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Racconti Erotici

La nuora

By 27 Gennaio 2022No Comments

LA NUORA, LE GEMELLE E IL NONNO
A 70 anni posso permettermi di raccontarvi una storia.
Ho un figlio, gran bravo ragazzo, ma per me strano, magari per voi no; completamente diverso da me, chiuso di carattere, forse troppo serio, ride poco, troppo poco. Avevo una florida azienda ma lui ha scelto un’altra strada, al posto di occupare il mio posto ha voluto laurearsi in ingegneria chimica, la sua passione. Non l’ho mai ostacolato anzi sono contento della sua ottima carriera ma questa scelta ha dato una svolta alla mia, alla nostra vita.
Quando aveva 20 anni mia moglie, sua madre è morta, influendo certamente sul suo carattere chiudendolo ancora di più, io ho superato meglio il dramma.
Laureato con lode a 24 anni ha conosciuto Lisbeth una ragazza svedese di 22 anni, in Italia con l ‘Erasmus. Dopo sei mesi si sono sposati; anche in questo caso non ho influenzato la sua scelta ne in un senso ne nell’altro, l’unica mia proposta è stata di venire a vivere nella villetta dependance della nostra villa (proposta accettata prontamente). Scelta ottima perché pur essendo vicini, io e loro godevamo della nostra privacy. Come sempre lui molto riservato e dedicato anima e corpo al lavoro, spesso venivano da me a pranzo o cena e avevo la possibilità di osservare la coppia; mi sono sembrati molto affiatati e innamorati anche perché lei suppliva alle “mancanze” di mio figlio: Lisbeth era una ragazza solare, allegra ed espansiva e quando erano insieme anche mio figlio sembrava “ smollarsi e addolcirsi” un po’. Tra l’altro era una bellissima ragazza, alta, bionda, occhi azzurri, con un corpo asciutto ed atletico. Sinceramente a quel tempo la guardavo, da un punto di vista fisico, abbastanza superficialmente.
Dopo circa un anno una sera Davide passa da me in azienda, mi vuole parlare e con il suo solito modo diretto e asciutto mi dice che la sua azienda gli ha offerto di andare ad aprire uno stabilimento, partendo da zero, all’estero, con pieni poteri; mi chiede cosa ne penso lasciandomi interdetto: è la prima volta da tanto tempo che mi chiede un consiglio. Ci penso un po’ e poi gli chiedo se ne ha già parlato con sua moglie; mi dice di no; gli chiedo se è intenzionato a portarsela dietro visto che come minimo si parla di un anno; mi risponde che è questo il problema, il posto in cui andrà è al momento isolato e con clima ostile.
Gli chiedo se il lavoro è importante e mi dice che gli permetterebbe di scalare rapidamente le gerarchie dell’azienda e che sarebbe un’esperienza fondamentale.
“Papa’ se mi assicuri che supporterai Lisbeth in questo periodo, accetto il lavoro” “ Davide, è tanto tempo che non mi chiedevi un favore e la cosa mi fa un enorme piacere, stai tranquillo che a tua moglie bado io”. Addirittura mi abbracciò.
Una sera prima della sua partenza a cena proposi ai due di trasferire Lisbeth in villa in modo da non rimanere sola ed isolata ed in oltre la signora Anna che mi seguiva tutti i giorni la casa le poteva dare una mano. Accettarono volentieri. Inoltre le cedetti la mia stanza che era l’unica con bagno privato.
Cosi è iniziata la mia convivenza con Lisbeth; da sempre mi dava del lei quando una sera a cena le dissi che mi ero stufato del lei “ senti sono Mario, basta con questo lei” mi sorrise e mi disse “va bene”.
Con me notavo sempre però un atteggiamento come dire non riservato ma più portato alla soggezione.
Inoltre con il passare del tempo la vedevo meno allegra e più pensierosa e a quel punto le chiesi di dirmi sinceramente quale era il problema. Dopo un attimo di esitazione mi rispose che in fondo si sentiva sola, inutile ed annoiata. Pensai che a quella età aveva perfettamente ragione e le proposi di venire in azienda da me, la mia segretaria aveva bisogno di un aiuto. Le si illuminò il viso.
