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L’uomo della biblioteca

By 11 Maggio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando ci si reca tutti i pomeriggi in biblioteca a studiare, dopo un po’ diventa facile riconoscere i volti degli abituè.
C’è la ragazza alta coi capelli castani, quella con gli occhiali spessi che si aggira per i tavoli perché ha sempre qualcosa da chiedere circa i suoi esercizi di economia, la bionda che si è fatta mora, il ragazzo che ripete guardando il vuoto davanti a sé’ ce ne sono un paio da me facilmente riconoscibili, visti e rivisti, presenze stabili di persone che condividono con me lo stesso luogo di studio.
Una volta mi ritrovai per caso ad essere fissata da un tizio, un uomo e non uno dei ragazzi miei coetanei che studiavano come me in biblioteca. Sfruttando lo svuotarsi della biblioteca nel pomeriggio inoltrato iniziai ad utilizzare la rete universitaria per diletto’ facebook e siti analoghi, messaggi degli amici’ . Mi ritrovai a sentire questa presenza alle mie spalle che mi spiava indiscreta. Mi voltai e con fare minaccioso osservai il suo atteggiamento e gli occhi che poco prima mi spiavano adesso erano rivolti altrove.
Irritata da questa invasione della mia privacy, presi tutti i miei libri dal tavolo ed uscii pensando a quanto fosse maleducata una persona simile.
Il pomeriggio successivo mi ritrovai ancora osservata, con maggiore insistenza l’uomo si aggirava tra gli scaffali vicino al mio tavolo e invece che fissare i libri esposti nelle teche fissava me insistentemente. Di sottecchi iniziai ad esaminare il mio spione, un uomo sulla 50ina, capelli brizzolati, alto circa 1 e 80, un fisico normale’ chissà poi cosa avrà da fissare, mi chiedevo.
Certo, avere degli occhi puntati in modo insistente addosso non era il massimo visto che ogni mia intenzione era rivolta allo studio. Sollevai lo sguardo per incontrare il suo sperando di distoglierlo da me come fatto il giorno precedente ma ottenni l’effetto contrario perché mi fissò diritto negli occhi e poco dopo si sedette al tavolo alle mie spalle.
L’irritazione in me cresceva. Ma cosa voleva quest’uomo? Spiarmi per davvero? O cosa? Dopo aver percepito più volte i suoi occhi puntati sulle mie spalle lungo tutto il pomeriggio, ho raccolto ancora una volta i miei libri e ho lasciato l’edificio per recarmici il pomeriggio successivo.
Un pensiero cominciò a balenarmi’ forse’ forse il tizio della biblioteca vuole scoparmi? Non è di certo un ragazzino infatuato di me, è un uomo adulto che mi fissa con insistenza. Per il suo atteggiamento l’ho anche mentalmente mandato affanculo più volte. Allora penso che sia il caso di sondarlo meglio, di giocarci un po’ e vedere fin dove si spinge. Decido di vestirmi in modo più sfacciato e vedere se i suoi sguardi sono gli stessi così programmo di indossare il giorno successivo una mini di jeans con stivali al ginocchio ed un semplice maglioncino. Sensuale ma non troppo.
E il pomeriggio successivo caso vuole che lui sia in biblioteca prima di me e che quello vicino a lui sia l’unico posto libero con presa per il pc. Con molta calma mi reco al posto e prendo i miei libri dalla borsa, li sistemo e accendo il net, accavallo le gambe per stare più comoda e sento il suo sguardo che, se fino ad un secondo prima non si sollevava da un manuale di diritto fiscale, accompagna il movimento della mia gamba che risale sull’altra fino a scoprire un po’ di più la coscia. Passa il pomeriggio intero a cercare le mie gambe scoperte tra un rigo di lettura e un altro e io osservo le sue reazioni. Più volte si alza, mi fissa da lontano e poi torna, va via e torna ancora con vari caffè che beve. Ed allora credo di avere una lieve certezza, che forse questo tizio, per chissà quale motivo vuole scoparmi.
