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Racconti Erotici

L’inganno

By 18 Febbraio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Capitolo I

Vi vorrei raccontare come è stata la mia prima volta ma probabilmente non mi credereste. Cocciuto come sono ci provo lo stesso.

Nei racconti mi firmo come Paolo, e come tale rimarrò. Fisicamente sono alto nella media (1,75-1,80) i miei capelli sono castani con riflessi rossi d’estate mentre la pancia è abbastanza pronunciata poiché mi piace la buona cucina, soprattutto se collegata a ottime cuoche. Al momento ho 23 anni, ma vado per i 24 e vivo nel centro Italia.

Quando avevo circa 18 anni mi piaceva molto chattare su piattaforme come Mirc, o similari, in modo da conoscere persone nuove, o comunque poter uscire essendo un ragazzo alle prime armi.

Un giorno entrai in un canale chiamato #over40 con un nickname preso sa un libro di un famoso autore inglese. Scrutai tra i vari nick trovandone uno che mi fece sorridere: OldGiornalaia. Subito la contattai e la conversazione si svolse più o meno così

Io: “Ciao. Scusa ma perché mai old?”

Lei: “Ho 45 anni e in una società come la nostra oramai sono da rottamare :) “

Io: “io ne ho 42 ma per me quelle della nostra generazione sanno ancora il loro fatto in quasi ogni campo. Piacere Paolo”

Lei: “Claudia. Parliamone…”

 

Nacque così una lunga discussione dove fingevo di essere una persona di 42 anni ma della quasi totalità di idee erano di mia farina e non scopiazzate qua e là.

Mi raccontò di come non si sposò mai perché poco prima del matrimonio scopri il fidanzato aveva una relazione con un’altra persona e che la vita l’ha dedicata in quell’edicola comprata dal padre molti anni prima e che non avendo una persona affianco era rimasta ad accudire i genitori fino alle loro, purtroppo scomparse.

Per fortuna lei abitava in centro della mia città e io in periferia così per verificare che tutto fosse corretto andai un giorno in biblioteca e in una pausa dallo studio mi recai all’edicola.

 

Appena la vidi capii che era lei: Capelli corvini ricci, viso tondeggiante con due grandi occhi neri e un naso lievemente a punta. Labbra piccole ma sostanziose e un fisico che mostrava il segno del tempo ma che non era affatto male. Il viso, però, raccontava di una stanchezza portata sicuramente dalla vita e non dal poco riposo.

 

Continuammo a chattare per giorni quando presi il coraggio a due mani e le scrissi:

Io: “Lo so parliamo da un po’ qui ma una sera perché non ci troviamo e chiacchieriamo a tu per tu scegli il posto e sarò lì”

Lei:”Ci devo pensare non ho mai fatto queste cose e sinceramente ho ancora un po’ paura”

Io:”Facciamo così ti lascio il mio numero quando vorrai, se vorrai, mandami un messaggio con ora e luogo e io vi sarò” e in fondo le scrissi il numero.

 

Una sera, a cena, mi arriva un SMS: “tra un’ora al parco io sono con il mio cane”; mentre leggevo sorridevo felice per l’appuntamento.

Andai in jeans e felpa, era inizio autunno, quando ancora non fa freddo e stare la sera all’aria aperta schiarisce le idee anche grazie a quel venticello che scompiglia i capelli. Sicuro mi diressi verso di lei che fece una faccia da prima accigliata e poi sconsolata.

“Ciao lo so ti saresti aspettata un uomo maturo ma mi dispiace sono solo io”. Stava per alzarsi e andarsene ma la fermai “sono venuto già una volta alla tua edicola e ho visto che non meriti menzogne o inganni però sei una persona con cui parlo veramente bene e quindi se non mi vorrai più sentire lo capisco anzi cancello subito il tuo numero” detto ciò le mostrai che veramente lo facevo “scusa” dissi alla fine del mio discorso.

Triste mi guardò ancora per un istante, scuotendo la testa “bravo hai capito di persone che mi prendono in giro e so che per voi ragazzi le donne più grandi possono essere premi da sfoggiare in bella mostra. Addio” disse infine alzandosi e allontanandosi da me. Non mi mossi e me ne tornai con le pive nel sacco.

