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Persa

By 21 Settembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ successo tutto troppo in fretta, ed è stato uno shock. Avevamo fatto l’amore, come al solito. Quel giorno non aveva neppure preso il viagra, infatti l’avevo succhiato per mezz’ora per riuscire a farglielo rizzare. Glielo avevo detto tante volte, è pericoloso alla sua età, per il cuore, ma lui nulla. Molte volte lo prendeva, diceva che riusciva a godere di più e che anche io godevo di più. Ma non era vero, ci voleva solo più tempo a farlo rizzare, ma a me piaceva lo stesso. E poi diceva che sarebbe stato un bel modo di morire. Che stupido, e poi è successo davvero. Comunque quel giorno non lo aveva preso e non so spiegarmi perché sia successo proprio allora. Abbiamo scopato, è stato molto bello, come sempre, poi lui si è acceso un sigaro, come sempre, ed io sono andata in bagno a fare la pipì. Mi sentivo ancora tutta aperta, dilatata. Usava su di me vibratori sempre più grossi, gli piaceva. Bè, anche a me. Lui si eccitava molto per queste cose, diceva che gli piaceva sfondarmi per bene, mi sentiva più sua così. E anche a me piaceva questa cosa, essere completamente sua. Quel giorno mi ero fatta mettere una mano intera nella vagina, l’avevamo fatto altre volte. All’inizio mi ha fatto male, ma poi è passato ed è stato incredibile, mi sono sentita completamente in sua balia. Comunque ero là in bagno, e mi sentivo un po’ preoccupata per il mio corpo. Mi sentivo veramente dilatata e anche dietro, avevo tenuto un vibratore nel culetto durante tutta la scopata, poi mi aveva scopata anche dietro. A volte rimanevo dilatata per un paio di giorni, ci mettevo tempo a tornare normale, se continuavo così, pensai, sarei rimasta deformata.
Quel giorno in bagno ero presa da questi pensieri e forse non mi sono accorta di lui, forse aveva chiesto aiuto e non l’avevo sentito, forse avrei potuto salvarlo. Invece dopo la pipì sono andata in cucina a preparare il caffè, a lui piace molto berlo dopo il rapporto. Sono stata in cucina almeno quindici minuti, altro tempo buttato, tempo in cui avrei potuto salvarlo. E invece poi sono tornata in camera col caffè e lui sembrava che dormisse, lo ricorderò per sempre, lo chiamai e non rispose, e allora poi capii. Era morto, ed io ne ero stata responsabile. Mi venne paura, mi cominciarono a tremare le gambe, vuoto allo stomaco, mi prese il panico, non sapevo che fare. Mi sentivo persa, desolata e persa. Decisi di chiamare Enrico, cercai il suo numero sul cellulare di Max. Enrico era il suo migliore amico, lo chiamai e gli spiegai tutto, piangendo. Lui disse di stare calma che sarebbe venuto subito. Mi misi i jeans e la maglietta, in fretta, ero sconvolta. Venti minuti e arrivò Enrico, gli aprii la porta e scoppiai a piangere, come una stupida. Lui mi abbracciò, disse di stare tranquilla che ci avrebbe pensato lui. ‘Dove è?’ ‘In camera da letto’ Andò subito verso quella stanza ed io lo seguii. Gli andò vicino, io rimasi sulla soglia a guardare, mi sentivo disperata. Lui lo toccò. ‘Eh sì, povero Max’avete un po’ esagerato magari?’ Lo vidi indicare il comodino e mi sentii avvampare per la vergogna. Sopra c’era ancora quel vibratore enorme che avevamo usato e anche il vibratore anale, ancora sporchi di me, dei miei umori. Nella fretta mi ero scordata di toglierli. Si accorse del mio imbarazzo. ‘Dai bambina, togli quella roba’e anche dagli armadi togli i tuoi vestiti’ Si girò ancora verso di lui e gli chiuse delicatamente le palpebre. ‘Non credo abbia sofferto’ Tolsi tutta quella roba, la misi nello zainetto e andai in cucina, mi sedetti, cercavo di trattenere il pianto. Non riuscivo a pensare, a focalizzare alcun pensiero. Ora Enrico sapeva. Nonno Max mi aveva detto di non dire a nessuno della nostra storia, non credo che Enrico sapesse prima, ma ora, dopo aver visto il nonno nudo a letto, e poi quella roba sul comodino. Cavolo! Mi sentivo triste, persa, imbarazzata e in colpa. Un insieme di emozioni che non riuscivo a gestire, a controllare. Sentii Enrico nell’altra stanza che sistemava le cose, poi venne in cucina. Io restai seduta sulla sedia, incapace di alcun movimento e incapace di guardarlo in faccia. ‘Bambina dai, non è colpa tua, lui sapeva cosa rischiava’certo, andarsene così, mi dispiace molto” Scoppiai ancora a piangere, singhiozzavo e non riuscivo a fermarmi. ‘E’ colpa mia’ ‘Bimba piantala, non fare così’anche per me, vedi, era il mio migliore amico’lo so, lo so di voi, lui ti amava e tu anche, è una dura perdita’ ‘Sapevi di noi?’ Ero sorpresa. ‘Certo, Max mi ha sempre raccontato ogni cosa, sono il suo amico’bè, a dire il vero credo che anche altri sappiano di te’vedi, a Max piaceva vantarsi un po”’. ‘Cosa?’ Ero sorpresa. ‘Va bè, lasciamo perdere” ‘Non lasciamo perdere niente’ Mi alzai di scatto. Tutte quelle emozioni, il nonno di là, morto sul letto e quelle frasi di Enrico, quella casa, girava tutto in un vortice. ”come sarebbe’tu sapevi di me e Max’e anche altri’perché? Pensavo fosse una cosa solo nostra” ‘Forse non conoscevi così bene tuo nonno’dai, ora devi riprenderti e dobbiamo decidere cosa fare’ ‘Ma che ti ha detto?’ ‘Ma niente, ogni tanto ci faceva vedere le foto tue e delle altre anche e raccontava qualcosa, tutto quì’ ‘Che cosa?’ Quasi urlai. Spesso Max mi faceva foto, spesso anche insieme, mentre scopavamo, con l’autoscatto e aveva anche la mania dei video. Pensavo non ci fosse nulla di male, ma ora venivo a sapere che le faceva vedere ai suoi amici per farsi bello. ‘E le altre? Quali altre?’ ‘Credo che vedesse anche un’altra ragazza oltre te’una biondina, Max era così’ ‘Che bastardo’ Mi scappò quell’insulto’e lui era di là, morto, in fondo per causa mia. Mi sentii arrabbiata, tradita, ma anche in colpa perché in fondo era morto in seguito a quello che avevamo fatto insieme e scoppiai ancora a piangere. Enrico mi abbracciò, mi aggrappai a lui continuando a piangere. ‘Non gliene importava niente di me’io credevo mi amasse e aveva anche un’altra” ‘Devi aprire un po’ gli occhi ‘ti amava, certo, un po’ a suo modo forse’ ‘Bastardo, bastardo’ Non me ne accorsi subito, ma nel frattempo le sue mani erano scese, e avvertii che con una mi stava carezzando i glutei. ‘Ma che fai?’ A quel punto tutto si svolse in fretta, velocissimo. ‘Mi ecciti da morire’ La sua mano mi tirò i capelli dietro la nuca costringendomi ad alzare la testa. ‘Lo so che sei una porca’dai’ Sentii la sua eccitazione e la sua forza afferrarmi. Sentii la sua lingua sul collo, poi le sue labbra sulle mie, la lingua che cercava di penetrarle. La testa mi scoppiava, sentivo che la ridda di emozioni contrastanti che avevo dentro stava per esplodere. Nulla aveva più senso, ma che succedeva? Non so perché, ma le mie labbra si aprirono automaticamente e accolsi quel bacio voluttuoso. La sua mano sinistra mi teneva ferma per la nuca, la destra mi afferrò un seno e strinse forte, violento, tanto che interruppi il bacio. Ma lui mi riafferrò e le nostre lingue ripresero la loro danza violenta. La sua mano scese e passò dai seni alla vulva. Era una mano pesante, forte, brusca, che prendeva, non chiedeva. Poi si staccò, con la mano sinistra cominciò a strattonarmi i capelli, spingendomi giù. ‘Inginocchiati, inginocchiati cazzo. Puzzi ancora di scopata” Quando fui in ginocchio, con la mano sinistra mi tenne la testa ferma e con la destra cominciò ad armeggiare per aprirsi la patta. Che succedeva? Stavo per fargli un pompino, dopo tutto quanto era successo’ma sentii la voglia crescere dentro di me. Lo volevo, sentii di volerlo, non sapevo perché ma in quel momento volevo quel cazzo con tutta me stessa. La patta si aprì e il suo sesso duro scattò fuori come una molla sbattendomi sul viso, appena riuscii me lo feci scivolare in bocca. Aveva un gusto forte, sapeva di sudore e di piscia. Cercai di succhiarlo ma era lui che voleva il comando. Con la mano cominciò a spingermi violentemente avanti e indietro. Era eccitato, forse stava perdendo il controllo.

