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Io donna

By 28 Marzo 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Io Donna

La donna che &egrave in me esce fuori ogni giorno. Sono bella provocante e mi piacciono gli uomini. Mi attraggono, ma molto spesso sono io che attraggo loro. Io li guardo si faccio un pensierino, mi bagno, ma sono loro che mi vengono a cercare. Sono sposata da cinque anni con Giorgio, Gran bell’ uomo, mi soddisfa in tutto, un uomo stupendo, ma sono donna, basta questo. La mattina presto prima del negozio, faccio la spesa e il panettiere,Andrea, mi aiuta sempre con la busta del pane e tocca, una volta il seno, una volta la gamba, e io mi bagno. Al banco della frutta, Egidio, uguale al padre, vecchio porco, per servirmi, mi gira dietro e mi poggia la mano sulla natica destra, sempre quella, me la sposta e gli slip mi entrano nel sedere, e li tornando a casa, mi frugano nell’ interno e continuo a eccitarmi. Qualche volta torno a casa e soprattutto d’estate nella doccia prima di andare al negozio, mi masturbo ferocemente. Se non mi bastano due dita, prendo il contenitore del doccia schiuma Vidal, si quello verde con il tappo marrone, lo poggio sul piatto doccia e mi ci siedo sopra, prima solleticando il buchino, poi facendolo entrare nella passera, aperta come non mai dopo il lavoretto nel sedere. Devo stare attenta a non infilarlo troppo, perché il tappo, in certe confezioni, ha delle piccole sbavature di plastica che irritano la delicata pelle della mia vagina durante i movimenti interni, quindi faccio entrare solo il tappo che bello largo mi fa venire quasi subito. Devo dire la verità a me fa impazzire lungo, che arriva al collo dell’utero, ti stuzzica quel punto e io sbrodolo senza ritegno. Anche adesso che sto scrivendo, nelle pause, mi carezzo la passera. L’ umore che mi bagna la mano facilita i movimenti della mano, le grandi labbra si aprono e le piccole non resistono al dito che pigia impertinente, cosi vengo deflorata da me stessa sognando mio marito che mi possegga. A volte quando mio marito &egrave fuori città per lavoro e la mia passerina all’asciutto e decido di eccitarmi sul bus che prendo per andare e ornare dal negozio. Mi piazzo vicno la porta di uscita o quella di entrata vicino al conducente, li si che mi diverto. Tutti gli uomini, manco a dirlo, ti fanno sentire il loro bigolo, anche i vecchietti. I ragazzi delle superiori poi, quelli che marinano la scuola, sembra che lo sanno, ti si piazzano dietro, e con i movimenti del bus, strusciano le loro giovani nerchie sul mio sedere, l’erezione &egrave istantanea. Bello duro nello spacco delle natiche durante la marcia, nelle frenate, si sposta prima di qua poi di la, ma sempre li in mezzo torna. Io poi che sono amante della fellatio anale, sono orgogliosa quando sento che attiro membri di tutte le dimensioni e vetustà verso di me. La cosa migliore, quando non puoi sentire le vene che pulsano e la cappella paonazza che spinge e vuole entrare, &egrave sentire la sua stazza muovere il filo degli slip che da noia al buchino. A volte se sento la sua erezione portentosa chiara, cio&egrave se indossa un paio di pantaloni di cotone o fresco lana e il contatto sembra con la pelle, e sento che con un piccolo movimento posso aiutare la mia voglia di sesso,mi alzo sulle punte ed apro le natiche allargando il mio muscolo rettale. A quel punto il filo degli slip spinge bene sul buco, mi appoggio sulla sua punta e discendo dolcemente stringendo le natiche attorno al maestoso membro che sto adorando e anelando.
A volte penso di farli venire nei loro pantaloni per quanto sono rossi in viso, come loro fanno bagnare le mie mutandine e tenere caldo il mio culetto.
Ricordo benissimo quella volta che non avevo intenzione di eccitarmi, cosi mi misi di fianco ad una signora del mio quartiere seduta sul bus. L’autobus era semivuoto, quindi iniziò una conversazione piacevole. Senza accorgermene, si mise dietro di me, un signore sulla quarantina, con un blazer blue, cravatta e scarpe lucide da specchiarsi. L’ ho notato perché durante le curve, mi toccava con il sedere, sembrava una mano che palpava le mie natiche. Ho fatto un passetto indietro, verso di lui e lui verso di me, le nostre natiche hanno continuato a massaggiarsi, finch&egrave una sua gamba si &egrave piantata in mezzo alle mie cosce cosi che la sua natica destra, dura, spingeva in mezzo al mio sedere, la sua gamba destra, toccava in modo provocante la mia gamba sinistra. I suoi muscoli mi eccitavano, tirati, guizzanti ad ogni movimento del bus si contraevano per far leva e non spostarsi da quella posizione invidiabile. Ogni tanto mi piegavo per sentire le parole della signora e non esitavo a spingere il mio sedere verso il suo. Quando salutai la signora per scendere, ero quasi tentata di salutare anche lui per ringraziarlo di quella mezzora passata con me, ma mi faceva troppo puttana. Lo ero, mi eccitavano quelle situazioni.
Arrivavo al negozio che gestivo con la mia socia Annalisa, con gli slip fradici e capezzoli sempre eretti. Mi spogliavo per mettermi la nostra divisa, il reggiseno lo dovevo tenere per forza, con la mia terza abbondante, non potevo mettere in mostra quei capezzoli duri, poi con la mia aureola scura, sotto la camicia bianca della divisa, si notano, eccome se si notano. Sentivo anche l’odore dei miei umori. Li conosco molto bene perché mio marito, durante i preliminari, sempre molto lunghi ed eccitanti, mi fa leccare sempre il suo dito che infila regolarmente in profondità nella mia vagina. Come si dice mi assaporo. L’odore non &egrave forte, ma un pochino mi da fastidio, anche se probabilmente lo sento solo io, cosi ripenso ai nostri amplessi e mi succede peggio. Magari mentre Annalisa apre la saracinesca e la cassa, io mi trattengo nel ripostiglio e mi tocco. Il mio pube lo adoro, le mani dentro i peli, le unghie li pettinano, le dita esplorano, le labbra si aprono il clitoride mi chiama, come mi chiama Annalisa. &egrave arrivato il primo cliente, e lei sta ancora lavando in terra. Comincia una nuova giornata.

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