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Pace

By 25 Novembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi destai incerto, con una sensazione di piacere che ben conoscevo, una bocca racchiusa intorno al mio membro ed una lingua calda che mi sollecitava. Abbassai lo sguardo e nella penombra vidi i capelli ricci di mia moglie posizionati sopra il mio ventre. Non era la prima volta che mi svegliava così e nel torpore mi rilassai godendomi appieno la sua maestria. Aveva una maniera molto dolce di succhiarmi, molto delicata, gentile, ma sapevo che era capace poi di imprimere un’accelerazione improvvisa che spesso mi aveva sorpreso e costretto ad arrendermi e donarle ogni goccia del mio seme.
Il pensiero mi tornò alla sera precedente, in cui avevamo avuto non proprio un alterco quanto un raffreddamento reciproco. L’avevo vista parlare amichevolmente con un suo ex ad una festa a cui eravamo andati e la cosa mi aveva stranito. Non che sospettassi qualcosa ma una punta di gelosia verso quell’uomo che l’aveva avuta prima di me l’avevo provata. Mi ero incupito e mi ero isolato per alcuni minuti sul balcone con la scusa di fumare.
Non le avevo detto nulla, sapevo che non c’era nulla di male nello scambiare qualche parola con lui ma nonostante questo il mio umore era cambiato e lei se ne era accorta, con un’occhiata sapeva quasi dirmi cosa mi passava in testa. Mi era venuta a cercare cercando di riportarmi nel salone principale a ballare, ma io ero perso in un loop di pensieri negativi ed ero stato scostante, mentendole al volo su una certa stanchezza. Era rientrata dirigendosi verso la sua amica padrona di casa e tornando poco dopo per dirmi che era stanca anche lei e voleva andare a casa.
Il viaggio fu silenzioso, riflettendo mi ero reso conto di essermi comportato da idiota e provato a intavolare un discorso serio per scusarmi, ma ora era lei ad essere fredda, e a ragione.
Fatto sta che eravamo tornati a casa e ci eravamo messi a letto senza nemmeno il solito bacio della buona notte, e ora era lì, con la bocca piena di me, concentrata a donarmi ciò che sapeva io adoravo.
Capii che era il suo modo per chiedermi scusa, ma anche io avevo scuse da porre e, come sempre avevo fatto, cercai di girarmi per ricambiarla.
La sua mano mi si posò con forza sul petto bloccandomi materialmente mentre con gli occhi, ora rivolti verso i miei, dopo esserselo tolto dalle labbra pur continuando con una mano a masturbarmi, mi ordinava di stare fermo.
Ubbidii poggiando la testa sul cuscino e attesi il naturale epilogo, appoggiandole una mano sulla testa non per guidarla ma per farle capire quanto gradissi le sue attenzioni.
Ormai non mancava molto e lei prese a muovere velocemente la mano destra mentre le labbra, chiuse poco sotto il glande, lo imprigionavano sottomettendolo al frullare frenetico della lingua facendomi impazzire. Fu a quel punto che con la sinistra prese a carezzarmi le palle insinuandosi con un dito verso il mio ano, stuzzicandolo e poi tentando una piccola penetrazione. Non resistetti oltre e venni, venni abbondantemente contorcendomi sul letto, riversando nella sua gola tutto il mio piacere. Fu un orgasmo intenso come pochi e mentre lei continuava a mungermi la vidi fissarmi intensamente. Compresi la verità, che il suo atto non era per chiedere perdono ma per perdonare me, perdonarmi di essermi comportato da stronzo, di essermi lasciato andare a una futile e immotivata gelosia, e per riaffermare che mi amava.
Si staccò da me solo quando il mio pene perse il suo turgore e salì verso le mie braccia pronte a stringerla forte. Il bacio sugellò la pace tra noi e dentro di me pensai che in fondo era domenica, da lì a poco avrei ripreso le forze e avrei potuto ricambiare quella pazza, dolce, forte, risoluta donna che era il mio amore. Mia moglie.

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