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La signorina Eva R.

By 10 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Il professor B., nonostante l’età, entrò in aula con piglio deciso. Era la colonna portante della sua facoltà di ingegneria all’Università di Padova. Centinaia di studenti in tutta Italia ed in alcune Università all’estero studiavano sui suoi testi, mentre decine di centri di ricerca sparsi nel mondo conducevano importantissime ricerche basandole sulle sue osservazioni e sulle sue teorie. Un maestro ed un monumento vivente all’ingegneria.  Era ormai cominciata la parte finale del suo corso che coincideva con l’arrivo della primavera e dei primi caldi. Gli studenti erano stanchi dello studio e del lungo inverno, gli ormoni riaccesi dall’aria primaverile ribolliva, ma sapevano che mancavano poche settimane alla fine del corso quando poi sarebbero cominciati gli esami dell’ultimo anno prima della laurea.

 

Il professor B. conosceva bene quella situazione e quanto fosse facile che gli studenti si distraessero dallo studio metodico e rigoroso del suo insegnamento e, per questo, cercava di riaccendere l’attenzione con qualche battuta che provocava esagerata ilarità. Quella mattina, il professor B. trovò sulla lavagna una scritta provocatoria:  “De concedimi la voluttà di una fugace fellatio”.

 

Il professor B., rivolto agli studenti, così disse: “ Il vostro collega, perché palesemente di un maschio si tratta e non di una gentile signorina, anela ad un servigio che rianima lo spirito. C’è da capirlo! Tuttavia nella mia decennale esperienza nel settore, mi corre l’obbligo di farvi notare che con la suddetta attività se una parte ne ottiene un gran beneficio al minimo costo energetico, l’altra parte registra un elevato consumo di energie ed un minimo, se non nullo, beneficio.  L’attività, quindi, oltre ad essere pericolosamente sbilanciata nella distribuzione tra costi e benefici, presenta un bilancio totale uguale a zero. Se ne conclude che si tratta di una proposta sconveniente. Consiglierei, piuttosto, anche solo una attività missionaria che, pur nella sua banalità, assicura un bilanciamento tra le parti in termini di distribuzione di costi e benefici.”

 

L’aula rimbombò di risa, senz’altro esagerate, ma il professor B. aveva raggiunto l’obiettivo di svegliare i suoi studenti .

 

Al termine della lezione, si avvicinò al professore la signorina Eva R., una brillante studentessa che il professor B. aveva notato per la sua avvenenza ma anche perché molto spesso, durante il corso, si era messa in luce con richieste di chiarimento molto opportune ed osservazioni argute sui temi trattati.

 

“Professore, siamo alla fine del percorso del corso di laurea. Mi è piaciuta molto la sua disciplina, vorrei, se è possibile, preparare la tesi di laurea con lei, se ha disponibile un tema di interesse.”

 

“Signorina, venga nel mio studio al secondo piano nel pomeriggio dopo le sedici e porti con se il suo piano di studi e gli esami fatti con le relative votazioni e vedremo se e come fare” rispose, forse un po’ distratto, il professor B..

 

Quel pomeriggio la signorina Eva R. si recò nello studio del professore con un abbigliamento consono all’austerità del posto:  una camicetta morbida e leggera color pastello, aperta fin quasi a mostrare l’attaccatura del seno prosperoso libero e senza reggiseno, su una gonna scura di gabardine un po’ sopra al ginocchio, senza calze e con scarpe senza tacchi. Non un filo di trucco. Non ce n’era bisogno. La signorina Eva R. era una bellezza naturale, o come dicevano i suoi compagni, naturalmente bella con solidi attributi sessuali. Aveva animato i sonni di quasi tutti i suoi compagni. Nel contempo aveva molestato quelli delle sue compagne che la chiamavano “mina vagante”.

