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La professoressa Francesca nella tana del lupo 3

By 15 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Di sicuro nel periodo dell’università ero particolarmente esuberante. Ero proprio una puttanella. Ero indubbiamente carina ed avevo sempre tanta voglia di maschio. Le feste universitarie avevano iniziato ad annoiarmi. Anche per la presenza costante del mio moroso giustamente gelosissimo.
‘Avevo voglia di emozioni forti, possibilmente abbinate al sesso. Ero insomma una bella troietta! Provai improvvisamente una grande curiosità per la goliardia. Ebbi una soffiata su quella strana associazione che tanto mi attirava da Enrico, un mio compagno di facoltà molto navigato ed inserito nell’ambiente universitario. Oltre che affiliato alla goliardia. Proprio quello che volevo! Enrico non mi dispiaceva e neppure io a lui. Lui aveva la morosa. Una biondina molto bella ma anche molto presuntuosa ed antipatica. Decisi di farle mettere dal suo moroso un bel paio di corna. Sì, Enrico mi piaceva proprio. Era bello ed aveva un bellissimo corpo. Aveva sicuramente tutte le sue cosine a posto. Insomma, volevo vederlo per bene come era fatto! Lo volevo nudo nel mio letto e, soprattutto, come se la cavava nel leccarmi la fica!
Feci un giorno la smorfiosetta e ci scappò subito l’invito per quella sera stessa a casa mia, nella stanza dove alloggiavo all’università. Lui accettò infatti immediatamente perché evidentemente gli piacevo e bramava di mettermi in mano il suo uccello. E forse anche dell’altro…
‘Arrivò in anticipo ma io ero già… pronta! Volevo sorprenderlo immediatamente con degli effetti speciali. Per meglio accoglierlo pensai bene di accarezzarmi un po’. Mi masturbai pensando a lui e mi sgrillettai per bene quasi freneticamente.
‘Sì, ero proprio pronta. Lui stava per arrivare e volevo dargli una belle accoglienza. Non mi ero chiusa a chiave ed avevo volutamente lasciata aperta la porta perché potesse entrare senza farmi scomodare. Arrivò poco dopo. ‘Posso entrare? ‘ mi chiese fingendo un po’ di imbarazzo ‘ Disturbo? La porta è aperta…’ Non risposi per qualche secondo lasciandolo così fuori della porta con tutta la sua voglia di entrare. ‘Entra, entra pure, uomo. Ti sto proprio aspettando… Spero tu gradisca…’ E lui entrò e mi trovò sul lettone. Completamente nuda e con le gambe ben allargate. Volli esibirgli la vulva già bagnata. Gli intimai senza esitazioni che avevo voglia di essere leccata da lui. ‘Leccami tutta! – gli intimai ansimando un po’ per l’eccitazione – Fallo per bene, però… Ho tanta, tanta voglia di farmi leccarmi per bene la mia fighetta da te!. Sono già un po’ bagnata, sai… Avevo tanta voglia della tua linguetta e mi sono un po’… preparata! Mi sono solo un po’ sgrillettata! Il resto lo farai tu, vero?’.
‘Enrico non battè ciglio. Prima di inginocchiarsi tra le mie gambe spalancate volle però anche lui mettersi a suo agio e con mio gran piacere si spogliò completamente. Voleva mostrarmi l’uccello e stupirmi. Lui sapeva di avere un cazzo dalle dimensioni ragguardevoli. Per un istante, mentre me lo esibiva davanti agli occhi, pensai al pene del mio moroso. Uffa, lui ce l’aveva sempre più piccolo di tutti gli altri!
La lingua di Enrico, dopo che lui aveva leccato per bene il mio pube e allargato con le dita la mia fighetta – mi penetrò le grandi labbra. Ci sapeva fare, il ragazzo! Eccome! Inizia a dimenarmi per il piacere che mi stava dando. Poi si mise alla ricerca del mio clitoride. Lo trovò subito ed iniziò a torturarmelo. Mi fece un gran bel lavoretto. Succhiava avidamente e mordicchiava il mio grilletto senza sosta. Molto, molto piacevole! Pochi secondi e gli esplosi in bocca. ‘Oh scusa ‘ gli dissi provando un po’ di vergogna ‘ Scusami se sono venuta così presto! Ma è da stamattina, da quando ti avevo visto all’università che avevo una voglia… Di spruzzarti in bocca! Forse tu non lo volevi… Io schizzo tanto… Ti è piaciuto?” Lui sollevò il volto e la bocca era proprio piena dei miei umori. Sorrise e senza aggiungere una parola puntò il suo glande già completamente scappellato sulle mie bocca. Era chiaro ciò che volesse! Voleva mettermelo in bocca. Dovevo fargli un pompino! Cominciò a premere sulle mie labbra ancora ben serrate. ‘Il ragazzo, corre ‘ pensai tra me – . Ha tanta voglia… Da quando la biondina non prende in bocca l’uccello del suo moroso? Tocca a me allora adesso svuotarlo… Di tutta la sua robina… Chissà quanta ne fa l’ometto…’ Io non ci pensai un attimo e spalancai più possibile le labbra per ricevere in bocca quel bastone di carne calda e pulsante. Mi inebriò l’odore di maschio, l’odore di cazzo. Lui ce l’aveva, eccome! Prima socchiusi gli occhi estasiata per le dimensioni dell’uccello che mi offriva. I miei occhi e il mio sospiro di piacevole sorpresa per la grandezza del suo cazzo lo inorgoglirono. Poi spalancai gli occhi perché a me è sempre piaciuto guardare l’uomo mentre lo spompino. E soprattutto quando viene… Soprattutto quando mi schizza in bocca!
‘ ‘Brava Francesca! – iniziò a urlare lui ‘ Sei proprio brava a farlo con la bocca. Si vede che a te piace tenere l’uccello in bocca! Non sei come la mia morosa… Ma… ma… Così mi fai impazzire! Mi fai venire… Subito! Sto per schizzare. Anch’io… Posso Francesca sborrarti anch’io in bocca? Ti piace lo sperma? O scappi anche tu come fa la mia morosa?’ Io non gli risposia e feci solamente un cenno di assenso con il capo. No, non sarei scappata! Poteva! Poteva schizzarmi in bocca. Come avevo già fatto io. Il pensiero di potermi sborrare in bocca lo fece venire. Quanto sborrò il ragazzo. Urlava e schizzava. Mi riempii completamente la bocca. Con la bocca piena del suo seme lo guardai negli occhi, emisi un gemito e… lo ascoltai. ‘Sììììì! Cosììììì! Mi piace vederti con gli occhi sbarrati e la bocca gonfia, piena della mia sborra!Cosììììì! Te l’ho proprio riempita! Hai la bocca tutta piena della mia sborra! Ti piace tenertela in bocca? E’ bollente ed è un po’ densa… Sopportala per un po’ ed assaggiala… Ti piace, Francesca la mia sborra? Non la sputerai come fa la mia morosa, vero?’ Continuai a fissarlo negli occhi mentre continuavo a sentire altri suoi enormi sborroni venir schizzati nella mia gola. Sussultavo continuamente, ad ogni schizzo. Gemevo, tantissimo. E mi lasciai andare a lunghi sospiri. Non ce la facevo più, avevo la bocca piena e deformata. Temevo che l’odore nauseabondo dell’odore del seme del maschio mi provocasse la nausea e i conati di vomito. Ma no, io non volevo vomitare lo sperma di lui! Mi sarei sentita una femmina umiliata.
‘Fu lui allora che mi incoraggiò ad andare avanti, a bere il suo seme. ‘Ingoia, Francesca. Sei stata brava! Ma adesso mostrami il resto! Mostrami come lo fai! Bevila tutta adesso anche la mia sborra. Ne ho ancora tanta da farti bere. Mi piace tanto vedere come la bevi la mia sborra!’
