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Racconti Erotici

la domenica

By 5 Ottobre 2022No Comments

Così tra caffè, i racconti delle sue avventure erotiche e il meccanico il pomeriggio scivolò via e il programma del mio ingresso nella ‘scuderia’ slittava ancora. D’altronde mia sorella era fatta così: un vulcano in perenne eruzione ma piuttosto inconcludente e dispersiva, e così avevo imparato a prenderla e ad amarla negli anni.
La domenica, come quasi tutte le domeniche, ci trovammo tutti a pranzo dai miei genitori e, come tutte le domeniche l’aria era di festa. I bambini giocavano in giardino, mio padre discuteva di politica e di calcio con i suoi due generi, la mamma era intenta ai fornelli e Adele ed io apparecchiavamo la tavola: un quadretto familiare perfetto! Ad un tratto Adele mi si avvicinò con aria complice:
“Vieni di la con me, ti devo parlare”
“Immagino di cosa, ma non adesso, non qui e non oggi…”
Lei assunse un’aria assertiva
“Qui e adesso, non posso rimandare, ne andrebbe del nostro progetto”
“Va bene, trova una scusa per uscire qualche minuto e ne parliamo fuori”
La scusa era già bella e pronta, si voltò verso la mamma e disse:
“Mamma, noi andiamo a prendere il gelato per il dessert, arriviamo alla gelateria in piazza e torniamo subito”
“Va bene, ragazze, ma sbrigatevi che fra poco si va a tavola”
Uscimmo e ci avviammo verso la gelateria
“Allora, cos’è che devi dirmi di tanto importante?”
“Mesi fa ho ricevuto una chiamata sul ‘cellulare di servizio’ da un numero che non era in rubrica, ho risposto e dall’altra parte ho sentito la frase in codice concordata coi clienti”
“Che frase? Che codice?”
“Ancora non ti ho detto che ad alcuni dei miei affezionati clienti ho lasciato la possibilità di essere contattata da altri, pochissimi altri giusto per allargare il giro, su cui loro garantiscono per serietà ed affidabilità. Possono dar loro il mio numero ma costoro si devono ‘far riconoscere’ dicendo una frase in codice concordata: ‘mi manda l’ingegnere per fare il preventivo’”.
“…ingegnoso!”
“Non scherzare, è una cosa molto seria e comunque dovrai trovarne una anche tu”
“Beh, potrei usare qualcosa tipo ‘vorrei chiudere la contabilità del giorno’”
“Posso continuare o hai ancora in serbo dello spirito?”
“Ok, scusa, Vai avanti”
“Gli feci tutte le domande di rito, non si accettano mai nuovi clienti senza un minimo di ‘indagine’, e come sempre faccio gli dissi di mandarmi qualche foto e che lo avrei ricontattato a breve. Poi bloccai il numero, le precauzioni non sono mai troppe, e chiamai colui che me lo stava proponendo. Questi mi rassicurò sull’assoluta affidabilità e mi disse che potevo fidarmi, garantiva lui. Allora sbloccai il numero e li per li quasi dimenticai la cosa. Nel pomeriggio mi arrivarono le foto su whatsapp e rimasi di stucco!”
“Addirittura!”
“Miriam, tieniti forte: era tuo marito…”
“Paolo?!? Oh cazzo!!!”
“Perdonami, ma a quel punto non potevo tirarmi indietro, era coinvolto forse il mio miglior cliente e rischiavo di mandare tutto all’aria, dovevo stare al gioco e inventarmi qualcosa per…”
“Ti sei fatta scopare da mio marito!! Quel porco!!”
“Calma sorellina, ricordati che siamo puttane; noi siamo le puttane di famiglia. Io da brava puttana coscenziosa non potevo rifiutare di farmi scopare da lui. E poi tu non è che nei suoi confronti sei proprio, come dire, irreprensibile. Da quanti ti sei fatta scopare a sua insaputa?”
Detto questo riprese il racconto
“Comunque sia, presi un po di tempo per allestire una strategia. Dopo un paio di giorni tornò alla carica e così gli diedi appuntamento per la mattina successiva.”
“Sei una troia!!”
“Siamo in due, sorellina. E su questo non si discute. Ma lasciami finire il racconto”
Mi stava mancando il respiro al punto che ebbi la necessità di sedermi su una panchina; mi calmai un poco pensando che, in fondo, c’era un po di ragione in quello che aveva detto, io facevo la puttana all’insaputa di mio marito perciò non ero nella posizione di giudicare: chi è senza peccato scagli la prima pietra.
“Andai all’appartamentino, mi preparai come al solito e quando suonò alla porta andai a riceverlo come fosse uno sconosciuto. Quando mi vide rimase di sasso, come era normale, approfittai del piccolo vantaggio acquisito, lo presi per un braccio, lo tirai dentro e chiusi la porta. Non disse una parola, lo feci sedere sul sofà e con la massima naturalezza gli dissi se gradiva qualcosa da bere. ‘Credo di aver bisogno di un caffè molto forte’ fu tutto quello che riuscì a dire senza muovere un muscolo. Andai in cucina come nulla fosse lasciandolo alle sue meditazioni e preparai il caffè, tornai in salotto con un vassoio e due tazzine di caffè che posai sul tavolinetto, mi sedetti accanto a lui e, prima che potesse articolare qualche parola, cominciai a fargli il discorso che mi ero preparata: ‘caro Paolo, la situazione è quella che vedi: mi hai trovato qui ma tu qui ci sei venuto, nessuno ti ha costretto quindi adesso trattiamo alla pari. Sappi che se pure avessi intenzione di fare scandalo sarebbe