scendo più giù e le bacio la pancia. Lei è completamente abbandonata, reagisce, mi accarezza la testa e la sento respirare in modo intenso. Le bacio l’ombelico, ci giro intorno con la lingua e le infilo le mani dietro la schiena per aprirle il reggiseno. Lei si muove per facilitare il movimento. Il suo seno liberato è bellissimo. I capezzoli sono scuri sulla pelle bianca, non troppo grandi e non troppo piccoli, duri, il suo seno sodo, rotondo. Lo accarezzo con le mani, con le dita, delicatamente, i capezzoli fra le dita. Poi comincio a baciarlo, leccare, succhiare i suoi capezzoli, la sento gemere, torcersi, abbandonarsi, i capezzoli durissimi, glieli accarezzo con i denti, delicatamente. La sento ansimare, sempre più forte, spingere il suo corpo contro il mio, sento il suo inguine che spinge, immagino la sua figa bagnata e aperta ora, le sue mani sono forti e possessive, guidano la mia testa su di lei. Si sente che è eccitata dall’idea di un uomo nuovo, dalla libertà di non essere con il suo uomo di sempre, di essere sciolta da quegli inevitabili legami e abitudini e rigidezze che sono tipici del rapporto tra persone che stanno insieme da tanto tempo. Attira la mia testa alla sua e vedo un viso diverso. Vedo la voglia, la passione, il desiderio di sesso, di godimento. I suoi bellissimi occhi sono di fuoco, intensi, il suo sorriso è diretto a me ma è anche rivolto a sé stessa, è il riflesso della sua attenzione completa al suo piacere. Attira la mia bocca alla sua e mi bacia con una voracità nuova, geme, sospira, le sue gambe mi imprigionano. A quel punto mi sciolgo, mi alzo e mi abbasso verso la sua gonna, ormai stropicciata all’inverosimile. Lei alza il bacino senza remora per farsela sfilare ed in un attimo le sfilo anche le mutande. Delle mutande normalissime, sexy ma non l’intimo che avrebbe messo una donna che pensava di fare sesso con un uomo nuovo. Lo stesso del resto era stato per il reggiseno. A quel punto è completamente nuda sul divano, la peluria del pube curata in modo impeccabile, le gambe leggermente divaricate che mi guarda mentre le sto in piedi davanti. Sono ancora completamente vestito. Ci guardiamo. La prendo per la mano e le dico andiamo di là. La porto nella camera degli ospiti (non mi va di portarla nella mia stanza, e neppure in quelle dei miei figli).

CONTINUA
Arrivati lì tolgo il copriletto e le coperte e la spingo con delicatezza ma fermezza sul lenzuolo bianco. Ora è mia, completamente. Ci guardiamo per un momento, ci sorridiamo. Io sono in piedi di fronte a lei e comincio a
spogliarmi, con calma, sempre guardandola. Sono nudo, il mio sesso diritto offerto completamente alla sua vista. Scendo a baciarle di nuovo la pancia e la sento abbandonarsi completamente, acquistare di nuovo il respiro della voglia, scendo lentamente a baciarle la coscia destra, lentamente, prima sopra e fuori e poi dentro e poi di nuovo fuori, fino al ginocchio e poi fino al piede e poi il percorso inverso sull’altra gamba. Con le mani vago sul suo corpo, accarezzo i suoi seni, prendo il capezzoli fra le dita, scendo sulla sua pancia, le accarezzo i fianchi, le passo tra il suo sedere e il lenzuolo. La mia bocca è a pochissimi centimetri dal suo sesso, ne sento l’odore, ne vedo gli umori che lo rendono bagnato, intravedo il clitoride, percepisco il suo bacino che si muove verso di me, come per chiamarmi, bacio tutto intorno, i peli del pube (è da un po’ che non baciavo una donna non rasata lì), tutto intorno ancora e poi affondo il viso nella sua figa ormai davvero fradicia. Emette un gemito profondo e lunghissimo, languido, abbandonato, il suo bacino spinge contro il mio viso e comincia ad ansimare sempre più forte. La lecco con la lingua dura, passo dalle sue labbra al clitoride, lecco, succhio, succhio ancora, bevo il suo succo, e mentre la lecco così le faccio scivolare due dita dentro la figa. E’ fradicia all’inverosimile, anche il lenzuolo è bagnato, e con le dita comincio a scoparla, entrando dentro a fondo, penso a quando ci infilerò dentro il mio cazzo, faccio incurvare le dita per arrivare nel punto più delicato. Ormai ansima all’impazzata, muove il bacino come se la stessi già scopando. Alzo un attimo il viso per guardarla in faccia e la vedo sconvolta, sudata, con la bocca aperta, un’immagine tutta diversa dalla donna compassata ed elegante che avevo visto la prima volta. A un tratto comincio a sentire le vibrazioni del suo corpo, i segni premonitori dell’orgasmo. Sento il respiro che cambia ancora, sento un profondissimo gemito, roco e poi acuto e una serie di grida mentre il suo bacino sembra impazzito e la sento venire. E’ un orgasmo intenso, molto intenso, come se non avesse goduto da molto tempo. Chissà come è la sua vita sessuale? continuo a leccarla, succhiarla, scoparle la figa con le dita, le infilo anche il medio dell’altra