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Mi chiamo Luna

By 9 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Luna, tesoro, hai deciso cosa posso regalarti per il tuo imminente trentesimo compleanno?’

‘Giove! Siamo insieme da un po’ d’anni e sposati da abbastanza tempo perché tu possa ricordare che io amo le sorprese. Non mi serve niente in particolare, ma desidererei che tu ti spremessi un po’ le meningi per trovare qualcosa di interessante da regalarmi. E non provare a coinvolgere la tua segretaria! Mi accorgerei subito che &egrave stato un dono scelto da una donna!’

Terminate quelle parole lasciai mio marito sotto la doccia e mi avviai in camera da letto per prepararmi per la serata. Dovevamo andare ad un importante convegno, dove lui avrebbe tenuto una conferenza su ‘reti e sistemi’. Non che l’argomento fosse di particolarmente interesse per me, ma dovevo presenziare in quanto erano presenti i più grossi colossi dell’informatica e si sa che, in un mondo di squali dove si &egrave disposti a fare tutto per la carriera, per andare avanti bisogna conoscere i pezzi giusti ed essere sposati con una donna in grado di sostenere una conversazione a 360 gradi e che riesca a colpire per lo charme.
Lasciai scivolare l’asciugamano a terra e mi misi davanti allo specchio.
Ero completamente nuda.
Completamente depilata e con i capelli raccolti in un delizioso chignon.
Osservai con sguardo critico il mio fisico, e ringraziai mentalmente madre natura per avermi dato un corpo ancora tonico e soprattutto per il carattere tutt’altro che tendente all’ozio, che mi obbligava a sudare in palestra tutti i giorni.
Indossai un completino di pizzo color graffite e le reggicalze dello stesso colore.
Aprii l’armadio indecisa su cosa mettermi e in quel momento entrò Giove.
Guardandomi di sottecchi mi fece capire che se non fosse per la conferenza mi avrebbe sbattuta volentieri sul talamo nuziale’.

‘Peccato che ci sia sempre qualcosa di più importante di tua moglie!’ Pensai.

Optai per un abitino al ginocchio colore grigio, che metteva in risalto quel culo che in molti bramavano. Scarpe rosse con tacchi a spillo, borsetta e accessori rossi’ per dare un tocco di luce al grigiore del vestito.
Mi truccai con cura e il risultato fu senza dubbio eclatante.
Arrivammo nella sala conferenze in calcolato ritardo: Giove ama farsi attendere e sovente ripete che: ‘le primedonne si devono fare aspettare’.
Mi guardai intorno e vidi quello che mi aspettavo, uomini importanti affiancati da donne bellissime. Mi chiesi quante di quelle signore fossero realmente mogli o fidanzate e quante delle escort, pagate per fare bella figura.
Giove mi presentò subito alcuni personaggi, che subito gli fecero i complimenti per la mia avvenenza.
Se una parte del mio ego era soddisfatta l’altra si offese subito.
Passo la maggior parte del mio tempo libero a tenere in allenamento il cervello possibile che certi maschilisti misogini debbano fermarsi all’aspetto fisico?!?!?
Con la scusa della sete mi allontanai per prendere un bicchiere di vino, augurandomi che lo stesso potesse aiutarmi a far passare più velocemente il tempo.
Con il flute in mano e sentendo la voce di mio marito parlare al microfono mi allontanai in cerca di un posto tranquillo.
Aprii la porta di una delle stanze di quella meravigliosa villa antica e mi appoggiai al muro, sbuffando.

‘Noto, Sig.ra, che neppure lei si sta divertendo.’

Spaventata per essere stata scoperta e incazzata per non essere sola, diressi lo sguardo verso quella voce e rimasi incantata.
Uno sconosciuto altissimo, con un viso da fare mancare quasi l’aria per la bellezza mi stava penetrando con i suoi profondi occhi verdi, ai quali non riuscivo a sottrarmi.
Respirai a fondo, come mi aveva insegnato la maestra di yoga, e con la voce più decisa possibile affermai:

‘Mi chiamo Luna e sono qui con mio marito.’

Sorridendo sornione mi disse:

‘E’ un piacere Luna fare la tua conoscenza. E’ un po’ meno piacevole sapere che sei sposata e che usi quest’arma per tenermi alla larga, pur non sapendo se mi piaci o meno’

Mi sentii quasi offesa.
Mai nessuno mi aveva detto una cosa del genere.
Sono abituata ad avere gli uomini ai miei piedi senza fare alcuna fatica.
Messo da parte l’orgoglio ferito cominciai a chiacchierare con lo sconosciuto del più e del meno e scoprii che avevamo molte cose in comune.
Parlammo e ridemmo’..forse complice il vino che entrambi stavamo bevendo.
Ad un certo punto, mi tornarono alla mente le sue parole:

‘E’ un piacere Luna fare la tua conoscenza. E’ un po’ meno piacevole sapere che sei sposata e che usi quest’arma per tenermi alla larga, pur non sapendo se mi piaci o meno’

Di punto in bianco gli chiesi se veramente non gli piacevo.