Ogni volta che mi tirava la testa indietro cercavo di succhiarlo meglio che potevo, ma era difficile mantenere quel ritmo. ‘Puttana, puttana’ continuava a mormorare, e altre cose del genere, ma non riuscivo a capire, non riuscivo a focalizzare nessun pensiero. Cercavo di succhiare e basta, volevo che venisse, volevo berlo. Sembrò aver colto i miei incredibili desideri. Mi tenne la testa ferma, me lo tolse dalla bocca e cominciò a masturbarsi forte. Cominciai a leccargli i testicoli grossi e pelosi mentre lui si masturbava come un forsennato. Dopo un po’ emise una specie di rantolo e cominciò a godere. Sentii lo sperma denso, abbondante sul viso, poi mi penetrò in bocca e continuai a ciucciare e bere finchè non fu completamente scarico. Ancora qualche secondo e ci calmammo. Cominciai pian pianino a tornare alla realtà e a rendermi conto di ciò che era successo. Mi alzai e mi sistemai la maglietta, non avevo il coraggio di parlare e nemmeno di guardarlo in faccia, ma fu lui che ruppe il silenzio, mentre si allacciava i pantaloni. ‘Ora prendi le tue cose e vattene’chiamerò la guardia medica e dirò che ero venuto a trovarlo e l’ho trovato così. Ho una copia delle chiavi di questo appartamento. Vai ora, ciao.’
Presi lo zainetto e uscii da lì. Sapevo che sarebbe stato difficile mettere ordine a tutto quanto era successo quel giorno.

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