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Lezione noiosa ma non quella Sua.

By 17 Ottobre 2013Dicembre 7th, 2020No Comments

Sono molto felice che questo racconto si sia conservato su questo sito dopo il ripristino, ho notato che hanno raggruppato i capitoli per una lettura d’insieme, meglio così.

Non è uno scritto recente, è passato qualche anno, purtroppo non sono più una studentessa ma rileggerlo mi porta alla mente le sensazioni provate a quel tempo. BUONA LETTURA!

 

La vedo arrivare con passo spedito verso la cattedra dell’aula II, una stanza piccola e giusta per i pochi studenti che frequentano la sua materia. Indossa il tipico completo da professore ma con i jeans che sottolineano la sua giovane età rispetto ai soliti baroni ottantenni dell’università. Rimane dannatamente più grande di me. E sposato.

Mi sento agitata, lei non batte ciglio, ci augura buonasera mentre si piega a collegare il pc alla presa, ci da la visuale del suo fondoschiena; vedo le mie colleghe di corso perdersi in fantasie poco caste. Si alza controllando che il cavaliere nominativo di ognuno di noi sia sul banco; quando ci chiama per nome (e non per cognome)fa sempre effetto, quasi nessun docente lo fa, Inizia a spiegare la lezione avvicinandosi ai banchi ed il suo odore arriva a noi; cosa usa, feromoni? Sono dannatamente eccitata. Ha una parlantina accattivante ma l’argomento non se lo fila nessuno, io non riesco a fingere indifferenza, abbiamo scopato appena l’altro giorno, nel suo ufficio, come posso farlo?

Si sofferma a marcare il concetto passando lo sguardo su tutti noi e quando arriva a me, sento mancarmi il fiato: come cazzo fa ad essere così calmo? Ho paura che tutti possano veder i miei ricordi materializzarsi come una presentazione in Power Point: Piegata a 90′ sulla sua scrivania mentre mi fotte da dietro, con i polsi legati dalla sua cintura e una mano fra i capelli che tira arcuando il mio corpo contro il suo ‘

Distolgo lo sguardo e noto con stizza che mentre spiega, la sua bocca si è piegata in una specie di sorriso beffardo, mi alzo per andare in bagno e per cambiar aria, mi segue con lo sguardo mentre continua imperterrito la sua lezione ormai quasi al termine. Quando rientro in aula, la trovo vuota e subito mi ricordo che, a seguire, c’è un altro corso da frequentare, di fretta afferro la borsa e la giacca sulla panca ma un rumore di una porta che sbatte mi ferma, Lei ha chiuso l’entrata della stanza a chiave e sono certa che una chiave, in quella serratura, non c’è mai stata. Con una mano sulla maniglia, mi sorride portando l’altra ad allentarsi di poco la cravatta, questo gesto mi fa deglutire e l’aspettativa di quello che potrebbe succedere mi fa aggrovigliare le viscere.

“Aurora, lo sa che una brava studentessa non lascia mai l’aula nel bel mezzo di una lezione? Non risponda al telefono, alle sue amiche inventerà una scusa più tardi del perchè non si trova con loro ora”. La vibrazione nella borsa smette di far rumore e io non so cosa dire perchè mi sento già bagnata fra le gambe, spero che non si accorga del mio stato… Mi si avvicina e lentamente inspira il mio profumo a pochi cm da me, “brava ragazza, hai caldo non è vero?”. Sto sudando dall’agitazione ma nego muovendo la testa, si mette a ridere “Lei è adorabile ma va punita”. fa cadere le cose dalle mie mani e mi attira in un abbraccio che mi fa percepire la sua forza. Cerco di respingerla puntando le mani sugli avambracci ma non ci riesco, si siede portandomi con se., mi gira con la pancia ed il seno poggiate sulle sue cosce aperte; i polsi me li ha portati dietro la schiena in una dolorosa stretta, sto scalciando parecchio ma un sonoro schiaffo sulla mia natica sinistra, blocca i movimenti, il jeans ha attutito il colpo che è stato bello forte ma ciò mi ha spiazzato: Mi sta sculacciando davvero?

