Giacomo era in Arabia per lavoro. La sua compagnia, una importante società petrolifera italiana, lo aveva mandato per valutare la possibilità di instaurare nuovi contratti di fornitura. La missione stava volgendo al termine e lui non seppe resistere alla tentazione di fare un giro nel deserto per ammirarne la selvaggia bellezza. Noleggiò una Land Rover, attrezzata per ogni evenienza e la mattina molto presto si lanciò sulle strade che portavano al deserto. Ben presto le sfavillanti luci che caratterizzavano la costa sparirono, le strade incominciarono a peggiorare per lasciare il passo ad un’indefinita pista sabbiosa. Guidò per ore ed il paesaggio cambiava in continuazione, dapprima piatto e desolato, poi movimentato e cangiante con le immense dune sabbiose che ostruivano spesso la pista costringendolo a lunghe deviazioni. Il sole era ormai alto ed il caldo accresceva di minuto in minuto, stava quasi per decidere di invertire la marcia e ritornare all’accogliente frescura dell’Hotel, quando in lontananza scorse una sagoma scura risaltare nel chiarore del riverbero della sabbia. Continuò a guidare per raggiungere la sagoma. L’aria secca ed arroventata del deserto falsa spesso la valutazione delle distanze e gli ci volle molto per avvicinarsi alla sagoma, molto più lontana di quanto avesse inizialmente stimato. Finalmente si avvicinò e vide che si trattava di una macchina, ben presto la raggiunse arrestandosi. La macchina era apparentemente vuota, ma quando scese, improvvisamente dal lato opposto sorse una figura maschile. Era un Arabo, piuttosto anziano, vestito riccamente con una sfarzosa tunica, lo salutò con il tipico saluto arabo, al quale Giacomo rispose goffamente.
“Il signore ha ascoltato le mie preghiere” disse il vecchio “Qualche problema?” domandò Giacomo, l’uomo annuì “Alla mia epoca i cammelli non si guastavano mai, ma queste diavolerie moderne hanno il brutto vizio di guastarsi nei momenti più inopportuni” disse indicando la macchina e Giacomo annuì “Meno male che sono passato io, salga, la riaccompagno alla costa” disse Giacomo dirigendosi verso la Land Rover. L’uomo salì al suo fianco, “Per favore non alla costa, ma a casa mia, ti ricompenserò generosamente per il disturbo” disse il vecchio pacatamente “Non sono sicuro di avere abbastanza carburante, mi basta appena per ritornare e non vorrei fare la sua fine” disse indicando il livello del combustibile “Basterà, e baderemo a fare rifornimento” disse l’uomo sorridendogli. Giacomo acconsentì e nelle successive ore guidò seguendo le indicazioni del vecchio, sino a che giunsero ad un’oasi dove sorgeva un maestoso palazzo d’antica fattura. Il vecchio lo condusse lì e Giacomo capì di aver aiutato una persona molto importante. Scesero dalla macchina mentre una moltitudine di persone correva loro incontro “Sarai stanco ed accaldato, io ho alcune cose da sbrigare, consentimi di offrirti un poco di riposo, ci vedremo più tardi” disse il vecchio poi si rivolse alla folla e disse qualche cosa che Giacomo non capì. Rapidamente alcune donne gli furono attorno trascinandolo all’interno del palazzo e lui non oppose resistenza. Lo condussero in una stanza e lo lasciarono solo. Poco dopo la porta si aprì nuovamente e tre figure femminili, avvolte nei tipici costumi tradizionali entrarono, una di loro si tolse il chador, era una donna di mezza età, dai lineamenti raffinati ed eleganti. “Sarai stanco ed accaldato, mio marito mi ha incaricato di pensare al tuo riposo ed al tuo benessere, seguimi” gli disse e Giacomo piacevolmente sorpreso di sentirla parlare inglese la seguì in compagnia delle altre due donne. Entrarono in una stanza finemente piastrellata con una gran vasca a pavimento “Un bagno ti sarà gradito credo” disse la donna, poi senza attendere risposta si rivolse alle altre due donne che subito circondarono Giacomo prendendo a spogliarlo.
