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L’Ultimo Tradimento

By 11 Giugno 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Ti apro la porta vestita come tu mi hai chiesto mezz’ora fa, al telefono.

“Ho grandi notizie per te”, la tua voce dall’altra parte della cornetta “Questa sera passeremo momenti davvero speciali!!!”

Un po’ titubante mi sono vestita come piace a te, costume da bagno ed un pareo. Ho preparato candele ed un po’ di incenso. E intanto la mia mente vagava, pensava, fantasticava. Su che cosa potesse esserci di così sorprendente da meritare una simile improvvisata.

Ci frequentiamo da due anni, ma non sono la tua donna.
Vieni da me, facciamo l’amore a lungo, ma non sono la tua donna.
Non posso esserlo perché sei di un’altra, e non hai il coraggio di lasciarla.

Lucy, la mia collega.
E non posso darti torto.

I suoi 24 anni meravigliosi, il corpo perfetto ed affusolato quando entra in ufficio, alta sui suoi tacchi. La scollatura giusta, quei meravigliosi occhi azzurri sempre fissi avanti così in contrasto con quella pelle bianca ed i capelli corvini.

L’ammiro, e la odio. Perché lei ti ha. Certo, come ti ho anche io. Ma clandestini. La tua vita la dividi con lei. E poco importa se mi dici che ho tante qualità che lei può solo scordarsi.

Mi guardo spesso nuda allo specchio. Dicono che arrivate ai miei 31 anni si diventa più interessanti, misteriose.
Sarà. Ma io ammiro la mia pelle abbronzata, i miei lineamenti mediterranei, i miei fianchi morbidi. Penso a tutto quello che so fare per farti godere. E me ne compiaccio, del mio corpo e di come lo uso.
Ma ogni volta il mio pensiero va poi a lei, che ti ha.

A lei, che vince.

Fino a stasera.

Fino a quando suoni il campanello, spumante in mano.
Ti apro, mio amante. Bello, come sempre, i tuoi capelli brizzolati e la barba un po’ lunga.
Solo una parola, che lascia presagire il meglio, dalla tua bocca.
Ma fino a quando non dici la frase completa io provo a non crederci, non voglio illudermi.

“Lasciata!” dici non appena apro la porta.

“Cosa?” ti chiedo.

“L’ho mollata!” mentre avanzi verso il tavolo, appoggi la bottiglia e ti giri verso di me, che ancora ti guardo incredula.

“Sei bellissima!” mi dici avvicinandoti.

“Sì…grazie” sussurro “ma…cosa…non ti seguo…”

“Ho mollato Lucy! Lo vuoi capire o no?”

Mi basta un tuo sguardo, e capisco che &egrave vero.

Che non servono conferme.

E non devo dubitare.

Perché ti conosco, e tu non menti. E non parli delle cose che fai. Le fai e basta.

Esplodo di gioia, rido, sorrido, ti abbraccio e ti bacio saltandoti al collo.

Due idioti in mezzo al soggiorno.

“Erano sei mesi che ci pensavo” mi sussurri nell’orecchio “E stasera l’ho fatto…sono andato a casa sua e…niente, amore mio, l’ho lasciata. E’ finita.”

Io continuo a ridere. Non mi preoccupo di lei, non mi preoccupo di nulla. Il mio primo pensiero &egrave “Può anche uccidersi!”. Mi viene da dirti “Stronzo, due anni mi hai fatto aspettare!” ma non riesco a dire e fare nulla, se non abbracciarti.

E sentire il desiderio crescere dentro di me.

“E lei?” ti chiedo “Come l’ha presa?”

“Non bene” mi rispondi. “Ma non mi importa!”.

“Davvero?” ti guardo innocente.

“Sì, davvero…”

Mi baci, e sento per la prima volta dei brividi freddi sulla schiena di tipo sconosciuto. Baci lunghi mentre le tue mani testano i miei segreti, alzano il pareo, si infilano negli slip del costume.
Scendo sul tuo petto ti apro la camicia. In poco tempo sono al tuo cazzo, lo bacio che &egrave già dritto e poi ti concedo questo regalo di cui spesso sono avara. Un lungo pompino, inginocchiata avanti a te.