‘Il suo seme non era proprio buono. Il gemito unito ad una smorfia di disgusto che accompagnò l’ennesimo ed ultimo ingoio svelò tutto il mio fastidio. ‘Non ti è piaciuta il mio sperma, Francesca? Il tuo moroso lo fa più buono del mio? ‘ mi chiese lui ‘ Io non so… Non so se è buono… La mia morosa non mi fa i pompini…’
‘Lo guardai sorridendo e deglutii per l’ultima volta. ‘No, Enrico, non è per niente buona la tua sborra ‘ gli dissi con tono rassegnato – . La fai anche tu amara come tutti gli altri uomini. E anche molto densa… Hai però un gran bell’uccello, uomo! Ni è piaciuto tanto succhiartelo così… Fino a farti sborrare nella mia bocca! Anche a te è piaciuto moltissimo, mi pare… Ne hai fatta tantissima di quella roba lì! Quanta sborra mi hai fatto poi bere! Soddisfatto, uomo?’
‘Lui rise e si rilassò. Fu allora che gli chiesi con noncuranza se faceva parte della goliardia. Divenne serio ed annuì. Gli chiesi poi se poteva intercedere per me presso i capi dell’organizzazione. ‘Certo, posso farlo ‘ rispose lui subito ‘ . Ma tu sei pronta a superare le prove alle quali saresti sottoposta per essere accettata nell’organizzazione?! ‘Certo ‘ risposi subito sicura ‘ . Mi sembra di averti dimostrato anche oggi che quello che voglio me lo prendo…’ ‘Sì, però… – tergiversò lui ‘ Insomma…’ ‘Insomma cosa… – insistetti allora io ‘ Spiegami, non temere… Non mi scandalizzo!’ ‘Insomma i capi, nella cerimonia dell’iniziazione si divertono un po’… Soprattutto se il richiedente all’iscrizione è una donna. Anzi, una bella donna come potresti essere tu. Talvolta hanno anche esagerato e le aspiranti non hanno retto alle prove alle quali erano state sottoposte.’ ‘Io non ho paura e penso di essere sufficientemente forte per superare tutte le prove alle quali mi sottoporrebbero! Anche quelle più… insomma… più indecenti. Presumo che a loro non manchi la fantasia… Penso soprattutto nelle richieste sessuali… Inoltre sono certa che i supplizi ai quali costringono i possibili futuri adepti sono crudeli e malvagi. E tanto maliziosi se la sottomessa è una giovane femmina. Ma io… ma io non sopporto solo la violenza…’.
”Va bene ‘ concluse lui ‘ informerò chi di dovere e poi ti darò tutte le informazioni che desideri. Oh Francy, mi hai fatto un pompino eccezionale… Non posso rifiutarmi di aiutarti!’
‘Alcuni giorni dopo Enrico mi contattò e mi diede tutte le informazioni che gli avevo richiesto.
‘Per accedere alla goliardia mi dovevo presentarmi alla cerimonia dell’iniziazione. Anche il mio moroso di allora, conoscendo probabilmente le pratiche che sarebbero state attuate in tale occasione dal Gran consiglio della goliardia, me lo sconsigliò. Si mostrò furente quando invece gli confermai di voler fare quell’esperienza che a quel punto era diventata così intrigante! ‘Guarda che sono dei porci. Soprattutto con le ragazze. Non hanno limiti, sono indecenti e senza alcuno scrupolo per le loro vittime ‘ rincarò lui – Se poi sono femmine….’
‘Ma io, come sempre, lo disobbedii. Non immaginavo cosa mi avrebbero costretta a subire quei vecchi marpioni. Un po’ lo immaginavo, ma non proprio tutto! Ma proprio questo, invece di preoccuparmi, mi eccitava!
‘E venne il gran giorno. Fui convocata in una stranissima stanza all’ultimo piano della Casa dello studente. La stanza era avvolta nella penombra, illuminata da tantissimi candelabri con candele rosse accese. Le pareti dipinte con colori scuri ed inquietanti, erano tappezzate da enormi manifesti in tessuto riportanti i vari moti di quella goliardia. Non mancavano poi strani oggetti che non conoscevo ed abiti neri ed altrettanti cappucci. Gli stessi che ora indossavano le persone sedute su delle comodose poltrone poste a semicerchio di fronte ad una piccola pedana. Una poltrona, la più grande e centrale, era rossa ed era indubbiamente allungata sopra e sotto. Sopra si reggeva uno striscione dove si leggeva il motto della goliardia. Sotto, in quello strano trono allungabile, intravidi i piedi nudi di quello che ritenni il Maestro. Era l’unico con una piccola maschera rossa addosso. Notai a sorpresa che a fargli da consiglieri c’erano due uomini e una donna. Alla sorpresa si aggiunse un po’ la preoccupazione nel vedere la presenza di un enorme cane lupo accovacciato vicino a quello che doveva essere il Grande capo.
“Mi avvicinai un po’ intimorita. Ero a disagio e mi sentii subito scrutata. E, soprattutto, in balia di quelle persone sconosciute. Cercai di nascondere il mio imbarazzo mescolato a paura.
” ‘Hai chiesto tu, giovane serva del Gran maestro, di entrare nella nostra magica goliardia? Il tuo nome è Francesca? – esordì l’uomo con la maschera rossa – Lo sai che dovrai sottometterti a certe pratiche che ti richiederanno un grande sacrificio? Come femmina, in particolare”
“Sentendo quelle parole ebbi un tuffo al cuore e cominciai a capire le parole di Enrico e del mio moroso. ‘Sì, lo voglio io – risposi io mostrando una finta sicurezza – . Mi chiamo Francesca, sono una matricola ed immagino che dovrò superare delle prove per entrare nella goliardia. Non voglio siano dolorose e che rispettino la mia femminilità!’
“Il mio inquisitore non battè ciglio. Fece un sorrisetto. ‘Hai il moroso? Sei fidanzata o sei moglie di un uomo? Lui sa che tu sei qui?’ ‘Ho il moroso – risposi con un accenno di affanno – . E lui lo sa che sono qui. E’ molto geloso e non ha apprezzato assolutamente la mia scelta. Non ne capisco il motivo”
“Il Gran maestro questa volta aggrottò le ciglia in segno di dispetto. ‘Posso immaginare il perché – sbottò – . Sarà sicuramente un piccolo omuncolo. Dovrebbe essere orgoglioso invece di sapere che la sua femmina si è sottoposta al giudizio del Gran consiglio della goliardia.’
“Non commentai quelle parole sul mio moroso. L’uomo con la maschera rossa continuò nel farmi molto seriamente altre domande. Che iniziarono ad essere molto particolari, imbarazzanti e soprattutto molto intime. ‘Sei vergine, Francesca?’ ‘No’ – risposi subito di getto – Lo faccio con il mio moroso! Ma non mi ha sverginata lui! Ma di questo non se ne è neppure accorto! Come non sa tante altre cose di me. E’ all’oscuro di certe mie passioni e… segreti. Avrebbe sofferto troppo nel sapere che un altro uomo mi aveva già deflorata e che ero stata disponibile con altri uomini. Molto disponibile e senza pudori!’
‘ ‘Lo fai spesso? Sei molto disinibita? Lo fai anche con altri maschi? – continuò lui con le sue domande sempre più audaci ed invadenti nella mia intimità e nella mia sessualità – E con le femmine? Ti fai sodomizzare dagli uomini? Offri al tuo moroso o al tuo amante di una notte la fellatio? Lo sai cos’è la fellatio, vero? Se la fai accetti di ricevere il prodotto dell’orgasmo dell’uomo dove lui vuole?’
