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Racconti Erotici

Pavane pour une troia défunte

By 11 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Primo tempo

Splende il sole quest’oggi sulla mia città, ma non per me, che tu hai ucciso in soli pochi mesi, lentamente.

Ti rivedo quasi ogni giorno, ed ogni giorno mi feriscono quei tuoi occhi fuori dalle orbite che cercano in tutti i modi di scansare i miei, di guardare altrove.

Secondo tempo

Splende il sole, ma non voglio vederlo, non merito i suoi raggi ed il suo calore, talmente sono incazzato e carico di veleno.

Questa mattina avrei voluto si materializzasse dinanzi a me il tuo doppio, non tu in carne ed ossa, alla quale comunque non riuscirei a fare del male, ma uno di quei pupazzi di cera, di pongo, in tutto simili all’originale e che vivono di vita propria. Allora avresti visto cosa sarei stato capace di fare: l’avrei rimpastato con le mie mani, l’avrei schiacciato come una palla e ne avrei poi analizzato il cervello, per vedere di quale sostanza sconosciuta fosse composto.

E lo stesso vorrei fare ai tuoi amici: gentaglia ignobile con la quale ti sei confidata esponendomi al ridicolo.

A quella troietta, che non sapeva far altro che ridere, sputerei in un occhio; quel tipo, invece, che hai salutato una sera al pub-libreria, lo rifarei completamente nuovo.

Terzo tempo

Oggi c’è lo stesso sole, caldo ma ingannatore, che c’era allora – ormai quasi un anno ‘ quando, dinanzi al mare, ho deciso di morire e ti ho trattata da vera troia, di ho dato il mio duro cazzo nella mano e ti ho costretta a segarmi, ad annullare la tua personalità che già tanto male mi aveva fatto.

Probabilmente io sono pazzo, ma di sicuro tu non eri normale’

Mi maledico, adesso, per non aver colto al volo la tua proposta che ci facessimo una ‘scopata liberatrice’, una di quelle cose che proponevi alla gente bastarda con la quale sei sempre stata abituata a trattare.

Troppo signore, io! Troppo idiota, io! (Pur)Troppo innamorato, io!

Conclusio

Voglio rimpastare il tuo doppio fino a ridurlo a brandelli, voglio strapparti di dosso quegli straccetti colorati fino a lasciarti nuda come un verme, e voglio che la gente ti veda, che ti vedano i bastardi con cui scopi, gli amici che credi amici ma che non lo sono, voglio che tutto il mondo ti veda e ti sputi con indifferenza addosso’

Voglio vedere i tuoi capelli biondo cenere e le tue lacrime al vento, vere lacrime di troia superficiale e malata; voglio vedere il tuo minuscolo seno e la tua bocca malconcia, ed il tuo pube secco e quel tuo viso sfiorito ed eternamente corrucciato.

Sento montarmi dentro la nausea, se solo ripenso al male che mi hai fatto’ E non ho intenzione di dimenticare, no!: voglio essere incazzato e vomitarti addosso quest’anima mia maledetta che tu hai reso terribilmente nera e di fiele.

Ti amavo: esistevo.

Ti odio: esisto.

Palermo, 25/04/’03

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