mano dietro, il suo respiro perde un colpo mentre lo faccio, lei si contrae un poco ma poi si scioglie e si lascia massaggiare lentamente il buchetto dal mio dito che entra poco alla volta più profondo, mentre lei continua a godere e godere. Un orgasmo che sembra non finire più. Sembra persa nel suo piacere, quasi come se io non ci fossi. Fino a che si comincia a calmare, a tranquillizzare, ad acquistare un respiro più pacato. Lascio la sua figa, sfilo il dito da dietro con gentilezza, la accarezzo piano, passandole la mano su quei meravigliosi seni con i capezzoli ancora appuntiti e duri e le sfioro le labbra con le mie. Mi guarda e mi sorride senza dire nulla. Sembra in trance, abbandonata, come se stesse per addormentarsi, si lascia accarezzare la pancia e i seni in silenzio, senza reazione apparente. Poi si alza su un gomito, si gira verso di me e mi dice “Grazie, mi rendo conto che avevo bisogno di questo” e mi sorride. Poi poggia la sua testa sul mio petto e stiamo così non so per quanto tempo. Probabilmente non molto. Io mi rendo conto che non ho pensato al mio lavoro da ore. Forse mi addormento un attimo, forse anche lei. Mi rianimo sentendo la sua mano che mi accarezza il cazzo. E’ il primo segno che lei dà di prenderlo in considerazione, a parte forse un’occhiata interessata quando mi ero spogliato e le sue reazioni quando premevo contro di lei mentre la baciavo lungo il fiume.

Lo accarezza delicatamente, quasi timidamente e mi rendo conto che fino ad ora il mio desiderio era rimasto in secondo piano tanto ero preso dalla meraviglia di sentire il suo piacere. Ma ora mi scoppia la voglia. Le sue carezze si fanno meno timide, dimostrano esperienza, sento il desiderio che rimonta anche in lei. Mi dice di punto in bianco, senza mezze parole: “Scopami, lo voglio tutto dentro di me”. Le dico che vado a prendere un preservativo ma mi dice di no, non ce n’è bisogno, “Entra”. E io senza aspettare un attimo me lo prendo in mano, mi piazzo davanti a lei e le appoggio la cappella all’entrata della figa. Mi domando come sarà. Ogni figa è diversa. Lei mi mette le mani sul sedere, spinge in avanti il bacino e mi fa entrare tutto di un fiato. E’ stretta, bellissima, il mio cazzo si sente subito a casa. Comincio a pomparla lentamente e poi con maggiore forza, appoggiato sulle braccia in modo da guardarla dall’alto. Le sue gambe mi avvolgono, dopo un attimo sono sulla mia schiena. Poco alla volta troviamo un ritmo perfetto, il suo bacino si muove in sincronia con le mie spinge e sento di nuovo il suo respiro accelerare. Mi guarda negli occhi fissa e mi dice “Ora vengo di nuovo”. Stavolta non si trattiene per nulla, quasi grida, ansima, mi raschia il corpo con le mani, mi spinge il sedere dentro di lei, ha gli occhi chiusi, li riapre a tratti per guardarmi e ricomincia quella vibrazione fortissima, un tremore quasi, il suo bacino viene a cercare il mio, i muscoli della vagina si contraggono, mi strizzano, quasi urla, rantola e poi si abbandona esausta e appagata, mi guarda e mi dice “Ora vieni tu”. Io mi alzo, mi metto in ginocchio davanti a lei, sempre con il cazzo dentro di lei, la alzo leggermente e comincio a scoparla lentamente, con lunghe spinte fino in fondo, e poi ritraendolo quasi del tutto. Ad un certo punto lo estraggo del tutto, mi avvicino con il cazzo al suo viso e glielo passo in faccia, fradicio dei suoi umori, percorro il suo corpo, strofino la cappella sui suoi capezzoli, le alzo le gambe fino a portarle i piedi vicino alla faccia, esponendola tutta, compreso il suo buchetto che accarezzo pure quello con la mia cappella turgida ed infuocata, non riesco a capire la sua reazione a quel contatto, lo lascio lì e ci gioco un po’. Poi sempre in quella posizione, con le gambe alzate le penetro la figa di un colpo solo, do qualche colpo forte e deciso e sento venire l’orgasmo. La guardo, ora lei mi sta guardando intensamente, si sente che prova piacere ma è intenta a osservare il mio, ad assecondarlo, le dico ora vengo, la guardo interrogativo per avere un’ultima conferma che posso venirle dentro, lei mi sorride, fa sì con gli occhi, mi fa capire che lo vuole sentire. A quel punto lascio partire un’ultima raffica di colpi, forti, decisi e vengo con un orgasmo pazzesco, come se mi stessero drenando l’uccello. Un godimento profondissimo, forte, fortissimo, da togliere il fiato. Le abbasso le gambe e mi stendo su di lei, con il cazzo ancora affondato dentro la sua profondità. Lei mi stringe forte, mi dice qualcosa nell’orecchio che non capisco. Ma non importa, sto bene, ho goduto, mi sono goduto una donna forte, di carattere, di una sensualità intensa, viva, una femmina e al tempo stesso una donna. La sento appagata, contenta, soddisfatta, piena. Poi ci siamo probabilmente addormentati tutti e due. Non so che ore fossero, probabilmente molto tardi.