“A quelle domande trasalii. Non me l’aspettavo quell’intrusione nella mia sessualità. Provai imbarazzo e vergogna. Ero ancora molto giovane ed avevo un certo pudore nel raccontare certe cose mie. Molto mie e molto intime! ‘Beh… Io’ Io’ Veramente’ – farfugliai a voce bassa bassa – Mi scusi’ Ma io’ Ma io mi vergogno! Mi imbarazza raccontare queste cose, che solo il mio moroso sa, ad un altro uomo. E qui, anche, non ad un solo maschio! E cos’è la’ fellatio? Lo immagino, probabilmente’ Ma non ne sono certa…’
” ‘Qui nella goliardia non esiste il pudore! – sentenziò lui con solennità – Il consigliere anziano deve sapere tutto della giovane donna che vuole affiliarsi al suo ordine! E, per una volta, sottomessa ma vogliosa, verrà inebriata dal prezioso liquido seminale che lui le offrirà in gran quantità. Quanto ne vorrà fare e dove vorrà versarlo! Spero che tu conosca e abbia gia gustato il seme dell’uomo e che ti piaccia guardare la sublime manifestazione di mascolinità del pene. Non devi, quindi, agitarti. Se vuoi entrare nella nostra società!’
“Mi resi conto di quanto aveva avuto ragione il mio moroso! Mi ritrovai in una situazione particolarmente imbarazzante. Io rimasi per un po’ in silenzio e lui approfittò per delucidarmi sulla fellatio. ‘Oh Francesca – aggiunse lui – Siamo certi che tu sappia bene cosa sia la fellatio. E’ quando la femmina ama il pene del suo maschio con la bocca. Lo fa così raggiungere l’orgasmo e senza ritrosie riceve in bocca tutto il suo prezioso sperma che dopo diligentemente ingoia. Tutto!’
“Quell’ulteriore spiegazione non mi sarebbe stata necessaria. L’avevo intuito che lui parlava del solito pompino. E anche lui, come tutti gli uomini, dell’ingoio che noi donne, tutte, dobbiamo essere pronte a fare. Almeno per una volta ai nostri morosi, fidanzati o mariti! E per una volta, mi sembrò di aver capito, dovevo anch’io mostrare come facevo un pompino ad un uomo. Intuii poi che il beneficiario delle mie capacità di spompinare un maschio fosse proprio lui. Il gran maestro mi aveva poi anche anticipato che sempre io avrei dovuto fargli raggiungere l’orgasmo e gustarmi il suo nobile liquido seminale.
” ‘L’avevo immaginato – risposi allora – . Anche lei è un uomo ed anche a lei piace tanto il’ pompino. Soprattutto se lo fa una giovane donna che ha il moroso! E soprattutto se lo fa anche… ad altri!’
“Ma ormai ero rassegnata a svelarmi completamente davanti a quello strano consiglio goliardico. Abbassai il capo in segno di sudditanza psicologica e di sottomissione. Misi da parte il mio pudore da giovane donna. ‘Sì, mi piace tanto farlo! – esordii a bassa voce e volutamente esagerando nel raccontare la mia sessualità – Lo faccio con il mio moroso quasi ogni giorno, dappertutto! Nella mia o nella sua cameretta all’università. Ma ci piace farlo anche fuori e in posti particolari. Lui sa che io godo di più se temo di essere vista da qualcuno. E mi piace essere vista, spiata… Ma, insomma… non lo faccio solo con lui’ Qui, all’università ci sono tanti bei ragazzi’ Sono molto disponibili’ In pochi mesi ne ho già assaggiati un paio! Se le interessa tutti molto belli, ben forniti e soprattutto amanti di quella che lei chiama fellatio. Insomma, ho fatto loro dei bellissimi pompini e li ho fatti tutti venire. Non in bocca, però. Si sono consolati schizzandomi in faccia! Mi piace bere lo sperma solo al mio moroso. E non sempre. No, non mi piace essere sodomizzata. Ho un bel culetto e molti volevano penetrarlo e goderci dentro. Ma io ho provato solo con un uomo, ai tempi del liceo. Lui aveva l’uccello troppo grosso. Mi squarciò e mi faceva un male terribile tutte le volte che decideva di sodomizzarmi. Mi ripromisi di non farmi più inculare da voi maschiacci! Con le donne non ho mai avuto rapporti di un certo tipo. Non sono proprio lesbica! Ma sono curiosa… Ho risposto a sufficienza, maestro?’
“Tutti i presenti sorrisero e guardarono quello che era il loro capo. ‘Sembra proprio a noi tutti che la tua affiliazione possa essere presa seriamente in considerazione. Solo dopo aver naturalmente superato le prove alle quali sarai sottoposta. Ti avviso che non saranno facili e che molte giovani donne come te non sono riuscite a superare certi pudori e soprattutto certi tabù.’
” ‘Sono pronta – sbiascicai a bassissima voce e sospirando – . Cosa devo fare, per iniziare” ‘Vedi quella piccola pedana di fronte a noi? Bene, salì sopra e spogliati. Completamente. Noi tutti dobbiamo vederti nuda, vedere come sei fatta ed apprezzare il tuo corpo. Da adesso è nostro! E non agitarti se sentirai lo scatto di qualche fotografia’
“Davanti a quell’ordine così imperioso divenni tutta rossa. Non ero abituata a spogliarelli di quel tipo. In particolare a quello spogliarello davanti a tre uomini e una donna incappucciati! ‘Completamente nuda? – chiesi appena salita sulla pedana – Io mi vergogno, così! Davanti a voi tutti e vestiti. poi!’ ‘Francesca! – mi bloccò subito lui nei miei piagnucolamenti – Questo è solo l’inizio e tutti noi dovremo poter apprezzarti.’
“Ciò che lui mi disse mi preoccupò ma oramai ero lì. Già sottomessa e in balia di loro. ‘Va bene, va bene – sospirai – . Adesso mi spoglio’ Non so se lo farò bene. Ho fatto alcuni spogliarelli tra amici in certe situazioni… Non l’ho fatto mai così per più di un uomo di una certa età! E c’è una donna, anche! Sono tremendamente imbarazzata! Scusatemi’ e aiutatemi, se potete”
“Sì, mi vergognavo a farmi vedere nuda da quelle quattro persone delle quali non potevo neppure vedere il volto. Chissà chi erano’ Magari qualche mio compagno di corso della mia facoltà o, peggio, qualche mio professore!
“Pazienza! Ormai ero lì, ero in ballo e dovevo ballare! Ero proprio bellina ed aspettandomi un tutt’altro tipo di accoglienza mi ero vestita proprio bene. Volevo esprimere dolcezza e femminilità ed avevo scelto una bellissima camicetta rosa con una gonna piuttosto corta pure dello stesso tenue color rosa. Pensai di non levarmi le eleganti scarpette con tacco alto di ben dodici centimetri. Esaltavano le mie gambe lunghe e la mia volontà di apparire donna più di giovane matricola.
‘Iniziai dalla camicetta. Con un po’ di malizia aprì con una lentezza esasperante i suoi bottoncini. Apertala un po’ la estrassi dalla gonna e rimasi per un po’ immobile. Lasciai intravedere così il bellissimo reggiseno rosa di seta. Leggerissimo e trasparente era stupendamente impreziosito dai pizzi pure rosa. Mi levai allora la camicetta. Fu il primo mio indumento a finire ai miei piedi sulla pedana. Sentii il sospiro di uno dei presenti. I miei seni erano coperti con difficoltà dal piccolo reggiseno sia per le sue ridottissime dimensioni che per la sua trasparenza. Ben si distinguevano i miei capezzolini appuntiti e le mie areole, rotonde, rosa e piuttosto grandi, uscivano maliziosamente un po’ sul lato superiore del pizzo del reggiseno. Sorrisi per la reazione provocata e per nascondere tutto l’imbarazzo che stavo provando.
