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Racconti Erotici

Memorie – Vecchi racconti di ErosItalia

By 12 Giugno 2022No Comments

La vita a volte è molto strana, soprattutto se riguardata con gli occhi di un vecchio, quale ormai io sono, che ripensa al suo passato.
Per 75 anni i miei giorni sono trascorsi come le acque di un pacifico fiume stretto tra possenti argini, che paiono sproporzionati alla forza del fiume stesso. La linea che congiunge l’inizio della mia vita alla sua fine, pare chiaramente distinguibile, quasi rettilinea, con solo piccole deviazioni dovute a momentanei ostacoli. Da bambino ero il tranquillo pargolo di una ricca famiglia, mio padre, di nobili origini, era uno stimato medico, che esercitava la professione più per hobby che per necessità, mia madre, cosa strana per le donne di quell’epoca, aveva ricevuto una notevole educazione scolastica ed amava circondarsi di persone colte, leggere libri importanti. In quell’ambiente ricco ed ovattato io crebbi tranquillo, abbeverandomi di cultura e coltivando la mia grande passione, la musica. Ebbi i migliori maestri, frequentai i migliori conservatori, passai lunghi anni a perfezionarmi ed inizia la mia carriera concertistica quale pianista. L’inizio fu ovviamente stentato, ma lo vissi senza troppe frustrazioni, dal momento che i miei amati genitori mi sostennero economicamente e moralmente. Poi arrivarono i primi successi, niente di travolgente, per carità non sarebbe stato nel mio stile, ma col passare degli anni assunsi fama mondiale, incisi dischi e guadagnai molti soldi. Non mi sposai mai, non che non mi piacessero le donne, ma la musica era la mia sola grande passione. La notorietà mi tolse anche il problema di quasi tutti i maschi, la ricerca di una donna. Non avete nemmeno idea di come la notorietà attiri le donne. Non è necessario essere un divo della televisione, un cantante o un attore famoso, anche un molto più modesto pianista di fama internazionale, si ritrova perennemente corteggiato da donne, più o meno belle, completamente perdute per lui. Negli anni della mia gioventù, ma ancor di più in quelli della mia maturità ho collezionato un certo numero di amanti, ma nulla di trascendentale e di travolgente, ancora una volta non sarebbe stato nel mio stile. Come il pacifico fiume di cui parlavo prima rallenta la sua corsa mentre si avvicina alla sua foce, così io feci, ritirandomi alcuni anni or sono ad una pacifica vita privata, favorita anche da un leggero declino fisico e da alcuni acciacchi. È proprio a causa di questi acciacchi che ora mi ritrovo qui, a riflettere sulla stranezza della vita, a guardarmi allo specchio senza riuscire a riconoscere quell’essere che mi ha accompagnato per oltre 75 anni, nascondendosi in me, senza mai palesarsi, ma che ora beffardo ha preso il sopravvento stravolgendo la mia vita. Tutto è incominciato 6 mesi fa, ma allora niente poteva far presagire quanto sarebbe accaduto, io ero ancora pienamente padrone di me stesso, almeno dal punto di vista mentale, dal momento che la salute peggiorava ed avevo bisogno di aiuto. Dovevo sottopormi a cure intensive, non sono mai stato molto paziente e le estenuanti visite all’ospedale mi snervavano, così il mio dottore ed amico, mi consigliò di organizzarmi per effettuare le terapie in casa. Con il suo aiuto lo feci, acquistai le attrezzature necessarie e su suo suggerimento contattai un’infermiera professionista. Carla venne a trovarmi e raggiungemmo un accordo: un congruo stipendio, un premio alla mia guarigione o dipartita, aggiunsi io, vitto ed alloggio per lei e la sua figliola.
