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La mamma di Antonella

By 29 Maggio 2007Dicembre 27th, 2021No Comments

Passo per caso davanti alla casa al mare di Antonella e decido di vedere se c’è. Suono e al citofono mi risponde sua madre. Antonella è fuori, ma dovrebbe tornare a breve e la signora mi invita a entrare. Non la conosco e quando si apre il cancello del giardino vengo colto di sorpresa. E’ una splendida signora sui quarantacinque, è in topless e il suo seno è tondo, grosso e sodo. Un mini perizoma è l’unico indumento. Deve essere appena uscita dalla piscina perchè la sua pelle è ricoperta di gocce d’acqua e i capezzoli sono ritti e duri. Mi invita a entrare e si gira. Non posso che rimanere con gli occhi fissi su quelle natiche che il perizoma esalta. Quando, poi, mi chiede di aspettarla un attimo e si asciuga al bordo della piscina, strofinandosi tutta, incomincio a sentirmi in imbarazzo. Mai come, però, mi sento poco dopo, quando la seguo dentro casa. Un conto è stato vederla così, praticamente nuda, in giardino, un conto è vederla in casa, mentre mi chiede se voglio qualcosa da bere e il suo seno ondeggia.
Mi accomodo su un divano e lei ritorna nel soggiorno con due bicchieri e si siede accanto a me. Inizia a fare domande su di me, che, sì, Antonella le ha parlato di questo amico dell’Università. Mi parla come se fosse la cosa più naturale essere seduti io accanto a lei sul divano con le ginocchia che ogni tanto si toccano e lei nuda ai miei occhi. Faccio fatica a guardarla negli occhi e a nascondere i miei furtivi sguardi sul suo seno.
Squilla il suo cellulare, lei si alza per prenderlo, donando ancora una volta le curve delle sue natiche ai miei occhi. E’ Antonella che chiama. ‘Ciao, c’è qui il tuo amico Piero che era venuto a cercarti. Ah, esci in barca con Angelo. Un attimo che te lo passo.’ Antonella mi spiega che sta uscendo in barca con dei suoi amici e che rientrerà solo nel tardo pomeriggio. Peccato, se lo avesse saputo che passavo, mi avrebbe portato con lei. Se mi fermo fino a sera, ci vedremo. La saluto e ripasso il cellulare a sua madre, che è tornata a sedersi accanto me.
‘Mi dispiace che non vi vediate’ e poggia una mano sulla mia coscia. E’ un gesto innocente, ma mi manda in fibrillazione. La sua mano si muove leggermente su e giù sulla mia coscia. ‘Se non hai di meglio da fare, puoi restare qui e farti un bagno in piscina’ Mi scappa un ‘Volentieri’. ‘Bene’ e la sua mano si stacca ‘Andiamo a rinfrescarci. Stavo facendo qualche vasca quando sei arrivato.’ Mi alzo e mi chiedo come farò a far scomparire l’erezione. ‘Hai il costume?’ ‘Sì, sì, grazie signora’ Arriviamo al bordo della piscina e lei si tuffa e inizia a nuotare, mentre io ne approfitto per spogliarmi e sbirciare quelle splendide natiche che affiorano. Mi tuffo e ne ho proprio bisogno per far venire meno l’eccitazione. Tre o quattro bracciate e mi sento meglio. Quando tocco il bordo e mi giro la vedo dall’altra parte della piscina, ferma al bordo opposto. E’ in piedi e l’acqua è giusto all’altezza del suo seno. Nuoto verso di lei e quando tocco il bordo mi alzo anch’io. ‘Il tuo stile non è dei migliori. Non devi piegare le ginocchia’ mi dice sorridendo ‘Sono stata istruttrice di nuoto. Adesso ti insegno.’ Mi fa stringere con le mani affiancate il bordo della piscina, fa due passi indietro e mi mette una mano sotto la pancia, poi mi fa muovere le gambe, spiegandomi come devo fare. Non ci voleva, torno a eccitarmi. Quando ritiene che le cose vadano meglio mi dice ‘Adesso vediamo se sai fare la stessa cosa sott’acqua. Passa in mezzo alle mie gambe. Tieni le mani stese davanti e muoviti solo sbattendo i piedi.’ Si sposta un pò e si piazza con le gambe aperte. L’acqua gioca coi suoi capezzoli. Solo l’idea di passare in mezzo al triangolo disegnato dalle sue gambe e dal fondo della piscina e sfiorarla mi sembra una tortura. Quando riemergo mi fa i complimenti. Mi richiama a sè, mi prende per le mani e mi fa ripetere l’esercizio che avevo fatto a bordo vasca. Caccio la testa sott’acqua per non vedere quel seno verso il quale protendo le mani e mi impegno, così non penso ad altro. ‘Bene’ e mi lascia andare. Nuotiamo ancora un pò ed è giunta l’ora di uscire dalla piscina. Mi allunga il suo telo e mi fa asciugare, poi si asciuga lei e quando la vedo strofinarsi il seno, vorrei essere io il telo.
‘Ormai è l’ora di un aperitivo. Vieni, così vediamo cosa posso offrirti.’ La seguo fino in cucina e di nuovo mi assale la voglia di lei. Mentre mi porge un bicchiere di prosecco l’altra sua mano si appoggia sulla mia schiena, appena sopra le natiche. ‘Di pronto ho solo un’insalata di pasta, se ti accontenti, puoi rimanere a mangiare qui.’ ‘Signora, non voglio disturbarla.’ Così come siamo il suo seno sfiora il mio braccio. ‘Figurati, dai! Ti dirò: mi fai solo un piacere, perchè non mi piace mangiare da sola.’ La sua mano è rimasta lì, ma la sua voce e il suo sguardo non insinuano nulla. ‘Beh, grazie allora.’ ‘O.K., aperitivo, doccia e insalata di pasta’ E stacca la sua mano. Beviamo il bicchiere di vino e mangiamo qualche oliva in piedi in cucina, con lei che fa domande sull’Università e io che rispondo.
Usciamo in giardino e andiamo a farci una doccia. Prima lei e quando la vedo strofinarsi, il mio pensiero torna a fantasie che tento di reprimere. Mentre sono io sotto il getto d’acqua, la vedo asciugarsi e di schiena, come se io non fossi lì, sfilarsi il costume e indossarne un altro. Penso che io non ne ho un altro e ci manca solo che mi dica che posso girare nudo per casa. Potrei morire. Mi asciugo e decido di togliermi il costume e di infilarmi i pantaloncini senza nulla sotto. Lo faccio tenendo il telo ben stretto attorno ai fianchi e mettendomi di spalle a lei. Mi chiedo cosa pensi del mio pudore.
Rientriamo in cucina e lei apparecchia e serve in tavola. Lo fa come se fosse la cosa più quotidiana e naturale del mondo, ma lo fa in topless e io non ce la faccio più. Sto seduto e spero che la mia erezione non sia visibile. Siamo seduti di fronte e mi costringo a non fissarle il seno. Squilla il suo cellulare. E’ il marito, che è al lavoro, e parlano del più e del meno. Lei le dice che io sono qui. Si salutano. Si alza due o tre volte per prendere qualcosa. Ammiro il suo corpo. Non un filo di cellulite, non un accenno di pancia. La conversazione vira. Mi chiede se ho la ragazza. Da quanto tempo sono single. Se l’ho lasciata io e o è stata lei a lasciarmi. Se ho qualcosa in vista. Poi si alza e mi chiede di aiutarla a sparecchiare. Le passo le stoviglie accanto al lavandino, lei si infila un grembiule e, continuando a farmi domande, si mette a lavare i piatti, mentre io sto ad ammirarla. Sono seduto dietro di lei, un poco di lato. Vedo quel filo che sparisce fra le sue natiche. Vedo quel seno che ora si nasconde e ora emerge dal grembiule.
Suona il campanello e lei mi chiede di andare ad aprire, dovrebbero essere arrivate delle sue amiche. Le stava aspettando per andare con loro in una caletta, giusto fuori il paese.

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