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NESSUNO LO DEVE SAPERE

By 2 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Angela si appartò con al madre, lasciò tutti gli invitati al pranzo, ai balli, al divertimento. Era preoccupata, aveva fatto tutti i calcoli per bene, come sempre in queste occasioni, ma l’ansia non l’aveva ancora abbandonata. La certezza l’avrebbe avuta solo tra poco.
Non ricordava ormai più da quanto tempo stava organizzando il suo matrimonio, assieme alla madre che sopperiva la mancanza del marito che da sempre non era contento di tutto quello sfarzo e di quello che considerava nella realtà uno spreco di soldi. In realtà proprio questo era stato il motivo di recenti liti e discussioni, ma tutto era stato superato con il comune accordo che dell’organizzazione della festa se ne sarebbe occupata esclusivamente lei. Rocco, il marito, era troppo occupato a lavorare, a fare gli straordinari per poter mettere qualcosa da parte. Lui l’amava, e molto, lavorava come un pazzo nel centro assistenza caldaie, anzi, il suo datore di lavoro un pò ne approfittava, ma andava bene così. L’accordo tacito era che lui lavorava e lei organizzava. Si, perché lei, laureata da poco i biologia, non aveva mai trovato un’occupazione, solo lavoretti che nulla avevano a che fare con la sua laurea.
Adesso Angela era seduta in una stanza tranquilla, adiacente alla grossa sala dove la festa continuava, sua madre versò su un tavolo la cesta contenente le “buste”. Si le buste che aveva ricevuto come dono di nozze dagli invitati, quelle buste su cui faceva assolutamente affidamento per poter saldare il conto del banchetto.
Angela aveva organizzato tutto secondo la tradizione del sud, anzi del sud della puglia. Nell’assolato Salento era cresciuta in un paesino tra gli scogli e il mare. Gli era stato inculcata l’idea che ogni azione, ogni decisione, dovesse essere fatta in considerazione di ciò che avesse pensato al comunità. “Se no la gente cosa deve pensare”, era la frase che aveva sentito ripetere migliaia e migliaia di volte, fin da quando avesse memoria.
Quando era ragazzina, a scuola indossava il grembiule se tutte le altre compagne lo indossavano. Da ragazzina non lo indossava perché così dava l’impressione di ribelle, proprio come le altre compagne. Già all’inizio del liceo doveva avere il ragazzo, non avrebbe potuto fare la figura della sfigata di fronte a tutta la classe. All’università si trovò un appartamento a Roma per dare l’impressione di ragazza emancipata, in cuor suo le sarebbe andato benissimo fare la pendolare da Lecce, ma non poteva fare la figura della “morta di fame”.
Poi aveva incontrato Rocco, amore sincero e accordo quasi su tutto, in realtà erano due anime complementari, in più due persone che potremmo definire ragionevoli, un accordo si trovava sempre, su qualsiasi questione.
Così come l’organizzazione del matrimonio, che era ben al di spora delle loro possibilità, come del resto quasi tutti i matrimoni del sud. Così come tutte le altre coppie, avevano chiesto esplicitamente aiuto economico invece del classico regalo di nozze, quella che tutti conosciamo come “la busta”.
Adesso erano li davanti, brutte nell’aspetto ricordavano nella forma la “bustarella”, la tangente. Con un pò di ansia, penna e foglietto di carta cominciò ad aprire e fare i conti, la madre apriva, contava e lei scriveva e sommava. Cominciarono da subito i commenti di Assunta, la madre di Angela, ad ogni conteggio si sprecavano riferimenti a quanto fosse morto di fame quel tale zio, quanto fosse pidocchioso quel cucino, che immancabilmente sarebbe stato meglio non invitare. Andarono avanti parecchio, alla festa erano invitate 280 persone tra parenti ed amici, una buona pare di questi aveva recepito l’invito a donare soldi. Andò avanti fino alla fine il susseguirsi di rimproveri, commenti duri, imprecazioni contro gli invitati, addolcite quando si trattava di invitati della moglie, estremamente duri invece contro quelli del marito. Angela aveva smesso da subito di parlare, stava in silenzio mentre scriveva e faceva le somma con la calcolatrice del cellulare.
Si perché da subito le sue ansie si erano trasformate in certezze, il totale non era quanto sperato, anzi quanto necessario. Già proprio necessario. Proprio come la consuetudine meridionale, il banchetto era costato oltre 140 euro a persona, nella sala bellissima, con vetrata ed affaccio sull’adriatico, giardino enorme, banchetto all’interno e buffet di dolci all’esterno, poi la torta, l’aprifesta, insomma gran lusso. Tutto questo perchè gli piacesse tanto? perchè fosse davvero convinta dell’utilità?. No in realtà sapeva benissimo che al nonno novantenne gli scampi facevano schifo e sicuramente si sentiva digiuno, non capiva come mai ad un banchetto nunziale non ci fosse la vagonata di orecchiette ed involtini di carne di cavallo. In realtà Angela si rendeva conto di essersi esposta solo per poter essere paragonata ad altre ragazze, spose, amiche, amiche delle amiche, lontane parenti che avevano fatto sfoggio di banchetti e “location” da fare invidia a tutti.
Però adesso tutto questo era svanito. Di fronte a lei cerano ventimila euro, al proprietario del locale servivano invece trentottomila euro. Ovvio che diciottomila euro mancanti non li avrebbe trovati da li ad un paio d’ore.
Avevano dato fondo a tutto quello che avevano, poco tutto sommato, ma i tempi non erano felici per nessuno. Probabilmente avevano fatto i conti senza l’oste, senza la crisi sarebbe meglio dire. Lo straordinario e le chiamate notturne del marito diminuivano sempre più. Anche i grossi enti che gli assicuravano chiamate durante la domenica o di notte erano stati vittime dei tagli. Lei aveva lavorato saltuariamente come bracciante nelle campagne, abitudine che avevo preso quando era studentessa, per procurarsi qualche aiuto durante la permanenza a Roma. Ma adesso anche il lavoro da bracciante era poco, o meglio, bisognava adattarsi alle tariffe imposte dai “caporali”, vista la concorrenza della manodopera africana.
Ecco, ora i conti tornato, questa mancanza di disponibilità economica non era solo la sua, ma riguardava anche tutti gli atri, tutti gli invitati. Anche se la mamma continuava ad imprecare, lei capiva benissimo che molti degli ospiti avevano fatto realmente sacrifici per riempirla quella maledetta busta.
“Basta” disse alla madre, con uno scatto di energia che aveva solo nei momenti di difficoltà. Raccolse tutti i contanti, qualche assegno e raccolse tutto in un’unica busta.
“Vai a portarlo dal proprietario?” chiese la madre.
“Certo, ci vado subito.” ripose Angela. La madre in effetti non sapeva quanto il proprietario avesse ricevuto in acconto, di eventuali altri accordi sul pagamento. “Non serve che vieni anche tu”, si affrettò Angela, “Vai nella sala, ci metto cinque minuti a saldare… arrivo subito”. La sua voce tradiva l’ansia, ma la stanchezza e l’impegno della giornata avevano steso un velo davanti agli occhi della madre, quasi non si accorse Assunta della tensione e stancamente si avvio verso gli invitati dicendo “Vabene, ti chiamo Rocco, lo faccio venire”.
Cuore in gola, subito. Ecco, quella sicuramente sarebbe stata l’occasione in cui Rocco, orgoglioso, avrebbe fatto una scenata, anzi non proprio una scenata, non ne era il tipo. Si sarebbe limitato a guardarla con l’espressione di chi lo aveva già previsto, di quello che ha appena avuto conferma della sua ragione. In effetti aveva ragione, adesso non sapeva come affrontare il proprietario del locale, e, per ora, non voleva che Rocco sapesse nulla. In fin dei conti si trattava ‘giorno più bello’, in qualche modo avrebbe trovato la soluzione. Gridò verso la madre che si incamminava nell’ampio corridoio “No, no lascia stare, ci metto cinque minuti… lascialo divertire… io sto arrivando”. Si assicurò che la madre avesse capito e poi chiese ad uno dei camerieri di avvisare il proprietario lei doveva parlargli.
Dopo essere stata annunciata, lo stesso cameriere la fece accomodare nell’ufficio. Anche l’ufficio era come il resto della struttura, classico, venuto fuori dalle mani di uno studio di architettura, nulla lasciato al caso, dal pavimento, ai decori sul soffitto, all’illuminazione. Si accomodò dietro una scrivania veramente grande, il piano di lavoro era di un marmo chiaro e venato. La sedia era ampia e comoda, ma lei non lo apprezzò. Nella sua mente si susseguivano velocissimamente una serie di idee, di scuse, cercava di stendere una scaletta di cose da dire, da inventare per poter uscire da quella situazione. Quale situazione? Ovvio, lo ‘sputtanamento’, la stessa sera, prima ancora della fine della festa tutti avrebbero saputo del debito contratto. In fondo la questione era solo una: far accettare al proprietario il debito e ottenere la discrezione necessaria, la cosa sarebbe rimasta tra di loro, coinvolgendo al famiglia, il marito, ma nessun’altro.
Mentre era così assorta nei pensieri lui arrivò, il titolare del “Paradiso sul mare”. Antonio salutò subito e bacio la sposa “tutti hanno baciato la sposa, mancavo solo io”, aveva sempre avuto l’abitudine di trattare tutti con fare molto confidenziale, anche i clienti che tutto sommato non conosceva bene, figuriamoci Angela, la conosceva fin da piccola, così come la sua famiglia.
Angela neanche se ne accorse, ripeteva a mente ciò che doveva dire. Insieme al Vito (il proprietario) arrivò anche Francesco, il figlio, con il suo aspetto da ‘fighetto’; in effetti era abbastanza fresco di studi, veniva dall’università di Milano e dagli stage commerciali negli Stati Uniti. Aveva l’aria di quello veramente sicuro perchè si era allontanato dal meridione, aveva studiato, era anche bravo e particolarmente intelligente. Anche Vito aveva l’aria di una persona sicura, lui non aveva studiato granché, solo le scuole dell’obbligo, ma la sua intelligenza e voglia di lavorare gli avevano aperto le porte del successo, ora aveva una posizione di prestigio. La sua era la sicurezza di una persona che si era fatta da sé, tutto quello che aveva l’aveva ottenuto lavorando, e facendo qualche compromesso visto il punto dove era arrivato, ma erano stati compromessi ed ‘amicizie’ del tutto necessari.
Angela porse la busta con i soldi, ed il foglio su cui aveva scritto il totale, poi cominciò la lunga serie di giustificazioni, sembrava una studentessa che ripete a memoria la lezione di fonte al professore. Mammano che la ‘spiegazione’ andava avanti, Vito e Francesco la guardavano con espressioni sempre più buie. Negli ultimi anni, difficoltà dell’incassare i crediti e i classici ‘bidoni’ erano aumentate. Sapevano benissimo che accettare un debito da una giovane coppia di sposi era una roulette russa. Difficilmente oggi sarebbero riusciti a saldate.
“OK, ok…. ho capito” disse Vito, “sentiamo anche tuo marito, vediamo di sistemare la faccenda in qualche modo… vediamo quali garanzie ci sono”.
Angela: “No… preferirei di no… almeno oggi. Anzi, se è possibile preferirei non coinvolgerlo”.
Francesco: “Mah… mi sembra strano. Si tratta di tuo marito… Comunque sentiamo allora tuo padre, tua madre…”
Angela: “Sì, figuriamoci. Lascia perdere mio padre, chissà quanto ha bevuto, non credo che possa affrontare questo discorso, mia madre è una persona anziana… ai suoi tempi certe cose non si facevano… non credo che capirebbe e poi… Senta Sig. Vito, non possiamo trovare una soluzione tra di noi? non sono mica centinaia di migliaia di euro… io sono disoccupata, non avrei problemi a lavorare per lei, tra la sala ricevimenti, le sue proprietà in campagna, insomma in una qualsiasi delle sue attività in non….”
Vito: “Ok, ok… ho capito. Sei disposta a tutto purché la cosa non esca da questa stanza… vero?”. mentre diceva questo gli si disegnava un ghigno sulla faccia. Lo stesso sorrisetto che aveva quando contrattava l’importo della giornata lavorativa per la raccolta delle mandorle, o dei fichi con i braccianti magrebini, tutti senza il permesso di soggiorno, oppure quando contrattava il compenso della serata per il servizio nella sua pizzeria con i ragazzi neodiplomati che non avevano lavoro. Non era una vera e propria contrattazione, ma un’imposizione, con la consapevolezza che la situazione imponeva un semplicissimo ‘prendere o lasciare’.
“Certo, sicuramente possiamo trovare un accordo… se mi conosci lo sai che non perderai un euro”, disse Angela senza aver ancora capito nulla, ancora non intendeva dove Vito volesse andare a parare.
“Vedi Angela” disse Vito “Io so già che comunque non perderò nulla, so che la tua famiglia comunque ti aiuterà… Il problema è che io devo nascondere tutto, non posso chiedere riscontro a nessuno… Ho bisogno di vedere il tuo impegno ei miei confronti. Se tra … diciamo sei mesi… non sei riuscita a saldare il debito, come farò a giustificare il mio credito, a chi vado a chiedere dopo tanto tempo”, intanto mentre parlava le sue espressioni si facevano sempre più dialettali, la voce sempre più ferma e decisa. Francesco intanto, con modi decisamente più urbani, anzi signorili, osservava, pieno di curiosità, ma senza intervenire.
“Angela!” disse Vito passando dietro la poltrona, spostando il velo e posando le mani sulle spalle nude, “Un impegno è un impegno, poi si tratta comunque di migliaia di euro, devo avere un segno.. una prova che farai quello che ti dico io… lo so che una volta uscita da questa porta verrai presa da mille impegni, soprattutto in questo periodo. Ho bisogno di vedere quanto sei disposta a fare per me, ora! Se fai quello che ti dico io ora… rimarrai impegnata con me… e io posso sospendere … ascolta bene: SOSPENDERE il tuo debito… Altrimenti… nulla di personale, gli affari sono affari… e poi di questi tempi hai capito già benissimo il valore dei soldi.”
A questo punto Angela aveva capito tutto benissimo, se non altro perchè le mani sulle spalle erano diventate due, e si avvicinavano sempre più ai suoi seni. Il cuore batteva all’impazzata, e il viso, se possibile, diventò ancora più rosso. In quel momento nella mente passavano mille pensieri, ma due erano quelli che martellavano maggiormente, tanto da fare quasi male alla testa. Il primo è per la vergogna, l’istinto di repulsione verso quell’uomo, anziano per lei, che adesso le stava alle spalle con le mani che scendevano verso i suoi seni, era una sensazione prettamente fisica. Il secondo pensiero era per la consapevolezza di essere vittima di un ricatto. Un ricatto dovuto, forse come quasi tutti i ricatti, alla condizione economica e al suo innaturale desiderio a quella che potremmo definire riservatezza; ma che in fondo riservatezza non era, più che altro educazione, formazione, “la gente non lo deve sapere”.
Intanto rimaneva immobile, pietrificata, e le mani di Vito si insinuavano nel corpetto, lentamente, con lo sguardo fisso alle reazioni di lei. Anche Francesco era immobile, incuriosito, tutto sommato in tutti gli anni in cui era mancato da suo paese non si era mai trovato in una situazione del genere, scopriva anche questo lato del padre. In quel momento apparve il Caposala dietro la tenda, “scusate, per il buffet di dolci e la torta nunz…..” si blocco sul posto, bloccò anche il discorso e restò dubbioso, gli occhi sgranati senza sapere assolutamente cosa fare. In quel momento Angela si ‘risvegliò, scattando in piedi. Intervenne Francesco “Arrivo io, ti do una mano, vediamo a che punto sono”. Il caposala, riprese il suo aspetto estremamente professionale, quasi impassibile e seguì Francesco all’esterno.
Vito si portò di fronte ad Angela, le poso di nuovo la mano sulla spalla e con decisione la fece sedere sulla poltrona. Guardandola negli oggi: “ho bisogno di un tuo gesto di Adesso, fammi vedere se hai davvero capito cosa mi stai chiedendo”. Anche Angela lo guardava negli occhi, lentamente Vito le si era avvicinato, la mano la teneva ferma, seduta sulla poltrona con il viso a pochi centimetri dalla patta dei suoi pantaloni. “Tra un po’ qualcuno comincerà a chiedersi che fine abbia fatto la sposa…”. Era vero, doveva decidere ed in fretta, sarebbe bastato alzarsi di scatto ed andare via, ma in quel momento stava ebbe il sopravvento l’idea che una piccola, ma soprattutto veloce prestazione gli avrebbe concesso il riserbo, nessuno avrebbe saputo nulla. Non aveva moltissimo tempo, distolse lo sguardo da Vito, molto velocemente posò le mani sui suoi pantalone, aprì la cerniera e gli tirò fuori il cazzo semieretto. Ebbe solo un attimo di repulsione, non aveva mai preso in mano il cazzo di un uomo che aveva l’età di suo padre, e poi, anche Vito era presente in sala dalla mattina, il caldo, il lavoro e anche l’abitudine di non lavarsi più di tanto avevano contribuito all’odore di sudore ed urina. Pazienza, vinse la repulsione, l’ingoiò frettolosamente ed inizio un energico pompino. “Cosa sto facendo… il giorno delle mie nozze… non ho mai tradito il mio uomo”, in effetti, pur avendo avuto qualche ragazzo prima di Rocco, non aveva mai pensato al tradimento. Adesso si trovava con il cazzo di un vecchio (sicuramente molto più grande di lei) in bocca, succhiava e leccava con energia e con la mano segava velocemente, dopo pochi istanti era già rimasta senza ombra di rossetto, mentre il cazzo di Vito era pieno di striature rosse.
“Allora non hai capito nulla” disse Vito, con tono energico. “Qui non si tratta di svuotare i coglioni in due minuti, se decidi di farmi un pompino, devi fare davvero un pompino, non credo che questo sia il tuo modo di succhiare i cazzi”, il tono era duro, l’espressione infastidita, lui sapeva benissimo di poter ottenere di più.
Angela capì, che non se la sarebbe cavata così a buon mercato, forse con più impegno Vito ci avrebbe messo di meno a venire. Cercò di fare un pompino come si deve, i fondo doveva fare solo la stessa cosa che faceva al marito, certo, in questa situazione gli veniva abbastanza difficile. Rallentò il ritmo, cominciò ad usare la lingua su tutto il cazzo, percorreva l’asta in tutta la sua lunghezza e succhiava anche le palle, poi lo riprendeva in bocca e leccava, succhiava, insomma Vito cominciava davvero ad apprezzare. Nella mente ti Angela diversi pensieri, certo la mattina non avrebbe mai immaginato di trovarsi alla sera col cazzo del vecchio in bocca, di doversi impegnare in un pompino fatto bene, mentre con gli occhi guardava l’orologio sul muro, e calcolava da quanto tempo mancava dalla sala, intanto Vito aveva abbassato il corpetto dell’abito da sposa, tanto quanto basta per martoriarle il capezzolo.
“Basta così” le disse Vito, la prese da sotto l’ascella a la fece alzare, “stenditi qui” le ordino, spingendola sulla scrivania. Angela, in piedi di fronte al vecchio si bloccò nuovamente, aveva pensato di cavarsela così, era convinta che tra qualche minuto Vito sarebbe venuto, lei sarebbe tornata in sala, il debito accettato e…. tutto risolto.
Evidentemente non era così, adesso si trovava stesa sul freddo piano di marmo della scrivania con un uomo arrapato ed il doppio dei suoi anni che cercava di farsi strada nei vari tessuti del suo abito da sposa, e mentre succedeva tutto questo lei continuava a guardare l’orologio sul muro e a calcolare da quanto tempo fosse lì.
Vito intanto aveva sollevato una serie interminabile di gonne, sottogonne, (ma quanti strati ha sto vestito?). le aveva scoperto le gambe fino al ventre, adesso erano in mostra le gambe e tutta la biancheria bianchissima dell’occasione, Vito era eccitatissimo, la visione era davvero spettacolare. Angela aveva lo stesso fisico delle attrici degli anni sessanta, non era magrissima, ma non aveva un filo di cellulite e le forme davvero giuste. Per la prima volta in vita sua aveva messo le calze e reggicalze, bianchissime, quasi abbaglianti visto il contrasto con la carnagione scura da donna del sud e l’abbronzatura estiva. Lo spettacolo era proprio stupendo, il volto si intravedeva appena visto che aveva il tessuto dell’abito tutto sollevato sul busto, fino alla testa. Per la prima volta nella sua vita aveva indossato quell’intimo, e adesso non era il marito che si beava di quella visione. Quando Vito le sfilò le mutandine di pizzo bianco notò lo strano effetto del segno dell’abbronzatura, la pelle chiara del linguine disegnava il costume de bagno, se non fosse per la peluria nera della sua figa, perfettamente preparata il giorno prima dall’estetista; per ‘il giorno più bello non aveva tralasciato niente’. Per un attimo Vito avrebbe voluto tuffarsi in quella fessura chiusa, aspirarne gli odori e mangiarla. ma l’eccitazione ebbe il sopravvento. La penetro rudemente e velocemente, e altrettanto velocemente iniziò a stantuffare. Ad Angela non fece affatto piacere, non era certo preparata, la situazione non l’eccitava per niente, quell’intrusione brusca, e senza il minimo di eccitazione le provocò solo dolore, che si sommò alla vergogna che provava in quel momento ed al senso di umiliazione. Non era proprio questo che aveva programmato per la giornata, ma l’importante è che nulla trapelasse. Vito era sempre più eccitato, ogni tanto tirava fuori il cazzo da quella figa stretta, e questa si richiudeva completamente, ‘che bello le fighe giovani’, pensò, da quanto tempo non se ne faceva una così, ormai erano anni che si scopava la figa della moglie, tutta spanata, o peggio di quattro troione che lavoravano a giornata nelle sue campagne. Adesso invece sentiva le pareti della vagina che stringevano contro il suo cazzo, e vedeva la figa che ogni volta che lo tirava fuori si richiudeva… il pelo sul monte di venere perfettamente curato, la testa di Angela che spuntava sotto il tessuto dell’abito da sposa… i capelli ordinati e raccolti con una coroncina ed il velo…. era davvero troppo eccitante. Angela avvertiva un senso di nausea, ed anche dolore per i modi bruschi di Vito, intanto continuava a guardare l’orologio con occhi lucidi, ma la soddisfazione di un pianto a dirotto non voleva darla. Si accorse che Vito sbuffava sempre più, e che stava accelerando il ritmo, con le mani tirò giù il velo che le copriva il volto, gridò “non venirmi dentro, sono fertil…”, non fece in tempo a finire la frase. Appena Vito sentì che Angela non prendeva precauzioni, che in quel momento era fertile, qualcosa in lui scattò. L’istinto animale prese il sopravvento, perse ogni controllo, afferrò la donna dai fianchi e scaricò una sborratona in fondo alla figa, una sequenza di schizzi copiosi si andò ad infrangere proprio sulla cervice mentre Angela si agitava e cercava, inutilmente, di spingere indietro il vecchio. Furono attimi di estasi per Vito, si sentiva svuotato non solo nelle palle, ma l’elettricità gli partiva dal cervello, lungo la schiena fino a scaricarsi nel ventre della donna. Per Angela fu un’esperienza nuova, e comunque, in quella situazione fu un’esperienza pessima. Aveva smesso di guardare l’orologio, adesso fissava il volto di Vito, che con gli occhi bassi e pieni di lacrime cercava di riprendere fiato, respirava affannosamente mentre il cazzo, ancora infilato nella vagina, andava perdendo consistenza. Certo lei non poteva assolutamente comprendere perchè quell’uomo gli avesse fatto questo. Inoltre con suo marito, ma anche con i precedenti ragazzi, non era mai arrivata a tal punto, non usava protezioni , tutti quanti le venivano sulla pancia, anzi a lei era sempre piaciuto masturbarli alla fine del rapporto fino a sentire la pioggia di sperma caldo sul suo ventre, su fino ai seni o addirittura il collo… le piaceva anche sentire le pulsazione del cazzo nelle sue mani ed avare quel ‘senso di controllo’ sull’uomo. Ma adesso, a questa esperienza… sotto ricatto… a questa situazione, non avrebbe mai pensato. Vito aveva ripreso fiato, era in estasi per quella scopata, appagante in tutti i sensi, lentamente fece scivolare il cazzo fuori dalla vagina, che immediatamente si richiuse. Restò a guardarla… con le gambe aperte… uno spettacolo… Angela si rialzò sui gomiti, cercò con lo sguardo l’orologio e…. in quel momento vide Francesco sulla porta, davanti alla tenda, che in silenzio li guardava….
…. a breve continua.
…. in quel momento vide Francesco sulla porta, davanti alla tenda, che in silenzio li guardava.
In una frazione di secondo Angela scattò su, richiuse le gambe e si coprì con il lungo abito da sposa. Vito si accorse della presenza del figlio.
“Non ti preoccupare, non solo è mio figlio, ma è anche mio socio” disse con calma, tirandosi dentro il cazzo gocciolante e risistemandosi i pantaloni con fare davvero volgare. “il debito che hai con me ce l’hai anche con mio figlio… vieni Frà, avvicinati… fai in fretta però, sicuramente qualcuno comincia a chiedersi che fine ha fatto la sposa”. Angela guardava terrorizzata prima il padre, poi il figlio… non poteva essere, ma in che situazione si era cacciata. All’agitazione per la sborrata ricevuta in grembo adesso si aggiungeva la consapevolezza che la situazione era decisamente peggiore del previsto… di quanto aveva programmato. Certo il figlio era un bel ragazzo, distinto, con modi gentili, ma in quel momento non contava nulla. Cercò anche di protestare verso il vecchio, ma bastò uno sguardo perchè tutte le parole le morissero in gola. Adesso, se si fosse ribellata, non solo si sarebbe saputo in giro del debito, ma anche del fatto che si fosse ‘fatta fottere’ dal proprietario della sala… non, non doveva succedere. Angela cominciava davvero a stare male, la nausea per la scopata, lo sperma che aveva ricevuto dentro, Francesco che la spingeva nuovamente sulla scrivania, l’umiliazione del momento cominciava a farsi sentire anche fisicamente.
