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Racconti Erotici

Lost

By 1 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Saranno state le 3 del pomeriggio, il sole a quell’ora riscaldava la sabbia gialla di quell’isola come il fuoco arde le braci di un camino. Seduto su un divano bianco osservavo le onde del mare spegnersi dolcemente. Indossavo una camicia bianca a mezze maniche, un jeans blu a metà tibia e un paio d’infradito. Pensavo al perché mi trovavo lì. Ero alla guida della mia auto mentre stavo andando al lavoro e improvvisamente un black out ed ora ero solo su un’isola deserta a guardare quell’oceano.
Poi da lontano una figura femminile apparve. Iniziai a scorgere i lineamenti. Notavo che teneva in mano un paio di sandali e man mano si avvicinava potevo scorgere una persona a me familiare.
– Jessica! ‘ pensai e subito un turbinio di emozioni mi scaldarono il cuore.
Indossava un pantalone bianco e una magliettina rosa. I suoi lunghi capelli mori cadevano dolcemente sulle sue spalle sottili. Mi guardò e continuò la strada senza fermarsi lasciando sulla sua scia il dolce profumo che la sua pelle emanava. Un profumo che mi faceva impazzire al quale mai avrei rinunciato.
Dopo alcuni minuti, ritornò dalla parte in cui era sparita e mi guardò. La guardai. Fu uno sguardo molto significativo di qualcuno che in pochi istanti riviveva ciò che aveva passato con quella persona. Fu uno sguardo ricco di odio, di sofferenza, di cattiveria.
– Siamo solo noi? ‘ mi disse svolgendo il suo sguardo verso il mare per non guardarmi.
– Si ‘ risposi.
– Stronzo! ‘ disse Jessica guardandomi negli occhi.
– Grazie! ‘
– Che hai combinato ancora? ‘ mi chiese.
– Io? ‘
– Sì, non fare il furbetto con me che ti conosco bene! Siamo io e te su un’isola deserta e qualche minuto fa stavo facendomi il bagno a casa mia. Com’è possibile tutto ciò? ‘
– Guarda anch’io stavo guidando e poi ad un certo punto tutto si è fatto nero e mi sono risvegliato qua! ‘
– Sì, ma perché io e te? ‘ disse Jessica portandosi il suo braccio dietro la sua testa.
– Non lo so ‘
– Sì, che lo sai! Tu centri! Me lo sento che centri qualcosa in tutta questa storia! ‘
– Ti giuro che non so nulla! ‘
– Fanculo! ‘ mi rispose Jessica con un tono spregevole.
La guardai. Era bellissima. Nonostante le nostre liti, la vedevo come la prima volta.
– Siediti no? ‘ le chiesi.
– Non ci penso nemmeno! ‘ mi rispose seccata.
– Va bene, fai come credi! ‘
– Sì, ma per quanto dovremo restare qua? E’ un sogno? O meglio un incubo! Terminerà no? ‘
– Te l’ho detto che non so nulla. So solo che mi trovo qua con te. ‘
– Spostati! ‘ e mentre lo diceva mi spostò per sedersi sul divano.
Guardammo per qualche minuto il mare senza più dirci nulla. Ogni tanto sbirciavo il suo volto che rimaneva fisso sulle onde del mare. I suoi occhi risplendevano al riflesso dei raggi del sole.
Il suo torace palpitava per la rabbia e per la confusione di non sapere perché si trovava lì sola con l’uomo che l’aveva amata e che l’aveva poi delusa.
– Come stai? ‘ le dissi.
– Come devo stare? Sono qua con un bastardo e non so nemmeno perché sono qua! E sia chiaro non iniziare a pensare che possiamo fare una conversazione amichevole, stronzo! ‘ mi rispose guardandomi inviperita negli occhi.
Passarono alcune ore nelle quali non ci parlammo e intanto il sole iniziava a tramontare.
– Sarà meglio trovare un posto dove ripararci stanotte! ‘ dissi a Jessica alzandomi dal divano.
– Sì, speraci! Arriveranno a prenderci prima della notte! ‘ rispose.
– Io vado a preparare il fuoco per stanotte e preparo due letti. La notte sulla spiaggia è molto fredda. C’è un’escursione elevata! ‘ cercai di incoraggiarla che probabilmente non sarebbe venuto nessuno a prenderci.