“Posso fare da solo” disse lui imbarazzato “Da noi le donne nascono e crescono per servire l’uomo, lasciale fare, sono un segno della riconoscenza di mio marito” rispose la donna anziana con molta calma. Giacomo fu ben presto spogliato ed accompagnato alla vasca, con gran sollievo s’immerse nell’acqua fresca sentendosi più a suo agio di quando stava nudo di fronte alle tre donne. Il suo sollievo durò pochi istanti, in quando le due donne che l’avevano spogliato con gran rapidità iniziarono a spogliarsi a loro volta lanciando gridolini eccitati. Giacomo vide i loro splendidi corpi sbocciare tra i veli. Erano sicuramente giovanissime a giudicare dai loro seni sodissimi, la pelle liscia e vellutata, i culetti alti e sodi, ridendo le due entrarono nella vasca e si posero al suo fianco prendendo delle spugne ed incominciando a lavarlo. Imbarazzato Giacomo guardò nuovamente la donna anziana “Rilassati, mio marito vuole che tu ti riposi e ti diverta, queste sono le sue mogli più giovani, lascia fare a loro, tu non devi fare nulla”, Giacomo credette di notare un sottile tono di avviso e decise di adeguarsi. Dopo gli spugnaggi, le due avevano iniziato a strusciarsi sul suo corpo e lui sentì i loro seni sodi su di lui, la pelle vellutata, i capezzoli duri per l’eccitazione e non poté fare a meno di eccitarsi. Le due ragazze risposero con un risolino complice ed eccitato al comparire del suo membro eccitato che sorgeva dall’acqua della vasca, le loro mani scesero lungo il torace per unirsi sul suo sesso accarezzandolo dolcemente, lui gemette mentre le piccole mani gli accarezzavano lo scroto, l’asta, lo circondavano masturbandolo velocemente mentre le due gli succhiavano i capezzoli e gli strusciavano i seni sul petto e sul ventre. Poi una delle due gli salì a cavallo infilandosi il cazzo ormai durissimo tra le cosce, spingendolo a contatto con la rosea vagina quasi senza peli. La giovane strinse le cosce intorno all’asta e prese a muoversi simulando l’amplesso, mentre l’asta dura e paonazza scorreva tra le grandi labbra gustandone la morbidezza ed il calore, sentendola distintamente eccitarsi e lubrificarlo con i propri caldi umori. “Le due sono ancora vergini e dovranno restarlo per mio marito, ma vedrai, ti divertirai ugualmente” disse la donna anziana che continuava a restare nella stanza. La seconda ragazza aveva preso ad accarezzare le dure palle di Giacomo che ormai si era abbandonato al piacevole gioco. Le due si diedero il cambio continuando a lungo e con grande perizia l’eccitante gioco, poi tornarono nuovamente ai suoi fianchi chinandosi entrambe sul suo sesso. Le giovani e vivaci lingue incominciarono a giocare con il glande paonazzo, vellicandolo contemporaneamente con gran cura, poi una delle due si dedicò all’asta mentre l’altra accoglieva il glande in bocca succhiandolo e leccandolo con energia. Giacomo chiuse gli occhi abbandonandosi completamente e sollevando il bacino per facilitare loro il compito, quella che gli leccava l’asta scese a succhiargli abilmente i coglioni. Erano incredibilmente abili nel sollecitare i suoi punti più sensibili e ben presto Giacomo si sentì sempre più eccitato correndo velocemente verso l’orgasmo. Le due se n’accorsero e si concentrarono entrambe sul glande mentre le mani s’intrecciavano sull’asta masturbandolo velocemente, lui si contrasse paurosamente quindi si rilassò iniziando a scaricare il proprio piacere. Le bocche, le lingue, i visi delle due furono inondate dal suo bianco e caldo sperma e gridolini eccitati si alzarono mentre le due continuavano a leccare bevendo golosamente il suo seme, sino a che lui, esausto, si rilasciò e le due si ripulirono golosamente sotto i suoi occhi eccitati.
La donna anziana si alzò e batté le mani ordinando qualcosa che Giacomo non comprese, lo fecero uscire dalla vasca, lo asciugarono e lo rivestirono con abiti nuovi “I tuoi li riavrai più tardi, ora li stanno lavando ed asciugando” disse la donna anziana. Lo condussero in una gran sala, dove molta gente era riunita e fu fatto sedere vicino all’uomo che aveva raccolto, lui disse qualche cosa e tutti festeggiarono rivolti a Giacomo.
“Spero tu ti senta meglio” disse l’arabo “Grazie, ma non conosco nemmeno il tuo nome” “Sono l’emiro Kabir, signore di questa regione e ti devo la vita” disse facendogli un inchino.
“Non ho fatto nulla di straordinario, solo una fortunata coincidenza” rispose Giacomo, “Viva la fortuna allora” disse l’uomo “Mangia alla mia mensa” aggiunse porgendogli del cibo. La festa durò a lungo, risultando quasi incomprensibile a Giacomo, poi verso la fine Kabir si rivolse a lui “Spero tu voglia fermarti nella mia umile dimora per qualche giorno” disse “Purtroppo non mi è possibile, anzi, dovrei ripartire immediatamente” “Non è prudente amico mio, la strada è lunga e non è bene attraversare il deserto di notte, meglio ripartire domani mattina, se vorrai, potrò ospitarti adeguatamente” disse l’emiro con un sorriso pieno di sottintesi. A Giacomo era stato detto più volte di non rifiutare l’ospitalità degli indigeni per non provocare il loro risentimento, così gli parve obbligo accettare l’ultima offerta dell’emiro. Kabir sorrise soddisfatto e batté le mani dicendo qualche cosa d’incomprensibile per Giacomo, poco dopo un uomo arrivò portando uno scrigno finemente lavorato.