Francesco le aprì le gambe, poi disse al padre “ma l’hai riempita?”.
Vito: “Si… che fai? ti fa schifo tuo padre?”.
Francesco: “E’ che non sono abituato… di solito non faccio certe cose… no, non mi và”
Vito: “Prova la bocca, quando si impegna ti fa morire”. Angela in quel momento si sentiva proprio come un giocattolo nelle mani un bambino viziato, non sapeva cosa dire, era cosciente che adesso era meglio non reagire, tanto ormai si era fatta scopare, forse ingravidare da un vecchio, cosa altro poteva succedere?. Mentre pensava queste cose Francesco la tirò su, con delicatezza, ma con decisione la girò e la spinse nuovamente sulla scrivania, poi alzò l’abito sulla schiena. Angela, piegata a novanta gradi capì subito, ‘ecco cos’altro poteva succedere’ penso. Alla rassegnazione si aggiunse la paura, sì, perchè non aveva mai fatto sesso ‘a posteriori’, come scherzosamente lo definiva il marito. Eppure ci aveva provato un sacco di volte, non era contraria di principio, non la considerava una forma di sottomissione o un rapporto contro natura, semplicemente gli faceva male, sicuramente non riusciva a rilassarsi. Francesco, consapevole che il tempo passava, poggiò semplicemente il cazzo sul piccolo foro e spinse. Il cazzo gli era diventato durissimo solo alla visione di quel culo, incorniciato dal reggicalze, più sotto, sulla coscia la consueta giarrettiera della sposa, e il disegno bianco del costume sopra le cosce abbronzate. Non era possibile rimanere indifferenti. Si accorse subito che la penetrazione era difficoltosa, Angela era asciutta, tesissima ed il buco serratissimo, provò più volte, si bagno un dito e forzò l’apertura. Angela cominciò subito a sentire dolore, appena il dito entrò cominciò a gemere, erano evidenti gemiti di sofferenza. Francesco tolse il dito e riprovò ad affondare il cazzo durissimo, niente da fare, o scivolava o si piegava e gli faceva male. Cominciò a stizzirsi, non aveva molto tempo, ripensò a quello che gli aveva detto il padre e sollevò Angela per poi farla scendere in ginocchio.
Posò la mano sui capelli, ma non aveva intenzione di rovinare l’acconciatura, di togliere il velo. Accarezzò il viso di Angela, portò la mano sotto il mento e delicatamente gli poggiò il cazzo sulle labbra. Lei aprì la bocca, questa volta non provava ribrezzo, non sentiva cattivi odori, certo Francesco non era come il padre e sicuramente era più avvezzo all’uso del sapone. Ora si trattava solo di fare in fretta, si ricordò di ‘metterci impegno’ e iniziò un pompino da manuale. Faceva tutto quello che una donna può fare per fare impazzire un uomo, spostando sistematicamente il velo che tendeva ad andare davanti al viso; Francesco prima apprezzo e poi si rilassò. Dopo pochi minuti per la verità Francesco ed Angela si guardarono negli occhi, lei sempre con il suo cazzo piantato i bocca mentre con la lingua roteava intorno alla cappella.
Francesco: “Non voglio sporcarti l’abito, immagino tuo marito che si accorge delle macchie… continua e prendi tutto in bocca, sto per depositarti una megasborrata”. “Ecco, qualunque uomo, nel momento in cui viene perde tutti i suoi modi civili e diventa nient’altro che un maiale, una bestia”: questo pensò Angela mentre ascoltava quelle parole. Pochi istanti e sentì con la lingua il cazzo irrigidirsi ulteriormente, vibrare e poi cominciare ad eruttare, lei continuò, trattenne tutto nella bocca mentre continuava la serie di schizzi, senti lentamente il cazzo perdere di consistenza e lentamente fuoriuscire. Mentre faceva uscire il cazzo con le labbra serrava e puliva, lo faceva di spontanea volontà, non per procurare piacere a Francesco, ma doveva assolutamente evitare che qualche goccia cadesse sul corpetto dell’abito da sposa. In effetti cazzo ne fuoriuscì, lucido ma pulito, non c’era traccia di sperma. Angela si rialzò, guardando dubbiosa sia Francesco che il padre. Aveva la bocca chiusa e piena di sperma, le guance a palloncino, non impazziva certo per quel sapore che aveva in bocca, ma non era questo il momento di pensarci. padre e figlio guardavano Angela con un sorriso sulle labbra, senza dire niente; allora lei si guardò intorno alla ricerca di un fazzoletto, un tovagliolo, aveva già visto che non c’era bagno in quell’ufficio. Su una mensola in fondo vide una confezione di fazzoletti di carta, si stava avvicinando per prenderne qualcuno e sputare tutto ciò che aveva in bocca. Fu Francesco a fermarla, aveva ripreso i toni gentili, e accarezzandole il viso le disse con tono di voce rassicurante “prima di tornare da tuo marito, devi ingoiare tutto… su manda tutto giù, a me piace così… e poi non è bello vedere una ragazza così bella, in abito da sposa, che sputa”. Angela lo guardò con disprezzo, si adesso stava montando sempre più l’odio, perchè questo era solo la volontà di umiliare una donna, di evidenziare che si trattava di ricatto. Lei aveva fatto un pompino come aveva sempre fatto, una volta che qualcuno le era venuto in bocca lei aveva lasciato fare perchè gli piaceva vedere come l’uomo moriva di piacere, ma poi sputava tutto. Adesso doveva decidere in fretta, anzi non c’era nulla da decidere. Con la morte nel cuore mandò giù, forzando parecchio perchè era denso e viscido, non voleva scendere. Padre e figlio videro le contrazioni dello stomaco di Angela, ebbe un paio di conati di vomito, sembrava che stesse per rigettare proprio lì, gli occhi diventarono, se possibile, ancora più lucidi, ma poi si ricompose.
Con un atto che sembrava di gentilezza Francesco le si inginocchio d’avanti, prese le sue mutande e l’aiuto a rindossarle, tirando su lungo le gambe si accorse che la fica aveva cominciato a bagnarsi, per la posizione in ginocchio un pò dello sperma del padre aveva cominciato lentamente a fuoriuscire. L’uomo le sistemò l’intimo, le tirò e sistemò l’abito da sposa, poi si alzò e mise a posto il velo. Andò a prendere un pò di fazzolettini e delicatamente gli pulì le labbra dalla saliva e dal rossetto, di quel poco che era rimasto.
“E’ quì la sposa? l’aspettano per aprire il buffet di dolci all’esterno…” Con queste parole si annunciò il caposala, entrando vide Francesco che ripuliva Angela, in fondo il gesto poteva essere scambiato per un gesto di cortesia, ma un luccichio comparve negli occhi del caposala, e un ghigno sulle sue labbra, il tutto appena accennato, doveva mantenere l’aspetto professionale e distaccato. Porse la mano alla sposa e con fare estremamente galante e professionale le disse “mi segua prego… la stanno aspettando”.
L’aria fresca della giornata che volgeva al termine l’avvolse, Angela respirò profondamente, si sentiva rinata, si stava allontanando dall’ufficio maledetto, dove, in pochi minuti, era successo quello che per lei era inimmaginabile. Per ora gli importava solo il fatto che fosse finita, aveva dovuto sottostar ad un ricatto, dei peggiori, ma adesso il debito era stato accettato, la notizia non sarebbe trapelata e stava maturando l’illusione che forse sarebbe finito tutto lì. Si sentiva sporca, ma nella testa frullava anche l’idea di ‘aver risolto un problema’, e lo aveva fatto tutto da solo. La sensazione di sporcizia’ non l’abbandonava, ma ad ogni passo si allontanava dal luogo dell’incubo, la vista del marito sorridente che l’attendeva e di tutti gli ospiti per ora scacciava gli altri pensieri e gli liberava la mente.
La musica si fermo un attimo, il caposala annuncio l’arrivo della torta nunziale che fù portata al centro di parecchi tavoli coperti da ogni un’infinità di dolci di ogni tipo. Aspettavano tutti il taglio della torta. Rocco l’abbracciò, la strinse a sè e la bacio tra gli applausi, lei ricambiò il bacio molto velocemente, temeva che il sapore dello sperma appena ingoiato fosse evidente. mano della mano tagliarono più piani della torta nunziale, il caposala passo due calici colmi di champagne, loro incrociarono i loro gomiti, poi Angela bevette tutto, con avidità, molto più di quanto non fosse abituata, era per mandar via il sapore dello sperma.
Lo stesse fece quando il cameriere porto diversi piatti con un assortimento di dolci, mangiò con apparente avidità, ma dopo quello che era successo non aveva più fame. Guardando l’assalto al buffet, la corsa ad accaparrarsi tutto quello che c’era, il portare via nei vassoi di stagnola tutto quello che gli invitati non riuscivano a mandar giù, per un attimo un pensiero gli passò nella mente: ‘valeva poi la pena aver subito tanto, essere così umiliata, per fare scena davanti a un branco di morti di fame?’ ovviamente no, ma le usanze, le consuetudini non vanno discusse.
‘L’assalto alla baionetta’ del buffet andava scemando, la parte degli invitati più anziana si era spostata verso il bar per il consueto amaro, caffè, ammazzacaffè, ecc. Gli amici, o comunque i ragazzi si affollavano al centro del giardino, sulla pista da ballo. Avevano cominciato a ballare un pò di musica da discoteca, finalmente. Angela fù letteralmente trascinata al centro della pista, l’attendeva Rocco, l’abbraccio, la strinse forte a sè e poi iniziarono a ballare. L’alcool bevuto velocemente e lo stress accumulato cominciavano a farsi sentire, e ballare contribuiva moltissimo a sfogarsi e ad allentare la tensione. Però il ballare e saltare favoriva la fuoriuscita dello sperma dalla sua figa, che adesso sì era tutta bagnata, aveva anche le mutande fradice e per via dei movimenti le gambe cominciavano a rigarsi. La sensazione era nuova, sicuramente fastidiosa, le mutande si attaccavano, avvertiva il fresco sulle cosce ma sopratutto, anche se sapeva che l’abito copriva tutto, c’era la paura che qualcuno potesse accorgersene. Pensò anche che a quanto sperma aveva potuto depositarle nella vagina quel porco di Vito, al fatto che adesso ballava insieme ai suoi amici, guardando negli occhi suo marito mentre stava digerendo una sborrata, e un’altra gocciolava dalla sua figa. Pensò anche a milioni di spermatozoi che risalivano nel suo utero, un tuffo al cuore, ma scacciò subito quel pensiero. Rocco non doveva insospettirsi.
Ballando, bevendo, scherzando con gli amici si stava completamente scaricando, sembrava quasi che tutto quello che gli era accaduto fosse un lontano ricordo, adesso la sua vita riprendeva come sempre, si preoccupava di catturare tutti i commenti, le impressioni dei suoi ospiti. Era piaciuta la festa?, il pranzo era stato gradito?. Nella realtà era la sua mente che reagiva cercando in qualche modi di allontanare o cancellare il ricordo di quelle umiliazioni, forse era un meccanismo naturale.
Poi i commenti, almeno quelli di facciata, erano tutti positivi… da domani si sarebbe parlato in paese della grande festa, del bellissimo abito, di quanto era carina la sposa, di quanto ricco e sofisticato fosse stato il pranzo. Insomma era riuscita, l’onore era salvo, la tradizione rispettata, certo adesso aveva un debito da saldare, aveva subito la peggiore umiliazione della sua vita, però tutto stava funzionando bene, doveva solo passare quel velo di tristezza che l’avvolgeva, per quanto aveva subito.
Un pò alla volta gli invitati cominciarono ad andar via, insieme a Rocco si erano posizionati prima dell’uscita e distribuivano le bomboniere, prima via tutti i parenti anziani, nonni, zii. Poi continuarono a per un po a scherzare e a bere con gli amici. Immancabilmente qualcuno esagerò con i liquori dando il via alle prese in giro, agli scherzi, Angela adesso sembrava decisamente più rilassata. Arrivò il momento di salutare tutti, adesso la stanchezza si faceva sentire.

Mentre gli ultimi amici andavano via Angela si allontanò un momento, andò nel bagno, prese un asciugamano di carta, l’inumidì e cominciò a lavarsi l’interno delle cosce, lo sperma si era seccato, ma era tuttavia visibile, era colato fin sopra le giarrettiere che si erano inzuppate e parte era scesa sopra le calze. Le mutande erano ancora zuppe, ma non poteva farci niente. Sistematasi alla meglio uscì, sulla porta dell’antibagno c’era il caposala. Vestito con la divisa impeccabile, un omone alto, con il fisico possente la guardava con il ghigno che lei aveva già visto. Lei si fermò interrogativa, lui si spostò per impedirle il passaggio… in vero colpo al cuore; non era ancora finita pensò…’ basta, non ce la faccio più’ ripeteva si ripeteva. Lui gli disse con il solito sorrisetto “sono quì per la mia parte” e attese la sua reazione. Il caposala in realtà non era al corrente di nulla, aveva solo intuito cosa fosse accaduto, in questo momento ci stava solo provando, voleva vedere cosa riusciva ad ottenere. Non aveva neanche la sicurezza di cosa fosse successo e se davvero fosse successo. Però era un uomo forte e scaltro, adesso ci provava, se si fosse sbagliato lui non l’aveva ancora toccata, poteva sempre dire che voleva sempre baciare la sposa prima di congedarsi, che al massimo c’era stato un malinteso. Angela tutto questo non lo sapeva, però tento una reazione, “adesso mio marito mi aspetta… cosa credi di poter fare adesso… io non sono certo di proprietà di Vito, non può decidere lui cosa devo o non devo fare”.
Ecco la conferma, qualcosa c’era stato, non sapeva cosa, ma sicuramente era da tenere segreto. Da vero uomo scaltro si fece avanti, richiuse la porta alle sue spalle e disse “lo so che non c’è molto tempo, ma questo dipende da te, da quanto tempo mi farai perdere. Io ti chiedo solo pochi minuti”. Così dicendo l’abbraccio forte, tento di dargli un bacio, lei riuscì a malapena a voltarsi di spalle, adesso la situazione era proprio brutta. Un uomo la stringeva, premeva con la patta dei pantaloni contro il suo culo e probabilmente si sarebbe vendicato se lei avesse urlato. ‘Ok, va bene, facciamo anche questo prima di andare via e chiudiamola quì’ ecco l’unico pensiero che riuscì a formulare, sbrigarsi il più presto possibile, e poi scappare via, e, se possibile poi dimenticare tutto. Non disse niente, cominciò solo a allentare i muscoli irrigiditi, questo venne interpretata come una forma di resa dal caposala che spinse Angela in basso, fino a piegarsi completamente sul piano dei lavandini e trovarsi a novanta gradi. Avvertiva la pressione del cazzo in tensione tra le chiappe, per un solo attimo penso di dimensioni veramente notevoli, ma si riprese subito, aveva altro per la testa. Il caposala si calò i pantaloni, alzo l’abito da sposa sulla schiena e calò le mutandine di Angela sulle cosce, passò la mano sulla figa sentendola bagnatissima, non poteva sapere che non si trattava della sua eccitazione, era stata sporcata prima, ma non gli importava nemmeno. Ammirò lo spettacolo per un attimo, poi poggio il suo cazzo sulle labbra della figa e spinse, rudemente. Il cazzo scivolò all’inteno forzando la figa che lui avvertì come strettissima. Infatti Angela senti stirarsi le pareti della vagina, cominciò a gemere, non ricordava di aver mai preso un cazzo così grosso; in quella posizione non poteva vederlo ma poteva sentirlo, eccome. Il caposala intanto le diceva oscenità che non aveva mai sentito; cos’era dr.Jekyll e mr. Hide? dove era finito il fare garbato e signorile?. Già, quella era la sua veste sul lavoro, adesso veniva fuori la sua vera natura, un porco grezzo e incredibilmente infoiato. La pompava con furia, la vagina le faceva male, anche se era ancora lubrificata dalla sborrata di Vito, ma il caposala l’aveva scambiata per eccitazione. Continuava a chiamarla Troia e puttana, a dire di quante corna potesse avere il marito e che puttane come lei non dovrebbero mai sposarsi, ma passare la vita solo a svuotare i coglioni di uomini come lui. Intanto fotteva furiosamente, le testa di Angela ogni tanto sbatteva contro la parete di specchi sul lavandino la figa si era tutta arrossata per i colpi furiosi e per lo sfregamento di quel grande cazzo. Angela intanto tra i dolori riusciva solo a pensare che così forse il maiale si sarebbe sbrigato prima, fu così, con un rantolo, meglio un grugnito, spruzzò il contenuto dei grossi coglioni in fondo alla sua figa. Continuò a stantuffare sempre furiosamente, tanto che il cazzo ancora duro scivolò fori, continuando a schizzare contro le labbra della figa, per fortuna lo sperma che colò giù andò a cadere sulle mutandine abbassate sulle cosce, inzuppandole ancora di più. L’uomo si allontanò in poco, Angela sopportando il dolore che sentiva in tutto il basso ventre si piegò, si rialzo le mutandine completamente zuppe sentendo una sensazione di bagnato ed un fastidio indescrivibile, gli sembrava davvero di essersi pisciata addosso. Il porco allora la prese per i capelli, senza nessun riguardo per l’acconciatura e la spinse verso il basso “non vedi che ho il cazzo sporco… una puttana come te dovrebbe sapere che non sta bene lasciarlo così” le struscio il cazzo sulle labbra. Angela aprì la bocca, lo ripulì velocemente con la lingua, anche moscio era un cazzo veramente grande, in tal modo evitò che gli imbrattasse tutto il viso. Poi si rialzò velocemente, si incammino velocemente verso l’uscita dei bagni asciugandosi le labbra con il dorso della mano. “Corri… corri dal cornuto” si sentì gridare dietro. Quando arrivò all’esterno c’era solo Rocco, i genitori e due dei testimoni. Salutarono tutti, Angela consolò la madre che si fece il pianto di rito, poi s’incamminarono sulle scale verso il piano superiore dove c’era la suite a loro riservata per una notte.

Già, la prima notte di nozze. Certo, non l’aveva immaginata così, mentre salivano le scale sentiva la sborrata del caposala che usciva lentamente dalla sua figa arrossata, attraversava le mutande zuppe e colava lungo l’interno delle cosce fermandosi in gran parte ad inzuppare le giarrettiere, e in parte a colare lungo le calze. Che sensazione fastidiosa. “Corro sotto la doccia” disse al marito appena entrarono nella loro suite. Come risposta si sentì spingere sul letto, Rocco gli saltò addosso e cominciò a baciarla, a carezzarle la testa, a farle mille coccole, in quel momento sembravano proprio due fidanzatini adolescenti. Dopo parecchio tempo passato a stuzzicarsi Vito cominciò a slacciare il corpetto dell’abito da sposa, più che altro a smontare il vestito. Ma alla fine scivolo ai piedi di Angela in un solo colpo. Lei cercò di coprirsi, non era per pudore, sapeva di essere sporca tra le gambe, appena Rocco cercò di distenderla sul letto lei le disse. “Aspetta, devo proprio fare la pipì, non ce la faccio più”, corse nel bagno, fece la pipì e poi, sul bidet cercò di ripulirsi alla meglio, infilava le dita nella vagina arrossatissima per quanto le aveva fatto subire il caposala, cercò di tirare fuori quanto più sperma possibile, non gli era mai capitata una cosa del genera. Si ripulì tra le gambe e asciugò i peli della figa tutti inzuppati e le giarrettiere e le calze. “Non uscire tutta nuda” si senti dire da Rocco che l’aspettava sul letto “rimani con tutta l’attrezzatura addosso”. Neanche Rocco era abituata a vederla con indosso quel tipo di intimo, adesso voleva geodersela.
E se la stava godendo proprio tutta, l’ammirava sulla porta del bagno, nella penombra, con il reggiseno a balconcino che le lasciava scoperte le spalle, le calze bianche sostenute dalle giarrettiere e il reggicalze di pizzo. Lei si convinse che per qualche ora doveva comportarsi come se nulla fosse successo, aveva iniziato da sola e da sola doveva cavarsela. Il suo amore non aveva nessuna colpa, non doveva e non voleva coinvolgerlo. Lei aveva a tutti gli effetti subito una violenza, ma come poteva essere sicura della reazione del marito. Poi era tutto finito pensò mentre come una ragazzina prendeva la ricorsa e si tuffava nel letto. Per parecchio tempo giocarono, scherzarono, si fecero un mare di coccole. Poi Lei cominciò a stuzzicare con la lingua il cazzo di Rocco, ma non era un pompino, era solo un gioco, che però portò i suoi effetti. Continuò per un pò, nel frattempo Rocco cercava di infilare la testa fra le cosce di lei. Angela fece di tutto per impedirglielo, ma sempre comportandosi da ragazzina, facendo le smorfie. Finché Rocco non ce la fece più, non riusciva a trattenersi. Aveva abbassato il reggiseno senza toglierlo, facendo balzare fuori le tette sode, poi velocemente si posizionò sopra Angela e altrettanto velocemente gli sfilò le mutandine. Le sentì bagnate, attribuì il tutto al lungo gioco che avevano appena fatto. La penetrò di colpo, giocando a fare il cattivo e si complimentò con se stesso quando la trovò un lago. Certo, Angela si era eccitata, Rocco era bravo e in più a lui piaceva giocare, proprio come ad Angela, ma quella volta non era tutto frutto del suo operato, anzi in gran parte era frutto delle palle di due uomini; ma in quel momento non avrebbe potuto immaginarlo. Per Angela era il momento di scaricare tutta la tensione accumulata, prese Rocco per le spalle, lo volto sul materasso e gi montò sopra. Iniziò una cavalcata selvaggia, si conosceva bene, in quel modo raggiungeva l’orgasmo. Così fù, le contrazioni della sua vagina fecero uscire fuori tutto lo sperma che ancora era dentro, a Vito sembrava che lei stesse quasi pisciando… si rallegrò, era contento della sua ‘prestazione’. Angela era ormai scarica, sfinita, tutta la stanchezza accumulata la stava ormai avvolgendo. Vito la rimise sotto di lui e cominciò a stantuffarla, anche lui voleva venire, era un pò che andavano avanti e ora doveva svuotarsi. Quando stava per venire, come al solito, si tirò fuori, Angela prese in mano il suo cazzo e lo masturbò, finché Vito cominciò a spruzzare prima sui suoi seni e sul collo, poi sul ventre, poi imbrattò i peli della figa, mentre lei si beava di quella pioggia, questo sì che gli piaceva. Angela continuò la sua opera con le mani, di solito gli lasciava il tempo di riprendere fiato, ma ora si era accorta che aveva il cazzo e le palle completamente zuppe di sperma, e non era il suo. Insistette un pò, finche il cazzo non gli sembro ripulito. Quasi immediatamente l’alcool che Rocco aveva bevuto con gli amici si fece strada nel suo cervello. Si addormentò quasi di colpo abbracciato ad Angela. Lei ci mise un pò di più, giusto il tempo di convincersi, nuovamente, che in fondo era stata solo vittima di una violenza, non c’era stato nessun tradimento, e che non doveva coinvolgere il marito. Anche il suo fu un sonno pesante e senza sogni, mentre lo sperma del marito le si seccava addosso.
La mattina si svegliò sentendo frugare tra le cosce, il marito la stava leccando mentre lei era distesa a pancia in giù, la lingua cercava di entrare nella figa e il naso le faceva il solletico sul naso. Rocco si beccò una cuscinata in faccia, ma non demorse, anzi, la prese con la mano sotto la pancia e la tirò su, a 90 gradi sul letto, poi la prese da dietro, la scopò ininterrottamente per quasi mezz’ora, approfittando di una poderosa erezione mattutina, mentre la moglie continuava a dirgli di smettere, senza troppa convinzione. Quando si sentì prossimo all’orgasmo, tirò fuori il cazzo e si masturbò fino a riempire tutta la schiena, il collo ed i capelli della moglie. “avevo proprio bisogno di uno shampoo, ma volevo farlo sotto la doccia” disse Angela. “Vabè, comincia a strofinare” gli rispose il marito. Si baciarono per un pò, poi scappò sotto la doccia, mentre si insaponava arrivò Rocco, si lavarono insieme e l’occasione fu buona perchè il marito gli leccasse la figa fino a farla venire.
Giù nella reception della sala ricevimenti c’erano le valige da lasciare a casa, abiti da sposa, e altre cose che non avrebbero più usato, e il bagaglio da portare con loro nel viaggio di nozze. L’aereo partiva da Bari la sera stessa, e l’indomani c’era il volo da Roma per Santo Domingo, da lì la crociera nel mar dei caraibi. Era già mezzogiorno quando scesero, lasciarono le valige di casa ai genitori di lei, si sorbirono l’ennesimo pianto della madre di Angela, poi si stavano incamminando verso l’uscita. Vito gli si parò davanti, Angela si paralizzò, per quanto la sua mente cercasse di dimenticare tutto, la realtà gli si riproponeva d’avanti. Vito abbracciò e salutò lo sposo, poi fece la stessa cosa con Angela, solo che senza dare nell’occhio, approfittò per una generosa palpata sul culo, attraverso dei jeans attillatissimi. Una scossa, una scarica ed un gesto istintivo di reazione; un sonoro ceffone. Ma angelo dopo una frazione di secondo si trattenne, stava andando via. Lasciano correre e scappiamo pensò.