difficile giustificare a Miriam la tua presenza qui. Cosa le diresti, ‘amore sono andato a puttane e ho incontrato tua sorella’? Andrebbe all’aria il mio matrimonio e probabilmente tutta la mia vita ma anche la tua. Come ne usciresti? Pensaci bene. Conviene a tutti che non si sappia nulla, credimi. E adesso, se vuoi, in bagno c’è un accappatoio pulito: facciamo come se non ci fossimo mai visti prima. Oppure quella è la porta, sei libero di andartene. Se te la senti’. Cadde un silenzio pesantissimo; Paolo, con gesti lentissimi zuccherò il suo caffè e lo bevve. Poi si alzò e senza dire una parola prese la giacca e si avviò verso la porta. ‘non fare gesti avventati’ gli dissi senza alzarmi dal divanetto ‘rifletti bene prima di prendere qualsiasi iniziativa’. Uscì e si chiuse la porta alle spalle senza voltarsi. Passai qualche giorno in un’angoscia indescrivibile; spensi il telefonino: non avevo certo voglia di lavorare e cercai di dedicarmi alla casa e alla famiglia come mai avevo fatto prima. Naturalmente la cosa fu notata anche da mio marito che, tuttavia, si accontentò di qualche risposta vaga su un mio non meglio precisato malessere.”
“Paolo, il mio Paolo! Non ci posso credere!”
Ignorò del tutto la mia esclamazione e continuò
“Passò qualche giorno, riaccesi il telefonino e feci giusto qualche appuntamento, anche per distogliere il pensiero da quel chiodo fisso. La totale mancanza di notizie mi stava consumando”.
Sembrava che mi stesse raccontando la trama di un pessimo film ma non osai interromperla, anche perché non avevo parole da dire.
“Una mattina, dopo aver accompagnato i bambini a scuola, ricevetti un messaggio: era lui che mi chiedeva di vederci nel pomeriggio. Concordammo l’ora e per quel giorno non risposi a nessun’altra chiamata. Arrivò puntualissimo, preparai il caffè e ci sedemmo in soggiorno. ‘Allora, Paolo: hai riflettuto?’ chiesi cercando di apparire più naturale possibile ‘Ho riflettuto a lungo’ rispose ‘e sono giunto alla conclusione che tu abbia ragione. Non intendo perdere Miriam per nessun motivo al mondo e poi, in fondo, ognuno è libero di condurre la propria vita come più ritiene giusto. Se tu hai deciso di fare la puttana avrai le tue buone ragioni, liberissima di farlo. Chi sono io per giudicare?’”
“Beh, meno stronzo e porco di quanto pensassi”
Devo essere sincera, queste ultime parole mi avevano sollevato.
“Aspetta, non ho finito”
“Cos’è, una doccia scozzese?”
“Se le cose fossero finite così stai pur certa che non ti avrei raccontato nulla”
“Forza, finisci, ormai sono preparata a tutto”
“Lo abbracciai, contenta di come si stava mettendo la situazione, e lui rispose all’abbraccio con inaspettato trasporto. Mi infilò una mano sotto la camicetta e mi piantò un metro di lingua in bocca”
“Bastardo!”
“Ovviamente risposi al bacio e lo lasciai fare il resto. Dopo avermi frugata un po dappertutto, mi prese in braccio, mi portò in camera…”
“Zoccola!”
“lo so, non è in discussione. Per fartela breve ne venne fuori una scopata memorabile: non lo trattai certo da cliente, tanto che non usai neppure il profilattico e ne mi feci pagare nonostante la sua insistenza. Ero semplicemente euforica per come si era messa la cosa, tanto che ebbi non so quanti orgasmi, uno dietro l’altro finchè, spossata, mi lasciai andare sul letto. A proposito: è proprio un bel montone il caro Paoletto tienitelo stretto perché uno così non si trova spesso; non le ho contate ma credo che sia venuto almeno tre o quattro volte”
“La pianti?!? Possibile che devi fare dell’ironia anche su una situazione come questa?”
“Dai, non te la prendere, cercavo solo di sdrammatizzare …e poi sei sta tu a cominciare”
“E adesso?”
“E adesso la palla è nel tuo campo. Sei tu che devi decidere cosa fare, io ho messo onestamente le carte in tavola. Era giusto che tu sapessi. Ricordati solo che adesso sei nella stessa situazione in cui è stato lui, anzi, in cui siamo stati noi: ti conviene fare scandalo nella tua condizione?”
No, certo che no, non mi conveniva affatto. Anche in questo aveva ragione lei. Io amavo ed amo mio marito e anch’io non vorrei perderlo per nessuna ragione al mondo, fare la puttana è stata solo una scelta di lavoro e non è giusto mischiare lavoro e sentimento. Potevo mandare tutto all’aria per questo?
“Va bene, se non hai altro da raccontare…”
“Beh, si una cosa ancora ci sarebbe…”
“Cioè?”
“Adesso viene regolarmente tutti i giovedì pomeriggio…”
“E ti fai pagare?”
“Certo, oramai è un cliente come un altro”
“Il giovedì pomeriggio, eh? Altro che il calcetto con gli amici…”
“Il calcetto? mamma mia che scusa banale!”
“Altro da dire?”
“No, questo è tutto”
“Ok, è tutto chiaro, adesso ho bisogno di riflettere un po. Per adesso finiamola qui e sospendiamo anche il nostro progetto. Ne riparleremo quando avrò le idee più chiare”
“Giusto e comprensibile, ma adesso andiamo a prendere il gelato altrimenti ci daranno per disperse”
Sorrise, mi abbracciò stretta poi mi prese per mano e ci avviammo verso la gelateria.
Miriam

…continua…

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