Skip to main content

La villa

By 12 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Il sole sta tramontando sono stesa sul prato, l’erba solletica il collo, mi sembra di sentire un dolce suono d’arpa, quando all’improvviso sento dei passi frettolosi avvicinarsi, il tono di voce allarmato mi fa sobbalzare
‘Signorina, signorina, si sente bene?’ è il guardiano della villa
‘Si tutto bene, Antonio, stavo pensando.’
‘Si signorina. Signorina è tardi, dovrebbe andare, lo sa che al Barone non piace averla qui.’
‘Dica al Barone che mi scuso un altra volta, ma la sua villa e questo magnifico giardino mi fanno perdere la cognizione del tempo tutte le volte.’
Mi avvio verso il cancello scortata da Antonio.
‘Antonio mi scusi, ma è possibile vedere il Barone, visto che è in villa?’ avevamo avuto solo contatti telefonici e mi sarebbe piaciuto incontrarlo.
‘No mi spiace signorina.’
‘Va bene, ma devo chiedergli alcune informazioni sul giardino, lo sa che tra quindi giorni ci saranno le nozze, vorrei che fosse tutto perfetto.’ provo ad insistere
‘La faccio chiamare appena possibile.’ rispose lui,
‘Ma signor Antonio, è sicuro di non poter proprio farmelo incontrare?’ gli chiesi guardandolo con gli occhioni da gatta.
‘Signorina, sa che non dipende da me.’ mi rispose rammaricato
‘Va bene, ho capito, ma mi faccia chiamare il prima possibile.’
Siamo ormai fuori dalla villa mi avvio verso verso la macchina salutandolo.
Mi volto indietro e vedo le finestre illuminate della villa, mi sarebbe proprio piaciuto incontrare il Barone.
Mentre guido verso casa, continuo a pensare alla nostra prima telefonata, stavo cercando la location giusta per il matrimonio della mia migliore amica, non avevo ancora visto nulla di bello ad un prezzo contenuto.

Ero a casa stesa sul divano in accappatoio quando mi chiamò il Barone proponendomi di fare il ricevimento nella sua villa, sarebbe stata a disposizione però la sola depandace e il giardino, mi lasciò il numero del guardiano per andarla a vedere.
Inizialmente non ero molto d’accordo, la spesa era sicuramente ragionevole, ma la depandance non mi andava proprio, decisi comunque di andarla a vedere, qualche giorno dopo contattai il signor Antonio.
Appena arrivai al cancello della villa, fu amore a prima vista, la villa in stile Liberty, il giardino immenso circondato da uliveti,un laghetto dove poter fare i fuochi d’artificio e soprattutto l’aria che si respirava era magica, mi sentivo una principessa difronte al suo castello.
La depandance era meglio di quanto sperassi ma comunque non sufficiente a contenere i centocinquanta invitati, ma si poteva optare per i gazebo.
Quando la proposi a Lisa e Giorgio ne furono entusiasti, a lei piaceva il laghetto con i cigni, a lui non dover spendere una fortuna.
Il Barone fu molto disponibile, mi permise di scegliere i fiori da piantare nel giardino e accettò di potare le piante in modo di far stare tutti i gazebo.
Sono andata in villa almeno due volte la settimana negli ultimi quattro mesi ufficialmente per controllare i lavori in giardino, effettivamente per stare in quel meraviglioso luogo dove mi sentivo rinascere.
Mi piace stendermi sull’erba a non pensare, intravvedere l’ombra del Barone dietro le pesanti tende, più di qualche volta sono rimasta li fino a quando calava il sole e puntualmente Antonio veniva a chiamarmi, al Barone non piaceva che mi trattenessi li.
Ho cercato delle informazioni su quel luogo, non riuscivo a capire come mai fossi stata contattata e soprattutto perché non avesse accettato di affittare il parco a nessun altro, avrei voluto fare queste domande al Barone. Diverse volte ho provato a chiedergli di vederci, volevo incontrare l’uomo che sentivo tutte le settimane, quell’uomo dalla voce dolce e calda, ma per diversi suoi impegni non era mai stato possibile.