Vito le porse un foglietto in mano, senza farsi udire da Rocco che portava le valige fuori, insieme all’inserviente disse “Per quel discorso di ieri… vai a questo indirizzo, oltre ad essere un ottimo dottore è un amico. L’ho già avvertito, ti aspetta tra due ore, lui sa già cosa fare”. Passò parecchi minuti, in auto con il marito a pensare sul dafarsi. Voleva ribellarsi, per principio, mandare affanculo Vito. Ma la paura di due uomini che si erano svuotati il lei, nel suo periodo fertile, prese pian piano il sopravvento, il panico che durante la notte era passato, adesso riaffiorava. Pensò a cosa poter fare. Il dottore era del suo stesso paese. “Senti Rocco, so che adesso non abbiamo moltissimo tempo, ma dovrei passare pochi minuti dal dott. Cetera, mi serve un suo parere… un controllo, prima di stare per 15 giorni fuori di casa, fuori dall’Italia.”. Rocco: “E’ successo qualcosa? non ti senti bene?. Ti vedo un pò pallida. Ma non potevi programmarla prima questa visita?”. Angela: “Non è una visita programmata, è uno mio scrupolo, ciò pensato qualche giorno fà… sarà la fobia dei paesi esotici… il dottore era libero solo oggi pomeriggio… avevo pensato di lasciar perdere, ma adesso mi stà venendo l’ansia.” Rocco: “Ok, ci passiamo vicino, però per non perdere tempo, visto che devo passare da casa a prendere le ultime cose, ti lascio sotto lo studio del dottore, e poi ripasso dopo mezzora o poco più, con mio fratello che ci accompagna a Bari.”. “Perfetto” ripose Angela “anche se in mezz’ora è impossibile”. Ti aspetto sotto lo studio tra un’oretta”. Angela rimase sola davanti al portone, Al citofono le rispose la voce di una assistente, subito dopo lo scatto metallico della serratura. Una sensazione di frescura l’avvolse, visto che c’era ancora molta afa e che l’ampio atrio di pietra ombreggiato era davvero fresco. Salì al primo piano, una ragazza, non più giovanissima la fece accomodare “Abbia un attimo di pazienza, il dottore l’aspettava e sta finendo di visitare una paziente”. Dopo circa 15 minuti si aprì la porta dello studio. Apparve una signora in gravidanza, almeno ottavo mese, poi la figura del dottore, un uomo molto curato, coi i capelli brizzolati e ricci. Un uomo che ispirava sicurezza e tranquillità. Salutò la cliente, fissò l’appuntamento successivo e si congedò. Salutò con una stretta di mano molto calda e sicura Angela, “La stavo aspettando.. prego venga con me”, poi si voltò alla sua assistente: “può andar via, era questa l’ultima cliente che aspettavo”. All’interno lo studio era illuminato da una luce calda e soffusa, probabilmente per fare contrasto con la fredda scrivania e sopratutto con la sedia ginecologica in metallo bianco e cromature. “Già, un ginecologo” pensò Angela, del resto per una probabile gravidanza… dove altro andare?”. Angela si accomodò sulla sedia di fronte la scrivania. Il dottore cominciò “Vito mi ha spiegato la situazione, fortunatamente per tè, Francesco, il figlio, è una persona più a modo rispetto al padre. Se adesso sei quì è stato per una sua insistenza”. “Ma guarda che persona carina” pensò Angela in maniera sarcastica, l’odio cominciava a ripresentarsi. mentre il dottore armeggiava con confezioni di medicinali, prese un bicchiere di carta pieno d’acqua e lo posò sulla scrivania, poi una blister con una pillola e una confezione di cartone. “Dovrei fare un controllo prima, puoi spogliarti e accomodarti sulla sedia?”. Angela si tolse i jeans, forse un pò troppo attillati, e la maglietta. Rimase con l’intimo addosso e si posizionò sulla sedia ginecologica, si stese anzi, perchè gli appoggi per le gambe non erano rivolti verso l’esterno. Il dottore si avvicinò con lo stetoscopio e cominciò una visita sommaria, giusta quel che serve per verificare l’eventuale presenza di qualche problema. li scostò il reggiseno quel tanto che basta per oscultare il cuore, pressioni quà e là verso i genitali. “Ok, non ci sono problemi evidenti, si metta a sedere.” il dottore gli porse il bicchiere con la pillola “prenda questo, visto che è successo tutto ieri sera… con questo dovremmo risolvere ogni problema… adesso spero si sia tranquillizzata… niente gravidanze indesiderate.” Angela deglutì, poi il dottore sciolse il contenuto di una bustina in un’altro bicchiere, lo porse “beva anche questo, prenda la confezione, sciolga una bustina al giorno per una settimana… l’aiuterà a sentirsi meglio.” Angela bevve anche l’altro bicchiere al sapore di arancia. Poi il dottore la fece ridistendere, posizionò i supporti per le gambe e la mise nella classica posizione ginecologica. “Può togliersi anche le mutandine?… si rilassi”. Angela lo guardò con timore, poi, mentre sfilava le mutandine, guardò l’orologio, il gesto non passò inosservato al dottore, che cominciò subito infilando due dita nella figa,e con l’altra mano dilatò le labbra. “ma dottore… a che serve?”. “Vede signora”… cominciò rapido il dottore… “Vito, oltre a pregarmi di risolvere la situazione… mi ha spiegato esattamente quello che è successo. Lei ha dei problemi economici e sicuramente adesso non sarà in grado di pagare la visita… però mi ha detto che in qualche modo lei mi avrebbe ripagato”. Angela avvampò all’istante, sentiva il sangue ribollire nelle vene, voleva urlare, prendere a calci il dottore, Vito, suo figlio… il mondo intero. Cosa stava succedendo? ma era davvero possibile tutto questo?. Il dottore continuò, mentre con due dita frugava all’interno della vagina, quasi volesse allargarla, “Lei ha fatto un patto con Vito… mi ha detto che lei deve essere disponibile, e che se non lo fosse… devo solo fare una telefonata, nient’altro”. Sfilò le dita dalla sua figa. “Bene, adesso procediamo… sà questo lavoro a lungo andare diventa noioso, sapesse quante fighe ho davanti agli occhi tutti i giorni, malate, donne gravide. E’ estremamente raro trovare una bellissima donna come lei, perfetta… disponibile”. “Disponibile un cazzo!” perso Angela. ma non disse niente, si limitò a girare la testa dall’altra parte per non vedere il dottore, respirando affannosamente per contenere la rabbia. “No si preoccupi signorina… io non sono come Vito… mi preoccupo di dare piacere, non solo di prendere.”, il dottore armeggiò in un armadietto, da una scatola tirò fuori due bustine identiche a quelle dei profilattici. Incuriosita Angela si voltò, ‘almeno una protezione” pensò. invece il dottore aperte le bustine tirò fuori due anellini elastici, li infilo al pollice e all’indice della mano, “iniziamo” disse. ‘Ma che fà?… non è mica una vera visita?’. Angela non capiva, poi il dottore si avvicinò di lato, spalancò la bocca e mise in bocca gran parte della sua tetta, leccò facendo cadere una gran quantità di saliva sul capezzolo. All’inizio Angela provò solo disgusto, le piaceva quando le leccavano i capezzoli, ma questo era un estraneo, e poi sembrava che volesse lavarla. Subito dopo il dottore schiacciò i due anellini e le prese il capezzolo bagnato tra le dita. Angela ebbe come una scossa elettrica, le dita vibravano velocissimamente, non conosceva quella sensazione, sarebbe stata veramente eccitante se al posto del dottore ci fosse stato Rocco, ma non era così. Adesso la sua mente era veramente combattuta, non le piaceva assolutamente dover combattere contro il suo corpo che reagiva a quella nuova stimolazione meccanica, mentre lei voleva solo che tutto finisse, voleva scappare. Il dottore intanto passò all’altro seno, i capezzoli di Angela erano diventati durissimi, il respiro affannato. “Bene, adesso vediamo come reagisci ad un’altra stimolazione…” così dicendo sposto la mano, divaricò le labbra della figa e prese il clitoride tra le due dita che vibravano. Lei non aveva mai provato quella sensazione, cercò di stringere le gambe, ma era impossibile perchè il dottore si era posizionato in mezzo, cominciò a divincolarsi, la sensazione, simile ad una scarica elettrica faceva quasi male. Si trattava di una stimolazione puramente meccanica, ma troppo intensa, almeno, così diretta sul clitoride. Il dottore la guardava compiaciuto, Angela si dimenava e gemeva, forse non erano proprio gemiti di piacere, ma al dottore non interessava granché. Si fermò solo un attimo, mentre lei riprendeva fiato e rilassava i muscoli contratti delle cosce lui infilò le due dita dentro la figa, con il palmo della mano rivolto verso l’altro, a cercare il suo punto di maggior piacere. Era pur sempre un ginecologo, dopo pochi minuti la stimolazione ebbe effetto, la figa di Angela cominciò a colare dei suoi umori come non le era mai successo prima. La sua mente rifiutava questa situazione, si rendeva conto che era solo ed esclusivamente una questione meccanica, per un attimo pensò come dovesse essere la stessa esperienza con Rocco, era sempre il suo amore, c’era sempre un pensiero rivolto a lui, ma adesso sperava che la cosa finisse presto, anche se il suo corpo stava godendo come mai gli era successo prima, anche se i suoi succhi copiosi scendevano lungo la mano del dottore, li sentiva colare verso il suo ano fino a bagnare la sedia sotto il suo culo. Passarono parecchi minuti, questo trattamento ebbe un effetto nuovo, l’orgasmo di un’intensità sconosciuta la colse, le grida si trasformarono in urlo, le sensazioni dell’orgasmo vaginale erano davvero nuove ed intense. Le contrazioni durarono un pò, qualche goccia dei suoi umori era schizzata sul camice del dottore che sfilò via la mano con un’espressione quasi malvagia, vedere la donna contorcersi per merito suo l’aveva davvero eccitato. Si allontanò verso la scrivania sotto lo sguardo interrogativo di Angela, che adesso si riprendeva lentamente, il suo viso era davvero rosso, i battiti si stavano ristabilendo. Lui si tolse il camice, slacciò la cintura dei pantaloni e se i calò fino alle ginocchia, scoprendo il cazzo eretto, durissimo. ‘Ecco, ci siamo’ pensò Angela ‘ma cos’ha sotto il cazzo…’. Il dottore aveva un cazzo di dimensioni normali, anzi un pò limitate, forse era per quello che la sacca dei coglioni sembrava enorme. ‘ma sarà una malformazione?’, pensò Angela, perchè non aveva mai visto coglioni di quelle dimensioni. Lui le si avvicinò di fianco, lei era sempre con le gambe divaricate sulla sedia ginecologica, posizione imbarazzante durante un normale visita, in questa situazione era decisamente umiliante. Lui le avvicinò la cappella alla bocca, lei aprì e cominciò a leccare. Il dottore le prese la mano e la portò sotto i suoi enormi coglioni “gioca un pò con questi” le disse, lei cominciò a soppesarli e accarezzarli… non era stata un’impressione, erano davvero grandi e pesanti. Lei si ricordò che il tempo passava, comincio a succhiare in maniera decisa, a leccare il cazzo e, per quanto fosse possibile, anche le palle. Il dottore era profumato, deciso, si imponeva, ma tutto sommato gentile. La situazione era però comunque disgustosa, non era l’uomo, ma il ricatto che prendeva allo stomaco, adesso, in quella posizione girata su un lato si manteneva su un gomito ed aveva il cazzo di uno sconosciuto in bocca mentre con le mani soppesava due palle enormi. L’effetto dell’orgasmo era svanito, la vergogna, il senso di umiliazione le stringevano lo stomaco, aveva la nausea ma cercava di fare in fretta. Il dottore si sfilò di colpo, lasciando uscire un filo di saliva dalla bocca di lei. Si posiziono di fronte, ammirando lo spettacolo di una donna perfetta, con le gambe spalancate e la figa bagnata dei suoi umori. Prese quasi la rincorsa per penetrarla in un colo solo, deciso. “lo so che è un pò arrossata, ma credimi, stà benissimo, poi sei una donna giovane, la tua figa è fatta per scopare”. cominciò a scoparla con un misto di decisione e dolcezza, probabilmente perchè una parte di lui era comunque un medico, non era li per farle del male. Poi posizionò le dita sul clitoride e l’effetto della vibrazione fù immediato. Angela comincio a ansimare e gridare rumorosamente, si contorceva con il cazzo piantato nella figa mentre il clitoride sembrava volesse esplodere. Il dottore cominciò ad accelerare il ritmo, lei lo guardava con occhi lucidi ed espressione implorante, voleva che smettesse, le sensazioni erano troppo forti, forse a quel tipo di stimolazione bisognava abituarsi e, per lei, era tutto nuovo. Ebbe un tuffo al cuore quando sentì il suono del citofono, sul monitor apparve in bianco e nero il viso distorto del marito. il dottore si sfilò, facendo uscire un fiume di umori, si creò un arco vischioso tra la vagina ed il suo cazzo. Con il cazzo eretto il dottore si avvicinò al videocitofono sulla parete.. “Si?”. “Sono Rocco il marito della Signora Angela, deve essere quì da lei…”
“Si è quì, la prego…. primo piano… attenda un attimo in sala di aspetto” e premette il tasto per aprire il portone. Il videocitofono si spense, il dottore spostò leggermente un monitor dove si vedeva l’immagine ripresa di due videocamere posizionate nella sala d’aspetto. “così posso vedere meglio mentre concludiamo”. Mentre veniva nuovamente penetrata, Angela vide il marito entrare nella saletta, non si sedette sul divano, ma cominciò a camminare su e giù, fermandosi a contemplare i quadri con immagini di maternità appesi alle pareti, passava da uno all’altro mentre un cazzo le faceva su e giù nella figa e due dita vibranti le martoriavano il clitoride. C’era solo una porta che li separava, in quel silenzio assoluto doveva trattenersi. L’orgasmo le stava montando, cominciò a mordersi le labbra e la lingua, i lamenti erano soffocati ma lei aveva paura che il marito potesse sentire. Si accorse che il dottore stava godendo della situazione, Angela capì che ora per lui il massimo del godimento era fare cornuto Rocco, lui guardava nel monitor il marito che camminava, e lui fotteva; lui fotteva e Rocco camminava. Impazzi quando le contrazioni di Angela evidenziarono l’orgasmo, l’urlo che lei lancio era strozzato, lei stessa si mise le mani sulla bocca, ma non riuscì a zittirsi completamente. Il dottore vide rocco fermarsi ed avvicinarsi alla porta d’ingresso con orecchio teso, cercando di capire cosa stesse succedendo. Per lui fù troppo, in quel momento, mentre Angela ancora era scossa dall’orgasmo che andava scemando, mentre la figa ancora si contraeva intorno al suo cazzo lui inizio una sborratona enorme, una serie di schizzi copiosi si stava infrangendo sulla cervice dell’utero. Sì, le palle che aveva visto erano all’altezza della situazione, mentre si riprendeva sentiva come se le avessero aperto un rubinetto nella pancia… ‘ma non la finisce più’ pensò. Ma non era finito quì, dopo alcuni secondi il dottore si sfilò, mentre ancora il suo cazzo continuava ad eruttare, densi schizzi coprirono il ventre di Angela fino a sotto il seno, la riempì completamente, come la figa del resto. Poi gli schizzi scemarono, dal cazzo continuò ad uscire ancora lentamente dello sperma che il dottore pensò bene di spalmare sul basso ventre, sui peli e sulle labbra della figa. Angela, appena ripresa, guardò verso il basso, era piena, anche dalla sua figa, nonostante si fosse richiusa, fuoriusciva parte dello sperma. ‘ma che è?… una secchiata?’ pensò per un attimo, giusto il tempo di vedere che il dottore aveva tirato sù le mutande ed il pantalone, si era sistemato e infilato velocemente il camice. Rimase un pò interdetta quando vide aprire un barattolo di gel per ecografie e spalmarlo su un tovagliolo. L’aria si riempì dell’odore del gel, andando a coprire (solo in parte) l’odore di sesso e sperma che aveva riempito lo studio. Poi prese un rotolo di carta assorbente e lo porse ad Angela. “Prego, si pulisca con questo” e le indicò anche il cesto per gettare la carta. Lei si mise a sedere, sentendo il lago sotto il suo culo, mentre prendeva i primi strappi di carta e si asciugava la figa gocciolante e tutti i peli imbrattati vide il dottore andare verso la porta ed aprirla: il terrore si impossessò di lei. “Prego, si accomodi… scusi per il ritardo, ma ho fatto un controllo completo, volevo controllare tutto e ho fatto anche un’ecografia”. ‘Bastardo! Perverso! Malato!’ erano le sole cose che riuscì a pensare, ora era tutto chiaro, spargere l’odore del gel nello studio, rivestirsi velocemente. Era evidente, lui si divertiva a cornificare e mettere in imbarazzo, il piacere correva sul filo dell’essere scoperti, nel creare imbarazzo alla signora, che adesso, con tutto il ventre coperto di sperma doveva ripulirsi tranquillamente, come se fosse stata una normale ecografia. Gli occhi del dottore erano scintillanti, e probabilmente il camice stava nascondendo un’altra prepotente erezione. Angela si era spalmata tutto sul ventre, in modo che lo sperma fosse trasparente, ma le tremavano le mani, la pressione forse era a mille, era impacciatissima e si fece sfuggire il rotolo di carta che ruzzolò verso i piedi di Rocco. “cos’è? non ti senti bene?, sei tutta rossa…” disse Rocco avvicinandosi e strappando fazzoletti dal rotolo. “ferma… ti aiuto” disse Rocco passando i fazzoletti sul ventre della moglie. Lei tremava “No…no… fa.. faccio da sola” rispose Angela con voce a singhiozzo. Il marito la guardò con aria dubbiosa, ‘ma che razza di esame ha fatto’ pensò, Angela si sforzò di riprendere il controllo, prese il rotolo e continuò a pulirsi… era fatta, il marito non si era accorto di niente. “Non si preoccupi… è una reazione piuttosto normale per donne che non sono abituate a questi esami… poi con l’abitudine passa. Spero di poter diventare in futuro il vostro dottore di fiducia”. ‘Sì!… col cazzo!’ pensò Angela, approfittò del fatto che il marito si rivolgeva verso il dottore per pulirsi quanto più sperma era possibile dalla figa. “Ma certo… se mia moglie non ha nulla in contrario” rispose Rocco. Gli occhi del dottore erano diventati di fuoco, e, anche se non poteva vedersi, i pantaloni sembravano esplodergli; forse stava godendo più adesso che non durante la scopata. Angela aveva molta fretta, si tirò sù mutandine e jeans, indossò il reggiseno, infilò la maglietta e corse a prendere il marito sottobraccio “andiamo adesso… ci aspetta l’aereo e dobbiamo arrivare fino a Bari”. Ed ecco di nuovo quella sensazione fastidiosissima, bagnato tra le gambe, si sforzò di far finta di niente, il pantalone scuro avrebbe aiutato a nascondere. Il dottore strinse la mano prima al marito, poi salutò Angela dicendo “lei è sanissima, comunque sono quì a disposizione per ogni evenienza, non trascuri le visite di controllo… tanto ormai ha capito come funzionano, la prossima volta sarà sicuramente meno emozionata.”. ‘bastardo!, figlio di puttana!’, Angela non riusciva a pensare a nient’altro. Parcheggiata vicino al portone dello palazzo c’era la grande punto del fratello di Rocco, con il cofano pieno di bagagli.

Angela volle sedersi sul sedile posteriore, non aveva nessuna voglia di parlare, si accucciolò con la testa sul vetro del finestrino e cominciò a ripensare a tutto quello che era successo negli ultimi due giorni. Il fresco del condizionatore cominciò a fare il suo effetto, assorta nei suoi pensieri rispondeva solo con monosillabi al marito. “Ma sicuro che è tutto Ok?… sei preoccupata per il viaggio?… perchè non mi avevi detto della visita?… ma il dottore il gel non lo paga?”. Angela rispondeva tentando di rassicurare Rocco. “No, la visita la volevo fare al ritorno dal viaggio, poi sono stata chiamata improvvisamente per nuovi impegni del dottore.”. Rocco: “A me sembra un porco, hai notato come ti guardava?… era davvero necessario che ti spogliasse tutta?… non mi sembra poi normale, ma poi quanto ti è costato? Ha voluto i sodi in anticipo? anche questo non è normale”. Angela chiuse il discorso con “Si, hai ragione, mi ha fatto la stessa impressione…, la prossima volta cambio, da lui non ci torno più…. E poi alla prenotazione della visita ha richiesto un acconto, io visto la sua mancanza di fiducia ha pagato tutto in anticipo”. Rocco: “Vedi che stronzo… vabè lascialo perdere, meglio così… sarà pure bravo ma non è certo l’unico”. Angela penso ‘non è certo l’unico che mi ha riempito la figa in questi giorni’ e poi si stupì di averlo pensato. il rollio della macchina, la frescura dell’interno fecero cadere Angela in uno stato di torpore, il sole era appena tramontato ed erano sulla tangenziale di Brindisi. Dopo circa un’ora erano sulla tangenziale di Bari diretti all’aeroporto di Palese. dai vetri vedeva scorrere gli edifici e le luci accese della zona industriale, vide l’ovale dello stadio ‘S. Nicola’, e in tutto questo tempo non disse una parola, mentre il marito continuava a parlottare con il fratello. Dopo pochi minuti Rocco disse “Ecco, ci siamo…. svegliati amò”, ed imboccarono lo svincolo. Vennero accompagnati dal fratello all’ingresso degli imbarchi, Angela aiutò il marito a trasportare tutti i bagagli al check in e poi, salutato il fratello di Rocco, rimasero nell’atrio ad aspettare la chiamata dell’imbarco per Roma. Lo sforzo fatto per aiutare il marito, il peso dei bagagli e il correre dalla macchina al check in avevano avuto l’effetto di far uscire molto dello sperma dalla sua figa, adesso non poteva più aspettare. “Amò, vado un attimo in bagno, non ce la faccio più” disse Angela al marito. Confortata dalla forte illuminazione e dalla struttura riammodernata da poco, si avviò verso i bagni, si chiuse, fece la pipì e poi prese una serie interminabile di fazzoletti di carta dal dispenser e infilandosi le dita dentro la figa cercò di far uscire tutto lo sperma che ancora conteneva. ‘Sta diventando una cosa ricorrente’ penso fra sè e sè, ‘e pensare che non lo avevo mai fatto… certo se solo ci fosse il bidet’. Nello sfregare con i fazzoletti sulla figa gli tornò in mente il dottore che prendeva tra le dita il suo clitoride, a quelle sensazioni fortissime, dolorose che aveva provato. Poi scacciò tutto dalla testa. Si imbarcarono poco dopo, il volo verso Roma fu breve e puntuale. Passarono la notte nel terminal di Fiumicino, non avevano grosse disponibilità economiche, e visto che l’aereo per S. Domingo partiva prime delle sette, pensarono che fosse inutile andare verso Roma e spendere altri soldi per dormire solo poche ore. Lei si accucciò sulle gambe di Rocco, distesa sulle panchine del terminal, i bagagli erano già stati imbarcati. Si addormentò quasi subito, trovarsi tra le braccia del marito le dava una sensazione di benessere, si sentiva tranquilla e protetta, come se fosse per un attimo ridiventata bambina. All’euforia per un viaggio nei paesi tropicali si aggiungeva la voglia di allontanarsi dal suo paese, chissà se quell’esperienza sarebbe riuscita a farle dimenticare quello che aveva dovuto subire. Pensò che probabilmente non avrebbe mai più dimenticato, ma questo allontanamento, al luna di miele e la presenza del marito avrebbero contribuito a cicatrizzare la ferita. ‘A saldare il debito ci penserò tra due settimane’ pensò, ‘del resto fino ad ora me la sono cavata da sola’. Si risveglio molto presto, il sole entrava nel terminal, del resto in piena estate. Rocco la guardava e le accarezzava il volto. Ci fù solo il tempo di una colazione veloce, poi partirono alla volta di S. Domingo. Atterrarono in tarda mattinata, visto il fuso orario. Nel primo pomeriggio erano già sulla nave da crociera, per due settimane da sogno.
E così fu, nessuno dei due era mai stato fuori dall’Italia, se si fà eccezione per una vacanza in Grecia, che per loro era più vicino anche di Roma. Inoltre non era la solita vacanza fatta in economia, ma una crociera nei mari tropicali, regalata dai testimoni di nozze. I giorni passavano in un’aria di euforia. Probabilmente la grande distanza che c’era tra il centroamerica e la puglia faceva sentire i problemi lasciati a casa quasi inesistenti; essere circondati da tantissima gente, ma non conoscere assolutamente nessuno contribuì a tutto ciò.
Angela si permise delle piccole trasgressioni, o meglio, delle trasgressioni secondo il suo punto di vista. Rocco le regalò un costume da bagno ridottissimo, praticamente aveva il culo scoperto, anche se lei lo indossava solo sul solarium della nave, perchè metteva in evidenza il segno bianco del suo normale costume da bagno. Si concesse anche un pò d’abbronzatura in topless, tanto erano tutti degli sconosciuti, solo in un paio di occasioni si accese la gelosia di Rocco, ma c’è sempre qualche allupato che non smette di fissare troppo insistentemente. Il tutto si limitò a qualche “contro occhiata” molto esplicativa. Però Rocco, che non era stupido, tutto sommato capiva che le “appetitose” forme della moglie non passavano certo inosservate, almeno per quelle persone a cui non piacevano le modelle scheletriche, anzi, a chi sapeva apprezzare le tipiche forme mediterranee, la folta e spessa capigliatura nera corvino e gli occhi assolutamente neri, la moglie faceva sicuramente perdere la testa. Forse faceva anche perdere la testa il suo rossore quando si sentiva oggetto di desiderio.
Alla fine delle due settimane quasi quasi gli pareva di vivere un incubo, il ritorno da quella favola era sicuramente traumatico. Avevano passato 15 giorni scherzando 24 ore su 24, abbuffandosi di prelibatezze come non mai, e facendo sesso tra una cosa e l’altra, senza aspettare alla sera il rientro in cabina, ma ogni qualvolta avessero l’occasione, ogni volta che il desiderio si accendeva. La spensieratezza dei due aveva contribuito anche a migliorare i loro rapporti a letto, ognuno dei due cercava di procurare quanto più possibile piacere all’altro. Angela studiava ogni reazione, ogni fremito del marito mentre usava la lingua. Non che prima non lo facesse, ma immaginate il confronto di una giornata di vacanza (e che vacanza) con il rapporto consumato in macchina, coi i sensi sempre all’erta, lo sguardo sempre fuori dai finestrini e l’orologio sotto controllo per evitare di far tardi e doversi subire le rimostranze dei genitori all’antica. Questa luna di miele servì tantissimo sotto quest’aspetto, ora i due si conoscevano (sessualmente) molto più di prima.
Purtroppo arrivò il giorno in cui rimisero piede all’aeroporto barese.