Lui sorrise e mi rispose:

‘Ammetto che mi hai colpito ma sei sposata. Non mi piace entrare nella vita altrui.’

Appoggiati vicini ad un imponente tavolo di ciliegio, decisi che dovevo sedurlo.
Non poteva esistere uomo che mi resistesse.
Lo guardai dritto negli occhi, ripetendo mentalmente un mio personale BIGIA MANTRA:

‘io ti piaccio. Baciami. Io ti piaccio. Baciami. Io ti piaccio. Baciami. Io ti piaccio. Baciami. Io ti piaccio. Baciami.’

Mi avvicinai, lui in un primo momento cercò di resistermi ma quando appoggiai le labbra alle sue”
Le nostre lingue si intrecciarono in una sinuosa danza.
Sentivo il clitoride gonfio e gli umori, che scendevano copiosi dalla mia fica, bagnarmi il perizoma.
Le sue mani si muovevano furtive su tutto il mio corpo, con le labbra mi tempestò di baci il viso e il collo. A breve raggiunse il petto. Sbottonò il vestitino e solo con l’ausilio della bocca e delle labbra fece uscire i seni. Iniziò a baciarli prima dolcemente poi sempre più voracemente. Sentivo i denti mordere i capezzoli e la fica pulsarmi. Senza che io potessi reagire oltrepassò la barriera del perizoma e la sfiorò. Non avevo mai desiderato così tanto essere penetrata. Iniziò a farmi un lento ditalino, che ad ogni mio sospiro stoppava per poi iniziare nuovamente.
Non voleva portarmi subito all’orgasmo.
Per non rischiare che l’attesa mi esasperasse, mi scostai e infilai le mani dentro la sua camicia raggiungendo i pettorali, che erano grossi e sodi al punto giusto.
Lentamente la mia mano scese sempre più giù fino a trovare la patta dei pantaloni. Aprii la cerniera e iniziai a massaggiarlo da sopra le mutande.
Volevo portarlo a chiedermi di farlo venire.
Appena sentii i suoi primi gemiti, scavalcai i boxer e lo feci uscire dalla patta.
Era bellissimo!
Ho sempre avuto una venerazione per i cazzi lunghi e grossi ma questo era sicuramente il più bello che avessi visto.
Lo guardai negli occhi e ammiccando lo masturbai. Più il suo respiro diventava corto più la mia mano rallentava e il mio sguardo lo provocava.
Conscio che l’avrei fatto venire subito mi tolse la mano e alzò il vestito.
S’inginocchiò e infilo la faccia sul perizoma e con un dito lo scostò. Prima la baciò dolcemente e poi ci infilò la lingua.
Mmmmmm come sapeva rotearla bene!
Divaricai leggermente le gambe e lui intuì subito che volevo essere penetrata. Entrò prima con un dito e poi con due. Lappava la mia fica, penetrandomi con le dita’.
Non ci volle molto’
Sentii l’orgasmo partirmi violento dalle tempie e infuocarmi il basso ventre.
Rimasi per qualche secondo quasi attonita’ lui mi sorrideva.
Si alzò e mi baciò dolcemente. La sua erezione era ancora notevole.
Mi inginocchiai a mio volta, glielo presi in mano e iniziai a masturbarlo, leccandogli il glande. Passai poi alle palle’ sentivo il suo odore invadermi la narici e il desiderio di prenderglielo in bocca era talmente forte, che non resistetti.
Appoggiai lingua, bocca e mani e iniziai un su e giù prima lento e poi sempre più forte’.
ero affamata di quel grosso cazzo.
Il solo sentire i suoi gemiti mi faceva uscire di senno.
Mi prese la testa fra le mani e cercò di scostarmi, dicendomi che stava per venire.
Non sapeva probabilmente se io volessi o meno accettare il suo seme in bocca’.
Ah come mi conosceva poco!!!!
Lo guardai negli occhi e lo finii.
Lo sentii urlare di piacere. Il suo seme riempiva la mia bocca per poi scendere giù fino allo stomaco.
Era ambrosia per le mie papille gustative.
Mi alzai e ci baciammo.
Una volta ricomposti, con ancora il gusto del suo seme in bocca e leggermente elettrizzata per il recente orgasmo, gli dissi:

‘Grazie. E’ stato meraviglioso. Io mi chiamo Luna. Dimmi almeno qual &egrave il tuo nome.’

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