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Racconti Erotici

Mai una troia!

By 5 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Stavo mezzo nel mondo dei sogni e mezzo dalla parte di voi vivi, o presunti tali. Attendevo di capire se quella notte si trattava semplicemente di addormentarsi o di sognare qualcosa, non avevo molta voglia di svanire nel buio e sperai con tutto me stesso nella seconda alternativa. Magari non quel sogno ricorrente di cadere nel vuoto, fosse solo per il fatto che mi fa svegliare e poi non mi riaddormento più. Dicono che c’&egrave una tecnica per comandare i propri sogni, fare di essi l’avverarsi della propria realtà , già, all’incontrario. Non &egrave bellissimo? Quella notte mi andava di sognare quella donna sconosciuta che appare per un nanosecondo nella mia mente quando mi masturbo. Non credo di averla mai conosciuta per davvero, o almeno non credo di averla mai vista, nemmeno per caso. Ma come potevo saperlo , d’altra parte? Avrebbe potuto essere un volto incrociato per un secondo, assurto ad ambasciatore della mia libidine per generoso prestito di nostra signora Realtà. In prestito, per l’appunto. Oppure si trattava del risultato di una scrupolosissima selezione della mia memoria tra tanti occhi, bocche, culi, tette, fianchi, voci e piedi osservati con doviziosa cura dal sottoscritto nei suoi numerosi viaggi in autobus. Il meglio dal meglio del T25, stazione centrale ‘ Università, caro mio, riassunto in questa conturbante figura di cui io, signora Realtà, ti concedo la vista per uno dei praticamente infiniti momenti in cui ti accarezzi l’affare. Contento? Grazie mille, lusingato. Fanculo.
Il viaggio in autobus &egrave un viaggio nella mia libidine, anche se mi coglie sempre di sorpresa. Seni abbondanti, jeans stretti che scolpiscono culi magnifici, sandali che si arrampicano su polpacci lucidi e disinibiti..una posa, un odore, una voce, nell’autobus il mio desiderio si desta da lontano, come il ruggito cupo del terremoto che nasce nella profondità della terra e smuove macigni in superficie, dalla parte di voi vivi, per intenderci. Lo sento partire da qualche parte tra le viscere ed il basso ventre, il sangue inizia a riversarsi nelle vene, il collo del toro si ingrossa e tende il tessuto dei pantaloni. E’ un momento stupendo con la firma di madre natura, e io lo lascio andare. Tipo quel pomeriggio estivo, si stava stretti come sardine e quella tipa con il vestito sottile mi sbatteva con il culo sul pacco ad ogni frenata…un regalo di nostra signora Realtà? Probabile. Si tratta in ogni caso di un’altra storia.
Tornando a noi, ero ancora al bivio tra il sonno ed il sogno, e l’unica cosa certa era il mio cazzo già duro. Perch&egrave non potevo scoparmi all’istante tutte quelle donne che vedevo sul T25? Perch&egrave mai frapporre un lungo, paziente e minuzioso intreccio di tempo tra l’urgenza del mio piacere e quel turbinio di carne? Tette gigantesche, esplosioni di lussuria tappate malamente da capezzoli doppi e rotondi, una ribellione di carne inquieta ai reggiseni, ai perizoma, alle calze. Culi grossi appoggiati sui sediolini , solcati dai tanga in due monumentali pezzi di carne. Aspettare &egrave una pena. Donne, esseri soprannaturali, fieramente consapevoli che il loro ingresso in scena &egrave salutato da dozzine di erezioni, che puntano verso di loro come primati nella giungla, non disdegnano la cortesia dei cazzi irrequieti nelle mutande degli estranei, che al loro passaggio passano dal sonno più profondo al chivalà del soldato. Se ne compiacciono silenziosamente, si siedono, accavallano le gambe e mantengono i serpenti incantati, ritti e pronti all’azione. Li vogliono lì, a mostrarsi nella loro possenza, a fare a gara tra di loro in questa capricciosa, magnifica sceneggiata chiamata seduzione. Se la mia mente fosse la realtà, tale rito si concluderebbe con lei che si alza solennemente, passa ad uno ad uno davanti ai suoi pretendenti eccitati allo sfinimento, continua ad osservarne e saggiarne la consistenza. Lascia gocciolare secondi gelidi, inchioda i tacchi al centro del mondo e alla fine, ma solo alla fine, darà il suo verdetto muto, trascinando gli amanti scelti , afferrandoli per il membro e portandoli nella sua alcova, dove gli concederà tutto.
Già, la mia mente. Signora Realtà, concederai mai posto alla mia lussuria più vera? Perch&egrave mi mandi la tipa con il vestito sottile a sbattermi sul cazzo e non mi consenti di scostarle la gonna sul culo, affondare le dita tra natiche, intrecciare il perizoma tra le dita e il clitoride… Perch&egrave la tipa col vestito sottile non me la mandi disponibile, arrapata, che non aspetta altro che le mie mani sotto la gonna, che sente il mio cazzo duro spingerle tra le natiche e le piace, girandosi e sorridendomi con una faccia da zoccola che potrei venire adesso, nel letto, sul suo culo, sulla strada dei sogni. Perch&egrave tra tutte queste tettone, culone dai fianchi che urlano non mi mandi MAI UNA TROIA!!!