Purtroppo arrivò il giorno in cui rimisero piede all’aeroporto barese, furono subito investiti da una folata di scirocco caldo e appiccicoso, anche questa volta il fratello di Rocco li attendeva e li riportò nel loro paesino in provincia di Lecce. erano passate due settimane, ma a loro sembrava un’eternità. Per una notte sembrò che la vacanza continuasse, l’euforia della nuova casa, della nuova camera da letto, del dormire insieme… insomma dormirono poco o niente, nonostante la stanchezza del viaggio di ritorno, il fuso orario, non ci fù niente da fare. Fecero l’amore per quasi tutta la notte, finchè Rocco non ricoprì Angela di sperma, dal collo fin sopra la peluria del monte di venere, e quando furono esausti crollarono in un sonno veramente pesante e senza sogni.
L’indomani Rocco era già al lavoro, telefonò anche per avvisare che avrebbe fatto degli straordinari e che nessuno si era preoccupato di svolgere il suo lavoro durante l’assenza, ma in quel momento lo straordinario era manna dal cielo.
Angela invece si mise a sistemare la casa, certo la madre, nonostante l’età, aiutava, per quello che poteva, e la sera arrivava anche la sorella. Gli amici e parenti fecero il “giro di visite” rituale, si susseguirono una serie di inviti, cene, pranzi domenicali con la famiglia. Volarono via così altre quindici giorni, mentre in Angela cresceva sempre più l’ansia di doversi ripresentare da Vito per portare parte dei soldi del debito contratto. L’ansia cresceva anche perchè in realtà, tra altri regali, aiuti della famiglia, piccoli risparmi sulla spesa quotidiana, la somma racimolata non arrivava a 1000 euro.
A distanza di un mese esatto dal suo matrimonio, telefonò a Vito, chiese un appuntamento e il mattino seguente si recò nell’ufficio della sala ricevimenti. Come sempre, da donna pratica, Angela andò subito al sodo, porgendo a Vito una busta con il denaro. “Ecco, questa è la prima parte di quanto ti devo, sono 900”.
“Angela… guardami” disse Vito, cercando di parlare in modo chiaro, voleva essere il più chiaro possibile, e non ci riusciva con Angela che continuava ad avere lo sguardo fisso per terra.
Vito si alzò, andò dall’altro lato della scrivania, prese il mento di Angela e gli sollevò il volto. Ora si guardavano negli occhi.
“Questa è la prima parte di quello che mi devi… sappiamo tutti e due che il prossimo mese non avrai altrettanto denaro… in quanto tempo intendi restituirmelo? Credo di essere stato comprensivo, ti ho dato fiducia… abbiamo fatto un patto… ma tu non hai idea di come restituirmi i soldi, vero?”.
“Certo che li restituirò!” disse Angela scattando in piedi, con un piccolo tacco sportivo era più alta di Vito, “Adesso troverò un lavoro, l’intero stipendio lo giro a te, non ci vorrà molto…”
“Un lavoro non ce l’hai, e non lo troverai domani, ne dopodomani… chissà SE lo troverai. La situazione la conosciamo bene entrambi”. Vito (che forse si sentiva a disagio nell’essere sovrastato da Angela) le mise una mano sulla spalla, e con forza e decisione la spinse verso il basso, ma non a sedersi sulla poltrona, la guidò in ginocchio.
Ora di nuovo il tuffo al cuore, quella sensazione di nausea, stare in ginocchio, con la patta di Vito davanti al viso e la consapevolezza di non avere una via di uscita. Adesso avrebbe potuto alzarsi e andare via, ma adesso la situazione non era più quella di un mese prima. Come poteva avere la certezza che non fosse tutto trapelato, verso suo marito, verso la sua famiglia, verso l’intero paese. Vito si sarebbe limitato a chiedere il saldo del debito, o si sarebbe vantato di essersi fatto una giovane moglie proprio il giorno delle nozze. Se Rocco avesse scoperto quanti soldi ancora dovevano per il banchetto, e il tentativo di nascondere tutto da parte della moglie, sarebbe andata incontro a grossi problemi, e poi, tutto questo avrebbe minato il rapporto di fiducia tra marito e moglie? e con sua madre? Se invece si fosse venuto a sapere che si era fatta scopare su una scrivania, mentre il marito l’attendeva in sala… bhè, allora sarebbe saltato tutto.
Scattò di nuovo in piedi, guardò Vito con ferocia, quasi lo aggredì. “Non sono una puttana, non sono la tua bambola. Pazienza se tutti quanti verranno a sapere che ti devo dei soldi… stasera ne parlo con mio marito… poi insieme ti salderemo tutto.”.
“Per mè va bene” rispose Vito. “Io ho solo interesse a recuperare il debito…tieni a mente che fino ad ora non ho parlato di interessi…”. Angela continuò ad aggredirlo “Se Rocco solo immaginasse che cosa è successo… ti ammazzerebbe… non avr…”.
“Basta mò” urlò Vito, “Sembra che tu non abbia capito ancora con chi hai a che fare… ma secondo tè, laureata del mio cazzo, avrei potuto creare tutto quello che vedi, quì, in questo paese di merda, senza avere l’aiuto di gente ‘giusta’?. Credi che io non sappia come recuperare i miei crediti?… e solo che con tè ho deciso di non chiamare i fratelli Giusti, altrimenti adesso non staremmo quì a parlarne.” A sentire quelle parole Angela si calmò di colpo, anzi cadde nella disperazione, conosceva bene i Giusti, famiglia di spicco della criminalità del posto, aveva fatto ‘carriera’ prestando soldi a strozzo, e quindi aveva ‘i mezzi’ necessari al recupero dei crediti. Nulla avrebbero potuto fare contro di loro.
“Comunque adesso ho da fare” disse Vito, “Se hai deciso di farti aiutare da tuo marito, per me va benissimo. Ma credo di aver perso troppo tempo, tra tre giorni venite insieme che dobbiamo chiudere la faccenda”.
Passarono tre giorni di disperazione, Rocco, molto stanco per i continui straordinari, volle attribuire il tutto alla stanchezza della moglie, visto che comunque Angela si era chiusa in se stessa, e non comunicava con nessuno. Era molto cambiata, ma il marito, non sapendo nulla, non poteva immaginare. Rocco aveva preso per buono quanto gli aveva detto la moglie, i soldi delle buste erano stati appena sufficienti a pagare la cerimonia, e il tutto si era concluso lì. Adesso, mettere in moto una nuova casa richiedeva un impegno notevole, e la stanchezza si faceva sentire tutta.
dopo 72 ore di ansia, passate praticamente senza dormire Angela concluse che non era possibile trovare i soldi necessari, e che il coinvolgimento del marito non avrebbe migliorato la situazione, anzi, c’era il rischio di portare tutto alla luce del sole, il matrimonio diventava a rischio. Anzi, nessun rischio, se si fosse saputo quello che era successo durante le nozze, sarebbe saltato. Rocco non era ossessionato dalla gelosia, ma era geloso quanto basta per non poter accettare la situazione.
Vito guardò Angela entrare nel suo ufficio da sola, con lo sguardo incollato al pavimento. ecco il solito ghigno comparire sul suo volto. “Manca tuo marito”…
Vito guardò Angela entrare nel suo ufficio da sola, con lo sguardo incollato al pavimento. ecco il solito ghigno comparire sul suo volto. “Manca tuo marito” le disse.
“Credo che dovremmo trovare una soluzione noi due…” rispose Angela senza sollevare lo sguardo.
Vito non si scompose, “Certamente, prego, avvicinati”, ruoto leggermente con la poltrona rivestita in cuoio, “Vieni qui… l’altra volta sei scappata… non è buona cosa lasciare i discorsi in sospeso”. Lo snodo sotto la seduta dell’imponente poltrona assecondava il suo dondolio, con la mano sollevò il mento della donna e restarono a guardarsi senza che nessuno dicesse niente. Passò un pò di tempo in cui Vito con le mani appoggiate sui grandi braccioli di pelle dondolava, quasi disteso sulla poltrona, senza scomporsi, mentre Angela lo guardava con gli occhi lucidi. Nessuno dei due proferì una sola parola, mentre Angela si piegò in ginocchio, quando slacciò la cintura di Vito, quando delicatamente aprì la patta del suo pantalone, abbassò le mutande turando fuori il suo pene semieretto. E neanche quando lo prese in bocca e cominciò il lavoro, così come lo ricordava l’ultima volta. Vito si distese ancora di più, prima carezzo i capelli neri di Angela, poi si portò le mani dietro la nuca, chiuse gli occhi e rimase senza parlare, mentre la donna, in ginocchi tra le sue gambe, succhiava e leccava il suo cazzo. Dopo qualche minuto squillò il telefono sulla sua scrivania, Vito rispose e contemporaneamente con la mano forzò nuovamente la testa di Angela sul suo cazzo, lanciandogli un’occhiata che l’invitava a continuare anche durante la telefonata. “Si… ok la conferma è per il 18 febbraio dell’anno prossimo… il numero 15 giorni prima…. non, per il prezzo non possiamo tirare nient’altro…. è già molto tenerlo bloccato… si figuri… ma dobbiamo vederci…” Angela ascoltava quella trattativa telefonica di un’altra coppia che prenotava la sala per il banchetto. Ricordò di quando, quasi un anno prima, aveva fatto la stessa cosa. Adesso, un anno dopo, riascoltava più o meno le stesse parole, ma con il cazzo di Vito in bocca, chi l’avrebbe mai pensato.
Dopo aver riagganciato passarono alcuni minuti in cui Vito sembrava solo assorto a godersi l’opera di Angela, che a sua volta pensava solo a concludere quanto più in fretta possibile, poi all’improvviso riprese il telefono e cominciò a cercare in rubrica, trovò il numero e chiamò. Dopo alcuni istanti: “Francè!…. si, sono in ufficio… per quella questione della signora Angela, dovremmo concludere l’accordo…. si, si, vieni subito che sono qua”. Angela lasciò il cazzo e cercò di rialzarsi, Vito fu pronto a rimettergli la mano sulla testa e spingerla di nuovo in basso. “Ti ho già detto che il debito ce l’hai anche con mio figlio, il locale è di tutti e due… e poi hai già ‘conosciuto’ Francesco… quindi continua”.
Francesco compare dietro la tenda dopo poco, all’inizio non si era neanche accorto della presenza di Angela in ginocchio dietro la scrivania, ma fatto pochi passi la vide. “Papà!… ma sei sempre lo stesso… credevo che mi avessi chiamato per sistemare la situazione economica!”.
“Si, certo” rispose Vito “ma non consideri due cose. La prima e che ho le palle piene, nel vero senso della parola e tu sai quanto è bello farsele svuotare da una bocca come questa; la seconda è che la signora Angela deve dimostrare di sottostare ad un accordo preso con noi… o no?”.
Nel frattempo Angela non aveva smesso di pompare e succhiare, in questo modo era voltata di spalle rispetto a Francesco, così evitava di incrociare il suo sguardo, ora più che mai si sentiva un giocattolo, una bambolina in mano a dei bambini capricciosa… non era più un essere umano. Questa sensazione le faceva molto più schifo del cazzo in bocca che stava succhiando.
Vito passò la mano sotto il mento di Angela, lei sollevò lo sguardo e mentre i due si guardavano negli occhi, Vito scarico una gran sborrata sul palato e nella gola. Angela chiuse gli occhi ma Vito gli ordinò nuovamente “Guardami!”, lei continuò a guardarlo mentre gli schizzi si affievolivano, poi si scostò, facendo uscire il cazzo che ormai aveva perso ogni consistenza.
Lei aveva la bocca piena, ed il sapore faceva parecchio schifo. Vito continuava a guardarla, mentre lei rimaneva in ginocchio, anche se spostata all’indietro, probabilmente per non incrociare lo sguardo di Francesco. “Tirati su… prego accomodati sulla poltrona, approfittiamo della presenza di mio figlio e troviamo una soluzione”. Angela si tirò su, nel passare dall’altra parte della scrivania incrociò lo sguardo di Francesco, si sentì sprofondare, un senso incredibile di vergogna si impossesso di lei, nel passargli alle spalle si pulì la bocca con il dorso della mano, un gesto davvero volgare penso tra sé.
“Senti Angela” Inizio Francesco “… se dobbiamo parlare, almeno ingoia, pensi di stare tutto il giorno con la bocca chiusa? Inoltre… per la soluzione che sto per proporti dovrai imparare ad ingoiarne di sperma”.
In senso di era vertigine colse Angela, ingoiò perché si sentiva svenire, ora era tutto chiaro, non solo era il loro giocattolo, ma intendevano venderla per recuperare il debito. Si ripresentarono i conati di vomito, accentuati dalla nausea di quella rivelazione, non che la cosa non fosse chiara anche prima, lei non era una stupida. Ma come tutte le persone disperate si aggrappano a qualsiasi speranza, lei aveva sperato che fino all’ultimo le cose cambiassero. Avrebbe fatto pò di pompini a Vito, si sarebbe fatta scopare da Francesco e magari questo avrebbe appianato tutto, sarebbe stato sufficiente come saldo. Adesso era tutto svanito, la frase di Francesco, con il suo modo garbato ma deciso e sintetico l’aveva psicologicamente distrutta. Adesso avrebbe fatto la puttana al servizio di Vito?, ormai non sapeva neanche cosa pensare gli accadimenti cominciavano a scorrerle addosso senza che lei avesse il controllo di nulla.
Continuare a deglutire forzatamente, lo sperma denso attaccato al palato e sotto la lingua non voleva saperne di andare giù. Francesco andò a prenderle un bicchiere di acqua dal frigobar, Angela bevve affannosamente.
“Bene, se adesso che hai ripreso un pò di colore” proseguì Francesco ” vediamo di concludere… Tu sei una biologa se ho capito bene, ma qui di biologi non sappiamo cosa farne. Inoltre so che non troverai nessun lavoro decente fin che sei qui, e anche se dovessi spostarti al nord, non è che le cose cambino molto”
“Tuo marito e tutta la tua famiglia non deve sapere niente, quindi il debito devi restituirlo da sola… posso sapere come intendi guadagnarti i soldi?… io posso fare in modi che una bella ragazza come tè possa incassare un pò di soldi, ma si tratta di vendere il tuo corpo… non siamo schiavisti, non ho intenzione di incatenarti… figuriamoci… se tu hai qualche altra idea in mente ben venga. L’importante in fondo è recuperare i soldi. … Allora?”
“Non c’è bisogno, io posso fare qualsiasi lavoro, troverò anche lavoretti semplici e vi pagherò…” risposa Angela balbettando ma cercando di metterci grande convinzione.
Francesco: “Senti se arrivi fino a Lecce in qualche call center sono 6-700 euro al mese… meno la benzina… quanto tempo dobbiamo aspettare? Se trovi lavoro in campagna, senza esperienza passerai di padrone in padrone, a 30-35 euro al giorno, non tutti i giorni… siamo sempre alla stessa conclusione: quanto tempo dobbiamo aspettare?, se dovessi trovare un posto di cameriera nei fine settimana… peggio!… io la mia proposta te l’ho fatta”.
Angela: “Ma anche se mi prostituisco (‘fare la puttana proprio non riusciva a dirlo’)… quanto potrò mai guadagnare, e poi… il paese è piccolo, il giorno stesso lo saprebbero tutti… e a questo punto Rocco farebbe delle pazzie… e se anche non fosse così, ci vorrebbe una vita… per quanto tempo potrei fare questo lav….”
Vito: “E chissenefrega!, pensi che noi dobbiamo ….”
“Aspetta!” Francesco interruppe bruscamente il padre “… per certe questioni del cazzo si finisce male, le cose vanno fatte per bene, non mi và di finire sui giornali per qualche migliaio di euro….”
“Ho bisogno di pensarci un attimo, di organizzare… dunque, tuo marito resterà fuori da questa faccenda e all’oscuro di tutto, ti ci ridarai i soldi prostituendoti. All’organizzazione del come e del quando ci penso io… mi serve solo sapere della tua disponibilità… ricorda che ti proteggeremo e faremo in modo che il tutto duri il meno possibile, prima chiudiamo e meglio è… allora?”
Nella mente di Angela riecheggiava, come il un loop infinito, “Tu ci ridarai i soldi prostituendoti, … Tu ci ridarai i soldi prostituendoti, …Tu ci ridarai i soldi prostituendoti”. Doveva scegliere parchè Francesco aspettava una risposta subito.
Angela: “Ma restituito i soldi finisce tutto lì?”.
Francesco: “Il nostro lavoro non è nel campo della prostituzione, abbiamo altri interessi molto meno pericolosi… è solo che non vedo alcun modo in cui tu possa guadagnare…e nemmeno tu”
Se non si fosse fatta scopare da Vito e da Francesco adesso sicuramente sarebbe uscita da quella porta, che Rocco, la famiglia, il mondo intero sapesse, sempre meglio che finire a fare la puttana, non aveva nessuna intenzione di farsi riempire di cazzi, sicuramente di persona disgustose, visto che non riuscivano ad avere una vita sessuale con altre donne.
Ma sentiva che si sarebbe saputo ben altro, e non voleva assolutamente perdere il suo amore. In fondo vedeva la cosa come una forma di violenza o di tortura, e come darle torto?
Angela si alzo, “Ascoltate”, adesso si rivolgeva anche al padre, “… vi faccio sapere domani, datemi il tempo di riflettere”
Vito: “hai avuto tre giorni per riflettere”, “Più un mese” incalzò Francesco, “Sono sicuro che hai già preso la tua decisione, stai solo cercando di prendere tempo… in attesa di qualcosa che non accadrà”.
Forse passò un minuto nel quale Angela Guardava alternativamente padre e figlio, probabilmente cercava pietà, ma non successe nulla.
Francesco ruppe il silenzio, guadando Angela i suoi occhi lucidi erano diventati ancora più grandi, la sua abbronzatura e la chioma nero corvino la rendevano bellissima, inoltre aveva il respiro affannato per le emozioni, e il suo seno turgido, quella buona terza soda era irresistibile sotto la camicetta. “L’ultima volta che ci siamo visti non ci siamo conosciuti ‘a fondo’, è mancato il tempo, oggi possiamo prendercela comoda… puoi anche non parlare, ma se ti cali i jeans e ti appoggi col busto sul tavolo prenderò questo come un accordo concluso, altrimenti dobbiamo recuperare il credito con altri metodi”.
Il cervello di Angela lavorava ad una velocità incredibile, adesso non aveva più tempo, non posso descrivere tutte le ipotesi e le conseguenze a cui pensò, probabilmente gli ‘altri metodi’ che aveva detto Francesco includevano il coinvolgimento dei fratelli Giusti, sarebbe stata comunque la fine.
Slacciò la cintura dei jeans attillatissimi che nulla lasciavano all’immaginazione e li spinse in basso fino alle ginocchia, pose le mani sulla scrivania e si piegò, dando le spalle e la visione del suo fantastico culo a Francesco.
Slacciò la cintura dei jeans attillatissimi che nulla lasciavano all’immaginazione e li spinse in basso fino alle ginocchia, pose le mani sulla scrivania e si piegò, dando le spalle e la visione del suo fantastico culo a Francesco.
Francesco si mosse molto lentamente, non sapeva ancora cosa organizzare per Angela, ma adesso era impegnato a contemplare quel culo, il cazzo gli premeva prepotentemente nei pantaloni. Pose una mano sul collo della donna e lo spinse con decisione verso il basso fino a farle poggiare la faccia sul freddo marmo della scrivania. Angela piangeva senza singhiozzare, cercava di non far trasparire alcuna emozione se non l’intenso odio che provava per quei due uomini. Intanto Vito le aveva abbassato lo slip fin sotto le cosce e si era piegato con il volto a pochi centimetri dal suo culo. Avvicinò il naso alla sua figa fino a toccarla, ne godette per il calore che emanava, la leccò fino a foro posteriore, passò alcuni istanti fermo così, quasi ad inebriarsi. Poi sembri come se tutto svanisse, si alzo velocemente, tirò fuori il cazzo e la penetrò in fica in un solo colpo. Angela emise un lamento, la penetrazione in quel modo, senza alcun tipo di preparazione risultò dolorosa. Francesco la stantuffo con energia per alcuni minuti, il padre rimaneva sdraiato sulla sua grande poltrona senza dire una parola. Lei, con la faccia poggiata sulla scrivania teneva gli occhi chiusi, come se non vedendo nessuno non fosse lì, come se potesse separarsi dal suo corpo che in quel momento veniva usato in quella maniera. Francesco si fermò, sfilò il cazzo e fece un passo indietro. Ammirava il culo tondo e sodo, la figa leggermente dischiusa e lucida, il segno bianco del costume e più sotto due cosce abbronzatissime. Le mutandine semplici, quasi infantili, calate sulle cosce e le gambe un pò dischiuse, per quanto permetteva il jeans calato sulle ginocchia. Francesco si prese il cazzo durissimo con una mano, si avvicinò ad Angela e puntò decisamente sul suo ano. Appena capite le intenzioni Angela ebbe uno scatto, tento di rimettersi dritta, ma prontamente Francesco la riprese per il collo, tenendola ferma e spingendo nuovamente la sua testa sulla scrivania. “Ascolta ” le disse “… se non ti viene in mente un’altra maniera per far soldi… a tutto questo ti dovrai abituare… il tuo culo è qualcosa di bellissimo, mi fa venire ancor prima di sbattertelo dentro… ,ma per noi adesso è solo uno strumento per far cassa, perciò credo che l’unica cosa che tu possa fare adesso è rilassarti”. Angela si sentiva già da tempo come un oggetto, quelle parole non fecero altro che farla sprofondare di più nello sconforto, ora era uno strumento, il suo corpo serviva solo a svuotare i coglioni di una massa di porci arrapati. Tutti questi pensieri scomparvero non appena cominciò a sentire il dolore provenire dal basso del suo culo, sapeva quello che l’aspettava, aveva provato altre volte in vita sua, per far contento suo marito, ma non erano mai riusciti a concludere nulla. Intanto Francesco cominciava a sudar, il cazzo scivolata nell’incavo dei glutei e non voleva saperne di entrare. Angela mugolava per il dolore, aveva tutti i muscoli del collo e della bocca contratti, oltre, naturalmente a quelli del culo. Anche Francesco ora cominciava a provare fastidio, il suo cazzo di piegava, pensò che non era quello il modo migliore di rompere un culo vergine. “non muoverti” le disse, si tirò su i pantaloni e sparì dietro la tenda dell’ingresso, seguito dallo sguardo interrogativo del padre, mentre Angela continuava a tenere gli occhi chiusi per non vedere nulla. Ricomparve dopo pochi secondi con un dispenser d’olio d’oliva in mano, era andato a prenderlo dallo scaffale della sala ristorante. “Penso che questo possa aiutare.” disse. Fece colare un filo d’olio tra le natiche della donna, poi con un dito lo guidò all’interno dello sfintere e cominciò un lento massaggio, prima infilando un solo dito, poi due. Con due dita Angela ricominciò a contrarsi e ad emettere il solito lamento. Francesco riappoggiò la cappella e con decisione ricominciò a spingere, nonostante lo sforzo la cappella scivolò dentro, non c’era attrito per via dell’abbondante olio spalmato, ma Angela si sentì stirare e strappare, non era abituata a quella pratica e il suo sfintere si stirò completamente. Si sentì come se un palo del telefono le fosse stato ficcato nel culo, percepiva le pareti stirarsi e le sembrava che si stracciassero. Nella realtà Francesco aveva un cazzo normalissimo, anche se durissimo per via di Angela, ma sarebbe successo a tutti. Francesco si fermò solo quando si rese conto che era tutto dentro, e sentiva le passe sbattere contro la figa. Dopo pochi istanti cominciò a stantuffare. Angela era rimasta fino a quel momento con la bocca aperta, non emetteva alcun suono perché aveva smesso di respirare, il dolore era qualcosa di unico che partiva dal suo culo e saliva lungo la schiena fino al cervello. Gli scossoni che le dava Francesco cominciarono a scuoterla, aveva ripreso un respiro affannoso e i lamenti cominciarono a farsi sentire. Durò pochi minuti, la pressione delle pareti del suo culo sul cazzo di Francesco era troppo forte, e lui stava per venire in breve tempo. “Incredibile, mi ai spremuto il cazzo” disse pochi istanti prima di emettere un grugnito, si irrigidì piantandolo nel culo il più in fondo possibile. Angela era piantata contro la scrivania, altrimenti le spinta possente che ricevette nel culo l’avrebbe fatta cadere. Percepì il cazzo irrigidirsi ancor più e poi le vibrazioni che segnavano la scarica di sborra direttamente nel fondo del suo intestino. Quando il cazzo cominciò a perdere di consistenza Francesco si scostò, lo sfintere di Angela si richiuse immediatamente, lasciando trafilare solo alcune gocce di umori arrossate da poco sangue, sicuramente l’inculata le aveva stirato troppo lo sfintere, in qualche punto doveva essere lacerato. Francesco si guardò il cazzo che perdeva di consistenza, girò dall’altro lato della scrivania e l’avvicinò alla bocca di Angela, le prese la testa facendole aprire gli occhi. “Adesso finisci il lavoro… devi abituarti anche a questo”. Per la prima volta da quando era iniziata tutta la storia Angela era senza volontà, e ora non pensava più a nulla. Percepì il forte odore del cazzo di Francesco, del resto era appena uscito dal suo culo. Ma la presa decisa della mano dietro la sua nuca le fece capire che era inutile qualsiasi reazione. Aprì la bocca e fu presa dal disgusto per l’odore e il sapore dolciastro, ma senza alcuna convinzione usò la lingua per ripulirlo, finche Francesco, ormai soddisfatto non si sfilò e si risistemò i pantaloni. Vito, aveva gli occhi fuori dalle orbite, ma si accorse che il suo cazzo non rispondeva come il suo cervello, “non sono più un ragazzino” disse quasi a volersi giustificare, “… altrimenti adesso ti inculerei a sangue”. La solita finezza degli uomini infoiati. “Adesso torna a casa” disse Francesco, “Ti chiamo io non appena organizzo qualcosa di serio”.
Vito: “Ma io potrei da domani stesso organizzare incontri, non mancheranno cert….”
Francesco: “No papà, scusa se ti contraddico di nuovo. Dobbiamo organizzare qualcosa che porti un bel pò di moneta in poco tempo….. Vedrai, i soldi spesi per gli studi a Milano non sono andati sprecati.”