Solo oggi mi rendo conto che tra meno di quindici giorni non lo sentirò più, la sua voce non sarà più parte della mia vita, mi mancherà e non conoscerò mai il suo volto.
Sto aprendo il portone di casa quando squilla il telefonino, numero sconosciuto, è sicuramente lui, rispondo, invento una scusa gli chiedo di incontrarci per decidere assieme dove posizionare i gazebo, lui mi dice che sta partendo e tornerà tra tre settimane, mi dice di fare come voglio.
Sono delusa mi stendo sul divano pensando alla sua voce, mi addormento.

Più si avvicina il giorno del matrimonio più le giornate mi sembrano brevi, passo alla villa a controllare come procedono i lavori ogni giorno dopo il lavoro, ormai manca poco, pochissimo.

E’ il giorno prima delle nozze, sono veramente eccitata domani il mio lavoro sarà concluso, sono le 22.30 sono qui da sola probabilmente Antonio mi verrà a chiamare per l’ultima volta.
Ammiro i gazebo illuminati che si riflettono nel laghetto, passeggio tra i tavoli ammirando il mio lavoro, sono veramente soddisfatta.
Mi siedo sul bordo del laghetto, socchiudo gli occhi, sento un dolce suono d’arpa, sembra provenga dalla villa, mi volto, mi sembra di vedere le luci accese al primo piano, forse mi sbaglio.
Prendo in mano la torcia l’accendo, spengo le luci dei gazebo, guardo la villa, le luci sono spente, probabilmente mi sbagliavo, mi dirigo verso il cancello.
Incrocio Antonio, gli chiedo se nella villa c’è qualcuno lui mi conferma che siamo gli unici ad essere ancora qui. Vado a casa sono veramente stanca.
Mi faccio una doccia, mentre l’acqua mi scivola addosso, continuo a pensare a quelle luci, sono sicurissima di averle viste accese e poi quella musica, non è la prima volta che mi sembra di sentirla. E’ tutto così strano, potrebbe essere la stanchezza degli ultimi giorni.
Mi asciugo, infilo il pigiama, vado a letto.
Sono le 7.30, mi infilo sotto la doccia per svegliarmi, mi sistemo capelli, trucco, poi mi vesto.
Mi fermo ad ammirarmi davanti allo specchio, il vestito azzurro in seta e chiffon, le scarpe color avorio mi piaccio veramente. Prendo la borsa e mi avvio in villa per l’ultima volta.
Sono le 9.00 vedo il cancello aperto, il signor Antonio, i ragazzi del catering, un nodo alla stomaco.
Scendo dalla macchina, mi sforzo di sorridere al guardiano ‘Buongiorno! ‘ ‘Buongiorno signorina, è bellissima oggi.’ ‘Grazie.’ faccio una giravolta per quell’uomo che è stato sempre gentile con me, la gonna del vestito si alza, la mia mano scivola davanti per coprire quanto possibile, anche se sono convinta che lui si sia accorto che non indosso nulla sotto.
Mi avvio verso i gazebo, passando davanti all’entrata della villa, guardo la scalinata, il portone, vorrei entrare, rimango li a fissarlo per qualche attimo. Cerco di cancellare i pensieri sulla villa.
Giro nervosa tra i tavoli cercando di sistemare le composizioni, le sedie, in un attimo si fanno le 11.30. Cominciano ad arrivare gli invitati, poi gli sposi.
Perdo pochi minuti a salutare Lisa e Giorgio e mi scuso di non aver partecipato alla cerimonia religiosa. Mi allontano dal ricevimento solo quando cominciano a servire il pranzo.