 

Non entrai più in quella chat per alcuni giorni, e quando vi entravo non entravo nello stesso canale dove vi poteva essere lei. Allo stesso modo non la cercai perché sapevo di aver ferito una persona, soprattutto una persona sensibile.

Una domenica mattina di quelle soleggiate mi arrivò un sms:”alle 3 vieni in spiaggia che ci facciamo una camminata ne ho bisogno”. Era lei e io ero veramente felice che si rifacesse sentire.

 

Mi presentai puntuale e lei era là e senza nemmeno farmi parlare mi stoppò subito: “l’unico con cui ho parlato bene sei stato tu quindi ora tu ascolti e stai zitto e fai finta di essere quel 42enne perché ho bisogno di sfogarmi e non so con chi farlo”. Annui sicuro “va bene ti ascolto dimmi tutto”.

Mi raccontò di come le cose andavano bene a lavoro ma come si sentiva sempre più sola con il suo cane, di come anche le amiche, tutte sposate, erano sparite e che lei aveva bisogno di qualcuno che comunque la facesse sorridere o che comunque anche chiacchierare con quel paolo 42enne la faceva sentire meno sola.

 

Per fortuna ho colto l’occasione per farla sorridere di nuovo raccontandole come anche io mi trovavo bene e come comunque la trovassi molto professionale sul lavoro.

Passarono le ore velocemente finchè non arrivò il tramonto e la visibilità diminui pian piano. Arrivati ad una duna mi fece: “vai li dietro un secondo” e ubbidiente andai mentre lei mi seguiva. Arrivati li notai che non c’era  praticamente nessuno e subito mi senti la mano destra di lei premermi la bocca: “stai zitto ora ti faccio un regalo poi te ne vai da una parte e io dall’altre mi servi solo per sfogarmi e questo è un mio regalo per te”.

 

Si chinò tirandomi giù la tuta con annesse mutande fino alle caviglie. Di scatto uscii il mio pisello duro ed eccitato. Mi sorrise: “niente male per un novellino ora vedi di fare poche moine” e inizio a menarmelo dapprima dolcemente e poi sempre più violentemente portandomi quasi all’eiaculazione ma si fermò appena prima stringendomelo alla base “questo è per la presa in giro e la figura barbina che mi hai fatto fare quella sera al parco”.

Lasciò che quasi si ammosciasse il pisello prima di penderlo in bocca donandogli piccoli baci sulla cappella imboccandolo subito dopo e vorticando la lingua sulla mia asta come una forsennata. Stavo per riarrivare all’eiaculazione quando si fermo per l’ennesima volta. “questo è perché mi diverte torturarti” sogghignava iniziando a prenderlo in bocca di nuovo segandomi allo stesso tempo con la mano destra.

Godevo come un maiale e non riuscivo a tenere gli occhi aperti per il troppo godimento quando sentii un dito insinuarsi tra le chiappe ed andare a sfiorare il buchetto dell’ano. Non fece nemmeno in tempo ad inserire la punta del dito che le sborrai fiotti e fiotti di sperma in bocca e lei bevve deglutendo sorridente.

 

Si rialzò “i maschi non sanno resistere a questi trattamenti. Non contattarmi” imperiosa nel tono della voce mentre si allontanava da me. La guardai per un istante prima di rimettermi a posto e allontanarmi dalla parte opposta come disse lei.

 

Se volete che scriva, o non scriva, il secondo capitolo (o anche per insulti/correzioni) scrivcetemi a: 19matting@gmail.com

 

 

Oramai il mio cervello non riusciva a pensare che a quel momento, a quanto quelle sensazioni mi fossero nuove e diventai, quasi di conseguenza, ansioso e dipendente del messaggio o della chiamata che mi sarebbe potuta arrivare.

Mi  ci vollero quasi tre giorni per affievolire i ricordi della passeggiata al mare con Claudia e di ciò anche i miei studi ne risentivano abbastanza.

 

Per motivarmi nello studio andai in biblioteca, sapendo che vicino alla stessa vi era la sua edicola. Riuscii a studiare per un’ora, un’ora e mezza prima di convincermi di dover comprare qualcosa all’edicola. Pensavo potesse essere il modo per vedere la sua reazione e per capire come comportarmi.