Angela si era tirata su mutandine e pantaloni, le faceva male tutto. Quello che aveva subito le aveva tolto qualsiasi volontà, quasi quasi non provava più neanche il senso di ribellione e di disprezzo che aveva subito fino a poco prima. Il jeans attillato le dava fastidio, la pressione delle cuciture sullo sfintere anale bruciava, bruciava anche l’interno. Si ripulì alla meglio gli occhi dal poco trucco colato, non usava truccarsi pesantemente perché era comunque molto bella e perché quel giorno non aveva certo intenzione di risultare appariscente. Senza dire assolutamente nulla si incamminò verso la tenda dell’uscita con passo un pò incerto per via del fastidio al culo, sentì Francesco alle sue spalle “Angela… aspetta un attimo. Devi comunque prendere delle precauzioni, per quello che devi fare… se vuoi ti prendo appuntamento con dottore che già conosci, altrimenti scegli tu. Se ti va bene il nostro dottore non ti costerà nulla, mi ha detto che vi siete già conosciuti… lo devi perdonare, è un pò maniaco” disse sorridendo. “Però scegli tu cosa fare… in fretta mi raccomando”.
Angela si chiese come facesse Francesco a parlare così, come se stesse definendo sei semplici affari, come se non si trattasse di una violenza su una persona, di uno stupro. Non riuscì a trovare risposta e senza rispondere andò via.

Non riuscì a trovare risposta e senza rispondere andò via.
Giunta a casa telefonò subito alla madre, l’avvisò che a mezzogiorno non sarebbe andata a pranzare, come faceva di solito visto che il marito non rientrava prima delle 5-6 della sera, adesso proprio non se la sentiva. Corse sotto al doccia e cominciò una doccia bollente, quasi a volersi stordire ancora di più. Si piegò sulle gambe e provò a lavarsi il culo. Non riusciva quasi a toccarlo, si sforzò per far uscire lo sperma dall’interno, cercò di aiutarsi con le dita, riuscendo nell’impresa ma provando di nuovo un bruciore fortissimo. Prese una crema idratante e se la spalmò, non era certo il prodotto giusto, ma non aveva altro sottomano. Senza pranzare si stese sul letto e si addormentò subito. piombando in un sonno nero e senza sogni.
Fu svegliata dal cellulare, non conosceva il numero e rispose, era la voce di Francesco. “Ciao ” disse con tono confidenziale, forse averla inculata gli dava diritto a prendersi qualsiasi confidenza, oppure lui era semplicemente abituato a parlare in questo modo a tutti i suoi dipendenti, e Angela, in questo momento comunque lavorava per lui. “Senti ho avuto delle idee, ma devo ancora definire meglio…. volevo solo dirti che ho parlato con il nostro dottore, lui ha consigliato per non aver alcun problema l’uso della spirale, e sarebbe meglio anche per te. Se per te va bene domani pomeriggio ha tempo”.
Angela: “Ma veramente è un porco, l’ultima volta…”
Francesco: “Scusa, ma da adesso di porci ne vedrai un pò, dovresti abituarti… ” disse con la solita abitudine ad interrompere, “e poi se vai da lui non c’è nessuna spesa per te, credo che questo sia importante. Il fatto che è maniaco lo sappiamo tutti, infatti ha chiesto di andarci accompagnata da tuo marito… credo anche di immaginare perché… secondo me dovrebbe curarsi” disse ridendo. “Comunque fammi sapere prima possibile, va bene anche un messaggio. Ciao” e riagganciò senza aspettare una risposta.
Angela ci pensò tutto il pomeriggio, passato per la maggior parte del tempo in piedi, conosceva il costo delle visite ginecologiche fatte privatamente, i tempi di attesa e i costi dell’impianto della spirale. Doveva trovare la forza per ritornare dal dottore maniaco e ,in più, la maniera di convincere il marito. Per Rocco probabilmente sarebbe bastato far leva sull’aspetto economico e quindi trovare solo una scusa plausibile per il mancato pagamento. Poi si sedette, avvertendo la solita fitta al culo, e cominciò a pensare a se stessa, probabilmente stava cominciando ad assimilare quella situazione come un lavoro da fare. Farlo nel minor tempo possibile, estinguere il debito e chiedere per sempre con Vito e Francesco. E’ forse così che vivono la loro vita le prostitute? Viene messa da parte la questione della moralità, della mortificazione? Non avrebbe trovato risposte. Ma si era ormai resa conto che era rassegnata, anzi, era impegnata a concludere. Sarà stata questa determinazione a permetterle di superare l’umiliazione, a riuscire a guardare Rocco, il suo vero amore, e nascondergli tutto.
Preparò la cena, dopo aver guardato un pò la TV, zapping più che altro, andarono a letto. Avvertiva ancora un forte bruciore mentre il marito la stantuffava, ma l’opera di Rocco le servì per avere un orgasmo liberatorio. Poi passò alla sua opera preferita, quando il marito sì sfilò lei lavorò il cazzo con le mani, fino a farlo venire e ricoprirsi il ventre di sperma. Questo gli piaceva talmente tanto che come al solito si rilassò completamente, quel senso di potere (o di controllo) era quasi come avere un altro orgasmo. Quando Rocco ansimante le si distese a fianco, girandosi per iniziare il sonno ristoratore, Angela pensò che quello era il momento giusto.
“Sai Amò” Cominciò lei “dopo tanto tempo dovremmo provare a non interromperci mentre facciamo l’amore… non ti piacerebbe arrivare fino in fondo”
Rocco: “Senti, certo che mi piacerebbe, ma abbiamo detto che per ora non è possibile avere un bambino, non possiamo permetterlo finché abbiamo un solo lavoro”
Angela: “No, non ti stavo chiedendo un bambino, stavo pensando a qualche sistema anticoncezionale, non ci abbiamo mai pensato fino ad ora… ma perché non variare… a me piacerebbe sentirti dentro…”
Rocco: “Ok, tutto quello che vuoi”, dandole un bacio “a fine mese, non appena arrivano i soldi, andiamo a fare la visita e ci facciamo prescrivere una pillola, a te va bene così?”
Angela: “Ecco, proprio a questo stavo pensando… ti ricordi il dottore dove sono andata un mese fa?”
Rocco: “Quale? Quello maniaco e attaccato ai soldi? Non ci posso credere? ma vuoi andarci di nuovo? ti attirano i manici?”
Angela: “No!.. mi fa anche schifo” (‘se tu sapessi perché’ pensò). “E che mi ha richiamata perché è passato un mese, ha detto che per le nuove clienti la visita di controllo è gratuita”
Rocco: “Si, Si, gratuita il cazzo!, magari adesso non paghi, tanto poi si rifà la prossima volta. Ma devi ancora imparare che al mondo nessuno fa niente per niente”. Angela penso che era vero, e a cosa in effetti il dottore gli avesse già fatto, poi disse: “Si lo so, ma io di questo volevo approfittare, adesso andiamo, sfruttiamo al massimo l’offerta, e poi lo mandiamo affanculo, chi può costringermi a ritornarci?”. Le argomentazioni di Angela ebbero l’effetto desiderato, Rocco, complice anche la stanchezza della giornata, disse che andava bene, e il giorno dopo l’avrebbe accompagnata.
Alle cinque del pomeriggio Rocco e la moglie erano nella sala d’attesa del dottore. Angela non era eccessivamente tesa, almeno questa volta c’era il marito, quel maniaco non avrebbe potuto sfogarsi più di tanto. La segretaria li fece accomodare nello studio, il dottore fu molto cortese e professionale. Comincio con un’ecografia, poi la classica vestita, Rocco guardava il tutta da una certa distanza, la medicina non era il suo campo, rimaneva in ossequioso distacco anche se non gli piaceva quella persona. “Bene ” disse il dottore ” adesso procedo con l’introduzione della spirale… mia cara, dovrebbe essere un pò più rilassata…”. Rocco vide il dottore prendere gli attrezzi e aprire l’involucro sigillato che conteneva la spirale e…. gli successe ancora, come sempre ogni volta che era in ospedale. L’impressione alla vista degli strumenti, l’odore dell’antisettico, ma specialmente la situazione… l’impressionò. Ebbe un calo di pressione, sbiancò in volto, cominciarono i capogiri, in pratica stava per svenire. Il dottore se ne accorse, lasciò per un attimo la paziente e fece accomodare il marito sulla scrivania. Gli porse un bicchiere d’acqua e chiamò la segretaria dalla sala d’attesa.
“Ci sono altri appuntamenti ” chiese. “Si… solo quelle due signore che vede nella sala d’attesa” rispose la segretaria indicando i monitor vicino la scrivania.
“Ok, non voglio che si impressionino… dai questo al signore. ” disse il dottore porgendo un boccetta con delle gocce per far riprendere Rocco “Appena riprende colore fallo attendere in sala d’aspetto… signor Rocco, non si preoccupi, pochi minuti e la richiamo”.
Angela intervenne “Amore, perché non aspetti alla scrivania… tanto facciamo tutto dietro il paravento” cercò di essere spiritosa pur di tirar su il marito ed assicurarsi la sua presenza nella stanza.
“Ma no, finisci pure, ti aspetto qui fuori” disse Rocco maledicendo la sua paura per gli aghi, per la sola vista del sangue, per tutto quanto era legato ai medici.
“La chiamo tra poco” sentì dire dal dottore mentre usciva dallo studio.
Poi il dottore si rivolse alla donna con l’espressione completamente stravolta “Non potevo certo immaginare questa situazione… oggi deve essere il mio giorno fortunato… e anche il tuo. Come ti dicevo devi essere più rilassata… non ci riesci proprio …” le disse sfiorandoli i peli del pube ” ok… tanto io ho il mio metodo, e so che funziona.”.
Riprese dall’armadietto gli anellini vibranti che lei già conosceva, mentre il cuore della donna batteva all’impazzata. Rifece esattamente lo stesso trattamento della volta precedente, passando sui suoi capezzoli e prendendo tra le dita vibranti il suo clitoride. Angela cominciò a gemere, ricordava esattamente le sensazioni che provava con quella stimolazione, pur essendo un discorso puramente meccanico il suo corpo reagiva, e lei godeva… magari non partecipava, ma godeva. Il dottore si fermò un attimo, giusto il tempo di tirarsi giù i pantaloni e penetrarla di colpo. Era tra le sue gambe posizionate e spalancate sulla sedia ginecologica, la posizione era ideale per la penetrazione, o meglio… per fotterla fino in fondo. Mentre la stantuffava con energia, assaporando la figa stretta, le riprese il clitoride tra le dita per gustarsi i gemiti e le contorsioni della donna. Poi disse “Ascolta… ho visto le condizioni del tuo culo. L’etica professionale (bontà sua) mi impedisce di incularti a dovere, non so chi tra Vito o Francesco ti ha fatto quel lavoro, ma penso che avrai capito che adesso hai il culo rotto”. Angela ripensò che come al solito, quando un uomo ha il cazzo piantato dentro una donna, si trasforma, e quelle parole ‘culo rotto’ evidenziavano il fatto che adesso fosse solo un animale.
“Non ti preoccupare, mettiamo a posto anche il tuo buco del culo” riprese il dottore mentre con la testa girata verso la scrivania guardava Rocco seduto su una poltroncina della sala d’attesa.
‘Ecco, ci risiamo’ pensò Angela senza smettere di contorcersi e mugolare ‘chissà che cosa si inventerà adesso’, ma le sollecitazioni erano troppo forti, e pochi minuti dopo se ne venne con un orgasmo intensissimo, di quelli che non provava durante le normali scopate col marito. Ovviamente cercò di trattenersi, ma era impossibile mantenere il silenzio assoluto, e mugolii, simili ad un lamento, le sfuggirono. Furono avvertiti anche dalla saletta a fianco, Rocco si alzò e si avvicinò alla porta, la segretaria gli fece cenno di aspettare, mentre le altre due pazienti si guardarono in faccia con espressione preoccupata.
Al dottore questa visione fece il solito effetto, Angela sentì chiaramente il cazzo ingrossarsi… ma il dottore si trattenne (con molto sforzo) si fermò e si sfilò da lei, lasciando vuota la figa fradicia dei suoi umori.
“Scusa, ma ho un lavoro da completare… adesso non posso.” così dicendo si risistemò il camice pur lasciando sotto il cazzo duro fuori dai pantaloni. “… non ce la faccio a rimetterlo a posto” disse guardando Angela “…poi ci pensiamo”.
Tolse gli anellini vibranti dalle due dita e indossò dei guanti in lattice e riprese il lavoro da dove aveva interrotto “Adesso devo disinfettare la vagina”. Aveva detto vagina e non fica, ma come riusciva a trasformarsi in fretta sto porco, peccato che pur facendo il lavoro in maniera professionale aveva il cazzo duro fuori dai pantaloni. Ci mise poco tempo a completare l’introduzione della spirale. Poi prese una pomata e la spalmò intorno al suo ano, cercando di farne entrare parte nel culo. Le disse di infilarsi le mutande ed i pantaloni. Fatto questo lei era ancora seduta sulla sedia, il bozzo sotto il camice del dottore le diceva che la cosa non era finita lì. Il dottore le diede un piccolo trattamento antidolorifico per contrastare il dolore della spirale appena inserita, poi le prescrisse il trattamento lenitivo per il buco del culo. “cerca di non farti inculare per due o tre giorni almeno… poi il corpo umano, un pò alla volta si abitua a tutto, …anche il tuo culo” le disse ridendo. Angela aveva gli occhi bassi mentre indossava il reggiseno. Poi mentre stava per prendere la maglietta il dottore la bloccò dicendo: “ma secondo te, posso ricevere la prossima cliente in questo stato?” indicando il cazzo sotto il camice. Lei non rispose, si sedette sulla sedia ed aspetto che il dottore si avvicinasse. Appena le fu a tiro aprì la bocca e prese a leccare quel cazzo piuttosto insignificante, però ciò che la preoccupava erano i soliti coglioni grandissimi che ora le sbattevano sul mento, mentre il dottore, con una mano dietro la nuca, lo spingeva tutto in bocca. Per qualche minuto la scopò letteralmente in bocca, ogni tanto le sbatteva in fondo alla gola, provocandole conati di vomito, ma il dottore non ci faceva caso perché aveva la testa girata a guardare nel monitor Rocco che passeggiava nervosamente per la saletta.
Non durò molto, Angela sopra la lingua avvertì chiaramente il cazzo irrigidirsi e vibrare, subito seguito da una serie di schizzi copiosi, …molto copiosi, …troppo copiosi. Angela lo sapeva, questo porco quando sborra ne fà secchiate. La bocca si riempì velocemente, cominciò ad avere difficoltà a contenerla. Il dottore la spinse indietro, in modo da farle tenere la testa sollevata, se avesse sputato adesso si sarebbe riempita in seno, il reggiseno e anche i pantaloni. Deglutì parte dello sperma, quanto necessario per non far fuoriuscire nulla e rimanere pulita. Ma lo stomaco si ribellava, a quella pratica proprio non riusciva ad abituarsi. Il dottore ci mise molto a svuotarsi completamente, era davvero qualcosa di impressionante. Quando sfilò il cazzo moscio dalle labbra di Angela lei le serrò immediatamente, lui sorrise quando la vide con le guance gonfie, quasi come una bambina quando fà il muso. Lei aveva il viso rosso, gli occhi lucidi e ogni tanto delle contrazioni per lo stimolo a vomitare. Il dottore fu fulmineo, porse la maglietta ad Angela e in un istante aprì la porta facendo entrare il marito. “lo sapevo… lo sapevo… lo sapevo… bastardo… bastardo…” pensava Angela mentre cercava intorno la scatola dei fazzolettini, ma lo stronzo aveva tolto di mezzo anche il rotolone della carta.
“Come ti senti?… sei tutta rossa… ma tu stai male” disse Rocco entrando e vedendola in quello stato.
“Non si preoccupi, è il fastidio per l’introduzione della spirale” incalzò il dottore “… si avverte un pò di dolore ma adesso passa”.
Angela faceva di no con la testa, non potendo aprire bocca, nel frattempo cominciava lentamente a deglutire. Quell’enorme sborrata non scendeva, le contrazioni del suo stomaco la rimandavano su, si stava sforzando di fare l’indifferente mentre, un pò alla volta, ingoiava. La sborra densa le si attaccava sotto la lingua, sul palato, forse ci mise quasi due minuti ad ingoiare tutto, poi con la lingua cercava di ripulire e mandar giù tutto quanto le si era attaccato alla bocca, “non ti preoccupare… sto bene” disse al marito mentre continuava ad avere le contrazioni dello stomaco.
Rocco: “Ma ti viene da vomitare?”
“Certo ” rispose il dottore per lei ” …ma adesso le passa, è solo l’effetto di quello che ha fatto”
‘E bravo il figlio di puttana, è anche spiritoso’ pensò Angela.
Il dottore si congedò, mentre li stava accompagnando alla porta una piccola contrazione allo stomaco fece uscire un piccolo ruttino alla signora (piccolo e discreto come solo le donne sono capaci di fare). La cosa non sfuggi ai due uomini.
“Ecco, questo è l’effetto che dicevo prima, tra un pò le passa tutto” disse il dottore.
“Bastardo… bastardo… bastardo… ” penso Angela mentre uscivano ed il dottore li salutava e, senza essere visto da nessuno, passava le mani nel solco delle sue chiappe. Pensò anche che l’unica cosa che avesse potuto darle sollievo sarebbe stata la visione del dottore morto per strada investito da un autotreno. Ma certi desideri, sapeva, non si realizzano mai e intanto aveva anche stata costretta e rifiutare un bacino consolatore che Rocco voleva dargli, non era proprio il caso, sarebbe sicuramente stato investito da un alito di sborra incredibile. Tornarono a casa, dove Angela preparò la cena per il marito, cenò solo lui.

Passò qualche giorno, Angela si era ripresa, almeno fisicamente, non provava alcun fastidio, quasi non sentiva più bruciore all’ano. Durante quelle sere si era negata al marito, ma Rocco aveva compreso che la moglie non stava tanto bene, non ci fece caso più di tanto. Anzi, cercava di coccolarla il più possibile, anche se non sapeva che i problemi che affliggevano la moglie erano ben altri.
Angela era da sola in casa quando il telefono squillò, era Francesco, le disse di andare in mattinata presso la sala ricevimenti e, come al solito, non attese risposta prima di chiudere la conversazione.
Angela prese il vecchio scooter de marito, neanche un quarto d’ora ed era già arrivata nell’ufficio. C’era Vito, insieme al figlio, ed aveva il solito sguardo da stronzo.
“Bene!” esordì Vito “… ho parlato col dottore, ha detto che ha sistemato tutto, adesso proviamo…” così dicendo le passò la mano sulla testa e poi sul collo.
“Basta papà! ” intervenne Francesco, il suo tono era scocciato anche con il padre. “Ti sto dando una mano per far rientrare un pò di soldi che tu potevi considerare persi, mi faccio tanto di culo, e tu pensi solo a fare il porco”.
Vito rimase un pò interdetto, poi rispose, “Ok, hai detto che te la vedi tu… lo so che ti fai tanto di culo… ma io volevo farlo a sta zoccola!”
“E basta!” quali gli urlò Francesco, poi riprese “Angela, siediti un attimo e ascolta. Abbiamo deciso, la volta scorsa, che tu dovrai lavorare per noi… ora, i problemi sono due. Il primo è che la cosa deve rimanere nascosta, il secondo è che a darla così per strada ci metti una vita a guadagnare un pò di soldi… Allora ecco la soluzione: non dovrai darla per strada, ma sto organizzando un giro di incontri con uomini single con cui tu fingerai di fare la moglie, almeno per una serata. Queste persone sono disposte a pagare qualche centinaia di euro a notte, ben altra cosa rispetto ai 20 euro delle africane che stanno sulla tangenziale e sulla statale, però dovrai andare a casa loro, cucinargli, fare qualche faccenda (forse) e poi passare una serata con loro.”
Angela ascoltava con occhi bassi, non parlava (del resto cosa avrebbe potuto dire), anzi, quasi non respirava, aveva già metabolizzato il fatto di farsi scopare per saldare il debito, ma il fatto di sentirselo dire (o imporre) la faceva comunque sentire umiliata.
Francesco continuava “Tieni presente che chi paga per questo non vuole condizioni, quindi devi accontentarli se ti vogliono fare il culo… beh, tu gli dai il culo… se ti vogliono venire in bocca… beh, tu ingoia tutto… ahò… ma mi stai ascoltando?”.
“Si… si…” rispose Angela con un groppo alla gola.
Francesco riprese “inoltre, non possiamo permetterci che si venga a sapere, sopratutto perché non voglio essere coinvolto, quindi devi andare la sera fino a Lecce, solo in città possiamo trovare gente disposta a pagare tanto, e poi e abbastanza lontano da qui.”
“Ho pensato di assumerti nel locale, come cameriera, questo giustificherà la tua assenza la sera per almeno 8-10 ore, così è a posto anche tuo marito, tu vieni fin qui, poi prendi la macchina aziendale… la panda, quella senza la pubblicità ovviamente, vai a Lecce dove ti indico io, poi ritorni qui e vai a casa”
“Dal tuo amato maritino ” s’intromise Vito che ascoltava con aria di chi se la stava godendo. In effetti era proprio così, la consapevolezza di poter possedere la vita di una persona lo esaltava, nel suo piccolo quello era il massimo che poteva sperare.
“Ancora!…. smettila papà, fammi concludere.” lo riprese Francesco. Lui era diverso, poteva godere a possedere il cayenne, la barca a vela (che è più fico), un appartamento al nord. In quel momento stava solo computando, era un incrocio tra un computer, un esattore e un commercialista (non me ne vogliano i commercialisti).
‘Che figlio cacacazzo’ pensò Vito.
“Allora Angela… ” Francesco prese il mento della donna per farsi guardare, “dobbiamo solo decidere una cosa, visto che ti devo assumere, i soldi della tua paga te li devo dare oppure li trattengo e vanno a scontare il debito? Resta inteso che i costi, contributi e quant’altro vanno comunque ad aggiungersi a quanto mi devi. Decidi se il contenuto della busta lo prendi o scontiamo…. Che mi dici?”.
Ci mise un pò a fare i conti, poi Angela riprese “Ma in questo modo, dovrò sempre darti dei soldi, non la finiamo più”.
“Certo, ma ti ho detto che ho organizzato un giro con gente che paga, non dovresti metterci troppo, poi porti i soldi a casa… potresti farli vedere a tuo marito, e poi ne riporti una parte… Ti ripeto, e spero di essere chiaro, ho solo intenzione di recuperare il debito, poi ognuno per i fatti suoi”.
Angela era così turbata che non riuscì a fare nessun conto, cosa che per lei era importante visto che era sempre stata una persona autonoma, ma la testa le girava e acconsentì “Va bene”.
Francesco “Aah perfetto!, non ci voleva tanto…. ricorda che non mi và di fare il bastardo per il solo gusto di farlo. Se in qualsiasi momento ti viene il mente una soluzione diversa… non hai che da parlare, e da portare i soldi ovviamente”.
“Francesco prese la mano di Angela e la strinse vigorosamente, esattamente come un affare concluso. “portami le fotocopie dei documenti, che domani faccio partire l’assunzione”, Angela strinse la mano passivamente.
“Aspetta un attimo che vado a prendere dalla mia macchina i documenti da compilare per il consulente del lavoro.”
Mentre Francesco usciva Vito si avvicinava, prese Angela per il collo … “Ricorda che non stiamo conteggiando né gli interessi, né tutto il lavoro fatto…. quindi piegati che ancora non ho provato il tuo culo.”
“Ma… ma…” Più che una frase Angela riusciva solo a tirar fuori un balbettio.
Francesco rientrò dopo un paio di minuti, “Papàààà!… ma vaffanculo, la vuoi smettere”. Il padre stava furiosamente cercando di inculare Angela, che era piegata a 90 gradi con la pancia e la faccia sulla scrivania con le mutande e i jeans calati alle ginocchia.
“Zitto Frà…. ” rispose il padre in evidente difficoltà e tutto sudato. ” sta zoccola non vuol allentare il culo, ma io glielo spacco”. Intanto il cazzo, che evidentemente non aveva una grossa consistenza, continuava a scivolare, questo faceva incazzare Vito, e dopo qualche tentativo il cazzo scivolò nella figa. Angela non era pronta, questa penetrazione improvvisa le provocò solo dolore.
“Papà… ho da fare… la vuoi smettere?”
“Col cazzo che smetto, aspetta un attimo che me la scopo per bene…”
Francesco si portò dall’altra parte della scrivania, fece sollevare Angela sui gomiti e li porse una serie di fogli e una penna. “Non ho molto tempo, riempi questi moduli, tanto si tratta solo di dati anagrafici e firmali.
Angela lo guardò incredula, ma si era reso conto che la stavano scopando? e anche con una certa energia.
“Dai!… scrivi… devo portare tutto dal commercialista… papà: Stai un pò calmo… non ce la finiamo più”.
Vito non lo ascolto neanche, ogni tanto sfilava il cazzo dalla figa e confidando nel fatto che ora fosse più umido cercava di affondarlo nel culo, con scarsi risultati. Angela si accorse dell’impazienza di Francesco e del suo crescente impazienza, girò i fogli e cominciò a leggere e a compilare.
La situazione era quasi comica (tragica per Angela), lei era piegata sulla scrivania, leggeva e compilava i moduli con una grafia a dir poco incerta, a causa dello stantuffamento della sua figa, doveva ‘compensare’ gli ondeggiamenti del suo corpo per cercare di scrivere almeno dei righi. A un certo puto Vito sembrava aver rallentato, lei ne approfitto per accelerare le sua opera, ma dorò poco, lanciò prima un urlo, poi un sibilo, serrò gli occhi e si bloccò. Vito era riuscito a farsi strada nel suo culo.
Francesco alzò gli occhi al cielo “arriverò in ritardo”, aspetto che Angela si riprendesse un pò, ma le pareti strette del suo culo fecero effetto, ci volle pochissimo perché il vecchio si scaricasse dentro l’intestino, lo tirò fuori, ormai moscio, dopo pochi secondi.