Da sotto mi slaccia i denim che cerca di abbassare aiutandosi con una sola mano, sono aderenti e fa fatica anche perchè non sono proprio inerme ma questo pare eccitarla, sento il suo membro toccarmi lo stomaco…il sedere è  scoperto, tira verso l’alto il perizoma dividendolo simmetricamente, la stoffa si impregna dei miei liquidi e l’aria odora di sesso. Il collo inizia a dolermi per lo sforzo di tenerlo alto, il palmo della sua mano impatta sulla mia pelle nella zona alta del fondoschiena, dove solitamente si fanno le punture, conosce bene dove insistere e non contento mi stuzzica alternando agli schiaffi, lo strofinio delle dita sul tessuto intimo. I capelli mi ricadono come una cascata toccando quasi terra, delle lacrime mi scendono dal mento mentre chino la testa per non farmi guardare, è il segnale che aspettava, mi penetra lentamente con due dita sfiorando con il pollice il clitoride; le mie natiche, rese sensibili dalle percosse, mi fanno sussultare al tocco delle maniche della sua giacca. Vorrei riempirla di insulti ma sono troppo impegnata a non gemere mentre Lei letteralmente mi apre muovendo velocemente le dita che ora, son diventate quattro.

Mi lascia andare i polsi ma afferra deciso i capelli come se me li volesse strappare “Aurora, sappiamo entrambi che ti piace essere trattata così, questa è la faccia che fai quando godi come vuoi, sei arrapante piccola troietta”.
Continua…

” questa è la faccia che fai quando godi come vuoi, sei arrapante piccola troietta’.
Trovo estraniante che un episodio del genere stia succedendo ora, e con una naturalezza spiazzante, nella mia vita; per ben due volte di seguito. Sento i capelli tirati all’inverosimile ma questa forza mi soggioga, mi affascina, il suo maledetto profumo mi entra dentro insieme a quelle mani lunghe e affusolate che scavano nel mio sesso.

Le mani liberate corrono ad aggrapparsi sulle sue cosce per non cadere dai colpi che assesta penetrandomi, mi mordo le labbra per non gemere spudoratamente, non le rispondo nemmeno alla provocazione, sa già che è la pura verità quello che mi ha detto. Non le vedo il volto ma posso immaginare la sua bocca impegnata in un ghigno da professore stronzo, ha intenzione di farmi impazzire? Quando si accorge del mio orgasmo imminente, rallenta il ritmo andando ad accarezzare il clitoride gonfio. I suoi pantaloni si stanno bagnando dei miei umori, avverto dentro me la voglia di essere posseduta senza pietà alcuna, cerco di sollevarmi per alleviare la tortura. Ovviamente non me lo permette, in un unico movimento si arrotola i capelli alla mano portando il mio viso lateralmente al suo, ho il collo malamente girato e il dolore mi fa lacrimare nuovamente gli occhi, mi sorride, che cazzo mi sorride a fare? Tenendomi ferma, con delicatezza mi sfiora, a fior di labbra, il piccolo neo che ho sopra l’arco di cupido.

Continuo a muovere il bacino per sfuggire al suo tocco: ‘La prego ‘ per favore’, lo sussurro direttamente sulla sua bocca; non resisto a quel massaggio sulla zona più sensibile del mio corpo e non ho idea di come mi vede in questo momento, cosa le sembro?
Quasi intuendo i miei pensieri, mi chiede: ‘Cosa c’è piccola? ‘ sento come ti bagni, sento il tuo odore di femmina, lo percepisci anche tu? Una femmina in calore, una studentessa acqua e sapone che si farebbe sbattere dal proprio docente non è vero?’ mi dice queste cose tornando a penetrarmi con le dita muovendola a un ritmo molto più veloce ‘ sto venendo, sto venendo! ‘Sì, mi faccia quello che vuole, mi faccia venire!’ . Lascia la presa dei miei capelli e con quella mano scende di sotto, passando per il mio ventre piatto, mi preme sul monte di venere ed infine si concentra sullo sfregamento del clitoride.

