Skip to main content

Non possiamo

By 2 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Che mi succede? Le sue caviglie sulle mie gambe sembrano diverse oggi. Che mi succede? La mia mano sul suo ginocchio trema, pulsa. Quella stessa mano che tante volte si &egrave adagiata sul suo ginocchio senza esitare, senza provare. Che mi succede? &egrave la mia migliore amica, l’amica di sempre; perché mi scombussola? Tante volte sono stato seduto su questo divano con lei sdraiata che abbandona le sue gambe sulle mie. Che mi succede? perché vorrei dirle che ho voglia di lei, del suo corpo, che sono sazio della sua anima che ormai conosco nei suoi più intimi segreti? Cerco di scacciare questi pensieri che non mi appartengono, lei non &egrave il suo sesso, non lo &egrave mai stato per me, ma qualcosa succede nella mia testa. Lei &egrave bella, sembra volgare con quella magliettina innocente che mette in risalto il suo seno. Perché? &egrave la stessa mogliettina di sempre, la stessa che ci ha tenuto compagnia mentre parlavamo di sesso e di avventure senza intromettersi nei miei pensieri. Vorrei far salire la mano di quel tanto che basta per arrivare alla sua coscia che non teme, che non sospetta, che non sembra cercare. Lei mi guarda col suo solito sguardo, ma uno sguardo diverso ai miei nuovi occhi, uno sguardo che non reggo, che accresce il mio imbarazzo. Testa e cuore fanno a pugni in un misto di pensieri contrastanti mentre il suo profumo mi inebria, mi stende. Lei mi cerca con le parole, cerca la mia attenzione che sempre più spesso viene a mancare, che sempre più spesso &egrave attratta dalle linee seducenti del suo corpo che oggi scopro nuovo. Mi chiede se qualcosa non va, non so come mentirle, perché &egrave lei, la mia migliore amica, unica detentrice della chiave del miei più intimi segreti. Non posso dirle che mi tormentano i suoi fianchi, i suoi seni, non posso spingermi fino a quel punto, ma non posso nascondergli che mi sento strano, che qualcosa in me non và.

I suoi occhi sono d’un tratto più grandi e osservano fissi nei miei mentre la sua pelle sembra gelata da qualcosa che la sconvolge. La mia mente torna a impossessarsi del mio corpo dopo aver vagato senza meta nei meandri dei miei pensieri più ignoti e comprende il perché del suo sguardo; quella mano che ora stringe senza pudore la sua coscia nuda e senza difese. Lei mi chiede che mi prende, ovvia la domanda’ Come faccio a dirle quello che ha gia compreso senza dover poi scappare da quella porta che per me sa ormai di famiglia’ come faccio senza sfuggire poi da quel volto che fino a oggi sapeva di sorella. Mentre penso alla risposta da darle la mia mano si ostina in quella morsa mortale per la nostra amicizia. Non riesco a ritirarla perché saprebbe di non ritorno; mai più oserò tanto, mai più me ne darà la possibilità. Devo dirle che la desidero, sono un ragazzo, &egrave normale provare attrazione per una ragazza bella come lei. Ma che sto dicendo, &egrave la mia migliore amica, mi considererà esattamente come tutti gli altri. Che faccio?

Lei non fa niente per staccare la mia mano, cerca con insistenza una risposta che tarda ad arrivare mentre il suo colorito si fa rosso, mentre il mio corpo non mi risponde più e lentamente fa salire la mia mano, ancora, ancora un po’. Quali pensieri staranno attraversando la sua mente mentre movimenti impercettibili inclinano la mia schiena verso di lei e il suo irresistibile profumo? Il silenzio della stanza &egrave assordante, non mi da modo di evadere alle sue domande, non un pretesto mentre la mia bocca segue la strada che inevitabilmente la porterà alla sua.