“Dimmi cosa le hai detto!” ti dico fermandomi, e riprendo a succhiare.

“Raccontami come &egrave andata!” aggiungo, in risposta al tuo silenzio.

Fra i gemiti mi dici tutto, di come lei ti ha aperto civetta e di come tu sei arrivato subito al punto, senza troppi giri. E non posso fare a meno di provare soddisfazione. La bastarda ora, sola nel suo appartamento, sta provando lo stesso dolore che ha lacerato il mio cuore per due anni.

Mi fermo solo quando mi confessi che vi siete baciati. Ti guardo, dal basso.

“Un’ultima volta” mi dici tu. “La volevo un’ultima volta…”

Guardo i tuoi occhi mentre pronunci quelle parole, e vedo solo lussuria. Non posso essere gelosa di una scopata che poi, si scopre, non &egrave neanche una scopata. Ti ha fatto un pompino, lei. Forse per tentare di recuperare qualcosa. Stupida succhiacazzi, le dico mentalmente, ormai completamente in balia di quei sadici pensieri.

“Che sia l’ultima volta!” ti avverto, provando ad essere severa.

Bacio il tuo glande e ti guardo ancora “Raccontami come &egrave andata!!!”

“Ha iniziato lei” mi dici sollevandomi e portandomi al divano, dove mi sfili gli slip e mi lasci sedere, mentre tengo ancora addosso il pareo. “Quello che ti deve importare” mi dici prima di abbandonarti a darmi piacere con la tua lingua fra le mie gambe “&egrave che non l’ho scopata”.

Penso alla sua faccia quando l’hai lasciata, quando le hai detto quelle parole. “Non conti più niente per me, &egrave finita, ho un’altra.” Io sono finalmente con te, non più clandestini. Urlo il mio piacere sotto i colpi della tua lingua, resi ancora più eccitanti dal pensare a lei da sola a casa, in lacrime, che non li avrà mai più. Lei sola, lei con il mondo crollato addosso. E non provo compassione, ma solo soddisfazione. Per il suo dolore, le sue lacrime. Perché io ho vinto, sei tra le mie braccia e godi di me, ed io di te. E quel suo viso da puttanella, i suoi modi gentili, la sicurezza di chi sa di piacere… Tornano alla mia mente, assieme al pensiero di lei sola e abbandonata, e che ancora ti ama. Cambiamo posizione, mi metto sotto di te ed apro le gambe. Con una mano guido il tuo cazzo dentro di me, mi entri finalmente dentro velocissimo mentre incrocio le caviglie dietro la tua schiena e cavalchiamo insieme, finalmente liberi. I tuoi sguardi carichi di piacere mentre sento i miei seni ballare sotto i tuoi colpi. E lei che ancora ti ama, lei che si &egrave concessa un’ultima volta a te che ormai non vedevi in lei che una scopata. Anzi, un pompino.
“Ti ha fatto godere, la troia?” ti chiedo gemendo.
Mi rispondi di sì. Mi permetti di chiamarla troia. La tua bellissima fidanzata innamorata. E’ solo una troia.
La chiamo così, e mi eccito. Vincitrice, cambio posizione. Mi metto su di te e ti cavalco.
“Dimmelo” ti ordino “Dimmelo come te lo ha succhiato, quella stupida sgualdrina!”
Mi descrivi minuziosamente la scena gemendo, lei che si &egrave inginocchiata e con mani esperte te lo ha tirato fuori, umiliata ulteriolmente da questo suo gesto, dopo che le avevi già confessato le tue intenzioni. La sua bravura, e soprattutto come le hai tenuta ferma la testa mentre venivi, nella sua bocca, la bocca di quella puttanella che non ti farà più godere, ed alla quale non donerai mai più il sublime piacere che stai donando a me.
Mi dici di come una volta finito tutto le hai strappato di dosso i vestiti, sollevandola di colpo da terra mentre lei voleva ancora leccarti le palle, i tuoi testicoli belli duri che ora sono diventati completamente miei. E lei ha riso di ciò, ha pensato che volessi fare l’amore. Con forza magari. Non come lo fai con me, trattandomi da principessa. I ruoli sono invertiti, sono io la tua donna ora. E lei, l’ultima puttana con cui hai scopato.
L’hai lasciata lì, mi racconti, mezza nuda sul divano, la bocca di lei ancora impregnata del tuo sperma.