 

Il professor B. esaminò i documenti,  guardò la ragazza rimasta in piedi presso la sua scrivania, e cominciò a passeggiare lungo il bordo della scrivania con atteggiamento pensieroso. La signorina Eva R. lo seguiva con gli occhi azzurri e belli come il mare, con un sorriso che illuminava il volto ed un viso incorniciato da boccoli biondi, degno di un angiolo di Raffaello. Dopo ancora qualche passo, il professore si fermò alla sinistra della signorina Eva R. e disse: “Lei ha un ottimo curriculum ed io stesso ho potuto apprezzare non solo la sua preparazione, ma anche, nel corso delle lezioni, ho ammirato la sua intelligenza viva. Non solo è possibile che io le assegni una tesi sperimentale nella mia materia, ma lei potrebbe rimanere a lavorare nel mio dipartimento anche dopo la laurea e, se lo vorrà, acquisire il ruolo di ricercatrice strutturata. È necessario, però, fare un passo alla volta e al termine di ogni passo valutare la possibilità di fare il successivo.  Tutto dipenderà dal risultato che otterrà all’esame”

 

Detto ciò, il professor B. si spostò alle spalle della signorina Eva R. e le pose le mani sui fianchi. “Vuole, dunque, intraprendere questo percorso?”

 

“Mi piacerebbe molto, professore” rispose la signorina Eva R. uno’ innervosita da quelle mani sui fianchi e dalla presenza del professor B. alle sue spalle.

 

“Bene! La prima cosa da fare è cominciare con il piede giusto! Si appoggi con le mani sulla scrivania”. La signorina Eva R. eseguì.

 

Il professor B. afferrò i lembi della gonna e la tirò su, fino a scoprire il culo della signorina Eva R. che indossava un magnifico perizoma rosso scuro. Il professor B. saggiò la consistenza del rigoglioso culetto con una palpatina e qualche leggero schiaffo. Poi afferrò i lembi del perizoma e cominciò ad abbassarlo.

 

“Professore, sono tuttora vergine” disse la signorina Eva R. che non sapeva come fermare il professore, senza far trasparire il forte timore e sperando che fosse sufficiente.

 

“Ha fatto bene a dirlo, signorina, ma io entro dalla porta posteriore e lascerò intatta quella anteriore. A me non interessa cosa fa quando è fuori da qui, se ha un fidanzato o batte dalle parti della stazione. Quando è qui, però, la prego di non farmi perdere tempo” 

 

Detto questo, la signorina Eva R. non ebbe nessun altro argomento da opporre e, d’altra parte, il percorso formativo/lavorativo disegnato dal professore le era sembrato molto attraente. Decise di lasciarlo fare.

 

Il professor B. le lasciò il perizoma a metà coscia, poi le fece divaricare le gambe. Depositò un po’ di saliva sulle dita della mano e andò  a spalmarlo intorno al buco del culo della signorina Eva R..

 

“Inizialmente sentirà un po’ di dolore. Ma non deve allarmarsi perché dopo pochi secondi comincerà un piacere intenso. Farò in modo che il dolore sia più breve e meno forte possibile. Ha un magnifico culo, signorina, sarà un piacere sfondarglielo con il mio bazooka”

 

La signorina Eva R. girò la testa, timorosa,  per valutare le dimensioni del cazzo del professore. Immaginerete, quindi, lo stupore della ragazza quando vide le dimensioni dell’affare di cui era dotato il professore. Aveva sperato che l’età del professore gli avrebbe impedito l’ingresso per insufficienza erettile e sconsigliato ogni altra attività. Sperava di potersene uscire con una fugace fellatio. Ed invece il professor B. mostrava una verga degna del miglior attore di film porno. Non aveva nessuna speranza di uscire così come era enrata.

 

“Mio Dio, mi ucciderà!” pensò la signorina Eva

 

“Se vuole, può appoggiare il petto sulla scrivania. La maggiorr esposizione della parte e la posizione faciliterà la penetrazione. Ora, con le mie mani, le aprirò un po’ il buco in modo che abbia a soffrirne il meno possibile.” disse il professor B. e le infilò un dito nel culo. La signorina Eva R. sentì un leggero fastidio ma anche un leggero brivido percorrerle tutta la schiena. Il dito del professore cominciava a muoversi e roteare. Entrava ed usciva dal buco. Poi, il professore introdusse un secondo dito continuando a muoverlo allo stesso modo. La signorina Eva R. gemeva, ma non sapeva quello che l’aspettava.  Infine il  professore tolse le dita e appoggiò sul buco ormai rilassato il cazzo e cominciò a spingere. La signorina Eva R. si lasciò sfuggire un grido e, piano piano, il cazzo si fece strada e la penetrazione fu completa.