Carla era una donna piacente ed affabile, di 45 anni, con la quale mi trovai subito bene e mi piacque subito anche la sua deliziosa figliola Maria, educata rispettosa e molto carina, che non sembrava proprio una giovane ragazza di 22 anni. La vedevo solo nei fine settimana dal momento che studiava alla vicina università. Era sempre allegra e gioiosa e ravvivava il mio umore normalmente tetro a causa dei miei acciacchi. Fui di conseguenza felice quando terminò i corsi e ci raggiunse per preparare gli esami. Ora trascorreva molto tempo in casa a studiare e mi capitava spesso di incontrarla in giardino o nello studio, oltre che naturalmente all’ora dei pasti. Ben presto la calda espansività di Maria mi conquistò e mi ritrovai a passare sempre più tempo con lei. Scoprii che non le piaceva solamente la musica scatenata dei suoi coetanei, ma amava anche la mia musica e passammo lunghe ore a parlarne, ad ascoltare musica, quando naturalmente lei non era impegnata a studiare. Ben presto il rapporto tra di noi si consolidò e lei si rivolgeva a me come ad un nonno, confidandosi e chiedendomi consigli ed io mi sentivo gratificato per quell’insolito ma piacevole ruolo. Lei mi considerava proprio come il suo amabile nonnino acquisito e quando venne il caldo estivo verso la fine di giugno, si mise tranquillamente a prendere il sole in giardino accanto a me, che me ne stavo più in disparte, all’ombra del grande noce. Aveva un corpicino delizioso, belle gambe lunghe e modellate, seni insolitamente grandi, ma non tali da risultare sproporzionati alla sua figura. Io la guardavo spesso, con la tranquilla pacatezza di chi ha raggiunto la pace dei sensi ed ammira uno dei tanti capolavori che la natura ci offre, almeno così pensavo all’epoca. Un giorno lei stava prendendo il sole ed io leggevo un libro all’ombra del noce, quando lei all’improvviso mi domandò “Aldo, cosa ne pensi dei miei seni?” lo disse senza aprire gli occhi, mentre continuava a prendere tranquillamente il sole “Che domanda Maria, sai benissimo di avere dei bellissimi seni” le risposi io un poco turbato “Non trovi che siano troppo grandi?” domandò ancora lei “Dipende mia cara, i seni di una donna non sono mai né troppo grandi né troppo piccoli, dipende unicamente dall’uomo che li guarda.” risposi io con saggezza “A me sembra che i ragazzi siano invece tutti amanti dei seni grandi, sapessi quanti mi rendono la vita impossibile a causa di questi maledetti seni”. Sembrò lo sfogo di un momento, frutto della profonda armonia che regnava tra noi, la prova più evidente di quanto lei si sentisse a suo agio con me, o almeno questo mi dissi per tranquillizzarmi, per togliermi quella strana ansia che mi aveva assalito durante quel breve discorso. Il giorno successivo però, tornai al vecchio noce e mi sedetti a leggere, ma non riuscivo a concentrarmi, guardavo nervosamente la porta della villa, nella speranza che lei tornasse anche quel pomeriggio a prendere il sole. Provai un grosso sollievo quando la vidi comparire con sotto braccio l’asciugamano di spugna che abitualmente usava per sdraiarsi al sole. Lei mi venne vicino e mi salutò mentre stendeva l’asciugamano per terra, poi con rapide mosse si tolse la maglietta e la gonna stendendosi a prendere il sole. Si stese sulla schiena e con una mossa naturale fece scivolare le mutandine del bikini nel solco delle giovani natiche, la stoffa scomparve e ai miei occhi si presentò il suo meraviglioso culetto perfettamente nudo, mio malgrado provai un’insolita fitta d’eccitazione a quella vista.
