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Racconti Erotici

Irriguardoso protagonismo

By 29 Aprile 2020Maggio 6th, 2020No Comments

Il placido e verdeggiante posto che sono capitato m’infonde addosso una sensazione unica e impareggiabile, instillandomi il silenzio e inoculandomi beatamente la quiete, perché quello che sperimento da quassù è qualcosa di raro e d’introvabile, direi quasi di scomparso, posso affermare finanche d’irreperibile. Sto trascorrendo da due settimane in modo superlativo, la mia agognata villeggiatura qua nella provincia di Terni in Umbria, sono diventato intenzionalmente latitante lontano dall’intollerabile caos cittadino e dal fastidiosissimo e insopportabile trambusto di Roma, niente telefoni né computer né orologi appresso con me, in quanto sto riposando e dormendo benissimo, un vero toccasana per la psiche, un balsamo per lo spirito e nondimeno una grandiosa panacea per il fisico. A ben vedere, a scrollarmi dal gradevole torpore, stamane sono state le prime luci dell’albeggiare, giacché attualmente penetrano fluendo inclinate dalle tapparelle pitturando in maniera bizzarra il tramezzo del muro, mentre là di fuori svariati pennuti hanno incominciato a cinguettare allegri e festosi sparpagliati fra le piante attorno. 

 

In quel preciso istante io mi giro dalla parte opposta, allungato su d’un fianco, estendendo il braccio sotto il lembo piacevolmente freddo del capezzale, ripescandoti al momento sennonché interamente sprofondata in un assopimento sentito e potente, poiché ti capita sovente negli ultimi tempi. Tu, in effetti, m’irridi canzonandomi di frequente, ripetendo e dichiarando, che sei stata trafitta, anzi percossa, da quel discolo e birbante pisolino, a ben vedere in un certo senso è proprio così, per il fatto che dormi parecchio, sembra che le mansioni che svolgi in questo periodo ti portino altrove, risucchiandoti interamente le forze, mentre t’abbandoni sfibrata ed estenuata ad ogni rientro a casa. Sovente, la sera, resta ahimè scarso tempo per le effusioni, perché di quest’aspetto francamente ne soffro dolendomi un poco, però intuisco e comprendo bene la situazione, giacché si tratta d’un tragitto influente e prestigioso per la tua individuale professione, perché più d’ogni altra cosa ho la piena cognizione che lo stai sperimentando pure tu come una privazione da compiere, come uno sforzo da eseguire, per avere in poco tempo una sostanziosa sicurezza finanziaria in tasca che in definitiva ti premierà rinfrancandoti l’animo. 

 

Talvolta, per rasserenarti, io ti propongo una piacevole frizione alla schiena, perché la percezione afferrabile che so d’originare e in ultimo di procacciare di conforta lo spirito, ma in special modo per il concetto di poter adagiare la ragione e il temperamento, transitando solamente dalla cute. Spesso e volentieri, agogno il favoreggiamento della musica dalle modulazioni composte ed equilibrate, perché rammento d’aver preferito mettere regolarmente gli album di Steve Roach, nello specifico “Dreamtime Return – Earth Dreaming” o “Piece of Infinity”, oppure gamme melodiche simili, che creano indiscutibilmente un ambiente avvolgente, mistico, soave e sognante. Adoro compierlo, perché dopo averti denudata capto che inizialmente ti rilassi, appresso t’aizzi gradualmente sotto le mie grinfie, dal momento che insisto assoggettandoti e proponendoti una foggia di pieghevole e tenue soave patimento, che si conclude con degli autentici ed effettivi libidinosi preamboli.

