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Percorso di trav

By 15 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Quinta Divisione Artiglieria da Campagna, Udine. Rivedendo le foto devo riconoscere che ero proprio carino. Avevo lasciato la mia fidanzatina a Roma ed avevo inziato la mia avventura militare. La prima esercitazione la facemmo vicino Tarcento, ci smistarono, a piccoli gruppi di quattro, sulle colline circostanti mentre venivano disposti i pezzi d’artiglieria. Il mio gruppo era formato da me, da un toscano magro e bassino e da due romagnoli, tutti e due alti, sanguigni e robusti. Ci conoscevamo appena e quindi non sapevo interpretare gli sguardi che uno dei due romagnoli mi lanciava. Dei sorrisi senza motivo e degli occhiolini come se avesse voluto alludere a chissà cosa. Si chiacchierava un po’ sulle donne, sugli scherzi dei ‘nonni’, insomma si parlava del più e del meno quando, ad un certo punto uscì fuori una scommessa fra l’altro romagnolo ed il toscano, non ricordo neanche il motivo, fatto sta che la posta in gioco era il ‘ fondoschiena. Mi sembrava la solita cosa che si dice per gioco, invece il romagnolo, che aveva vinto, pretese di riscuotere e si appartarono (mentre il toscano non mi sembrava poi tanto preoccupato). Rimanemmo soli io e l’altro romagnolo ed io, non so perché, cominciai a sentire qualcosa nelle viscere che mi turbava. C’era quella situazione strana di quei due che sapevamo oltre i cespugli e dei quali potevamo immaginare cosa facessero, e c’era questa situazione di noi due che ci sorridevamo imbarazzati. ‘Chissà cosa fanno quelli, eh’ disse. Ed io ‘beh si può immaginare no?!’. Lui allora si fece serio e disse ‘a me mi &egrave diventato durissimo, vieni qua’ ‘ ‘perché?’ ‘ ‘niente, non ti preoccupare, voglio solo farti sentire quanto mi &egrave diventato duro’. Io ero tesissimo, lui era molto più grosso di me, non sapevo come reagire. ‘No, non mi va’ dissi. Lui si alzò e venne verso di me che ero seduto su un ramo basso di un albero. Si sedette accanto a me. ‘Senti ‘ disse ‘ mettiti seduto sopra di me, mi va solo questo, ricordati che sono un ‘nonno’. I modi si facevano più minacciosi ed allora dissi ‘però solo un minuto’, ‘sì’ disse lui. Sentivo dentro di me un turbamento totale e quando mi sedetti su di lui il turbamento aumentò al parossismo. Sentivo il suo cazzo durissimo attraverso i pantaloni e lui cominciò a muoversi dando dei piccoli colpi per farmelo sentire di più. Ansimava sempre di più, mi aveva bloccato su di lui con le sue mani forti e ad un certo punto io gli dissi ‘basta, non voglio più, lasciami’, le mie parole lo resero più deciso e violento e mentre cercavo di alzarmi si attaccò ai miei pantaloni della tuta e me li strappò di dosso.Inciampai, caddi e sentii subito un dolore al ginocchio che avevo sbattuto sui sassi. Lui mi fu sopra e mi strappò anche gli slip, cominciai a divincolarmi e a dirgli a voce alta, ‘basta, piantala stronzo, non voglio, che cazzo fai?’ ma lui si eccitava sempre più, mi prese un braccio e me lo storse dietro la schiena e mi disse ‘sta’ buona, troietta di una romana che dopo ti piace’. Così immobilizzato mi fece alzare e mi sbatté con la pancia sul ramo basso dell’albero. Il fatto che mi parlasse al femminile mi fece uno stranissimo effetto, ero terrorizzato eppure avevo la visione del mio culo liscio e senza peli come quello veramente di una femmina. E nella mia testa mi sembrò quasi naturale che lo desiderasse. Sentii che sputava, probabilmente sulla sua mano perché poi sentii le sue dita cercare il mio buchino infilarcisi e spalmarci dentro qualcosa di umido, la sua saliva. Io continuavo a implorare, non ricordo neanche con quale convinzione, ma ad un certo punto sentii che appoggiava la sua cappella durissima al mio buchino stretto e con un colpo solo, violentissimo, entrò. Il dolore fu terribile, urlai e credo che per qualche istante persi i sensi. Sentivo i suoi insulti ed i colpi durissimi del suo cazzo dentro di me, ad ogni colpo usciva quasi completamente dal culo e poi lo sbatteva dentro violentissimo, ero terrorizzato e piangevo dal dolore e lui mi diceva ‘godi, puttana, troia rottainculo, di’ che ti piace al tuo padrone’ mi teneva sempre il braccio storto dietro la schiena e con l’altra mano mi schiaffeggiava le chiappe. Ogni colpo era accompagnato da ‘dillo troia’ ‘dillo puttana’ ‘dillo vacca’. E alla fine, pur provando solo schifo e dolore, fui obbligato a dirlo ‘sì, mi piace, così, sì, sono la tua