“Sai, l’abbronzatura col costume è così antiestetica” si giustificò sorridendomi candida, poi abbassò la testa sulle braccia e sembrò appisolarsi. Dopo un po’ slacciò anche il reggiseno. La mia lettura divenne ancora più difficile, non riuscivo ad impedirmi di guardare quel giovane corpo apparentemente nudo. Ero eccitato, anche se non letteralmente dal momento che la mia ultima erezione risaliva a molti anni prima. Era un’eccitazione psichica a pervadermi, una sensazione insolita ma piacevole. Circa un’ora dopo Maria si voltò, sistemandosi alla bell’e meglio il reggiseno slacciato “Sai Aldo se fosse per me prenderei l’abbronzatura integrale, ma la mamma chi la sente poi?” disse “Alla tua età ti preoccupi ancora di quello che dice la mamma?” risposi io, chiedendomi subito dopo perché l’avessi detto Lei si sollevò leggermente ed aprì gli occhi guardandomi. “Se lo facessi tu non ti scandalizzeresti?” mi domandò con uno strano sorriso “Alla mia età, di che cosa dovrei scandalizzarmi” risposi io fingendo una calma che non provavo. Lei parve pensarci un poco poi tornò a stendersi. Rimase alcuni minuti immobile e credetti si fosse addormentata, poi all’improvviso scattò alzando il busto: “Al diavolo quello che pensa la mamma” disse, lasciando cadere il reggiseno “Tanto oggi non c’è e rientrerà solo tra alcune ore” aggiunse con una voce ed un’espressione furba, ridacchiando subito dopo, mentre si toglieva anche le mutandine del costume stendendosi nuovamente al sole. Provai un tuffo al cuore vedendo quello splendido giovane corpo nudo disteso davanti a me. I capezzoli erano grossi e scuri, il pelo del pube, scuro e riccio, ma vellutato, mi parve di riuscire a sentire il suo delizioso profumo di giovane donna accaldata. Con mia grande sorpresa, sentì il mio vecchio e stanco membro iniziare ad irrigidirsi e pochi minuti dopo avevo la più grossa erezione degli ultimi 10 anni.
Fu quel giorno che il misterioso essere che da sempre stava annidato in me, incominciò ad emergere ed a prendere il sopravvento su ciò che ero stato per un’intera vita. Maria divenne la mia ossessione, non perdevo occasione per spiarla sbirciando ogni millimetro della sua pelle potessi cogliere con il mio sguardo, ed anche quando ero solo immaginavo il suo corpo nudo, cercavo di immaginare la sua virginale vagina. Un giorno casualmente mi capitò di assistere ad una energica discussione tra Maria e sua madre Carla, la giovane voleva comprare un’auto d’occasione che aveva visto, ma Carla glielo impediva dicendole che spendevano già tanto per l’università. Discussero a lungo e si lasciarono con Maria terribilmente arrabbiata. La ritrovai nello studio, che fissava con lo sguardo perso nel vuoto le pagine di un libro. Presi a mia volta un libro e mi misi a leggere. I minuti passarono e lei rimaneva immobile, senza mai girare la pagina. “Stai ancora pensando alla macchina” le dissi “Scusa, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare” mi giustificai. Lei sollevò lo sguardo dal libro, volgendosi a me “Lei non capisce.” disse “So benissimo che sarebbe un peso economico, ma per me è importante, ho bisogno di un mio mezzo di trasporto, sono stufa di pullman, treni sovraccarichi gli uomini che come minimo mi perseguitano e nei casi più comuni sfruttano ogni occasione per accarezzarmi o strusciarsi contro di me” disse lei seria tornando a volgere lo sguardo al libro. “Se è tanto importante prendila” risposi io di slancio “La fai facile tu, dove prendo i soldi?” disse senza voltarsi verso di me “Te li do io, dimmi quanto costa e ti faccio un assegno” continuai, eccitato di fare qualche cosa per renderla felice. Lei tornò a guardarmi “Stai scherzando?” disse