Restò sul divano, appoggiando il capo su un bracciolo e rannicchiandosi in posizione fetale guardando il mare.
Iniziai a preparare il fuoco, raccogliendo le pietre giuste e i rami secchi di quella vegetazione che c’era alle nostre spalle. Poi presi le foglie delle palme e preparai due letti singoli e trovai delle foglie ad ampia apertura ideali per coprirci nel caso il freddo fosse stato micidiale.
Accesi il fuoco e quando la fiamma fu importante, iniziai a mettere ceppi di legno più grossi. Poi cercai un bastone appuntito, lo levigai e mi diressi verso il mare per cercare di pescare qualche pesce. Mi tolsi la camicia per non bagnarla e mi diressi verso la riva, passando davanti a Jessica.
– Jessy, là c’è il fuoco! Se vuoi scaldarti ti porto il divano là! ‘ le dissi.
– M! ‘ rispose.
Quel ‘ m ‘ mi portò indietro di qualche anno, quando al posto di dirci ‘ si ‘ durante le nostre conversazioni, utilizzavamo quella consonante che emulava il suono di affermazione.
Presi il divano e lo trascinai verso il fuoco e dietro di me, lei mi seguiva con le braccia incrociate.
– Ora vado a pescare qualcosa ‘
– Io non ho fame! ‘ mi disse.
– Ok! ‘ le risposi.
Passai una buona mezzora a non pescare nulla. Poi un colpo di fortuna mi permise di pescare in pochi minuti tre pesci azzurri di buone dimensioni.
Mentre pescavo, non facevo altro che pensare al perché mi trovavo con Jessica su quell’isola.
Ritornai con il bottino in mano e iniziai a pulirlo utilizzando un vecchio coltellino svizzero che avevo nel portamonete.
Lei sdraiata sul divano mi osservava e io la guardavo dall’altra parte del fuoco e le sorrisi.
– Che sorridi a fare! Stronzo! Tanto so che ci sei tu dietro a tutta questa cosa! Stronzo! ‘
– E dimmi come avrei potuto fare? Chi sono io? ‘
– Non lo so come hai fatto! Ma sicuramente mi avrai drogato e poi portata qua! Stronzo! ‘
– Sì, magia! –
– Guarda che ti conosco Roby! Mamma mia che nervoso trovarmi qua con te e parlarti! ‘
– Puoi non parlarmi, ma copriti che fa freddo e mangia qualcosa! ‘ le dissi mentre iniziavo a far rosolare sul fuoco i pesci.
– Mamma mia! ‘ disse Jessica ‘ Non preoccuparti per me! Tu non devi preoccuparti per me, capito? ‘
La guardai e sorrisi.
– Non sorridere! ‘ mi guardò alzando il sopraciglio superiore destro.
– Ok, non sorrido! Vorrà dire che il pesce me lo mangerò tutto io! ‘ dissi scherzando.
– Mangia quello che vuoi! L’importante è che questo brutto incubo finisca! ‘
– Comunque sei stupenda, quando ti arrabbi, sai? ‘ le dissi guardandola negli occhi.
Il colore del suo viso cambiò colore. Arrossì ma immediatamente tornò in lei.
– Senti bastardello! Una cosa deve essere chiara a te! Io ti odio e anche se siamo qua soli e non so perché sono qua, io non voglio avere nulla a che fare con te! Intesi? ‘
– Intesi capo! ‘ la guardai e iniziai a mangiarmi il primo pesce.
Mentre lo mangiavo, vedevo che lei mi osservava.
– Vuoi? ‘ le dissi porgendole il pesce.
– No ‘
– Sicura? ‘
– No ‘
– Eheh, dai prendi, non significa che mi perdoni se prendi un pezzo di pesce! ‘
Lo prese e lo assaporò. Scottava e fece una smorfia per sottolineare che se si era scottata era colpa mia.
La guardai. Era favolosa. Ero arrabbiato anch’io con lei, ma ero innamorato follemente di lei e bastava veramente un attimo con lei per perdonarle tutto. Inoltre ci trovavamo in quella situazione strana e non mi sembrava il caso di stare a discutere del passato.