Non amo la confusione, dopo un po’ ho bisogno di rigenerarmi, il luogo più tranquillo è il laghetto, mi siedo sulla panchina.
Socchiudo gli occhi per ascoltare il rumore dell’acqua, una leggera brezza fa stormire il fogliame, sento di nuovo quella musica, il suono di un’arpa, ancora una volta sembra provenire dalla villa. Nella villa però non c’è nessuno, non è possibile.
Mi alzo e cerco di seguire il suono, arrivo difronte la scalinata della villa, salgo piano i gradini, arrivo al portone mi volto a guardare verso gli invitati, nessuno sembra avermi visto. La parte razionale di me vorrebbe tornare indietro, ma è come se appartenessi a quella musica.
Appoggio la mano sul portone, spingo…. è aperto.
Mi sfilo le scarpe, le prendo in mano, è piacevole sentire il marmo freddo.
Mi guardo intorno, l’entrata è grandissima con un lampadario in cristallo, l’attraverso tutta e salgo la scala, non so perché, è come se fossi guidata da qualcosa.
Mi sembra di sentire dei passi ed entro nella prima stanza che trovo.
Deve essere la camera da letto del Barone, il letto con il baldacchino, le tende pesanti lasciano entrare uno spiraglio di luce, un divanetto in tessuto bordò, una camera da sogno.
Mi affaccio alla finestra scostando leggermente le tende e vedo il laghetto, la panchina il mio luogo preferito, ricordo le sere quando scorgevo l’ombra del Barone dietro a queste stesse tende.
Mi sembra di sentire qualcuno dietro di me, mi sembra di sentire il respiro di un uomo, mi volto con il cuore in gola, non c’è nessuno.
La camera ha il bagno privato, sono curiosa apro la porta, difronte a me una vasca ovale in marmo verde è già piena d’acqua la superficie cosparsa di petali di rosa rossa; ci giro attorno, un brivido lungo la schiena mentre le mie dita sfiorano il bordo.
Sento delle mani stringermi i fianchi, c’è qualcuno dietro di me, il mio pensiero va immediatamente ad Antonio, l’unico che poteva raggiungermi nella villa, il cuore sembra voglia uscirmi dal petto.
‘Emma stai tranquilla!’ Non è la voce del guardino, il tono di voce è rassicurante, familiare.
Le sue mani scivolano sulle mie, per poi risalire fino alle spalle, fa scivolare le spalline del vestito, che cade a terra. Sono immobile, completamente nuda, non riesco a muovere un muscolo.
Una mano scende sul mio fianco, mentre mi bacia il collo, sento le sue labbra morbide sulla mia pelle, piego la testa.
Si allontana da me non so se voltarmi e andarmene, di nuovo quella dolce melodia, non so perché ma mi trattiene qui.
Mi appoggia una leggera vestaglia sulle spalle, me la infilo, deve essere di seta, color avorio con lo stesso stemma che c’è sul cancello.
Faccio un passo in avanti e raccolgo il vestito, lo appoggio accanto alla finestra, guardo fuori.
Mi giro verso di lui ‘Mi scusi …’ interrompe la mia frase appoggiandomi l’indice sulle labbra ‘Shhh!’
Lo guardo poco, cerco di tenere lo sguardo sul pavimento, ho notato solo che ha un vestito elegante, potrebbe essere uno degli invitati che mi ha seguito, chi altro sennò.
‘E’ bella questa vasca, vero?’ Mi chiede sorridente e si avvicina.
‘Bellissima’ gli rispondo senza guardarlo negli occhi e stringendo la vestaglia sul davanti.
La sua mano sotto il mio mento, alzo la testa, lo guardo negli occhi, due profondi occhi scuri ‘Non ti mangio mica.’ si mette a ridere. ‘Se vuoi puoi farti un bagno.’
Sorrido ‘Non mi sembra il caso.’
‘Se sono io il problema me ne posso andare’.
‘No…….. cioè…… ma….io….’ balbetto.
‘Quindi posso restare?’
‘Certo.’ rispondo.
Si è già tolto le scarpe, poco dopo è completamente nudo difronte a me, io sono li completamente imbambolata, le sue mani, aprono la mia vestaglia, la tolgo e la appoggio accanto ai vestiti.
Mi infilo nella vasca, lui mi segue.
L’acqua mi rilassa sempre e comunque, appoggio la testa sul bordo portando il bacino in avanti e piegando le ginocchia.
Sento le sue mani accarezzarmi dolcemente i piedi, istintivamente li sposto sul suo addome, scendendo piano sul pube, per curiosità, voglio sapere se lui è eccitato.
Sfioro il suo sesso, è una strana sensazione, sembra che non sia eccitato dalla situazione, ma reagisce positivamente al contatto. Gli sorrido e lo guardo negli occhi mentre continuo a accarezzare con il piedi il sul suo cazzo. Credo di essere più eccitata di lui, a fatica nascondo i capezzoli turgidi sotto il pelo dell’acqua.
Decido di smettere solo quando la sua erezione è completa, mi alzo dalla vasca, prendo un asciugamano, lo annodo attorno al seno, esco dalla porta e mi dirigo in camera da letto. Qualche attimo dopo mi raggiunge.