incredula “Per nulla” risposi io “Ma sono cinque milioni, un sacco di soldi” feci un gesto distratto con la mano “Sono tanti per una giovane come te, non per un vecchietto come me, i miei soldi non potrò certo portarli dove mi preparo ad andare” dissi. Lei si alzò di scatto e mi raggiunse sedendosi sulle mie ginocchia e baciandomi freneticamente il viso “Sei un tesoro Aldo, un autentico tesoro, ma lo considererò un prestito e te lo restituirò, magari lavorando per te” disse travolgendomi con il suo entusiasmo “Dimmi cosa posso fare per te, ed io lo farò, tutto, farò tutto, sei così caro” cinguettò lei. Provai una irrefrenabile fitta di desiderio, e la allontanai da me per nasconderlo. “Nulla, non mi devi nulla, è solo un piccolo regalo per la mia “Nipotina” ” le dissi cercando di frenarla “Eh no, è un regalo troppo grande e non ti permetterò di cavartela così, devo assolutamente trovare qualche cosa da fare per te, anche se tu ti rifiuti di dirmi che cosa” disse assumendo un’aria pensierosa e buffa allo stesso tempo. Ridacchiai, sforzandomi di allontanare lo sguardo da lei. “Ho trovato” disse lei facendomi fare un salto sulla poltrona. Si alzò e mi venne a fianco, mi pose una mano sulla testa iniziando ad accarezzarmi i capelli “Ti piaccio Aldo?” domandò all’improvviso e io provai un grande imbarazzo che mi sforzai di nascondere “Che sciocchezze stai dicendo Maria?” la rimproverai “No, non negare Aldo, ho notato come mi guardavi l’altro giorno quando ho preso il sole nuda, so di piacerti.” disse ed io non trovai la forza di replicare “Ti piacerebbe vedere la mia micina Aldo?” disse lei con voce vellutata, “Vorresti accarezzarmela?” continuò ed io mi scossi “Smettila immediatamente Maria!” dissi con voce roca “Non fingere Aldo, non fingere con me” disse lei e con un gesto improvviso si infilò una mano sotto la corta gonna e fece cadere a terra le mutandine. Lentamente, davanti al mio viso impietrito dallo stupore e dall’emozione, sollevò la gonna e mi mostrò il delicato pelo del pube. Un gemito sfuggì dalla mia gola, lei divaricò leggermente le cosce e potei ammirare la rosea bellezza della sua virginale vagina. Non potei trattenermi e mi avvicinai per vedere meglio e per assaporarne la deliziosa fragranza “Toccala Aldo, puoi toccarla se vuoi” mi disse lei senza smettere di accarezzarmi i capelli ed io come in trance allungai la mano, iniziando a sfiorarle le grandi labbra, con le mie delicate dita da pianista. Era calda e morbida, giocai con quella deliziosa pelle, intrufolai le dita tra le rosee labbra, risalii sino ad incontrare il giovane clitoride, a sentirlo reagire al mio tocco. Continuai dimentico del tempo, sino a che lei non incominciò lentamente a bagnarsi emanando nuove fragranze, allora non riuscii più a controllarmi e feci un balzo in avanti affondando il mio viso tra le sue gambe premendo le mie labbra sulla tenera fessura, frenetico quasi a volerla mangiare tutta. Lei si scosse con un gemito e si sottrasse “Forse stiamo un poco esagerando” disse lei affrettandosi a rimettersi le mutandine “Hai ragione scusami, scusami” mi scusai io, frastornato “Non è nulla, stai tranquillo” e per dimostrarmelo mi venne vicino e mi diede un bacio sulla fronte, poi si allontanò in fretta uscendo dalla stanza e lasciandomi solo e fremente. Quell’incontro accelerò la mia metamorfosi e l’essere prese il sopravvento ed il controllo del mio corpo. Impazzito attesi l’istante propizio per rimanere nuovamente solo con Maria. L’occasione venne quando lei portò a casa la macchina nuova, era entusiasta, la presentò alla mamma che rimase impassibile e se ne andò subito dopo brontolando. Carla non si voltò nemmeno quando lei le