Angela si stava rialzando, ma Francesco intervenne, e questa volta alzando la voce “Dai! ho detto sbrigati”. Angela si spaventò, e continuò per qualche minuto a scrivere, piegata sulla scrivania, con il culo esposto ed aperto mentre un filo di sperma colava fuori. A Vito luccicavano davvero gli occhi, nella sua vita ne aveva scopato di fighe e di culi sfruttando la sua posizione dominante, ma questa situazione era nuova, la donna piegata era bella e con un culo stupendo e lo sperma che ne fuoriusciva era il suo.
Angela porse i fogli a Francesco, li raccolse e mentre scappava via disse “cominci da sabato sera… hai tre giorni per preparati, alle 18:00 devi essere qui… puntuale”, e sparì.
Rimase solo Vito a guardare la donna mentre rossa in volto si ritirava su prima le mutandine (formando subito una chiazza dello sperma che colava) e poi i pantaloni. “Ci vediamo sabato” le disse mentre lei scappava via.
“Ci vediamo sabato” le disse mentre lei scappava via.
Seguirono due giorni di ansia completa, Rocco si accorse che qualcosa non andava, dovette accettare la spiegazione di Angela, lei non conosceva affatto il lavoro di cameriera anche se quel tipo di occupazione doveva essere assolutamente temporaneo, quanto basta per tirar su un pò di soldi visto le spese del recente matrimonio. Nonostante le insistenze, Rocco non riuscì a tirar fuori nulla di più, e si convinse che sarebbe bastato aspettare l’inizio del lavoro per vedere la moglie più tranquilla. Non era entusiasta del fatto di andare a dormire da solo, ma qualche mese di sacrificio potevano pure farlo, poi la moglie sarebbe rientrata dopo la chiusura del locale, magari si sarebbe ‘rifatto’ la mattina presto.
Sabato era arrivato, Angela aveva parcheggiato lo scooter nel parcheggio riservato ai dipendenti, non fece neanche in tempo ad entrare che Francesco le andò incontro “Allora… queste sono le chiavi, la macchina e là…. ecco questo è l’indirizzo e il nome. Segui le indicazioni che sono scritte”.
Mentre Francesco parlava Angela leggeva il foglio, addirittura preparato al PC pensò, in una parte c’era la stampa fatta con google map e poi sul retro alcune indicazioni. Spaghetti con pomodoro fresco… braciola di maiale… “Ma devo cucinare?”
“Certo!” rispose Francesco, ” ti ho già spiegato che non si tratta solo di farsi scopare… devi assecondarlo in tutto… Ah!, dimenticavo… per nessun motivo i preservativi (a meno che non te lo chiedono), a certi livelli di prezzo il preservativo non esiste…. inoltre, ho aperto un sito: www.cosatimanca.it dove è possibile prenotarti on line… forte no?”
“Ma veramente… ” cerco di rispondere Angela.
Ma venne ovviamente interrotta da Francesco “Non preoccuparti, non c’è nessuna foto tua… comunque è chiaramente indicato che sei una moglie in fitto, cerca di fare la moglie che chiudiamo subito, vedrai… Oggi sono proprio incazzato, non voglio perdere altro tempo”
Angela si incammino verso la panda ma si sentì subito chiamare “Scusa, torna un attimo indietro… vieni un attimo nel deposito”
la donna seguì Francesco nel grande magazzino dispensa. Appena dentro l’uomo chiuse la porta con una mandata, “Senti, oggi è una giornata nera, mi stanno facendo incazzare tutti e tra un quarto d’ora devo concludere una cosa importante con un fornitore” così dicendo si abbasso i pantaloni e le mutande insieme.
Le mise una mano sulla testa e con decisione la spinse in ginocchio, con il viso vicino al suo cazzo semieretto “Ascolta, spompinami un pò, ho bisogno di scaricare tensione e anche di svuotarmi un pò… veloce che arrivano i fornitori”. Angela si rese conto di essere rassegnata, prese il cazzo in mano e poi l’imboccò iniziando un’energica pompa con risucchio, del resto il tempo era poco. Dopo dieci minuti Francesco sborrò e lei ingoiò, poi ripulì il cazzo e si pulì al meglio la bocca ed il rossetto mentre Francesco si sistemava e usciva.
“Ora va meglio, sono davvero più rilassato…. li faccio neri a quelli… se ci sono ci vediamo stasera, altrimenti domani… solita ora” e andò via.
I pensieri nella testa di Angela si accavallavano mentre percorreva la statale per Lecce nella panda rumorosa e un pò scassata. Cosa era diventata? Uno sfogo per gli istinti bestiali? Con quanta naturalezza Francesco si era scaricato nella sua bocca? E ora dove stava andando? A svuotare altre palle da un altro porco? In tutti questi pensieri Angela non pensava al tradimento, fortunatamente per lei si trattava solo ed unicamente di una violenza, nient’altro. Lo sperma che adesso aveva nello stomaco gli dava solo fastidio, non gli era mica piaciuto. Al massimo era il fatto di nascondere tutto questo al marito che la mortificava, ma, giunta quasi a destinazione, si convinse che doveva solo resistere fino a quando non sarebbe finito tutto.
Al citofono rispose “Sono Monica: moglie in fitto” così come le era stato indicato sul foglio. Salì al secondo piano di un palazzo del centro storico, l’androne era fresco e particolarmente umido, tutto l’edificio era impregnato dell’odore tipico dei vecchi palazzi abitati da gente non più giovane.
Sulla soglia c’era ad attenderlo un signore non più giovanissimo a prima vista sui 55 anni, sembrava un cantante degli anni 60 in pensione, due occhiali con lenti enormi, basette grandissime e bianche e poi aveva un riporta lunghissimo a coprire la pelata. Sorriso smagliante che evidenziava la bravura del dentista e le possibilità economiche dell’uomo, in più era vestito con un completo di lino bianco, il primo bottone della camicia abbottonato era quasi all’ombelico e aveva in evidenza la peluria bianca del petto.
“Prego cara, accomodati… sei proprio un amore” disse l’uomo, squadrandola da capo a piedi, quasi una radiografia, e stampandoli un bacio sulla guancia.
Angela entrò nell’appartamento che sicuramente una volta era stato lussuoso, ma ora sembrava decisamente datato, almeno arredato con quanto di più avanzato c’era negli anni 70, ma ora l’impressione era del decisamente superato.
“Certo che ho fatto veramente bene a fidarmi, sei deliziosa. Vedrai che ti farò passare una serata stupenda” riprese l’uomo.
‘Seh, figurati… mi hai convinta’ penso Angela senza proferire una parola.
“Ma che maleducato, mi chiamo Armando” riprese l’uomo chiudendo la porta d’ingresso e accompagnando per mano Angela verso il soggiorno. Armando rimirava il suo acquisto (perché di questo si trattava), Angela aveva poco trucco, come suo solito, vestiva come sempre con jeans, converse rosse ai piedi e maglietta. Aveva appunto l’aspetto di una giovane moglie affaccendata tra mille incombenze domestiche. Probabilmente era stato questo che aveva dato l’idea a Francesco. E adesso Armando ne ammirava la semplice bellezza, le forme giuste e, ovviamente, anche la gioventù, rispetto a lui che era stato giovane negli anni 70.
Angela si accomodò su un divano in pelle bianca del soggiorno, si sentiva come una studentessa che deve affrontare il suo primo esame, ma per superare questo esame doveva far godere un uomo.
rimando cercò conforto nell’instaurare un dialogo, Angela si dovette sforzare non poco, sarebbe stato più semplice una botta e via, ma ora si trovava in questa situazione, e sicuramente dell’esito della serata sarebbe stato informato anche Francesco. Dopo aver bevuto un aperitivo Armando ricordò ad Angela che l’accordo prevedeva anche la preparazione della cena, “Ho indicato le mie preferenze, ma tu puoi fare quello che vuoi, sarà sicuramente buonissimo” disse, indicando ad Angela dove poteva trovare tutto l’occorrente, fece vedere la dispensa, le stoviglie ecc..
Armando tornò nel soggiorno a guardare un pò di TV, Angela apparecchiò la tavola, preparò il sugo, poi quando sembrava quasi tutto pronto mise l’acqua a bollire per la pasta. “Monica!, Vieni un attimo” la chiamo Armando, fece segno di sedersi vicino a lui, poi l’abbraccio e comincio a baciarla. Angela non voleva ricambiare, ma bastò che Armando si bloccasse e la guardasse con aria interrogativa perche la rassegnazione riprendesse il sopravvento, gli ritornarono in mente gli ordini di Francesco, doveva essere disponibile. Cominciarono a baciarsi e a toccarsi un pò dappertutto, Armando tirò su la maglietta fino a scoprire il reggiseno bianco, poi tirò su anche quello e cominciò a succhiare i capezzoli rosati.
Lei non riusciva ad eccitarsi se non per l’effetto meccanico della stimolazione, anzi la lingua di un estraneo sui seni le provocava un senso di disgusto, fu lei stessa a slacciare il reggiseno perché Armando lo tirava su eccessivamente, provocandole fastidio. Probabilmente Armando interpretò diversamente quel gesto, le slacciò i pantaloni tirandoli giù e poi sfilandoli dalle gambe alzate mentre lei era distesa sul divano. Praticamente si tuffò con la faccia nella sua figa e cominciò una lunga leccata a fondo, sicuramente non credeva che lei potesse venirsene con questo trattamento, ma la stimolazione del clitoride qualche effetto lo produceva.
Armando si bloccò sentendo il rumore del coperchio della pentola sul gas proveniente dalla cucina. Anche Angela scattò su, “vado prima che l’acqua spenga il fuoco” disse infilandosi le mutandine. Armando la bloccò mentre si prendeva i pantaloni, “Aspetta, vieni con me” la porto in cucina e le porse un grembiule, Angela lo indosso. Adesso era intenta a cucinare, aveva messo la pasta nell’acqua bollente e l’uomo la ammirava poggiato sul tavolo. Poteva godersi la vista di una bella donna, con una maglietta chiara, le mutandine bianche (un modello decisamente casto) e il grembiule che lasciava tutto il retro scoperto… lo spettacolo delle gambe era decisamente eccitante.
Mentre lei rimestava nella pentola con del sugo, Armando giunse da dietro, si appoggiò a lei, facendole sentire l’erezione nel solco delle natiche, poi dai pensili sulla cucina prese un piccolo contenitore con ‘l’olio santo’ (peperoncino molto piccante sottolio) e ne mise una generosa razione nel sugo, il tutto mentre la baciava sul collo e con la mano libera accarezzava e strizzava un seno.
Angela non vedeva l’ora che la pasta fosse cotta, anche perché l’uomo alle sue spalle aveva tirato fuori il cazzo, e cominciava a strisciarlo sulle mutandine, sopra le labbra della sua figa, evidentemente sfregarlo contro il cotone gli piaceva.
Fortunatamente aveva preparato le orecchiette fresche e dopo pochissimo erano già pronti, scolò la pasta e preparo i piatti con apprensione perché l’uomo si strusciava e le premeva dietro e lei aveva paura di rovesciarsi tutto addosso.
Cenarono con discutendo del più e del meno, si trattava praticamente di un monologo dell’uomo che voleva sapere tutto di Angela, ma lei rispondeva evasivamente o con grandi cazzate. Armando si trattenne anche sul vino, visto che il primitivo avrebbe sicuramente favorito il sonno. Comunque, alla fine l’uomo si andò a stendersi sul divano nel soggiorno, mentre Angela cominciava a sparecchiare.
“Scusa Monica, vieni un attimo”. Monica lasciò la cucina sporca e in subbuglio e, appena entrò in soggiorno, vide Armando disteso sul divano, con i pantaloni abbassati ed il cazzo svettante. “Hai preparato una cena ottima” disse l’uomo, “.. ma evidentemente il l’olio santo ha fatto il sue effetto… non credo di resistere oltre, ho proprio voglia di sentire di nuovo la tua lingua, ma questa volta indovina dove?”.
Angela stava entrando nella parte, non della moglie, ovviamente, ma della ‘lavoratrice’, anche se il lavoro consisteva nello svuotare i coglioni dei maiali. Si avvicinò al divano, prese uno dei cuscini e se lo mise sotto le ginocchia, si chinò, imboccò il cazzo e cominciò il lavoro di lingua. Stava pompando un cazzo era di dimensioni normali, con molta pelle, specie sulla base e sui coglioni, nell’ultimo periodo si stava facendo una cultura in merito. Si accorse che l’uomo provava un pò di fastidio quando lo succhiava forte, mentre andava letteralmente in estasi quando roteava la lingua, insistette con quella pratica mentre l’uomo mugolava. Le diceva “Si cara… bravissima…” tutto sommato parole dolci che dimostravano quanto gradisse quel pompino. Angela cominciò un lavoro tipo raspa sul prepuzio, Armando s’irrigidì tutto, dalla testa ai piedi, ed immediatamente cominciarono gli spruzzi di sperma direttamente sulla lingua e sul palato. Continuo a leccare e ripulire per un pò, fin quanto il cazzo non fu completamente moscio, lo fece fuoriuscire completamente pulito, poi guardò Armando con espressione dubbiosa. L’uomo non disse una parola, ma resto a guardarla negli occhi, con espressione decisa ed un sorriso sulle labbra, Angela capì, e deglutì rumorosamente, poi cercò di pulire la bocca spingendo tutto giù con la lingua. Armando si accorse anche dei conati di vomito che la donna si sforzò di trattenere, in quel momento pensava che sicuramente non era una del mestiere, ma probabilmente, visto che era abbastanza giovane, aveva iniziato da poco, certamente non poteva immaginare la vera storia.
“Ok Monica, sai alla mia età ho bisogno di un pò di tempo per riprendermi, però sei stata stupenda… adesso vai di là a finire, io ti aspetto qui”
Angela tornò in cucina, si sciacquò la bocca e poi prese a resettare, mise i piatti e le pentole nella lavastoviglie e pulì tutta la cucina, se la prese comoda, non aveva voglia di tornare dall’uomo. Ma verso le 10:30 non sapeva più cosa fare, ritornò nel soggiorno dove scoprì Armando che cazzeggiava col telecomando, appena la vide le fece segno di sedersi accanto a lui, sistemandosi per fare un pò di spazio. Appena seduta la cinse con una mano attorno la spalla, poi comincio a baciarla, tolse il volume al televisore e cominciò a palparla, probabilmente l’abbiocco del dopocena gli stava passando. “Mia cara, sono quasi le 11, dovremmo andare a letto” le disse alzandosi e porgendole la mano per accompagnarla. Nella camera da letto lei si mise a sedere su un angolo del letto, lui disse di scusarlo un attimo e sparì nel bagno. I modi urbani dell’uomo gli imponevano di farsi quantomeno un bidet e di darsi una sciacquata, poi fu la volta di Angela.
Andarono a letto dove l’uomo volle leccarla un pò tentando di eccitarla, Angela lo lasciò fare, muovendosi un pò per dare l’illusione all’uomo che fosse davvero riuscito nel suo intento, poi, forse già stufo Armando la montò, continuò a stantuffarla per diversi minuti, ma la venuta precedente rendeva l’uomo più resistente. Infatti dopo parecchi minuti il fiato corto si fece sentire, Armando si distese, “Impalati” le disse, la donna prontamente eseguì, il suo fisico giovane, e la fretta di finire stavano avendo la meglio, dopo un pò Armando la fermo. “Adesso impalati di nuovo, ma dietro” le disse. Angela ci mise un pò, alla fine si sedette sul cazzo teso dell’uomo, ma non riuscì a nascondere le smorfie di dolore. Ad armando quelle smorfie non sfuggirono, la cosa lo fece davvero eccitare, visto che la donna andava su e giù, tenendosi sulle ginocchia senza mai affondare, lui la prese per le spalle e la spinse verso il basso, contemporaneamente inarcò le reni dando una poderosa spinta all’insù. In quella posizione, con quella spinta, il cazzo entro completamente nel suo culo, Angela strabuzzo gli occhi e lanciò un urlo, prima di rimanere immobile con la bocca aperta, senza respirare. Armando invece, al culmine dell’eccitazione, cominciò a stantuffare molto velocemente nel culo dilatato di Angela, dopo pochi colpi violenti venne, sfondandola con delle spinte che sollevavano letteralmente la donna. Il cazzo perse velocemente consistenza, e scivolò fuori. Angela si sdraiò di lato, poi corse velocemente in bagno. Seduta sul bidet cercava di rinfrescarsi il culo arrossato e nello stesso tempo di espellere la sborrata che aveva dentro. Anche questa volta vide delle striature rosse, nulla di gravissimo, ma faceva male e bruciava. Tornò, completamente nuda a distendersi al fianco di Armando che ormai stava lasciandosi prendere dal sonno e dalla stanchezza. L’uomo le borbottò alcune cose, che aveva già sistemato tutto con Francesco, che poteva dormire con lui o andare via quando voleva. Angela non aspettava altro, si rivestì in fretta, richiuse il portone mentre Armando già dormiva, poi fece la strada da Lecce verso il locale di Francesco, senza correre, perché aveva gli occhi lucidi e non vedeva benissimo. Pera appena passata l’una di notte quando giunse presso la sala, il locale, come ogni week end, era ancora pieno di gente. Vito non c’era, Incrociò Francesco “E’ un pò presto per essere un sabato, ma se vuoi puoi tornare a desso a casa”. Angela non se lo fece ripetere, dopo poco era a casa. Il marito era a letto, non era ancora addormentato, l’abbraccio nonostante la sua riluttanza, temeva che le sentisse addosso l’odore dell’altro uomo, fortunatamente quei pochi minuti nella cucina del ristorante l’avevano ricoperta di odore di frittura. Rocco volle fare l’amore, Angela non ne aveva alcuna voglia, era stanca e aveva la figa arrossata, ma non poteva destare alcun sospetto, per fortuna il marito riusciva a farla godere e venne in un orgasmo liberatorio, rilassandosi completamente. Rocco le riempì completamente la figa dopo pochi minuti e si addormentò pesantemente abbracciato alla moglie. Anche Angela si addormentò subito, con lo sperma che colava fuori dalla sua figa, il culo arrossato che ancora colava e digiuna, fatta eccezione per la sborrata di un altro uomo.
Si svegliarono abbastanza presto, specie per una domenica, ma Angela era nervosa, continuò per parecchio a rigirarsi nel letto, svegliando inevitabilmente anche Rocco, poi si infilò sotto la doccia. Approfittarono della bella giornata d’inizio autunno, ma praticamente era ancora estate, per andare in spiaggia fino all’ora di pranzo. Poi doccia, fast food e giro nel centro commerciale in città, a cazzeggiare più che a fare la spesa. Nel tardo pomeriggio, Angela salutò il marito per andare al lavoro, Rocco andò da un cliente per qualche lavoretto a nero, visto che era a casa senza nulla da fare, si era organizzato per arrotondare.
Angela arrivo con il solito scooter mezzo scassato, seguita da una scia di fumo bianco. Trovò Vito nel corridoio verso le cucine “Per stasera nulla… va a cambiarti e dai una mano in cucina” Passò tutta la serata a sistemare le dispense, poi a caricare e scaricare le lavastoviglie e poi a pulire le cucine e la sala dopo la chiusura. Continuò così fino a fine settimana, anzi l’orario dei feriali era anche più corto perché la sala si svuotava prima. Il lavoro, se fosse stato solo quello di cameriera, tutto sommato non le sarebbe dispiaciuto… certo la laurea non l’aveva presa per lavare le cucine, ma era un impiego senza nessuna responsabilità, e comunque solo temporaneo, in attesa di un lavoro vero. Purtroppo c’era tutto il resto, una sera, a conclusione del lavoro (quindi stanchissima), incontro Vito particolarmente infoiato. Nel suo ufficio si fece fare prima il solito lungo pompino e poi volle scoparsela piegata a novanta gradi sulla solita scrivania, fino a riempirle la figa. Le dava fastidio sapere che quelle ‘prestazioni’ non contavano per il saldo del suo debito. Le dava fastidio il fatto che Vito le tirasse su le mutande ed i pantaloni, appena dopo averla farcita (così diceva lui). Le dava fastidio la sensazione dello sperma che lentamente fuoriusciva dalla sua figa. Le davano fastidio le maledette buche sulla strada che il Comune non riparava mai e che a ogni botta le facevano sempre più inzuppare le mutandine. Le diede anche fastidio il marito, che ad ogni costo volle fare l’amore prima che lei si fosse fatta una doccia. Angela gli disse anche “ma ti eccita l’odore di frittura di gamberoni nei capelli?… Ma tu non la senti la puzza di cucina”.
“No, mi ecciti tu!… la doccia te la fai dopo… e poi non ci riesci a farmi credere che anche tu non hai voglia!”, così le rispose Rocco.
Adesso vallo a dire a Rocco che il bagnato che sente nella figa della moglie non è l’eccitazione, ma è il contenuto dei coglioni del suo vecchio datore di lavoro… vaglielo a spiegare a Rocco che adesso la moglie ha il culo sfondato e che ha anche imparato a cenare solo con sperma. Comunque, la tensione accumulate e le umiliazioni subite tra le braccia del marito un pò passano, un orgasmo liberatorio, come solo Rocco sapeva fargli provare, è sempre un’ottima cura. E, dopo la doccia, un buon sonno ristoratore.
Era arrivato venerdì quando andando in cucina trovò Francesco ad attenderla, quando le chiavi della panda in mano capì subito. Le venne di nuovo lo sconforto, prese le chiavi, il foglio con la stampa di google map dentro Lecce e si avviò con lo sconforto nel cuore. Ma del resto, se non scopava non guadagnava… ma sì, in fondo è meglio così, anzi speriamo di darci molto da fare così la finiamo finalmente. Anche questa volta si trattava di un appartamento nel centro storico, ma del resto sapeva che proprio lì Francesco li poteva trovare ‘contatti’ con un pò di soldi da spendere. Il Cliente anche questa volta era educato, ma molto più in la con gli anni rispetto al precedente. Aveva una pancia prominente ed era praticamente calvo se non fosse per una specie di corona di capelli bianchi dietro la nuca. Si presentò come al solito con il nome di Monica, il vecchio si chiamava Francesco. Si accomodarono in salotto, un salotto davvero classico, pensò che alcuni di quei mobili dovevano avere più di 100 anni, ma erano tenuti in condizioni perfette, mentre la casa non era propriamente pulita. Sentiva l’odore della polvere e dell’umidità, probabilmente i finestroni sul corso son si aprivano molto di frequente, probabilmente mai. Le pesanti tende scure erano impregnate di polvere, così come la carta da parati e i tappeti davanti ai divani. L’uomo l’accompagno nella cucina, una cucina con pavimento in marmette ed elettrodomestici laccati di bianco, proprio come una cucina dei film di De Sica o di Totò. Decisero di cenare e prepararono insieme una cena a base di verdure e brodo, del resto Angela non trovò nient’altro in frigo. Chiacchierarono del più e del meno, il vecchio parlava con l’affanno, Angela si preoccupò che non fosse malato, ma probabilmente era solo l’età e la mancanza di attività fisica. Mentre preparava l’uomo interrompeva i suoi discorsi, le cingeva i fianchi e tentava di baciarla, purtroppo con un alito non freschissimo, ed ogni volta le lasciava una scia di basa sul collo o sulle guance. Inoltre non era delicatissimo quando le strizzava i seni o le accarezzava il culo, ma del resto non sembrava una persona che nella vita avesse fatto chissà quale esperienza con le donne. Passò circa un’oretta in questo modo, tra preparazione, cucinare, baci, palpate. Volle anche lui essere palpato sopra la stoffa del pantalone, Angela percepì come una massa unica pene-testicoli, nessuna erezione. Cenarono insieme nella cucina con un piccolo televisore acceso, Angela dovette subirsi anche tutte le invettive contro i politici di turno mammano che comparivano nel telegiornale, non se ne salvò nessuno. Lei sentiva ma non ascoltava, aveva anche seri dubbi che il vecchio potesse scoparsela, fino ad adesso non l’aveva neanche spogliata.
Mentre riassettava nella vecchia cucina vide il vecchio sprofondato nella poltrona in preda un abbiocco pauroso, russava rumorosamente. ‘Chissà cosa sono venuta a fare quì’ pensò, ma non volendo passare tutta la notte lì decise infine di fare un pò di rumore per svegliarlo. L’uomo si scusò, giustificandosi con il fatto che normalmente la sera non era abituato a cenare, ma volle portarsela sul letto. La stanza era buia, con un lampadario in cristallo che, forse anche per la povere, emetteva una fioca luce gialla e l’odore delle tende impregnate di polvere riempì le narici di entrambi. L’uomo si spogliò e sparì nel bagno, ricomparve dopo poco tempo, troppo poco pensò Angela, non credo che si sia lavato per bene, o comunque lavato. Fortunatamente era disteso quando chiese di fargli una pompa, almeno non doveva ceragli il cazzo sotto la pancia, sfortunatamente, i sospetti che aveva sull’igiene del vecchio erano del tutto fondati. Adesso le faceva veramente schifo perché l’odore pungente le entrava nelle narici e comunque sentiva in bocca quel sapore acido. Non sapeva proprio come fare, A questo punto della sua vita di cazzi ne aveva succhiato un bel pò, ma era la prima volta che sentiva in bocca un cazzo della consistenza di una lumaca. Cercò di stringerlo energicamente mentre succhiava, cercò di aspirare profondamente, ma si accorse che questa procurava fastidio, forse dolore all’uomo. Dopo qualche minuto di quelle operazioni, senza che avesse molto successo, il vecchio le disse “spogliati che ti voglio mangiare la figa”. Si spoglio completamente, si pose sdraiata di lato all’uomo, troppo scomodo e difficoltoso, allora si mise a cavalcioni, con la figa dritta sulla faccia in un bel 69. Questo ebbe qualche effetto, il cazzo cominciò a prendere un pò di consistenza anche se, nonostante fosse lucido di saliva, non perdeva il cattivo odore. “Bhè, almeno forse concludiamo” pensò Angela, non rischio di passare quì la nottata. Il profumo di figa fresca adesso aveva fatto il suo effetto, il vecchio sembrava che davvero volesse mangiarsela tant’è che chiese ad Angela di scopare “Passa sopra tu, non vorrei schiacciarti” disse l’uomo. ‘Meno male, anche perché se ti muovi un pò quì ci rimani secco’ , ma Angela evitò di dire questo suo pensiero. Montò a cavalcioni e si infilò il cazzo con difficoltà, non era certo durissimo, ma con un pò di impegno la consistenza fu sufficiente alla penetrazione. Cavalcò per alcuni minuti, il vecchio le strizzava le tette con fare molto rude, le faceva solo male. Cercava di impegnarsi al massimo per far scaricare velocemente il vecchio, ma niente da fare. Pensò di accarezzarlo, di baciarlo, nonostante l’alito un pò infognato, ‘dai, spara sta sborrata e facciamola finita’, ma nessun effetto, inoltre se si muoveva un pò di più il cazzo le scivolava fuori e doveva faticare per rimetterlo dentro. Cominciava a essere un pò troppo sudata e le gambe cominciavano ad indolenzirsi. Le venne in mente che il sapore della sua figa aveva avuto in buon effetto sul vecchio, si sfilò, gli mise la figa sulla bocca e riprese un energico 69. Aveva visto giusto, il cazzo prese vigore, anche per la maestria che ormai aveva nel fare pompini. Ci mise poco tempo, il vecchio si scaricò, non poteva dire certo che fosse una sborrata colossale, ma gli riempì comunque la bocca. Lei, ormai come da copione, ingoiò tutto e lasciò il cazzo pulito. Cominciava anche a classificare i sapori, questa del vecchio le dava ancor più la nausea, probabilmente non ci si abitua mai. Dopo neanche 5 minuti aveva finito di sciacquarsi, rientrando nella camera da letto sentì il vecchio russare rumorosamente, si vestì ed andò via in fretta. Tornò alla sala ristorante prima del solito, diede una mano a lavare le cucine e poi dopo l’una di notte tornò a casa.