 

“Stai calma – disse il professore passando improvvisamente al più amichevole tu – siete tutte uguali voi studentesse. Volete questo, volete quello e poi a me tocca il lavoro sporco. Ti sto aprendo alla vita, ti sto aprendo al mondo. Mi ringrazierai per il resto della tua esistenza. ” Il professore aveva cominciato a chiavarla con forza infilando le mani nella camicetta e afferrandola per le tette pertrattenerla e perché si opponesse alle sue spinte pelviche.  La signorina Eva R. ansimava, aveva superato il dolore ed era, ormai, nella fase del piacere pre orgasmico.  “Ti sto chiavando, lurida baldracca. Voi studentesse non sapete nemmeno cosa vuol dire chiavare. – diceva il professore senza fermarsi dalla sua forsennata attività pelvica – Chiavare viene dal lemma dell’antico veneziano: schiavizzare. Ti chiavo, vuol dire ti rendo schiavo. Io ti sto chiavando, puttanella. Lo capisci?”

 

“Sii, siiii. Professore, la prego non si fermi, continui con più forza, con più vigore a chiavarmi. Mi schiavizzi! Voglio essere la sua puttana, la sua zoccola, la sua baldracca, ma non mi lasci a metà strada, continui, continui, continui….”

 

“Eccole, tutte uguali. Lo vedi, anche tu sei solo una grandissima puttana. Fate tanto le santerelline e poi vi lasciate andare alla lascivia. Cosa preferisci, troia, che ti riempia il culo di sborra, oppure che ti anneghi la gola?” l’interrogò il professor B., mentre spingeva con il suo cazzo enorme e strizzava e  torturava i capezzoli della signorina Eva R..

 

“Voglio solo godere, voglio solo un orgasmo degno di questo studio austero. Voglio tutta la mia parte di piacere” gridò la signorina Eva R..

 

Il professor B. lasciò i capezzoli  ormai già troppo torturati e divenuti insensibili ed afferrò le mani della signorina Eva R. tirando le braccia all’indietro quando con il cazzo spingeva in avanti. In questo modo il suo enorme cazzo, che già per la lunghezza lambiva lo stomaco, penetrava due o tre centimetri in più, stimolando nella signorina Eva R. un fremito lussurioso. Era completamente appoggiata con il petto e la testa sulla scrivania. La testa girata verso la libreria denunciava una smorfia libertina e oscena, mentre un rivolo di saliva le scendeva lungo il labbro e la guancia sugli appunti del professore.

“Guarda zoccola, mi stai bagnando gli appunti. Ore di lavoro buttati al vento. Ti apro questo culo e dopo di me potrai ricevere anche il cazzo dei rinoceronti e degli elefanti. Vedrai, oh se vedrai, quanto duro lavoro ti aspetta. Lavoro di culo, di bocca e di figa…..”

 

Poi, improvviso ed inaspettato come un terremoto, la signorina Eva R. fu colta da un orgasmo drammatico e teatrale, una sinfonia di sensazioni ed emozioni, come un tornado fu sopraffatta dal piacere. Il professor B., costatato quanto l’orgasmo anale avesse scosso violentemte la sua allieva, fece rialzare la signorina Eva R., la fece inginocchiare davanti a lui  e le fece aprire la bocca. Bastarono un paio di colpi e le riversò in quella bocca fatta di 32 perle ed una lingua birichina, alcuni fiotti di sperma caldo e profumato.  La signorina Eva R. ingoiò con voluttà.

 

Superato un piccolo cedimento fisico, il professor B. si ricompose e si sedette alla sua sedia. “Ora può andare, Signorina. Studi e cerchi di superare brillantemente l’esame. Faccia in modo di essere libera dopo la prossima lezione. Ripeteremo l’esperimento. Ora, vada pure”

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