Affacciatomi la vidi senza lavoro e con passo svelto mi diressi verso di lei. Alzò lo sguardo e mi vide e mi sorrise: “buongiorno mi dica” il suo tono mi irritava, mi trattava da perfetto sconosciuto. “Vorrei delle figurine” cercai di essere il più gelido possibile così pagai e al suo “A rivederla” le risposi “salve”.

La sera, dopocena, mentre ero intento a chiacchierare su un noto social network, mi arrivò un messaggio sul cellulare: “Non venire più dove lavoro perché altrimenti ti scordi proprio che esisto”.

 

Un giorno, però, mi ricontattò, sempre tramite messaggio di testo, chiedendomi se l’accompagnavo ai giardini a portare a spasso il cane. Ero super eccitato e allo stesso tempo nervoso perché non sapevo come comportarmi. Dovevo andare con lei per le 17 e già alle 15 guardavo ansioso l’orologio. Dovetti masturbarmi pensando a lei per scaricare la tensione accumulata.  Parzialmente rilassato andai così all’incontro.

 

Appena Sansone, il suo cane, mi vide mi venne incontro facendomi le feste mentre lei aveva uno sguardo quasi gelido. “Te lo ripeto” il tono era pari livello dello sguardo “prova ancora a cercare di prendermi in castagna o a provare a prendermi in contropiede che sono più grande di te e non sono un’ingenua”. “Scusa” seppi solo dire abbassando il capo e cercando di non guardarla accarezzando Sansone.

“Ora tieni che ho bisogno di sfogarmi un po’. Settimana pesante” detto ciò mi allungo il guinzaglio e mi fece portare il cane donandomi anche un lieve sorriso che mi riequilibrò la giornata.

 

Iniziò a parlare e parlare ancora dicendomi che comunque, per fortuna visto il periodo,  il lavoro andava bene che comunque si sentiva meno sola perché ha incontrato un’amica delle scuole superiori e che in questi giorni so uscite spesso.

Proprio in una di queste uscite son venuti due uomini, 50enni, e che sono andati a cena cambiando, subito dopo, il discorso sulla famiglia e sulle sorelle (ne ha 2 più grandi).

 

A quell’accenno non fui per niente tranquillo e per niente felice ma continuai a portare Sansone nella sua passeggiata cercando di non darle a vedere quale erano le mie emozioni in quell’istante.

Comunque la passeggiata si protrasse e lei mi chiese della scuola e delle solite cose con fare disinteressato. Intorno alle 18 e 30 allungò la mano e gli ridiedi il guinzaglio, si avvicinò ma mi diede un lieve bacio sulla fronte dicendomi “Come sempre stai zitto e se è qualcosa mi faccio risentire io. Ciao” e si voltò mentre dalle mie labbra usciva un flebile “Ciao”.

 

Oramai il mio posto non era che quello di ascoltatore dei suoi problemi, tuttalpiù di un consigliere sui suoi problemi e quel magnifico pompino non era nient’altro che un atto di clemenza. Sconsolato prosegui la mia vita di tutti i giorni senza neppur sperare in qualche avvenimento positivo.

Tutto cambiò un giorno di metà settimana in cui mi arrivò un messaggio, nel mattino, sempre da parte sua: “oggi per le 19 vieni in via dei xxxxxx. Ah mi serve una bottiglia di vino rossa. Citofona xxxx 2° piano”. Confuso non capivo a cosa le serviva ma fu così che cercai nella tavernetta di casa una buona bottiglia di rosso che la sera le avrei portato.

 

Mi vestii formalmente, un jeans e una felpa e poco prima di arrivare da lei mi fermai dal fioraio sotto casa sua per prenderle una rosa blu, ricordandomi che era il suo colore preferito. Ero emozionato anche se sapevo che non dovevo aspettarmi niente.

Una volta citofonato mi aprì il portone  e feci le scale senza prendere l’ascensore. Arrivato al suo piano notai la porta aperta con Sansone che aspettava sull’uscio. “Permesso” dissi entrando e chiudendo la porta mentre il cane mi faceva le feste. “Eccoti” arrivò lei sorridente “vai in salotto e siediti. Ho una piccola sorpresa per te”. Mi recai e trovai una tavola apparecchiata per due e mi diressi subito verso la cucina dove lei era intenta a preparare “non dirmi che devo farti da cameriere” le dissi stralunato. Ella mi  guardò e rise scuotendo la testa “no siediti e stai zitto”.

