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NATURISMO

By 4 Gennaio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

NATURISMO

Estremo Contatto

Questo &egrave un diario, ogni fatto qui narrato, &egrave la fedele trascrizione ‘romanzata’ di esperienze realmente vissute nei luoghi e nei modi e nelle persone; solo la cronologia temporale non corrisponde; alla mia fantastica Antonella chiedo anticipatamente perdono più per i giudizi iniziali qui riportati nei suoi confronti, poi come tu sai ricreduti, che per le nostre amichevoli esperienze di ‘Esorcizzazione!’ rese di dominio pubblico. Ti mando un bacio. G.

Venerdì, ma non uno dei tanti; oggi dopo due settimane di lavoro sono riuscito finalmente ad isolarmi. Non vi dirò dove mi sia diretto, vi basti sapere che forse &egrave l’ultimo avamposto di natura e libertà delle mie parti, e che proprio per questo, di questi giorni, vi racconterò una buona parte della sostanza, il profumo, le visioni.. ma nulla che possa farvi rintracciare quel meraviglioso angolo che ormai sempre più considero mio e quindi poco si adatta alla condivisione incondizionata.
Per arrivarvi bisogna per così dire scarpinare dalla stazione fin su il paese lungo centinai di gradini, fermarsi obbligatoriamente da il Pirun, deliziarsi del suo vino e del suo cinico sentenziare sulla stupidità dell’ umana patria, comprare frutta e vino, e ripartire di ‘buona lena’ per un’altra mezzora di marcia in mezzo alla macchia mediterranea.
Il sentiero anche se fantastico per il moltiplicarsi di specie floreali diversissime tra loro e per l’orizzonte e per gli scorci di azzurro mare che appare tra il verde del crinale, non &egrave dei più felici, nel senso che se sbagli appoggio letteralmente sparisci e chi sa dove si finisce, ma almeno si sa che arrivati, si &egrave accolti dalla caletta migliore che un naturista può sognare: vigneti, ulivi, nespoli, fichi selvatici, legna secca e facile, polpi, ricci, rossi ‘sgabei’ di mare; ovviamente terra di libertà quindi anche enclave di pochi guardoni vuaior; ma infondo discreti e commoventi, nella loro incapacità di godersi la completezza di questo ritorno all’Eden; comunque, la vera peculiarità, &egrave che data la difficoltosa logistica, tutti, a una certa ora, se ne vanno spaventati dall’isolamento giurassico della notte, e chi rimane invece si riconosce e si rispetta come i membri di una tribù un poco, per così dire, scelta.
Vi confido che scoprii questo posto anni fa con la mia ragazza, fu con lei che vissi per la prima volta l’esperienza di stare per quasi una settimana completamente spoglio di un qualsiasi residuo di ‘modernità’; la cosa piacevolmente strana &egrave che a distanza di tempo questo fatto non mi fa legare pesantemente tutto ciò al suo ricordo.. di quel periodo ora mi rimane solo l’immagine grata di ciò che si &egrave scoperto assieme.
Comunque destino ha voluto che questa volta non mi ritrovassi propriamente solo con il mio me stesso da riequilibrare..

Appena uscito da lavoro venerdì pomeriggio mi scontrai, mentre già stavo correndo a casa con in testa solo la tenda, lo zaino, l’accetta ‘inlegale’… Antonella in lacrime per strada.
A dir la verità non stava ancora piangendo ma bastò un mio -Ciao Nella!-.. che immediatamente arrivarono le lacrime.
-Certo che.. Veramente..Sempre più minimale!’ nel tuo rimanere uguale! A questo giro quasi non servono fazzoletti..- le dissi
-E’ da un po’ che non si beve una Lacrima di Moro!-
-Cosa saranno?’ tre mesi?!..-
-Questa volta però paghi tu-

…perso il primo treno per il mare me la ritrovo sul secondo addormentata, ubriaca, sulle mie gambe.
Antonella, ‘Nella’, &egrave una vecchia amica con una incapacità cronica di trovare un compagno normale e la costanza e la coerenza di ripresentarsi al mio cospetto ogni volta che puntualmente, si rende conto di quanto quell’uomo vale. Tra noi non vi &egrave mai stato nulla poiché in un qualche modo penso che io per lei sia rimasto l’ex fidanzato di sua sorella e lei per me la sorella della mia ex compagna o forse semplicemente perché sia io che lei siamo sempre stati bene o male fidanzati’ strane fissazioni per due che se ne sono sempre sbattuti delle regole dei giochi di ruolo. Comunque eccoci qua su questo vagone, a giocare a lei che fugge ed io che ricerco e con l’unica regola stabilita di non pronunciare una sola parola riguardo ciò che lasciamo e per quanto possibile neppure pensare un solo concetto ci possa riportare a quel mondo così bisognosamente accantonato.

Non posso decisamente dire sia il mio tipo, non ho trovato mai nulla di più che un’affettuosa amicizia in tipi come Antonella: ragazze insicure prive di vera esoterica femminilità con un’ interiorità quando va bene solamente buona e spontanea e un’esteriorità schiacciata sulle mode di massa almeno quanto il cinema, le letture, la musica subita come una lavanda gastrica.
Eppure? Eppure penso ‘non posso che volerle un sincero bene’ e mentre dentro di me penso questo, la sua testa si sposta allungandosi bene sulle sue braccia ora portatesi esattamente sopra il mio sesso; provo un leggero fastidio causato dal mio grosso glande costretto tra la mia coscia ed il suo braccio in continua ricerca di un qualcosa a metà strada tra comodità e complicità. Il suo bacino ruota quasi incurvandosi, portando in tensione i jeans che anche sotto l’azione delle gambe piegatesi in posizione fetale, fanno bella mostra di parte dei glutei, abbronzati e sodi, attraversati dal tanga viola che li divide sparendo poi giù verso dio solo sa come e dove. Incomincio ad agitarmi. Per la prima volta realizzo che da li a ormai poco meno di due ore mi ritroverò per ben tre giorni immerso nella natura più incontaminata e selvaggia con Antonella’ ‘un’amica con un corpo atletico in crisi empatica’.
Improvvisamente ho la chiara certezza che non vi saranno sfumature, saranno giorni fantastici o giorni terribili.