‘Mi desideravi, tesoro?’..
Rimasi zitto, con il cazzo in mano.
‘Ma…ma, tu sei tu!’
‘in persona…parlavi di me?’
‘io…??’
‘ho sentito pronunciare la parola TROIA, e ho pensato che forse…’ mi passa il polpastrello sul glande, sul punto di esplodere. Mi si blocca il tempo dentro e fuori.
‘…ho pensato che forse, dopo essermi fatta un po’ desiderare durante i tuoi momenti di privacy…fosse arrivato il momento di presentarsi.’
Era lei. Quel fotogramma di zero secondi che aveva suggellato anni di fantasie era un’essenza apparentemente vera. Bruna, si mordeva le labbra in un sorriso umido di rossetto. Lasciai precipitare lo sguardo sulle tette grosse, prepotenti, addirittura buffe per come tendevano la camicetta. La mammella sinistra era fuori dal reggiseno e scorgevo la larga areola sotto il bianco del tessuto.
‘non deludi le aspettative, mio caro’, disse alludendo al mio cazzo, impietosamente duro, che implorava piacere.
‘vieni con me, ti porto nel mio posto’. Mi afferrò per il cazzo e mi trascinò come una padrona con il cane verso un corridoio sterminato, con le pareti bianche e luminose. Caso mai ci fosse stato un tempo, sarebbe stato quello scandito dai suoi tacchi.
‘Dì al tuo toro di stare buono, lo sento dilatarsi troppo’. Apprezzava la consistenza del mio membro turgido con sapienza.
Arrivammo davanti ad una porta d’argento, era completalmente intarsiato di immagini antiche, come divinità egizie impegnate negli atti sessuali più proibiti. Aprì la porta, mi sorrise.
Un enorme salone circolare si presentò davanti a noi. Le parete erano completamente circondate da centinaia di statue raffiguranti corpi maschili con il pene in erezione.
‘Questo &egrave il mio posto, mio caro’ Indicò l’ambiente con una specie di giravolta.
‘…e questi, sono i miei uomini. Quelli che mi hanno dedicato i loro pensieri lussuriosi, la loro fantastica erezione. Come vedi, ho selezionato i migliori….’Sentì un fiotto di sangue al basso ventre.
‘Una donna, mio caro…una vera donna…seleziona per bene il maschio a cui concedere la propria carne’. Iniziò a percorrere in torno la stanza, sfiorando i membri turgidi delle statue, che puntavano a lei in qualsiasi punto si spostasse.
‘…ma capirai bene che, per avere il meglio , occorre quella che voi, nel mondo dei vivi, chiamereste un’attenta e dettagliata selezione…effettuata su un vasto numero di esemplari, come stai avendo modo di vedere’. Il tempo dei suoi tacchi continuava a scorrere.
‘Hai ragione tu, mio caro. La realtà dovrebbe essere la tua mente. E’ per questo che sono entrata nei sogni di tutti questi uomini, te compreso. Una donna come me, non si sente a disagio…nemmeno con un esercito di cazzi che la puntano’. Si avvicinò al mio volto, massaggiandomi le palle e leccandosi le labbra.
‘Vieni con me’.
Mi portò all’estremo opposto della stanza. Una luce dorata sembrava illuminare una statua in particolare, più grossa delle altre. Rappresentava un gigantesco membro, che svettava al cielo come una colonna portante.’
‘Questo &egrave il mio preferito’. Co un movimento aderì con la schiena al monumento, gettando le braccia all’indietro come a cingere il tronco di quel pene impressionante e appoggiando il piede sulla massa delle palle.
‘E’ di un ragazzo algerino, Muhammad….mmmmh, fantastico…grosso, poderoso, un vero maschio.. entrai nei suoi sogni mentre si masturbava sotto la doccia…avevo voglia di leccarglielo.’
‘…vieni qua tesoro, avvicinati a me…’ Continuava a strusciarsi sulla scultura, le tette enormi esplosero dalla camicetta, comprimendosi in due palloni compressi sui capezzoli grossi. Si infilò una mano sotto la gonna, si spostò le mutandine sul lato e iniziò a toccarsi.
‘…masturbati guardandomi, vieni davanti a me, donami ancora la tua libidine…’
Eseguì i suoi ordini. Il suo corpo era un monumento alla libidine. Mi masturbai toccandomi piano, volevo svanire in un orgasmo che mi sfinisse, che mi annichilisse.
‘Sì, tesoro…mmmh….vienimi addosso’. Come la magma dei vulcani, il mio orgasmo esplose, la firma di madre natura, tanto di cappello, e di cappella. Le arrivai addosso come pioggia, sul seno e sulla faccia.
Mi svegliai, erano le quattro del mattino. Cazzo.

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