“Con un braccio tentai di coprirmi subito il seno. Almeno un po’… Non volevo mostrare tanto subito! Con l’altra mano iniziai ad armeggiare con la cernierina posteriore della gonna. Non oppose resistenza e si fece aprire facilmente. Fu allora che cominciai ad ancheggiare per far scivolare giù la minigonna. L’operazione riuscì e l’indumento si ritrovò ai miei piedi. Per qualche secondo mi girai e mostrai il minuscolo tanghino rosa che indossavo. Per la leggerezza della seta si rivelava completamente trasparente. I pizzi a stento riuscivano a coprire le mie intimità. Il mio pelo, nerissimo e un po’ riccioluto, era ben visibile e fuoriusciva un po’ dall’elastichino superiore dell’indumento intimo. Ero indubbiamente arrapante. Troppo sexy. Decisi di coprirmi un poco con la mano. Ma ciò che maggiormente eccitò gli spettatori furono le mie calze autoreggenti. Rosa, naturalmente, con tanti pizzi.
“Il gran maestro iniziò a fremere. ‘Bene! – gridò lui evidentemente già eccitato – Hai tutte le tue cosine indubbiamente a posto. Usi anche delle splendide calze autoreggenti! Lo sai bene che eccitano moltissimo gli uomini. E sei pure a conoscenza di come ai maschiacci piace tantissimo usarle’ Continua, continua così, Francesca!’
“L’allusione dell’uomo sull’uso che i suoi simili adorano fare delle calze autoreggenti mi infastidì non poco! Quelle mie bellissime, candide calze rosa! ‘Sì, mi piacciono tantissimo le autoreggenti e le indosso sempre nelle occasioni particolari. Non me le faccio mai levare però e so anche difenderle dalle porcate che ispirano a voi maschiacci! Non sempre però!’
“Ero proprio sexy su quella pedana. Ero già praticamente nuda con quel microscopico reggiseno e quel tanghino ultratrasparente e così inutile! Per non dire delle autoreggenti che avevano mandato in confusione gli uomini. Ma, uffa, non me le sarei mai fatte levare, però!
“Rimasi per un po’ in quella posizione da timida matricola che non vuole mostrare proprio tutto! Intervenne a quel punto di nuovo lui, il gran maestro. ‘Cara Francesca! Ora viene il bello! – quasi urlò lui – Adesso, prima di mostrarci cosa sei capace di fare, devi finire la tua esibizione! Lo sai, ti vogliamo vedere per bene come sei fatta! Sì, proprio nuda! Non essere timida e liberati da tutti i tuoi tabù! La vera goliarda non si vergogna di mostrarsi nuda. Completamente nuda!’
“Il tono dell’uomo non ammetteva repliche e capì che era giunto il momento di soddisfare la loro curiosità e di mostrarmi nuda. ‘Va bene, va bene’ – miagolai – Adesso lo faccio! Mi spoglio. Nuda. Completamente nuda, come voi tutti volete. Anche se mi vergogno’ Un casino! Non l’ho mai fatto, così! Davanti a tutti questi uomini che non conosco e non vedo! E non solo uomini…’
“Cessai gli indugi. Sciolsi il piccolo gancetto del mio reggiseno e dopo averlo ben sollevato e mostrato lo feci platealmente cadere a terra. Mi feci forza e d’impeto con molta però lentezza iniziai ad abbassarmi il tanghino. Me lo sfilai completamente e, come chiarissima provocazione, lo lanciai a terra davanti il trono del gran maestro. Finì tra i suoi piedi nudi.
“Ero nuda. Completamente nuda come volevano loro. Le mie tette, gonfie ma leggermente appuntite e sollevate per la mia giovane età erano in bella mostra. Come i miei capezzoli già ritti. Spogliarmi tutta per la prima volta davanti a tutti quegli uomini mi aveva alla fine, dopo un inevitabile iniziale imbarazzo, anche un po’ eccitata. I capezzoloni si erano inturgiditi. Ritti, tradivano la mia eccitazione e la soddisfazione degli spettatori.
“Ma ancor più apprezzato era stato il mio sesso. Mostravo la mia figa e mi sentii scrutata lì. Il mio sesso gonfio e peloso li aveva mandati tutti sù di giri… Vidi qualche strano gonfiore sotto le tuniche nere degli uomini. Qualcuno senza ritegno penso bene di accarezzarsi e massaggiarsi. Ebbi il sospetto che, sotto le loro tuniche nere, quei maschiacci non indossavano nulla! Pronti all’uso, speravano.
“Per qualche secondo rimasi al gioco. Con solo addosso le calze autoreggenti, da autentica spogliarellista mi raccolsi i capelli con entrambe le mani dietro la nuca ed offrì agli spettatori il mio nudo integrale. Feci anche una piccola piroetta per mostrare loro il mio splendido culetto. Poi l’imbarazzo ebbe nuovamente la meglio e mi ricoprii il seno e la vagina.
” ‘Va bene così? Vi piaccio così? – chiesi subito senza attendere risposte – Vi siete divertiti tutti abbastanza, mi pare! – mi giustificai poi per il tentativo di coprirmi almeno un po’ – Qualcuno anche troppo, mancandomi di rispetto!’ ‘Ma dai, Francesca! – mi riproverò ancora lui – Non devi fare così! Devi sottometterti ed accettare tutte le regole del gioco!’
“Ciò detto si alzò dalla sua poltrona. Era alto, enorme e mi quasi impaurì. Anche perché notai che teneva nelle mani una piccolissima telecamera e anche una preoccupante corda con annessi dei lacci alle estremità. Si avvicinò e ancor più io istintivamente mi coprì.
“Mi sorrise tentando di tranquillizzarmi. Ero in quel momento preoccupata ed avevo paura. ‘è una nostra tradizione, questa! Anche tu Francesca, come tutte le giovani matricole che hanno voluto entrare nella goliardia, devi accettare un piccolo supplizio iniziale. C’era la possibilità di trasformarti tutta in una splendida torta alla panna. Con tanto di grande e grosso torroncino conficcato nel tuo sesso. Tutti ci saremmo potuti sfamare sul tuo corpo nudo. Completamente ripulito sarebbe stato poi da noi naturalmente leccato. Io in particolare avrei avuto l’onore di mangiucchiare il torroncino. Tutto, anche quello dentro di te. Alla fine ti avrei fatto godere! Il tutto ripreso dalla telecamerina.
” ‘Nel tuo caso, visto il tuo pudore, abbiamo optato per un supplizio più accettabile per te. Stai tranquilla. Alla fine ti piacerà!’
“Non mi diede il tempo di replicare. Infilò le estremità della corda ad un grosso anello fissato al soffitto. Non l’avevo visto. Poi, con dolcezza ma fermezza mi prese i polsi di entrambe le mani. Me li strinse insieme e li bloccò all’altro nodo della corda. Ero troppo sconvolta per reagire. Ma il giochino erotico mi stava incuriosendo e sentivo un leggero brivido di piacere percorrermi tutta fin dentro alla mia vagina. Intesi cosa voleva fare quando tirò la corda dall’alto e mi sentì sollevare da terra. Bloccò la corda e mi ritrovai pendolante. Ma non gli bastò. Prese altre due corde molto più corte. Strinse ciascuna di esse alle mie caviglie e poi, facendomi allargare oscenamente le gambe, le fissò a due ganci piantati sul pavimento. Ottenne così ciò che voleva. Ero appesa ad una corda al soffitto. Non toccavo terra ed ero costretta a rimanere così con le gambe ben allargate e bloccate. Avevo il sesso completamente spalancato. Tutti poterono apprezzare la mia vulva e le mie grandi labbra gonfie e già umide.
