Mi chiamo Caterina e da studentessa, durante l’estate facevo l’educatrice nei campi estivi montani.
Spesso veniva ad aiutarci Otello, uno studente universitario che villeggiava in valle e che studiava fisica.
Il mio sogno era sempre stato buttarlo nella fontana davanti il nostro soggiorno. E quell’anno ero decisa a realizzarlo.
Non era facile, io ero discretamente magra, e non avevo la forza sufficiente, a meno che non lo prendessi di sorpresa.
Un pomeriggio assolato aspettai che si accostasse al tubo dell’acqua corrente per bere, e da dietro lo spinsi con forza.
Lo feci sbilanciare, e lo feci rovinare nella vasca per lavare i panni, ma lui mi afferrò per un braccio e mi trascinò dentro. Risultato, entrambi zuppi da capo a piedi. Però ci ero riuscita e mi sentivo realizzata.
Mi sentivo anche un po’ in colpa e dato che mi dovevo togliere quei vestiti fradici per cambiarmi, gli offrii ospitalità nella stanza che dividevo con le altre educatrici in modo da strizzare almeno i vestiti.
Bello vederlo a torso nudo davanti a me, e senza pensarci molto su rimasi in mutande e canottiera, che essendo bagnata mi si era appiccicata addosso mostrando il mio seno minuscolo.
Otello non faceva altro che guardarlo e la cosa mi imbarazzava, così mi girai in modo che vedesse la schiena. Così facendo avrei anche potuto cambiarmi la canottiera.
Mi si avvicinò da dietro e baciandomi il collo, mi mise le mani sul seno, accarezzandolo attraverso la canottiera, e stringendomi a lui.
Era molto eccitato, il suo arnese si sera gonfiato e premeva sul mio sedere.
Allungai le mani dietro per tastargli il pacco e … sorpresa, le mutande non c’erano più, e quello che prima premeva sulle mie chiappe ora me lo ritrovavo in mano.
Intanto le sue mani erano andate sotto la canottiera e avevano trovato il contatto diretto con i capezzoli che parvero elettrizzarsi.
Mi girai verso di lui e decisi di togliere la canottiera per mostrargli le tette, e mentre la sfilavo sentii le sue mani afferrare gli slip e tirarli verso il basso.
Eravamo nudi uno di fronte all’altra, mi spinse sul letto dove mi sedetti e lo attesi a gambe completamente divaricate.
Si adagiò su di me facendomi stendere supina, lo guidò all’imboccatura della passera e cominciò a spingerlo dentro.
Gli ci vollero un po’ di spinte peer vincere la resistenza della mia verginità, ma alla fine fu dentro.
Continuando ad accarezzarmi il seno prese a fare avanti e indietro nella passera procurandomi una grande piacere e una serie di sensazioni che scossero profondamente il mio corpo.
Quando smise avevo il suo sperma mescolato al mio sangue che colava fuori in un filamento rosa.
Ci baciammo e ci riposammo qualche minuto poi ci rivestimmo e lui si rimise i vestiti strizzati per ritornare a casa. L’ultima cosa che volevo e che entrasse una delle mie compagne di stanza e che mi beccasse a farmi sbattere.
L’avevo messo dentro la fontana, e lui lo l’aveva messo dentro di me.
Brava! Sono curioso di sapere cosa pensi davvero dell'impatto delle AI sulla fotografia professionale!
Brava, ben scritto, molto realistico ed eccitante! Non so quanto sia effettivamente possibile, per una terapeuta, trascendere così nelle relazioni…
Grazie. Si, arriveranno.
Simpaticissimo, questo racconto. È allo stesso tempo molto eccitante. Complimenti.
Ciao, Complimenti, bellissimo racconto!!! Spero che pubblicherai ancora altri capitolo, mi intriga molto! Se volessi anche fare due chiacchiere o…