Mi sento esplodere, avverto il suo membro schiacciarmi il fianco, vorrei averlo dentro di me a sfondarmi anche l’anima, sto praticamente urlando, lei mi zittisce tappandomi la bocca con una mano a palmo aperto, respiro il mio odore intimo inconfondibile, mi fa eccitare ancora di più, sento le contrazioni ancora più potenti. Scalcio, mi agito, muovo violentemente la testa, lei continua a fottermi con le dita sempre più forte, le mie unghie sono piantate nel tessuto dei suoi abiti, improvvisamente mi irrigidisco crollando in un orgasmo spossante. Ricado sopra le sue gambe come se fossi svenuta, senza forze, ansimo con gli occhi chiusi, la fronte imperlata di sudore.

‘Che brava troietta la mia Aurora, mi hai fatto venire il cazzo duro come il marmo, sei bellissima così ”. Lei, invece, è impeccabile come sempre, Sostenendomi per le braccia, mi fa adagiare seduta per terra sopra la giacca che mi aveva fatto cadere prima della sculacciata; si alza in piedi e fissandomi con sguardo serio, si porta la mano impregnata dei miei umori alla bocca, succhiando voracemente le dita, la fisso imbambolata, mi sorride ancora; allunga la stessa mano verso le mie labbra e seguendone il contorno, le disegna lasciandomi la scia della sua saliva mista al mio piacere. Ho delle labbra piene naturalmente e quel velo lucido le rende più carnose ‘ si abbassa inginocchiandosi di fronte e mi bacia gentilmente prendendomi il volto fra le mani. Impallidisco a pensare quando uscirò da quest’aula così combinata, la giacca lurida, l’odore del sesso.

Lei si riporta in piedi e, come ripresosi da un momento di dolcezza che non gli appartiene, mi guarda duramente abbassandosi la zip dei jeans mostrando il pene in tiro e gonfio come non mai, mi viene in automatico avvicinarmi e prenderlo in mano, poggia una sua mano sui miei capelli e mi accarezza guidandomi a ad assaporarlo; inizio a leccarle la punta per raccogliere la goccia del suo liquido e far conoscenza del sapore che sinceramente, mi sorprende, non è sgradevole, non è nemmeno piacevole ma mi piace, la guardo dal basso cercando, non so neanche io cosa, nei suoi occhi.

La trovo: è il suo consenso, mi fa andare avanti, provo piacere nel compiacerla; stiamo scherzando? Se me l’avessero detto qualche oretta fa mi sarei messa a ridere!. Sicuramente ho tutto il trucco sbavato ma per ora non me ne curo; Le lecco l’asta inumidendo bene la lingua, con una mano le tengo la base, con l’altra le massaggio i testicoli avvertendo il contrasto della loro morbidezza. Vorrei farla venire, come ha fatto Lei con me, vorrei ringraziarla, chi se ne frega della lezione? Sarà già finita.
Dei rumori si avvertono dall’esterno, sempre più vicini, la maniglia della porta dell’aula si è abbassata, le voci di alcuni studenti ci arrivano ovattati, un moto di paura irrazionale mi attanaglia il pensiero e le viscere, il timore di essere scoperta, di essere giudicata, mi paralizzo letteralmente con ancora una mano avvolta sul suo membro.