urlò “Vieni mamma, vieni che ti faccio fare un giro per provarla” “Ci vengo io ad accompagnarti, se vuoi” mi offrii io “Non avrai paura, sai io guido come una matta” io scossi la testa “Vedremo, se avrò paura ti chiederò di accostare” le risposi e mi avvicinai alla macchina salendovi. Effettivamente lei guidava come una matta, ma ero troppo preso da lei per accorgermene. La fissavo bella radiosa e sorridente ed il mostro in me lavorava incessantemente. “Accosta ti prego Maria” le dissi “Ma non stavo andando troppo forte” disse lei protestando, “Accosta per favore, lì guarda, lì c’è un viottolo”. Era un viottolo di campagna, ombroso ed apparentemente abbandonato, lei obbedì e l’infilò togliendosi dalla strada “Non ti senti bene?” domandò chinandosi verso di me a guardarmi. Il suo profumo mi assalì ed io persi ogni controllo “No bambina mia stai tranquilla, sto benissimo” dissi prendendole il viso ed incominciando a baciarla sulle guance “ma l’altro giorno tu hai risvegliato emozioni che avevo dimenticato ed io non capisco più nulla, ti prego Maria ti prego, toccami ed io ti regalerò qualunque macchina tu voglia, qualunque cosa desideri” le dissi come impazzito. Lei mi allontanò guardandomi severa “Calmati Aldo, calmati” mi disse ed io improvvisamente rinsavii e presi immediatamente a piagnucolare scusandomi “Oh Mio Dio, che cosa ho fatto, scusami, scusami tanto Maria, non accadrà più” dissi, quasi singhiozzando “Lei mi prese a sua volta per le spalle “Stai calmo Aldo, non è successo nulla” mi disse ed io mi calmai un poco “Non c’è bisogno che tu mi regali nulla, stai tranquillo, sono ben contenta di toccarti, anzi farò di meglio” mi disse mentre io la fissavo incredulo ed un sorriso malizioso comparve sul giovane volto e la sua tumida lingua leccò le morbide labbra. All’improvviso sentii le sue mani su di me, armeggiavano con i miei pantaloni, slacciavano i pantaloni, abbassavano la zip. Poi lei immerse la mano e la estrasse trascinando con se il mio membro semi eretto. Si sporse dandomi un bacio sulle labbra, poi rapida si chinò e sentì il calore della sua bocca circondare il mio membro. La sua calda e tumida lingua prese a vellicarmi il glande mentre le piccole mani sollecitavano ritmicamente l’asta. Miracolosamente il mio pene continuò ad inturgidirsi e ad ingrossarsi nella sua bocca. La sua testa prese ad ondeggiare mentre le sue labbra mi massaggiavano l’asta scorrendovi sopra e la lingua continuava a lavorare sul glande. Ormai ero completamente eretto e lei continuava a pomparmi con decisione. Le sue piccole mani raggiunsero le mie palle iniziando ad accarezzarle, io allungai una mano e le sollevai la gonna, prendendo ad accarezzarle le sode chiappe e lei non si sottrasse ed io palpai eccitato. Ad un tratto lei si alzò mentre con la mano continuava a masturbarmi “Ti piacerebbe venirmi sulle tette?” mi disse lei fissandomi con eccitazione mentre la sua mano accelerava il ritmo. Io scossi la testa in senso affermativo senza riuscire a pronunciare parola. Lei con un sorriso si sollevò la maglietta mostrandomi le sue stupende tette, non portava reggiseno. Poi tornò a stendersi su di me e sentì il mio membro sfiorare quelle deliziose carni, mentre la piccola mano continuava a masturbarlo. Il ritmo crebbe e la pressione divenne insostenibile ed ad un tratto fui colto dal mio primo orgasmo dopo oltre 10 anni. Il cazzo si contrasse e dopo qualche istante lo sperma fuoriuscì con violenza che sorprese sia me che lei, imbrattandole i seni, ma giungendo persino a schizzarle il viso ed i capelli. L’orgasmo di un uomo di 75 anni non può certo rivaleggiare con quello di un giovane e ben presto io rimasi boccheggiante, mentre