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Le sculacciate di mio padre e….

By 5 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando ero piccola ero davvero una monella…

Una bambina come le altre, ma con un gran bisogno di attenzioni, amplificato dalla gelosia verso mio fratello minore.
Combinavo un sacco di guai, a volte intenzionali, altri accidentali.

Mia madre era una donna dolce e tranquilla e non alzava mai la voce, nemmeno nelle discussioni più accese con mio padre.
Lui, mio padre era un uomo taciturno e severo.
Era sempre lui a rimproverarmi e mi dava sculacciate sul sedere quando mi coglieva a farne una delle mie.

Un giorno, dopo una marachella troppo grande, non mi sgridò come il suo solito; mi prese in braccio, mi accompagnò sino al divano, mi fece stendere sopra le sue ginocchia e dopo avermi sollevato la gonnellina ed abbassato le mutandine, mi diede una sonora sculacciata.
Ancora la ricordo.
Sentii il bruciore forte ed il dolore acuto che mi fece scoppiare a piangere ed iniziai a scalpitare per scendere dalle sue ginocchia. Lui mi tenne in quella posizione sino a che mi calmai un po’ e poi sciaffff…un’altra sculacciata. Piangevo disperatamente più che potevo sia per il dolore che per indurlo a smettere. Di nuovo attese che smettessi quasi di piangere ed io sperai che fosse finita quella punizione, quando…sciaff…di nuovo.

Mi fece scendere ed io mi sollevai le mutandine e corsi nella mia camera a piangere per il dolore e per la rabbia che ribolliva contro mio padre.
Quando rincasò mia madre le spifferai tutto e li sentii discutere e litigare.

– Se la picchi così sarà peggio!! lo esortava mia madre senza troppa convinzione
– E’ una monella, indisciplinata che non impara niente con le buone maniere! Ora cambiamo regime!

Mi sentivo in colpa per quella discussione nata per causa mia.
Il giorno seguente, dopo che non mi aveva degnato di una parola o di uno sguardo per tutto il tempo, mi chiamò dal soggiorno.

– Sara, vieni qui!
Mi avvicinai piano, timorosa
– Le brave bambine non si comportano così sai? e non raccontano tutto alla mamma, facendo litigare i propri genitori. Abbassa le mutandine e mettiti sulle mie ginocchia.

Io ritenevo che fosse giusto, che quello che avevo fatto era sbagliato e quindi, volontariamente mi stesi sulle sue ginocchia, attendendo la punizione.

– Oggi riceverai 6 sculacciate per quello che hai fatto.

E così, una dopo l’altra, sentii la pelle bruciare sotto la mano impietosa di mio padre, mentre piangevo a dirotto per il male.

Dopo quella volta iniziai ad essere più attenta, e cercavo di combinare meno guai possibili. Ma ogni pretesto per lui era buono per punirmi, da un voto basso a scuola, al ritardo di 5 minuti a cena.
E crebbi così, sempre con il timore di quelle dure punizioni.
Erano diventate così normali che pensavo che tutti i genitori lo facessero per educare i propri figli.
Anche nell’adolescenza subivo lo stesso trattamento per ogni cosa che lui riteneva fosse sbagliata.

Intanto avevo raggiunto la maggiore età e il corpo di una donna stava prendendo il posto di quello da bambina. Forse proprio per questo mio padre era diventato meno severo e nel tempo le sculacciate di erano diradate sino a sparire completamente.

E…stranamente, non prendetemi per matta, cominciarono a mancarmi!
Era come se quella punizione, fatta per me, per educarmi, fosse una dimostrazione di quanto ci tenesse a me, di quanto mi volesse bene. Così cominciai a stuzzicarlo per farlo arrabbiare. Facevo tutte quelle cose che sapevo lo irritavano, come per esempio tornare a casa alle 3 del mattino, quando lui mi aveva detto – Non oltre mezzanotte!
Oppure non avvertivo quando stavo fuori a cena. Ma lui mi sgridava, ma niente di più.

Un giorno mi feci beccare mentre fumavo e lì davvero si arrabbiò moltissimo.
Ero nella mia camera ed era estate, quindi mi sentivo sicura a fumare e tenere la finestra aperta per far uscire l’odore.
Quando entrò, rimase pietrificato e sbalordito

– Signorina! non hai imparato niente allora! Vediamo se così impari! Tutto quello che ti ho insegnato da piccola non è servito a niente!

Mi afferrò per un braccio, e mi mise a culo in su sopra le ginocchia.
Abbassò un po’ i pantaloncini corti e le mutandine.