E’ iniziato così il mio rapporto stretto con mia nuora. Si partiva al mattino in macchina e si stava tutto il giorno a stretto contatto; era brava, faceva tutto quello che le si diceva sempre con il sorriso.
Ci abituammo a cenare fuori dopo il lavoro per non tornare a casa ad annoiarci, la portavo a teatro o al cinema, e a qualche gita durante il weekend. Diradai inevitabilmente i rapporti con gli amici e con una signora sposata con cui avevo una relazione molto sui generis. Di contro quella soggezione che la ragazza aveva verso di me pian piano sparì e lo capivo da come era più rilassata e tranquilla.
Pian piano si stabilì una sottile complicità tra noi, a me pareva di avere una figlia, in fondo la differenza di età di 20 anni c ‘era tutta e con mio figlio questo rapporto filiale non era mai esistito e il carattere allegro e solare di Lisbeth mi riempiva l’anima.
Tutto cambiò una sera; eravamo rientrati dal lavoro per cambiarci e andare a teatro. Mi venne in mente un problema sul lavoro e per non dimenticarmelo volevo parlarne anche con Lisbeth, andai nella sua stanza e soprapensiero entrai senza bussare; la stanza era al buio e illuminato il bagno. Di fronte vidi la ragazza nella doccia, il vetro smerigliato mi rimandava la sua immagine distorta. Il primo impulso fu di girarmi e silenziosamente andarmene ma poi mi bloccai e mi spostai nella parte in ombra della stanza. Fissavo i vetri della doccia dove la vedevo muoversi poi l’acqua si chiuse e la vidi uscire; per la prima volta la guardavo veramente per quello che era, una bellissima ed eccitante giovane donna. Il suo corpo nudo scomparve nell’asciugamano per poi ricomparire; con il cuore un po’ accelerato per la paura che si accorgesse di me la osservai bene: due magnifici seni non grossi ma dritti con i capezzoli sporgenti, una vita sottile con la pancia piatta, un triangolo biondo di peli pubici e due natiche sode e rotonde. Mi accorsi con vergogna di avere una erezione. Lisbeth intanto si massaggiava il corpo con la crema con movenze estremamente erotiche.
Quando lei si spostò nel bagno ne approfittai per uscire silenziosamente dalla sua stanza.
Da quel momento vidi mia nuora sotto una luce diversa, non più come una ragazzina o come una mia figlia, ma una donna estremamente desiderabile anche se però il mio modo di comportarmi con lei fu sempre lo stesso.
Mi vergognavo un po’ di me stesso ma al tempo stesso mi accorsi di notare certi atteggiamenti di Lisbeth verso di me in una luce nuova a cui prima non davo peso o a cui non volevo dare peso; pose un po’ provocanti, occhiate strane, battutine sulla mia età e sul mio fisico giovanile. Mi dissi che comunque era una mia immaginazione e che era il mio senso di colpa a farmi interpretare quegli atteggiamenti.
Una sera stavamo cenando a casa e Lisbeth, di solito parca nel bere, si riempì il bicchiere di vino qualche volta in più. Alla fine non era certo ubriaca ma sicuramente più allegra e ciarliera del solito.
Finito di sistemare ci sedemmo sul divano e iniziammo a vedere un film. Dopo un po’ Lisbeth si allungò sdraiandosi e appoggiando la testa sulle mie gambe. Inconsciamente mi irrigidii e lei se ne accorse e mi chiese se mi dava fastidio, le risposi con un sorriso e con un no. Dopo un po’, non sapendo dove mettere il braccio lo appoggiai al suo fianco ma lei subito mi prese la mano e la portò sul seno. Attraverso la leggera maglietta sentivo il suo seno e il suo capezzolo indurito sotto la mano. A quel punto girò la testa a guardarmi, mi fece un sorriso e riprese tranquilla a guardare il film.