I giorni passavano con lentezza, Francesco teneva Angela sempre al corrente di quanto ancora mancasse alla “fine del debito”, per lei ormai non c’era altro pensiero, altro impegno. Pensate a quante volte vi è capitato di dover fissare l’orologio o il calendario in attesa di qualcosa, e le lencette sembrano fermarsi. Le sere andando verso Lecce era sempre attentissima a non farsi notare, a cercare di riconoscere ogni singola persona incrociata… e ogni volta che gli sembrava di scorgere un volto noto il cuore saliva in gola. Poi c’era Rocco, il marito. Gli era capitato parecchie volte di fare veramente tardi, di rientrare a casa quasi prima dell’alba e trovare Rocco appena sveglio e carico di voglia. Non era tanto il fare l’amore stanchissima e con la sola voglia di dormire, ma quanto il torto di sapere che il marito stantuffava nella figa dove fino a poco prima altri si erano sfogati, che sguazzava non nei suoi umori, ma nello sperma di altri. Del resto se Rocco le saltava addosso non voleva sottrarsi, non voleva creare nessun motivo di sospetto… e poi l’amava. Ma il senso di colpa era costantemente presente. Ormai non ricordava nessuno dei clienti che aveva avuto, si assomigliavano un pò tutti, non fisicamente, ma erano perlopiù gente che aveva passato i quaranta, anzi i cinquanta, con abbastanza soldi da potersi permettere qualcosa in più delle prostitute da raccattare per strada, a quattro soldi o delle ragazze da andare a prendere nei locali notturni, con prestazioni veloci “a marchetta”. Difficilmente gli era capitato di incontrare ragazzi, normalmente non avrebbero avuto i soldi, e i “figli di papà” con macchinoni e portafogli a fisarmonica frequentavano altri ambienti. Per questi motivi non riusciva a ricordare distintamente il volto di nessuno, tranne per un uomo, sicuramente di origine arabe o comunque orientali che aveva incontrato una volta sola. Una sera, col solito foglietto di google map, si trovava in aperta campagna, si fermò davanti al cancello di una grande masseria fortificata, interamente ristrutturata e con un’alta recinzione in pietra. Quando suonò al citofono nessuno rispose, ma si accorse della telecamera che la riprendeva e subito dopo si aprì il pesante cancello in ferro. Entrò con la macchina all’interno del terreno, seguendo un percorso costeggiato da ulivi secolari. Per un attimo credette di aver sbagliato indirizzo quando arrivò a quella che una volta era un’aia e che adesso conteneva una grande piscina. Lasciò l’auto dove vide una domestica ad attenderla e fu accompagnata all’interno di un grande salone con la volta in pietra e grandi vetrate sulla tenuta. Dopo alcuni minuti si presentò un uomo dall’aspetto estremamente curato, dimostrava circa 40 anni con il fisico asciutto, un odore gradevole e con dei bellissimi lineamenti arabi. Accomodati su un divano, gli vennero serviti due aperitivi, parlarono del più e del meno, più che altro presentazioni mentre la luce soffusa e la musica bassa contribuiva a rilassarsi. Dopo una buona mezz’ora l’uomo la fece accompagnare in una sala con un’enorme vasca idromassaggio in piastrelle ricavata nel pavimento, sembrava più una sala di una Spa che non un bagno. La cameriera l’aiutò a spogliarsi e ad entrare nella vasca d’acqua calda, posizionò alcune candele profumate intorno alla vasca aggiunse un pò di oli e poi si congedò. Angela era in effetti confusa, ma non doveva essere lei a pagare per tutto questo? Aveva gli occhi chiusi quanto avvertì la presenza dell’uomo, indossava un accappatoio, quando lo fece scivolare a terra mostrò il corpo anch’esso curato, probabilmente dalle frequentazioni in palestra. Angela non poté fare a meno di notare il suo membro, a riposo, ma delle dimensioni di tutto rispetto. Si aspettava qualcosa del genere dagli africano, almeno per sentito dire e per quelle volte che aveva visto video porno quando era una studente. L’uomo era decisamente più “chiaro” e i lineamenti non erano propriamente africani… comunque era così rilassata che non ci pensò più di tanto. L’uomo, nella vasca insieme a lei cominciò un lento massaggio, ad iniziare dalle tempie e dal collo per scendere sempre più in basso. Angela provò vergogna nello sperimentare sensazioni nuove. L’uomo la massaggiò, poi l’asciugò, poi la voltò, poi la inculò. La penetrazione fu facilissima, nonostante le dimensioni davvero notevoli che aveva raggiunto il cazzo dell’uomo, Angela era davvero troppo rilassata, in realtà aveva anche apprezzato la frizione degli asciugamano e il massaggio tra la chiappe. L’arabo ci metteva calma, gentilezza ma decisione nella sodomia, Angela a quattro zampe sugli asciugamano per un attimo non pensò neanche a quello che stava subendo, fino a quando pensò che le stava piacendo… e provò vergogna. L’arabo si stava gustando l’inculata, probabilmente era consapevole della sua bravura, sentiva Angela rilassata ed in grado di accogliere il suo grande cazzo interamente nel culo. La cavalco con forza e gentilezza per una buona mezz’ora, a quattro zampe e distesi su un lato. Poi si stese su una grande panca con materasso coperta da teli, e invito Angela ad impalarsi sul suo cazzo, indirizzandolo sempre nel suo culo. Lei stessa si stupì quando vide l’enorme membro sparire completamente nel suo sfintere, cavalco anche lei con trasporto per alcuni minuti. poi l’arabo le strinse i fianchi, le gridò di non smettere e scaricò il contenuto delle sue palle in fondo all’intestino facendole un vero e proprio clistere di sborra. Angela aspettò che l’uomo si rilassasse e riprendesse fiato, poi si sfilò, notando con stupore che il cazzo non aveva per niente perso consistenza, tanto che le lasciò il culo completamente aperto e parte dello sperma le colò fuori lungo le gambe. L’arabo si rialzo e si immerse nuovamente nella vasca sciacquandosi il cazzo (che non accennava ad ammosciarsi) invitando anche Angela a sciacquarsi. Dopo pochi minuti erano di nuovo asciutti e l’uomo condusse Angela al piano superiore, in una grande camera da letto con una vista mozzafiato sulla città illuminata di Lecce. Continuarono a scopare per almeno un’ora, l’uomo aveva l’abitudine di scoparla vigorosamente per alcuni minuti e poi rallentare o fermarsi, per poi ricominciare. In questa maniera aveva il cazzo sempre in tiro, ogni tanto usciva dalla sua figa, ormai arrossata e dilatata per farselo leccare, e farsi prendere le grosse palle in bocca. Angela lo faceva con una certa difficoltà, non si vedevano tutti i giorni cazzi così grandi, così duri e con quella resistenza. Alla fine l’uomo fece sedere Angela sul lettone, si mise in piedi porgendogli il cazzo e gli disse “donami il piacere”. Angela si prodigò in un potente pompino, anche perché era un pò stanca, finche l’uomo non le inondò la bocca con una serie interminabile di schizzi lunghi e copiosi. restò a guardarla mentre lei si affannava ad ingoiare, operazione tutt’altro che semplice, sa per la quantità di sperma sia per la bocca occupata dal cazzo. Alla fine, quando si sfilò, lucido di saliva il cazzo aveva (finalmente) perso consistenza. L’uomo andò nuovamente a lavarsi, aveva sempre un buon odore addosso. Poi quando tornò tuffò la sua testa tra le cosce di Angela, cominciò a leccare il clitoride con vigore. La figa era rimasta aperta dopo un’ora di stantuffamento, per cui l’uomo aveva facile accesso anche all’interno della vagina oltre che al suo clitoride gonfio. Cambiava sempre ritmo e maniera di leccare. Angela cominciava a turbarsi, poteva una puttana come lei godere della lingua di uno sconosciuto? In fondo per l’uomo lei era solo una donna a pagamento, lui si era comprato la sua figa, (e il culo e la bocca), nient’altro. Ma non ci fu niente d fare, nonostante provasse vergogna l’orgasmo le montò inarrestabile. Fu scossa da capo a piedi da scosse elettriche anche se non capiva come ciò fosse possibile. L’arabo a questo punto fu soddisfatto, disse che poteva rimanere a dormire da lui o andare via in qualsiasi momento avesse desiderato. Lei approfittò per darsi una sciacquata, notò che il suo culo continuava lentamente a colare sperma, poi decise di andare via. Lungo il tragitto aveva gli occhi lucidi, per la prima volta ricordava perfettamente il volto dell’uomo, ma soprattutto ricordava il potente orgasmo che aveva avuto e quanto gli era piaciuto essere massaggiata e scopata da quell’uomo. Come era stato possibile? Fare la puttana, soprattutto costretta, non doveva assolutamente procurargli piacere. Durante i giorni seguenti e gli incontri seguenti non provò mai più le stesse cose. Fortunatamente si convinse da sola che tutte quelle sensazioni erano state provocate dall’ambiente a cui sicuramente non era abituata, dalla bravura dell’uomo, decisamente fuori dal normale. Si chiese se magari avesse contribuito anche la “dotazione” dell’arabo, anch’essa fuori dal comune… ma scacciò dalla mente questo pensiero. La sua vita riprese nei binari consueti degli ultimi quattro mesi. Ormai era pieno inverno e confidava di finire tutto entro l’inizio della primavera, anche perché Francesco gli aveva confermato che in due o tre mesi sarebbe stata ‘libera’, e con qualche sodo da parte visto che comunque incassava il suo stipendio ogni mese.

La serata era cominciata come tante altre passate: Angela aveva cercato di sfuggire a Vito, era stata fortunata, e aveva evitato la bevuta di sperma o l’inculata. Poi era arrivato Francesco con il solito foglietto con la stampa del percorso. Lei aveva preso l’auto mezza scassata e si era avviata verso la città, questa volta si trattava di un appartamento in un condominio nella zona residenziale. Erano palazzine nuove per gente che sicuramente non se la passava male, non ricconi ma ‘messi bene’. Al terzo piano si presentò ad aprirle la porta un ragazzo riccio e con la faccia piena di brufoli. Per un attimo Angela ebbe il sospetto che non avesse i 18 anni, osservandolo meglio, nei movimenti e nel modo di parlare, si rese conto che anche se probabilmente era maggiorenne sicuramente era ancora studente, e per lei comunque un cliente decisamente insolito. Dopo pochissimi minuti Angela si rese conto che qualcosa nel ragazzino non andava, parlava con fare agitato, in alcuni momenti balbettava. Nervoso o aveva preso qualcosa? Non ebbe tempo di stare li a riflettere, venne presa per i capelli, in modo decisamente brusco e praticamente gettata su un divano lungo e basso nel soggiorno. Per la verità, non è che altri l’avessero trattata con gentilezza, ma questa volte lo strattone ai capelli le fece davvero male. Tento una reazione, una protesta decisa, ma il ragazzo su ancora più svelto a tirarle i capelli, mentre lei urlava le ficcò il cazzo duro in bocca. Appena cominciò a leccare la cappella congestionata il ragazzino si calmo, aveva ancora la mano sulla sua nuca a tenerle ferma la testa, ma si era (ovviamente) rilassato e se la godeva. Passò qualche minuto, Angela si stava abituando al nuovo odore e sapore, tipico dei ragazzini che se possono evitano di lavarsi e all’eccesso di ormoni, Qualche mese prima l’avrebbe sicuramente fatta vomitare, ma adesso… forse stava diventando una professionista. “Per favore, non farmi più del male come prima” disse lei appena sicura della calma che aveva preso il ragazzo.
La reazione non fu del tutto imprevista. Lui le tirò nuovamente i capelli all’indietro facendole alzare lo sguardo verso l’alto ed spalancare la bocca come per gridare.
“Io ho pagato per averti… e non poco… quindi tu adesso pompi e stai zitta!” così dicendo le sputò in bocca. Questo proprio non se l’aspettava. Questa cosa le faceva veramente schifo. Anche se ormai aveva bevuto litri di sborra, il gesto era volgare e violento. Gli occhi si riempirono di lacrime anche per la paura.
Forzata dal ragazzino riprese il pompino, con molto, molto impegno. Pensava, e a ragione, che si sarebbe scaricato presto e sicuramente calmato. Aveva ragione, solo che quando lui comincio a sborrare con fiotti violenti e copiosi le teneva la testa premuta contro e il cazzo praticamente le stava sborrando direttamente nella gola. Questo le provocava conati di vomito e probabilmente il ragazzino non si rese neanche conto che Angela stava soffocando.
Quando lui si sdraio sul lungo divano, Angela si accasciò sul lato opposto. Aveva tutta la matita degli occhi colata sulle guance gli occhi pieni di lacrime ma era riuscita a riprendere fiato e a non vomitare.
Passarono davvero pochi minuti e il ragazzo era di nuovo in tiro. Certo, doveva aspettarselo a quell’età. Lui si sfilò scarpe pantaloni e slip, poi la guardò: “Bhè, che cazzo fai?. Ti devo spogliare io o te li levi da sola i pantaloni?”. Angela ubbidì, rimase con la sola camicia addosso perché lui aveva detto di tenerla. Ma sotto era nuda, in piedi di fronte a lui. Era davvero eccitante, il ragazzino apprezzava molto a giudicare dal suo cazzo di nuovo durissimo e svettante.
“Non ti tagli i peli?… Perché?… Sembreresti più fighetta?.
Ma come cazzo parlava questo? Era un caso isolato? era davvero scemo o tutta la nuova generazione stava venendo su in quel modo?.
“Stenditi adesso” riprese lui. La spinse di nuovo sul divano e le disse di prendersi le caviglie con le mani. Adesso aveva la figa esposta e le gambe divaricate. Lui si tuffò ad assaporare la sua spacca ancora chiusa. Angela non sapeva se aveva intenzione di farle provare piacere, ma ovviamente tutto faceva tranne che leccare nel modo giusto… era rude, con la barba di un paio di giorni che la graffiava tutta, poi le strizzava le tette sopra la camicetta in maniera così grezza che le provocava solo dolore. Poi sputò sopra la fica tenuta aperta con le mani. Ma era un’abitudine? fortunatamente servì per lubrificarla un po’, perche la penetrò in un colpo solo e cominciò a stantuffarla velocemente. Erano passati forse meno di 5 minuti, il cazzo sottile e parecchio lungo le batteva in fondo alla fica favorito dalla posizione visto che non voleva che si lasciasse le caviglie, e i colpi sulla cervice le davano fastidio. La smorfia sul volto della donna non era di piacere. Ad alleviare la sofferenza fu lo squillo del citofono.
Lui si sfilò, e con il cazzo svettante si avvicinò alla porta d’ingresso. Angela cercò di coprirsi alla meno peggio con la sola camicetta.
“Chi è?” disse il ragazzino senza aprire la porta.
“Coglione!…. secondo tè chi cazzo può essere?”
“Oh…scusa, ti apro”
La porta fu spinta con violenza e piena di paura Angela vide entrare due ragazzini, uno era simile a ‘padrone di casa’, alto, magro ma decisamente più belloccio e curato, senza brufoli e biondissimo. L’altro quello che parlava con prepotenza sembrava avere almeno un paio di anni di più, aveva la barba i capelli neri a riccio e un paio di occhiali da sole con lenti grandissime.
“Ciao Mà” disse il ragazzino rivolgendosi al moro richiudendo la porta alle loro spalle.
“E’ quella la zoccola?” disse Mà (Mario forse?) senza aspettarsi nessuna risposta gettando distrattamente il casco sul tavolino all’ingresso.
“Capadicazz… non è la solita baldraccona sfondata… questa è proprio figa”
“E’ vero” disse il biondino “… però cià i peli… vero Frà (Francesco?)”.
Francesco “Lo stavo dicendo proprio adesso… si vede che…”
“Ok!” lo interruppe Mario ” non fa niente, tanto la fica gliela sfondo uguale”
Angela non era preparata ad una situazione del genere, non era neanche programmata, non era nemmeno immaginata. Per la prima volta da quando aveva cominciato quell’avventura aveva paura, soprattutto di Mario, quello che sembrava essere il capo. Non riusciva a guardarlo negli occhi per via degli occhiali, sembrava malvagio e la reverenza degli altri due nei suoi confronti non lasciava dubbi.
Mario prese Angela dai capelli (Aia! di nuovo) e la costrinse a mettersi in piedi.
“Frà, te la stavi già scopando?” Disse il capo mentre infilava due dita della fica della donna. Angela rimase così, rigida senza fiatare.
“Bhe…. veramente io…. un po’ stavo”
“Un po’ un cazzo!… gli accordi erano che IO me la scopavo, le sfondavo bene e POI voi avreste avuto la vostra parte… o almeno quello che ne rimane dopo che l’ho aperta per bene!”
“Si… però sai, hai visto quanto è figa… visto che tu non c’eri… mentre aspettavo”
“Mi hai aspettato scopando scopando! Vero?! Coglione che non sei altro!”
Il capetto si scaravento verso Francesco facendolo cadere
“Lo sai perché io sono io e tu sei un coglione?… io sono uno che rispetta gli accordi, io so cosa è un accordo… vero biondo?”
Il ragazzino biondo annuiva soltanto. “Vedi, anche lui non è un cazzo, dice sempre di si e non interviene mai!… ma perché uno come me perde tempo con voi?… E’ vero che sono troppo buono”.
“Senti zoccola… raccontamelo tu cosa ti ha fatto sto coglione”
“Ecco… ha voluto del sesso orale”
“Pompino!, si chiama pompino” la interruppe il ragazzo.
“Poi stavamo avendo un rapport…”
“Fottere, si dice fottere…. Ok ho capito, del resto da quanto sei figa si vede sei solo buona a scopare, ma non a raccontare. Dimmi lo hai fatto sborrare? e dove?”
“Si….e venuto nella boc…”
“Sborrare! si dice sborrare: ma perché le donne devono sempre dire le cose con un’altro nome?, Hai almeno bevuto?”
“Si”
“La fica è almeno pulita?”
“Si… avevamo appena iniziato”
Come al solito il capetto la interruppe infilando due dita in profondità e poi ritirandole quasi asciutte.
“Bene, togliti la camicia…. e voi due, sedete, mettetevi a sedere, quando mi passa un po’ la voglia vi chiamo… intanto potete guardare in come un vero cazzo sfonda una fica (he, he)”
Angela si spogliò rimanendo completamente nuda, posò la camicetta piegata con cura sui pantaloni e l’intimo e rimase immobile con aria interrogativa. La paura le impediva di pensare correttamente, sperava solo in cuor suo di riuscire a fare in fretta.
Il ragazzo la fece sedere nuovamente sul divano dicendo “Tira fuori la bestia e datti da fare… non devi fare sesso orale, ma di un vero pompino!, riesci a capire la differenza?”
I due amici rimasero a guardare eccitati mentre Angela slacciava la pesante fibbia della cintura, tirava giù jeans e slip fino a trovarsi di fronte un cazzo di dimensioni generose, molto generosi, forse troppo. Pensò che come al solito il capetto si era affermato forse anche per merito di una dotazione decisamente superiore alla media, gli uomini, soprattutto a quell’età sono davvero dei coglioni, ma contenti loro. Pensò anche che un attrezzo del genere poteva davvero farle male. Ci mise davvero impegno, doveva stancare il più presto possibile i ragazzi, tutto quello che faceva con la bocca se lo sarebbe risparmiato nella fica, o peggio nel culo… sapeva che gli ormoni a quell’età fanno brutti scherzi, la cosa non era semplice.
Il suo sforzo ebbe effetto, Mario si era rilassato e accarezzava i capelli di Angela. Poi disse “Oh… stronzi… sarà che succhia in questo modo ma a me è venuta sete… secondo voi posso andare io a prendere la birra o dovete andare voi che non state facendo un cazzo?”
Francesco, come padrone di casa, sparì in cucina e si ripresentò con tre birre gelate. Angela si affannava, non era certo quello un cazzo da potersi ficcare tutto in bocca, ci provava, girava in torno, ma era faticoso. In più anche mauro aveva l’abitudine di spingere fino a toccarle la gola, e la donna doveva sempre lottare contro i conati di vomito. Mauro con un solo sorso svuotò mezza bottiglia, con il rischi di farsi venire una congestione. Poi, dopo qualche secondo mollò un rutto davvero potente, i ragazzi risero tutti fragorosamente e sguaiatamente. Angela si sentiva veramente mortificata, aveva fatto di tutto con molti uomini in quel periodo, ne aveva bevuto di sperma, quanti testicoli si erano svuotati nel suo retto. Ma quei ragazzini la mortificavano davvero, in maniera del tutto nuova e diversa, un rutto mentre succhiava il cazzo non le era mai capitato.
Mario riprese “Adesso mi sento più leggero… ma ho ancora le palle pesanti”. Tirò su Angela e la fece piegare a novanta gradi sulla spalliera del divano.
Ecco ci siamo, penso lei, adesso mi farà male. Chiuse gli occhi e si preparò.
“Aiaaaaaaa… piano”
L’irruenza di Mario non pagava, nel tentativo di infilarle la fica si faceva male pure lui… “Ma che razza di zoccola sei? hai la fica ancora così stretta? Ok, ci penso io, ma perché devo fare tutto sto lavoro gratis? E’ vero che sono troppo buono! Almeno dovresti dirmi grazie per il servizio che ti faccio!”
Lei non rispondeva e continuava ad evitare di incrociare lo sguardo.
“Biondo… è vero che sei bravo con la lingua?… Bhè datti da fare… leccala bagnala, se ci riesci falla eccitare… visto che ci sei riempi di saliva anche il buco del culo… anticipiamo i tempi”
Il biondino, ancora vestito, ma con un’erezione ben visibile sotto i jeans si inginocchio dietro Angela e cominciò a leccarle la fica. Il capo teneva con forza le chiappe della donna spalancate scoprendo l’interno delle labbra il clitoride e anche dischiudendo un po’ l’ano. Il biondo leccò, sputo, fece di tutto per far eccitare la donna, ma per la forza con cui Mauro le dilatava il culo e la sicura inesperienza non ebbe l’effetto sperato. Comunque aveva tutti e due i buchi abbondantemente ricoperti di saliva. Mauro scanso il biondo, si posa dietro e tenendo ancora i glutei separati riuscì a far entrare la grossa cappella nella fica, appena si rese conto che era dentro lo spinse fino in fondo con un solo colpo.
“Aaaaaaaaarrrrrrrrr” Angela aveva capito che il ragazzo aveva voluto fargli male. comunque adesso si sentiva tirare le pareti della fica, per quella sensazione ripensò al grosso cazzo del caposala il giorno del suo matrimonio, il giorno in cui tutto era iniziato. Questo ragazzino aveva la stessa violenza, la stessa cattiveria di quell’uomo, in più era più giovane, in più erano in tre. Cosa sarebbe rimasto della sua fica a fine serata e del suo culo?.
Appunto pensava al suo culo che subito Mario punto il cazzo verso l’ano, ci sputò un paio di volte sopra, ma questa volta Angela sperava che lubrificasse il più possibile.
La saliva fece effetto, un po’ alla volta l’ano cedeva, non era mai stata penetrata da nulla di quelle dimensioni, e sentiva stirarsi il culo. Per adesso il ragazzo ci andava piano, non voleva farsi male anche lui. Quando la cappella sorpassò l’anello dello sfintere si senti squartata, non riusciva a stare zitta “Aiaaaa… ti prego…. un attimo di treguaaaaa”
Purtroppo, come è regola per gli stronzi, non c’è nulla di più eccitante di una donna che geme di dolore per lo spaccamento del culo. Per questo motivo, Mario, con un cazzo ormai di marmo, spinse in fondo all’intestino della donna fino a che non rimasero solo le palle fuori.
Angela aveva gli occhi fuori dalle orbite e il dolore era così intenso che non riusciva più a gridare. Le si era quasi bloccato il respiro. Pensava solo al dolore e a quali conseguenze potesse avere sul suo culo.
“Woooooowwww, la sento strettissima, ragazzi dovreste sentire…. vabè che quando avrò finito non sarà più la stessa cosa, e poi col cazzetto che vi ritrovate… lasciamo perdere”
Il culo di Angela cedeva, ma avvolgeva comunque, il ragazzo stracarico di ormoni non poteva resistere molto a lungo. Continuò a scoparle il culo per qualche minuto, posi spinse con tutta la forze che aveva e scaricò le palle in fondo all’intestino. Angela non poteva sentire più male di così, non si era mai trovata in quella situazione, non sapeva che fare, non poteva fare nulla perché non riusciva neanche a pensare. L’unica cosa che aveva nella testa era il dolore, la speranza che smettesse.