– Riceverai 10 sculacciate

Aveva ormai preso l’abitudine di dirmi quante sculacciate avrei ricevuto così sapevo quando stava per finire.
La prima era quella che bruciava di più. Lentamente sembrava facessero meno male, ma la pelle si andava arrosando diventanto sempre più sensibile.
La sua tecnica era micidiale, non tanto per la forza che ci metteva, ma per il risvolto psicologico; non mi colpiva ripetutamente, ma con un ritmo scandito da me. Appena mi rilassavo, appena lui sentiva i muscoli contratti che si distendevano…sciaffff…colpiva seccamente la mia pelle esposta. Una punizione come quella poteva durare anche 10 minuti.
Nonostante ne avessi ricevute tante, i miei occhi erano rigate dalle lacrime, ma a differenza di tutte le altre volte, in cuor mio ero felice.

Alla sesta, con voce piagnucolosa lo pregai di smettere.

– Ti prego papà, mi fai male! Basta ti prego!
– Ancora quattro e abbiamo finito. E se piangi ricomincerò da capo.
Sciafff….
– Mi fa male!! gridai
– Lo so piccola, ma è necessario. Ancora tre.
Contavo mentalmente…ancora tre..solo tre.
E poi, ancora due. Solo due ed avrà finito!
Quando sentii lo schiocco della sua mano per l’ultima sculacciata mi rilassai, sapendo che era finita.
E non appena rilassai i muscoli dei glutei, lui fece scendere la sua mano sul mio sedere con una forza incredibile. Lo schiaffo, reso più doloroso dal fatto che era inaspettato, provocò una scossa di dolore che partì dalla spina dorsale per raggiungere in un attimo il cervello.
L’ipotalamo, ovviamente, come naturale difesa, produsse una gran quantità di endorfine ed io provai una strana forma di piacere sconosciuta sino ad allora.

I sensi erano più attenti, più sensibili a quello che accadeva intorno a me. Mi sembrava di sentire tutto più accentuato. La ruvidezza dei suoi jeans contro le mie coscie, il bruciore intenso della pelle, resa rossa dalle sculacciate, il suo respiro affannoso, l’aria calda che entrava nelle mie narici.

Il ventre si contrasse in uno spasimo di piacere ed io volevo di più.
Mi rialzai indolenzita, asciugandomi le lacrime che ancora bagnavano le mie guancie e mi diressi nella mia camera, alzando maldestramente mutandine e pantaloni, e provocandomi una nuova fitta di dolore al contatto della mia pelle arrossata con il tessuto degli indumenti.

Da quella volta, non solo me le andavo a cercare, ma rincaravo di volta in volta la dose per stimolare una reazione in mio padre.
Un giorno, sapendo che sarebbe rientrato presto, invitai a casa un amico. Quando mio padre aprì la porta della mia camera assistette ad una scena che lo mandò su tutte le furie.
Mentre masturbavo con una mano quel ragazzo, lui mi succhiava un capezzolo, mentre le sue mani scorrevano lungo tutto il mio corpo. Non sarei arrivata sino in fondo e speravo che mio padre arrivasse in tempo per fermare quel gioco al momento giusto.
Ed infatti così fu. I suoi occhi increduli inizialmente, divennero infuocati in pochi istanti ed uscì sbattendo fragorosamente la porta.
Il ragazzo si rivestì al volo e, dietro mio consiglio, volò fuori di casa molto velocemente.

Quando mio padre rientrò nella mia camera, io non avevo avuto il tempo di ricompormi completamente. Mi stavo infilando le mutandine e cercavo di ritrovare la cannottiera che, chissà dove era stata lanciata.

– Sai cosa ti aspetta
Mi disse non togliendo mai lo sguardo dai miei occhi.
Con vergogna li abbassai e sussurrai – Sì, papà

Non mi diede il tempo di rivestirmi e mi adagiai sulle sue ginocchia attendendo la punizione che mi spettava.
Il seno era ancora piccolo e veniva schiacciato sulle sue gambe, i capezzoli stimolati dal tessuto dei jeans.
Sentii che versava un liquido sul sedere, e mi ritrassi un po’ perchè era freddo.
Aveva una consistenza oliosa e lui comincio a distribuirlo su tutte e due le natiche. Sfregò la pelle sempre più velocemente ed io non capivo il senso di tutto quello. Attendevo da un momento all’altro di sentire la sua mano alzarsi e riabbassarsi violentemente sul mio sedere, ma lui continuava in quel massaggio forte e costante
Sfregava la pelle sempre con più enfasi e tale attrito cominciò a darmi fastidio, sino a provocare dolore. La pelle divenne sensibile, sempre più sensibile al tatto ed io volevo che la smettesse.
Faceva male!