“Io istintivamente iniziai a dimenarmi. Soprattutto quando vidi lui iniziare a riprendermi. Sempre più da vicino e alla ricerca delle cosine mie più intime. Non mi ero mai fatta riprendere così! Provai gran fastidio quando con una ripresa indagò il mio sesso. Completamente spalancato! Anche dentro!
” ‘Stai rilassata, Francesca! – cercò di tranquillizzarmi lui – Il filmino e le foto che dallo stesso si ricaveranno sono privatissime e di esclusiva proprietà della nostra goliardia. Tutte le adepte e gli adepti sono stati ripresi così! Almeno una volta”
“Nonostante le sue rassicurazioni io ero però turbata e preoccupata. Non mi era mai piaciuto il bondage. Mi era stato proposto, in assenza del mio moroso, a certe feste da alcuni ragazzi molto disinvolti e spregiudicati. Altre ragazzine avevano accettato. Ma io invece non avevo permesso di farmi legare e farli godere così. Da schiava sottomessa. Come tale avrei dovuto subire tutto, anche le loro copiose sborrate. In bocca ma anche sul mio faccino. Il rito in quelle festicciole prevedeva infatti che i maschi riempissero di sborra i visetti delle ragazze. Le ragazzine, alcune anche malvolentieri, subirono tutto! Io no!
“Ma io, questa volta, in quella situazione ero ancora più preoccupata per il filmino che il gran maestro mi stava facendo in quella posizione. Per non dire poi delle foto che ne avrebbe ricavato. Le sue rassicurazioni mi lasciavano perplessa e soprattutto i dubbi sulla possibilità di vedere il tutto da parte di qualcuno che non avrebbe dovuto farlo. Mostrarmi nuda in quella posizione era indubbiamente per me disastroso. Se mi avesse vista così il mio moroso o qualche compagno di facoltà’ Avrei dovuto cambiare moroso ed università!
“Ma stetti al gioco. Presto si fece pesante. Molto pesante per me. La donna seduta su una delle poltrone si alzò. Mantenne il cappuccio ma senza alcun pudore si levò la toga nera. Sotto era completamente nuda. Sfilò senza alcun pudore davanti agli altri uomini e si esibì. Aveva due enormi mammelle con due altrettanto grandi areole scurissime. I capezzoli già ritti mostravano a tutti che era già eccitata. La fica, nerissima, era quella di una donna che ne aveva già fatto un buon uso. Ben evidenti e dischiuse le grandi labbra erano già umide. Si avvicinò a me. Io sbarrai gli occhi perché intuii le sue intenzioni. Non avevo mai avuto un rapporto saffico. Non mi piacevano troppo le lesbiche e preferivo sempre l’uccello di un bel maschio!
” ‘Stai buona, piccola – mi sussurrò a bassissima voce – . Lasciami fare. Ti piacerà! Tanto! L’hai mai fatto con un’altra donna?’ ‘No, non l’ho mai fatto, così! – risposi ansimante ed agitatissima – E davanti a tutti quegli uomini’ Oh no’ Ti prego’ Cosa vuoi farmi? Non voglio’ Non farmi venire così’ Mi vergogno troppo così davanti a loro!’
” ‘Non temere, bambina mia – cercò di calmarmi ancora lei mentre continuavo a dimenarmi – Farò tutto io. Piano, piano, con dolcezza. Ti piacerà. Ti farò godere e ti farò spruzzare la tua robina che mi piace tanto. Come solo una femmina sa fare. Abbandonati!
“Non replicai e lei cominciò con l’accarezzarmi il seno. Alla dolcezza delle carezze alternò i piccoli morsi ai miei capezzoli già ritti per l’emozione che stavo vivendo. Mi baciò con forza riempendomi la bocca della sua saliva. Non avevo mai baciato una donna! Allentai tutte le difese e lei se ne accorse. ‘Brava, piccola – mi gratificò subito – Proprio così! Ti voglio così! Lasciati andare! Ti farò mia e ti farò godere’ Ti farò schizzare’ Come non l’hai mai fatto! E ti darò la mia bocca, se lo vorrai. Me la farò riempire da te, tesoro!’
“Cessò di succhiarmi i capezzoli ed iniziò a scendere. Mi leccò tutta e giocherellò con i peli del mio sesso. Qualche secondo e sentii la sua bocca leccarmi con bramosia tutta la vulva. Mi penetrò con la lingua la vagina mentre con i denti mordicchiava le mie grandi labbra. Cominciai ad ansimare e sobbalzai quando mi catturò il clitoride. Emisi un gemito e non mi trattenni. Le bagnai subito la bocca. Il mio liquido le piacque e con gli occhi semichiusi mi guardò sorridendo. Era felice di avermi fatto schizzare subitoin quel modo. Davanti a tre omaccioni! ‘Ti è piaciuto, Francesca? – mi chiese sottovoce – Sei giovane e bella ed hai una fica stupenda! Quanta robina mi hai fatto bere. Ma tu la fai dolce…’ Mi lasciò così, inebetita, con la mia passerina tutta bagnata e spalancata.
“Ritornò a sedersi senza rivestirsi. Io gocciolavo ancora mentre vidi alzarsi l’uomo seduto sulla poltrona più esterna. Come un rito, si sfilò il mantello nero e mi mostrò che anche lui sotto era completamente nudo. L’avevo previsto. Lo spettacolino che gli avevo appena offerto lo aveva visibilmente eccitato. Il suo uccello era già ben ritto e completamente scappellato. Le dimensioni erano notevoli e pensai agli attacchi che, così immobilizzata, avrei subito presto da parte di quell’uccellone. Lui si avvicinò e senza profferir parola iniziò a strofinare la sua cappella già umida sulla mia vagina. Si irrigidì ulteriormente e notai subito delle goccioline uscire dalla cappella. Era sperma, evidentemente.
“A quel punto riuscì a vedere quasi un ghigno sotto il suo cappuccio. Prese in mano il suo uccello e appoggiò la cappella sulla mia coscia. O meglio, come lui voleva, sulla mia calza autoreggente. Iniziò a segarsi con forza davanti ai miei occhi sbarrati. ‘No, non faccia così! – gridai per fermarlo – Non mi piace guardare queste cose! E non voglio che mi sporchi le calze! Le piace tanto sborrarmi addosso? E proprio là’ Lei è cattivo ed anche un maiale’
“Lui non rispose ma con una mano mi bloccò nei miei movimenti. Immobilizzata lo vidi spruzzare. I candidi fiotti della sua sborra si adagiarono sulla mia calza rosa. Ne fece tantissima e me la ricoprì. Non soddisfatto quando iniziò a colare si occupò dell’altra calza. Mi eccitai nel vedere le mie calze rosa sporcate da tutto quel seme maschile giallognolo, ma mi sentii anche tanto umiliata.
“Quando gli schizzi e la colata del suo sperma cessarono l’uomo, soddisfatto, si ripulì la cappella ancora piena di sborra strusciandola sulla mia calza. La usò come un fazzolettino. Sentivo un fortissimo odore di quella robaccia che mi aveva spruzzato sulle cosce e sulle calze. Puzzavo ed ero tutta bagnata, sporca. Lui allora tornò a sedersi nella sua poltrona. Rimasi in silenzio appesa a quella cordaccia e con le mie lunghe gambe sempre ben spalancate. Con la fica umida e le calze autoreggenti piene di sperma.