Lei è vigile ma posiziona una sua mano sulla mia continuando a masturbarsi, riesco a captare delle frasi: ” dall’orario affisso dovrebbe risultare vuota l’aula’ ‘..strano, non la chiudono mai a chiave’ ‘Andiamo a chiamare chi ha le chiavi ”. Ho gli occhi sbarrati ed il petto mi si abbassa e si alza per l’ansia, Lei non fa una piega, sì, è attento ma non gliene frega niente, continua a farsi masturbare dalla mia mano dettando un ritmo lento; è durissimo. Mi rassicura: ‘Non ti preoccupare, ho io l’altra copia delle chiavi, Gianni, il custode non c’è ”. Non mi sento tranquilla ma i rumori fuori si affievoliscono, decido di farla venire subito così che possa sbrigarmi ad uscire da questa fottuta situazione. Mi butto su di Lei accogliendola subito in bocca ed inizio a muovermi provando a spingerla fino in fondo, reprimo a stento un conato, lei mi prende i capelli pettinandoli fino a formare una coda alta che ‘fissa’ con il palmo stretto a pugno, l’altra mano la posiziona fra il collo e la spalla facendo un po’ di pressione.

Geme roco ma non si risparmia, mi sento soddisfatta del mio operato, Lei si alza sui talloni piegando di poco le ginocchia, ciò le permette un maggiore affondo dentro di me, sta prevalendo il suo istinto animale, mi prende con forza la testa spingendola senza tanti complimenti verso il suo inguine ‘

Continua…

” sta prevalendo il suo istinto animale, mi prende con forza la testa spingendola senza tanti complimenti verso il suo inguine ” Mi sto nuovamente bagnando senza neanche toccarmi: colpa del suo modo di godere, quei brevi versi da uomo arrapato e arrapante che giungono a me con un’intensità prorompente pur essendo sommessi e quasi trattenuti. Mi sento soffocare dal suo membro che sento quasi fino in gola, impossibile non trattenere dei conati ma lei non sembra preoccuparsene, faccio fatica a respirare ma continuerei per ore se solo me lo ordinasse. Il suo odore mi stordisce, è un misto del suo profumo preferito (devo ancora scoprire quale) e la sua eccitazione.
La voglia è forte e la mia mano destra scende in modo automatico verso il mio sesso; maledizione, ho le unghie lunghe, mi sto facendo male. Il connubio dolore e piacere mi eccita ulteriormente, devo proprio smetterla di essere così troia, visto l’effetto che le fa, visto la scena di come ci vede impegnati adesso, dentro l’aula di un università, per giunta molto frequentata!.

Miglioro la posizione inginocchiandomi a cosce aperte per permettermi un maggior affondo delle dita dentro me, è stato doloroso a causa della sua stretta ai capelli, mi sento sopraffatta, inizia a dolermi anche la mascella per lo sforzo di accoglierla senza farle male, provo il naturale istinto di respingerla ed, in effetti, ci provo con l’altra mano, cercando di allontanarla facendo pressione sul suo bacino.
Scelta sbagliata, la porzione d’asta che la mano copriva, ora è libera per essere succhiata dalla mia bocca, Lei non retrocede di un millimetro, anzi, come se non avesse aspettato altro, porta una mano sotto il mio mento per forzarmi ancora di più, mi lacrimano gli occhi, la mia saliva le bagna la mano che cola fino al polso per poi scendere sulla mia maglietta. Si sentono rumori di risucchio, osceni, mi dice ansimando: ‘Brava ‘ così, prendilo tutto ”. Certo, se continua a spingere così, non c’è alcun rischio di tralasciare pelle, ha scambiato la mia bocca per una fica? I suoi testicoli impattano sulle mie labbra provocandomi, ogni volta, un senso di rigetto indesiderato, cerco di tenerli a bada tutti per non porre fine a questo momento allucinante, forse potrei diventarne dipendente.