( continua ) I giorni seguenti la situazione tra me e Jessica non migliorò. A volte sembrava lasciarsi andare ad un pacifico rapporto ma poi capovolgeva il suo atteggiamento trattandomi male.
Intanto cercavo di capire se su quell’isola ci trovavamo solo io e lei e il motivo per cui fummo sbalzati in quel luogo. Mi posi mille domande e qualche dubbio in meno l’avevo rispetto a Jessica. Infatti, lei continuava a portare avanti la tesi che l’autore di tutto ciò fossi io e che ora recitavo la parte dell’ingenuo ma che in realtà sapevo benissimo tutto.
In quei giorni raffinai la mia tecnica di pesca, arrivando a pescare parecchi pesci in un giorno e questo permetteva a noi di sfamarci senza problemi. Inoltre le piante dell’isola erano piante di frutta esotica e quindi avevamo tutto l’indispensabile per sopravvivere in attesa che qualcuno ci avesse cercato vista la nostra scomparsa.
La notte del quinto giorno, iniziai ad accendere il fuoco e Jessica mi guardò dicendo:
– E te cos’hai fatto in questi anni? ‘
La guardai, sorrisi vedendo i suoi capelli arruffati a causa della scarsità di acqua corrente.
– Mi sono laureato, mi sono divertito, a volte sono stato triste, ma tutto sommato me la sono cavata e sto aprendo il mio studio veterinario ‘.
– M! ‘ rispose mordendosi il labbro inferiore.
– Vuoi sapere qualcosa in particolare? ‘ chiesi.
– No, no! Ci mancherebbe! ‘ e cambiò bruscamente atteggiamento.
Acceso il fuoco, iniziai a pulire il pesce e durante una di queste operazioni mi tagliai la parte palmata tra l’indice e il pollice della mano sinistra che teneva il pesce. Il sangue fuoriuscì rapidamente e presi una foglia e strinsi forte la parte lesa.
Jessica si avvicinò mi prese la mano e dolcemente mi succhiò la ferita nel tentativo di bloccarmi l’emorragia.
– Si fa così dottore! ‘ disse poco dopo essersi staccata dalla mia mano.
La guardai. Il suo gesto fu inaspettato e mi colpì. Arrossì e subito corse verso la spiaggia.
Mi alzai e la seguii.
– Lasciami stare! ‘ urlò piangendo.
– Che c’è? ‘ cercai di avvicinarmi a lei.
– Lasciami stare! ‘
In quel momento mi sembrò di tornare indietro a quell’episodio di qualche anno fa, dove un giorno dopo un litigio, andai a cercarla a Mantova e quando mi vide, si mise ad urlare come una pazza, come una ragazza che sfugge ad una violenza. Ricordo quel giorno che le dissi se era impazzita, se era il caso di fare quella sceneggiata. Sembrava finita quel giorno, ma come sempre in pochi attimi riuscivamo a fare pace e a finire di coccolarci scambiandoci dolci messaggi nell’ora in cui il giorno muore e un altro giorno nasce.
Si inginocchiò sulla spiaggia aumentando le lacrime. Io impassibile la guardavo non capendo cosa le fosse preso.
– Jessica, non capisco, non è successo nulla! ‘
– Sì, che è successo! Sì, cazzo! ‘ rispose asciugandosi le lacrime.
Mi inginocchiai di fronte a lei.
– Roby, sto crollando psicologicamente e fisicamente! Stammi lontano! Io ti odio! Stammi lontano! ‘
– Sì, ma..non capisco ‘
– Ascolta, quel gesto che ti ho fatto. Quel gesto non dovevo farlo. Capisci? ‘
– Sì, ma non importa! Non hai fatto nulla! ‘
– Sì, invece! ‘ mi guardò Jessica ‘ quindi stammi lontano! ‘
– Come vuoi te, andiamo a mangiare ora! ‘ le accarezzai dolcemente i capelli.
– Ti prego Roby, lasciami stare! Non toccarmi! ‘
– Ok, scusami! ‘ e la lasciai lì sola e mi sedetti attorno al fuoco attendendo che lei tornasse per mangiare il pesce appena cotto.

