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L’appuntamento mancato

By 23 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Ti ho aspettato a lungo nel posto nel quale mi avevi dato appuntamento. All’inizio sono rimasta vicino alla fontana ma poi ha cominciato a piovere, cosi mi sono riparata sotto ad un portico. La città &egrave praticamente deserta, &egrave pieno agosto. Cosi mi sono ritrovata sola con i miei pensieri. Il cuore mi batteva nel petto come un martello, avevo le mani sudate e il mio stomaco era completamente in subbuglio.

15.10: in ritardo di 10 minuti. Cerco di distrarmi guardando la pioggia che si fonde con l’acqua della fontana, ma non serve. Penso a quando io mi sono fusa con te. A quando mi hai aperto le gambe senza dire una parola e sei entrato in me, vigoroso. Con un movimento lento mi riempivi con il tuo cazzo, me lo facevi sentire tutto. Affondavi in me e poi riemergevi senza fretta. Mi tenevi le gambe in modo che non potessi richiuderle. Davvero pensavi che avrei voluto allontanarti da me? Non credo, penso solo che volessi farmi capire che eri tu a condurre il gioco.

15.20: in ritardo di 20 minuti. Ho pensato che se non fossi arrivato presto mi sarebbe scoppiato il cuore. Guardo in ogni direzione possibile, ma non ti vedo. Chissà dove sei. Mi ricordo quando mi hai bendata in modo che non potessi vederti. Mi hai fatta inginocchiare e dopo un attimo mi hai spinto l’uccello in bocca. Non te l’ho mai detto, ma sentire la tua cappella in gola mi faceva impazzire. Sentivo la mia figa contrarsi di piacere e inumidirsi. Cosi te lo lecco tutto, senza dimenticarne la più piccola parte. Non posso vederlo ma lo sento pulsare nella mia bocca. Ti lecco le palle, me lo infilo tutto in bocca, gioco con la mia lingua sulla tua cappella. Poi lo sento irrigidirsi e sono pronta a prendere la tua sborra in bocca, ma tu non vuoi questo. Tu vuoi sborrarmi sulle tette perché ti piace vedermi mentre le lecco e inghiotto così il tuo seme.

Una signora &egrave passata davanti a me e mi ha chiesto che ore fossero. 15.45: 45 minuti di ritardo. Penso di andarmene perché tanto tu non verrai. Non ci riesco. Temo che se me ne andassi tu arriveresti. Cosi mi appoggio con la schiena ad una colonna, comincio ad essere stanca di stare in piedi. Chiudo gli occhi per un attimo e ti rivedo mentre, senza dire una parola, mi pieghi il busto e premi con il tuo cazzo sul mio culo. Non potrò mai dimenticare il momento il cui sei entrato: un solo colpo, secco. Ho dovuto appoggiare le mani al muro per non morire di dolore e piacere. Ma questa volta nessun movimento lento, sapevi molto bene come mi piaceva: movimenti veloci e profondi. Gemo, sospiro, mi contraggo, inarco la schiena, mi tocco la figa ormai madida e sento che mi sta per scuotere un orgasmo. Tu lo sai, tu hai sempre saputo tutto di me. Cosi aumenti il ritmo perché ti piace sentirmi urlare, ti eccita sentirmi chiedere di scoparmi più forte. E grido, credo di non aver mai gridato così per nessun altro. ‘Spaccamelo ti prego’. Sicuramente non avevo mai pregato nessuno prima di te. L’orgasmo mi fa tremare e tu mi tieni per i fianchi e quando sento il tuo fiotto caldo ho un’altra scossa di piacere.

16.20: un’ora e 20 minuti di ritardo. Non verrai, lo so. Mi ero messa quella gonna che ti piaceva tanto, se non altro perché potevi alzarla in ogni momento e fare quello che ritenevi più opportuno dato che quando uscivo con te non mettevo nessun tipo di mutandina, solo per compiacerti. Sento un gran calore tra le gambe. La pioggia batte incessante e copre qualsiasi altro rumore. Non passa nessuno. Mi guardo un attimo attorno ma non sto cercando te. Appoggio il piede su una sporgenza della colonna e comincio a masturbarmi. Ho la passera completamente fradicia, e questo solo pensando a te. Con l’altra mano mi slaccio qualche bottone della camicetta e sfioro e pizzico i capezzoli turgidi. Nella mia mente ci sei tu che mi fotti, mi scopi, mi chiavi. La mia mano si muove veloce sul clitoride, stringo il capezzolo quasi da farmi male, non riesco a trattenere i miei gemiti. Non me ne importa nulla se qualcuno dovesse vedermi, anzi, spero che si avvicini e mi faccia provare il suo uccello. Per un attimo apro gli occhi e vedo, dall’altra parte del porticato, un ragazzino che mi guarda, cerca di nascondersi dietro una colonna e ha la mano nei jeans. Il suo sguardo &egrave inconfondibile: ammirato, voglioso, stupito, eccitato. Invece di fermarmi alzo ancora di più la gamba in modo che lui possa vedermela tutta, voglio che goda guardandomi. Mi accorgo che ha slacciato i pantaloni e tirato fuori il cazzo, la sua mano si muove più velocemente e io vengo. Un orgasmo sconvolgente che mi fa urlare, sovrastando il rumore della pioggia. Sento colare il mio piacere sulla gamba. Vedo il pisello del ragazzino godere e gli sorrido. Scappa via con il viso rosso di imbarazzo.

16.35: un’ora e 35 minuti di ritardo. Non sei venuto e io me ne sono andata. Ti ho aspettato a lungo nel posto nel quale mi avevi dato appuntamento. Tu mi ucciderai di piacere.

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