“Nulla sarà mai sufficiente a ricambiarti per avermi salvato la vita, te ne sarò eternamente grato, ma ti prego di accettare questo piccolo segno della mia riconoscenza” disse l’uomo porgendogli lo scrigno. Giacomo imbarazzato lo prese e lo aprì, e scoprì una gigantesca e perfetta perla nera. Non sapeva valutarne il valore, certamente immenso, ma riusciva perfettamente a capire che era bellissima “Non so cosa dire Kabir” “non dire nulla, accetta” disse l’uomo poi senza dargli tempo di rispondere continuò “Non mi è stato possibile ora, ma in seguito sarà mia cura completare il dono con una seconda perla nera, ugualmente bella e forse ancor più piacevole” disse e a Giacomo sfuggì il significato di quelle parole ma sorrise ugualmente annuendo e abbracciando fraternamente Kabir tra i festeggiamenti dei presenti.
La notte ricevette un altro esempio dell’ospitalità di Kabir, l’anziana moglie che lo aveva accolto nel pomeriggio, lo raggiunse in camera “Io sono la prima moglie di Kabir, l’unica non più fertile, mio marito mi manda a domandarti se preferisci una completa soddisfazione da me o desideri qualche altra moglie più giovane che però potrà solo soddisfarti parzialmente come oggi pomeriggio” disse la donna. Giacomo si rese conto dell’onore che Kabir gli stava facendo inviandogli la sua prima moglie, decise quindi di accettare il dono, e non se ne pentì minimamente quando la donna si tolse l’abito che indossava. Il viso era un poco rugoso e segnato dagli anni, ma il corpo gli dimostrò quanto si era sbagliato, la donna doveva essere ben più giovane di quanto avesse immaginato, considerati i seni floridi ma sodi, i fianchi prosperosi ma ben formati, il ventre piatto ed eccitante. Giacomo la accolse nel suo letto “Mi chiamo Adiba” disse la donna e subito si chinò ad imboccare il pene di Giacomo ancora flaccido. La sua bocca era morbida e calda, la lingua calda ed esperta, ben presto il cazzo di Giacomo si erse eccitato mentre lui prendeva ad accarezzare il corpo di lei trovandola calda ed eccitata. Le labbra di Adiba scorrevano morbide sull’asta di Giacomo spingendosi sempre più in basso, affondandosi profondamente il glande nella gola mentre le mani esperte accarezzavano le palle del maschio e la lingua massaggiava il glande. Con uno sforzo Adiba accolse completamente il cazzo di Giacomo in bocca, le sue calde labbra sfioravano le dure palle e il maschio trasse un profondo gemito di piacere, Adiba rimase così per un poco, poi invertì il movimento riprendendo quindi a pomparlo con maggior foga. La lingua di lui raggiunse il clitoride della donna questa s’irrigidì per un attimo, ma lui insistette e ben presto lei si abbandonò e lui la sentì bagnarsi abbondantemente, la rovesciò sotto di se e s’infilò tra le cosce lunghe e snelle e la penetrò abbassandosi e prendendo a palparle ed a baciarle le splendide tette mentre lei lo baciava dolcemente poi gli sussurrò in un orecchio “Mio signore, non godere nel mio ventre” lui la rassicurò e lei si rilassò e Giacomo la scopò accarezzandola abilmente sino a sentirla godere, poi decise di accelerare il ritmo per godere a sua volta, ma lei si staccò veloce e felina, si stese su di un fianco e con una mano si dilatò le prosperose natiche.
“Deposita qui il tuo seme o mio signore” disse lei e Giacomo annuì, si stese alle sue spalle strusciandosi contro di lei con il cazzo tesissimo che s’insinuava tra le sode chiappe, La mano di Adiba lo prese e lo guidò, il glande si appoggiò allo sfintere della donna. Gli stessi umori di Adiba lo lubrificavano e quando lui spinse il glande affondò con facilità nell’elastico sfintere. Lui le concesse una pausa sentendola gemere, poi fu lei stessa a spingere indietro il prosperoso culo affondandosi il palo di Giacomo nel culo sino a che il pube di lui non toccò le superbe natiche. Si stese su di lei con un gemito, la baciò e prese a palparle le stupende tette mentre il pube iniziava a muoversi facendo scorrere il cazzo nel culo della donna. Era stretta ma elastica ed i suoi muscoli si contraevano massaggiando il cazzo che la penetrava, Giacomo già eccitato fu condotto rapidamente all’orgasmo. Il suo pube accelerò il ritmo sbattendo sonoramente contro le chiappe di Adiba, il suo respiro si fece affannoso mentre le mani strizzavano dolcemente i grossi capezzoli della donna. Infine Giacomo gemette mentre il suo cazzo eruttava torrenti di sperma che si riversarono nell’intestino della donna.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…