Giunse poco dopo, asciugandosi le ultime lacrime che scendevano dai suoi occhi. Era bella anche così forse più vera. Odiai farla piangere e quelle volte che accadde in passato mi odiai con tutto il cuore anche se in quelle situazioni così delicate che ci eravamo trovati entrambi non avevamo mai preso le giuste decisioni per non arrivare a soffrire.
Si sedette in parte a me. Le porsi il pesce appena cotto.
– Non ho fame, grazie! ‘ rispose Jessica piagnucolando.
– Te ne lascio un po’ in disparte che se ti viene fame dopo almeno mangi. ‘
– Ti prego non fare il dolce con me! Dovresti odiarmi tanto quanto io ti odio! ‘ mi rispose con occhi lucidi.
– Hai ragione! L’ho fatto. Ti ho odiata. Contenta? ‘
– Ora non mi stai odiando! ‘
– Siamo su un’isola deserta senza sapere come siamo capitati qua! Ho cose più importanti da pensare che soffermarmi sul nostro passato! ‘
– Ora mi odi? Intendo dire se non fossimo su quest’isola mi odieresti ancora Roby? ‘
– Non lo so. Capita a volte. A volte ti odio, a volte ti amo, a volte vorrei poter tornare indietro e fare le scelte giuste nel momento giusto! ‘ le risposi fissando il fuoco.
– Sei stato cattivo! Ti ho odiato tanto! Non dovevi farmi male! ‘
– Hai ragione, non dovevo ma l’ho fatto. Mi hai fatto tanto male ed ero innamorato di te! Non capivi quanto mi stavi facendo soffrire, non lo capivi! Mi dispiace ‘ mi alzai e andai verso il mare.
– Dove vai? Fermati! ‘ mi ordinò Jessica.
La guardai. Il fuoco creò una sorta di luci e di ombre sul suo viso. Mi fermai.
Jessica prese una conchiglia e cominciò a ruotarla tra le dita della sua mano.
– Non mi chiedi nulla Roby? ‘
– Cosa dovrei chiederti? ‘
– Una volta cercavi sempre di convincermi. Mi facevi lunghi discorsi per arrivare a dove volevi arrivare te. In questi giorni sei freddo e distaccato e nello stesso tempo ti preoccupi per me. Non ti conosco più. ‘
– Semplicemente cerco di essere me stesso e di non preoccuparmi di ciò che pensi, di ciò che farai ‘
– Vuoi il mio perdono? ‘
– Non voglio più niente, non chiedo più niente! So di aver sbagliato, so di averti amato, so che mi hai fatto male e so che mi odi come io a volte odio te! Per questo non posso chiederti nulla. ‘
– Non ti perdonerei! Sappilo! ‘ mi rispose Jessica provocandomi.
– Anche se mi perdoneresti, non mi basta lo sai! ‘
Ad un tratto Jessica sospirò e mi mollò un ceffone sulla guancia sinistra.
– Che ti prende? ‘ la guardai massaggiandomi la guancia.
– Sei uno stronzo! Si può incazzarsi sempre come fai te? Si può? ‘
– Direi di si! ‘
– Con te o è bianco o è nero! O si sta da dio o si sta malissimo! Stronzo! ‘
Appoggiai la mia mano sulla sua che teneva stretta la conchiglia e con l’indice le massaggiai dolcemente la zona del polso. Poi la guardai e sospirando :
– Quando ami veramente, non c’è grigio o nero che tenga. Vuoi il bianco. Desideri il bianco con tutto il tuo cuore e fai di tutto per averlo. Poi vedi che non lo ottieni e fuggi via, ma se quel bianco ti rincorre perché non vuole quel ‘ dolce ‘ abbandono, poi tutto diventa un problema. Non ti dicevo addio perché non ti amavo. Te lo dicevo perché tu non amavi me! E non volevo farti male ! E non volevo farmi male! Alla fine ci siamo fatti male! ‘
– Si, ci siamo fatti male! Tu sei uno stronzo quando ti incazzi! ‘
– Volevo odiarti! Ma non ci riesco. Non ci sono mai riuscito realmente ad odiarti in questi anni! ‘