Quando alla fine Mauro si sfilò, solo allora, la donna provò un minimo di sollievo, e un po’ di conforto quando vide che il ragazzo, dopo aver ammirato la sua opera, si getto lungo sul divano.
Nessuno si mosse, forse per almeno un minuto. Lei, non sapendo cosa fare si tirò su.
Intervenne subito Mario “Ahò… ma che cazzo fate, state lì impalati proprio come due coglioni… allora la scopate o no?”
Certo che la volevano scopare, ma aspettavano ‘il permesso’ dal capetto. Spensero la donna sul divano e il biondo si accomodò tra le sue cosce, la infilzò e cominciò a scoparle la figa, l’altro ragazzo, il padrone di casa, si mise a cavallo dei suoi seni e cominciò a scoparla in bocca. Lei subiva passivamente, non c’era bisogno di alcuna partecipazione, tanto infoiati come erano non se ne sarebbero accorti, poi aveva davvero paura… paura che qualche azione sbagliata potesse farli incazzare.
Dopo poco anche Francesco voleva la sua pare di buchi, cominciò a questionare con il biondo che fotteva come un pazzo.
“Ma che stronzi…” intervenne Mauro, “non sapete nulla della vita e non sapete nulla delle fighe… mi tocca fare anche il regista… ”
Si tirò su sedendosi su un angolo del divano. “Allora biondo, stenditi per terra, magari sul tappeto così non prendi freddo alle spalle”.
Di rimando un “vaffanculo” stretto tra i denti.
“La troia si mette sopra a cavallo” Angela ubbidì, “… e se lo ficca nella fica… ma non è che devo dire sempre tutto… bene, adesso biondo, tirala verso di te… così… vedi che quando ti impegni… Frà, adesso c’è un buco libero… vai tranquillo che la strada l’ho aperta io, ehehehe” concluse con una risata del tutto cretina.
Angela capì subito cosa stava per succedere, sapeva della pratica della doppia penetrazione, aveva solo visto qualcosa quando era studentessa su film scaricati, ma non aveva mai fatto nulla del genere.
Il culo le faceva ancora male dopo il trattamento di Mauro, la sofferenza iniziò di nuovo quando Francesco spinse il suo cazzo in fondo.
Essere scopata dai clienti, ovviamente, non le era mai piaciuto. Ma questa volta alla sofferenza dell’umiliazione per essere diventata un semplice oggetto si aggiungeva il dolore per il trattamento brutale e la paura per ciò che poteva succedere. Ora si sentiva piena e maltrattata da due ragazzini che evidentemente non avevano nessuna esperienza in materia, erano solo rozzi volgari e violenti.
La paura aumentò quando vide che Mauro si era ripreso e adesso scattava delle foto del terzetto all’opera senza preoccuparsi del fatto che lei potesse essere ripresa in volto. Se quelle foto fossero state messe in circolazione allora tutto quello che aveva fatto fin’ora sarebbe stato inutile, e poi… quali altre conseguenze?.
L’espressione del capetto faceva capire che era inutile qualsiasi richiesta.
Passarono alcuni minuti e Mauro sembrava iniziare ad annoiarsi “Ragazzi!… un po’ di fantasia!… e che cazzo. Non vedete che anche la troia si sta scocciando?… Francesco: staccati dal culo, sembri un coker in calore”
Francesco ubbidì, poi anche Angela fu fatta sollevare. Mauro era alla terza o quarta birra e sembrava in fase creativa, Angela pensò che normalmente il ragazzo si ammazzava di seghe guardando filmati su internet e che quindi aveva un “bagaglio culturale” di un certo livello, peccato che in rete si trovassero normalmente solo grandi porcate e che oggi sarebbe toccata a lei subirle.
Adesso aveva disteso per terra i due amici, con le gambe incrociate ed i testicoli che si toccavano “Tocca a te” disse Mauro, posizionando Angela a cavalcioni. La donna si accovacciò sui ragazzi e guidava i cazzi nei suoi due buchi per continuare la doppia ‘adesso mi toccherà faticare un po” pensava.
“No!… no!… Ragazzi!… ma proprio non avete fantasia. Troia… troia… si dico a tè. Prendi i cazzi di sti due sfigati, con una mano sola…. si con una mano. Ecco brava. adesso non ti sembra un solo cazzo più grande?… pensi che vada bene per la fica sfondata che ti trovi?”
Angela trovò il coraggio di guardare Mauro, l’espressione interrogativa non lasciava dubbi, non aveva il coraggio di andare avanti, era stupita, ma davvero sto pervertito aveva quest’idea?… non le sembrava possibile.
Mauro intervenne: “Biondo, prendi i cazzi e tienili fermi!”, si portò al fianco della donna e le mollò un sonoro ceffone, la colpì con la mano grande dall’orecchio fin sopra l’occhio, provocandole non solo dolore, ma stordimento, poi di nuovo, questa volta la colpì sulla guancia e sulle labbra.
Paura e dolore, dolore e terrore. Come mai che quando si era ficcata in quest’avventura non aveva pensato a questa evenienza? Il fatto di essere malmenata, seviziata anche non era qualcosa da mettere in conto? Probabilmente si, ma a sapere prima tutto quello che sarebbe successo…. Ora era tardi, cercò, appena si riprese dallo stordimento, di assecondare Mauro, con grande gioia dei due ragazzi.
Si stava impegnando per sgarrarsi la fica con due cazzi in contemporanea, anche questo, chi l’avrebbe mai immaginato?
Angela provava dolore, la sua fica lentamente cedeva, ma il suo modo di fare non era gradito a Mauro. Il ragazzo colpì nuovamente sulla guancia, ma prese anche l’occhio, poi stizzito afferro la mano della donna e la piegò all’indietro, sembrava volesse far toccare le dita ed il dorso sull’avambraccio. Il dolore era forte, Angela cercava solo di assecondare il movimento e quindi era costretta ad abbassarsi, per dolore al polso non si accorse che i due cazzi erano completamente entrati nella sua fica, a quel punto Mauro le mollò il la mano.
“Bene… hai visto… lo dicevo che avevi un tunnel al posto della fica… adesso datti da fare!”.
Anche lei si meravigliò di come si fosse sfondata, ma adesso era tutta dolorante, al volto, all’occhio che si gonfiava, al labbro, al polso e sopratutto alla fica. Cominciò il su e giù, uno smorzacandela frenetico, voleva che i ragazzi si scaricassero e la cosa finisse, finissero le sevizie, finissero le umiliazioni, finisse ogni cosa.
l suo impegno fu ripagato, anche se provava dolore per la dilatazione innaturale, fastidio per il cazzo di Francesco lungo le che toccava l’utero, continuò senza fermarsi finche prima uno, e poi a brave distanza anche l’altro si svuotarono. Accolse dentro il suo corpo, praticamente in contemporanea, il contenuto di quattro palle.
I ragazzi erano esausti, sicuramente neanche loro avevano previsto una cosa del genere, e stavano distesi a terra praticamente immobili.
Angela si sfilò e si tirò su, buona parte dello sperma colò fuori, la fica dilatata non riusciva a contenere praticamente nulla. Lei aveva paura di fare qualsiasi cosa, il capetto era decisamente fuori di testa. Rimare in piedi al fianco dei due ragazzi senza muoversi, per un attimo si preoccupò anche del marito, cosa avrebbe provato la prima volta che avesse fatto l’amore con lei? Si sarebbe accorto di qualcosa?…. Ma no, cosa andava a pensare… la sensazione di vuoto che provava era sicuramente una cosa temporanea, si richiude, speriamo!.
“Minchia che voglia di scoparti che mi hai fatto venire!… voglio vedere se riesco a sgarrartela ancora di più…” poi si rivolse ai due ragazzi che si stavano riprendendo “Però non pretenderete che lo ficchi dove ci avete sborrato voi?… Troia, vieni con me, andiamo al lavaggio”.
Angela lo seguì nel bagno “Apri l’acqua e comincia a lavarti”.
Lei si accovaccio sul bidet, e cominciò a sciacquarsi, ma si sentiva mortificata dalla sguardo di Mauro, prima, e poi dei due ragazzi che poco dopo sopraggiunsero. Non riusciva a sostenere lo sguardo di nessuno, si ripulì tenendo sempre gli occhi a terra. Quando prese un asciugamano mauro intervenne “Che cazzo fai?… hai pulito solo fuori, ma io devo ficcarlo dentro… ma per chi mi hai preso?” Angela era solo terrorizzata, non capiva, cos’altro poteva fare?
Senti, la fica ormai ce l’hai sfondata, quindi infila la mano e ripuliscila fino in fondo?
Infilare la mano? ma questo era pazzo?
“Se non lo fai tu lo faccio io, anzi, lo fa il biondo che a me fa schifo!… Fai vedere come si fa… dai!”.
Ai due ragazzi l’idea piaceva, ma in quale altra occasione avrebbero potuto sfogare tutte le loro perversioni se non questa?.
Il biondo si inginocchiò vicino al bidet, Angela fu fatta girare verso di loro a gambe larghe, il biondo cominciò a penetrarla con due dita, poi tre, quando infilo il quarto dito lei cacciò un urlo acuto. Il ragazzo era decisamente rozzo.
“Faccio io! Faccio io! Faccio io!” Disse Angela, almeno non si sarebbe lacerata, o ci avrebbe provato. Si, perché nonostante il trattamento appena subito farci entrare una mano non era cosa semplice. Si riempì l’intera mano di sapore per renderla scivolosa, e pian piano, allungandola come un fuso cominciò a spingere all’interno. Ruotava, poi usciva la riempiva nuovamente di detergente e la infilava pian piano. Ci mise un pò, alla fine si accorse di essersi penetrata fino al polso, la sensazione era sgradevole, ma era la cosa migliore che le fosse capitata nella serata, anzi ora pensava solo all’umiliazione degli sguardi dei tre ragazzi, si vedeva come dall’esterno, che spettacolo che si presentava loro. Con le gambe spalancate sul bidet e la mano completamente infilata nella fica spalancata. Ai ragazzi luccicavano gli occhi, sicuramente avevano visto centinaia di volte scene del genere nel loro girovagare per porcate su internet, ma dal vivo era tutta un’altra cosa.
Angela cercava di assecondare i tre, sopratutto Mauro.
“Bhè, cos’hai trovato? il regalino di sti due stronzi?, dai tiralo fuori e pulisci che poi ti faccio godere!”.
Con difficoltà, con una mortificazione indescrivibile Angela fece quando richiesto, si ripulì all’interno con la mano. In realtà si trattava di una masturbazione per compiacere i ragazzi, ed ebbe l’effetto sperato, dopo pochi minuti si erano stancati e volevano scoparsela di nuovo.
“Può bastare così” disse Mauro ” vieni che voglio scopare”. La spinse sul divano, pancia in sù “Biondo, vieni quì, acchiappa sta gamba… e tu Frà, prendi quest’altra”. Praticamente due ragazzi le tenevano le gambe aperte e sollevate, così facendo la fica le rimase oscenamente spalancata, specie dopo il trattamento appena fatto. La infilò fino in fondo in un colpo solo, senza alcuna resistenza. Questa volta Angela non si senti stirare, ormai c’era rimasto poco da stirare. Mentre il capetto la scopava con foga i due ragazzi alternavano i cazzi nella sua bocca, per un pò si trovò a doverne succhiare due insieme. Passò molto tempo, Mauro probabilmente era già un pò scarico da prima, e vista la scarsa resistenza delle pareti della vagina non riusciva a venire.
“Basta!” sbotto ” non sento quasi nulla, l’abbiamo proprio sfondata… ma così è senza gusto”.
Si sfilò e si sdraiò per terra “Biondo vieni quì che rifacciamo come prima…” “Un attimo… stò arrivandoooo… anzi vengooooo” disse il ragazzo mentre scaricava tutta la sua sborra sul palato di Angela. Non sfilò il suo cazzo finchè la donna non ebbe bevuto tutto, poi se lo fece ripulire.
“Insomma ti sbrighi… Frà, vieni tu che il biondo non serve più” Si riposizionarono nuovamente con le gambe incrociate “vieni troia, nuovo round”.
Angela scosse la testa, “E’ più grande… non credo posso farcela con tutti e due…” parlava a bassa voce, aveva paura di far arrabbiare Mauro, e a ragione, se ne accorse quando u’altro ceffone le arrivò sull’occhio che già si stava gonfiando dopo la botta che aveva avuto.
Rimase stordita, il colpo sul livido che già si formava le fece veramente male. Reagì come un automa, si accovacciò sui ragazzi, prese contemporaneamente i due cazzi e se li infilò in fica. Rimase di nuovo stupita per la capacità elastica, erano spariti nel suo corpo e lei non sentiva eccessivamente dolore, fastidio sì, stirarsi sì, ma poteva prenderli.
Rozzamente Mauro la sollevò, quanto basta per farla sfilare.
“Questo gioco l’abbiamo già fatto”, la spinse di pochi centimetri e indirizzò i due cazzi verso il suo culo, “proviamo qualcosa di nuovo”.
“Noooooo, non è possibileeeeee!” urlò Angela, in effetti i due cazzi insieme non entravano, ci voleva una caverna non u buco di culo.
Mauro però era convinto di quello che faceva, prese di nuovo la mano della donna e la piegò all’indietro, stirando il polso e costringendo la donna a piegarsi verso il basso. Questa volta, nonostante il dolore al braccio di Angela, l’operazione non riusciva, i due cazzi non entravano. Mauro continuò a forzare, finche avvertì, anzi avvertirono tutti, uno scatto all’interno del polso della donna e un urlo altissimo.
Mauro lasciò la presa, spaventato, anche gli altri due ragazzi rimasero immobili. Angela crollò per terra, tendendosi il polso e piangendo come un bambina.
I tre ragazzi si guardavano in faccia, “Mauro…. ma che cazzo fai?”
“Che volete?… sta troia non voleva farsi sfondare il culo…”
“Ma che cazzo dici, mo ci denuncia”
“Se mai denuncia tè, visto che conosce casa tua”
“Brutto pezzo di merda!… devo pagare io per le tue cazzate… vaffanculo, adesso ti denuncio io.”
Mauro tirò un calcione nello stomaco di Francesco “Non pensarci nemmeno, non hai idea di cosa ti succede”
I ragazzi reagirono alle prepotenze di Mauro, iniziò una lite, ma Angela li sentiva distanti, quasi ovattati, Si era tirata su e seduta in un angolo, si teneva il polso dolorante, era slogato?… fratturato?.
Per qualche minuto i ragazzi non si occuparono più di lei, poi il biondino sembro risvegliarsi?.
“E ora?… cosa facciamo?”
Mauro intervenne “Alzati!” Angela ubbidì “… bene, adesso vai in bagno e datti una sistemata”.
Al suo ritorno i ragazzi stavano ancora discutendo e si stavano rivestendo.
La guardarono, aveva segni sui seni e sul culo, ma ciò che era più evidente era l’occhio gonfio che si andava annerendo, un labbro gonfio ed il polso, che lei si teneva, che si gonfiava a vista d’occhio.
“Rivestiti!… in fretta!” Angela si rivestì, più in fretta possibile visto che una mano praticamente non riusciva ad utilizzarla.
Ora era vestita, non poteva però nascondere i segni sul volto.
“Bene!” disse Mauro rivolgendosi agli altri due. “Come vedete è ancora intera, può andare”. Poi si rivolse alla donna “Ora vai a casa vero???… non è che ti sta passando per la testa di raccontarlo a qualcuno.. vero??? forse hai un idea di cosa possiamo farti se solo apri bocca?”.
Con il suo fisico Mauro stava sovrastando la donna, cercando di incutere quanto più paura possibile. Angela accondiscendeva senza neanche parlare. Mentre andava via le dissero “Anche per il tuo pappa è stato solo un incidente… ricorda”.
Appena raggiunse un piazzola buia al bordo della strada si fermò, spense il motore e scoppiò in un pianto disperato. Come aveva potuto trascurare un’evenienza del genere? Era stata proprio stupida. Il polso era diventato enorme, ma non sentiva quasi dolore. Dopo le sevizie che aveva subito era quasi il minimo. Ci volle un bel pò per calmarsi, alla fine si sistemò alla meglio, si guardò allo specchietto retrovisore, l’occhio ormai era nero e gonfio, così come il labbro… non poteva tornare così a casa.
Pensò che la responsabilità di tutto era anche di Francesco, l’idea era stata sua. Rimise in moto e ritornò al locale di Vito e Francesco, sperando di trovare almeno il giovane, nel frattempo guidava con una sola mano e sperava di non incontrare nessuno per strada.
Quando giunse, prima di scendere ed entrare chiamò Francesco col telefonino, “Per favore… sono nel parcheggio sul retro… vieni perché non posso entrare… Ok… sono qui”
Quando vide il ragazzo che si avvicinava scese dalla vettura, Francesco si immobilizzò “ma che cazzo è successo?…” guardò la macchina che non aveva segni di incidente. “Non è stato un incidente vero?…. E’ stato quel ragazzo… non è così?”.
Francesco adesso stava perdendo la sua sicurezza “cazzo… cazzo… cazzo” continuava a ripetere camminando nervosamente per il piccolo parcheggio. Sapeva che poteva venire a galla tutta la faccenda, non che gli importasse qualcosa di Angela, ma lui adesso era coinvolto, e sapeva che si trattava di reato penale, sicuramente potevano accusarlo di sfruttamento della prostituzione, anzi, la donna poteva risultare costretta, peggio…. molto peggio.
Fumò una sigaretta in due tiri, poi guardò Angela che appoggiata al cofano della macchina piagnucolava e si teneva il polso.
“Vieni con me!” disse Francesco, “svelta che ti porto al pronto soccorso… ma prima sistemiamo una cosa…” la portò nella dispensa, “aspetta…” chiuse la porta, poi si aggrappò come una scimmia ad un alto scaffale pieno di conserve e barattoli di ogni tipo, lo scaffale prima oscillò, poi si abbatte su quello al fianco, rimanendo inclinato ma rovesciando tutto il contenuto per terra con un fragore assordante. Appena si assicurò che tutto fosse (più o meno) stabile disse “Svelta, stenditi li sotto per terra”
Angela capì al volo, lo fece, poi Francesco prese un barattolo di passata e lo gettò addosso ad Angela, poi ruppe un’altro barattolo di sottaceti che era rimasto integro e lo vuotò tra le gambe e sul culo della donna “Adesso ti porto in ospedale, cerca di non farti visitare lì in mezzo… credo che sia meglio per tutti” neanche finì la frase che le porte del magazzino si spalancarono, cuoco e due camerieri si precipitarono all’interno… “Ma che è successo… un botto tremendo… ” Francesco si parò davanti e sollevò la donna.
“Presto, aiutatemi a portarla al in macchina, se aspettiamo l’ambulanza facciamo giorno”. Durante il tragitto verso l’ospedale di Lecce Angela non disse una sola parola, parlava solo Francesco ripeté mille volte la solita raccomandazione, non farsi visitare tra le gambe, dire che era caduta mentre tentava raggiungere un piano alto dello scaffale, eccetera eccetera.
Angela però non l’ascoltava, sapeva che ora non ne poteva più, sicuramente avrebbe fatto del suo meglio per nascondere tutto, ma qualcosa doveva cambiare.
Quando Rocco la raggiunse in ospedale era già stata medicata, indossava un camice verde del tipo usa e getta e l’intimo, aveva indicato dove le faceva male e nessuno aveva pensato di controllare i suoi genitali ed accorgersi di quanto avesse subito, i vestiti impregnati di aceto e passata erano stati chiusi in una busta. Il marito aveva gli occhi arrossati per la sveglia improvvisa e per la corsa in ospedale. Adesso era incredulo, vedeva tutto l’avambraccio della moglie steccato fino alla mano, come era possibile con una sola caduta? e poi quell’occhio gonfio e nero?.
Si abbracciarono e Angela scoppiò finalmente in un pianto liberatorio. Cercare di trattenere le emozioni per tanto tempo era stato difficile, la mente voleva anche liberarsi, tirar fuori tutti i segreti che aveva custodito fino a quel momento. Con uno sforzo enorme ci riuscì. Andando via, visto che non era necessario il ricovero, Rocco si incontro con Francesco, anche lui si sforzò per mantenere un’aria ‘superiore’, disse che si era trattato di uno sfortunato incidente, ma che adesso avrebbe pensato a tutto lui, che per ora l’importante era solo che Angela si riposasse, sarebbe ritornata dopo la convalescenza. Rocco, seppur rabbioso per l’incidente della moglie, ringraziò Francesco e portò Angela a casa.
Che cosa strana, Rocco che ringraziava l’uomo che non solo si era scopato la moglie, ma che addirittura l’aveva venduta, era per merito suo se spesso la sera rientrava a casa pieno dello sperma di altri uomini, che situazione.
Comunque, già dopo una settimana il gonfiore era passato, stava molto meglio nonostante il braccio bloccato. E poi la cosa migliore era che faceva la casalinga, non doveva più uscire la sera per andare a ‘lavorare’.
Ricevette un sms da Francesco, “vieni al locale questa sera alle 20:00”. Cosa cavolo voleva, aveva ancora tre settimane di convalescenza e comunque non poteva fare gran ché in quelle condizioni. Poi aveva intenzione di dirgli che voleva smettere, per quello che rimaneva da saldare si sarebbero dovuti accordare in qualche altro modo. Ma non aveva ancora studiato il modo di dirglielo.
Quando il marito rientrò disse “Vado a fare un salto da Francesco… credo sia una questione di carte per l’infortunio… torno subito, aspettami per la cena.”
Angela era seduta nell’ufficio di Vito, quell’ufficio che tanto odiava, ora si sentiva solo un pò più sicura, per via della sua condizione, però… non si sa mai.
Arrivarono insieme Vito e Francesco. “Senti, per l’infortunio tutto a posto, piccola multa con l’ispettorato del lavoro… pazienza non devi preoccuparti”.
“E ci mancherebbe altro” pensò Angela, ” vuoi vedere che sti stronzi aggiungono al mio conto… semmai dovrebbero fare il contrario… che pezzi di m.”
Riprese Francesco “Per quello che hai subito penso debba ricevere delle scuse”.
“Finalmente” pensò Angela, “…. vuoi vedere che qualcuno di sti stronzi stà mettendo giudizio?”. Si sbagliava, Francesco e Vito non erano persone che sapevano chiedere scusa.
Entrarono due figure mai viste, facce losche, uno di loro, dall’apparente età di 55-60 anni, aveva addirittura la coppola, come i mafiosi siciliani, l’altro di circa 40 anni aveva lo sguardo, se possibile, ancora più cattivo e una cicatrice sulla guancia che lo faceva apparire davvero brutto.
Francesco riprese “Angela, ti presento i fratelli Scarcia”, La donna si irrigidì, non sapeva che aspetto avessero i due, ma da quando era piccola li aveva sentiti nominare centinaia di volte, già, la famiglia Scarcia erano quelli che avevano il potere e rappresentavano la mala locale. Se doveva essere spacciata della droga, se una prostituta poteva stare per strada, se un locale poteva o no aprire, loro dovevano saperlo, avere la loro parte se non gestirlo direttamente.
Cosa ci facevano qui adesso? che avevano a che fare con Vito e Francesco… certo loro avevano un gran locale nella zona, più altri interessi… ma lei?.
“Avanti merde” disse Vito e subito da dietro la pesante tenda entrarono due ragazzi Francesco e Mauro, occhi bassi e… conciati male.
Il più grande dei fratelli Scarcia cominciò in un dialetto strettissimo “I signorini hanno avuto un piccolo incidente, ma se continuano a correre sul motorino… può succedere… specialmente se gli dicono di fermarsi e non si fermano… o no?”.
I ragazzi non sembravano più neanche gli stessi, Mauro, senza i grandi occhiali scuri era irriconoscibile, un taglio sul naso, il labbro rotto e gonfio, un il mento e la guancia escoriati, aveva una medicazione sulla testa e sulla mano. Francesco era conciato più o meno allo stesso modo, in più camminava zoppicando.
“Allora… avete perso la voce?” riprese Scarica.
“No.. no.. ” ripresero i ragazzi accavallo le voci “do… do… dovrei chiederle scusa signora” disse Francesco… “Si… ci scusi signora” confermò Mauro.
“I ragazzi non portavano il casco… un minimo di prudenza ci vuole” riprese Scarcia, “… ma adesso volevo sapere se la signora si ritiene soddisfatta?”. Angela non rispondeva, guardava i due ragazzi come erano messi, pensava, conoscendo la fama dei fratelli Scarcia, che tutto sommato gli era andata bene.
“Dimenticavo….” continuò “… quì c’erano delle cose che è meglio non documentare… forse si chiamano prove… credo siano le tue”. Così dicendo l’uomo porse una bustina ad Angela, piccola, tipo quelle dei farmaci. Lei la prese e ci guardò dentro, c’erano pezzetini piccolissimi di di due telefonini, sembravano distrutti con particolare impegno”
“Si.. signora… abbiamo provveduto a cancellare definitivamente le foto e il video” disse timidamente Mauro. Certo cancellare non era proprio l’espressione corretta.
“Sparite stronzi” incalzò il più grande dei fratelli scarcia, un secondo dopo i ragazzi erano spariti.

“Allora, forse non è sufficientne quello che noi abbiamo pensato di fare, su gentile invito del qui presente signor Vito”.
Avrebbe voluto dire che mancava il ragazzo biondino, ma aveva troppo timore “No, no, va bene, vi ringrazio del vostro interessamento… ma io non avevo chiesto niente”.
“Giusto ” venne interrotta da Vito “… infatti non è per te, è solo che tutti devono sapere che non è possibile intralciare i nostri interessi… intendo quelli miei… nessuno sa chi tu sia, infatti non sei nessuno… ma tutti sanno chi sono io… e adesso hanno la conferma che non mi devono rompere le palle… chiaro?”
“Certo” risposa Angela, era sempre più convinta di dover fare qualcosa, le bruciava essere definita ‘niente’. Dopo poco i fratelli Scarcia andarono via, il più giovane le disse anche “Sei proprio figa, sicuramente ci rivedremo”. Angela sentì come una lama gelata che si conficcava nella sua schiena, era incredibile quanto i due le facessero ribrezzo. Poi anche Francesco le disse di tornare a casa e di rimettersi, tanto aveva ancora tre settimane.

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