Sento il pene farsi largo sotto il braccio di Antonella che fortunatamente sembra dormire; possibile stia dormendo?
Ho sempre trovato stimolante la Malizia strisciante di certe situazioni, fin dai tempi in cui, bambino, scoprii il magico significato di questa parola giocando con mia cugina Valentina a ‘nascondi e trova’; ore e ore a cercare, toccare, conoscere.. ridere.

Un piccolo ansimo; Antonella sta di nuovo cambiando posizione; sembra sospendersi un attimo come indecisa o non consapevole su cosa fare o meglio ‘dove andare’. Penso ‘ecco mi ha beccato’ ‘lei scappa dal ragazzo bastardo e finisce sull’amico bastardo’ rimango fermo, come mortificato. Improvvisamente allarga il braccio e fa cadere il capo.
Mi impongo di rilassarmi pensando che ‘in fondo sta facendo tutto lei’ mi sciolgo o, come direbbe Max, mi ‘fluidifico’ come se mi ritrovassi seduto dentro una vasca termale: Saturnia mon amour.
‘Antonella’ penso ‘ &egrave una di quelle amiche con cui non si smetterà mai di giocare al medico e alla paziente’.
Mi soffermo con lo sguardo sui leggerissimi pantaloni di lino. Non riesco a non pensare come stranamente siano il materiale ideale per sottolineare al massimo le naturali qualità del mio organo in tensione tra la mia coscia ed il suo capo.
La mia erezione raggiunge il piacere del gioco ben accettato e mentre Antonella fa finta di dormire io comprimo la prostata in modo che il corpo del pene spinga direttamente sull’orecchio appoggiato mentre, sull’onda celebrale delle parole di Charles attraverso il suo detective Belane spontaneamente penso:
‘se vuoi giocare, ragazza.. hai trovato il compagno ideale’
‘ a che punto vogliamo arrivare?!’
‘a te la scelta della stazione e del treno sul quale viaggiare!’

Antonella intanto si gira facendo scorrere incredibilmente premeditatamente tutto il volto, da orecchio a orecchio, contro il corpo del mio ormai incontrollabile attributo; per pochi secondi si ferma così, immobile, dopo un brevissimo dolce pornografico ansimo.
Improvvisamente poi si rigira, questa volta sollevandosi appena, fino a portare il naso a sprofondare nel caldo tepore del mio pacco, incominciando a strofinarsi da prima quasi esitando poi via via sempre senza più risparmio.
Con la mano sinistra si fa largo sotto l’elastico, affondando con pazienza direttamente sulla base del mio cazzo, mentre con l’altra mano indugia un istante dopo aver afferrato pantaloni e boxer come in masochistica attesa di uno scatto deciso verso il basso. Mi sollevo leggermente, come per aiutarla; immediatamente arrivano gli strattoni che aprono alla mia nudità facendo scorrere come un sipario il lino bianco, mettendo in mostra da prima il pelo poi l’attacco del mio enorme pene eccitato ancora imbrigliato.
Antonella, alla vista della base del mio cazzo così piegato, si ferma, allontanandosi estasiata con lo sguardo; -E’ enorme!- -Guarda che Vena-
Io non riesco a focalizzare esattamente più niente: sento il cuore pompare l’eccitazione attraverso la vena che ora &egrave più grande di quella del braccio bloccato da un laccio emostatico. Velocemente, Antonella, quasi ormai non potesse più avere nessun tipo di controllo sull’inevitabile, mi abbassa il pantalone facendo schizzare come una mazza in tensione i miei 26 centimetri di passione; ora se lo ritrova esattamente di fronte, ben piantato nella stretta della sua mano sinistra; Antonella lo osserva strabiliata, con occhi e bocca che tradiscono un sincero stato di stupore; -Mia sorella mi diceva che &egrave grosso, ma mai avrei pensato.. mio Dio!.. &egrave! &egrave! enorme!-

Ho sempre saputo di aver un bel sesso: lungo quel tanto in più da stuzzicare, largo il giusto da non spaventare, solcato da belle vene che nell’eccitazione sembrano quasi pulsare, con la cappella leggermente ma visivamente sproporzionata rispetto qualcosa di normalmente già più grande.

Gli occhi di Antonella sembrano quelle di una bambina di fronte ai regali sotto l’albero di natale; mi afferra decisa con entrambe le mani incominciando a massaggiarmi, cadenzando con rispetto, facendo in modo che il glande mi si copra per poi scappellarsi di nuovo ad ogni lenta calata. La fessura della cappella la punta come se volesse comunicarle un totale abbandono nei suoi confronti, tanto che proprio lì Antonella porta la sua lingua, facendola scorrere nel lato inferiore, fin esattamente sulla punta del glande dove dopo una elegantissima rotazione, sprofonda imboccandosi completamente fino alla gola, quasi avesse voluto farmi sentire l’estremo contatto.

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