‘Il gran maestro non si lasciò scappare alcune foto. Le mie smorfie di fastidio per quelle pose tanto scabrose le avrebbero rese ancora più eccitanti. Chissà chi le avrebbe potuto vedere e gustarsele. Magari facendosi una sega sulla mia fighetta ben spalancata e in bella mostra. Mi eccitai però subito dopo pensando a quanti schizzi il maschietto avrebbe fatto!
‘Poi il grande capo, imitato dall’uomo incappucciato seduti al suo fianco, si alzò e si levò il mantello. Fu imitato dall’altro uomo al suo fianco, che pure si rivelò nudo sotto la sua tunica. Me lo immaginavo che quei due bramavano di esibirsi e di mostrare alla giovane matricola i loro cazzoni. Volevano stupirmi… Ottennero il loro scopo! Quello che mi mostrarono quei due mi strabiliò. Non potei non spalancare gli occhi! Tutti e duee adesso esibivano orgogliosamente due cazzi enormi. Tutti sicuramente al di sopra dei venti centimetri e, ritenni, tutti molto vicini ai trenta. Mi impressionò moltissimo l’uccello del gran maestro. Oltre ad essere lungo era spropositatamente largo, tozzo. Un autentico uccello equino. Un bastone scuro, percorso da innumerevoli venature in rilievo e leggermente ricurvo. La cappella, poi, era spaventosamente grande. Era già completamente scappellata e di un preoccupante colore violaceo. Era già pronto a venire. Tutto quel ben di Dio non avrebbe però potuto non preoccupare una femmina prima di essere penetrata. Dove lui avrebbe preferito! Chissà che sborrata alla fine!
“Lui notò il mio turbamento e la mia paura. ‘Non preoccuparti’ – cercò di tranquillizzarmi lui – Anche altre rimasero impressionate e quasi terrorizzate quando lo videro. Ma poi”
“Venne sulla pedana. Mi accarezzò il seno e si attaccò per qualche istante al mio corpo. Volle poi incollarsi al mio corpo. Appoggiò il suo bastone di carne sul mio ventre. Volle farmelo sentire per bene. Il giochino non mi dispiacque e accompagnai con lenti movimenti del mio bacino lo strofinio della cappella sul mio pube. Molto piacevole ed estremamente eccitante. Non riuscii a trattenere un lunghissimo sospiro.
‘Poi lui mi liberò prima i piedi. Poi mi slacciò la corda alla quale ero stata appesa.
” ‘Vieni Francesca – mi disse subito lui con fare tranquillizzante – . Adesso viene il bello. Prima della grande prova finale. Devi mostrarci quanto sei brava a far godere un uomo. E dovrai farlo esibendo tutte le tue capacità. Ma soprattutto la tua grande voglia nel farlo e di vedere felice arrivare noi uomini all’orgasmo. Sono state poche le privilegiate che hanno toccato e accarezzato il pene del mio consigliere! Ed amato ed assaporato il mio! Ma tu sei molto bella e avrai l’onore di vedere come spruzziamo il nostro seme.
” Per un attimo trasalii, ma poi mi tranquillizzai. ‘Cosa dovrei onorarmi di fare a questi due maschioni? – dissi io entrando nella parte di giovane donna sottomessa alle voglie di due uomini – Siete due superdotati e non sarà facile per una giovane matricola soddisfarvi…’ ‘Oh, Francesca, non preoccuparti – mi disse sempre lui – . Te lo faremo intendere noi. E tu sei troppo femmina per non capirlo ed adoperarti nel modo giusto!’
“I due si sedettero sui loro scranni mentre la donna che mi aveva introdotta all’amore saffico e l’uomo che mi aveva stuprato le mie calze si accovacciarono ai lati.
“Il consigliere mi fece inginocchiare davanti a lui. Sempre con le gambe ben allargate mi mostrava il suo enorme cazzo. Me l’aveva messo proprio davanti agli occhi ed io non riuscii a non spalancarli. Mi prese entrambe le mani e le portò ad avvolgere la sua mazza. Mi ritrovai così con un enorme cazzo in mano. Lui iniziò a muoverlo tra le mie dita. Mi fece così ben capire cosa volesse. ‘Vuoi che ti faccia venire così? – gli chiesi sommessamente – Vuoi che ti faccia una sega a due mani e alla fine sporcarmi le dita con il tuo seme tanto prezioso? No, non perderò neppure una goccia del tuo sperma!’
“Lui si rilassò, lasciò cadere le sue braccia lungo la poltroncina ed annuendo iniziò ad accompagnare con il movimento del suo ventre la lenta sega che avevo subito iniziato a fargli. ‘Brava, brava Francesca! – urlò lui subito ansimando – Come sei brava a fare una sega ad un uomo. E sento che ti piace tanto farlo!’
“Io a quelle parole arrossii ed iniziai a fissarlo per vedere i tratti del suo volto irrigidirsi sempre di più. ‘Lo vedo, lo vedo’ Ti piace proprio tanto come ti accarezzo! – gli sussurrai un po’ ansimando – Oh si! Mi piace tanto tenere tra le mani un bell’uccello. Come il tuo! Tanto, tanto più grande di quello del mio moroso. E voglio portarti fin là, fino a farti felice e mostrarmi quanto hai apprezzato le mie mani! Vieni, uomo, vieni! Anche adesso, se vuoi. Fammi sentire quanto è calda la tua sborra! Che sarà tanta, vero?’
“Queste parole gli fecero perdere la testa. Iniziò a gemere ed a strepitare. ‘Sììììì, così! Mi piace sentirti parlare mentre ti sborro in faccia! Si, Francesca voglio spruzzarti negli occhi e dappertutto sul tuo bel visino. Posso farlo, vero?’ Io emisi un lunghissimo sospiro cui feci seguire un gemito. ‘Anche tu! Anche tu vuoi sporcarmi – mi lamentai molto timidamente – . Mi vuoi sborrare in faccia, come se fossi una tua schiava. Non mi piace tanto, sai’ Ma, se proprio lo vuoi’ Schizza, schizza dove tu desideri! Oggi sono la tua puttana!’
“Non finii di parlare. Sentii il suo primo pesante e caldissimo fiotto di sperma infrangersi sul mio volto. Mi colpì in un occhio prima, nell’altro poi. Nonostante un mio sussulto accompagnato da uno scatto istintivo in segno di difesa. Non avevo fatto in tempo, anche perché lui mi bloccava con le mani dietro la nuca. Mi accecò e sentii lui completare l’opera. Il suo caldo sperma venne scaricato sul mio volto che sentii sempre di più riempirsi del seme dell’uomo. Aveva un odore insopportabile! Non vedevo più nulla ma sentivo il liquido caldissimo scendermi lungo il viso e gocciolare sul mio seno. Ne aveva fatta proprio tanta. Ero tutta piena e sporca di sborra. Come estremo oltraggio immerse il suo pene lurido e ancora gocciolante tra i miei capelli. ‘Sei proprio cattivo, uomo! – mi lamentai rassegnata – Ma sei anche proprio un maschiaccio!’
“Non riuscii a riaprire gli occhi e mi sentii tirare da due forti braccia. Erano quelle del gran maestro. Lui, incurante di come mi aveva ridotta il suo consigliere con la sua sborrata devastante sul mio faccino, mi fece inginocchiare davanti a sè. Continuavo a grondare sperma ed ero immersa nel suo fetido odore.
“Fu allora che, completamente prostrata e sottomessa alla volontà di quegli uomini, sentii le particolari voglie del gran maestro che dovevo soddisfare. Anche quelle le avevo già sospettate. Non mi ero sbagliata.