 

La cena era di ottima fattura e comprendeva un primo con un secondo più contorno, tutto ciò ovviamente innaffiato del rosso che io stesso portai. Verso fine cena mi guardò per alcuni istanti e mi sentii quasi nudo dinnanzi a lei, impotente. “Dimmi sapere che sono uscita con quei due uomini ti ha dato fastidio vero?” riuscii solo ad annuire alla sua domanda “mi fa piacere perché sappi che non è successo niente e non te lo dico perché sei il mio compagno ma perché tu stai diventando il mio toy boy. Sai cos’è?” scossi la testa guardandola quasi impaurito. “Tu devi fare solo quello che ti dico io e di sicuro ci divertiremo” sorridendomi gioviale. Non potei che annuire.

 

Passarono alcuni istanti che sentii il classico tintinnio della posata caduta per terra; ci scambiamo uno sguardo e capisco che mi devo chinare per prenderla. Sotto il tavolo noto che la posata è davanti ai suoi piedi. Involontariamente alzo lo sguardo e noto che le gambe sono lievemente aperte e sotto il vestito indossato da Claudia non vi è intimo. La mia bocca è attratta da tale visione e inizio a baciare prima il ginocchio destro e poi quello sinistro continuando a baciare le gambe e salendo pian piano ma inesorabilmente. I mugolii della donna si fanno più intensi finchè non unisco le mie labbra alle sue grandi labbra. Inesperto come ero praticamente stavo limonando con la sua fica e lei stessa se ne accorse “piccolo so che è la prima volta ma fai piano ti prego. Vai con calma è delicata”. Respirai a fondo tutto l’afrore emanato da tal antro e ripresi a leccare, ma con più calma e con la lingua che indugiava sul clito gonfio della donna. Istintivamente mi venne in mente di inserire due dita, mettendole a uncino una volta entrate e solleticando la parete superiore della vagina. Tal esercizio, con l’aiuta della lingua sul clito le fece produrre miagolii strozzati e sentii i muscoli vaginali contrarsi per poi rilassarsi e secernere un po’ di liquido che lesto andai a bere.

 

La sua mano mi prese per i capelli e mi fece alzare da sotto il tavolo in modo da trovarmi in ginocchio tra le gambe e la testa all’altezza del petto. Lo sguardo di fuoco mi paralizzò ma non ebbi tempo di reagire che la sua bocca era incollata alla mia per una pomiciata in cui io le davo i suoi succhi. “Ora vieni con me” si alzò e lasciatomi lì si diresse verso la camera togliendosi il vestito dalla testa rimanendo nuda.

 

Oramai come un cagnolino la seguivo spogliandomi via via anche io. Si stese sul letto e mi disse “ora facciamo un 69 mi sembri portato per il cunnilingus “. Come un automa mi stesi sopra si lei puntando, di nuovo, la faccia tra la nera peluria e aprendo con le dita le rosse labbra.

Nello stesso momento in cui le mie labbra iniziavano a giocare con la fica di lei, il mio cazzo venne inghiottito da Claudia in una sorta di fornace nella quale stavo per venire alla prima lappata di cappella. Forti rumori di risucchio provenivano dal mio basso ventro mentre la mia lingua saettava sul clito veloce. I suoi muscoli interni si stringevano sempre più inesorabilmente e nel giro di una decina di minuti venne mentre io ero in procinto di fare lo stesso lei si blocco e mi strinse il cazzo alla base.

Ripresi allora a leccare la figa di nuovo inserendo il pollice e pistonando l’antro velocemente producendo un nuovo restringimento dei muscoli interni della vagina. A quel punto porto l’indice sull’ano e inizio a stuzzicarlo. Claudia fa lo stesso con il mio e tempo un secondo e tutti e due introduciamo il dito nell’ano dell’altro. È il preludio al mio potente orgasmo che le riempie la bocca allo stesso tempo i suoi succhi riempiono la mia.

Come due assatanati ci rialziamo e iniziamo a limonare scambiando così i propri succhi. Rimaniamo in quello stato per alcuni minuti prima che Claudia rompesse il silenzio “vai per stasera ti sei divertito abbastanza” il tono torna gelido e non mi rimane che vestirmi e tornarmene a casa sfinito…

 

Se volete che continui o per semplici suggerimenti/critiche contattatemi a: 19matting@gmail.com

 

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