La sveglia era fissata per le 7. L’ho fregata, alle 6.50 sono già sotto la doccia. Un caffè e via verso la stazione Garibaldi.
A Roma sono previsti 23 gradi e sole, se guardo il grigio sopra e intorno mi scappa un sorriso.
La trasferta di lavoro si rivela meno pesante del previsto. Mi sono concesso anche una cacio e pepe, ma resto in largo anticipo sulla partenza.
Passo dalla biglietteria per modificare la prenotazione e anticipare il rientro a Milano: carrozza 9, posto 65, finestrino. L’Italo parte tra 15 minuti.
Quando ne manca uno sale lei, trafelata, rossa in viso. Il vagone è quasi vuoto, ma non viene a sedersi proprio di fronte? Maledetti sistemi automatici di assegnazione del posto.
Non posso distendere le gambe come avrei voluto, ma in compenso lancio un’occhiata furtiva alle sue.
Sorride. Sorridono anche gli occhi dietro una montatura rossa e spessa. Secondo me è un’insegnante. “Ce l’ho fatta. Per un pelo”, dice con un filo di voce.
“Eh già”, rispondo prima di tuffarmi nel libro che mi ha fatto compagnia anche all’andata.
Vado avanti per 30-40 pagine, lei guarda scarpe sul tablet, quindi cedo al sonno.
Che poi all’inizio è una sorta di dormiveglia, uno stato in cui si sovrappogno immagini reali e fantasie.
Di certo è immaginazione la mia mano che gioca con il suo lobo e scopre il collo scostando il dolcevita fucsia.
Lo è anche il seno, generoso e sostenuto da un balconcino grigio perla, che mi offre alla vista.
Quando apro gli occhi e torno alla realtà, è già calato il sole. E il dolcevita è ovviamente al suo posto.
Vado in bagno per darmi una rinfrescata, tra mezz’ora arriviamo.
Tornando a sedermi sul suo iPad mi sembra di riconoscere una pagina. Pochi istanti dopo me lo conferma il riflesso sul finestrino.
Il logo di Milù, sì non ci sono dubbi. E quindi che fare? Far finta di niente o faccia tosta per dire “Leggi racconti erotici? Sai che li scrivo e ne ho pubblicati un paio su quel sito?”
Vince la faccia tosta. La sua diventa subito paonazza. “Oh, non è un reato leggerli”, cerco di tranquillizzarla.
“Beh, di tanto in tanto, così, per curiosità”, abbozza.
“E sei anche curiosa di conoscere il mio nick?”, chiedo lanciandomi in contropiede.
Arriviamo a un accordo mentre si vede già la prima periferia di Milano. Ha il mio nick, leggerà i miei racconti (sempre se non lo ha fatto, perchè dice “sinceramente non mi ricordo”), mi scriverà per farmi sapere che ne pensa.
Scendiamo dal treno e usciamo veloci dalla stazione. Lei si ferma ai taxi e sale sul Gemini18 sorridendo: “A presto”.
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Bhe...è difficile che si ricevi un commento, Questo sito non è tantissimo frequentato da gente attiva :)
Una serie di racconti sempre più eccitanti, alla fine Gianni ha raggiunto il suo scopo
Mi sa che alla prossima Gianni raggiunge l'obbiettivo
Un vero cuck, lei senza problemi gli racconta, d'altronde lui glielo aveva permesso al telefono