Avremo dormito qualche ora. Ad un certo punto mi sveglio accorgendomi che si è abbassata sul mio cazzo a riposo e me lo sta leccando e comincia a prenderlo in bocca. Una sensazione bellissima questa. Faccio finta di continuare a dormire, mentre lei comincia un pompino meraviglioso che me lo fa diventare duro in un attimo. Me lo succhia in modo fantastico e a quel punto alzo la testa per godermi questo spettacolo eccitantissimo e con le mani comincio ad accarezzarle la testa bionda dandole il ritmo del mio piacere. Sono cosi abbandonato che mi lascei volentieri portare all’orgasmo così. Ma lei, forse perché si accorge che potrei venire da un momento all’altro, si tira su e viene a baciarmi la bocca, un bacio profondo, lungo, voglioso, che io ricambio con voluttà. Lentamente, con un moto sensualissimo, si alza fino a mettersi a cavalcioni su di me. Mi fissa intensamente e me lo prende in mano. Si solleva un po’ e se lo fa scivolare dentro. Tutti e due perdiamo un colpo di fiato, tanto è intensa la sensazione. Poi lei comincia a muoversi, a ondeggiare, non riesco neppure bene a capire che movimenti fa, ma è un’estasi. Ogni tanto si abbassa appoggiandosi sulle braccia, portandomi le tette e il viso vicini alla mia faccia, in altri momenti è completamente dritta o addirittura appoggiata con le braccia indietro, con in piena vista quelle tette meravigliose e offerte che io prendo in mano e accarezzo e spremo, poi porta i piedi più indietro e comincia a fare un saliscendi con le gambe, sempre impalata su di me. Io sono quasi inerte, che guardo il mio cazzo che viene fatto entrare ed uscire dalla sua figa aperta, con profondità diversa a seconda dei suoi movimenti. Mi lascio scopare in un modo coinvolgente come raramente sono stato scopato in questa posizione. Il suo viso e il suo sguardo sono sempre intensissimi, lasciano trasparire il piacere e il coinvolgimento, a volte mi sorride, a volte mi dice delle cose, tipo “mi piace il tuo cazzo”, “mi piace scopare con te, godo, sto per venire” e altro ancora. Mai volgare, ma intenso, intensissimo, sento che siamo una cosa sola, ancora di più, molto di più che qualche ora prima. Poi comincia a venire, e si ripetono quei suoi orgasmi fortissimi, continui, il suo vibrare, il respiro concitato, i suoi gemiti, gli occhi dilatati dal piacere. Non so per quanto continua. Io per parte mia sono sull’orlo. Ad un certo punto si ferma, si alza facendolo uscire quasi completamente. Resta in questa posizione per un attimo, mi guarda fissa negli occhi, prima seria e poi sorridente, accogliente quasi e mi dice “Ora tu”. Improvvisamente si lascia scivolare giù, accogliendolo tutto dentro di sé si ferma di nuovo e strizza la sua figa intorno al mio cazzo. A quel punto vengo con una forza dirompente mentre lei sta ferma e mi blocca, dominando il mio cazzo solo con i suoi muscoli interni. Mi pare di godere per un tempo infinito, gli spasimi che non finiscono più, i fiotti di sperma che continuano ad inondarla. Quando finisco completamente la tiro giù su di me e la bacio con un’intensità profondissima e che lei ricambia. Le dico “Sei meravigliosa”. Sento che in quel momento stiamo tutti e due benissimo. Restiamo abbracciati per un po’ finché si accorge che fuori è ormai luce e fa per alzarsi. Mi dispiace, ma so che non può che essere così. Le chiedo di accovacciarsi sulla mia faccia prima di alzarsi. Mi poggia la figa sul viso e io gliela succhio ancora un poco, è gonfia, bagnata, gocciolante il mio seme, il clitoride in tensione. Le faccio scivolare un dito di nuovo nel culo e a quel punto mentre le succhio il clitoride viene ancora intensamente. Poi lentamente si alza, mi dà un ultimo bacio profondo e voluttuoso e comincia a raccogliere i suoi vestiti e a rivestirsi. Contemplo quel suo corpo meraviglioso, così meravigliosamente giovanile e al tempo stesso sensualmente maturo e mi viene una botta di tristezza. Mi spiace che se ne vada. è chiaro che questa cosa non si potrà ripetere (ma perché? mi dico poi).