 

Di frequente completiamo l’amorevole l’abbraccio contornati in un delizioso dormiveglia, malgrado ciò ieri sera tutto ciò non è accaduto, perché ti sei assopita in un baleno, manifestandomi un ghigno leggermente inatteso e fuori sesto. Al presente, invero, sei coricata su d’un fianco orientandomi la schiena, intanto che il lenzuolo t’infagotta sofficemente le anche, facendo deliziosamente campeggiare le tue attraenti e disadorne forme. Per qualche istante mi trattengo a osservarti, visibilmente strabiliato e ammaliato, come se la tua gradevole e seducente figura fosse una corporatura estranea allungata accanto a me. Dopo m’accovaccio appoggiando il torace alla tua schiena e rimanendo in questa postura inspiro la fragranza della tua chioma, successivamente ti rasento la testa, anche se sei tuttora appisolata in quanto non voglio destarti sgarbatamente. Nel tempo in cui ti coccolo, affiora la fantasticheria di condurti amabilmente oltre, però al semplice proposito avverto un’istantanea e inedita eccitabilità assieme a una balda e lasciva istigazione infuocarsi nel mio essere, inerpicarsi in maniera vistosa, giacché con un tangibile sforzo contengo il desiderio di dislocare il mio cazzo già diventato semi rigido, compromettendo in tal modo le tappe e sottomettendoti.  

 

E’ veramente stupefacente, direi nondimeno mirabolante, come sia bastante il mutamento della cadenza della tua respirazione per trascinare verso uno stato d’animo di torpore consapevole, in grado peraltro di distinguere e di cogliere talune emozioni. Sarà forse il tremolio del bagliore che si modifica, può essere che siano finanche i tuoi concetti che mi tramandano un’indicazione che soltanto io posso cogliere e presentire, viceversa sarà che abbiamo esigue opportunità in questo momento per fare l’amore, chissà, tuttavia la mia concretezza e la mia rispondenza è stata messa alla prova, perché interamente reclinata e sfinita in quel rilassamento del torpore, m’appresto nell’intercettare le tue premure.

 

Subito dopo io comincio a baciarti, deponendo le labbra e pregustando la sapidità della tua epidermide, assaporando quel gusto stuzzicante che costantemente m’incendia le pulsioni. Dopo ti passo la mano davanti, accarezzandoti il seno e poi digrado verso il basso. Le tue palpebre hanno un lieve sussulto, tu dischiudi le labbra in un’indubitabile rivelazione, effondendo un brontolio di sfibrata e annoiata disapprovazione, eppure io non blocco le mani, perché tu in un rapido istante ti giri sogghignando, come avessi ben afferrato e intuito quale passatempo ho instaurato e ne reclamassi il prosieguo. Naturalmente ti ho sentito, eppure bene, che cosa credi? Sopporterò e governerò lo spasso, perché dissimulare e dare a intendere, facendo leggermente resistenza, accresce il piacere elevandolo. In verità io patisco e soffro, peno per resisterti, perché molte volte mi scateno elettrizzandomi appena mi sfiori i capezzoli, ponderando che potrei benissimo gioire e appagarmi in tal modo.

 

Io ti colloco adagio una mano sulla spalla per farti sdraiare inchinata, svincolandoti dal lenzuolo e lasciandoti totalmente spogliata, tu non ti opponi, peraltro impedita e per di più stabilizzata da una sonnolenza che ti tiene ancora fermamente imprigionata Io m’allontano rialzandomi lievemente e comincio a dislocare le mani sulla tua epidermide con l’adeguato approccio. Intanto che t’accarezzo mi piego per baciarti, cercando d’identificare la tua struttura, la vitalità che palpita sotto la tua cute, che si palesa esternandosi tramite la vampa del tuo alito. Appresso sfioro le tue cosce, le distanzio con una movenza alla quale tu non obietti né eccepisci, io rimango là per un istante ad ammirare la fenditura delle tue chiappe dischiuse, perché intravedo una foltissima boscaglia scura, una fittissima lanugine della fica ancora chiusa. Io ironizzo e maligno, meditando quanto tu sia generalmente costumata e timida, sebbene in diversificate circostanze ti sia interessato, lasciandoti lussuriosamente e impertinentemente esaminare, in quella medesima posa viziosamente scomposta.