( continua )

Tratto dal blog Invenzione di un Sogno

http://linvenzionediunsogno.blogspot.com/

– A me sembrava il contrario! Sei stato cattivo e non potevo credere che fossi tu! Ricordavo le tue lettere, i tuoi regali, i tuoi messaggi, la tua protezione e di contro mi facevi male, tanto male. –
A quel punto Jessica si liberò dal mio dolce massaggio e utilizzando la conchiglia prese a grattarmi il bicipite del braccio sinistro.
Tutto ciò mi ricordò quando andammo a Mantova insieme dopo esserci ritrovati dopo un lungo silenzio durato più di due anni. Eravamo nel parcheggio di un centro fitness e nell’attesa che toccasse a lei farsi il massaggio aveva preso la carta del personaggio di Susan di “ Indovina Chi? “ che in quei giorni prendavamo in giro e mi aveva fatto lo stesso gesto che ora mi faceva con la conchiglia, con la stessa naturalezza e senza pensarci un secondo.
La guardai e le tolsi un suo capello dalle labbra con un dito.
Arrossì.
– Non posso! – mi disse sospettando l’epilogo di quella scena.
– Non preoccuparti, non voglio nulla se non lo desideri te! –
– Che rabbia! –
– Che hai? –
– Stai controllandoti! Stai facendo lo stronzo! –
– No, non sto giocando! Ho smesso di giocare con te! –
– Si, ma tu sai che se fai così, poi….lasciamo perdere! –
– Si, Jessy lasciamo perdere, non preoccuparti! –
– Stronzo! Insisti no? – iniziò a provocarmi nervosamente.
Le sorrisi e mi alzai per andare a prendere due ceppi di legno per alimentare il fuoco che andava spegnendosi.
– Vuoi solo giocare al gatto col topo! – le dissi – Si vede che hai ancora molto rancore ma le cose sono cambiate. Ho scoperto che quando ami, devi amare senza scendere a compromessi. Sono sceso fin troppe volte a compromessi con te per cercare di andarti bene, per cercare di accontentarti. Oggi mi dispiace ma dovrai tenerti il tuo rancore senza inutili giochetti! –
– Hai ragione sai? In fondo tu cosa sei? Nulla! Si sei nulla! Sei la persona che più ho odiato negli ultimi anni! – mi rispose seccata.
– Infatti, quindi perché dovrei insistere per ottenere qualcosa che per anni non mi hai dato –
– Si, hai ragione! Stronzo! – e si alzò e si sedette sulla riva del mare.
Poco dopo la raggiunsi.
– Ti bagni i piedini Jessy, l’acqua sta salendo! –
– Cavoli miei –
– Non cambierai mai vero? –
– Siamo in due a non cambiare dottore! –
– Non è vero, sono molto cambiato Jessy! Il tuo ultimo addio mi ha insegnato parecchie cose. –
– Tipo? –
– Beh mi ha fatto capire che il gioco lo so gestire anch’io senza farmi male. –
– Con me non riusciresti! Non ci sei mai riuscito! –
– Può darsi che con te sia più difficile. Il sentimento che provo con te è diverso da quello che ho con le donne con le quali mi sono confrontato in questi anni. –
– Con quante sei stato dopo il nostro addio? –
– Non capiresti – le dissi consapevole che non avrebbe capito il mio comportamento dopo il nostro addio.
– Ehi Roby, ti ricordo che io so leggerti alla perfezione quindi io se voglio ti capisco, quindi dimmi –

( continua )

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