Ora è pronta. Siamo in piedi, lei vestita, io ancora completamente nudo e ci stringiamo. Un abbraccio forte, intenso, coinvolgente, ci baciamo, i nostri corpi subito attaccati. Sento il suo seno contro di me, la sua bocca aperta, la sua lingua che cerca la mia, la sua pancia che spinge contro la mia. La mia erezione comincia a farsi risentire. Le dico “è stato stupendo, non voglio che tu te ne vada” anche se sappiamo che non c’è alternativa. Ci baciamo sempre più intensamente, le mani cominciano a vagare sui corpi. Le mie sono di nuovo sotto la sua camicia a cercarle i seni, lei mostra di gradire e sento il suo respiro che si riaccende. Poi le faccio scivolare sotto la sua gonna larga. Prima le accarezzo il sedere, le natiche sode e ben formate, mi soffermo ad accerezzarle la fessura che le separa, lei spinge contro di me, apre le gambe, la sua mano va a prendere il mio cazzo ormai completamente in tensione e lo comincia a segare lentamente, incurante dei danni che può fare alla sua gonna. La mia mano passa ad accarezzarle la figa, che ora è fradicia, carezzo le labbra, prendo fra le dita il clitoride, faccio scivolare dentro due dita. Lei ormai è in preda al piacere, mugola, sospira, continua a baciarmi con la lingua che va dappertutto. Anch’io sto impazzendo. La guido al tavolo da pranzo che è lì vicino e la faccio chinare in avanti, le sollevo la gonna ed ho di fronte di nuovo il suo sedere stupendo, la sua figa aperta, bagnata. Le sfilo le mutande e le premo il cazzo contro il culo e lei allarga le gambe. Lo spettacolo che ho di fronte è il massimo dell’erotico. Una donna bella e completamente offerta e che non vuole altro che essere penetrata. Le infilo il dito medio nel buco del culo e un attimo dopo il cazzo nella figa. Scopiamo a lungo. Io mi muovo lentamente, dolcemente, uscendo ed entrando fino in fondo, uscendo di nuovo, e di nuovo spingendo dentro. Lei risponde con movimenti bellissimi del bacino, accoglienti e delicati. Un delirio per me e lei pure gode. Ha le braccia appoggiate al tavolo, la testa rivolta indietro io le tengo i fianchi, poi le passo le mani sui seni, glieli tengo in mano, le struscio i capezzoli e poi vado a toccarle e stimolarle il clitoride. Lei comincia a muoversi più spasmodicamente e sento che comincia a venire. Ormai conosco il suo orgasmo. Si lascia andare appoggiata con i seni sul tavolo freddo, il suo culo spinge indietro per ricevermi tutto geme e vibra. Io spingo forte con qualche colpo finale molto profondo e comincio a venire. Un godimento fortissimo, la sensazione del mio succo che la riempie. Mi appoggio alla sua schiena, le bacio il collo, le guance, le accarezzo il viso. E lentamente mi ritraggo, lasciando una scia di seme sulle sue natiche. Lei si gira e ci abbracciamo nuovamente. Quest’ultimo rapporto è stato di un’intensità particolare, anche emotiva.

Ora è chiaro che non c’è più nulla da fare. Se ne deve andare. Ci stringiamo forte un’ultima volta, a lungo, con emozione, come due innamorati. Poi lei si stacca, mi dà un ultimo bacio sfiorandomi con le labbra, apre la porta e se ne va. La vedo scendere dalle scale e sento un vuoto. Vado sul balcone e la guardo camminare veloce verso il suo albergo, senza guardare indietro. Resto immobile a lungo a guardare nella stessa direzione anche dopo che lei è scomparsa. Non so neppure il suo cognome, non ho il suo cellulare. So solo che ha un appartamento nella casa accanto alla mia. E che ha un marito, figli, una vita sua. Come io ho una moglie, una vita mia. A cui ritornerò come se nulla fosse. Mi faccio un caffé, la doccia, e mi rimetto a lavorare. In fin dei conti sono passate poche ore da quando ho staccato per andare a cena con la speranza di trovarla. Il mio lavoro è attraversato da pensieri di lei. Mi devo ingegnare per scambiarci i numeri di telefono. Sento che la devo rivedere. Lo vuole la mia testa. Lo vuole il mio cazzo.

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