Rimasi immobile e interdetto, la guardai, fissava tranquilla la televisione, la testa mi si svuotò, presi ad accarezzare delicatamente le sue tette, i capezzoli induriti, i suoi seni mi riempivano la mano; la feci scivolare in basso sotto la maglietta. La sua pancia era calda e liscia, risalii sui seni ad accarezzarli, a stringere delicatamente i capezzoli sempre più duri e grossi. Guardai Lisbeth, aveva gli occhi chiusi e le labbra leggermente aperte. Avevo una potente erezione ma non me ne accorsi; ormai senza più freni e con l’immagine di lei nuda, la mia mano scivolò verso il basso con una lenta carezza, sollevai l’elastico della tuta e sotto gli slip.
Lisbeth si mosse ed io mi bloccai pensando di essermi spinto troppo avanti invece si mise supina e divaricò leggermente le gambe. Quando le coprii l’inguine con la mano sentii il suo umidore; era bagnatissima, il mio dito scorreva nelle sue labbra e a accarezzare il clitoride, respirava rauca ad occhi chiusi, l’orgasmo arrivò rapidamente con un piccolo urlo e con le sue mani che mi stringevano il braccio, le cosce strette a bloccarmi la mano con un dito dentro di lei e i muscoli del suo sesso a vibrare. Lentamente la vidi rilassarsi, aprì le gambe e sfilai il dito dal suo sesso. Apri gli occhi e mi guardò facendomi un gran sorriso. Solo in quel momento mi resi conto con mio imbarazzo della mia erezione contro la sua guancia ma anche lei la percepì. Si sollevò e si inginocchiò tra le mie gambe. Mi guardava tranquilla e sorridente, sempre guardandomi iniziò a slacciare la cintura, abbassò la zip. Prendendo con le mani pantaloni e boxer li abbassò sino ai piedi e con calma li tolse. Ero immobile e inebetito con il mio uccello in una erezione pazzesca.
Si sistemò inginocchiata tra le mie gambe accarezzandomi le cosce poi con la mano circondò il pene muovendo su e giù la pelle; guardandomi negli occhi prese a leccarlo lentamente dal basso verso l’alto per poi iniziare a succhiarlo. Il caldo della sua bocca e il modo che aveva di succhiarlo e leccarlo mi dava i brividi. Ad un tratto si fermò, si alzò, si sfilò maglietta, pantaloni e slip e rimase nuda. Si inginocchio di nuovo e riprese il pompino interrotto. Stavo ad occhi chiusi a godermi la sua bocca quando sentii un suo gemito, aprii gli occhi e vidi che si stava masturbando mentre mi succhiava. Il vederla mi accelerò l’orgasmo e mi mossi per sfilarmi ma lei mi bloccò e mi costrinse a venirle in bocca succhiando al ritmo delle mie contrazioni. Non avevo mai provato un orgasmo così intenso. Ma anche lei aveva avuto un orgasmo insieme a me. La guardai, aveva ancora in bocca il mio pene che lentamente si afflosciava, delicatamente mi sfilai, la presi sotto le ascelle e me la tirai addosso stringendola forte. Sentivo il calore del suo corpo e il suo respiro affannato. Mi sollevai dal divano tenendola in braccio, il testosterone alle stelle di dava una forza inaspettata, mi sembrava di avere in braccio una piuma, andai nella sua stanza e la depositai supina sul letto; mi soffermai a guardarla: bellissima nel suo rilassamento dopo gli orgasmi, le gambe divaricate, le labbra della vagina leggermente aperte a stento nascoste dal suo pelo biondo, i seni che si muovevano del respiro, gli occhi chiusi e le labbra leggermente aperte.