 

Subodorare e in ultimo oscenamente apprendere, che il tuo il tuo sguardo si concentra squadrando la mia villosissima fica, esternando tutto il mio svergognato e insolente audace sfoggio, è invero entusiasmante e per di più allettante da tirare le cuoia, poi sapere che in ultimo ti stimola, genera e produce maggiormente più effetto. Al presente sperimento brividi favolosi e inediti, indicibili, sussulti inenarrabili e fantastici, che s’inerpicano lesti dalle cosce e vanno a scaraventarsi contro l’ingegno e l’assennatezza, attuando, determinando e suscitando un corto circuito come non accadeva da tempo. Io resto con gli occhi chiusi, addentandomi le labbra mettendomi in azione insensibilmente. Molto bene, allora: ispeziona, fruga, esplora, tasta, penetra nel mio corpo, a questo punto mi sono svelata, non farmi aspettare ulteriormente.

 

Io smanio per un contatto più cavernoso ed entro in te con le dita per una carezza intima, poiché mentre origlio il tuo respiro affannato, capto che i tuoi fianchi si spostano inseguendo l’inclinazione irrefrenabile di donna, che anela il bramoso e smanioso piacere. Rassomiglia nondimeno all’abbozzo d’un balletto, dove anteponiamo congiuntamente la cadenza e le mosse. In seguito cavo le dita dalla tua fica intrise delle tue intime secrezioni, cominciando ad applicartelo fra le chiappe avvertendo in quel mentre un uniformato tremore da parte tua.

 

In questo preciso istante mi pare d’essere come una belva in bollore, carica di foga e d’effervescenza, questo spasso m’aizza incitandomi moltissimo perché vivo uno stato di vivo e dinamico benessere, come se non avessi compiuto né attuato altro nella mia tormentata esistenza. Non riesco a restare statico, il mio corpo si spinge all’investigazione di qualcosa di più, gradirei esporti di brandirmi all’istante, eppure quest’aspetto lo conosci già, malgrado ciò pare che tu aspiri di condurmi in un’altra viziosa e libidinosa dimensione, facendo irrimediabilmente innalzare la brama oltremodo, supplicandomi d’appoggiare e d’esaudire ogni tua recondita e lasciva creatività. Capto molto bene che cosa desideri, adesso è lampante ed eloquente, perché l’emotività e l’impulso mi stanno scardinando rispettivamente l’intelletto e le viscere, per il fatto che la condizione d’imprudenza e di leggerezza, mi proiettano scagliandomi nel volerti lo stesso, a esigerti e a pretenderti oltre la linea estrema raggiunta, in quanto m’hai corporeamente battuto, m’hai tangibilmente domato, m’hai con certezza superato in ultimo trionfando.

 

Io in quella circostanza, peraltro svisceratamente esaltato e tenacemente acceso, dal groviglio aromatico di squisitezze e dalla fragranza odorosa che m’inebria sconvolgendomi il senno, collocata tra le tue gambe, in aggiunta a ciò invogliato e infoiato dalla tua estenuata e sonnacchiosa inerzia, ti manometto scardinandoti perfino da dietro, sdrucciolando dentro la tua fenditura senz’incontrare resistenza alcuna. Nel mentre ti pungolo un’altra volta sulla fica, giacché comincio a eseguirti un frizionamento particolare, inconfessato e graduale, però totale e stupendamente erotico, aggiungerei lascivo e voluttuoso. Dubito e sono altrettanto scettico, che tu stia al presente beatamente oziando distesa felicemente su quel giaciglio, perché attualmente sei libidinosamente rapita e durevolmente ammaliata da questo manipolare lussurioso e passionale che ti regalo, poiché t’osservo che sei completamente avvinta e profondamente coinvolta da questo profondo e penetrante benessere.