puttana, la tua schiava’. Furono momenti interminabili, finché alla fine lo sentii sborarre dentro di me e godere accasciandosi sul mio corpo. Restò così per alcuni minuti, sentivo il suo corpo pesare su di me ed il suo cazzo piano piano scivolare fuori. Quando si tolse e si buttò a terra, io rimasi chino su quel ramo a piangere. Mi toccai il culo e sanguinavo. Era stata un’esperienza brutta, violenta e volgare, riuscii a pensare soltanto che pochi giorni dopo quel maiale schifoso si sarebbe congedato e sarei stato libero. Speravo solo che nessun altro venisse a sapere di quello che era successo. Per anni ho rimosso quella terribile esperienza sotto le armi, a Roma ricominciò la mia vita normale, dopo qualche anno mi sposai, il lavoro mi prendeva e quell’eperienza rimaneva un ricordo vaghissimo nei recessi della mia memoria. Intorno ai 38 anni poi conobbi internet e le chat e così, per gioco cominciai ad assumere ‘ruoli’ in qualche chat erotica. Sempre più spesso mi eccitava assumere ruoli femminili. In altre parole far finta di essere una donna. Poi un giorno, solo a casa, mi viene voglia di indossare indumenti intimi di mia moglie e specchiarmi sculettando per casa. Eccitazione estrema. Accendo internet e comincio a chattare così. Provoco un maschio dietro l’altro e intanto mi masturbo. La cosa si ripete nei giorni seguenti. Compro indumenti, trucchi, una parrucca e appena sono solo divento ‘ Daniela. Chatto furiosamente pensando sempre di lasciare tutto sul piano del gioco. Poi comincio a masturbarmi con oggetti: banane, cetrioli, zucchine. E finalmente incontro in chat un maschio che mi ispira fiducia. Voglio provare, sono stanco, anzi ‘stanca’ del virtuale. Escogito un modo perché non mi veda da maschio entrando da lui e filando in bagno velocemente. Sento nelle viscere un’emozione fortissima per quello che sto per fare. Mi preparo con cura ed infine esco dal bagno e compaio nel salotto dove lui &egrave in accappatoio. Imbarazzo a mille. Glie lo dico ma lui mi mette veramente a mio agio. E’ alto, robusto, un po’ di pancia ma non troppa. E’ dolcissimo con me, mi corteggia, mi offre un bicchiere di vino e mentre bevo mi si avvicina e comincia a toccarmi sensualmente. Io cedo quasi subito. Dopo neanche due minuti sono in ginocchio davanti a lui, con la bocca sul suo cazzo e lo lecco e lo succhio con una maestria che non sospettavo di avere. Il sapore mi inebria. Lo scappello con la lingua, diventa sempre più duro. Con le mani lui mi accompagna la testa e mi spinge il suo membro in fondo alla gola fino quasi a soffocarmi. Ad un certo punto esce e ci mette il preservativo. Io sono muta ed ho capito che &egrave arrivato il fatidico momento, lo prevengo e gli dico ‘vuoi incularmi?’, ‘certo’ – dice lui ‘ ‘perché, non vuoi?’. ‘sì, sì che voglio, sono qui per questo’. Siamo alle spalle del divano, mi volto e lui mi spinge con decisione verso la spalliera del divano, mi ci china sopra e mi regge con la mano la testa in basso tenendomi così a 90 gradi davanti a lui. Da un mobile credo che prenda una crema che avevo già intravisto, me la sento spalmare sul buchino e dentro, poi finalmente lo sento appoggiare la cappella e con decisione entrare ed allargarmi il culetto. Il dolore, che mi aspettavo ma non così forte, mi riporta improvvisamente alla mente la mia esperienza da militare. Tutti i particolari mi tornano in testa, persino le parole che dicevo quella volta e quelle che diceva quel maiale di romagnolo. Solo che stavolta nessuno mi costringe a dirle e le ripeto aggiungendo tutto quello che mi viene da dire ‘sì, così, più forte, sbattimi con violenza, rompimi il culo ti prego, trattami da troia’. Lo sento eccitarsi enormemente e comincia a insultarmi, come si fa con una puttana. Ed io ancora ‘dai, sei il padrone del mio culo, sfondami’ le cose più volgari mi escono dalla bocca. Lui cerca di toccarmi il pistolino, che nel frattempo si &egrave fatto minuscolo, ma lo scanso con la mano. Se vengo perdo tutta l’eccitazione, non voglio. Alla fine lo sento godere ed accasciarsi su di me, come aveva fatto l’altro tanti anni prima. Ma mi piace sentire il suo corpo su di me. Restiamo così molto tempo, poi tutto finisce, torno in bagno mi rivesto e me ne vado. A casa mi chiudo in bagno e mi masturbo pensando che forse aveva ragione quel maledetto romagnolo quando mi disse ‘godi, troietta romana, poi ti piacerà’. Non immaginavo che il ‘poi’ sarebbe stato vent’anni dopo.

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