Mi inginocchiai tra le sue gambe, prendendola per i fianchi la tirai verso di me, avvicinai il viso al suo sesso e ne respirai il profumo: dolce e aromatico. Con le dita le aprii le labbra e iniziai a leccarla prima delicatamente e poi sempre più deciso, succhiavo il clitoride e mordicchiavo delicatamente le labbra, Lisbeth ricominciò a mugolare sempre più forte, mi circondò le spalle con le gambe spingendomi verso di se e poi con le mani sulla mia testa, succhiavo e leccavo e con le mani gli accarezzavo i seni e la pancia e poi con un dito le cercai la bocca, la aprii e prese a succhiarmelo. Il suo sesso sgorgava liquido che mi riempiva la bocca. Venne con un urlo, tremando e vibrando, stringendo le gambe e la mia testa con le mani, poi lentamente si rilassò lasciandomi libero. Meravigliandomi di me stesso avevo di nuovo una erezione, aprendogli le gambe la penetrai, mi sdraiai su di lei e rimasi fermo godendomi quella incredibile sensazione di calore liquido poi presi a muovermi, con le mani le presi la faccia e cercai la bocca, mi rispose subito leccando la mia lingua. Venni rapidamente riempiendola di sperma. Crollai su di lei che mi abbraccio.
Dopo un po’ mi alzai e la guardai, viso sereno, gambe e braccia spalancate, un rivolo di sperma che colava dalla vagina, andai in bagno e con un asciugamano umido la ripulii come un padre pulisce la sua bambina. Quando ritornai si era sistemata su di un lato del letto; mi sdraiai contro di lei, voltò la testa “sono distrutta…grazie” mi baciò leggera sulle labbra. L’abbracciai e mi addormentai. Nel mezzo della notte mi ritrovai sveglio e perfettamente lucido domandandomi dove fossi, come estraniato da tutto e con un attimo di panico, poi mi voltai e vidi Lisbeth e mi ritornarono in mente le scene di sesso come in un film. Era voltata di schiena e dormiva su di un fianco. La curva dei fianchi, le natiche, la schiena, le gambe ripiegate. Con stupore ebbi un’altra erezione perché era da ragazzo che non reagivo cosi velocemente. La libidine prese il sopravvento, mi misi ad accarezzarla sulla schiena, poi sul seno, giù sulle natiche e sulle cosce. Lisbeth mormorava ma rimaneva nel dormiveglia, delicatamente la girai sulla pancia sperando che si svegliasse invece continuava a dormire, le divaricai le gambe e con la mano e le dita le accarezzai la figa. Era asciutta, mi chinai e le divaricai le natiche e le leccai l’ano. Continuava a mormorare ma dormiva. Ripresi ad accarezzarla separandole delicatamente le labbra, iniziava a bagnarsi, la penetrai prima con un dito e poi con due. Quando fu abbastanza lubrificata mi misi tra le sue cosce e senza pesarle addosso la penetrai. Ero così eccitato che venni quasi subito. Erano anni che non provavo orgasmi così intensi. Lisbeth continuava a dormire, la lasciai così con il mio sperma che lentamente fuoriusciva dalla vagina. Mi distesi e mi addormentai. La mattina mi svegliai presto, Lisbeth dormiva tranquilla. Dopo la doccia telefonai in ditta avvisando che io e Lisbeth stavamo poco bene per qualche cibo avariato. La stessa bugia l’inventai con la domestica. Preparai la colazione e bevendo un caffè riflettei su quanto successo; un enorme senso di colpa mi prese, pensai a Davide, alla situazione creatasi, a come uscirne.