“Lui mi raccolse i capelli dietro la nuca e così facendo mi fece intendere le sue intenzioni. Con una leggera pressione sospinse il mio viso verso il ventre. Affondai il mio naso tra i folti peli del suo pube e il suo cazzo si schiacciò sulle mie labbra. Percepì l’odore di maschio. Sentire il suo odore mi eccitò ancora una volta. Mi piaceva subire quella posizione. Le sue parole mi eccitarono e sentii distintamente la mia fighetta bagnarsi. ‘Se stata bravissima, Francesca – mi gratificò lui – . Hai dimostrato di saper far godere un uomo con le mani. E ti piace farlo! Tenere tra le dita un uccello e farlo venire è bello per te. Come sentirlo alla fine pulsare e riempire le tue dita con la sua calda sborra. Ora lo farai a me. Ma con la bocca. Sei brava anche a fare pompini, vero? Fare impazzire l’uomo con la tua lingua’ Dispettosa, ma tanto, tanto’ puttana! E da brava puttanella berrai tutto il mio seme. Fino all’ultima goccia. Sei una privilegiata nel fare un pompino al gran maestro e bere tutto il suo sperma!’
“Ero rassegnata a bere altro sperma. Quello del gran maestro. Lo sapevo che sarebbe stata una delle prove alla quale sarei stata sottoposta. Ma io non ho mai amato lo sperma’ ‘Io, maestro, sapevo che dovevo fare anche questo. So farlo. E mi piace anche tanto succhiare un bell’uccello. Non è piacevole, però, bere la robaccia che fate alla fine! Ha un sapore terribile! Sì, il pompino te lo faccio. E ti faccio anche venire. So farlo bene, vedrai’ Lo schizzo, però, non lo vorrei in bocca’ Non mi piace! Mi fa schifo! Schizza dappertutto! Anche in faccia, anche tu, se vuoi”
“Lui non mi rispose e dopo una leggera pressione sulle mie labbra mi infilò in bocca il suo uccello. Io spalancai subito più possibile la bocca. Ce l’aveva enorme, lui! Io non avevo mai ingoiato e succhiato un pene di quelle dimensioni. Mi fece male nella penetrazione e ancor più quando iniziò a stantuffare con forza dentro di me. Quel bastone di carne caldissima mi pulsava dentro e sentivo ingrossarsi e indurirsi sempre di più. Ad un certo punto sentii l’uomo scuotersi tutto ed ansimare. Il pene nella mia bocca si gonfiò ancora di più ed inizio a pulsare. Pochi istanti e sentii il suo primo fiotto di sperma e subito dopo me lo feci scendere in gola. Contemporaneamente percepii la presa ferrea dell’uomo sulla mia nuca. Ero bloccata e non potevo più scappare. Mi inondò la bocca. Era un diluvio di sperma che si sfogava dentro di me. ‘Bevi la mia sborra! Tutta! Buttala giù! Sìììììììì, cosìììììììì! Subito! Brava! Continua, continua’ Non fermarti!
“Avevo iniziato malvolentieri l’ingoio. Ma non potevo non farlo! Avevo la bocca già piena e lui continuava, continuava’ Sussultava e schizzava. Non si fermava più. Nessuno uomo mi aveva schizzato tanta roba in bocca! Gemendo lo guardavo con sguardo supplichevole. Rigagnoli di liquidissimo sperma, nonostante i continui ingoi, iniziarono a fuoriuscirmi anche dalle labbra. Non ne potevo più e dopo aver spalancato ancora una volta gli occhi li alzai al cielo in segno di resa incondizionata. ‘Brava Francesca, così mi piace. Hai capito come devi comportarti. Essere ubbidiente, sottomessa e bere tutto il mio seme. Mostrando piacere nel farlo!’ Io, per porre termine al supplizio, feci cenno di assenso con il capo. E continuavo a buttar giù. Mi sembrò di riempirmi tutto il pancino del suo liquido seminale.
“Il diluvio si placò e lui allentò la presa dietro la mia nuca. Io mi staccai e mi rannicchiai di fronte a lui tra le sue gambe. Ero la sua schiava e l’avevo svuotato di tutto il suo seme. Seme del padrone! Sconvolta, distrutta e piena di sperma ritenni allora di aver finito le prove. Mi sbagliavo! La più terribile, ultimo supplizio, mi aspettava!
“Tex. Si chiamava così l’enorme pastore tedesco maschio che sdraiato vicino al trono del gran maestro aveva assistito a tutta la cerimonia della mia iniziazione. ‘Ti piacciono gli animali, Francesca? – mi chiese l’uomo che mi aveva appena fatto affogare nel suo sperma – E ti piace Tex, il mio più fedele amico?’ ‘Sì, molto… E mi piacciono in particolare i cani, in particolare i lupacchiotti, i pastori tedeschi’ – risposi io con un filo di voce mentre cercavo di ripulirmi almeno un po’ del suo sperma che mi colava dappertutto – Sono amici sinceri e soprattutto fedeli!’
“Non potevo prevedere che così dicendo avevo dato involontariamente la possibilità al gran maestro di giustificare la sua ultima richiesta, la più allucinante, alla giovane matricola. La prova da superare era senza alcun dubbio la più turpe ed oscena. Io ne avrei dovuto naturalmente essere la vittima. L’ultimo supplizio per entrare nella goliardia.
“Il gran Maestro si sedette sul suo trono distendendosi ed allargando le gambe. Poi fece salire tra le sue gambe il suo fedele cane. Lo fece sdraiare su di sé catturandogli le zampe anteriori e facendogli allargare quelle posteriori tra le sue gambe. ‘Vieni Francesca, avvicinati ed inginocchiati davanti al mio trono – mi chiese con tono fermo – . Avvicinati a Tex. Guarda com’è bello! E che bel pene ha! Hai mai visto e accarezzato il cazzo duro di un cane?’
‘Trasalii a quella domanda ma come mi aveva ordinato mi avvicinai al suo trono. ‘Sì, qualche volta l’ho visto… Sono stata costretta a farlo… Mi ero imbarazzata tantissimo, però… – gli risposi a bassissima voce e arrossendo vistosamente – . Una mia amica aveva un cane che spesso andava in calore. Non sempre la padroncina riusciva però a trovare disponibile una cagna pure in calore. E allora la mia amica, non preoccupandosi della mia presenza, lo aveva aiutato a liberarsi. Con una mano lo accarezzava tutto. Non disdegnava poi a un certo punto di toccargli anche il pene e le palle. ‘E’ un maschiaccio – mi diceva allora lei – . Ha tanta voglia e deve liberarsi. E’ in calore’ Ed io devo aiutarlo’ Come si fa con gli uomini. Al mio Bob piace tanto la mia mano… Guarda, guarda Francesca come ce l’ha duro! E’ quasi come quello degli uomini, sai…’
‘Io non potevo guardare quella roba. Mi giravo sempre da un’altra parte e la lasciavo fare.
‘Ma una volta lei quasi mi costrinse ad assistere. La vidi prendere improvvisamente in mano l’uccello appuntito del suo Bob che aveva indubbiamente una gran voglia di ingravidare una cagnetta.. ‘Accidenti, quanta voglia ha oggi Bob ‘ disse la mia amica ‘ Devo farlo scaricare, poverino… Gli faccio una bella sega! Puoi guardare, se vuoi, Francesca…’ ‘Io, veramente… – sussurrai timidamnte ‘ Non mi piace guardare certe cose…’ ‘Ma dài ‘ insistette allora lei – . Ti scandalizzi tu a fare le seghe agli uomini e a guardare quando schizzano?’ ‘No, no – risposi per mostrarmi totalmente disinibita come lei ‘ . Quello lo faccio e, anzi, mi piace tanto guardarli gli ometti quando spruzzano la loro cremina…’ ‘E allora… Bob è anche un maschietto… – concluse la mia amica sorridendomi ‘ Guarda, guarda Francesca! Un giorno potresti avere anche tu un cane e dovresti anche tu aiutarlo’ Iniziò subito dopo a segarlo dopo avergli a lungo accarezzato le palle. Questa volta acconsentii e non mi girai da un’altra parte come avevo altre volte fatto. Vidi tutto, fino alla fine. Bob iniziò molto presto a lamentarsi, abbaiò e poi sborrò. Ne fece tanta e riempì la mano della mia amica che non voleva che gli schizzi andassero dappertutto. Con un sorriso di circostanza corse poi a ripulirsela. ‘Puzza più di quella degli uomini, sai… – mi disse un po’ imbarazzata ‘ Meglio evitarla…’ ‘Io evito anche quella degli uomini ‘ le replicai io ‘ Se posso farlo… accidenti a loro’.