Quando sono passata da diligente studentessa a studentessa cagna? Forse dalla sua prima lezione di questo maledetto semestre, ha incrociato il mio sguardo e ne ha letto disponibilità e arrendevolezza, oh, se non è bravo in quello che fa e desidera. Mi sto toccando come un’ossessa mentre le sto facendo un pompino; il ricordo della scopata nel suo studio mi sembra così lontano. Non smetto per un solo istante di guardarla negli occhi e come potrei? La sua morsa sembra fatta d’acciaio, ora l’imbarazzo è l’ultima delle mie preoccupazioni, inizio a pregare che si sbrighi subito a venire, anche in bocca, anche fuori, dove vuole lei, ovunque mi andrebbe bene. Mi sento totalmente esposta pur con alcuni vestiti addosso, annegherei in quegli occhi che si ritrova, sono grigi ma se fossero stati neri, li avrei trovati allo stesso modo conturbanti, mi guardano velati di piacere ed il suo viso non è mai stato così bello come ora, il mio, chissà ‘

Afferrandomi velocemente le spalle, si stacca all’improvviso sorprendendomi non poco , tossisco senza volerlo, sento il sollievo della bocca non più costretta a rimanere aperta. Mi porto una mano al mento per asciugarmi la saliva, l’altra è ancora fra le mie cosce, i capelli ricadono sparsi come una coltre nera, mi siedo sui talloni chiudendo di poco le gambe, la posizione mi ricorda la Maddalena penitente del Canova, che l’artista mi perdoni per quest’associazione impropria!. Faccio ampi respiri cercando di calmare il battito del cuore e l’ansia che inizia a salire con i minuti che passano imperterriti, non è che ci riesca completamente con il suo pene ancora bello eretto a pochi cm dal viso! Cosa ha in mente, vuole fottermi o no? Mi massaggia le spalle con un movimento circolare deciso, cosa dovrei fare per sentirmi sempre addosso le sue splendide mani?

Continua a non dar adito ai miei pensieri iniziando a masturbarsi con una mano, ho capito, mi sistemo col busto dritto e totalmente a sua disposizione; con l’altra mano mi solleva la maglia e vuole che la tenga io così, slaccia il reggiseno a chiusura frontale, sa che lo indosso spesso, ne ha fatto conoscenza la volta scorsa, fa toccare la sua cappella sul mio seno sinistro, me lo sta bagnando stuzzicandomi il capezzolo vicino la sua fessura, mio Dio ‘ neanche nei miei sogni migliori. Inizia a schiaffeggiarmi il petto col suo cazzo marmoreo, ma cosa fa? è proprio un professore perverso, il mio sguardo è un libro aperto, come sempre mi sorride, è sudato, è irresistibile, aumenta la velocità della sua mano posizionandosi quasi davanti il mio sterno. Geme controllando la voce, io mi mordo le labbra, vorrei sentirlo dentro muovendomi sopra come un’amazzone, gemo anch’io di frustrazione, tutta questa situazione è surreale, ‘Lo vorresti piantato dentro di te vero Aurora? Che troietta, lo sapevo ‘ ‘.

Le riservo uno sguardo carico di stizza ma non so quanto possa sembrarle minaccioso, sussurro scandendo bene le parole: ‘Che Stronzo’, uno scintillio passa attraverso i suoi occhi, con pochi ma decisi movimenti di mano, si riversa su di me sporcandomi dapprima il collo, poi il seno. Avverto il suo seme denso e caldo scivolare sulla pelle, è una sensazione particolare, vorrei subito pulirmi ma vorrei anche tenere questo ‘trofeo’ perché Lei ha goduto di me, con me ‘
Con una mano, mi porta il mento ad avvicinarsi alla punta del suo membro, cosa ci perdo e cosa mi costa oramai? Mi avvicino leccandogliela e pulendola dalle ultime gocce di sperma, mi accarezza i capelli con l’altra mano guardandomi con affetto e soddisfazione; dove cazzo la trova un’altra studentessa così accondiscendente? Mi meraviglio di questo mio pensiero considerandomi subito persa, sono diventata la sua …
… sei la mia amante ideale, indubbiamente carina ed intelligente, indubbiamente cagna.’ Assaporo (e non solo) queste sue parole, mi allontano col viso, guardandola ironica: ‘Dicono Prof., che l’università sia una grande risorsa’.

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