Entrò Lisbeth, aveva fatto la doccia, i capelli umidi, una tee shirt le copriva l’ombelico, sotto nuda. “ Buon giorno papà” un bacio leggero sulle labbra. Si sedette di fronte e le versai il caffè, mi guardava con un sorriso impertinente mentre beveva. La fissai serio e le chiesi “ Perché ?”. Rimase silenziosa per un po’, poi divenne seria “ Ascolta, io amo molto Davide e con lui sono molto felice, non considerarmi una donna…..facile. Tu conosci tuo figlio, conosci il suo carattere, un po’ freddo e rigido, forse timido. E’ così anche nel sesso. Ha sempre paura di lasciarsi andare, mentre io…….io amo il sesso, ne ho bisogno, un bisogno fisico e mentale, forse è come una droga. Sono così da ragazzina, ho cominciato a masturbarmi a 13 anni, ma non per questo sono una puttana. Sono stata sempre fedele agli uomini con cui avevo una relazione. Se però sessualmente non mi soddisfacevano li lasciavo. Con Davide è diverso, lo amo, non lo lascerei, mi sarei come dire….adattata, ma poi ci sei tu, stare con te è come stare con Davide, mi dai quello che lui non può o non è capace di darmi”. Conoscendo Davide non potevo non darle ragione. Rimasi in silenzio. Si alzò, si sedette a cavalcioni delle mie gambe e mi abbracciò forte. Si accorse che non ero più teso e irrigidito, mi prese una mano e la portò tra le sue gambe, mi spinse un dito dentro la sua vagina, presi a masturbarla lentamente mentre lei mi baciava sul collo e mi stringeva. Sentivo nella mano e sulle dita il suo calore e umidore. Sentivo montare la sua eccitazione, venne con piccole urla. La stringevo tra le braccia e capii che aveva ragione lei, aveva bisogno di sesso e io lo avrei dato. Scese dalle mie gambe, mi tolse i boxer, mi prese in mano il pene flaccido e se lo portò alla bocca. La lasciai fare, voleva sesso ma anche lo dava. Mi succhiò fino a farmi venire, bevendo tutto il mio sperma sino all’ultima goccia.
Oramai vivevamo insieme giorno e notte, al mattino scompigliavo il mio letto per non far capire nulla alla domestica, scoprii con Lisbeth un mondo di sesso a me sconosciuto, un mondo non perverso ma per me inaspettato. Non so tuttora dire se fosse una ninfomane con un volto angelico ma mi mostrò completamente la sua parte nascosta. Era capace di sconvolgermi. Una sera, dopo la doccia la raggiunsi a letto, mi guardava con un sorriso malizioso, mi spinse sul letto e si sistemò tra le mie gambe, prese a masturbarmi lentamente, alternava leccate e succhiate, in un sussurro mi disse di sollevare le gambe, mi spinse le ginocchia sul petto e si chinò a leccarmi l’ano. Mi masturbava, mi leccava ano e pene, la mia eccitazione andava alle stelle, mi fece distendere le gambe, mi sussurrò “guardami” si mise in bocca l’indice, lo insalivò e lentamente mi penetrò l’ano. Aumentò il ritmo della masturbazione, il suo dito mi schiacciava e accarezzava la prostata, quando si accorse che stavo per venire lo prese in bocca. E’ l’orgasmo più intenso che sino a quel momento avevo mai provato.

Quando mi ripresi mi era addosso e mi chiese se mi era piaciuto. Riuscii solo a fare si con la testa. Mi resi conto che anche a lei la penetrazione anale con le dita le aumentava l’orgasmo, quando era sopra di me e la lasciavo muoversi secondo il suo ritmo poco prima del suo orgasmo la penetravo con un dito e sentivo il suo sfintere vibrare e sembrava provare più piacere. Una sera, dopo averla fatta venire con la bocca, ero particolarmente lucido, eccitato ma presente, mi misi in piedi vicino alla sponda del letto, la presi un po’ rudemente per un braccio e le dissi”riempilo di saliva”; lo prese in bocca e lo succhiò avidamente lubrificandolo con la sua saliva. Senza parlare la misi a carponi, delicatamente le spinsi la testa sul materasso tra le braccia, le divaricai le gambe. Presi a leccarla aprendogli le natiche con le mani, non era la prima volta che la prendevo da dietro. Era bagnata dall’orgasmo precedente, le labbra della vagina gonfie e congestionate, la penetrai e la scopai per un po’, quando la sua eccitazione aumentò mi sfilai, bagnai lo sfintere con la saliva e inizia a carezzarlo con movimenti circolari premendo sempre di più sino a penetrarla con un dito poi usai due dita, mi fermai dentro di lei per abituarla, si girò, mi guardò per qualche secondo con lo sguardo un po’ annebbiato, poi incassò di nuovo la faccia tra le braccia. Tolsi le dita e premetti il glande contro lo sfintere dopo aver sputato ancora un po’ di saliva. Lo sfintere cedette e la punta del mio pene penetrò. Sentii subito i suoi muscoli contrarsi ma lei non disse nulla, nessun gemito. Appena il suo sfintere si rilassò penetrai lentamente sino in fondo. A quel punto girò la faccia di lato, perché la potessi vedere. Aveva gli occhi chiusi, il viso un po’ tirato, ma voleva farmi vedere che comunque accettava che la penetrassi anche li. Con una mano presi a masturbarla e poi iniziai a muovermi dentro di lei. Ogni tanto stringeva gli occhi e le labbra, ma mi lasciava continuare. Non pensai più a lei e cercai il mio piacere; la pressione dei suoi muscoli e l’idea che ero nel suo splendido culo mi fecero venire rapidamente scaricando dentro di lei il seme.