Riesco a sentire il suo alito accarezzare le mie labbra sensibili, riesco a sentire il battito accelerato del suo cuore mentre la mia mano cerca la sua che si arrende e si intreccia alla mia. Sento che &egrave il momento di osare, quello che tanto ho desiderato oggi. I suoi occhi si sono fatti più dolci e cercano il mio sguardo, la mia bocca, che oramai sfiora il contatto con la sua, piena di desiderio. Non ci sono più barriere che mi trattengono e le nostre anime si fondono in una sola mentre le nostra labbra si schiudo e si accolgono, con le nostre lingue che si cercano, si intrecciano, con il suo sapore che si impossessa dei miei sensi. La mia mano sale fino ad osare, cercare il suo intimo più nascosto per poterlo sfiorare. Le sue gambe si schiudono, danno un chiaro segnale e la mia mano osa ancora di più, prendendo possesso totale di lei. Siamo in balia di noi stessi, dei nostri sensi e desideri quando mi stendo affianco a lei. La mia mano cerca il suo seno, nascosto dietro quella magliettina che da oggi avrà per me un profumo diverso. Si posa sul suo ventre senza causarle il solito solletico; sale dentro la maglietta per raggiungere il suo seno che desidero ardentemente; ed &egrave nudo, svincolato da impalcature che possano oppormi resistenza. La sento sussultare; la situazione &egrave strana anche per lei, tanto strana da essere eccitante. Ne ho abbastanza di quella magliettina che mi fa accontentare del tatto, ho bisogno di vedere, di sentirla pienamente mia, gliela sfilo mentre lei solleva le braccia guardandomi fisso negli occhi, baciando il mio collo ormai sudato. Ci avvinghiamo senza ritegno, senza tenere a mente che i suoi potrebbero rientrare da quella porta, da un momento all’altro, senza preavviso. Forse la cosa rende la situazione più emozionante, mentre il nostro sudore si fonde in un unico gusto che ora assaporo con la mia bocca dal suo corpo che mi cerca. Mi tiro indietro scontrandomi col suo dispiacere che presto si tramuta in un nuovo, maggiore desiderio. Le sfilo i pantaloncini che poco hanno fatto per tenermi lontano. Sotto niente, comincio a pensare che la mia voglia di lei sia nata dalla sua voglia di me, da segni che senza sapere ho saputo cogliere. Le do un bacio sulle labbra, le sue labbra più nascoste, per poi risalire fino a coprirle l’intero corpo e farle ombra da quel lampadario e la sua luce giallastra che ora le illumina appena il viso. A stento trattengo il tremore che vorrebbe impossessarsi di me mentre la posseggo, mentre la bacio. Sento la passione nei suoi baci, una passione che va oltre il semplice atto sessuale, più profonda e spirituale. Poi un bacio più forte e insaziabile, i muscoli del mio corpo tirati quasi si contorcono nel momento sublime e finale dell’atto che sarebbe dovuto durare in eterno. Mi arrendo sul suo corpo desideroso di un mio abbraccio.

‘Non &egrave solo sesso’ mi dico mentre ancora nuda si stringe a me senza dire una parola. Non desidero spostarmi da quella posizione per nessuna ragione al mondo ‘Non &egrave solo sesso’. Le chiederei se le &egrave piaciuto, ma non mi interessa saperlo. Lei sta su di me e non ho bisogno di altre conferme. Mi volge il suo sorriso rilassato e sorridente, le rispondo con un sorriso vivo che vorrebbe esprimere tutta la mia gioia. La sua mano mi carezza i pettorali mentre la mia voglia di lei torna a farsi sentire. Porto la mia mano sul suo seno per poi spingerla giù, ma non posso andare oltre. La sua mano blocca la mia e la sua voce emana una sentenza che non avrei voluto sentire ‘scemo che fai, i miei staranno qui da un momento all’altro, rivestiamoci’.

Ci ricomponiamo appena in tempo, i suoi rientrano un attimo dopo e mi salutano inconsapevoli che ho appena violato loro figlia. Mi chiedono se voglio rimanere a cena ma rifiuto, non riuscirei a reggere i loro sguardi a tavola, non mentre con noi c’e lei, voglio solo tornare a casa e stendermi sul letto, ripensare a quello che &egrave successo e scacciare i rimorsi che ora riaffiorano nella mia mente.

Sono a casa, steso sul letto con lo sguardo perso sul soffitto. Ripenso a lei, cerco di giustificarmi dicendomi che mi ha provocato. Non posso aver fatto una cosa del genere proprio con lei. Mi sento un verme, ma d’altronde lei non ha fatto niente per rifiutarmi. Mi continuo a ripetere che non &egrave colpa di nessuno, &egrave successo, poteva capitare a chiunque. Lei però &egrave la mia migliore amica, la ragazza del mio migliore amico. ‘Cosa ho fatto’ mi continuo a ripetere, ‘cosa farò domani quando mi troverò di fronte a lei’.

