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Racconti Erotici

Miraggi d’un innocente

By 9 Gennaio 2020Giugno 17th, 2020No Comments

Gli abbagli, il restare stordito, gli incanti, e ancor di più i sogni, erano sovente stati una rinfrancante e rincuorante valvola di sicurezza, come un sollievo, un’autentica indiscussa panacea, un puro e incontrastato benessere, un inoppugnabile toccasana da spartire nella migliore maniera, un ristoro al quale aggrapparsi, una mirabile distensione, un esemplare conciliazione da distribuire in quelle innumerevoli notti da adolescenti, in cui sovente piangeva tormentandosi, sognando e in definitiva arrovellandosi e vagheggiando per l’amore. Essendo giovanile e sbarazzina lei otteneva qualsiasi buona azione e ogni bene, malgrado ciò percepiva dentro se stessa in maniera limpida e risoluta uno sconfinato e deserto limite interiore, giacché in svariate e interminabili nottate trascorse peraltro deste, arzigogolava diffusamente congetturando sui taluni maschi che l’amassero, che l’afferrassero per mano insegnandole in ultimo effettivamente a vivere. Svariate volte piangeva singhiozzando disperatamente, inconsolabilmente demoralizzata e lontana da tutti e abbandonata al mondo, senza nessuno che l’avrebbe capita né qualcuno con cui fare affidamento per confidarsi e per sfogarsi.

Il mondo corre ahimè troppo velocemente, galoppa e fluisce celermente, pensava rimuginando dentro sé stessa, perché non aspetta me né le lamentele né le proteste che vorrei esprimere, per il fatto che le mie amiche sono tutte molto graziose e leggiadre per brandire, per comprendere e per afferrare in definitiva il mio intrinseco, infossato e inguaribile spasimo. In quella congiuntura, lei infatti, poco più che fanciulla inesperta, captava già quel connaturato, peculiare e stretto desiderio, che qualcuno l’amasse sentitamente per quella che realmente era. Le feste di Natale, in verità erano vicine, dal momento che come tutti gli anni sarebbe andata in montagna con la sua famiglia, per il semplice fatto che i genitori possedevano un’ampia e graziosa villetta con le pareti di legno disposte su due piani. Si trattava in realtà d’un rustico di rilievo che la madre aveva arredato con molta accuratezza e grazia, al piano di sotto si trovava infatti la cucina e la sala da pranzo che s’affacciavano graziosamente su d’un piccolo giardino ricoperto di neve. Il fuoco sempre acceso nel camino scaldava l’ambiente rendendolo accogliente e piacevole, intanto che il suo crepitio creava un’atmosfera d’ospitale pace e d’accogliente gradevole tranquillità. Salendo su per le scale s’intravedevano le due stanze da letto e il bagno e in ogni camera, poiché c’erano grandi finestre dalle quali si dominava la valle e si potevano ammirare le cime innevate.

Laura adorava quella casa, quei bellissimi paesaggi, lontano dalla frenesia opprimente del centro e dal frastuono ubriacante della città, poiché li trovava così incredibilmente romantici. Lei percepiva il cuore in gola quando da sola nella notte sognava di favolose notti d’amore, perché progressivamente quelle storie penetravano nella sua mente insidiandosi dentro di lei, peraltro attualmente incapace e impotente Laura si lasciava andare abbandonando così la realtà per rifugiarsi cercando conforto in un mondo tutto suo dentro le pareti di quella confortevole stanza. Quei penetranti pensieri non l’abbandonavano un attimo, perché lei cenava di fretta e scappava in camera per godersi nell’intimità della sua stanza le sue fantasie assieme alle sue deliziose immaginazioni quanto viziose e licenziose inventive. Lo sbarbatello dei suoi vagheggi non era tanto seducente, a ogni buon conto era gagliardo ed energico, con i pantaloni e con una maglia leggera, che lasciava intravedere un corpo atletico e ben sagomato. I suoi carezzevoli e a tratti lascivi pensieri, avevano avuto così inizio:

Eravamo nella camera silenziosa e rischiarata dalla luna, fuori tutto sembrava immobile, ci baciavamo appassionatamente abbracciandoci, in quanto le mie braccia l’avvolgevano completamente facendola sentire protetta. Senza fretta io le sbottonavo la camicetta partendo dall’alto, lentamente, soltanto i primi due bottoni lasciando dove s’intravedevano i seni. Il pensiero che qualcuno la vedesse senza vestiti le faceva battere forte il cuore, le sue mani mi sfilavano lentamente la maglietta scoprendo il mio torace, poi le mani iniziavano ad accarezzare la mia schiena con desiderio toccando ogni centimetro della mia pelle. Poi lei si discostava per un attimo e m’accarezzava il petto, mentre si sentiva invadere dal fuoco della passione, successivamente avvicinava la bocca e lentamente con dolcezza mi baciava sul collo, poi scendeva sfiorando la pelle con la lingua fino ad arrivare ai pantaloni. Io l’abbracciavo premendola contro il suo petto, le sbottonavo gli altri bottoni della camicetta e la stringevo, poiché sentivo i suoi seni premuti contro il mio corpo”.