Sono seduta sul letto con le gambe leggermente divaricate, lo guardo, ora per la prima volta mi soffermo a guardare, il suo viso, le sue spalle, le sue mani, ha uno sguardo rassicurante.
‘C’è qualcosa che non va?’ mi chiede avvicinandosi. Gli sorrido maliziosa.
Quando è sufficientemente vicino, mi alzo, gli butto le braccia al collo e cado sul letto trascinandolo sopra di me.
Il suo viso è vicinissimo al mio, mi inumidisco le labbra che restano socchiuse, lui appoggia le sue sulle mie, la sua lingua a contatto con la mia, bellissimo.
Con le mani apre l’asciugamano, mi bacia il collo, scende poi sul seno, la sua lingua gira attorno al capezzolo turgido, lo succhia, mi guarda, soffia…. rido.
La sua mano scende sul mio fianco, sul pube, sfiora il clitoride, infila due dita dentro la mia figa bagnata. Chiudo gli occhi, alzo il bacino, mi godo ancora un po’ le sue sapienti dita, il pollice sfiora il clitoride, facendomi eccitare ancora di più, mentre indice e medio continuano ad entrare e uscire pianissimo da me.
Devo ammetterlo non ne posso più, lo voglio lui continua a giocare con me, io voglio il suo cazzo.
Prendo la sua mano, succhio le sue dita, quelle dita che fino a poco prima erano dentro di me lo sfido con lo sguardo, è chiaro che anche lui mi vuole la sua erezione parla da se.
Mi giro appoggio le mani sul letto offrendogli le natiche e la figa aperta, sento le sue mani sui fianchi, sento la punta del suo cazzo entrare piano dentro di me, i suoni movimenti lenti e profondi, a me basta veramente pochissimo per lasciarmi andare ad un orgasmo liberatorio.
Vorrei che si fermasse un attimo per farmi riprendere fiato, invece non se ne preoccupa, poco alla volta mi rendo conto di essere se possibile più eccitata di prima, non so come faccia a mantenere un ritmo così lento, sento ogni millimetro del suo cazzo entrare ed uscire ed è fantastico.
Lui si china su di me le sue labbra mi mordono le spalle, mi bacia il collo e sussurra ‘Adoro il tuo culo!’.
Sorrido arricciando il naso, non credo che lui che ne sia accorto. Lui non cambia il ritmo, impossibile non gemere tutte le volte che affonda il suo cazzo dentro di me.
Le sue mani mi stridono le natiche gli affondi si fanno meno intensi e più veloci, sposto il bacino in avanti per farlo uscire.
Prendo il suo cazzo e lo punto al culo, lui immobile, forse non ha capito che lo sto accontentando, abbasso il bacino, mi sposto indietro, trattengo il respiro, lo sento entrare poco alla volta, va piano è delicatissimo, con una mano mi stringe il seno, poi la fa scivolare sul clitoride, accelera il ritmo, il respiro affannoso, infila di nuovo due dita nella mia figa, sento il mio utero contrarsi nuovamente e finalmente anche lui viene.
Scivolo sul letto, lui è ancora dentro di me. Vorrei dirgli mille cose, è stato fantastico, bellissimo, unico, ma l’unica cosa che riesco a dire è ‘Devo andare.’
Vado in bagno mi risistemo e mi infilo il vestito.
Esco dalla villa mi dirigo verso il laghetto sulla mia panchina.

‘Emma, Emma, Emma’ mi sento chiamare, è Lisa
Mi sveglio, è stato solo un sogno? Non è possibile era così reale.
Vado ad unirmi agli altri per le foto di gruppo, cerco l’uomo misterioso della villa tra gli invitati, ma non lo trovo. E’ stato solo un sogno.
Ormai se ne sono andati tutti resto solo io e gli addetti del catering, che stanno smontando i gazebo.
Mi dirigo verso il cancello, passo di fronte alla villa, saluto il sig. Antonio, che mi porge una scatola la apro subito. All’interno una rosa rossa, la avvicino al naso e sotto c’è una vestaglia in seta, quella vestaglia, mi giro verso la villa ora capisco, quella voce familiare, quell’uomo, mi illumino.

Leave a Reply