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Lore

By 9 Agosto 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

LORE
Specchi, specchi delle mie brame, compagni di giochi e di parole segrete, avete visto il mio viso trasfigurato dal piacere e udito i miei gemiti.
Un grande specchio rettangolare riflette il mio viso e la parte anteriore del corpo fino alle cosce; uno più piccolo e lungo &egrave posto alle mie spalle e riflette le gambe in tutta la loro lunghezza, il sedere sodo e alto che ti piace tanto, la schiena coperta per metà dai capelli lunghi.
Lore, quante volte ho invocato il tuo nome mentre mi portavi all’apice del piacere.
Lore, quante volte ti ho sentito dentro il mio corpo.
Lore, quante volte ti ho guardato, trionfante, bagnarmi il viso col tuo orgasmo.
Ti penso, ed un brivido percorre il mio corpo.
Sfilo la maglia, le punte del mio piccolo seno sono turgide e desiderose dei tuoi morsi. Lascio cadere gli shorts e le mutandine ed aspetto fremente il tuo arrivo. Guardo il tuo bel viso riflesso nello specchio di fronte a me, il tuo sguardo indugia sul mio corpo, ti avvicini e tento di girarmi, ma col tuo corpo mi blocchi costringendomi a darti le spalle e mi sfiori la guancia con un bacio. Con una mano liberi il collo dai lunghi ricci rossi, lo sfiori con le labbra, mordi dove sono più sensibile. L’altra mano stringe il mio seno, pizzica i capezzoli, scivola lungo la pancia fino ad insinuarsi fra le mie gambe. Le tue dita si bagnano coi miei umori mentre sfiorano il clitoride entrando ed uscendo dalle mie labbra segrete. Ansimo, e pronto arriva il tuo richiamo al silenzio. Sbottoni i pantaloni e li abbassi quel tanto che basta a liberare il tuo membro, lungo e duro. Poggio le mani sul freddo marmo davanti allo specchio ed inarco la schiena per accoglierti. Con un unico colpo violento penetri il mio corpo, mi hai fatto male ed impazzire di piacere, afferri con le braccia i miei fianchi ed il tuo bacino sbatte forte contro il mio mentre ogni affondo mi apre, mi fa gemere, mi fa male. Ti sento toccare i punti più profondi del mio essere mentre le tue dita battono con furia sul clitoride, fa quasi male e grido ad ogni colpo finch&egrave il mio piacere non esplode e le ginocchia non mi sorreggono più. Riprendo fiato e ti guardo dal basso, ti invito e sederti con me, dò le spalle allo specchio più piccolo e con le mani ti chiedo di aprire un po’ le gambe. Da brava gattina, docile ed ubbidiente, mi metto a quattro zampe, la schiena inarcata in modo che tu possa guardare il sedere riflesso nello specchio alle mie spalle, la testa fra le tue gambe. Con la lingua sfioro il tuo lungo membro, lecco la punta e lo faccio entrare, per quanto possibile, nella mia bocca. Lo stringo fra le labbra e con la mano raccogli i miei capelli e mi guidi nel ritmo che preferisci.
Ma non ti basta, so che non può bastarti ancora. Ti sollevi, lasciandomi a quattro zampe e di nuovo entri dentro di me. Sei più delicato ora, stai prendendo l’ altra apertura e sai che prima che il lato più primordiale prenda il sopravvento c’&egrave bisogno di un attimo. Qualche affondo delicato, la mia smorfia di dolore e l’invito a far piano, poi i miei gemiti, ecco il segnale. Uno schiaffo su quel culo che tanto ti piace e ti abbandoni ai gemiti mentre affondi ogni colpo con più violenza, e mi abbandono ai gemiti mentre sento il piacere crescere a dismisura, fino al culmine, fino a sentire i tuoi schizzi caldi invadermi il corpo e regalarmi l’ultimo, piacevole, brivido.

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