Laura era da sola nella stanza, sotto le coperte si sfilava il pigiama, s’accarezzava i seni indugiando sui capezzoli mentre l’altra con l’altra mano si sfilava le mutandine. Iniziava sempre accarezzandosi il clitoride delicatamente, allargava le gambe per trovare una posizione più comoda, poi accarezzava la sua deliziosa e pelosissima odorosa bionda fica con il dito indice, seguendone prudentemente il delizioso contorno, essendo abbondantemente già eccitata e pregustandosi il piacere. Adempiva e compiva quell’azione assai pacatamente, come se fosse una cerimonia da magnificare al meglio. Si stava infradiciando, considerato che era costantemente più accalorata, quantunque proseguisse nello sfiorarsi, seguitava frattanto a bighellonare con l’intelletto:

Lentamente con dolcezza io le sbottonavo i pantaloni, la mano veloce andava ad accarezzare con forza il sedere, sentivo l’eccitazione crescere in me, il respiro affannoso per tutto il tempo che la lisciavo. Il gioco continuava, io le sfilavo i pantaloni, il reggiseno e le mutandine, ormai era nuda, senza difese, eccitata, dato che si lasciava trasportare, in seguito la conducevo sul letto dove lei si distendeva in attesa. Io iniziavo a baciarle il collo, poi senza fermarmi cominciavo a leccarle i capezzoli, intanto la mia mano s’infilava tra le sue gambe Le mie dita penetravano facilmente, lei apriva le gambe sospirando per il piacere, io le facevo scorrere su e giù tenendo il pollice in modo da stimolare adeguatamente pure il clitoride. In quel delizioso istante la guardai negli occhi, ero assai altezzosa del piacere che le stavo procurando, così mi tuffai tra le sue gambe cominciando a leccarla tenendo la lingua appuntita, poiché la solleticavo facendola impazzire di piacere, mentre con le dita continuavo in maniera instancabile la mia opera. Successivamente spuntò lui di fronte a noi, mentre aveva confortevolmente apprezzato la scena, rimanendo in disparte in silenzio, nel tempo in cui si masturbava esaminandoci tangibilmente infervorato ed entusiasta.

Lui si sfilò i pantaloni mostrandoci tutta la sua virilità, il suo cazzo non era enorme, però ben fatto, adeguatamente proporzionato. Io m’avvicinai mentre lei lo afferrava vogliosa, era inverosimile tenerlo tra le mani, giacché lo sentiva pulsare, così iniziò a masturbarlo guardandolo piena di desiderio. La sua pelle era tutta tirata e la punta gonfia pronta per farla impazzire, faceva tra l’altro attenzione per non fare troppo rumore, per paura che i suoi genitori entrassero in camera. La mano correva veloce e le dita instancabili solleticavano, accarezzavano, penetravano dandole mille scariche di piacere, dal momento che era vicina all’orgasmo.

Io mi sdraiai su di lei, appoggiai il cazzo del maschio alla sua fica, lei allargò di più le gambe e si lasciò penetrare. Lui entrò riempiendola completamente, in quanto non avevo mai visto una scena del genere. Lui si muoveva veloce su di lei togliendole il fiato, penetrandola e ritirandosi senza fermarmi. Lei si sentiva completa, felice e piena, il suo corpo s’irrigidiva formando un arco, dal momento che tutti i muscoli intorno erano tesi, poi d’improvviso l’orgasmo arrivò riempiendole la testa di sensazioni magiche e altissime e di meraviglie inenarrabili e sublimi. Brusco e inaspettato sopraggiunse anche il mio orgasmo che pervenne assieme a quello del maschio, giacché lui sborrò tutta la sua densa linfa vitale sulle tette e sopra quell’irsutissima bionda fica, liberando e spargendo sopra di lei l’ambizioso, famelico e smanioso piacere”.

Laura visibilmente indebolita e stremata, s’addormentava in conclusione sfibrata ma tonificata e ritemprata, pienamente contenta e radicalmente soddisfatta del suo delizioso, intimo e lussurioso inatteso tragitto erotico appena vissuto.

{Idraulico anno 1999} 

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