La colpa &egrave solo mia, lei ci &egrave stata, ma sono io che ho iniziato, devo chiederle scura, ieri ho esagerato.
Mi presento a casa sua, i suoi il pomeriggio sono sempre a lavoro e io sono contento, le devo parlare, prima lo facciamo meglio sarà per entrambi. Lei apre la porta, i suoi capelli sono spettinati come al solito e addosso ha quella magliettina che ama indossare. Sono teso in volto, esito ad entrare ma non posso restare sull’uscio per sempre. Cerco il momento adatto per aprire il discorso mente lei &egrave in cucina e prende l’aranciata dal frigo. Ha addosso il reggiseno, non lo indossa mai, &egrave un chiaro segnale che anche lei ci ha pensato e che la cosa non si ripeterà. Mi dico che &egrave meglio così, ma una parte di me resta disillusa. La seguo in cucina come un cane fa con la sua padrona. Lei si comporta ostentando naturalezza, come se niente fosse accaduto il giorno prima. Mi sento perso nelle sue curve e sento che sto per perdere il controllo mentre stando dietro di lei le cingo la vita con le mie mani. Rimane immobile per alcuni istanti, poi si stacca per andare verso il tavolo e prendere le aranciate. ‘Non hai sete?’ mi chiede, ‘ho sete di te’ vorrei risponderle, ma non &egrave il caso.

Ci accomodiamo sul solito divano e lei si siede a distanza, un altro segnale mi dico.
‘Scusa’ mi esce dalla bocca senza riuscire a fermare le mie parole :’Scusa per ieri’. Mi sarei aspettato un ‘non devi chiedere scusa, &egrave successo. Lo abbiamo voluto entrambi’ e invece la sua bocca sentenzia la più brutali delle frasi ‘Scuse accettate’. Mi fa sentire ancora più verme di quanto gia credo di essere e mi sento come se l’avessi forzata. ‘Non &egrave cosi’ mi urlo nella testa ricordando il piacere che provava in quegli istanti, ‘non &egrave così’ le grido mentre i miei occhi sono chiusi per sfuggire al suo sguardo. ‘Non &egrave così cosa?’ chiede lei non capendo, o forse si. Non dico più niente, il volto &egrave cupo, deluso. Si avvicina per prendere il mio bicchiere ormai vuoto e mentre lo afferra le stringo il polso con la mia mano per impedirle di allontanarsi. ‘Non &egrave così’ le ripeto guardandola negli occhi. ‘Anche tu mi desideravi’ continuo tirandola a me per quel braccio troppo debole per opporsi. Il desiderio di lei vince tutti i buoni propositi che mi ero fatto prima di arrivare qui, in questa casa, su questo divano. La cingo a me in una presa spietata mentre con l’altra mano avvicino la sua testa alla mia per forzare quel bacio ieri così naturale. Lei chiude gli occhi, li strizza mentre le nostre bocche si avvicinano. ‘Non lo vuole’ mi dico e lo accetto liberandola da quella morsa che la tiene a me con la forza. ‘Scusa, non so che mi &egrave preso’ le dico con il capo abbassato e una coda fra le gambe che vede anche lei. Mi tira uno schiaffo che racchiude in se tutto quello che avrebbe dovuto dirmi e va in cucina per portare i bicchieri vuoti. Rimango assorto nei miei pensieri fino a che non mi rendo conto che manca da troppo, da troppo tempo. Vado verso la cucina con passo lento e delicato, la curiosità mi snerva, devo sapere cosa sta facendo. Sento singhiozzare, quel singhiozzio tanto familiare alle mie orecchie che le viene quando piange senza riuscire a contenersi. &egrave la prima volta che piange e non mi cerca, &egrave la prima volta che piange a causa mia. Come mi viene più naturale mi avvicino, lei &egrave seduta sulla sedia con i gomiti sul tavole e un fazzoletto in mano. Le prendo la mano, mostrandole la parte migliore di me, quella che mi ha reso il suo migliore amico, non dico niente, non c’&egrave niente da dire, voglio solo che capisca quanto tengo a lei, voglio che capisca che la sua anima per me vale più del suo corpo, ma non so come farà a crederci, in quel momento non ci credo neanche io. Decido di non dire niente mentre le stringo forte la mano, quel tanto che basta per trasmetterle tutto il mio affetto senza procurarle dolore. Il suo singhiozzo si calma progressivamente, si calma sempre quando le tengo la mano e le offro la mia sicurezza. Chiede il mio aiuto con quegli occhioni rossi che sanno cercarmi. Mi alzo in piedi, spingo la sua testa sul mio addome, la stringo forte, non piange più. A stento trattengo le mie di lacrime, quelle gocce che se con difficoltà scendono dinanzi agli altri, con tanta facilità invece si fanno strada sul mio viso quando di fronte a me ce lei, perché con lei non ho remore. Ma oggi no, non voglio farle scendere perché non sono più certo che sia solo un’amica. Le mie mani la cingono di un affetto che non &egrave disinteressato; le trasmettono una forza nuova che gradualmente indebolisce me lasciandomi svuotato. Non riesco più a trattenermi, una lacrima scappa via dal mio occhio senza che il mio oppormi possa evitarlo. La lascio di scatto, sono io che ora ho bisogno del suo abbraccio, ma lei &egrave li seduta su quella sedia carica della mia forza che non &egrave ancora abbastanza; non può aiutarmi.
Esco nel suo piccolo cortile volgendo il mio sguardo al cielo, piango e non ne capisco il motivo. Non sono mai stato bravo a scavare dentro me stesso, ci ha sempre pensato lei e ora non può. Sono solo in quei 20 metri quadri che mi stringono, che non mi danno la possibilità di scappare.