Questa certezza viene smontata nello stesso momento in cui il suo atteggiamento cambia. Il pomeriggio successivo infatti mi ignora del tutto, non cerca posti vicini al mio o di fronte per osservarmi ma siede lontano da me e così fa per altri 2 successivi. La cosa mi irrita, possibile che mi sia sognata tutto io? No, non credo’ una persona che fissa così? Il cui sguardo è così permeante da sentirlo addosso e sentirne anche il fastidio per l’insistenza?
Visti gli atteggiamenti dei giorni successivi inizio a credere di aver totalmente frainteso così il mio gioco in cerca dei suoi comportamenti ambigui svanisce qualche pomeriggio più in là. E senza nemmeno dirlo, lui torna a sedersi vicino a me o a fissarmi con insistenza dal tavolo di fronte al mio.
Ma ci fa o ci è? Un pensierino si affaccia. E da quello che fa potrei capire tutto. Decido di verificare se davvero ho frainteso.
Lo guardo, lo guardo con insistenza finchè non solleva gli occhi verso me e sempre fissandolo mi alzo mollando tutto sul tavolo e dirigendomi verso il bagno molto lentamente. Nel mentre ogni tanto mi volto e lui è ancora imbambolato a fissarmi; il mio è un chiaro invito ma chissà se sarà in grado di coglierlo’ .
Risalgo il corridoio deserto che porta al bagno e sento dei passi dapprima svelti e poi cauti alle mie spalle ma non mi volto, procedo con passo spedito fino ad arrivare alla porta del bagno delle donne e in quel momento mi volto ed è lui alle mie spalle. Senza dirgli neanche una parola apro la porta di uno dei gabinetti e lo aspetto sulla soglia. Allora ha la certezza del mio invito e si fionda nello stanzino con me.
Mi fa poggiare al muro e mi cala il jeans furiosamente. Gli tocco la patta dei pantaloni scorgendo l’accenno di una erezione mentre le sue dita hanno già scansato le mutandine e mi entrano di colpo in figa. Lo sento armeggiare, mi strofina dentro tutto intorno alle pareti e poi si sofferma a grattare la parte più rugosa. Inizio a mugugnare, faccio piano mentre sento altre ragazze entrare ed uscire dal bagno. Stringo l’erezione ancora debole con le mani che ho poggiato sul suo pantalone e sento mille brividi. Gli orgasmi che mi procura mi bagnano incredibilmente, inizio a sciogliermi come non mai e sento le sue dita, che prima strofinavano con fatica, scivolare velocemente mentre inizia a scoparmi con quelle. Mi fa voltare con il petto contro il muro e inizia a scoparmi più forte, mette dentro dapprima due dita, poi lo sento allargarmi con tre e quattro dita. Se non fosse per il pollice, potrei dire mi abbia messo dentro tutta la mano. Spinge con insistenza facendomi sobbalzare, mi fotte di forza mentre gemo silenziosamente a causa del continuo via vai di gente dal bagno. Poi inserisce a fatica il pollice nel mio buchetto e spinge dentro a fondo. Stavolta lo strofinio è così intenso da non riuscire a trattenermi nel gemere. Vengo più volte e tento di fermarlo ma non dà tregua al mio corpo e allora gli orgasmi cominciano a susseguirsi in una lunga cascata, un’onda permanente che risale per poi discendere.
Gli dico di fermarsi, gli strattono via in braccio da me ma lo tiene saldamente aggrappato alla mia figa e al mio culo e mi strofina internamente senza darmi pausa. Arriva quindi un orgasmo intensissimo, più forte degli altri tanto da farmi tremare tutta. Con le gambe tento di reggermi ma non posso non accasciarmi a terra dallo stravolgimento. Solo allora mi lascia andare. Lo sento leccarsi le dita unte di me e poi uscire in fretta dal bagno lasciandomi inginocchiata sul pavimento.
Quando torno nella sala lettura della biblioteca, dopo essermi ripulita e ricomposta, è di nuovo al suo posto come prima, come nulla fosse successo.
Tutt’ora non conosco il nome di quest’uomo né lui conosce il mio. Non vuole nulla, non mi ha mai chiesto di scoparlo, di toccargli il cazzo o di fargli un pompino. Si dedica solo alla mia figa, a volte la lecca prima di uscire dal bagno.
Come so questo? Ovvio’ io continuo a recarmi in biblioteca e anche lui.
Il resto’ lo potete ben intuire.

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