Ho la carnagione chiarissima e la mia pelle è molto sensibile.
In quel momento doveva essere rossa peperone.

E sciafffffffffff…una sculacciata a piena mano sulla natica mi fece sobbalzare ed urlare di dolore.
– Ahhhhhhhhhhhh
Troppo sensibile, troppo forte il dolore per trattenere le lacrime.
Non mi disse quante sculacciate avrei ricevuto per questa punizione e così non potevo sapere quando avrebbe finito.
Dopo la prima sculacciata mi massaggiò lentamente tutte e due i glutei; questa volta delicatamente, quasi a voler lenire il dolore provocato.
Dopo qualche istante la sua mano colpì violentemente la natica destra, facendomi sobbalzare dalla sorpresa.
– Questa volta l’hai combinata davvero grossa signorina
La sua voce era ferma, ma non dura e la frase venne sottolineata da un’altra sculacciata.
– Ti sei fatta scopare? – chiese mentre la sua mano calava ancora sul mio sedere
– No – dissi piangendo.
– Sei sicura?
– Mi dici la verità?
Ogni domanda era scandita da un colpo
– Te lo giuro papà! – la mia voce rotta dalle lacrime risuonava distorta a causa del forte dolore
– Bene, buon per te
Ricominciò a massaggiarmi piano, lentamente, ma ormai anche il più leggero tocco mi provocava un dolore intenso, quasi insopportabile.
Piangevo a dirotto, e le lacrime cadevano sul tappeto accanto al letto.

La mano di mio padre proseguiva nella sua lenta carezza di dolore, quando si infilò lentamente tra le due natiche, facendomi sussultare.
Un movimento inatteso che mi fece trattenere il fiato.
Scese piano sino alle labbra della vagina, aprendole, ed arrivò sino al clitoride, che rispose al tocco contraendosi.
Risalì e si fermò sul buchino dell’ano, massaggiandolo con leggeri movimenti circolari.

Senza rendermene conto iniziai a muovere il bacino avanti ed indietro, in modo quasi impercettibile, cercando quel dito che mi provocava fitte di piacere.
Chiusi gli occhi per assoporare quel momento, proprio quando la sua mano si alzò fulminea per colpirmi seccamente, senza pietà e facendomi urlare.
– Ahhhhh! ti prego! basta papà!
– Sei una troietta che si fa mettere le mani addosso dal primo che capita ed hai bisogno di una lezione memorabile

La tortura maggiore era quell’alternarsi di dolore e piacere.
Il suo dito continuava a massaggiare il mio buchino; sentivo lo sfintere dilatarsi appena, reagendo a quella dolce sevizia.
Il piacere attendeva con ansia il dolore dello schiaffo, che sapevo sarebbe stato seguito dal piacere di quella stimolazione.
Andò avanti così tanto che persi la nozione del tempo.
Piangevo e godevo.
Il clitoride pulsava contro i suoi pantaloni e sentivo i miei umori colare dalla vagina.
Volevo che continuasse, mentre lo pregavo di smettere.

– Per oggi abbiamo finito, ma la punizione riprenderà domani

Quella sera mi toccai l’ano, con gli stessi movimenti di mio padre, ma non era la stessa cosa.
Non mi ero mai masturbata e non avevo mai avuto un orgasmo, anche se spesso ne parlavo con le amiche dicendo di essermi masturbata.
Sentii dei rumori dalla camera dei miei genitori e mi avvicinai alla porta per sentire meglio. Sapevo che scopavano, quasi tutte le settimane, nel fine settimana una o due volte.
Quella sera la curiosità era troppa. L’orecchio appoggiato al legno per carpire qualche parola :
– Succhia troia!
La voce di mio padre era perentoria; un ordine senza replica.
Sentire quelle parole ed immaginare mia madre, così dolce e remissiva che lo prendeva in bocca, scatenarono un’eccitazione violenta e mi ritrovai bagnatissima in pochi istanti.

Il giorno dopo…
– Sara, vieni qui! urlò mio padre dalla sua camera.
Entrai e lo trovai seduto sul letto.
Mi ero già preparata per uscire con i miei amici dato che era sabato. La mamma era andata dalla nostra vicina di casa, come faceva abitualmente, per prendere un caffè fare quattro chiacchiere.
– Spogliati
– Nuda?
– Sì, certo. Non hai problemi a spogliarti con un imbecille qualunque e li hai con tuo padre.
– Proprio per questo ho vergogna! Ti prego papà non ci riesco.