Le crollai addosso baciandola sul collo e sulle spalle e lentamente mi sfilai mentre i muscoli del suo sfintere mi stringevano il pene. Le chiesi subito se le avevo fatto male e lei mi rispose dopo qualche secondo “ un po’”. Mi ripromisi che non l’avrei più fatto. Mi alzai e andai a lavarmi il pene dalle tracce di feci. Anche lei andò in bagno e tornata nel letto mi abbraccio forte stringendosi a me. Passò qualche settimana e dopo esserci rilassati nel dopocena Lisbeth mi prese per mano e ridendo mi trascinò in camera da letto, si spogliò nuda e sempre ridendo maliziosamente si sdraiò sul letto. Mi guardava e sorrideva, non capivo il suo atteggiamento, quel sorridere malizioso; si alzò dal letto aprì un cassetto e mi mise in mano una specie di bottiglietta; guardai lei frastornato e poi lessi l’etichetta: era un clistere usato nelle preparazioni preoperatorie. La guardavo sbalordito. Si sdraiò sul letto su di un fianco e sempre ridendo mi disse “ dai fammelo tu” visto che la guardavo ammutolito “ dai …ti prego”. Mi avvicinai a lei, le aprii le natiche e delicatamente le inserii la cannula strizzando il contenuto nel suo intestino. Continuavo a guardarla senza parlare; si distese a pancia all’aria massaggiando il basso ventre. Dopo qualche minuto sempre ridendo schizzò in bagno. Dopo un po’ mi chiamò in bagno, era seduta sul bidet, si era lavata; “finisci di lavarmi tu” mi inginocchiai, mi riempii la mano di detergente e iniziai a lavarla accarezzando la sua figa e l’ano. La risciacquai e l’asciugai. Tornammo in camera mano nella mano, lei mi spogliò lentamente, si sedette sul letto e io in piedi di fronte a lei, mi prese il pene in mano e lo portò alla bocca, lo succhiò velocemente, lo voleva duro. Mi spinse tranquillamente supino, capii cosa voleva e la cosa mi eccitò da matti.
Si mise cavalcioni su di me, con una mano mi prese il pene e lo puntò sul suo sfintere. Lentamente, con gli occhi chiusi, se lo fece penetrare, all’inizio con difficoltà, i suoi muscoli rimanevano contratti, ma poi lentamente si rilassò e arrivò sino in fondo, le sue natiche contro il mio bacino. Il mio cazzo era avvolto in un calore mai provato, sentivo le pareti del suo ano vibrare. Rimase ferma con gli occhi chiusi, i lineamenti del viso un po’ tirati dovendosi abituare a quella intrusione. Pian piano la vidi rilassarsi, si chinò leggermente verso di me, mi appoggiò le mani sul petto e alzo il sedere sfilandosi lentamente poi tornò giù, lentamente il movimento divenne sempre più veloce, entravo e uscivo con meno difficoltà, la sua eccitazione aumentava, prese a masturbarsi con una mano rimanendo ferma con tutto il mio pene affondato nel culo.
Riprese a muoversi, aveva gli occhi chiusi e la bocca aperta, ad un tratto con la voce arrocchita mi disse “ vieni con me vieni con me …” Le pareti del suo ano presero a vibrare e eiaculai con violenza. Mi crollò addosso e con un “plopp” il mio cazzo scivolò fuori dal suo culo. Rimanemmo cosi per un bel po’, abbracciati e rilassati.