 

Ho inoltre la limpida e la distinta inequivocabile cognizione, poiché presumo d’essere a tratti ciarlatana, verosimilmente insincera e talvolta intenzionalmente ingannatrice, perché sto vaneggiando per il godimento per ciò che stai facendo, eppure non riesco a svelartelo né a spiattellartelo scrutandoti nel volto. In altre circostanze avrei voluto, perché sarei stata indubbiamente indiscreta e pure sfacciata di tentare, perché non immagini né supponi, in che quantità ho gustato in anticipo nei miei sogni questo concupiscente e voglioso istante, vedendo con la mente chissà che, senza giammai pigliare la giusta temerarietà e l’adeguata spavalderia d’esporla. Un atteggiamento da credulona e da sempliciotta direi, perché al presente non oso crucciarmi né affliggermi né tormentarmi oltremodo di come sarà, perché ti desidero e basta, sia come sia, nient’altro. Esigo e aspiro, in effetti, solamente di provare e di captare nel profondo d’essere inondata da te, subissata ammodo, seppur dovesse implicarmi patimento e affanno, non m’importa, perché questa vicenda adesso mi fomenta scuotendomi e invogliandomi maggiormente, anche se non lo confesserò né lo riconoscerò in nessun caso, eppure è davvero così.

 

Adesso l’inquietudine si palesa, l’incentivo si manifesta, lo sprone s’affaccia in modalità pungente, il patimento si svela, la mia riservatezza è violata, la prevaricazione assale la mia volontà, però non m’interessa più di nulla, perché capto in modo evidente il mio essere dilatarsi di desiderio ribellandosi, per il fatto che non l’avrei ritenuto probabile. Devo ammettere e riconoscere, che le meraviglie in questa zona sono vigorose, possenti e nerborute, profondamente differenti, perché ogni movenza che tu m’imprimi mi fa sobbalzare, perché non ho la cognizione di cosa stia compiendo, capto unicamente che sto lussuriosamente per ospitarti dentro di me.

 

Ebbene sì, lo ammetto con sincerità, lo riconosco con autenticità, il mio individuale e vizioso fermento nell’adocchiarti boccheggiare sta diventando talmente indecente ed eccessivo, io rallento un attimo per spalancarti le cosce, come se questa variazione fosse l’emblema stesso d’una proprietà e d’una disponibilità che con risolutezza e coerenza accampo per me stesso.

 

Io sono al presente frattanto alquanto eccitata, ti desidero subito, in quanto proseguirei seriamente convinta andando sempre avanti. Adesso, allungandomi sopra il tuo essere, lascio slittare il cazzo fra le tue chiappe, come non avevo giammai eseguito. A rilento te l’infilo, allargandoti in modo crescente con affondi soavi ma determinati, introducendo le mie dita nelle tue come se sembrasse una separata perforazione, pertanto istigandoti a dovere. Approdo fino in fondo e attendo, perché inizio a mettermi in azione allorquando avverto che le tue intime contrazioni m’interpellano.

 