I miei sensi si fanno arguti quando sento le sue braccia stringersi sui miei addominali. Sento la sua testa sulla mia spalla, sento il suo respiro soffiare sulla mia maglia. D’un tratto mi sento meglio, rinato, mi giro e l’abbraccio con tutta la forza che mi rimane, non mi importa se le faccio male. Ci guardiamo negli occhi e una risata sconclusionata ci viene fuori mentre entrambi ci asciughiamo le lacrime; poi i nostri volti si fanno più seri e si cercano, si avvicinano, si fondono in un bacio senza ritorno, in un cocktail di affetto e desiderio incontrollabile. Non possiamo negare a noi stessi la voglia che abbiamo l’uno dell’altra.

Le carezzo i capelli mentre la bacio; le ha sempre dato fastidio che le toccassi i capelli ma ora non sembra le importi, anzi, le piace. La bacio con sempre più voga mentre ci avviciniamo al tavolo che lei cerca con le mani. Ormai siamo in balia l’uno dell’altra, senza freni inibitori che possano fermarci. ‘Ti voglio’ le dico mentre continuo a toccarla, mentre lei posa la sua mano la dove un uomo si abbandona ai suoi istinti. ‘Non possiamo, lo sai’ mi dice non credendo neanche lei alle sue parole. La bacio per non darle modo di dire altro e la sollevo per adagiarla su quel tavolo carico di erotismo. Le lascio libera la bocca per cercare il suo lungo collo e lei ripete con sempre meno convinzione ‘lasciami, non possiamo’. Stringo nelle mani la maglietta che complice si lascia sfilare mentre ancora mi ripete che non dobbiamo, che non &egrave giusto. Bacio ogni sua parte del corpo senza preferirne una perché ne voglio ogni singolo atomo. Si sfila il reggiseno mentre continua a ripetermi che dobbiamo fermarci. Capisco che vuole davvero porre un freno ma &egrave vinta dall’istinto; non posso aiutarla, non voglio aiutarla, non posso fermare la mia mano che cerca il suo seno, non posso rinunciare al suo corpo che asseconda i miei movimenti, non posso! Le abbasso i pantaloni che coprono le sue candide gambe, le sfilo le mutandine che oggi volevano essere un muro invalicabile. &egrave nuda davanti a me, mentre io ancora vestito mi lascio spogliare dalle sue mani impacciate, con le mie cerco il sedere per non rompere quel legame che ci tiene uniti.

Siamo nudi, l’uno di fronte all’altra, tremanti per quello che stiamo per fare; sappiamo che &egrave sbagliato, ma ora sembra sbagliato fermarci. Ci uniamo, lasciando fuori da quella stanza tutto quanto ci impedisce di farlo. Respiro il suo odore di femmina, il suo profumo naturale che mi fa impazzire. Sono quasi allo spasmo, devo fermarmi e non ripetere l’errore di ieri, ma &egrave difficile. Mi tiro fuori con ancora la voglia di lei, una voglia che mi annienta, lei capisce e completa l’atto con la sua mano. Crollo con la testa sui suoi seni senza più forza nelle gambe, ma non le ho dato lo stesso piacere. Me ne rendo conto e prima che si possa rivestire la trattengo sul tavolo e mi inginocchio dinanzi a lei. Farle provare vero piacere &egrave la cosa che più voglio e non si alzerà da quel tavolo senza che glielo abbia donato. Accolgo nella mia bocca la sua parte più intima, lei non &egrave convinta di quello che sto facendo ma si lascia andare stendendosi sul tavolo e godendosi la follia del momento.

Siamo ricomposti e ci fissiamo con imbarazzo. Ci sorridiamo come due bambini che sanno di averla fatta grossa e non sanno come nasconderlo alla mamma. Mi dice di andare, vorrei insistere per rimanere ma forse &egrave meglio cosi. Vado via, fuori da quella casa che mi sta regalando i momenti più belli della mia vita e che mi protegge dai rimorsi sempre pronti ad assalirmi. ‘Lui non lo merita’ mi ripeto, ma il mio cuore volge a lei e alle sue carezze. ‘Lui non lo merita’ mi ripeto cercando di tornare alla ragione mentre la mente si ostina a spostarsi verso quei ricordi ancora vivi quasi fossero presente.

Leave a Reply