Arrivò il momento del ritorno di Davide, la costruzione dello stabilimento proseguiva e lui si prese un mese di pausa. Lisbeth tornò a vivere nella dependance. Tutto apparentemente riprese a scorrere come se nulla fosse successo; Davide come al solito chiuso e taciturno e lei solare e sorridente, affettuosa e innamorata.
Lisbeth diradò logicamente il suo impegno in azienda per stare con suo marito e a me mancava la sua compagnia e anche la voglia di sesso che era esplosa in me per merito di mia nuora. Riuscimmo qualche volta a scappare di nascosto in qualche lontano motel. Il mese passò per me lentamente e Davide ritornò all’estero. Lisbeth si trasferì nuovamente in villa e riprendemmo la nostra relazione. Dopo un mese e mezzo Lisbeth, felicissima, mi disse di essere incinta. A me venne un mezzo colpo ma lei ridendo della mia paura mi assicurò che era sicuramente di Davide. Quando glielo comunicammo mi sembrò entusiasta, per lo meno così mi sembrò conoscendo il suo carattere. Mi sentii in dovere di fare quello che i marito non poteva fare: portavo Lisbeth alle visite, per negozi di vestiti e l’assecondavo in tutti i suoi desideri.
La gravidanza sembrava aver accentuato nella ragazza la sua libido; la sua voglia di sesso era incessante e mi confessò che spesso durante la giornata si masturbava. Continuava in azienda il suo lavoro con una energia e una allegrezza incredibile; era sempre allegra e sorridente e tutti le volevano bene. Mi resi conto che seguivo la sua gravidanza con una attenzione ed una apprensione che certo non avevo avuto con mia moglie. Mi estasiavo nel vederla nuda che mi mostrava la sua pancia crescere, i suoi seni diventare più pieni,il suo sesso più appetibile e umido. Voleva godere prima con la mia lingua, stringendo la mia testa tra le sue cosce e poi sentirsi riempita.
Le sue fantasie sessuali sembravano non finire, una sera mi chiamò in bagno, la trovasi nuda davanti allo specchio, le mani appoggiate al lavandino, con la voce un pò arrocchita mi disse ” prendimi da dietro… e riprendi con il cellulare” presi il cellulare e iniziai a riprendere mentre lei accovacciata mi succhiava il pene. Poi si girò, divaricò le gambe e la penetrai. Ripresi tutta la scena attraverso lo specchio sino al suo rapido orgasmo poi si girò mi prese in bocca e mi fece venire inghiottendo il mio sperma e aprendo la bocca davanti al cellulare per mostrarla vuota.

Verso il termine della gravidanza la sua panciona le impediva certi movimenti e sembrava godere di più le penetrazioni anali. Al momento del parto Davide non riuscì a tornare e rimasi io con Lisbeth in sala parto e vidi nascere con emozione le gemelle, le mie nipoti.
Lisbeth le ha chiamate MariaSole e MariaLuna in pratica Sole e Luna. Davide era sempre in giro per il mondo e ogni tanto tornava a casa. In pratica ho fatto da marito a mia nuora e da padre alle gemelle.
Abbiamo organizzato la nostra vita in maniera tale che le gemelle non potessero mai capire i reali rapporti tra me e la loro madre, da piccole era più facile, ma man mano che crescevano la nostra attenzione si fece molto più attiva. Io mi impegnavo moltissimo a non far mancare loro la figura paterna anche se facevo sempre presente che ero il nonno e il loro padre, anche se latitante,era Davide che ogni tanto tornava stava un pò e poi ripartiva per un nuovo lavoro sempre più impegnativo.
Lisbeth era bravissima come madre, teneva a freno Sole più espansiva e vivace e stimolava Luna più tranquilla e riflessiva. Io come detto facevo il padre, cosa che in realtà ho fatto poco con mio figlio, molto presente in ogni momento della loro vita.

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