“Dove vai?” ti ha chiesto terrorizzata.

Mi racconti, mentre continuiamo questa meravigliosa danza.

“Dalla mia donna, la donna per cui ti lascio!” lei hai detto schernendola. “Credevi che un pompino cambiasse tutto? E poi, come faccio a scoparti…sai di sperma!”

Godo e godo, ascoltando questa storia dalla tua bocca mentre mi dici che a quel punto ti ha chiamato bastardo, che mezza nuda ha provato a colpirti, i vestiti strappati, l’intimo esposto come quello di una qualunque puttana.
E tu le hai dato una schiaffo, l’hai fatta andare a terra dicendole di non provarci più e mentre uscivi la cagna si attaccava a te, t’implorava di non lasciarla, diceva di amarti.

Stupida troia patetica.

Mi fermo dal succhiartelo, continuo a massaggiarlo inginocchiata, guardandoti.

“La faresti una cosa per me, mio principe?” ti chiedo.

“Tutto quello che vuoi amore mio…” mi sussurri gemendo.

“Voglio che la scopi un’ultima volta…”

Mi guardi incredulo.

“Sì amore mio…lo faresti per me? Voglio che la fai piangere, voglio che le spezzi il cuore…”

Mi sorridi, lussurioso, e mi viene da piangere di gioia. Davvero non ti importa più nulla di lei, davvero non significa più niente per te.

“Torna da lei” ti dico continuando a toccarti il cazzo “Fai pace, dille che &egrave stato uno sbaglio…e scopala ancora…e quando stai per venire pronuncia il mio nome, ad alta voce…pronuncialo mentre sei dentro di lei…”

Ridi.

“Proverà ad uccidermi” mi rispondi.

“E tu colpiscila, se lo fa” ti dico “Lo hai già fatto vero?”

Mi bagno, immagino la scena. Ormai la odio più di quanto l’abbia mai odiata in questi due anni. Voglio che non si riprenda più, voglio vederla umiliata.

“Amore mio” ti dico.

Adoro dirti “amore mio” mentre pensiamo ai mille modi diversi in cui far piangere l’inutile puttana.

“Amore mio” riprendo “scopala da dietro, non voglio che l’abbracci…voglio che la monti come merita…e pensi a me……mentre la fotti contro il muro…e la chiami puttana…”

“Tutto quello che vuoi” mi rispondi.

Riprendo a succhiare, eccitatissima.

Sento che stai per venire. Mi disarciono da te e ti offro le mie spalle nude, il pareo alzato, i sandali col tacco. Carponi sul letto, decido di darti la giusta ricompensa per il tuo magnifico regalo. E tu non te la lasci sfuggire. Mi monti da dietro facendomi impazzire. Lei &egrave a casa, piange disperata.
Le passerà, penso per autogiustificarmi della mia sadica lussuria. Dopodomani aprirà le sue cosce bianche e sapienti ad un altro uomo, magari appena conosciuto. Con te faceva l’innamorata, ma &egrave sempre stata una facile. Una che te lo succhiava la prima sera, così, senza problemi. E poi tutto il resto. La sua dignità del cazzo, a forza di buttarla, doveva pagarla. Vorrei chiamarla al telefono, farle sentire come sto gridano mentre tu mi monti. Spezzarle ancora di più quel suo cuoricino in lacrime. Ma ormai sei prossimo all’orgasmo.
“Vieni” urlo “Come quando montavi quella sgualdrina!”
“Sì” gemi tu e poi subito dopo “NO…tu…amore mio….solo tu, soltanto tu!!!”
Esplodi dentro di me, mi afferri i fianchi e mi tieni stretta, come se ce ne fosse bisogno, mentre mi riempi. Il tuo cazzo pulsa impazzito dentro di me per interminabili secondi di puro piacere, fino a quando posso accasciarmi sul letto, seguita da te.
“Tutto dedicato a te, puttanella!” penso soddisfatta.

Domani mattina andare al lavoro sarà una grande soddisfazione.

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