Lui mi guardò, quasi fulminandomi con gli occhi. La sua espressione divenne dura.
– Spogliati
Senza obbiettare di nuovo mi sfilai la maglietta e rimasi a seno nudo.
Tolsi i pantaloni e le mutandine, rimanendo nuda davanti a lui, cercando di coprirmi maldestramente unendo le mani davanti al mio sesso.

– Inginocchiati davanti al letto – mi disse
Obbedii senza discutere e poggiando le ginocchia sullo scendiletto ed il busto sul letto.

Senza nessun preavviso sentii la sua mano schioccare sulla mia natica destra, con un colpo incredibilmente forte, secco, violento.

– Ahhhhhhhhhhhhh
Urlai dal dolore, morsicando il copriletto per non piangere. Non volevo dargliela vinta vedendomi versare lacrime di dolore.
Persi il conto delle sculacciate perchè a differenza delle altre volte non faceva pause, ma prese a colpirmi tutte e due le natiche senza fermarsi.
Quando la raffica di colpi cessò sentii che apriva il cassetto del comodino.
Non riuscivo a vedere cosa stesse facendo perchè la mia testa era girata dal lato opposto e non osavo muovermi.
Le mie natiche vennero aperte oscenamente ed io mi vergognai da morire.
Percepii una leggera pressione sullo sfintere e credetti fosse il suo dito. Si fermò e sentii un movimento circolare che mi allargava lentamente l’ano.
Il clitoride cominciò a pulsare intensamente e lo sentii gonfiarsi, mentre le contrazioni interne della vagina chiedevano piacere.
Cominciai a muovere lentamente il bacino per alleviare quella sensazione di gonfiore al clitoride e contemporaneamente stringevo e dilatavo i muscoli della vagina e dell’ano.

– Sei una piccola troietta – disse mio padre
– E così ti piace?
Non osavo rispondere. Non sapevo cosa dire.

– Dimmi la verità? hai mai infilato qualcosa davanti? ti sei mai masturbata?
– No papà
Mi colpì con forza – Sei sicura?
– Sì papà, te lo giuro!
– E dietro?
Altra sculacciata
– No!!

Una sculacciata fortissima arrivò improvvisa e non fece altro che farmi contrarre maggiormente verso il copriletto, dandomi una sferzata di piacere.
Lentamente sentivo qualcosa che entrava nel mio culo. Piano, centimetro dopo centimetro, lo sentivo aprirsi, dilatarsi, lasciando passare a qualcosa che non capivo cosa fosse. Era duro e non era un dito.
Era fastidioso e piacevole nello stesso tempo.

– Rilassa i muscoli…ecco…brava così. Non irrigidirti. Brava la mia bambina.

Lo sentivo entrare lentamente, aprendo le mie viscere.

– Il tuo bel culetto è mio. Sverginato da uno sfondatore anale come ti meriti

Lo introdusse completamente dentro e sentii il palmo della sua mano quando arrivò in fondo.
– Muoviti ora. Strusciati avanti ed indietro.
Mi mossi lentamente come mi aveva detto, mentre lui teneva fermo quello strano oggetto, conficcato nel mio culo.
Cominciai a sentire una strana sensazione partire dalle gambe e salire. Ansimavo e mi strusciavo contro il copriletto ruvido che mi procurava una stupenda sensazione di piacere.

Quando il mio respiro si fece più intenso, – Fermati ora!
Mi bloccai malvolentieri perchè sapevo che avrei goduto se avessi continuato ancora qualche istante, e lo sapeva anche lui.

Mi diede un’altra sculacciata per fermare il mio movimento e mi disse : – Tirati su!
Mi alzai dal letto, ma rimasi sulle ginocchia.
La testa mi girava e mi sembrava di svenire.

Mio padre prese una corda che era situata sotto il letto, la piegò in due e la passo sotto la vagina, divaricando le labbra, in modo che rimanessero aperte; senza togliere l’oggetto dal mio culo, ve la fece passare sopra e poi intorno alla mia vita.
Passò nell’estremità l’altra parte della corda formando una specie di cintura che mi avvolgeva le parti intime e si legava sul dietro.
Prese un paio di collant dal cassetto di mia madre – Mettile!
Obedii e lui mi guardò un attimo. Ero lì, in piedi davanti al lui , con un oggetto nel culo tenuto fermo da una corda e dai collant e mi vergognavo coma mai prima di allora.

– Ora puoi uscire e….ti voglio a casa prima di mezzanotte

…continua

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