Al momento non ravviso né suddivido rispettivamente il tormento e la beatitudine, perché è una commozione che m’oltrepassa, che mi dilania offuscandomi, realtà alla quale non sono in grado d’oppormi né d’ostacolare, all’opposto, bramo acconsentire e soccombere, scordando in conclusione tutto quello che m’hanno benevolmente e affettuosamente inculcato e indottrinato sull’attaccamento e sulla vicinanza. Devo affermare e ribadire, che gesti affettuosi e moine sono state molto gradevoli, tuttavia al presente non mi sono più sufficienti, in quanto mi sconcerto di duellare gareggiando in maniera inedita e diffusa con la mia parte recondita taciuta, e in definitiva d’accettare di non averne bastantemente, di calcare contro di te, di domandarti taciturna di farti ancora spazio dentro il mio corpo, spalancandomi le chiappe fino ad avere il sentore di sdrucciolare in fondo, accompagnato dai miei lascivi e viziosi gemiti. E’ piuttosto arduo disunire l’irritazione che mi percuote e scomporre le percezioni ovattate e a tratti insidiose, che rincarano manifestandosi dal mio addome traboccante di te che mi rintronano, in ultimo entusiasmandomi senza giammai accontentarmi. In verità, a ben vedere, non supponevo né ritenevo vero che fosse così, giacché la parte costitutiva psichica sorpassa soverchiando infine la commozione corporea, chissà, probabilmente è perfino l’opposto, non comprendo né afferro più nulla, perché attualmente anelo solamente d’essere brandita e godere di te in questo modo ribelle e provocatorio, alquanto bestiale e selvaggio, barbaro. Il mio intento è captare il tuo potente fervore, il tuo prestante impeto, perché desidero avvertire il tuo piacere prorompere, percepire la tua densa e abbondante sborrata.

 

In questo momento piantato dentro di te mi sollevo, gradualmente comincio a scoparti nell’orifizio anale con grande passione. Quello che provo è incantevole, nel tempo in cui mi reclami d’annullare il distacco tu lo esegui con gli occhi sbarrati, lo fai con un richiamo sospeso, mentre io velocizzo gli affondi percependo la vampa prosperare dentro di me, avvolgendoti al meglio e cogliendo totalmente il tuo delizioso e vivo contatto. Progressivamente l’apogeo s’approssima, io m’introduco interamente dentro di te, ambendo sentitamente di farcirti con il mio bianco vitale nettare e di squagliare i miei sussulti, amalgamandoli assieme ai tuoi intemperanti gemiti. Voglio godere di te, per farti captare che sei la parte più apprezzabile e fondamentale del mio intimo piacere, voglio deflagrare dentro le tue viscere, stringendoti nel più serrato degli abbracci.

 

Quello che adesso avverto è inconsueto, è come se dentro mi stessi annientando, è come un lieve deperirsi, un inedito annullarsi, sembra che una porzione del mio essere alla quale sto confezionando un’angheria e una brutalità impensabile, stesse per soccombere, perché lo spasimo sta sovrastando il godimento. In quel mentre, infatti, pondero e t’imploro persino di cessare, eppure tu con il tuo cazzo sulla mia fica me lo impedisci, facendomi sennonché prorompere, facendomi strepitare, regalandomi un orgasmo fuori dal comune, fenomenale e grandioso, come da lunghissimo tempo non sperimentavo più, scatenando nel contempo pure il tuo.

 

Questi che provo sono attimi inenarrabili, brividi eccezionali, guizzi inusuali e in special modo sensazioni contrastanti, incoerenti e sensazionali, che m’attraversano veloci il corpo e la mente lasciandomi completamente avvinta e scombussolata.

 

Mettilo in scena per me, resta in questo modo, ti prego, non allontanarti, ti supplico, concedimi e regalami gli ultimi sobbalzi, offrimi i rimanenti e gl’impercettibili istanti. Fra poco tutto sarà tutto passato, patimento e godimento, non incide, adesso bramo solamente avvolgermi del tuo essere, rastrellare questa gratificazione su quel giaciglio, spalancare gli occhi e individuare che non è stata un’allucinazione.

 

Io rimango là, trattenendomi dentro te più che posso, dapprincipio artigliandoti con i denti la collottola, in seguito sfiorandoti la faccia con un cenno e con una posa che identifico alquanto bambinesco quanto amorevole.

 

Appresso noto che dischiudi gli occhi lievemente disfatti e stemperati dal torpore, come fossi rientrata da una spedizione fantastica, palesandomi e spiattellandomi una contentezza e un ottimismo fulgido e manifestamente lieto, che vale indubbiamente e maggiormente di qualsiasi restante verosimile riverenza.

 

{Idraulico anno 1999} 

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