il vigore sfuggiva rapidamente dal mio vecchio membro. “Cazzo Aldo, guarda cosa hai combinato, ti avevo detto di venire tra le tette non sulla faccia” ridacchiò lei alzandosi e voltandosi verso di me, una grossa goccia di sperma le bagnava la punta del nasino ed emisi un gemito quando la sua tumida lingua spuntò tra le labbra carnose e saettando raggiunse la goccia leccandola e risucchiandola in bocca “UHMM” gemette lei, come assaporando un buon vino “Delizioso questo sperma d’annata” disse si chinò a baciarmi sulle labbra, poi si girò e prese un Kleenex dalla borsetta, cercando di ripulirsi il petto ed i capelli. Poi soddisfatta tornò ad occuparsi di me. Io stavo goffamente armeggiando per rimettermi in ordine, lei mi diede amorevolmente una mano, controllando il risultato e poi mi diede un altro bacio “Ora che so che sei tanto buono, la prossima volta ti faccio godere nella mia bocca” mi disse e ridacchiando riaccese la macchina e ripartì, riconducendomi a casa. Fui molto scosso da quel pomeriggio e per giorni venni tormentato da sensi di colpa, ma mi accorsi in seguito che sensi di colpa e desiderio non possono coesistere. Dopo circa una settimana, il mio desiderio per Maria tornò a crescere e i sensi di colpa gradatamente svanirono nel nulla. Una sera, dopo cena, Maria era in cucina, intenta a rigovernare. Carla era in giardino a bagnare i fiori che aveva sistemato. Con la scusa di prendere un bicchiere d’acqua andai in cucina e passai vicino a Maria “È solo un’impressione o hai messo su qualche chilo” le dissi “Non mi ricordavo un culetto così pieno” dissi e le appoggiai una mano sul sedere accarezzandoglielo attraverso la gonna. Lei si voltò e mi fece una boccaccia “Questa notte vengo da te e te lo mostro, così vedrai che è sempre lo stesso” rispose, poi si voltò e riprese a lavare i piatti “Non porto le mutandine, non vuoi vederlo di sfuggita già adesso?” mi disse e io con mano tremante le sollevai la gonna, gemendo alla vista di quelle meravigliose chiappe, iniziando a palparle con l’altra mano. Non avrei più voluto muovermi, ma finalmente riuscii a staccarmi da lei ed ad andare a prendere l’acqua, poi con il bicchiere in mano uscì andando a leggere un libro in biblioteca. Quella sera andai a dormire presto ma tenni la luce accesa, cercai di leggere, mentre aspettavo la promessa visita di Maria. Per fortuna i vecchi hanno bisogno di poco sonno. Lei arrivò molto dopo mezzanotte. Era bellissima, con solo una camicia addosso che le faceva da pigiama. Con entusiasmo giovanile saltò sul letto e si tolse la camicia rimanendo stupendamente nuda pavoneggiandosi davanti ai miei occhi adoranti “Allora sono ingrassata?” mi disse ed io ammisi “Era solo una scusa per palparti il culo, sei stupenda” “Grazie signore” disse lei e si chinò a baciarmi. La sua lingua era fresca e sapeva di menta, si era appena lavata i denti, la assaporai vorace. La forzai a stendersi sul letto e lei facendo una falsa voce spaventata mi disse “Non avrai brutte intenzioni spero?” “No, fidati” le dissi. Volevo sentire nuovamente il suo profumo, gustare la dolcezza del suo ventre e scesi con il volto tra le sue cosce, lei prontamente le divaricò leggermente e pochi istanti dopo la mia lingua e le mie mani lavoravano sul suo sesso. Dapprima le mie mani le titillarono il clitoride mentre la lingua scorreva tra le grandi labbra, poi il ruolo s’invertì e presi a tormentarle il tenero bottoncino con la punta della lingua, quindi a succhiarglielo con labbra avide e lei prese a rispondere ai miei tocchi e prese a bagnarsi emanando il suo delizioso profumo che m’inebriò e mi scatenai, leccandola, baciandola, accarezzandola sino a che sorprendentemente