“Raccontai questa triste esperienza al Gran maestro facendo trasparire tutto il disgusto che avevo provato. Non pensavo di dover sentirmi ordinare di fare io quella roba. Sì una porcheria di quel genere! Far sborrare un cane! ‘Bene! Francesca Tex è in calore e tu devi farlo venire ‘ mi disse il Gran maestro – . Sei proprio una gran femmina e sei proprio brava a fare le seghe agli uomini! Sono certo che lo sai fare altrettanto bene al mio cane!’
“Quelle parole mi sconvolsero ed iniziai a balbettare. ‘No, no e ancora no! Non ce la faccio! Non sarei capace – sbraitai poi con disperazione – . Non saprei neppure come farlo e non verrebbe mai” Il Gran maestro mi prese la mano e me la portò tra la folta peluria del cane. Poi me la spinse in giù fino a toccargli il pene. Il toccare per la prima volta l’uccello di un animale mi sconvolse. Ero disperata e lo fui ancor di più quando sentii tra le mie dita l’uccello duro e il glande appuntito e già un po’ bagnato. Inorridii al pensiero di cosa fosse quel liquido attaccaticcio e tanto puzzolente. Lo sentì guaire. Gli piaceva sentire la mia mano toccare il suo sesso già in tiro. Ce l’aveva lungo, Tex… Eccome! E quella cappella… Così appuntita ‘ violacea… come quella degli uomini… ‘Vai, Francesca! Avanti così! – mi urlò ancora il gran maestro – Pensa di farmi un’altra sega!’
“Mi vergognavo e mi sentivo umiliata. Provavo ribrezzo per quello che stavo per fare. No, non avevo proprio mai tenuto tra le dita il pene di un animale. ‘Basta! Ti prego! – piagnucolai girandomi per non vedere quel grosso glande appuntito che tanto mi angustiava – Non ce la faccio! Non ci riesco’ Non sono capace di farlo schizzare’ E, uffa, non mi piace guardare, vedere queste robe!’
“Ero sconvolta ed ero infatti anche terrorizzata all’idea di riuscire alla fine a farlo venire. ‘Continua così, Francesca. Anche le altre faticarono ma poi ce la fecero. Ti confesso che alcune, non riuscendo a farlo schizzare, si adoperarono anche con la bocca’ Tu non vuoi aiutare il mio Tex con la tua bella bocca? E con quella linguetta da puttanella che hai…’ ‘Cosaaaaa! – urlai a squarciagola – Siete pazzi oltre che perversi. Tutti! Non lo farò mai! Se lo sapesse poi il mio moroso che ho fatto un pompino ad un cane!’
“Rimasi a lungo in silenzio e per un attimo pensai di ritirarmi. Continuavo però a masturbare con le mie dita la bestia. Lui ansimava e guaiva sempre di più. Il glande sempre più appuntito era diventato quasi marrone. ‘Visto, non sono capace ‘ ripresi a lamentarmi io – . Non riesco a farlo spruzzare’ Non ce la faccio più” ‘Bacialo! – mi ordinò di nuovo lui con un urlo – . A lui gli piacerà tanto. E verrà subito come ha fatto con tutte le altre! Gli piacciono tanto le labbra e la lingua delle donne…’
“Mi arresi. Chiusi gli occhi per non vedere e mi avvicinai con la bocca al pene di Tex. Percepì un odore tremendo. Mi feci forza e con la lingua gli sfiorai la cappella. La sentì uguale a tutte quelle che avevo succhiato. Agli uomini, però. ‘In bocca! Mettilo tutto in bocca, adesso! Sei così brava a fare pompini! E anche a Tex farai un pompino eccezionale. Perché è il primo della tua vita” ‘Oh no – brontolai ancora una volta per qualche secondo – . Che schifo! E chissà che schizzoni farà! Ma io non berrò! Capito? Non mi faccio schizzare in bocca sborra di un cane!’ ‘Altre donne hanno confessato che Tex l’aveva fatta dolce! – continuò il Gran maestro con un ghigno – E l’avevano anche bevuta”
“No, io non volevo fare l’ingoio a Tex. Volevo però farlo venire prima possibile per terminare quel mio supplizio. Feci tanta fatica, ma riuscì a mettermelo in bocca. Pensando fosse quello di un uomo iniziai un frenetico pompino. Tex mi sborrò subito in gola. Due fiotti della sua sborra mi inondarono la bocca e mi scesero giù, fino in gola. Era liquidissime e bollenti. Provai subito tanta nausea e sputai il suo pene che continuò a schizzarmi in faccia. Scoprì che anche il cane produceva tanto, tanto sperma. Il mio visetto fu riempito per l’ennesima volta dal liquido seminale di un maschio.
“Quando terminò il suo diluvio di schizzi Tex si sollevò e ritorno ad accovacciarsi al lato del trono del suo padrone. Io ero sfinita e distrutta. Ma avevo superato la prova.
” ‘Brava Francesca! – esclamò il Gran maestro – Hai superato tutte le prove e fai ora parte della goliardia. Ti assicuro che sarai orgogliosa di farne parte e che ti divertirai un mondo. Se invitata dal Gran consiglio alla prossima iniziazione. Come gli altri consiglieri ti siederai al mio fianco. Questo sabato la matricola sarà un giovane uomo. Spero che ti piaccia, perché questa volta toccherà a te divertirti!’
“E così avvenne. E dopo la prima volta ce ne furono delle altre. Mi godetti una gran bella serie di giovani uomini che, per far parte della goliardia, si prestarono a loro volta, come avevo fatto io, a vari supplizi ed a superare le prove più scabrose. Io stessa ne avevo inventate molto particolari per loro. E metterli nudi era sempre solo l’inizio. Ne vidi di tutti i tipi. Certi si mostrarono superdotati. Altri, esibizionisti, godettero a mostrarmi il loro cazzo duro mentre alcuni uomini di colore mi confermarono le dimensioni molto particolari dei loro uccelli nerissimi.
‘Parecchi giovani uomini, vanitosi e sicuri di sé, si mostrarono completamente nudi senza fiatare. Pochi ragazzoni, titubanti e imbarazzati, protestarono prima di levarsi davanti a me lo slip. Ma alla fine nessuno si oppose e tutti accettarono anche le mie vessazioni. Tutti furono obbligati a mostrarmi il loro uccello in tiro, in piena erezione. E alla fine, da vera puttanella, esigetti di gustarmi la visione di un loro orgasmo. Ero troppo curiosa di vedere come quei maschietti schizzavano la loro sborra e quanta ne facevano.
‘Alcuni, soprattutto i più timidi, li aiutai io… I giovani uomini si comportarono sempre molto bene, mi stupirono e si mostrarono ben più dotati del mio moroso! Quanti uccelli mi gustai! E quanto sperma vidi scorrere! Per me fu sempre molto, molto piacevole. E un’esperienza indimenticabile!” (continua)

Sarebbero graditi i vostri commenti, giudizi e suggerimenti. In particolare di voi femminucce. Il mio indirizzo è mikimarkfc@libero.it

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