non la sentii fremere in preda ad un orgasmo. Lei si contorse tutta, gemendo e pronunciando il mio nome, mentre i suoi umori colavano copiosi sul mio viso. Lentamente i suoi spasmi si allentarono mentre continuavo a leccarla. Ad un tratto si sottrasse a me e di scatto prese a spogliarmi. Tentai d’oppormi “No Maria, sono vecchio e brutto” “Ti voglio nudo, non fare storie” disse lei incurante e poco dopo ero nudo e steso sul letto e lei succhiava con abilità il mio cazzo eccitato. Lo faceva apertamente questa volta, fissandomi negli occhi, mostrandomi ogni dettaglio, soffermandosi a lungo e giocando con la piccola lingua sul glande eccitato mentre la mano mi masturbava. Ero duro, durissimo, come non avrei mai sospettato di poter essere, lei prese a strusciare sul mio corpo, il cazzo le passò tra i seni sodi e vellutati. Strusciò sul ventre sino ad incontrare il morbido vello della vagina quando lei giunse a baciarmi “Ti voglio dentro, te la senti?” mi disse, io annuì e la sua piccola mano mi condusse a penetrarle l’intima fessura. Lei si rialzò mentre spingeva in basso i fianchi facendomi affondare nell’umida vagina. Io mi sporsi iniziando a palpare e baciare i seni che mi ondeggiavano davanti mentre lei incominciava a muovere i fianchi avanti ed indietro. Con il volto tra i seni spostai le mani sulle giovani e sode natiche, palpandole con foga, mentre prendevo ad assecondare i suoi movimenti con i miei, scopandola furiosamente, quasi fossi un giovincello. Dopo un po’ lei si chinò su di me e mi sussurrò “Non ti dimenticare che voglio bere il tuo sperma, avvisami in tempo” e subito dopo mi baciò affondando profondamente la sua lingua nella mia bocca e intrecciandola con la mia. “Ora piccola mia, ora, sto per godere” le sussurrai molto tempo dopo e lei rapida scivolò lungo il mio corpo e si stese tra le mie gambe ed impugnato il cazzo se lo portò alla bocca immergendo il glande tra le morbide labbra. Prese a masturbarmi mentre mi fissava e la sua lingua scorreva veloce sul glande. La mia eccitazione crebbe per quell’immagine perversa della deliziosa ragazzina che mi succhiava il vecchio cazzo. Venni, continuando a fissarla. Lei chiuse gli occhi incominciando a gemere, mentre il mio sperma le allagava la bocca, vidi le gote agitarsi mentre succhiava avidamente, la gola contrarsi e rilassarsi mentre ingoiava le calde bordate, mi abbandonai esausto e lei continuò a succhiarmi e leccarmi sino a ripulirmi completamente, poi risalì e mi baciò sulle labbra teneramente “Squisito, con uno spuntino simile, domani mattina non avrò bisogno di colazione!” E con una risatina sommessa prese la camicia infilandosela e se ne andò, lasciandomi solo ed esausto. Pochi minuti dopo mi assopivo pensandola. Da quel giorno incominciai a coprire Maria di regali, incurante di Carla e di chiunque altro. Poche settimane dopo, al termine di una furiosa litigata con la figlia, Carla abbandonava la mia casa ed ora vivo acciaccato ma felice con la mia splendida Maria, che mi dona momenti di assoluta estasi. Nessun rimorso, nessun rimpianto, il vecchio Aldo è definitivamente scomparso. Sono ormai solo un vecchio satiro libidinoso, alcuni vecchi amici sono venuti a riportarmi le dicerie e le malignità della gente, ma a me non importa nulla. L’unica cose che mi importa è che Maria questa sera scivolerà nel mio letto e se manterrà la promessa fatta, questa notte, per la prima volta in vita mia possederò analmente una donna, il mio delizioso angelo di 22 anni. Riuscirà il mio cuore vecchio e stanco a resistere a tanta emozione? Chissà, forse si, forse no, in ogni caso, questa notte sarò un uomo felice.

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